Sì, siamo impegnati a scrivere quella che sarebbe una calorosa mail a un nostro caro amico lontano, ma nel frattempo squilla il cellulare e c’è una telefonata che non possiamo mandare indietro; lampeggia un flash sul computer e il download della canzone che amiamo da I-Tunes è terminato, dobbiamo ricordarci di accendere la tv per sapere che tempo farà domani; ma nel frattempo un sms ci ricorda che non abbiamo rinnovato l’assicurazione e passiamo mezz’ora al call-center in cerca di un operatore che ci ascolti.
‘Troppe informazioni mi rendono pazzo’, cantava un celebre ritornello di Sting e soci.
Più che pazzi, poi – nel senso comunque di dissociati – sembrerebbe che la frammentazione inarrestabile delle vite porti ad un senso di infelicità latente. Se faccio mille cose, ma nessuna di queste mettendoci dentro TUTTO me stesso, come farò ad essere felice?
Non è che la ‘vita liquida’ scivola via dalle dita senza lasciarci nulla di solido in mano?
Eppure, quando ci succede qualcosa di inaspettato e brutale – un lutto, una perdita di lavoro, la fine di un rapporto – improvvisamente ci rendiamo conto che così non va, non può andare.
Ci ricordiamo che la nostra vita è (sarebbe) ancorata a un Centro. Il nostro Centro ha un suono solenne, come il sax di Jan Garbarek che svaria sulle voci del coro dell’Hilliard Ensemble. Il nostro Centro è come il galleggiante di una lenza. Le acque turbinose lo sbattono di qua e di là, ma non appena le onde si placano, il galleggiante si riposiziona nella sua posizione naturale. In quello che è e che dovrebbe essere il Centro. La vita random può anche andare bene. Ma sarà difficile, in una vita random, ascoltare un giorno il sussurro del Centro che palpita in ognuno di noi.
Fabrizio Falconi
oh questa è strana davvero!
RispondiEliminama forse nemmeno tanto...
sono giorni che ho in mente dei versi che non ho ancora messo per iscritto, sai quando girano per la testa parole che poi si associano e non sai perchè; bene, la fine di questa poesia per ora mentale parla esattamente di un Centro che pulsa
come in queste ultime tue parole
ciao e grazie della co-incidenza
Filomena
E' vero..siamo in un tempo frenetico in cui mille cose succedono contemporaneamente nella nostra giornata..e il nostro cervello, in automatico, riesce a eseguirle tutte.le ore corrono e, dopo la notte, riprendono a correre l'indomani.
RispondiEliminaNel fare spesso si annebbiano le sensazioni..
Bisogna stare attenti a non smarrire la centralità del nostro essere, l'unica che ci restituisce il senso della vita.
Grazie, io ho bisogno spesso di ascoltare il mio centro: coro come una matta, ne soffro, talvolta, ma cerco di resistere, ma se mi fermo, mi fermo. Ho bisogno di sentirmi. Sennò come potrò mai sentire gli altri? Perciò, grazie. Paola
RispondiEliminaps: non ho capito , embè? come postare il commento, con quale nome, temendo che L'URL fosse divulgato, mi contento del semi-anonimato (lieve)...
corro (scusate)-Paola ancora-
RispondiElimina@Filomena: sono molto contento della co-incidenza. Speriamo vengano fuori presto i tuoi versi!
RispondiElimina@Anonimo: grazie, è proprio così.
@Paola: Questo che scrivi è molto importante. Se si perde l'ascolto di sé, è conseguenza primaria perdere l'ascolto degli altri..
F.
A TUTTI: ricordo che postare un commento è semplicissimo. Là dove chiede la URL si può mettere un indirizzo qualsiasi, anche quello di questo blog, ovvero: http://ilmantellodibartimeo.blogspot.com.
RispondiEliminaLa cosa migliore è registrare un account con Google.
Si fa in un minuto ed è comunque molto utile perché ormai Google è la lingua internazionale del web.
Si fa al link qui sotto:
http://docs.google.com/support/bin/answer.py?hl=it&answer=47597
Una volta che si ha il proprio account su Google è anche molto più facile postare commenti su Il Mantello di Bartimeo perché questo blog sfrutta la piattaforma di Google, ovvero blogspot.
Se invece non ci si vuole registrare il commento uscirà in forma anonima. Allora è bene firmare alla fine con il proprio nome (in questo caso non so per esempio chi sia l'autore del secondo commento..). Un saluto a tutti e grazie.
Fab
...la legge ferrea sembra essere quella di guardare sempre avanti e mai attorno, domina il desiderio di passare al dopo per riempire il tempo perché ciò che più si teme è il tempo nudo, l'unico che permette di fare esperienza di se in tutte le dimensioni, corpo, anima, spirito è per questo che viviamo di rappresentazioni che ci allontanano dal centro, il cuore degli antichi!Il centro diventa lo sguardo dell'altro e ci perdiamo nella moltitudine di altri che fungono solo da tecnigrafi dei nostri personaggi. Quando cerchiamo il nostro centro la solitudine è il punto di partenza per incontrare l'altro quando il centro è il risultato della rappresentazione la solitudine è quella rancorosa lamentela che sembra dominare il nostro presente.
RispondiElimina"Quando cerchiamo il nostro centro, la solitudine è il punto di partenza per incontrare l'altro. Quando il centro è il risultato della rappresentazione, la solitudine è quella rancorosa lamentela che sembra dominare il nostro presente."
RispondiEliminaGrazie Alessandro.
la vita liquida annienta lo spirito..sono troppe e troppo veloci le informazioni che assume il cervello..Pensare intensamente fa cadere le emozioni. E' suggestiva l'idea del Centro, ma non è semplice raggiungerlo.Iva
RispondiEliminaGia', nella solitudine ci si ritrova, ci si ascolta. Domani partiro' per un posto tranquillo, almeno all'alba e voglio riprendermi il mio spazio, il centro, ricostituirmi senza desideri, aspettative, illusioni, "rappresentazioni", per rinsaldarmi, per riequilibrarmi. Poi, tra la folla, saro piu' vigile, piu' serena.
RispondiEliminaCara Iva: no, non è per niente semplice. Serve una vita intera per imparare. L'importante è essere consapevoli, non lasciarsi cadere a peso morto nella vita.
RispondiEliminaMaria Angela: mi sembra un ottimo proponimento. Auguri, e grazie.
f.