La Galassia denominata "Eye of God", o Nebulosa Helix (Elica) si trova a 650 milioni di anni luce dalla Terra.
Arrivederci in Paradiso
Nel 1961 il premio Nobel per la fisica Paul Dirac formalizzò nel postulato della vita
eterna un suo desiderio: che la vita continui nell'Universo fino allo scadere del tempo.
Visto però che il nostro pianeta è destinato a scomparire piuttosto presto, in senso
cosmico, per essere seguito alla breve dall'intero sistema solare, il postulato richiede che
la vita continui in altri modi e luoghi: il problema è sapere come e dove.
La fantascienza si era sbizzarrita a dare risposte preventive a queste domande, ma la
novità è che ora sono gli scienziati a farlo. Il primo ad affrontarle seriamente è stato il
noto fisico Freeman Dyson, che in Infinito in ogni direzione' (Rizzoli, 1989) ha divulgato
una serie di speculazioni sostenute da effettivi calcoli, basate sulle ipotesi che la vita sia
un fenomeno essenzialmente organizzativo, indipendente dal substrato fisico-chimico, e
che essa si possa adattare nel tempo a qualsiasi condizione ambientale.
Le conclusioni di Dyson sono che la vita non può sopportare un Big Crunch, cioè
un'implosione finale simmetrica all'esplosione iniziale del Big Bang. Quindi la sua durata
indefinita richiede un universo aperto, infinito nello spazio e nel tempo, e in eterna
espansione. In tali condizioni la vita potrà pulsare sempre più lentamente, senza però mai
fermarsi, anche se essa sarà costretta a smaterializzarsi progressivamente: trasferendosi,
ad esempio, in nuvole di polvere interstellare.
Più recentemente,
Frank Tipler ha proposto ne La fisica dell'immortalità (Mondadori,1995) una teoria alternativa: che la vita sia invece
incompatibile con un universo aperto, e
che la sua sopravvivenza richieda dunque un Big Crunch. L'abbiamo intervistato per
sentire direttamente da lui lo sviluppo di questa storia.
D.Che cosa critica, lei, nel modello di Dyson della vita nel futuro remoto?
R. Nel suo modello, che tiene conto della relatività ma non della meccanica quantistica,
la vita continua in eterno. Ma solo in una piccola parte dell'universo, che nel frattempo si
espande e si raffredda indefinitamente. C'è una contrazione energetica, a fronte di
un'espansione spaziale, che rende la vita futura sempre più lenta e noiosa.
D.Che succede, invece, nel suo modello?
R. L'esatto contrario. Una contrazione spaziale, ma un'espansione energetica. Il che
significa che tutto sarà più eccitante. Io prevedo che la vita riempirà l'intero universo e ne
assumerà il controllo, diventando onnipotente. E che acquisterà sempre maggiori
conoscenze, per poter sopravvivere, diventando onnisciente.
D. Suona un po' come fantascienza, e un po' come religione. Che, d'altronde, sono
due facce di una stessa medaglia.
R. La vita onnipotente e onnisciente dell'estremo futuro si può effettivamente identificare
con Dio. Io ci arrivo in maniera scientifica, ma si può arrivarci anche attraverso la Bibbia.
Quando Mosè chiede a Dio quale sia il suo nome, la risposta nell'originale ebraico è: “Io
sono colui che sarà''. Dio stesso si definiva come l'estremo futuro.
D. : Io trovo molto sospetto che lei pretenda di procedere scientificamente, e poi trovi
concordanze non in una religione generica, ma nella specifica tradizione
monoteistica occidentale.
R.: Io invece lo trovo irrilevante. Sono concordanze a posteriori. Se non ci fossero, direi:
“tanto peggio per la Bibbia”. L'importante è mettere la fisica al centro, non la religione.
Ad esempio, quand'ero studente alla fine degli anni sessanta, il mio professore Steven
Weinberg mi diceva che la teoria del Big Bang era sbagliata perché somigliava troppo
alla Genesi. Questo era un modo di dare priorità alla religione, invece che alla fisica.
D.: Che ne pensano i teologi delle sue teorie? Per esempio, è stato invitato al Giubileo
degli Scienziati?
R.: Certo che no! Io dico cose certe e precise su Dio. Non sono come gli scienziati che
vincono il Premio Templeton. Dyson, per esempio, che è agnostico e di Dio non vuole
parlare. O Paul Davies, che lo mette nei titoli dei suoi libri ma non all'interno. Io dico
chiaramente che Dio è ciò in cui l'universo si evolve, secondo le leggi della fisica.
D. : Dunque Dio non sarebbe l'Alpha, ma l'Omega. Non il Creatore, ma il Terminator.
Non dovrebbero però essere la stessa cosa, se leggi della fisica sono invarianti
rispetto alla direzione temporale?
R.: Si può pensare che il tempo vada avanti o indietro. È come pensare alla Terra al centro
del Sistema solare, oppure come un pianeta attorno al Sole. Dal punto di vista
matematico, si tratta solo di un cambiamento del sistema di coordinate. Ma il sistema
copernicano è molto più semplice di quello tolemaico, e si capisce molto meglio. La
stessa cosa avviene con Dio.
D.: Prima lei ha detto che la vita invaderà l'intero universo. Come potrà farlo? Certo
non con organismi come i nostri.
R.: La vita è iniziata da microrganismi, tre miliardi di anni fa, e si è espansa e
diversificata. Nessuna specie sopravvive indefinitamente: lo sapeva già Darwin. I nostri
discendenti saranno molto diversi da noi. Io li immagino come supercomputer, piuttosto
che come organismi. Il DNA non sopravvive alle alte temperature che ci saranno con la
contrazione dell'universo, mentre l'informazione può essere codificata in mille modi.
D. : Se la vita del futuro sarà così diversa dalla nostra, perché la cosa dovrebbe
interessarci?
R. :Con computer sufficientemente potenti, si potrebbe emulare la vita umana. Nel senso
di riprodurla esattamente, in maniera perfetta. I nostri discendenti ci riporteranno in vita
con l'emulazione, e non moriremo più. Ecco perché la cosa dovrebbe interessarci.
D.: Questa sarebbe la resurrezione dei morti?
R. : Certo. E possiamo dedurla dalla fisica. Non c'è bisogno della fede.
D. : A me sembra, più che altro, una versione della Realtà Virtuale.
R. : Sarebbe una Realtà Virtuale perfetta, non come quella che abbiamo oggi e che non
inganna nessuno.
D. : E se fossimo già ora parte di una Realtà Virtuale? Se quello che lei dice fosse già
avvenuto?
R. : Sarebbe un imperativo morale di coloro che ci emulano farcelo sapere, oltre che
trattarci bene. E io credo che lo faranno, perché la moralità va di pari passo con la
conoscenza. Più gli esseri sono intelligenti e colti, e più sono morali.