Che cosa facciamo del nostro tempo ?
E’ deprimente constatare lo scialo che spesso riusciamo a farne.
Sembra, anzi, che l’alibi del nostro tempo sia questa frase: “non ho tempo.”
“Non ho tempo” ci permette di restare inchiodati, al punto che ci conviene. “Non ho tempo” ci permette di non metterci mai in discussione, in gioco veramente.
Facciamo mille cose, la gran parte inutili.
Siamo impegnati, ci dedichiamo anima e corpo a lavori inutili, a servire gente inutile, a fare turni inutili, a partecipare a riunioni inutili, a studiare organigrammi inutili, strategie inutili, pianificazioni inutili. Siamo impegnati a fare più soldi inutili che spenderemo per cose inutili.
Perciò “non ho tempo” per vedere un amico, per leggergli negli occhi, per fare con lui una bella conversazione, per vedere le nuvole passare, per ascoltare il rumore del vento, per godere la pioggia, per sentire cosa ho dentro, per capire cosa è questo vuoto apparente che abbiamo intorno, per immaginare lo straordinario universo.
“Non avere tempo” vuol dire essere eternamente sospesi tra il rimpianto e il ricordo del passato, e l’aspettativa frenetica di un sempre nuovo futuro, che magari non arriva mai.
“Non avere tempo” vuol dire cancellare il presente, che è l’unica condizione che conta veramente. L’unica condizione che ci è dato abitare.
Scrive Schopenhauer: “ La forma dell’apparizione della volontà è solo il presente, non il passato né il futuro. Nessuno ha vissuto nel passato, nessuno vivrà nel futuro: il presente è la forma di ogni vita, è un possesso che nessun male può strapparle… “
Invece, sembra spesso che abbiamo abdicato al nostro presente.
Cerchiamo distrazioni virtuali, vie di fuga parallele, oppure avanti o indietro. E tutto il bello che la vita offre, ci sfugge – mentre siamo occupati a fare altro – come grani di sabbia tra le dita.
Il tempo, però, ha sempre l’ultima parola. Perché il tempo è reale. Ogni ‘confutazione’ del tempo, infatti, non regge alla prova.
Anche il grande J.L. Borges, che provò a confutarlo, dovette alla fine del suo saggio ammettere: “ Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume.; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. “
Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
Riprendiamoci il tempo. In questo tempo propizio d'estate, riprendiamoci il nostro tempo.
Da qui inizia ogni rivoluzione possibile delle nostre vite.
...a volte, il tempo, segna distanze incolmabili tra le vite...altre, ci attraversa mentre guardiamo tempi e vite che non sono nostre...sempre scorre e nulla rimane come era....
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RispondiEliminaVedi, Faber, amico mio, esiste un’unità di misura della consapevolezza che abbiamo del tempo di cui disponiamo, occorre, però, la temerarietà di mettersi di fronte a Dio guardandoci attraverso i nostri cuori e rispondendo alla domanda se gli siamo grati della vita che ci ha donato -non genericamente della vita con le sue infinite possibilità- ma di questa concreta vita che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Dell’unica strada che, sin’ora, abbiamo percorso, delle persone che abbiamo incontrato e di quelle con cui abbiamo scelto di percorrerne un tratto, di quelle che abbiamo tralasciato o non preso in considerazione -delle gioie e delle sofferenze che l’hanno attraversata e che la attraverseranno, consapevoli del fatto che ci troviamo sempre nel punto preciso in cui le nostre scelte, con i livelli di cognizione e percezione che possedevamo in quei momenti, ci hanno portati, perché sempre abbiamo giocato la nostra libertà e non possiamo incolpare nessuno di quanto ci è accaduto, e che quanto ci capiterà e accadrà dipenderà, anch'esso, dalle scelte che ci stiamo apprestando a fare e che se siamo quel che siamo è perché abbiamo attraversato la vita che abbiamo vissuto, non un'altra. Ringraziando Dio anche della morte che traghetterà la mia vita verso quel che c’è dopo e del modo concreto in cui morirò. So che è anche attraverso le disattenzioni e le leggerezze di oggi che sto costruendo i mali che aggrediranno i miei organi e il mio corpo! Forse è questo il viaggio che ognuno deve fare, come il figliol prodigo che dopo aver dissipato i beni ricevuti e avere bruciato il proprio tempo apprende che alla casa del padre non vi erano impedimenti ma la libertà vera,accompagnata dalle responsabilità che la veste sempre. E' solo dopo aver sperimentato, la propria indigenza, precarietà, fragilità e limite, che il tempo diventa quel tesoro di cui possiamo contemplare ogni gemma e scoprire che la vita non è la sommatoria di momenti eccezionali, tirando somme da commercianti, ma il colore e sapore che ogni piega della quotidianità possiede e allora anche il sorriso della persona amata ha la bellezza di un orizzonte infinito; il peso di una presenza faticosa o dolorosa assume il valore di una vita sfibrata e disorientata, forse malata; il male che attraversa il nostro animo e segna il mondo e la storia torna ad essere quel che è: l'occasione che ci consente di esprimere la nostra libertà e, con essa, la nostra umanità..... quella che scegliamo di vivere....
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RispondiElimina...ho fatto un po di pasticci, con il salva, sul tuo tavolo, scusami, ciao e buone vacanze a tutti quelli che passano di qua...e anche agli altri....
RispondiEliminaCarissimo Alessandro,
RispondiEliminail tuo intervento è davvero tutto da meditare. Lo considero il tuo regalo per queste vacanze a noi amici de Il Mantello di Bartimeo, e me personalmente.
Condivido totalmente quello che dici, e questa 'rivoluzionaria' concezione del tempo, che forse cambierebbe del tutto la prospettiva delle nostre vite.
Un grande abbraccio
F.