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29/08/17

Goethe a Venezia - Una targa ricorda il suo soggiorno (secondo) in città nello storico Viaggio in Italia.



L'assessore comunale al Turismo e alla Toponomastica del Comune di Venezia, Paola Mar, ha inaugurato ieri in Riva del Carbon una targa commemorativa a ricordo del secondo soggiorno veneziano del poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe

La targa e' stata collocata sulla facciata dell'edificio nel quale si trovava la "Locanda Della Tromba", nella quale Goethe risiedette per quasi due mesi nella primavera del 1790. 

Il 28 agosto e' anche il giorno di nascita dello scrittore e poeta tedesco. Mar ha sottolineato l'importanza del viaggio come veicolo di conoscenza e di confronto tra popoli e tra culture, soprattutto in una citta' come quella di Venezia, da sempre crocevia di scambi e incontri culturali. 

L'assessore ha inoltre posto l'accento sull'importanza della storia: "il passato non deve essere considerato qualcosa di morto - ha concluso - ma deve aiutarci a comprendere il presente e a progettare il futuro. E' questo che stiamo facendo qui a Venezia, anche per quanto riguarda le soluzioni che stiamo mettendo in atto per la gestione dei flussi turistici". 


Venezia rappresenta una delle prime tappe importanti del "Viaggio in Italia" di Goethe. Il poeta si fermo' nella citta' lagunare per due settimane, nell'autunno del 1786. Meno noto e' invece il suo secondo soggiorno a Venezia, avvenuto nella primavera del 1790, in cui si trattenne quasi due mesi in citta'; inizialmente da solo ed in veste privata, poi in compagnia della duchessa Anna Amalia di Weimar, con la quale partecipo' alla vita mondana della Serenissima. 

Goethe venne comunque registrato dalla polizia segreta veneziana, cosi' come accadeva a tutti gli altri visitatori: a seguito delle notizie provenienti dalla Francia rivoluzionaria, la Repubblica voleva sapere esattamente chi fosse presente in citta'.



Disegno di Tischbein che ritrae Goethe di spalle 
mentre si sporge da una finestra semiaperta.

22/07/17

Ritorna in libreria: "Roma, Firenze, Venezia", lo straordinario saggio di Georg Simmel.




Meritevole la ristampa finalmente in Italia, da parte di Meltemi, la piccola casa editrice di Sesto San Giovanni, di Roma, Firenze, Venezia, saggio capitale scritto da Georg Simmel tra il 1898 (Roma) e il 1906-1907 (Firenze e Venezia), dopo intensi viaggi in Italia. 

Georg Simmel (1858-1918), filosofo e sociologo tedesco, è considerato uno dei padri fondatori della sociologia e uno dei più noti interpreti della modernità. Nato nel 1858 a Berlino da genitori di origini ebraiche, studia storia e filosofia all’Università Humboldt di Berlino, dove insegna fino al 1914. Costretto in una posizione marginale dall’antisemitismo dell’ambiente accademico tedesco, Simmel è tuttavia al centro della vita intellettuale berlinese. Nel 1909 fonda insieme a Weber e Tönnies la Società tedesca di sociologia. Nel 1914 ottiene una cattedra a Strasburgo. L’inizio della Grande guerra, tuttavia, gli impedisce di insegnare. Durante la guerra scrive le sue ultime opere, riguardanti esclusivamente la filosofia della vita. Muore quasi contemporaneamente alla fine del conflitto, a Strasburgo, nel 1918. 

Si tratta di un piccolo saggio - in tutto non più di 35 pagine (la parte più lunga è riservata a Roma - eppure molto raramente ci si imbatte nella vita di lettore in qualcosa di così straordinariamente denso, e illuminante in ogni singola parola. 

Si potrebbe dire - senza timore di esagerare - che Simmel è davvero il padre della moderna saggistica, attuando nel genere una rivoluzione pari a quella che operarono gli impressionisti nel campo della pittura.

Alle tre città amate, Simmel dedica un'opera dal potente significato estetico, riuscendo a cogliere in modo originalissimo, moderno, l'anima, più che la struttura urbana, architettonico o artistica. In Roma l'analisi ruota attorno alla bellezza unica della città prodotta dalla miracolosa unione di una moltitudine di elementi (apparentemente caotici) sparsi nel tempo e nello spazio, in grado di produrre una armonia perfetta.  Roma assegna a ciascuno il suo posto, scrive Simmel proprio perché a Roma il passato diventa presente o anche viceversa: il presente diventa a tal punto onirico, sovrasoggettivo, quieto, da sembrare il passato. 

In Firenze, Simmel ritrova i temi della fusione tra spirito e natura che ne hanno fatto la città simbolo del Rinascimento, non soltanto storicamente, ma anche nella modernità. Firenze, scrive Simmel, è la felicità degli uomini compiutamente maturi che hanno raggiunto l'essenza della vita o vi hanno rinunciato e che, per tale possesso o tale rinuncia, vogliono cercare unicamente la sua forma. 

Infine in Venezia, forse il saggio più intenso, Simmel si concentra sul tema dell'assenza della verità, in una città dominata dalla realtà esteriore, dall'estetica, che pregiudica l'armonia delle parti, dando luogo alla tragedia della modernità. Venezia, scrive Simmel, conserva tale bellezza come pietrificata, incapace di contribuire alla vitalità e allo sviluppo del vero essere.

Un libro che si legge in un fiato e che resta, come consolazione vera e punto di riferimento. Con una ottima introduzione di Andrea Pinotti. 






08/07/17

L'incredibile vicenda di Sebastiano Caboto, esploratore veneziano del '500 in un nuovo libro.



A Sebastiano Caboto, l'esploratore veneziano che nel 1526 intraprese per conto del re di Spagna un importante viaggio lungo le coste e alcuni fiumi del continente sudamericano, e' dedicato un libro

Lo ha scritto Gherardo La Francesca, gia' ambasciatore d'Italia in Brasile, "Sebastiano Caboto. Storia di un viaggio nel cuore profondo del continente sudamericano" e' la fedele ricostruzione storica della spedizione geografica diretta dal navigatore italiano attraverso l'Oceano Atlantico, per risalire oltre milleduecento chilometri lungo il corso dei grandi fiumi latinoamericani e penetrare nel cuore profondo e sconosciuto del continente

La storia, ricostruita con l'ausilio di un prezioso repertorio documentale e corredata da 74 riproduzioni di altrettante mappe, documenti, stampe e strumenti nautici del XVI e del XVII secolo, segue le varie tappe del viaggio del navigatore italiano che, partendo dal porto andaluso di San Lucar de Barrameda al comando di quattro navi, dopo una sosta nelle isole Canarie che allora costituivano l'ultimo avamposto del mondo conosciuto, si addentro' nelle acque ancora quasi inesplorate dell'Oceano Atlantico. 

Popolate, secondo leggende ancora assai diffuse, da mostri marini e caratterizzate da acque ribollenti, interminabili calme e improvvise violentissime tempeste. 


"A rileggere il resoconto della spedizione Caboto - ha affermato Pierangelo Campodonico, direttore del Galata Museo del Mare - vengono in mente le pagine di Cuore di tenebra di Joseph Conrad: anche qui, si puo' dire che dentro il cuore dell'uomo bianco si annida un demone insaziabile. La risalita del Parana', come quella del fiume conradiano, e' in realta' una discesa agli inferi, un viaggio nell'alterita'. Stupisce questa capacita' di adattamento dell'uomo che ha respirato l'aria del Rinascimento, di adattarsi e di sentirsi a suo agio in ogni contesto

"La Francesca - sottolinea la professoressa Maria Rosaria nella presentazione del libro - attinge alla sua personale esperienza di esperto navigatore per spiegare le difficolta' e i problemi tecnici legati all'attraversata atlantica e all'esplorazione di Caboto: distanze in miglia, nodi, venti, correnti marine, tipologie e limiti delle imbarcazioni"

L'autore infatti con la sua barca, costruita a Taiwan, chiamata Pulcinella, ha attraversato il Mar della Cina Meridionale, lo stretto di Malacca, l'Oceano Indiano, il Mar Rosso, il Mediterraneo e da ultimo nel 2014 l'Oceano Indiano. Il volume, e' uscito per la prima volta nel 2015 in Paraguay e ora in traduzione italiana. La Francesca e' nato a Roma nel 1946. Laureato in Giurisprudenza, e' stato diplomatico in Grecia, Egitto, Giappone, Argentina, Cipro e Brasile. 

03/09/16

Un Bukowski intimo alla Mostra del Cinema di Venezia, in un docufilm di Matteo Borgardt.






"I complimenti e la fama ti infiacchiscono, l'odio invece ti fa attaccare ancora di piu' a quello ami fare". 

Parola di Charles Bukowski, protagonista di You never had it - An evening with Bukowski, il documentario di Matteo Borgardt costruito con i filmati della videointervista realizzata con lo scrittore nel gennaio del 1981 dalla madre del regista, la giornalista Silvia Bizio. 

Il film non fiction, presentato alla Mostra del cinema di Venezia come evento speciale delle Giornate degli autori, regala un Bukowski intimo, conviviale, che non nasconde le sue fragilita' e si confida bevendo vino, fumando e facendo visitare alla reporter (anche coproduttrice del film), diventata un'amica, la sua casa di San Pedro in California. 

Nelle immagini, che erano rimaste negli scatoloni per 30 anni nel garage di Silvia Bizio, Bukowski parla d'amore, sesso, del suo percorso d'autore, degli altri scrittori, che preferisce evitare ("meglio gli idraulici e i venditori di auto usate"), di quello che ha imparato negli anni. 

Un racconto arricchito dalle letture che fa di proprie poesie e dai disegni che realizzava per i suoi libri. "Dopo aver passato la vita a bere e scopare bene, ho capito che queste due cose non sono poi cosi' importanti" dice sorridendo. Accenna anche a come la sua difficilissima infanzia ("papa' mi picchiava con la cinta del rasoio..."), gli sia servita per diventare scrittore."Mio padre e' stato un maestro di letteratura?. Mi ha insegnato cos'e' il dolore".

11/05/16

"Fondamenta degli incurabili", di Iosif Brodskij (RECENSIONE).



Che straordinario libro che è, Fondamenta degli incurabili

Originariamente scritto su invito del Consorzio Venezia Nuova che lo pubblicò nel dicembre del 1989, in una edizione fuori commercio, fu successivamente pubblicato da Adelphi nel 1991. 

Più che di un libro, si tratta di un atto d'amore di Brodskij per Venezia, la città della bellezza definitiva. Il poeta - nello svolgersi di 51 brevi paragrafi - racconta il suo rapporto con il luogo e il suo spirito, dal primo arrivo stralunato, in pieno inverno,  con l'odore di alghe marine sottozero, e la più elegante creatura di sesso femminile, che lo introduce alla scoperta della bellezza (si trattava della Contessa Mariolina De Zuliani Doria, che all'epoca era sposata e che non viene mai nominata; di tutta la storia si occupa un sito americano qui, mentre non si trova nulla sui siti italiani). 

Brodskij esplora il mistero di Venezia, il connubio tra Acqua e Tempo, gli specchi delle camere d'albergo, le stanze senza riscaldamento (per una sorta di rito Brodskij tornerà per vent'anni a Venezia sempre d'inverno), la nebbiolina carica di rintocchi,  il grigiore, la riva a mezzanotte, il corpo diventato soltanto veicolo per l'occhio, i palazzi spettrali sul Canal Grande, i visitatori e gli ospiti illustri (come Ezra Pound e la vedova, Olga Rudge), la luce del Tiepolo e del Tintoretto, e del Giorgione e del Bellini, le facciate merlettate delle chiese, il colore porfido scuro che assume il cielo sulla Laguna, le Messe in una lingua straniera, la bellezza che è innocua, sicura, che non minaccia di ucciderti, non ti fa soffrire, ed è sempre una eccezione alla regola

Brodskij riporta la citazione di Anna Achmatova che scriveva: "L'Italia è un sogno che continua a ripresentarsi per il resto della vita." 

Così succede anche a Brodskij, che a Venezia continua a tornare  sempre, nonostante i problemi cardiaci, che in un caso lo portano vicino alla morte e lo spingono ad andarsene via di notte, su un treno. 

La prosa poetica di Brodskij è in stato di grazia. Ogni sua parola è illuminata.  Ogni parola svela e incide la realtà di un sogno: che è più reale della realtà. 

Come scrive Brodskij nell'ultima pagina, noi andiamo e la bellezza resta. Perché noi siamo diretti verso il futuro, mentre la bellezza è l'eterno presente. Lo stesso vale per l'amore, perché anche l'amore è superiore, anch'esso è più grande di chi ama. 

Fabrizio Falconi
(C) riproduzione riservata 2016


06/03/16

Il Libro della Domenica: "Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodskij





Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo.

Parlare di Venezia significa parlare di tutto – e in particolare della letteratura, del tempo, della forma, dell’occhio che la guarda. 

Così è per Brodskij in senso pienamente letterale. Questa divagazione su una città si spinge nelle profondità della memoria del pianeta, sino alla nascita della vita dalle acque, da una parte, e, dall’altra, nei meandri della memoria dello scrittore, intrecciando alla riflessione le apparizioni nel ricordo di certi momenti, di certi fatti che per lui avvennero a Venezia. 

C’è qui, come sempre in Brodskij, l’immediatezza della percezione e il gioco fulmineo che la traspone su un piano metafisico. E, per il lettore, quella percezione, quel contrappunto di immagini e pensieri intriderà d’ora in poi il nome stesso di Venezia.


Iosif Brodskij 
Fondamenta degli incurabili 
Traduzione di Gilberto Forti 
Piccola Biblioteca Adelphi 1991, 20ª ediz., pp. 108 
 isbn: 9788845908088 
Temi: Letteratura nordamericana, Letteratura di viaggi 
€ 10,00 

Iosif Brodskij a Venezia


31/03/14

Ezra Pound a Siena: quando voleva combattere l'usura.




Ezra Pound fotografato da Richard Avedon nel 1958.


Un tassello che completa il quadro quasi inestricabile di un pensatore che ha sempre amato viaggiare ai limiti della provocazione, tendenza esistenziale che nel dopoguerra gli costo' la condanna per collaborazionismo e l'internamento in un ospedale criminale americano. 

Ezra Pound, candidato al Nobel nel 1959, continua a rimanere al centro dell'attenzione degli studiosi, soprattutto italiani, che onorano cosi' i tanti anni trascorsi dal poeta nel Belpaese, Venezia in primis, dove arrivo' per la prima volta nel 1908 e dove morira' nel 1972. 

A riaccendere le luci sulla figura di Pound è il nuovo saggio di Stefano Adami, filosofo e docente all'Università di Chicago, Ezra Pound a Siena tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi. 

Adami, noto in Italia e negli Usa anche per le sue ricerche su Italo Calvino, inizia il suo agile pamphlet prendendo spunto da un'intervista che Pound, a Venezia, rilascio' nel 1967 a PierPaolo Pasolini. 



In quell'occasione, e questo e' uno dei temi portanti del saggio, il vecchio poeta torna a parlare delle idee economiche di Douglas e Gesell, e del suo arrivo a Siena per combattere l'usura. 

Con una ricerca documentale inedita e approfondita, Adami ripesca dall'oblio alcune riflessioni di Pound sulla usurocrazia, che nei Cantos definisce "una tassa prelevata sul potere d'acquisto senza riguardo alla produttivita', e sovente senza riguardo persino alla possibilita' di produrre". 

In questo, ricorda Adami, si fa sentire in particolare il pensiero di Hugh Clifford Douglas, ingegnere inglese di sei anni più vecchio di lui, conosciuto dal poeta anni prima a Londra, che stigmatizza il fatto che "la produzione di merci e l'accumulazione di moneta sono concentrati nelle mani di un numero di individui sempre minore. E che, attraverso la circolazione della cartamoneta - questo ristretto numero di persone orienta l'economia verso la moltiplicazione finanziaria della ricchezza, svuotando la ricchezza reale degli individui, le loro concrete capacita' creative e produttive e vincolando cosi' l'umanita' a un progetto oscuro di asservimento". 

Per questo Pound benedice l'idea di Silvio Gesell, economista e anarchico tedesco, che concepisce l'idea di creare una 'moneta a tempo', 'prescrittibile', che chiama 'denaro libero', vale a dire una moneta che abbia la stessa durata delle merci che serve ad acquistare e che perda valore con il tempo'. 

Idea peraltro non nuova, riconosce Pound, visto che, scrive in 'Lavoro e usura', "i vescovi del medioevo gia' emettevano una moneta che fu richiamata alla zecca per essere riconiata alla fine di un periodo definito". 

Il lavoro di Adami premia il lettore visto che getta una nuova luce sul Pound che nel 1927 si mette a studiare l'atto di fondazione del Monte dei Paschi di Siena, risalente al 1624, e quello precedente del 1472 come Monte di Pieta'. 

Una banca, e' convinto, lontano dalle logiche usuraie, capace di mettere al centro della sua attivita' l'uomo e il suo lavoro. 

Certamente un paradosso della storia, visto lo scandalo che ha travolto recentemente l'istituto senese. 

Ma Pound, ricorda l'autore del saggio, e' attratto anche dalla dimensione culturale del nostro Paese, in particolare quello musicale. 

A questo aspetto, e in particolare al suo legame con l'Accademia Musicale Chigiana, Adami dedica una parte della sua indagine, che tuttavia avrebbe forse meritato un saggio a parte.

31/01/14

'L'impero delle Luci' di Magritte in una straordinaria mostra a Venezia.





Luce e oscurità a dare forma a una delle opere più note di René Magritte, 'L'impero della luci'; rapporti di assenza e presenza, di chiari e scuri, che dal quadro dell'artista belga, vero perno centrale, si dipanano tra avanguardie storiche, con un tuffo nel tardo Impressionismo, fino al contemporaneo del teschi 'umani' di Piotr Uklanski o Philippe Halsman, omaggio quest'ultimo a Salvator Dalì. 

Il gioco di assonanze e contrasti, lungo un percorso di 74 opere, tra cui un filmato dedicato a Jackson Pollock, è il filo conduttore della mostra curata da Luca Massimo Barbero al Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia, aperta dal primo febbraio al 14 aprile. 

Una rassegna, giunta alla quarta edizione, che prende il titolo da una serie di lavori di Fausto Melotti, 'Temi & Variazioni'. Appare cosi' naturale che la sezione conclusiva della mostra, abituale omaggio del museo americano all'arte italiana, sia dedicata stavolta a un nucleo di una ventina di opere allo scultore che ha fatto della leggerezza di opere fatte di pure linee una delle sue cifre piu' famose. 

L'omaggio a Melotti si concentra sul periodo finale del suo percorso artistico, tra gli anni Sessanta e gli Ottanta del secolo scorso, quando da vita a una sorta di 'antiscultura', quasi ad anticipare l'Arte Povera. 

Una serie di lavoro che il curatore ha voluto a conclusione della rassegna centrata sulla luce proprio "come possibile dematerializzazione della forma plastica in pura luminosità, racchiusa da un essenziale disegno nello spazio". 

L'intero tragitto espositivo, però, e' ricco di sorprese, con le opere della Collezione Peggy Guggenheim che dialogano con lavoro provenienti da collezioni private, come un Degas o un Matisse. 

Ma, tra variazioni tematiche e cronologiche attorno al soggetto della luce, a tessere un dialogo muto ci sono anche Rothko, Fontana, De Kooning, e poi Jasper Johns o Donald Judd chiamati ad aprire le porte al contemporaneo, con maestri quali Richter, Hockney, Kapoor o Kiki Smith. 

E così 'L'impero delle luci' magrittiano trova il suo contraltare finale nella silhouette dell'albero nero di Nate Lowman.

08/05/12

Tiziano Terzani e i suoi 6.000 libri donati a Venezia.



La biblioteca personale di TizianoTerzani entra a far parte dei fondi di prestigio della Fondazione Cini di Venezia: la donazione viene dalla moglie, Angela Terzani Staude. L'atto di donazione e' stato firmato oggi a Venezia. A fine mese il primo nucleo dei 6.000 libri appartenuti allo scrittore e viaggiatore fiorentino partiranno da casa Terzani per l'ultimo viaggio verso l'Isola di San Giorgio Maggiore.

La biblioteca di Terzani comprende volumi di storia, di storia della cultura dei paesi orientali, di arte e molti reportage di viaggiatori occidentali: un'ampia panoramica di quanto prodotto da occidentali in viaggio nell'Oriente vasto che va dalle repubbliche ex sovietiche a Giappone, Cina, India, penisola indocinese.

 "I volumi che Tiziano ha raccolto nell'arco della sua vita - afferma Angela Terzani Staude - erano tutto per lui, perche' i libri non si limitava a comprarli, ma li recuperava dagli antiquari, ai mercati di ogni villaggio. Li cercava e li custodiva con cura: dietro ogni titolo c'e' una storia". 

 "Mi ha sempre detto che dopo la sua morte avrei potuto lasciarli a chi volevo, ma avrei dovuto mantenerli tutti insieme - prosegue - quando ho visto la biblioteca della nuova manica lunga ho capito che la Fondazione Cini era il posto giusto per accoglierli".

Il patrimonio librario di Terzani andra' ad inaugurare il nuovo Centro Studi di Civilta' e Spiritualita' Comparate dellaFondazione dell'Isola di San Giorgio, il quale aprira' le sue attivita' il 31 maggio e 1 giugno prossimi con il convegno internazionale 'Tiziano Terzani: ritratto di un connaisseur'.

Cinque le sessioni, dedicate alle fasi lavorative e di vita di Terzani: scrittore, giornalista, esploratore, spiritualista, idealista. Il Centro si configurera' come la naturale evoluzione del preesistente Istituto 'Venezia e l'Oriente', che era stato istituito nel 1958 per promuovere lo studio delle civilta' dell'India e dell'Estremo-Oriente; il nuovo Centro Studi si caratterizzera' per l'approccio comparativo e interculturale, la prospettiva si allarghera' alle piu' importanti tradizioni spirituali del mondo, non solo orientali.

fonte ANSA

01/11/10

I morti non sono soltanto ossa.


Sono personalmente convinto che il luogo di sepoltura di un uomo, non sia soltanto il luogo dove riposano le sue ossa.

Non è una mia idea, ovviamente, ma una idea sulla quale è stata edificata l'intera storia della civiltà umana, come sa bene l'antropologia. Maya e Romani, ad esempio, edificavano addirittura le loro case sui luoghi di sepoltura dei cari estinti. E questo non certo come gesto simbolico, ma perché si credeva che l'anima dei defunti continuasse a vivere e fosse importante rimanervi in contatto, attraverso il corpo che quelle anime aveva ospitato.

Oggi il 'sentire comune' dominante viaggia in tutt'altra direzione: la rimozione collettiva della morte, sulla quale si basa la civiltà contemporanea, impone che anche i luoghi di sepoltura degli uomini abbiano poco significato. I cimiteri sono ormai luoghi quasi del tutto abbandonati. Vige anche il pensiero dominante che 'per ricordare o pensare ad una persona cara', non c'è bisogno di recarsi sulla sua tomba.

Io invece continuo a pensare che questi luoghi abbiano un senso e abbiano un significato. Ne abbiamo testimonianza quando visitiamo la tomba di un grande uomo, di una grande anima, come la tomba di Ezra Pound nel cimitero dell'Isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, che vediamo nel video commentato da Massimo Cacciari.

Domani è il giorno dei morti. Forse hanno ancora da sussurrarci qualcosa. Se soltanto abbiamo la bontà e la pazienza di fare almeno un poco di silenzio.