16/03/21

Scoperti nuovi importanti frammenti biblici in Israele !

 


Nuovi frammenti di Rotoli biblici risalenti a 2mila anni fa sono stati scoperti durante nuove e vaste ricerche nel Deserto della Giudea. 

Lo ha annunciato l'Autorita' israeliana delle Antichita' spiegando che i nuovi frammenti sono i primi ad essere rinvenuti da 60 anni ad oggi. 

Scritti principalmente in greco - ha spiegato l'Autorita' - contengono porzioni di libro di 12 profeti minori, Zaccaria e Naum inclusi. - 

I reperti sono stati rinvenuti durante un'operazione condotta dall'Autorita' israeliana per le antichita' per trovare i sia i rotoli sia altri manufatti in modo da prevenire possibili saccheggi

I rotoli del Mar Morto sono una collezione di testi ebraici trovati negli anni '40 e '50 del '900 in grotte nel deserto in Cisgiordania, vicino Qumran, e sono datati in un periodo di tempo che va dal III secolo a.C. al I secolo d.C. 

Includono anche le prime copie note di testi biblici. 

Si ritiene che i nuovi frammenti ritrovati siano stati nascosti nella grotta durante la cosiddetta rivolta di Bar Kokhba, o terza guerra giudaica, una rivolta armata ebraica contro Roma durante il regno dell'imperatore Adriano. 

Fonte ANSA e Lapresse

15/03/21

Libro del Giorno: "E l'uomo incontrò il cane" di Konrad Lorenz

 


Un libro che tutti coloro che possiedono un cane dovrebbero, prima o poi, leggere. E che farebbe comunque bene anche a quelli che un cane non lo possiedono o non l'hanno mai posseduto.

A Konrad Lorenz è stato conferito il Premio Nobel 1973 per la medicina in riconoscimento della sua opera fondatrice di una scienza che rivela sempre più la sua enorme portata: l’etologia

Ma Lorenz non è soltanto un grande scienziato: pochi libri hanno affascinato così tanti lettori in questi ultimi anni come le storie di animali da lui magistralmente raccontate nell’Anello di Re Salomone. 

E anche in E l’uomo incontrò il cane, il lettore troverà una sorta di proseguimento di quelle storie, tutto dedicato all’animale che più di ogni altro crediamo di conoscere e sul quale però tante cose abbiamo da scoprire – il cane. 

Lorenz ci guida qui innanzitutto verso le origini dell’«incontro» fra l’uomo e il cane, quando il rapporto era piuttosto con i due, assai differenti, antenati dei cani attuali: lo sciacallo e il lupo

Queste origini lasciano le loro tracce in tutte le complesse forme di intesa, obbedienza, odio, fedeltà, nevrosi che si sono stabilite nel corso della storia fra cane e padrone

Spesso ricorrendo a dei casi a lui stesso avvenuti, Lorenz riesce in queste pagine a illuminare rapidamente tutto l’arco della «caninità» con la grazia di un vero narratore, con la precisione e la sottigliezza di uno scienziato che ha aperto nuove vie proprio nello studio di questi temi, con la fertile intelligenza di un pensatore che, attraverso le sue ricerche sugli animali, è riuscito a porre i problemi umani in una nuova luce.

Konrad Lorenz 

E l’uomo incontrò il cane 

Traduzione di Amina Pandolfi 

Piccola Biblioteca Adelphi, 

1973, 45ª ediz., pp. 123, 

€ 11,00



14/03/21

Poesia della Domenica: "La piccola stanza" di Raymond Carver

 




LA PICCOLA STANZA


Ci fu una grande resa dei conti.
Le parole volavano come pietre attraverso le finestre.
Lei urlava e urlava, come l'Angelo del Giudizio.

Poi il sole balzò su di colpo, e un scia
apparve nel cielo del mattino.
Nell'improvviso silenzio, la piccola stanza
divenne stranamente derelitta, mentre lui le asciugava le
lacrime.
Divenne come tutte le altre piccole stanze della terra,
che la luce ha difficoltà a penetrare.

Stanze dove le persone urlano e si offendono l'un l'altra.
E dopo provano dolore, e solitudine.
Incertezza. Bisogno di confortare.



Raymond Carver, da Blu Oltremare


THE LITTLE ROOM
—Raymond Carver
There was a great reckoning.
Words flew like stones through windows.
She yelled and yelled, like the Angel of Judgment.
Then the sun shot up, and a contrail
appeared in the morning sky.
In the sudden silence, the little room
became oddly lonely as he dried her tears.
Became like all the other little rooms on earth
light finds hard to penetrate.
Rooms where people yell and hurt each other.
And afterwards feel pain, and loneliness.
Uncertainty. The need to comfort.

12/03/21

Torna a essere visibile al pubblico il magnifico mosaico delle Navi di Caligola, trafugato e ritrovato negli USA



Torna in esposizione al Museo delle Navi Romane di Nemi, in provincia di Roma, il mosaico proveniente dalle navi di Caligola, esportato illegalmente in America nel dopoguerra e restituito all'Italia grazie all'azione dei carabinieri del comando Tutela Patrimonio Culturale

Il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna ha presentato il mosaico recuperato, che da oggi sarà possibile ammirare nel rispetto delle norme di comportamento previste per il contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.

Il mosaico a intarsi marmorei (opus sectile) faceva parte delle ricche decorazioni presenti sulle pavimentazioni delle due navi dell'imperatore Caligola. 

Proveniente dagli scavi condotti nel 1895 da Eliseo Borghi, fu restaurato con materiali diversi e con integrazioni moderne

L'inserimento in una cornice moderna, presente anche sul retro, non consente piu' di cogliere i dettagli costruttivi, che possono pero' essere ricostruiti grazie agli altri frammenti conservati nel Museo. 



Esportato illegalmente nel dopoguerra, il mosaico è stato restituito al Museo delle Navi Romane grazie all'azione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che, con la fattiva collaborazione di esperti del settore, hanno individuato il pavimento in una collezione privata a New York, consentendone il sequestro e la riconsegna all'Italia. 

Il Museo venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi appartenute all'imperatore Caligola (37-41 d.C.) recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931

È stato quindi il primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944. 

Riaperto nel 1953, il museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988. 

Nel nuovo allestimento, l'ala sinistra e' dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzerie di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera). 



 Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell'aposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine. 

L'ala destra e' invece dedicata al popolamento del territorio albano in eta' repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli. 

All'interno di quest'ala e' inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana. 

11/03/21

Centenario di Nino Manfredi : Due libri ne raccontano i segreti

 

Nino Manfredi con Monica Vitti

A cento anni dalla nascita, Nino Manfredi viene festeggiato anche in libreria. 

Prezioso il ritratto inedito e commosso 'Un friccico ner core'  (euro18) del figlio Luca Manfredi, che esce l'11 marzo per Rai Libri, disponibile anche negli store digitali. 

 Entrato nelle case di tutti gli italiani con la naturalezza di un amico di famiglia, Nino Manfredi ci ha stupito, emozionato, fatto ridere e commosso in sessant'anni di carriera, dal primo trionfo a Canzonissima nel 1959 ai suoi cento e' piu' film, per il grande e piccolo schermo, da 'Il padre di famiglia' a 'Straziami ma di baci saziami' e 'Pane e cioccolata' all'indimenticabile Geppetto nello sceneggiato televisivo 'Le avventure di Pinocchio' di Luigi Comencini

Saturnino Manfredi, vero nome dell'attore, nato il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, aveva mille qualita', ma anche tante debolezze, fragilita' e paure: un "impasto" complicato di ingredienti umani, che hanno plasmato l'attore, il marito, il padre e il nonno

Come racconta il figlio Luca, regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo, era un po' come il pane casareccio della sua terra ciociara: compatto e saporito fuori, ma con tanti "buchi" nascosti al suo interno. 

Dando voce ai 100 volti di suo padre Luca Manfredi ha mostrato un lato diverso, privato e intimo dell'artista a tutto tondo che e' stato Nino Manfredi. 

Alla riscoperta dell'uomo e dell'artista invita anche l'imponente biografia 'ALLA RICERCA DI NINO MANFREDI' (pp 448, euro 25) di Andrea Ciaffaroni, tra i maggiori esperti italiani di cinema comico italiano, che esce il 18 marzo per Sagoma editore ed e' stata realizzata grazie al prezioso supporto del Centro Sperimentale di Cinematografia e impreziosita da quasi 150 foto rare e molte inedite provenienti anche dall'archivio personale della famiglia Manfredi

Il libro e' il frutto di numerosissime interviste e lunghe indagini condotte in decine di archivi con il recupero di soggetti inediti e la voce della moglie Erminia Ferrari. Con la collaborazione di Carlo Amatetti, la biografia e' anche arricchita dai contributi dei critici Alberto Anile e Alberto Crespi. 

09/03/21

Com'era fatto veramente il Mausoleo di Augusto, che riapre finalmente al pubblico dopo 14 anni?



Ci sono voluti quattordici anni - ma i romani in realtà contano un periodo molto più lungo di impossibilità di fruire di uno dei più maestosi monumenti della Roma antica ancora perfettamente esistente - per poter tornare a visitare il grande Mausoleo di Augusto in Campo Marzio. E al di là delle inopportune fanfare politiche - chi apre oggi sfrutta il lavoro precedente, iniziato molti anni fa, la novità ha incontrato una risposta clamorosa da parte dei cittadini quanto mai ansiosi - visto il tragico periodo di lockdown dal quale si proviene - di riappropriarsi di uno dei gioielli della città, con l'esaurimento delle prenotazioni disponibili fino al 30 giugno in sole 24 ore. 

Ma è interessante chiedersi: Com’era fatto, in origine, il Mausoleo di Augusto? 

Il Mausoleo imperiale fu iniziato da Augusto nel 28 a.C. al suo ritorno da Alessandria, dopo aver conquistato l’Egitto. 

Proprio ad Alessandria Augusto aveva avuto modo di vedere la tomba in stile ellenistico fatta costruire da Alessandro Magno, per il quale Augusto nutriva profonda ammirazione.  E la cui ricostruzione si può ammirare in questa grafica del Trecento, in testa all'articolo. 

Il primo a essere stato seppellito nel Mausoleo fu Marco Claudio Marcello, il nipote di Augusto morto nel 23 a.C., insieme alla madre di Augusto, Azia maggiore. Seguirono poi Marco Vipsanio Agrippa, Druso maggiore, Lucio e Gaio Cesare. Augusto vi trovò sepoltura nel 14 d.C., dopo che il suo corpo fu trasportato da Nola, dove era morto. L’ultima a esservi sepolta fu Giulia Domna, dopodiché l’enorme Mausoleo (ottantanove metri di diametro per quarantaquattro di altezza) cadde in rovina e fu destinato nei secoli agli usi più disparati: da roccaforte nel XII secolo a cava di travertino, vigna, giardino, anfiteatro e sala di concerti, fino al 1936, quando iniziarono i lavori di sistemazione della zona. 


08/03/21

8 marzo: WWF, Tante le donne che nel mondo si battono per la Natura


Jane Goodall con uno scimpanzé


La natura è madre, donna. E sono tantissime le donne nel mondo che hanno scelto di impegnarsi per la sua tutela, afferma il Wwf Italia ricordando varie figure, dall'etologa Jane Goodall che ha dedicato la sua vita alla ricerca sugli scimpanze' e alla protezione degli animali; alla giovane Greta Thunberg, che da sola ogni venerdi' scioperava per il clima e che a 16 anni ha iniziato a parlare della crisi climatica davanti ai politici di tutto il mondo, mettendoli con coraggio davanti alle loro responsabilita' per garantire un futuro alle giovani generazioni. 

Dalla biologa Rachel Louise Carson che negli anni 40 inizio' a studiare i pesticidi e lancio' il movimento ambientalista negli Stati Uniti con il suo "Primavera silenziosa", fino all'attrice premio Oscar Jane Fonda, che a oltre 80 anni ancora oggi protesta per chiedere azione contro i gas serra e non perde occasione per evidenziare la stretta correlazione fra crisi climatica e salute umana

Sono tante le eroine che alzano la voce per proteggere la natura e ognuna di loro rappresenta anche le migliaia di donne e ragazze che ogni giorno, attraverso le loro professionalita', si occupano di ambiente. 

In Italia, spiega il Wwf, sono tante le donne del panda impegnate sul campo, ecco solo alcune delle loro storie: Giulia Prato e Claudia Scianna, del Programma Mare Wwf, sono in contatto ogni giorno con uno dei settori maschili per eccellenza, quello della pesca e dei pescatori. Con il dialogo e la competenza, magari superando le diffidenze iniziali, lavorano per coinvolgere i pescatori nella tutela del mare, e farne degli alleati. 

A difesa delle tartarughe marine in Sicilia c'e' Oleana Prato, volontaria del Wwf, che la scorsa estate ha censito e in molti casi gestito, fino alla schiusa, ben 72 nidi lungo le coste siciliane, pari al 29% di tutte le nidificazioni italiane, assicurando oltre 3.100 piccoli nati alla biodiversita' marina

 Impegnata nella ricerca sui cetacei a bordo delle Vele del Panda con Wwf Travel, la giovane etologa Laura Pintore: nella stagione 2020 in 23 giornate di monitoraggio ha censito 32 cetacei ma anche individui di Caretta caretta, mobula, verdesca e pesce spada

In Abruzzo l'Oasi delle Gole del Sagittario dopo Filomena Ricci, oggi Delegato Regionale del Wwf, il testimone della direzione e' passato da un paio d'anni a Sefora Inzaghi. 

05/03/21

Libro del Giorno: "La pasqua rossa" di Alberto Bevilacqua

 


Alberto Bevilacqua scrisse questo romanzo, arrivato finalista al Campiello (che lo scrittore aveva già vinto nel 1966 con Questa specie d'amore), nel 2003.

Con La Pasqua Rossa Bevilacqua tornò ai temi e ai conflitti sociali del dopoguerra italiano, già esplorati in La Califfa e in altri romanzi. 

Il libro ripercorre così i fatti dell'aprile 1946, quando nel carcere di San Vittore sono stipati piú di tremila detenuti, tra delinquenti senza bandiera, ex repubblichini ed ex partigiani condannati per reati comuni: un microcosmo impossibile, che rispecchia con paradossale fedeltà un'Italia che stenta a scrollarsi di dosso «il sentimento delle macerie»

È in questa polveriera che scoppia una delle rivolte più imponenti del sistema carcerario mondiale, architettata da Ezio Barbieri, eroe maledetto capace di amicizie e di amori intensi, dipinto dalle dicerie come un diavolo con fattezze angeliche, dal sorriso ambiguo, dall'intelligenza spiazzante

Ma chi era davvero Ezio Barbieri? 

Un uomo in grado di capire come nessun altro «i drammi in gabbia» e i destini futuri dell'Italia? Un profeta moderno? Un sognatore? È intorno alla personalità complessa, contraddittoria e carismatica di questo pifferaio magico che il libro di Bevilacqua si avvita a spirale: nella convinzione, profonda e contagiosa, che il destino di un uomo possa illuminare, a tratti, quello del mondo.

In questo racconto ravvicinato corale, dai toni onirici, Bevilacqua ritrae un ribelle, Ezio Barbieri, costretto da sempre a recitare se stesso, alla ricerca dell'impossibile rivalsa contro un destino fallimentare.

Un possibile punto di svolta, un momento cruciale per il futuro dell'Italia osservato dall'alto delle celle degli sconfitti, attraverso il risentimento di un uomo solo accerchiato dall'esercito e dal suo passato.

Per la cronaca Ezio Barbieri, che fu condannato all'ergastolo, e uscito dal carcere nel 1971, è morto quasi centenario, soltanto tre anni fa, nel 2018 a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. 

Un romanzo che conferma la qualità letteraria e l'estro di uno dei migliori scrittori italiani del Novecento. 

Alberto Bevilacqua

La Pasqua Rossa

Einaudi, 2003 

pp. 238, Euro 17 




04/03/21

Libro del Giorno: "Cuori pensanti" di Laura Boella

 


5 brevi lezioni di filosofia per tempi difficili: così recita il sottotitolo di questo libro di Laura Boella dedicato a 5 figure femminili fondamentali nella storia e nella filosofia del Novecento. 

Edith Stein, Maria Zambrano, Hannah Arendt, Simone Weil, Etty Hillesum. 

La voce intensa, l'intelligenza e la straordinaria sensibilità di cinque grandi pensatrici. Cinque donne indipendenti, audaci, ostili a ogni conformismo. 

Cuori Pensanti è un piccolo libro di filosofia che rappresenta una continua fonte d'ispirazione

L'eredità delle filosofe non è soltanto scritta nei loro libri, ma vive nella loro esperienza, nei loro giudizi, nelle scelte etiche, politiche e spirituali. 

"In queste pagine," scrive l'autrice, "non ho fatto altro che lasciarmi trasportare dalla passione che mi accompagna da molti anni per queste straordinarie figure di pensatrici, cercando di esaltarne il coraggio di amare e di pensare." 

Cinque brevi lezioni di filosofia condensate in poco più di cento pagine: un piccolo compendio che attraversa la vita, gli amori, le inquietudini, le domande, le riflessioni di cinque pensatrici straordinarie che hanno sfidato la morale convenzionale e le cui biografie sono avvolte in un alone di leggenda. 

Per ognuna di loro, la filosofia non è stata un riparo o un ritiro dal mondo: è stata la pratica audace e ostinata di un addestramento al sentire la vita in tutta la sua ricchezza e complessità, di una vigilanza sulle proprie emozioni, di un raccoglimento capace di lasciar emergere ogni esperienza in tutte le sue sfumature, con assoluta chiarezza. 

Le loro parole e i loro pensieri sono una continua fonte d'ispirazione, oggi come ieri.

Laura Boella

Cuori Pensanti

Milano, Chiarelettere, 2020 

pp. 144 pagine, Euro 14,25

ISBN-10 : 8832963183 

ISBN-13 : 978-8832963182

02/03/21

Quel giorno che Alfredo a Roma inventò la pasta in bianco

 



C'è un giorno ben preciso nella storia della cucina italiana, che non ha data sicura, ma che tutti collocano con esattezza nell'anno 1908. 

Nella Roma post-umbertina, che sta crescendo a dismisura in quanto a popolazione, con nuovi impiegati borghesi che arrivano qui da tutta l'Italia per trovare lavoro nella nuova Capitale della nazione, c'è anche un - allora -oscuro ristoratore, uno dei tanti che nella città dell'epoca hanno aperto un nuovo locale con i piatti tradizionali della cucina romanesca.  Più esattamente l'ha aperto l'anno precedente, nella centrale Via della Scrofa, e gli affari promettono bene.

Si chiama Alfredo Di Lelio ed è nato nel 1882.  Ha dunque 26 anni quel giorno, nel quale è appena diventato padre. La moglie, Ines gli ha dato un bel bimbetto, chiamato Armando, e lui vuole festeggiare e omaggiare la puerpera, che è stata così brava, con un piatto dei suoi, che sia però molto leggero, che possa rimetterla dal lungo travaglio. 

Alfredo ha a portata di mano soltanto le fettuccine e con quelle decide di creare il piatto più semplice del mondo:  pasta in bianco, condita soltanto da un po' di burro liquido e da una pioggia di parmigiano. 

Il nuovo piatto avrà un successo inaspettato e planetario: visto di malocchio dai puristi gourmet, il piatto di fettuccine in bianco diventa popolarissimo con gli anni, grazie anche alla frequentazione del ristorante di Alfredo da parte dei divi americani del dopoguerra, che esportano anche in America il mito della pastasciutta. 

Al punto tale che ancora oggi, a distanza di decenni, in una grande quantità di ristoranti USA viene proposto nel Menu il piatto chiamato: "Fettuccine Alfredo". 

Alfredo è un talento nato, non solo nella cucina, ma anche davanti al fotografo. Escogita veri e propri spettacolini a beneficio dei "paparazzi" dell'epoca e tappezza il suo locale con meravigliosi ritratti in bianco e nero dei grandi divi di Hollywood e dei più famosi personaggi dell'epoca quando sono in visita a Roma, compreso l'allora senatore John Fitzgerald Kennedy, nel 1958, destinato tre anni più tardi a diventare il Presidente degli Stati Uniti.  Con il presidente divertito e comprensibilmente sbalordito da Alfredo che - come tradizione - solleva le fettuccine a mani nude (gesto oggi impensabile) nel piatto!

Una foto ormai diventata celebre, leggendaria. 

Alfredo (per tutti i romani diventato più esaurientemente "Alfredo alla Scrofa"), morì l'anno seguente nel 1959. 

Ma il suo ristorante è sempre lì.

Anche se Roma è cambiata, specialmente oggi. In ogni caso quelle fettuccine "in bianco" sono un regalo indissolubilmente legato alla storia recente della città eterna. 

Fabrizio Falconi 


01/03/21

Il film di Werner Herzog e l'incredibile (vera) fotografia di Churchill, Lawrence D'Arabia e Gertrude Bell Giza che oggi ha 100 anni

 


C'è una meravigliosa, famosa foto, ancora incredibilmente nitida, scattata su una vecchia lastra a nitrato d'argento, nel lontano 1921 nella quale, al centro, si vedono tre persone a cavallo dei loro dromedari, sullo sfondo della piana di Giza, con la Sfinge in primo piano.

Il cavaliere più a sinistra del terzetto centrale è l'inconfondibile Winston Churchill, quello più a destra è il famoso T. E. Lawrence, ovvero Lawrence d’Arabia, in abiti occidentali. In mezzo, c’è una signora: Gertrude Bell, personaggio leggendario: prima donna a laurearsi a Oxford, rossa di capelli, elegantissima, divenuta nei primi anni del secolo la "Regina del deserto", colei che conobbe come nessun  occidentale aveva mai fatto prima, la vita, la cultura, le abitudini, i sovrani delle innumerevoli tribù dell'immane deserto che si dipana tra l'Iraq, la Persia, il Medio Oriente e la penisola Arabica, all'indomani del crollo dell'Impero Ottomano che aveva regnato in quelle regioni sconfinate per cinque secoli. 

La fotografia risale al 1921, quando Churchill era responsabile degli affari coloniali inglesi e aveva convocato una conferenza al Cairo per riorganizzare la presenza del suo paese in quelle regioni.

Gertrude fu l'unica donna a parteciparvi, anche perché era colei che conosceva meglio di tutti la materia di cui si trattava.

Oggi gli storici cominciano a capire che nel gestire la rivolta araba di quegli anni, Gertrude ebbe un ruolo forse persino superiore a quello dell'ormai mitico Lawrence d’Arabia. 

A Gertrude Bell che morì a Baghdad cinque anni dopo questa fotografia, nel 1926, quando aveva 58 anni e che a Baghdad è tuttora sepolta, Werner Herzog ha dedicato un film nel 2015 - piuttosto maltrattato dalla critica - con le meravigliosi ambientazioni dei luoghi originali dove si svolsero i fatti, intitolato Queen of the Desert, con un super cast comprendente Nicole Kidman (nei panni di Gertrude), James Franco, Robert Pattinson, Damian Lewis. Attualmente visibile su Amazon Video. Che termina proprio con la ricostruzione di questa immagine reale e di come fu scattata in quel lontano giorno di 100 anni fa. 


Fabrizio Falconi

Robert Pattinson, Nicole Kidman e Werner Herzog sul set di Queen of the Desert, 2015



28/02/21

La Poesia della Domenica: "L'accenno di un canto primaverile" di Aleksandr Blok

 


 L’accenno di un canto primaverile

Il vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.


 Aleksandr Blok

 

26/02/21

Morti 2 grandi poeti: Lawrence Ferlinghetti e Philippe Jaccottet


















101 anni compiuti lo scorso settembre Lawrence Ferlinghetti, morto a San Francisco, aveva tenuto la sua prima mostra come pittore a New York. 

Disegni, dipinti e stampa dell'ultimo dei Beat erano stati esposti da New Release, una galleria di Chinatown. 

Padre italiano di Brescia, madre francese, Ferlinghetti era nato a Yonkers, alle porte di New York, il 24 marzo 1919, in piena epidemia di spagnola e ha celebrato il suo ultimo compleanno in piena pandemia da Covid

E' stato pittore per tutto il tempo in cui e' stato anche poeta, editore, libraio e attivista politico. City Lights, la libreria di San Francisco da lui fondata nel 1953, aveva sede nel quartiere italo-americano di North Beach, non lontano da Chinatown. 

Ed e' stato un atto di giustizia poetica che le sue opere figurative siano state presentate in uno spazio che, nella sua prima incarnazione negli anni Trenta, si trovava in piena Little Italy e vendeva agli immigrati italiani musica del paese di origine. La mostra doveva aprire in marzo per celebrare il compleanno, ma il Coronavirus aveva costretto al rinvio.

 In esposizione due dipinti, nove opere su carta e tre stampe dagli anni Ottanta a oggi in cui l'artista interpretava miti greci (Icaro, Leda, Oreste e sua madre, Clitennestra), ritraeva figure letterarie e giovani uomini e donne nudi. 

"Ho amato Ferlinghetti da quando ero al liceo. Conoscevo bene il suo lavoro letterario, ma solo cinque o sei anni fa ho visto per la prima volta la sua produzione figurativa", aveva spiegato all'ANSA la gallerista Erin Goldberger. "La piccola selezione e' stata scelta per rappresentare la conoscenza, la cura e la passione che Ferlinghetti ha avuto per la poesia, la scrittura, la mitologia e la storia".

In "Il giovane Yeats" del 2008, Ferlinghetti ha creato un ritratto che evoca il periodo blu di Picasso in cui le parole "Maud Gonne gone" scritte sul petto del poeta evocano Maud Gonne, attrice e suffragetta irlandese, che fu una delle sue muse. 

Testimone della Summer of Love e della rivoluzione hippy, primo editore di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs e Frank O'Hara, Ferlinghetti ha fatto la storia della Beat Generation evocata in parte in "Little Boy", il suo ultimo libro uscito in occasione del centesimo compleanno. 

Solo nel 1953, dopo una infanzia alla "Lord Fauntleroy" di Charles Dickens, la guerra in Marina, gli studi alla Columbia e alla Sorbona, Ferlinghetti si trasferi' a San Francisco, la citta' dove da allora ha vissuto e lavorato fino all'ultimo giorno. City Lights divenne un magnete per la rivoluzione culturale del movimento Beat e la casella postale dove i poeti si facevano recapitare la posta quando erano "on the road". Nel 1956 Ferlinghetti pubblico' "Howl" di Ginsberg e per questo editore e autore finirono in carcere per oscenita': il processo un anno dopo fece entrambi diventare internazionalmente famosi. 


Raro caso di poeta, insieme a Rene' Char e Saint-John Perse, ad essere pubblicato ancora in vita nella prestigiosa collezione della Biliothe'que de la Ple'iade, Philippe Jaccottet, morto a 95 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, e' stato piu' volte candidato al Premio Nobel. 

Considerato uno dei maggiori poeti europei, e' stato anche un grande saggista e traduttore di giganti come Rilke, Musil e Ungaretti

Il 17 marzo sara' pubblicata da Marcos Y Marcos una sua opera in prosa inedita in Italia, inclusa nella Pleiade di Gallimard: 'Passeggiata sotto gli alberi' nella traduzione di Cristian Rossatti, con la prefazione di Fabio Pusterla che ha curato molte sue opere. "Respiro solo dimenticandomi di me" afferma Jaccottet che nelle sue opere interroga la natura, la morte. 

In questo libro, una testimonianza generosa, tesa e radicale, svela la rara intensita' di mettersi in cammino, regolare il ritmo del passo e del respiro, avanzare nel bosco, su un terreno malcerto. 

Cogliere il momento di confine in cui l'ombra della notte assorbe gli alberi, i giardini, le vigne, le rocce. Ce la fa toccare e affidandoci a lui, tratteniamo il fiato di fronte a una sorgente pura. 

"Lo seguiamo allora anche piu' in la', sulle tracce di una parola che non tradisca quella luce originaria: la parola poetica. Senza certezze, con la sorridente esitazione di chi dipana un filo nel momento stesso in cui lo segue, Jaccottet ci dona i suoi dubbi, i suoi lampi, la possibilita' salvifica di sperimentare e descrivere la meraviglia" come spiega Pusterla. 

Svizzero di lingua francese, vincitore del Premio Goncourt per la poesia nel 2003 e di tanti altri riconoscimenti tra cui il 'Grand prix national de Traduction' nel 1987, Jaccottet era nato il 30 giugno 1925 a Modon, nel cantone svizzero di Vaud ma ha vissuto la maggior parte della vita, oltre mezzo secolo, a Grignan, nel sud della Francia, dove e' morto e dove sara' sepolto

Dopo gli studi in lettere all'Universita' di Losanna, ha vissuto anche a Parigi per un breve periodo, lavorando come corrispondente dell'editore Mermod. 

La sua prima raccolta di poesie e' 'L'Effraie' del 1953, uscita per Gallimard. Ha collaborato a La Nouvelle Revue Française dove ha fatto conoscere la letteratura tedesca. Fra le sue raccolte piu' celebri Il barbagianni. 

L'ignorante (1958) e Alla luce d'inverno (1977), pubblicata da Marcos y Marcos nel 1997 che ha in catalogo abbiamo anche 'E, tuttavia'. 

Oltre alla poesia e' autore di numerosi volumi in prosa, diari e di critica letteraria tra cui uno studio su Jean-Pierre Lemaire in 'Jean-Pierre Lemaire: Les Marges du jour'. Oltre a Musil, del quale ha fatto conoscere in Francia 'L'uomo senza qualita'', ad Ungaretti e Rilke, ha tradotto il russo Ossip Mandelstam e gli si deve una trasposizione dell'Odissea di Omero, dei versi di Friederich Hölderlin e di "Morte a Venezia' di Thomas Mann. 

24/02/21

Ecco 30 meravigliosi itinerari nella Tuscia tra Letteratura (Dante, Pirandello) e Cinema (Monicelli, Clooney)



L'Italia di Dante, a 700 anni dalla morte, i paesaggi narrati da Goethe in Viaggio in Italia e gli scorci che hanno ispirato Pirandello per il Rondone e Rondinella. E poi ancora i luoghi scelti come set da Monicelli e Comencini, Sorrentino e George Clooney

Sono gli oltre 300 chilometri di cinema, arte, mitologia e letteratura da vivere in bici, a cavallo o a piedi negli "studios a cielo aperto" della Tuscia

Una collezione di 30 itinerari rilanciati dalla Camera di Commercio di Viterbo con il progetto Tuscia Sport & Leisure (www.tusciasport.it) per riscoprire, dopo 12 mesi di pandemia, il turismo sportivo e green, sostenibile e lento, percorrendo anche le location dei grandi set naturalistici e storici di film d'autore come L'Armata Brancaleone di Mario Monicelli, il Pinocchio di Luigi Comencini, Il vigile di Luigi Zampa e La Strada di Federico Fellini. 

O di serie tv e kolossal tra cui Catch-22 con George Clooney, The Young Pope di Paolo Sorrentino e il successo internazionale I Medici, che hanno scelto come set Villa Lante, Sutri e Viterbo

Non solo cinema, pero'. 

Viaggiando nel tempo e nello spazio, tra i percorsi da scoprire c'è poi il sentiero che conduce dal borgo di Vitorchiano, con l'unico Moai esistente fuori dall'Isola di Pasqua, fino a Bomarzo, attraversando il Monumento naturale di Corviano, le cascate del Martelluzzo, la Riserva Naturale Monte Casoli e il Parco dei Mostri

Oppure si può procedere da Soriano nel Cimino a Cura di Vetralla attraverso la Faggeta recentemente divenata Patrimonio Unesco

E ancora, tra Vejano e Blera, ecco il Ponte del Diavolo, mentre il percorso dei castelli regala panorami mozzafiato con luoghi suggestivi come il Borgo Fantasma di Celleno e il Paese delle favole di Sant'Angelo di Roccalvecce. 

Per gli amanti d'archeologia, da non perdere il Parco Marturanum e la Valle del Tevere. 

23/02/21

Un brano di "Porpora e Nero" di Fabrizio Falconi - Il ritrovamento della quarta e ultima traccia



Da Porpora e Nero:

“Ho letto l’articolo di Heckscher che ha allegato alla traduzione, è molto affascinante. Se veramente Bernini per l’elefante ha preso ispirazione dall’Hypnerotomachia Pamphili di Francesco Colonna, vorrebbe dire che sia lui che Kircher si stavano occupando dei simboli dei Rosacroce”. 
Per l’occasione si era scomodato anche Meister. Laura lo aveva seduto di fianco, nel sedile posteriore dell’ammiraglia scura che li stava portando a destinazione.
“Sì è una ipotesi interessante”, rispose freddamente Laura senza staccare gli occhi dalla strada.
“È il testo che chiamano Poliphilo?”
“Proprio quello”.
“È molto famoso, ho consultato una copia tempo fa. È un testo pieno di suggestioni. Ma non avevo mai pensato all’episodio di Poliphilo che si addormenta in una valle e sogna un elefante con un obelisco sul dorso. È impressionante la somiglianza con quello di Bernini”.
“Sì, ma non sapremo mai come siano andate le cose”.
“Bonnard cosa dice?” chiese Meister toccando la spalla all’autista per fargli segno di accostare. Laura fissava le sue mani, che sembravano quelle di un adolescente, allungate e prive di peli.
“Non so, credo che propenda per l’ipotesi romana. L’ipotesi che Bernini sia stato influenzato dal vero elefante regalato dal re del Portogallo, inviato quasi un secolo prima in regalo a Leone X”.
“Sì, Annone, l’elefante bianco”.
Laura si sentiva inquieta per la presenza di Meister, e anche se egli continuava a mostrargli il suo lato erudito e socievole, sperava che la mattinata insieme finisse quanto prima.
“La sapienza dell’istinto e della natura che sorregge quella degli uomini”, continuò Meister con fervore. La macchina si era fermata davanti all’albergo Bologna, ed erano ormai a pochi passi dalla Minerva.
“Aspetti un secondo. I nostri uomini stanno bonificando la zona”.
Laura lo guardò interdetta:
“Bonificando?”.
“Sì, stavolta non ci faremo sorprendere. Abbiamo creato una specie di cordone, a protezione di eventuali intrusi. Non vogliamo tra i piedi nessuno”.
Dopo una breve attesa, comparve vicino al finestrino il faccione di Montenegro. Sollevò il pollice nell’aria e si allontanò a piedi in direzione della piazza. Meister fece cenno a Laura di scendere
e insieme si incamminarono verso l’obelisco della Minerva.
La piazza era semideserta, alle otto del mattino. Uno spazzatore automatico puliva la strada all’angolo di fronte al lussuoso albergo. La luce fredda dell’inverno conferiva un aspetto metafisico al piccolo obelisco eretto davanti alla immensa bianca facciata della Chiesa della Minerva.
Avvicinandosi, Laura notò un paio di persone vestite di scuro agli angoli opposti della piazza, che dovevano essere gli scagnozzi di Meister. Montenegro si era fermato sui gradini della chiesa, guardandosi intorno. 
“Facciamo presto”, intimò Meister nervoso. 
Lasciò che fosse Laura, per prima a salire sui tre gradini
del piedistallo. Sorreggendosi con una mano alla base, Laura scrutò al di sotto della gualdrappa che ricadeva di fianco all’elefante. 
Allungò una mano tra le zampe dell’animale scolpito, prima da una parte poi dall’altra mentre Meister la osservava in silenzio. Finalmente sentì tra le dita quello che cercava: un foglietto ripiegato in quattro. Laura fece un cenno a Meister, estrasse la mano e subito la infilò nella tasca del cappotto
come lui le aveva chiesto di fare. Partì un cenno a Montenegro. Il quale a sua volta lo ripeté ai due uomini di guardia agli estremi della piazza. Tutti rimasero al loro posto, mentre Laura e Meister tornarono verso la macchina. 
Quando l’autista mise in moto e guidò lungo via Santa Caterina da Siena e il Collegio Romano, Meister chiese a Laura di consegnargli il biglietto, e lo aprì ansiosamente sotto i suoi occhi: stavolta c’era una fotografia in bianco e nero: la riproduzione di un geroglifico egizio e al di sotto una piccola scritta, nella stessa calligrafia dei biglietti precedenti:



Prima monas
Considera la mano sinistra

Meister rimase ad osservare l'immagine a lungo, poi alzò lo sguardo trionfante su Laura: “Non abbiamo lavorato invano!”

22/02/21

A Versailles torna a splendere il famoso Teatro di Maria Antonietta



Il teatro di Maria-Antonietta si rifa' il trucco

Durante la crisi sanitaria, che ha reso impossibili le visite guidate o scolastiche, restauratori, esperti d'arte ed artisti si sono messi al lavoro per risistemare il teatro della regina situato nel celeberrimo parco della Reggia di Versailles, residenza del re Sole alle porte di Parigi. 

Pandemia o meno, il teatro di Marie Antonietta - anche noto come 'Théatre de la Reine' - e' un gioiello tanto bello quanto vulnerabile ed accoglie il pubblico rarissime volte. 

Una gemma fragile dunque, nascosta nei giardini del 'Petit Trianon' e luogo segreto di Maria Antonietta. 

"E' un po' come se fosse la Bella addormentata nel Bosco", dice Raphael Masson, responsabile del Patrimonio di Versailles, intervistato dalla France Presse. 

Fu proprio qui che nell'estate del 1785 la sovrana di origini austriache e appassionatissima di musica e teatro sali' in scena per l'ultima volta, interpretando il ruolo di Rosine nel 'Barbiere di Siviglia', sotto allo sguardo del suo stesso autore, il drammaturgo Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais. 

Costruito dall'architetto personale della regina, Richard Mique, il teatro è l'unico in Francia ad aver conservato macchinari funzionanti come all'epoca. 

Durante la Rivoluzione francese, la sala non venne distrutta, perché ritenuta senza valore, e nei suoi 240 anni di esistenza é stata usata rarissime volte. Il che ha contribuito a mantenere questo spazio in ottimo stato. 

"Questo teatro e' un miracolo di conservazione", dice Masson, descrivendo gli ultimi interventi di restauro. Come il nuovo sipario blu cobalto, appeso a dicembre, che in realta' e' "una tela di lino dipinta in trompe-l'oeil che imita una pieghettatura". 

Illusione pura, come del resto i marmi finti con cui e' decorata la sala che ai tempi di Maria Antonietta poteva accogliere fino a 250 spettatori. 

Tre le scene attualmente a disposizione: un interno rustico, una foresta e il tempio di Minerva. 

Grazie agli inventari, alcuni storici dell'arte lavorano alla fedele ricostruzione di una quarta scenografia, la "piazza pubblica". 

Molto fragile, nonostante il restauro nel 2001, la sala non e' mai stata messa norma per restare fedele alla sua storia, il che la rende le visite rare e difficili. "C'e' un concerto ogni due anni", spiega Masson, ricordando che "il teatro non puo' essere utilizzato in modo regolare, ma aspettiamo la fine (della crisi sanitaria, ndr) per poterlo far vedere al pubblico". 




19/02/21

Roma omaggia John Keats a 200 anni dalla sua morte



Sedotto dalla bellezza architettonica e paesaggistica di Roma ma soprattutto attratto dal suo clima mite, il poeta inglese John Keats scelse di vivere nella Capitale per cercare sollievo dalla tubercolosi, malattia che lo stava consumando e che aveva gia' ucciso sua madre e suo fratello. 

Trovò un appartamento al secondo piano della centralissima piazza di Spagna al civico 26, sul lato destro della scalinata di Trinita' dei Monti

Abitò quell'appartamento assieme al fedele amico e pittore Joseph Severn e ad altri artisti inglesi, tutti di passaggio durante il loro Gran Tour nel nostro Paese. 

Ma nel cuore di Roma, in quella che oggi è una casa ricca di preziose testimonianze e di tributi letterari, il giovane autore di Ode to a Nightingale scomparve prematuramente il 23 febbraio del 1821

Aveva appena 25 anni ma le sue odi e il suo talento artistico lo avevano gia' inserito tra le voci piu' autorevoli e significative del Romanticismo inglese. 

Oggi la casa-museo del poeta, dove passarono anche lord Byron e Percy Bysshe Shelley, si sta preparando a celebrare i due secoli dalla sua morte con visite guidate virtuali nell'appartamento dove Keats mori' di tubercolosi e tra le stanze che ospitano ritratti e manoscritti, mobili e cimeli di Keats e di altri grandi poeti inglesi, tutti innamorati di Roma

Oltre alle due sale espositive, della Keats-Shelley Memorial House si visitano anche la terrazza, una sala da te', un negozio di libri, una piccola stanza per la proiezione di video sui poeti romantici e soprattutto una delle piu' belle e ricche biblioteche di letteratura romantica del mondo, con oltre 8 mila volumi

Alle celebrazioni per il bicentenario si aggiunge anche una serie di video-racconti girati nella casa-museo, tra cui il filmato immersivo "The Death of Keats", con la voce narrante della rock star e attore irlandese Bob Geldof, ambasciatore dell'iniziativa Keats-Shelley200. 

La video-storia, innovativa e coinvolgente, racconta attraverso la lettura delle lettere di Keats il suo viaggio in Italia, la permanenza nell'appartamento di piazza di Spagna e la sua scomparsa. 

Inaugurato nel 1909, il museo dedicato a Keats e a Shelley è un viaggio nel Romanticismo inglese, un santuario dedicato a tutti quegli artisti d'Oltremanica che trovarono ispirazione nei bucolici paesaggi italiani. In realtà, i mobili e gli oggetti lasciati da Keats nella sua stanza non sono quelli originali perché tutti i suoi beni vennero bruciati subito dopo la sua morte per impedire, secondo le credenze del tempo, la diffusione della malattia. 

Eppure entrando nella camera che si affaccia sulla celebre piazza si ha la sensazione di vedere il poeta intento a leggere e a scrivere sul suo scrittoio. 

Gli unici due oggetti originali sono il camino e la maschera mortuaria di Keats posizionata accanto al letto. 

Le visite guidate virtuali nella casa-museo partono il 23 febbraio, giorno della commemorazione, e si prenotano sul sito: ksh.roma.it 

Ma gli omaggi di Roma non finiscono qui: John Keats venne sepolto nel cimitero acattolico di Testaccio, vicino alla Piramide Cestia, un luogo di pace e di grande suggestione. 

Accanto alla tomba di Keats, sulla cui lapide si legge "Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull'acqua", riposa l'amico di sempre, il pittore Joseph Severn che morì 58 anni dopo la scomparsa del poeta. 

Poco lontano una lapide ricorda che qui, nel Cimitero degli Inglesi, come viene chiamato, furono sparse le ceneri di Shelley, altro grande poeta britannico e grande amico di Keats

Quando, nel 1877, Oscar Wilde si reco' in visita alla tomba di colui che considerava il piu' grande poeta del secolo, defini' il cimitero acattolico come il posto piu' sacro di Roma

Anni dopo, nel 1881, dedico' al giovane poeta romantico il sonetto The Grave of Keats, esposto oggi nel salone nella casa-museo. 

18/02/21

Scacchi e Cinema: in un Ebook la guida a tutti i film

Stanley Kubrick alla scacchiera durante le riprese de Il Dottor Stranamore, 1964


Gli scacchi e il cinema. Un connubio antico che risale addirittura ai primi anni della nascita della settima arte, ormai quasi 130 anni fa

Sull'onda del travolgente successo della serie Netflix La regina degli scacchi, arriva nelle librerie virtuali il nuovo libro di Claudio Nobile "Scacchi e cinema", scritto in collaborazione con Bruno Nobile

Una guida critica a tutti i film inerenti il "gioco dei re", come spiega lo stesso sottotitolo dell'ebook, edito da StreetLib e in vendita sulle principali piattaforme digitali a 3,99 Euro; 

Gli autori passano in rassegna oltre 1.500 pellicole, rigorosamente schedate e catalogate, in 69 capitoli tematici

Un must-have per cinefili e appassionati del gioco di società più popolare al mondo che, con ogni probabilità, potrebbe essere anche introdotto alle Olimpiadi del 2024. 

Sono molti i cineasti o gli attori con la passione degli scacchi, da Woody Allen a John Wayne, passando per Marlon Brando e Stanley Kubrick. 

Sono rimaste impresse nella memoria di chiunque le scene di "Il settimo sigillo" o di "007, dalla Russia con amore". 

Pedoni e cavalli, torri e alfieri hanno da sempre costellato il panorama cinematografico mondiale, fino a influenzare anche le produzioni televisive. 

I due capitoli principali dell'ebook sono "28 film sovrani" e "Cameo". 

Nel primo caso ci si sofferma sulle pellicole dove gli scacchi hanno un ruolo centrale, mentre nel secondo quelle in cui il gioco compare in modo più rapido. 

La guida si pone come obiettivo quello di guidare il lettore nella comprensione dell'utilizzo degli scacchi nei film analizzandone la grammatica, il significato e la resa qualitativa.