07/01/18

"Fanny e Alexander" - il discorso finale. Il Testamento spirituale di Ingmar Bergman.


Nel suo ultimo grande film pensato per il cinema,  Fanny e Alexander (1982), uno dei suoi più belli e completi, Ingmar Bergman ci ha lasciato una sorta di testamento spirituale
Ciò in cui credeva, ciò che credeva di aver capito, sul finire della sua meravigliosa parabola artistica e della sua vita, del mistero dell'esistenza.  
Alla fine del film, Bergman mette queste parole in bocca allo Zio Gustaf, il più epicureo e materialista della famiglia Ekdahl, il meno sovrastrutturato potremmo dire.  Sono appena nati due bambini, e alla festa per il battesimo, superata la tremenda crisi seguita alla morte di Oscar Ekdahl e al seguente matrimonio della vedova con il diabolico vescovo Vergerus, con conseguenti vessazioni dei due piccoli Fanny e Alexander da parte del patrigno, lo Zio Gustaf brinda alla pace ritrovata, all'unità della famiglia, nonostante tutto, alla speranza nel futuro, pur con la profonda consapevolezza delle profonde avversità - spaventose - che la vita può offrire. E' una lezione che anche per noi, oggi, resta memorabile. Questo il testo integrale del discorso. 

L’unico talento che io ho è quello di amare quel piccolo mondo racchiuso tra le spesse mura di questo edificio e soprattutto mi piacciono le persone che abitano qui in questo piccolo mondo. Fuori di qui c’è il mondo grande e qualche volta capita che il mondo piccolo riesca a rispecchiare il mondo grande tanto da farcelo capire un po’ meglio. In ogni modo riusciamo a dare a tutti quelli che vengono qui la possibilità, per qualche minuto, per qualche secondo, di dimenticare il duro mondo che è la fuori. Il nostro teatro è un piccolo spazio fatto di disciplina, di coscienza, di ordine e di amore.

Noi non siamo venuti al mondo per scrutarlo a fondo, no davvero. Noi non siamo preparati, attrezzati, per questo tipo, per certe indagini. La cosa migliore è mandare all'inferno i grandi contesti. Noi vivremo in piccolo, nel piccolo mondo. E ci contenteremo di quello. Lo coltiveremo e lo useremo nel modo migliore. La morte colpisce all'improvviso e all'improvviso si spalanca l'abisso. All'improvviso infuria la tempesta e la catastrofe ci sovrasta. Noi tutto questo lo sappiamo, ma ci rifiutiamo di pensare a queste cose sgradevoli... Attori, attrici, abbiamo un grande bisogno di voi perché sarete voi che ci darete brividi di soprannaturale e soprattutto anche i nostri piaceri terreni. Il mondo è una tana di ladroni, e la notte sta per calare. Il male strappa le catene e vaga nel mondo come un cane impazzito, e tutti ne siamo contaminati: noi Ekdahl come qualsiasi altra persona. Nessuno vi sfugge. 
Per questo dobbiamo essere felici quando siamo felici ed essere gentili, generosi, teneri, buoni. Proprio per questo motivo è necessario e tutt'altro che vergognoso essere felici, gioire di questo piccolo mondo: della buona cucina, dei dolci sorrisi, degli alberi da frutta che sono in fiore, o anche di un valzer. Tengo in braccio una piccola, dolce imperatrice. E' una cosa tangibile eppure incommensurabile. Un giorno mi dimostrerà che ho avuto torto in tutto quello che ho detto ora. Dominerà non solo sul piccolo mondo, ma su ogni cosa. 

Qui sotto la sequenza del film nell'originale svedese con sottotitoli in inglese. 


06/01/18

Il Daimon e la Donna, una pagina di William Butler Yeats.



Riporto una bellissima pagina - misteriosa e da meditare - di William Butler Yeats tratta da Per amica Silentia Lunae (1917), libro composto da due sezioni, 'Anima Hominis' e 'Anima Mundi'.

Credo che tutti gli uomini devoti abbiano la certezza che negli eventi della vita ci sia una mano diversa dalla nostra e che, come qualcuno afferma in Wilhelm Meister, ciò che avviene per caso è destino; e credo sia stato Eraclito a dire che il Daimon è il nostro destino

Se penso alla vita come a una lotta contro il Daimon, che vorrebbe sempre che ci dedicassimo all'opera più difficile tra quelle non impossibili, comprendo il motivo della inimicizia profonda fra l'uomo e il proprio destino e perché l'uomo ama solo il proprio destino. 

In un poema anglosassone c'è un uomo chiamato Doom-eager, "avido di destino", uno nome che vorrebbe racchiudere in sé tutto l'eroismo possibile. 

Sono certo che il Daimon ci libera e ci inganna, che sia stato lui a tessere quella rete di stelle per poi scrollarsela via dalle spalle. 

E allora la mia immaginazione va dal Daimon all'amata, e intuisco una analogia che sfugge all'intelletto. Penso agli antichi greci che invitavano a cercare le stelle primarie, che governano sia l'inimicizia che l'amore, fra quelle che stanno per tramontare nella settima casa, direbbero gli astrologi; e che forse "l'amore sessuale", che "è fondato sull'odio spirituale", è un immagine del conflitto che esiste tra uomo e Daimon; e mi chiedo perfino se non ci sia una comunione segreta, un mormorio nel buio fra il Daimon e l'amata. 

Penso al fatto che spesso le donne innamorate diventano più superstiziose e sono convinte di portare fortuna agli uomini che amano; e penso ancora a quella antica storia irlandese dei tre giovani che andarono a Slieve-na-mon, nella casa degli dèi, per chiedere protezione durante la battaglia.  "Dovete prima sposarvi", disse loro un dio "perché la buona o la mala sorte dell'uomo derivano da una donna". 

Al tramonto a volte tiro di scherma per una mezz'ora, e quando poi sono a letto, con gli occhi chiusi, vedo un fioretto ondeggiare davanti a me, il suo bottone sul mio viso. Sempre, nelle profondità della mente, qualsiasi cosa ci portino le nostre azioni, dovunque ci trascinino le nostre rêveries, sempre incontriamo la Volontà dell'altro. 

traduz. Gino Scatasta, SE 2009 

Befana al Museo ! Tutti i musei aperti domani gratuitamente in Italia.



Il 2018 puo' iniziare on una visita al museo, sia che si tratti di un buon proposito per l'anno nuovo piuttosto che l'occasione per fare i turisti nella propria citta' o in una vicina e trascorrere l'ultimo giorno delle festivita' natalizie in un luogo della cultura

il ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo ricorda infatti che domenica 7 gennaio gli oltre 420 nei musei, aree archeologiche e monumenti statali saranno a ingresso gratuito. 

E' questo il primo appuntamento 2018 di domenicalmuseo, l'iniziativa del MiBACT in vigore dal 1 luglio 2014 che prevede l'ingresso gratuito al patrimonio culturale statale ogni prima domenica del mese e alla quale aderiscono anche molti musei civici in tutta Italia

Per conoscere gli orari di apertura e avere maggiori informazioni e' possibile consultare l'elenco completo e aggiornato degli istituti aderenti su www.beniculturali.it/domenicalmuseo

Fonte: ANSA

05/01/18

Il "Sottotetto delle Meraviglie" : aperto lo scrigno di tesori a San Giovanni dei Fiorentini.



Dopo i recenti restauri, la facciata della Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, all'inizio di Via Giulia, è in assoluto una delle più eleganti e splendide della Capitale. 

Da qualche tempo però c'è una ragione in più per visitarla. 

Dal lunedì al sabato, infatti, la mattina è aperto al pubblico - grazie a 4 volontari che vi si alternano - il magnifico sottotetto dove è stato aperto il Museo della Basilica, che ospita reperti unici come il San Giovannino, scultura che Roberto Longhi attribuiva a un giovane Michelangelo o gli affreschi di Federico Zuccari. 

I motivi di attrazione di questa costruzione sono del resto già consolidati dal tempo: innanzitutto di carattere architettonico, visto che essa è il frutto del genio di alcuni tra i più grandi titani del Rinascimento e del Barocco, dal Sansovino (il primo progettista) al Maderno (cui si deve la Cupola), al Borromini, che vi lavorò negli ultimi anni prima della morte, e che qui è sepolto, come si legge in una delle lapidi interrate nel pavimento della Basilica, vicino all'altare principale.



Ma la Chiesa ospita anche molte altre illustri sepolture, come quella del celebre Marchese Onofrio del Grillo, immortalato dal film di Mario Monicelli. 


Il Museo della Basilica di San Giovanni dei Fiorentini è rinato grazie al curatore Simone Ferrari che in circa due decenni ha radunato statue, arredi, pitture, opere andate perdute dopo la demolizione dell'antico locale che lo ospitava, abbattuto per far posto al moderno Lungotevere, alle spalle della Chiesa. 
Così oggi, chi vuole visitare il Sottotetto delle Meraviglie, scoprirà, oltre alle opere già citate, due busti marmorei scolpiti dal giovane Bernini, la reliquia del piede di Santa Maria Maddalena, le reliquie di San Filippo Neri, le statue colossali del Battesimo di Cristo (opera di Francesco Mochi), la Madonna di Pierino da Vinci (allievo di Michelangelo), l'originale tabernacolo del '400 e la statua della Madonna donata alla chiesa da un suo parrocchiano famoso, Giulio Andreotti, che qualche tempo fa è andata danneggiata ad opera di uno squilibrato, e messa in sicurezza nel nuovo museo. 



Dulcis in fundo, la visita al Sottotetto, offre anche un incredibile affaccio interno sulla Navata della Chiesa.


Fabrizio Falconi - riproduzione riservata © 2017




04/01/18

Trovati i resti dell'ultimo grande asteroide caduto sulla Terra, 800.000 anni fa.


 Trovati i frammenti vetrosi dell'ultimo grande asteroide caduto sulla Terra. Doveva avere il diametro di circa un chilometro e circa 800.000 anni fa ha colpito una zona imprecisata del Sud-Est asiatico

Resta infatti il mistero del cratere, non ancora individuato. Pubblicata sulla rivista Geology e riportata anche sul sito della rivista Science, la scoperta si deve al gruppo dell'australiana Curtin University guidato da Aaron Cavosie. 

Avvenuto in un'epoca in cui sulla Terra c'erano già gli antenati dell'uomo, l'impatto potrebbe aver modificato il clima perché avrebbe scagliato nell'atmosfera una quantita' di materiali tale da bloccare la luce del Sole per mesi o per anni. 

I resti di quell'evento catastrofico sono stati scoperti in un regione vasta tra Asia, Australia e Antartide: sono frammenti vetrosi di varie dimensioni, i piu' grandi dei quali pesano 20 chilogrammi. 

Analizzando la composizione chimica di tre di essi scoperti in Thailandia, i ricercatori hanno individuato tracce di un minerale raro, chiamato reidite, e di zirconi, che si formano ad altissime pressioni. 

Di qui la deduzione che i frammenti scoperti in Thailandia dovrebbero essere i piu' vicini al punto dell'impatto. 

 Considerando la distribuzione dei resti in un'area molto vasta e le pressioni necessarie alla formazione dei due minerali, i ricercatori hanno calcolato che l'asteroide probabilmente aveva il diametro di un chilometro e avrebbe generato un cratere largo circa 100 chilometri. 

Tuttavia, nonostante le dimensioni e l'eta' relativamente recente, del cratere non ci sono tracce

"La mancata individuazione del cratere potrebbe essere dovuta la fatto che ci sono zone della superficie della Terra che vengono rimodellate con piu' frequenza da eventi geologici e atmosferici", ha rilevato Giovanni Valsecchi, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). 

In 800.000 anni, ha aggiunto, e' possibile che siano avvenuti cambiamenti che ora rendono difficile individuare le tracce dell'impatto

Inoltre l'area potenzialmente interessata e' cosi' vasta che sara' necessario molto tempo e molti mezzi per individuare il cratere, ammesso che ancora ci sia. 

03/01/18

Il libro del giorno: "Darke" di Rick Gekoski.





Alla veneranda età di 73 anni, former member del dipartimento di Letteratura Inglese della Warwick University, cittadino inglese anche se americano di nascita, Rick Gekoski, ex membro della giuria del Booker Prize e dell'International Booker Prize, si è concesso un esordio letterario con un romanzo che già a partire dal nome - Darke è il nome del protagonista del romanzo - manifesta il suo intento, quello di scrivere un libro fieramente cupo. 

James Darke è infatti un ex insegnante, bibliofilo, che dopo la morte per cancro dell'amata moglie, decide di costruirsi un isolamento perfetto.   Si barrica nella sua casa di Londra, stacca i contatti sociali con tutti, si dà insomma per morto, affidando ad un unico amico la risposta alle mail del suo account che disattiverà, insieme al telefono e ad ogni contatto con l'esterno. Il cambio della serratura con cui si apre il romanzo è il gesto simbolico di questa guerra dichiarata al mondo.  

Darke non risponderà più a nessuno, nemmeno all'unica figlia, Lucy, che viene a bussare alla porta di casa, che gli manda disperati messaggi sulla mail che lui ormai non legge più, se non per la procura dell'amico. 

Anche un isolamento così ben organizzato però - Darke è un vero odiatore perfetto, odia tutti,  qualunque essere umano, perfino i cani dei vicini che avvelena con tecniche sofisticatissime, perfino la donna dell'est, unica superstite che ha il permesso di entrare in casa sua per svolgere le pulizie - è destinato a fallire. 

Ci sarà di mezzo la cocciutaggine della figlia e la salvezza di un bambino che lo costringeranno a uscire dal buio e piano piano ad abbandonarsi nuovamente e suo malgrado, alla vita.

Colmo di ghiotte citazioni - solo qualcuna esplicita, la maggior parte criptate e nascoste nel testo - Darke è un furbo romanzo sul mood dirompente del nichilismo e del cinismo a oltranza.  Che andrebbe anche bene se non ci fosse, tra le righe - anzi, ad ogni riga - un sentimento insopportabile di autocompiacimento che vellicola il narcisismo letterario di Gekoski e del suo alter-ego Darke

Il sarcasmo e la simpatia feroce che suscita a tratti Darke cerca infatti una complicità di tipo ricattatoria da parte del lettore.  Ti mostro quanto sono cinico, quanto potrò disprezzare questa vita che vivo e che vivi tu e che viviamo, al patto che mi riconosci di essere intelligente più di te, e di muovere i fili di questo gioco letterario. 

Darke non è credibile dall'inizio. La sua cattiveria feroce del post-isolamento contrasta con i racconti teneroni del pre-: la malattia della moglie Luzy, la vita molto borghese e convenzionale descritta nel pre-. E che tutto sommato Darke continua a fare nel suo elegante appartamento del quartiere londinese dove vive. 

Gekoski, oltre alle sue amarezze personali - il decadimento fisico, la vita che non ha senso, la morte,  la truffa e il ridicolo delle religioni, la malattia - che viene descritta con minuzia crudelissima e senza risparmio di particolari - ci mette anche dosi di sarcasmo a piene mani. 

Ma se la sostanza dark  - cioè nichilista - del libro fa impallidire perfino uno come Philip Roth, più volte citato nel testo e sicuramente riferimento letterario per Gekoski, il paragone letterario più vicino per questo romanzo è quello di Barney, cui Darke assomiglia molto.  Ma l'opera di Richler sta a quella di Gekoski come una sinfonia rispetto ad un mottetto. 

La capacità narrativa, oratoria, umoristica, definitiva di Richler apre infatti le porte a un vero e proprio mondo, dove il lettore è precipitato e coinvolto, fino alla fine, senza possibilità e volontà di potersi/volersi sottrarre.  Il libro di Gekoski è invece un esperimento a freddo, che freddo rimane. Che non concede e non dà nulla al lettore. E' un piccolo sfogo di un futuro morente, che prima di andarsene sente l'umano bisogno di confessare il suo personale astio contro l'inconveniente di essere nato. 

Una visione della vita - e anche della letteratura - deprimente, e che anche di questa depressione non riesce mai a fare arte.

Fabrizio Falconi



29/12/17

"Egizi - Etruschi" in una nuova mostra alla Centrale Montemartini anche lo splendido Scarabeo Turchese !



Tutto e' nato durante uno scavo alla Necropoli dell'Osteria di Vulci nel 2013. Tra le mani degli archeologi, dalla terra spunta uno Scarabeo. Non una novita' nei corredi etruschi. Ma questo, turchese, "era di produzione egizia. Non era cioe' una 'patacca', una di quelle imitazioni che si trovavano nei mercati. Questo era egizio"

In quello Scarabeo, racconta nelle sue ultime ore da Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Lazio Alfonsina Russo (a giorni direttore del Parco Archeologico del Colosseo), decorato "con il cartiglio del Faraone Bocchoris, sovrano che resto' al potere solo sei anni, ma che evidentemente affascinava molto la committenza", c'era la testimonianza tangibile di quel filo che ha legato nei secoli due tra le piu' grandi civilta' del Mediterraneo. Da li' l'idea di raccontarlo con "Egizi Etruschi - Da Eugene Berman allo Scarabeo Dorato", mostra che dopo Vulci arriva a Roma, fino al 30 giugno, inaugurando anche il nuovo "look" che la Centrale Montemartini si 'regala' per i suoi primi 20 anni di apertura al pubblico: nuovo allestimento permanente "che permette di esporre anche alcuni sarcofagi finora nei depositi - dice il Sovrintendente capitolino, Claudio Parisi Presicce - la facciata restaurata e il nuovo spazio di 250 metri quadrati per le esposizioni temporanee". 

Dove oggi si celebra nuovamente quell'incontro tra Egizi ed Etruschi, con 250 preziosi oggetti in gran parte in arrivo dalla collezione dello scenografo e pittore russo Berman (donata nel 1952 alla Soprintendenza dell'Etruria meridionale e "che rivede la luce dopo quasi mezzo secolo") accanto a prestiti dal Museo Nazionale Archeologico di Firenze e ai reperti frutto invece delle nuove campagne di scavo effettuate tra il 2013 e 2017. 

Gioielli, sculture votive, utensili decorati, sarcofagi di sfingi e mummie, che testimoniano intensi scambi commerciali, ma soprattutto un dialogo culturale tra due civilta' che condivisero ideali di legalita', simboli di potere e pratiche religiose

"Furono soprattutto due - racconta la Russo - i momenti in cui Egizi ed Etruschi si incontrarono: tra l'VIII-VII secolo a.C. e poi il III-II a.C., quando il Mediterraneo era un mare che univa, a differenza di oggi. Gli scavi sistematici di questi anni ci hanno spinto anche a riscoprire quello che avevamo nei depositi". 

Ecco allora che la passione di Berman introduce la mostra in un preambolo sui grandi collezionisti ottocenteschi accanto ad Augusto Castellani e Giovanni Barracco, anche loro cultori d'antichita' che scelsero di donare al pubblico i propri tesori. 

Poi il percorso prosegue in cinque sezioni, tra l'ossessione per l'Oro "Il metallo degli dei", la gestione del potere di Faraoni e Principi, Il sogno di immortalita'' Dee e dei dall'Antico Egitto all'Etruria e L'oro di Nefertum: profumi d'Oriente. 

Tra gli altri, anche i reperti della Tomba dalle mani d'argento di Vulci con il restauro e la ricostruzione di un Currus, un piccolo carro leggero da guidare in piedi. Chiude un piccolo omaggio alla attivita' del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, con l'esposizione del prezioso corredo funerario della Tomba dello Scarabeo dorato, trovata a Vulci nel 2016 nell'ambito della attivita' di contrasto agli scavi clandestini.


Informazioni

Luogo
Centrale Montemartini
, Nuovo spazio per mostre temporanee
Orario
Dal 21 dicembre 2017 al 30 giugno 2018
Martedì-domenica 9.00-19.00
24 e 31 dicembre 9.00-14.00
La biglietteria chiude mezz'ora prima
Giorni di chiusura Lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Biglietto d'ingresso
Ingresso gratuito per i residenti a Roma e nell'area della Città Metropolitana nella prima domenica di ogni mese
Ingresso museo + mostra
Intero € 11,00
Ridotto € 10,00
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
Intero € 10,00
Ridotto € 9,00
Capitolini Card (Musei Capitolini + Centrale Montemartini) e mostre "Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento 07.12.2017-22.04.2018", "Freedom Manifesto, 28.9.-31.12.2017", "Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo Scarabeo dorato, 21.12.2017-30.06.2018" (valido 7 giorni)
Intero € 16,00
Ridotto € 14,00
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00 

28/12/17

Capodanno a Roma: Ecco il programma della Rome New Year's Parade!



Anche quest'anno, per l'undicesima volta, la Rome New Year's Day Parade animerà il pomeriggio del primo dell'anno il Tridente storico della Capitale

A partire dalle 15,30, con partenza da Piazza del Popolo, alcune delle piu' suggestive marching bands provenienti da high school statunitensi e formazioni folkoristiche italiane, sfileranno insieme a majorette, acrobati, animatori e street dancers lungo un percorso che passera' per Via del Corso, Via dei Condotti, Piazza di Spagna, Via del Babuino, Via di Ripetta, Piazza Augusto Imperatore, Via del Corso e ritornera', per il gran finale, in Piazza del Popolo

Insieme alla Rome Parade di Capodanno in programma nel cuore del Tridente romano il pomeriggio del primo gennaio 2018, la compagnia londinese Destination Events - leader di mercato nella realizzazione di spettacoli di strada all'aperto - offrira' alla Citta' di Roma alcuni concerti all'interno delle Chiese della Capitale, tenuti da formazioni orchestrali e corali statunitensi appartenenti ai licei americani

Si tratta della doppia performance delle voci di Needham B. Broughton High School Festival Chorus Dirette da Ms. Christine Conley e del gruppo J.P. Taravella High School Chamber Winds Diretta da Mr. Michael Friedman, in programma il 29 dicembre alle ore 20 presso la Basilica di S. Giovanni Battista dei Fiorentini, e dell'esibizione dello stesso Needham B. Broughton Chorus al termine della messa del primo dell'anno in programma alla Basilica di Santa Maria in Montesanto a Piazza del Popolo (messa ore 12, inizio esibizione ore 13 circa) oltre ad una breve performance della stessa formazione durante la Messa alla Basilica di San Pietro in Vaticano il 2 gennaio alle ore 17

I concerti, il cui repertorio sara' una selezione di brani classici appartenenti alla musica festiva, tradizionale e corale, si integreranno alle performance musicali che la stessa societa' britannica ha pianificato a Frascati il 30 dicembre e il 3 gennaio: in tale contesto le stesse formazioni menzionate, oltre alla Tri-City Band Corps daranno vita a spettacoli musicali tra Piazza San Pietro, Piazza del Mercato e la Basilica di San Pietro Apostolo. 

Tutti i concerti sono gratuiti: un grande regalo che gli organizzatori, che da anni producono eventi outdoor anche in altre citta' europee (la piu' famosa delle quali e' la celebre London's New Year's Day Parade), vogliono offrire alla citta' di Roma alla quale sono particolarmente legati.

27/12/17

Intervista a Jose Ramon Dosal Noriega, AD di Musica per Roma: "Tu vai a Berlino sugli autobus, io resto in questa meraviglia".




Il Corriere della Sera ha pubblicato una intervista a Jose Ramon Dosal Noriega, il madrileno che da due anni riveste il ruolo di Amministratore Delegato di Musica Per Roma. Un ruolo che sta ricoprendo con grande successo visti i numeri di presenze e incassi sempre maggiori che arridono all'Auditorium romano, una delle istituzioni che funzionano veramente, nella Capitale, la quale attraversa complessivamente un periodo parecchio buio. 

In questa intervista ho trovato un passo che definisce bene il mio pensiero su Roma e sul vivere in questa città. Tra mille difficoltà. Eppure...

Ecco il brano dell'intervista. 


- Definisca Roma
- Per uno che lavora con la cultura, Roma è il massimo. Non c'è Berlino, Parigi, Londra o Madrid che tengano il confronto. Tutto gira intorno a questo patrimonio. Mi fanno ridere quelli che dicono: "Però a Berlino gli autobus funzionano". Io gli rispondo: bene, tu vai a Berlino sugli autobus e io resto qui in questa meraviglia.

26/12/17

"Il Pantheon" di Giuseppe Lugli, un piccolo preziosissimo testo.




Scritto nel 1957 e continuamente rieditato, questo testo scritto da Giuseppe Lugli, grandissimo e quasi dimenticato archeologo e accademico italiano, morto dieci anni dopo, nel 1967, è un preziosissimo compendio che riassume molte delle conoscenze acquisite sul grandioso monumento romano, in una forma leggibile, integrandolo con numerose notizie rare e difficili da riperire nel superficiale maremagnum del chiacchiericcio odierno sulla Roma antica che si trasmette soprattutto sul web. 

A partire dal problema riguardante la datazione - e con l'ausilio di tavole e figure - il libro ripercorre le quattro fasi della costruzione, dalla prima erezione ai tempi di Agrippa, il genero e consigliere di Augusto, durante il suo terzo consolato, nel 27 a.C.; i due restauri il primo ai tempi di Domiziano (80 d.C.) e Traiano (110 d.C.): e quello di Adriano, un restauro a fundamentis tra il 130 e il 138 d.C.; anche se è ormai opinione prevalente che tutto il magnifico monumento sia stato concepito fin dall'inizio così completo. 

La descrizione dell'Architettura è la parte più interessante del libro, nella quale emergono le incredibili capacità ingegneristiche dei romani dell'epoca per realizzare quella che per almeno quindici secoli rimase la cupola a volta unica più grande del mondo, con i suoi 43,30 metri di diametro.

C'è poi una sezione dedicata alle interessantissime vicende storiche del monumento nel Medioevo e nell'Età Moderna. 

Una parte finale è infine dedicata ai Monumenti adiacenti al Pantheon che non sono certo di minor interesse: I cosiddetti Septa o Septa Iulia, l'edificio concepito da Giulio Cesare per accogliere i cittadini che si recavano a votare in occasione dei comizi centuriati; le Terme di Agrippa, le prime costruite a Roma con un sistema razionale e con grandiosità principesca; i Giardini, lo Stagno e l'Euripo, il canale scoperto che ripercorreva il tracciato dell'attuale Corso Vittorio Emanuele, verso il Tevere e sulle cui rive solevano radunarsi poeti e filosofi. 

Un vero appassionante viaggio nella grandiosità della Roma che fu. 


25/12/17

"L'Europa ha contratto un male terribile: il pessimismo." Mario Vargas LLosa



Mi ha molto colpito questo passaggio dell'ultima intervista rilasciata due giorni fa da Mario Vargas LLosa a Barcellona all'inviato del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo.  E' qualcosa su cui vale la pena di meditare, a proposito del destino di noi abitanti nativi dell'Europa. Qui l'intervista completa. 



Non trova che gli italiani tra loro si somiglino ?

Proprio gli italiani confermano la mia idea. Da voi non esistono neppure le regioni. Lei conosce due toscani che si assomiglino ? I pisani non amano i livornesi, i pistoiesi rivaleggiano con i lucchesi; e tutti insieme detestano i fiorentini; per tacere delle contrade senesi. L'immagine della tribù felice contro il resto del mondo è un imbroglio ideologico. 

L'Europa però non gode di buona salute.

Gli Europei hanno contratto un male terribile: il pessimismo. In realtà viviamo un tempo grandioso. Uomini e popoli si stanno integrando tra loro. Se l'Europa è così male come ci raccontiamo, perché milioni di africani lasciano la loro terra, corrono ogni sorta di pericoli, rischiano la vita, per arrivare qui ? Soltanto per migliorare la loro condizione ?

Per cos'altro se no ?

Non cercano solo pane e lavoro. Cercano legalità. Fuggono la barbarie. Scappano da regimi orribili, da dittature spaventose, in cui non hanno certezze né diritti. Cercano una terra che offra la sicurezza di poter avere al fianco la propria donna, di professare la propria religione, di crescere i propri figli. Questa per loro è l’Europa. Dovremmo esserne un po’ più fieri. C’è qualcosa di grandioso nelle migrazioni: c’è il riconoscimento della grande cultura giuridica europea, la prova del primato della democrazia.


"I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale". L'intervista di Massimo Cacciari a Huffington Post.


Huffington Post Italia online ci fa un bel regalo di Natale, offrendoci una intervista a Massimo Cacciari sui temi del Natale cristiano e su ciò che di esso è rimasto nel nostro tempo. 
La parola del Vangelo l'ha ascoltata fuori dal tempio: "Le Chiese sono diventate delle grandi scuole di ateismo. Nella gran parte di esse, la forza paradossale del verbo di Cristo viene trasformata in un discorso catechistico e ripetitivo, un piccolo feticcio consolatorio e rassicurante, un idoletto. È l'opposto di ciò che insegnava Gesù domandando ai suoi discepoli: 'Chi credete che io sia?'". Massimo Cacciari era ancora uno studente al secondo anno di liceo quando, tra lo Zarathustra di Nietzsche e le prime letture di Hegel, aprì le pagine del Nuovo Testamento: "Fu entusiasmante sentire la straordinarietà di quel testo, la bellezza di una storia che induce ad andare alla ricerca, senza certezze, rischiando. Al novanta per cento, i preti sono incapaci di rendere la potenza di quel racconto. Le loro omelie, spesso, sono delle lezioni di anti religione".
Negli anni sessanta e settanta, mentre erano di moda i capelloni, Marx, i pantaloni a zampa d'elefante, Marcuse, l'eros e la civiltà, Kerouac, la Cina e Janis Joplin, Cacciari leggeva i testi della teologia cristiana: "Nelle riviste della sinistra non organiche al partito comunista – "Quaderni Rossi", "Contropiano" – discutevamo della Santa Romana Chiesa insieme a Giorgio Agamben, Mario Tronti, Giacomo Marramao. Avevamo idee diverse, ma condividevamo le stesse letture: tutte abbastanza eretiche". Il Natale degli alberi in pivvuccì, degli acquisti online e i centri commerciali aperti tutto il giorno; il Natale della neve luccicante incollata sulle vetrine, delle barbe bianche, delle renne e delle slitte, non lo scandalizza: "Basta sapere che la nascita di Cristo non ha niente a che vedere con quello che vediamo intorno a noi. Il Natale è diventato un festa per bambini e adulti un po' scemi. Non c'è da levare alti lai contro il consumismo. C'è solo da riflettere, meditando con sobrietà e disincanto". Nel suo libro, "Generare Dio" (Mulino), mostra – da laico – che nel mistero dell'incarnazione di Dio c'è un personaggio che abbiamo avuto sempre sotto gli occhi, eppure non siamo stati ancora in grado di vedere nella sua interezza: Maria.
Perché, professore?
Maria è stata pressoché ignorata anche dai filosofi che hanno interpretato l'Europa e la Cristianità, come Hegel e Schelling. Il discorso ha privilegiato il rapporto del padre con il figlio. Maria è stata ridotta a una figura di banale umiltà, un grembo remissivo e ubbidiente che si è fatto fecondare dallo spirito santo senza alcun turbamento.
Invece?
Quando l'Arcangelo Gabriele le annuncia che concepirà e partorirà un figlio e che egli sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, Maria ha paura. Si ritrae, dubita, è assalita dall'angoscia, medita. Il suo sì non è affatto scontato. Nel momento in cui lo pronuncia, è un sì libero e potente, fondato sull'ascolto della parola. Perché Maria giunge a volere la volontà divina.
Nessuno se n'era accorto prima?
Nel pensiero, solo pochi autori – penso a Balthasar – hanno riflettuto sulla figura di Maria. È nella pittura – nella grande pittura occidentale – che Maria si innalza al ruolo di protagonista assoluta. Siamo di fronte a uno di quei casi in cui l'espressione figurativa è andata molto più in profondità del linguaggio.
Cosa riesce a mostrare?
Che se si toglie alla nascita di Cristo la scelta di questa donna che accoglie nel suo ventre il figlio di Dio e il suo Logos, l'incarnazione diventa una commedia. Maria è libera. Anzi, di più: il suo libero donarsi all'ascolto è in realtà un'iper libertà.
Perché iper?
Quando – nel giardino dell'Eden – Adamo mangia il frutto dell'albero della conoscenza obbedisce al proprio desiderio. La sua libertà è la libertà di soddisfare i propri impulsi. Maria, invece, riflette, s'interroga, soffre. Poi, fa la volontà dell'altro. La sua libertà è quella di far dono di sé. È come suo figlio: fa la volontà del padre. E qual è la libertà maggiore: quella che ti incatena a te stesso; oppure quella che ti libera dall'amor proprio?
Ma la libertà può essere slegata da ciò che si desidera?
Ma perché non si dovrebbe desiderare di donare se stessi agli altri? Perché non può essere questo l'oggetto del desiderio, anziché quello di soddisfare le proprie pulsioni?
Possiamo riuscirci?
Gesù, Maria, Francesco ci hanno dato degli esempi della libertà intesa come dono. È oltre umano seguirli? Può darsi. E può anche darsi che proprio qui s'incontrino la radicalità del messaggio cristiano e il super uomo di cui parlava l'anti cristiano Nietzsche: nell'impossibile.
Ma se è impossibile, perché provarci?
Perché l'impossibile non è una fantasia, un gioco inutile e vano. L'impossibile è l'estrema misura del possibile. E, se non orienti la tua vita in quella direzione, rimarrai prigioniero del tuo tempo. È questo il messaggio di Gesù: per essere libero, abbi come misura la mia impossibilità.
Se non possiamo essere come lui, perché Cristo si è fatto uomo?
Perché è necessario avere come misura qualcosa che ci oltrepassa per riuscire a spingerci altrove. Cristo non predicava nei templi: predicava fuori, nelle strade. I suoi discepoli dicevano: "È fuori". Nel senso: "È fuori di testa, è pazzo". Eppure, Gesù ha segnato un prima e un dopo nella storia dell'uomo, ha creato il mondo culturale e antropologico in cui viviamo. C'è qualcosa di più realistico di questo? Senza quell'impossibilità niente ci spingerebbe a uscire da noi, a ri-orientare diversamente le nostre vite.
Perché dovremmo farlo?
Per liberare il nostro tempo dalle sue miserie. Più la nostra epoca ci rinserra dentro di essa, più servono grandi idee, pensieri limite, parole ultime. Sono le uniche cose che ci possono sradicare dal tempo in cui ci viviamo.
Come lo definirebbe?
Osceno, nel senso letterale del termine: un tempo in cui tutto deve essere posto sulla scena: i nostri pensieri, le nostre fotografie, i nostro segreti. Niente deve stare in una zona scura. Invece, è proprio dal buio che proviene la luce che illumina e rivela. Pensi alla pittura d'Europa, la terra del tramonto: cosa raffigurerebbe senza il gioco dell'ombra?
È tutto davvero così esposto?
Al contrario. Quella della trasparenza è solo un'ideologia. Mai come oggi le potenze che governano il mondo sono state così nascoste. Al di là dell'apparenza, la nostra è l'epoca dell'occulto, dei poteri anonimi, di ciò che non si vede. Mentre, nel caso di Maria, la luce divina si copre d'ombra per manifestarsi nella realtà, nel nostro tempo l'oscuro si nasconde dietro la luminosità. Lucifero è negli inferi, però finge di essere portatore di chiarore. La nostra epoca è attraversata dallo spirito dell'anti-Cristo. Ci sono stati momenti in cui esso si è manifestato nella sua forma pura. Oggi, invece, circola mascherato.
Anche la politica avrebbe qualcosa da imparare da Maria?
Maria è una figura della libertà, non è il santino che raccontano i preti. La sua humilitas è meditazione e ascolto. Se leggessero ancora, i politici potrebbero imparare anche da lei. Se non altro, per essere più consapevoli della storia in cui si collocano. Il dramma, però, è che c'è stata una completa divaricazione tra il sapere e il potere.
Per quel che riguarda le figure religiose, i cristiani non potrebbero aiutarli?
I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale, smettendo di predicare la paradossalità del verbo.
Anche il Papa?
Il discorso è più complesso. Francesco si inscrive nella tradizione ignaziana, dove l'etica della fede si coniuga alla volontà di potenza e l'assoluta dirittura morale ed etica si combina a una grande capacità di catturare il mondo nelle proprie reti.
Perché neanche le femministe hanno riflettuto su Maria?
Perché anche loro – benché protagoniste dell'ultima vera rivoluzione degli ultimi decenni – sono rimaste vittime della lettura maschilista dell'incarnazione. Hanno guardato Maria come un figura servile, totalmente oscurata dal rapporto tra padre e figlio, non riuscendo a scorgere quello che c'è oltre.

21/12/17

Dopo 14 anni di restauri, ritorna finalmente il Portico d'Ottavia !



E' durata 14 anni 'l'operazione di salvataggio" dei resti visibili del complesso del Portico d'Ottavia, luogo simbolo del Ghetto, il quartiere ebraico della Capitale

E per 14 anni ponteggi e impalcature hanno nascosto la bellezza del portico ricostruito da Augusto, al posto di quello piu' antico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato alla sorella Ottavia. 

Nel 203 fu restaurato e parzialmente ricostruito da Settimio Severo dopo un incendio del 191 e proprio a questo periodo appartengono la maggior parte dei resti attualmente visibili

Il quadriportico includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. 

Il suo interno si configurava come una sorta di museo all'aperto poiche' ospitava una grande quantita' di opere d'arte. 

Alla cerimonia di 'restituzione' alla citta' del Portico d'Ottavia restaurato stamani c'erano la sindaca Virginia Raggi, il sovrintendente ai beni culturali di Roma Claudio Parisi Presicce, il vicesindaco Luca Bergamo e la presidente della Comunita' Ebraica Ruth Dureghello. 

L'operazione del restauro, divisa in tre fasi, e' stata "complessa", come e' stato spiegato, ed e' stata condotta attraverso un team di archeologi architetti e ingegneri con l'ausilio di alte tecnologie che ha permesso e permettera' anche in futuro un monitoraggio attento dei resti del complesso che nei secoli e' stato piu' volte danneggiato e rimaneggiato. 

In particolare durante i lavori e' stata rilevata la necessita' di un intervento di restauro specialistico della colonna poiche' in corso d'opera e' stata riscontrata una maggiore frantumazione interna, rispetto al previsto, del fusto, gia' apparentemente soggetto a diffuse micro-fessurazioni in tutta la sua lunghezza. 

E' stato, inoltre, necessario, un intervento sulla superficie a cortina in laterizio del tratto basamentale e del pilastro con pulitura e rimozione dei residui di cemento dei pregressi consolidamenti statici degli anni '60. 

L'opera di monitoraggio della colonna continuera' per altri due anni, a partire da ora, con attrezzature di alta qualita', basata sull'esecuzione di misure microsismiche ad alta frequenza, per controllare la sicurezza del manufatto, considerando anche i frequenti eventi di natura sismica. 

Per il 2018 e' prevista la quarte fase dei lavori di restauro che dureranno alcuni mesi e riguarderanno i muri interni.

Fonte: Emanuela De Crescenzo per ANSA

19/12/17

I geni NON spiegano intelligenza, timidezza, criminalità e ogni altra caratteristica umana complessa.



Ignoriamo la sintassi del genoma.

Si pigliano granchi colossali ignorando la nostra profonda ignoranza. 

Il destino è nei geni ? La domanda è retorica, la risposta è un secco no. 

Tanta roba è scritta nei nostri geni, fra cui sicuramente maggiori e minori predisposizioni a sviluppare certe malattie, o a rispondere al trattamento con farmaci.

Ma i tentativi di trovare un gene che spieghi caratteristiche complesse, come la criminalità, la timidezza, o (peggio ancora) l'intelligenza hanno portato a risultati risibili. 

"Se in un titolo si legge 'Scoperto il gene responsabile di X' dove X sta per una caratteristica umana complessa, quel gene non è stato scoperto perché in realtà non esiste".



Notizie contenute in "Il destino non è solo nei geni", di Guido Barbujani, recensione del nuovo libro di Adam Rutherford (genetista e divulgatore scientifico), Breve storia di chiunque sia vissuto. Il racconto dei nostri geni, Bollati Boringhieri, Torino, pagg.343 Euro 26; in Domenicale del Sole 24 ore di Domenica 10 dicembre 2017. 


18/12/17

Consigli di Flaubert a Maupassant per diventare uno scrittore: "Sacrificare anche se stessi all'arte!"



Vi lamentate che il culo delle donne è monotono ?  C'è un semplice rimedio, ed è di non servirsene. I vizi sono meschini, dite. Ma tutto è meschino ! Non ci sono abbastanza possibilità di lavorare le frasi, dite.  Cercate e troverete !

Infine caro amico, avete l'aria molto annoiata, e la vostra noia mi affligge, perché potreste impiegare più gradevolmente il vostro tempo. Bisogna, avete capito giovanotto ? Bi-so-gna lavorare più di così. 

Arrivo a sospettare che siate un fannullone. Troppe puttane !Troppo canottaggio ! Troppi esercizi fisici ! L'uomo civilizzato non ha bisogno della locomozione quanta ne pretendono i medici. Siete nato per fare dei versi ? Fatene ! Tutto il resto è vano, a cominciare dai vostri piaceri e dalla vostra salute, ficcatevi questo ben dentro la testa.

Vivete in un inferno, lo so, e vi compiango dal più profondo del cuore.  Ma dalle 5 della sera alle 10 della mattina il vostro tempo può essere consacrato alla Musa, la quale è ancora la migliore ragazza. 

Mio caro buon uomo, a cosa serve sfrucugliare la propria tristezza ?

Bisogna porsi faccia a faccia con se stessi da uomini forti, ed è il mezzo per diventarlo.  Un po' più di orgoglio ! Ciò che vi manca sono i principi.  Si ha un bel dire che sono necessari; resta da sapere quali. Per un artista ce n'è uno solo: sacrificare tutto all'Arte. La prima persona di cui deve fregarsene è se stesso.

Lettera di Gustave Flaubert a Guy de Maupassant, 1879, da tempo sotto la sua ala protettrice. Brano riportato da Marco Archetti, in Trovarsi un maestro e seguirlo è l'unico antidoto a questi tempi di stupidità, ne Il Foglio, 15 dicembre 2017. 

15/12/17

Domani sera musiche e canti di natale ai Musei Capitolini per 1 euro !



Serata musicale dal sapore natalizio ai Musei Capitolini durante l'apertura straordinaria di sabato 16 dicembre. 

L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia coi giovani della JuniOrchestra e della Cantoria sara' protagonista di un evento che accogliera' il pubblico con una ricca selezione di brani di musica classica (Vivaldi, Sibelius, Corelli) e di canzoni natalizie tradizionali e rivisitate in chiave swing (Stille Nacht,White Christmas, Santa Claus is coming to town). 

Dalle 20 alle 24 (ultimo ingresso ore 23 - biglietto simbolico di 1 euro) nell'Esedra di Marco Aurelio, nel Salone di Palazzo Nuovo e nella Sala Pietro da Cortona si alterneranno i concerti di un quintetto di fiati, di un ensemble di archi della JuniOrchestra diretto da Simone Genuini e della Cantoria dell'Accademia diretta da Massimiliano Tonsini con l'accompagnamento di pianoforte, contrabbasso e batteria

Per i bambini e le famiglie si realizzerà anche un laboratorio musicale curato da Laura de Mariassevich per imparare a leggere la musica e a realizzarla con piccoli strumenti a percussione. 

L'apertura di sabato, inoltre, consentirà ai visitatori di apprezzare la mostra 'Il Tesoro di Antichita'. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento'. 

Compreso nel biglietto si potrà scoprire l'affascinante storia dello studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann che, nel suo soggiorno a Roma, rivoluziono' l'archeologia con i suoi studi e la sua moderna metodologia di approccio all'arte antica.

Dalla serata dei Musei Capitolini alla mattina in musica del Museo Carlo Bilotti. Il week-end di eventi terminera' domenica 17 nel museo di Villa Borghese col concerto gratuito Ritratto d'autore: Johannes Brahms. Il compositore tedesco sara' protagonista di una esibizione curata dalla Roma Tre Orchestra con una selezione di suoi brani eseguiti dai pianisti Sara Costa e Fabiano Casanova.

14/12/17

La gestazione di "Cent'anni di Solitudine" e molto altro: è On line l'archivio di Gabriel Garcia Marquez.




Sorprese e misteri svelati in 27 mila pagine di carte. L'universita' del Texas, che lo aveva acquistato tre anni fa per 2,2 milioni di dollari, ha messo online l'archivio di Gabriel Garcia Marquez. 

Lettere, manoscritti annotati in 50 anni di lavoro, fotografie, appunti, taccuini, sceneggiature, la collezione intera dei passaporti dell'autore di "Cento Anni di Solitudine" erano entrati nelle collezioni del Centro Harry Ransom tra mille polemiche, prima tra tutte il fatto che l'eredita' letteraria dello scrittore latino americani piu famoso - uno dei piu' feroci critici dell'imperialismo nord-americano - fosse finita per sempre negli Stati Uniti. 

Emerge solo adesso il senso dell'operazione: l'ateneo texano, che già conserva le carte di James Joyce, Ernest Hemingway, William Faulkner e Jorge Luis Borges, ha scannerizzato una buona meta' dell'archivio mettendo le immagini digitali della creativita' di Garcia Marquez a disposizione gratuita di chiunque nel mondo abbia un computer e una connessione web

Mancano, tra le carte digitalizzate, le dieci bozze dell'ultimo romanzo incompiuto, "Ci rivedremo in agosto", il cui primo capitolo fu pubblicato nel 2014, poco dopo la morte dello scrittore a 87 anni, dalla rivista spagnola Vanguardia, ma di cui gli eredi hanno rifiutato l'ulteriore andata in stampa: per consultarle bisognera' recarsi in Texas. 

Disponibili invece la registrazione audio della conferenza di accettazione del Nobel del 1982 e una serie di lettere che sfatano miti coltivati dallo stesso scrittore. 

Come quello, ad esempio, che per scrivere "Cento anni di solitudine", "Gabo" entro' in una sorta di trance, "non alzandosi, come disse lui stesso, dalla sedia per 18 mesi". 

La realta' dell'archivio dimostra che Garcia Marquez compose la saga della famiglia Buendia mandando in giro capitoli e pubblicandone estratti e aggiornando poi il testo a seconda delle reazioni: un po' come faceva Charles Dickens

E come altri scrittori famosi, in pubblico anche Garcia Marquez affermava di non curarsi troppo delle critiche. Gli archivi contengono invece una serie di taccuini che raccolgono meticolosamente, e in alcuni casi reagiscono, alle recensioni del suo lavoro in molte lingue diverse. 

 L'archivio e' stato venduto dagli eredi dello scrittore: comprende anche due macchine da scrivere Smith Corona e cinque computer Apple. Inclusi nel fondo Garcia Marquez, che non teneva copie delle sue, sono anche 2.000 lettere ricevute da grandi firme come Graham Greene, Milan Kundera, Gunter Grass, Julio Cortazar e Carlos Fuentes. Poco dei rapporti con Fidel Castro e altri leader politici: "Mio padre - aveva spiegato all'epoca della vendita il figlio Rodrigo Garcia - preferiva condurre questi affari a voce: di persona o per telefono".

Fonte: Alessandra Baldini per ANSA

13/12/17

800.000 visitatori per il "Blog di Fabrizio Falconi" !







Continua questa bella avventura insieme.  

Vorrei ringraziarvi per aver tagliato il simbolico e significativo traguardo degli 800.000 visitatori per il nostro Blog. 

Questo spazio è diventato, oltre a una vetrina di aggiornamento di attività personali - i libri certo, ma anche le passeggiate romane, le curiosità romane -  una finestra sul mondo della cultura, con notizie di attualità e aggiornamenti di interesse comune.

Grazie per le vostre letture.