13/05/12

La poesia della domenica - 'Blanchisseuse' di Fabrizio Falconi




Blanchisseuse 

Era di luglio era d'agosto
eravamo tristi
ero triste perché mia madre era morta.
Ma non smettevamo
di baciarci
ed eri la donna
che sei tu ora,
capelli d'ambra pelle bianca
nel buio di qualche casa
d'estate al respiro
dei tamarindi
e del mare.
Non smettevi di baciarmi
e sapevamo entrambi
che era una cosa molto seria.
La nostra intima tristezza
nutrita dal profumo
del mare
e del tamarindo
si trasformava in pianto
e il pianto in bianco.
Un bianco estivo di futuro e di pianto.


Fabrizio Falconi © (tratto da Il respiro di Oggi, 2009) - riproduzione riservata.

10/05/12

Gli obelischi di Roma - 8.Obelisco Minerveo.



Nel nostro excursus attraverso gli Obelischi egizi romani (nell'ordine nel quale furono rieretti)- qui le precedenti puntate - tocca oggi a quello forse più caratteristico, detto anche popolarmente il pulcino, il più piccolo, quello che si trova oggi nella piazza antistante la splendida Basilica di Santa Maria Sopra Minerva.


8. Obelisco minerveo 

anno di rierezione: 1667 
– m. 3,47 - 12.68 (completo di basamento) 

Innalzato dal faraone Uahibre o Hopra (come è chiamato nella Bibbia) o Apries (nei testi greci) o Ouaphre, della XXIV dinastia, successo al fratello Psammetico II nel 588 a.C. nella città di Sais. 

Trasportato da ignoto a Roma per adornare il tempio di Iside e Osiride (pendant di quello trasferito a Urbino). 
Abbattuto in circostanze ignote. Ritrovato nella cosiddetta zona della Minerva Vecchia (nel convento della Minerva dalla parte dell’attuale Via del Seminario, sorto sulle ‘ruine’ di un tempio doppiamente dedicato alla Sapienza, prima l’egiziana Iside e poi la romana Minerva) intorno al 1650, sotto Alessandro VII

Lo stesso papa ne ordina l’erezione affidandone l’opera a due architetti: Gian Lorenzo Bernini come architetto, e il gesuita padre Paglia come direttore dei lavori. 

L’elefante come elemento del basamento viene imposto dallo stesso Alessandro VII, accettato dal Bernini e scolpito da Ettore Ferrata. 

Disputa tra Bernini e Paglia sul sostegno sotto la pancia dell’elefante, coperto dalla gualdrappa ideata dal Bernini, e voluta da Paglia di questa lunghezza. 

L’iscrizione voluta da Alessandro VI è una risposta ironica all’arroganza di Luigi XIV, che per vendicare un supposto complotto del papa contro l’ambasciatore francese a Roma, marchese di Crèqui, aveva umiliato Alessandro VI con la famosa ‘piramide’ nella quale il papa si inchinava al potere francese, vicino Palazzo Farnese, poi abbattuta nel 1668.


(Chi vuole può approfondire queste notizie. 

Quel che a noi interessa in questa sede, è sottolineare come in pieno '600, era questo lo Spirito della Roma Cristiana: collegare simboli dell'antica sapienza egizia ai 'nuovi' emblemi cristiani. 

Il fautore: Athanasius Kircher. In questa opera confluiscono: 

- Un simbolo animale esotico, il simbolo dell'Elefante. il 6 giugno 1655 a Roma era stato condotto un elefante, uno dei primi mai visti. Fu esposta, la povera bestia, a Monte Brianzo, dove le cronache riferiscono che si pagava 'un giulio' per l'ingresso. Era un elefante femmina. Che destò enorme impressione nella popolazione di Roma. Al momento di scegliere un simbolo di sapienza, Alessandro VII scelse l'elefante (sotto consiglio dello stesso Kircher), del quale esisteva finalmente un modello in carne ed ossa. - un reperto egiziano. L'obelisco. Per decifrare i misteriosi segni, subito dopo il ritrovamento, fu chiamato Kircher, l'unico esperto di letteratura arcana, come egli stesso si definiva. Anche in questo caso, Kircher interpretò i geroglifici a modo suo, senza azzeccarne una. Ma, come vedremo meglio Kircher aveva scoperto due cose fondamentali: la stretta relazione tra l'alfabeto copto e i geroglifici (intuizione che servì a Champollion), e il 'meccanismo logico' dei geroglifici, al punto tale che - come vedremo - egli era in grado di 'disegnare' con precisione le parti mancanti degli obelischi che venivano alla luce - azzeccandoci sempre. - i simboli cristiani.  
In questo caso la Croce sulla sommità dell'obelisco. 

Con le famose iscrizioni poste sulla base del monumento: 

VETEREM OBELISCUM | PALLADIS AEGYPTIAE | E TELLURE ERUCTUM | DIVINAE SAPIENTIAE | ALEXANDER VII DEDICAVIT | ANNO SAL: MDCLXVII 

Questo antico Obelisco, monumento della Pallade Egiziana, scavato dalla terra ed eretto nella piazza già di Minerva, e ora della madre di Dio, Alessandro VII dedicò alla divina Sapienza nell'anno della cristiana salvezza 1667. 

SAPIENTIS AEGYPTI | INSCULPTAS OBELISCO FIGURAS | AB ELEPHANTO | BELLURAM FORTISSIMA | GESTARI QUISQUIS HIC VIDES | DOCUMENTUM INTELLIGE | ROBUSTAE MENTIS ESSE | SOLIDAM SAPIENTIAM SUSTINERE 

Chiunque tu sia che vedi nell'obelisco le figure scolpite dal sapiente Egitto sostenute dall'elefante, il più forte degli animali, sappi che è proprio di una robusta mente alimentare una solida sapienza. 

Egitto, esoterismo (la zona della Minerva, da sempre 'pozzo' di significati esoterici, prima egizi, poi legati al culto di minerva), studio delle profondità, magico accordo unitario dei simboli. Kircher era tutto questo.)

08/05/12

Tiziano Terzani e i suoi 6.000 libri donati a Venezia.



La biblioteca personale di TizianoTerzani entra a far parte dei fondi di prestigio della Fondazione Cini di Venezia: la donazione viene dalla moglie, Angela Terzani Staude. L'atto di donazione e' stato firmato oggi a Venezia. A fine mese il primo nucleo dei 6.000 libri appartenuti allo scrittore e viaggiatore fiorentino partiranno da casa Terzani per l'ultimo viaggio verso l'Isola di San Giorgio Maggiore.

La biblioteca di Terzani comprende volumi di storia, di storia della cultura dei paesi orientali, di arte e molti reportage di viaggiatori occidentali: un'ampia panoramica di quanto prodotto da occidentali in viaggio nell'Oriente vasto che va dalle repubbliche ex sovietiche a Giappone, Cina, India, penisola indocinese.

 "I volumi che Tiziano ha raccolto nell'arco della sua vita - afferma Angela Terzani Staude - erano tutto per lui, perche' i libri non si limitava a comprarli, ma li recuperava dagli antiquari, ai mercati di ogni villaggio. Li cercava e li custodiva con cura: dietro ogni titolo c'e' una storia". 

 "Mi ha sempre detto che dopo la sua morte avrei potuto lasciarli a chi volevo, ma avrei dovuto mantenerli tutti insieme - prosegue - quando ho visto la biblioteca della nuova manica lunga ho capito che la Fondazione Cini era il posto giusto per accoglierli".

Il patrimonio librario di Terzani andra' ad inaugurare il nuovo Centro Studi di Civilta' e Spiritualita' Comparate dellaFondazione dell'Isola di San Giorgio, il quale aprira' le sue attivita' il 31 maggio e 1 giugno prossimi con il convegno internazionale 'Tiziano Terzani: ritratto di un connaisseur'.

Cinque le sessioni, dedicate alle fasi lavorative e di vita di Terzani: scrittore, giornalista, esploratore, spiritualista, idealista. Il Centro si configurera' come la naturale evoluzione del preesistente Istituto 'Venezia e l'Oriente', che era stato istituito nel 1958 per promuovere lo studio delle civilta' dell'India e dell'Estremo-Oriente; il nuovo Centro Studi si caratterizzera' per l'approccio comparativo e interculturale, la prospettiva si allarghera' alle piu' importanti tradizioni spirituali del mondo, non solo orientali.

fonte ANSA

06/05/12

La poesia della domenica - "A te si giunge solo attraverso di te" di Pedro Salinas.



A te si giunge solo attraverso di te

A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.

Io certo so dove sono,
la mia città, la strada,
il nome con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato con te.
Lì mi hai portato tu.

Come
potevo imparare il cammino
se non guardavo altro
che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine l'istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci oltre a te
offerta, che mi guardavi?

Ma ora,
quale esilio,
che assenza essere dove si è!
Aspetto, passano treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!

E finchè tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.
Perchè so che là dove sono stato
nè ali, nè ruote, nè vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perchè so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso di te

Pedro Salinas (Madrid, 27 novembre 1891 – Boston, 4 dicembre 1951)


A ti sólo se llega

A ti sólo se llega
por ti. Te espero.

Yo sí que sé dónde estoy,
mi ciudad, la calle, el nombre
por el que todos me llaman.
Pero no sé dónde estuve
contigo.
Allí me llevaste tú.

¿Como
iba a aprender el camino
si yo no miraba a nada
más que a ti,
si el camino era tu andar,
y el final
fue cuando tú te paraste?
¿Que más podía haber ya
que tú ofrecida, mirándome?

Pero ahora,
¡qué desterrado, qué ausente
es estar donde uno está!
Espero, pasan los trenes,
los azares, las miradas.
Me llevarían adonde
nunca he estado. Pero yo
no quiero los cielos nuevos.
Yo quiero estar donde estuve.
Contigo, volver.
¡Qué novedad tan immensa
eso, volver otra vez,
repetir lo nunca igual
de aquel asombro infinito!

Y mientras no vengas tú
yo me quedaré en la orilla
de los vuelos, de los sueños,
de las estelas, inmovíl.
Porque sé que adonde estuve
ni alas, ni ruedas, ni velas
llevan.
Todas van extraviadas.
Porque sé que adonde estuve
sólo
se va contigo, por ti.

05/05/12

Raimon Panikkar e il senso della vita.


Pensare di poter sistemare e risolvere tutto è un errore. Il mistero della vita è che il male esiste, che le tensioni non possono essere soppresse e che noi ci siamo dentro; che si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta. Bisogna accettare la condizione umana, sapere che un certo dubitare non si oppone alla fede; sapere che il senso di contingenza è necessario alla nostra vita. Devo rendermi conto che sono una parte di questa realtà e che non spetta a me controllarla; scoprire il senso della vita nella gioia, nella sofferenza, nelle passioni; invece di lamentare la difficoltà del vivere, rimandando ad un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita, trovare questo senso in ogni istante.

Raimon Panikkar (Barcellona 3.11.1918 - Tavertet 26.8.2010)

04/05/12

Gli obelischi di Roma - 7.Obelisco Agonale.



Settima puntata (nell'ordine in cui furono rieretti) del nostro excursus sui 13 obelischi egizi esistenti a Roma. (Qui le precedenti puntate). E' oggi la volta del celebre e celebrato monolite che troneggia al centro di Piazza Navona, l'obelisco dei Pamphilj o Obelisco Agonale. 


7. Obelisco domiziano in Piazza Navona o Agonale 

Rieretto nel 1651 
altezza - m.16,53 (solo il fusto. Con basamento circa m.30) 

Geroglifici estesi. 

Provenienza egizia sconosciuta. 

Innalzato dall'imperatore Domiziano ( 81-96 d.C.) come ornamento centrale dell’Iseum et Serapeum, il tempio dedicato alle due divinità egizie costruito a Roma nella seconda metà del I sec. d.c. nella zona attuale del Rione Pigna. 

Geroglifici fatti scolpire a Roma dallo stesso Domiziano, in onore dello stesso imperatore, definito Signore delle due terre

Spostato nel grande circo a lui (massenzio) dedicato ( a poca distanza dalla tomba di Cecilia Metella, sulla via Appia ) nel 309 dall’imperatore Massenzio per eternare la memoria del figlio Romolo morto a nove anni. 

Abbattuto forse dal Re dei Goti Vitige nel 535 o da Totila nel 547. Rimasto nella memoria orale e negli scritti, viene ritrovato e dissepolto in cinque pezzi sotto Innocenzo X (Pamphilj) nell’aprile del 1647

Trasportato in Piazza Navona l’anno seguente (l’obelisco torna in un luogo domiziano, per straordinaria coincidenza visto che i geroglifici sull’obelisco, di epoca romana, che indicavano la dedicazione all'imperatore Domiziano, non erano stati ancora decifrati ), viene eretto (su probabile decisione di P. Athanasius Kircher), al centro della fontana dei fiumi del Bernini nell’agosto del 1649. Nel novembre dello stesso anno viene sovrapposta la colomba di bronzo (alta m.1,70) simbolo di pace e della famiglia Pamphilj.






03/05/12

'Prima di Andare', 1983.




Era molto tempo fa.

Nel 1983 l'occasione di un esordio importante per me che davvero ero molto molto giovane.  Dell'occasione devo ancora oggi ringraziare Maria Cristina Beccattelli, che insieme a un ristretto gruppo di amici, sognatori, realizzò il progetto dell'Editoriale Sette, a Firenze. 

La nuova casa editrice esordì proprio quell'anno con due collane - Racconti per una notte e Poesie per una notte -  e una originale proposta di distribuzione, oltre che nelle librerie, nelle catene alberghiere italiane,  presso le quali i libri venivano offerti come cadeau in segno di ospitalità. 

Il catalogo fu subito di alta qualità, con proposte raffinate:  Elin Pelin, Restif de la Bretonne,  Yuri Tynjanov...

La collana dei Racconti per una notte era diretta da Milena Milani (qui sotto nella celebre foto di Gianni Berengo Gardin, a Venezia durante la Biennale del 1968 insieme a Giuseppe Ungaretti).

Il privilegio fu per me di far parte, come autore, di quella ristretta schiera di autori scelti per aprire una nuova avventura editoriale.

Erano altri tempi: tempi nei quali, forse, il coraggio e la passione (e perfino l'incoscienza), l'amore per la parola scritta, in questo Paese, erano in grado di sovvertire le regole non scritte dell'editoria e della distribuzione e di compiere piccoli miracoli come questo.  




01/05/12

Simone Weil e il Lavoro.



Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto. 


Simone Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943)

Gli Obelischi di Roma - 6. Obelisco Flaminio.



Sesta puntata della serie che dedichiamo ai 13 obelischi romani (qui le puntate precedenti).

E' oggi la volta di uno dei più celebri e dalla più augusta storia.

6. Obelisco Flaminio 

Rieretto nel 1589 
altezza:  m.23,91 
Estesi geroglifici 

Cavato dai monti di Assuan dal faraone Seti I (1304 a.c., secondo faraone della XIXa dinastia ). Impresa portata poi a termine da Ramesse II (suo figlio), che lo erige a Heliopolis. 

Dopo aver conquistato l’Egitto, Augusto imperatore lo fa trasportare a Roma nel 10 a.C. collocandolo nella spina centrale del Circo Massimo (conservandone la dedica al Sole – soli donum dedit), ornandone la cima con un globo dorato.

Abbattuto dai Goti condotti da Re Totila nel 547 d.C. 

Ricordato come memoria nei Mirabilia, e nel libro di Fulvio (1527). Sisto V decide lo scavo nel febbraio 1587, portato a termine da Matteo da Castello. 

Recuperato quindi in situ nel Circo Massimo in pezzi e scantonato nei lati (operazione effettuata dagli stessi Goti per renderne impossibile la riedificazione). 

Eretto da Domenico Fontana nell’attuale Piazza del Popolo e consacrato il 25 marzo 1589.



27/04/12

Saint-Exupery: scoperto abbozzo inedito del "Piccolo Principe". All'asta il 16 maggio.



Un abbozzo sconosciuto di "IlPiccolo Principe", il capolavoro dello scrittore-aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry (1900 -1944), sara' venduto dalla casa d'asteArtcurial a Parigi il 16 maggio.

Il manoscritto, custodito gelosamente da un collezionista privato che intende restare anonimo, e' stimato tra i 40.000 e i 50.000 euro, sei volte il prezzo di una singola pagina autografa del romanziere.

Si tratta di due pagine autografe inedite, che furono stese da Saint-Exupéry nel 1941, due anni prima della pubblicazione dell'edizione originale del racconto, e probabilmente sono anteriori anche al dattiloscritto conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia.

Le pagine manoscritte, vergate con una grafia minuta e difficile da leggere, fanno riferimento ad una bozza dei capitoli XVII e XIX, in cui il Piccolo Principe, dopo avere percorso sei pianeti, arriva sulla Terra, il settimo pianeta.

"I passaggi di questi capitoli sono perfettamente riconoscibili anche se sono formulati diversamente da come li conosciamo nella versione a stampa e anche l'ordine e' stato invertito, ma soprattutto presentano alcune significative varianti", ha spiegato Olivier Devers, esperto di Artcurial, che con Benoit Puttemans ha fatto la scoperta.

Ma non questo non e' l'unico cimelio legato a Saint-Exupery che va all'asta a Parigi.

L'11 maggio la casa Christie's mettera' in vendita sei lettere dello scrittore indirizzate a Lucie-Marie Decour, dove racconta il suo debutto da pilota e la sua vita in Argentina. Vendute separatamente, sono stimate tra 10.000 e 22.000 euro.



25/04/12

25 aprile - Liberazione: "Tancia", un magnifico docu-film di Vittorio Ferrara



Oggi, 25 aprile, vorrei segnalarvi questo bellissimo film realizzato da Vittorio Ferrara (e scaricabile qui) che ripercorre un episodio meno conosciuto della storia della Resistenza Italiana, e che merita davvero di essere visto.

Il 7 aprile 1944 reparti nazisti e fascisti assediano il monte Tancia, in provincia di Rieti.

La brigata partigiana D'Ercole-Stalin resiste in cima alla collina dell'Arcucciola per ore prima di ritirarsi. 

Perderanno la vita sette partigiani e centinaia di nazifascisti. A sera, non contenti del magro risultato ottenuto e umiliati dall'alto numero di perdite subite, i nazifascisti trucideranno decine di anziani, donne e bambini della zona.

Questo docu-film e' il racconto di quella battaglia e di quell' eccidio rimasti senza memoria per più di sessant'anni.


24/04/12

La conseguenza del bene. E il male.




Qualche giorno fa, durante una bella conversazione, un caro amico (e poeta), Fabrizio Centofanti mi ha detto che un sacerdote - come è lui - "trascorre la metà del tempo della sua giornata a rispondere a domande (dei fedeli)  come queste: perché esiste il male nel mondo; perché c'è tanta gente che è dedita al male; e a cosa serve il male, e chi lo manda, se è Dio o cosa." 

Mi ha fatto pensare. 

Il nodo del male è quello intorno al quale ci interroghiamo sempre, senza venir mai a capo: mette a nudo ogni dubbio, ogni certezza. 

Quel che penso è che c'è una ragione abbastanza semplice per la quale per gli uomini sembra molto più semplice inclinar-si verso il male (nelle sue più diverse gradazioni, dai mali più veniali a quelli più violenti) anziché verso il bene. 

La ragione è nella conseguenza dei comportamenti. 

Dal male - da chi compie il male - non ci si aspetta infatti di essere conseguente:  chi commette il male, anzi, sa già in partenza che quel che ci si aspetta da lui sarà che egli smetta di compierlo. 

Il male ha come conseguenza che ci si attende un atteggiamento contrario: un ravvedimento, un pentimento, una riparazione.   E' un elemento archetipico delle comunità umane.   Che oggi raggiunge forme paradossali e tragico-surreali quando per esempio a qualcuno che ha appena compiuto un omicidio, o una malefatta qualsiasi arriva puntuale l'insulsa domanda di qualche interlocutore:  "è pentito?" "Si è pentito".  

E alla vittima: "lo perdonerà ?"  "Perdonerà?"

Quasi il pentimento e il perdono fossero procedimenti automatici come il gorgogliare delle fiches nella vaschetta di una slot machine dopo che si è azionata la leva. 

Chi fa il male dunque, sa che non deve promettere niente. 

Anzi, se smentirà quel che ha fatto, se contraddirà il male compiuto, riceverà probabilmente un coro di plauso e ognuno gli dirà bravo (ammesso che si sia capaci di perdonare veramente). 

Al bene invece, al contrario, si chiede, anzi si pretende, di essere conseguente. 

Avete mai provato ad osservare cosa accade quando ponete in essere nei confronti di qualcuno un atto realmente gratuito, buono, non dovuto ? 

La persona che riceve il vostro gesto da quel momento si attende qualcosa da voi: più esattamente si aspetta che i vostri comportamenti siano conseguenti (coerenti) con quel gesto.

E sarà, come è ovvio, anche molto lesta a giudicare nel caso che l'annunciato bene non sia conseguente con i vostri comportamenti futuri.

Al bene si chiede sempre di essere conseguente perché il bene comporta responsabilità - al contrario del male che non ne comporta alcuna perché "c'è sempre un alibi, c'è sempre una scusa, c'è sempre un motivo per cui si è fatto il male." 

Il bene invece, il bene vero, non ha motivo. E' - appunto - gratuito, è pura gratuità. 

Per questo è così difficile compiere il bene. Per questo gli uomini, se possono scegliere, inclinano se stessi verso il semplice (arendtianamente banale) male.  Perché il male è facile, e non comporta impegno, non comporta nessuna responsabilità - se non quella della legge penale degli uomini - nessuna irrevocabilità. 

C'è sempre un tempo per redimersi, un tempo per pentirsi, un tempo per perdonare.

Il bene invece, non ha tempo.  Il bene è una linea diretta e il cuore degli uomini ha paura di attraversarla, come un highliner sospeso ad alta quota sulla sua linea di nylon:  sempre con la paura di cadere, e di non essere all'altezza.

Fabrizio Falconi

Gabriel Garcia Marquez presenta "Cent'anni di Solitudine" in indio.



E' stato lo stesso Gabriel GarciaMarquez, a 85 anni appena compiuti, a scrivere un prologo per l'edizione del suo libro piu' famoso, 'Cent'anni di solitudine', in lingua indigena colombiana.

Il quotidiano El Heraldo di Barranquilla ha pubblicato oggi alcuni brani del testo scritto dal premio Nobel colombiano come introduzione all'edizione in lingua Wayuunaiki, tradotto dagli stessi indios Wayuu, un'etnia che vive in una sierra montuosa all'estremo nord della Colombia, nella provincia di La Guajira.

Nel celeberrimo libro, che lancio' il cosiddetto ''realismo fantastico'' sudamericano, appaiono due personaggi dell'etnia Wayuu, Visitacion e Cataure, che portano la peste dell'insonnia. 

''Vedendo il testo dell'esemplare di Cent'anni di solitudine tradotto in lingua Wayuu, mi sono sentito come il Grande Parolaio, capace di esprimere la forza di questa razza di uomini caldi e sempre impetuosi - scrive 'Gabo' - Il ricordo costante della provincia di La Guajira mi riporta allo sguardo dei miei nonni, di mia madre, dei miei fratelli, degli zii e dei cugini, pieno dei ricordi di questa terra e di questi popoli ribelli, che ha nutrito la mia anima di viaggiatore indomito''.

fonte ANSA

23/04/12

Gli Obelischi di Roma - 5. Obelisco Lateranense.



Eccoci arrivati al principe degli Obelischi romani. Per splendore e dimensioni l'Obelisco Lateranense è infatti il più giustamente famoso tra i 13 autentici egizi presenti a Roma, dei quali ci stiamo occupando (qui le precedenti puntate). 

Ma anche le vicende storiche ad esso collegate sono davvero importanti e ne fanno uno dei manufatti umani in assoluto più antichi presenti sul suolo di Roma.

Ecco la scheda. 

5. Obelisco Lateranense. 

rieretto nel 1588 

altezza:  m. 32,1 -  m.45,7 (con basamento ) 

Estesi Geroglifici. 

Cavato dalle montagne di Assuan dal faraone Tutmes III (1479–1426 a.C.). 

Rimasto a Tebe in attesa di innalzamento al quale provvide Tutmes IV che vi scolpì il nome proprio e quello del nonno.

Dopo più di un millennio, prima Augusto pensa di portarlo a Roma, poi trecento anni dopo, Costantino (306-337) vuole trasportarlo da Tebe a Costantinopoli, ma entrambi desistono per l’impegno ritenuto gravoso ai limiti dell'impossibile. 

Il figlio di Costantino, Costanzo II (317-361) realizza l’impresa, dopo aver visitato Roma, ed essere rimasto colpito dalle imprese di Augusto per gli obelischi, specie quello del Circo Massimo.

Eretto sulla spina del circo medesimo (Massimo) intorno al 360. 

Resiste in piedi soltanto meno di due secoli fino al probabile abbattimento da parte del re dei Goti Totila e delle sue truppe nel 547

La leggenda della sua originaria ubicazione resiste nei secoli, nonostante sia scomparso. 

Viene recuperato da Matteo Bartolani di Città di Castello nel 1587 a quattro metri e mezzo di profondità, rotto in tre pezzi. 

Trascinato fino al Colle Lateranense con immani lavori di trasporto, viene collocato in quella posizione per essere a vista con la Basilica di Santa Maria Maggiore, in linea con il suo gemello Esquilino.

E qui viene eretto da Domenico Fontana con lavori che si protraggono per più di un mese, dal 6 luglio al 10 agosto 1588.


22/04/12

La Poesia della Domenica - 'La sera si fa sera' di Franco Fortini.




La sera si fa sera

Tu non avrai compagni.
Ed allora verrà
La faina da te
Per metterti paura.
Ma non prendere paura,
Prendila per sorella.
La faina conosce
E l'ordine dei fiumi
E i fondali dei guadi
E ti farà passare
Senza che tu t'anneghi
E poi ti condurrà
Fino alle fonti fredde
Perché tu ti rinfreschi
Dai polsi fino ai gomiti
Dei brividi di morte.

Anche comparirà
Davanti a te il lupo
Per metterti paura.
Ma non prender paura
Prendilo per fratello
Perché il lupo conosce
E l'ordine dei boschi
E il senso dei sentieri
E ti accompagnerà
Per la via più leggera
Verso un alto giardino
Dove la luce è quieta.
Il tuo posto è laggiù,
Dove vivere è bello
Dov'è il campo di dalie
La collina dei giuochi.
E laggiù c'è il tuo cuore.


Franco Fortini, Poesie scelte 1938-1973, V. Mengaldo cur., Oscar Mondadori

21/04/12

Il relativismo contemporaneo filosofia inevitabile e virtuosa - Dario Antiseri sul "Corriere della Sera".




Vi riporto questo interessante articolo comparso ieri sul Corriere della Sera a firma Dario Antiseri, nelle pagine della cultura. 


«Non esiste un principio etico razionale che valga più di altri» «Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste nessuna autorità umana e chiunque tenti di fare il magistrato viene travolto dalle risate degli dèi». È questo il messaggio epistemologico di Albert Einstein. 

Lo stesso di quello di Karl Popper: «Tutta la nostra conoscenza rimane fallibile, congetturale. Il vecchio ideale scientifico dell' episteme - della conoscenza assolutamente certa, dimostrabile - si è rivelato un idolo. 

L'esigenza dell'oggettività scientifica rende ineluttabile che ogni asserzione della scienza rimanga necessariamente e per sempre allo stato di tentativo. Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta della verità». Tutta la ricerca scientifica, in qualsiasi ambito essa venga praticata - in fisica e in economia, in biologia e in storiografia, in chimica come nella critica testuale - si risolve in tentativi di soluzione di problemi, tramite la proposta di ipotesi o teorie da sottoporre ai più severi controlli al fine di vedere se esse sono false. 

Cerchiamo, insomma, di falsificare, dimostrare false le nostre congetture per sostituirle, se ci riusciamo, con teorie migliori, vale a dire più ricche di contenuto esplicativo e previsivo. Ciò nella consapevolezza che, per motivi logici, non ci è possibile dimostrare vera, assolutamente vera, nessuna teoria: anche la teoria meglio consolidata resta sempre sotto assedio. La realtà è che evitare l'errore è un ideale meschino; se ci confrontiamo con problemi difficili è facile che sbaglieremo; conseguentemente, razionale non è un uomo che voglia avere ragione, ma è piuttosto un uomo che vuole imparare: imparare dai propri errori e da quelli altrui. 

Ancora Popper: l'errore commesso, individuato ed eliminato è il debole segnale rosso che ci permette di venir fuori dalla caverna della nostra ignoranza. Dunque, nello sviluppo della ricerca scientifica, non ogni teoria vale l'altra e, di volta in volta, accettiamo quella teoria che ha meglio resistito agli assalti della critica. Il fallibilismo, in breve, è la via aurea che, in ambito scientifico, consente di evitare sia il dogmatismo sia l'arbitrio soggettivistico. 

Ora, la storia delle vicende umane, come anche la realtà dei nostri giorni, ci mostra una Terra inzuppata di sangue versato in nome di concezioni etiche legate a differenti prospettive filosofiche e religiose. Partendo dall'esperienza, ripete Max Weber con John Stuart Mill, si giunge al politeismo dei valori. E con ciò siamo nel mezzo delle questioni connesse al relativismo etico. Certo, è falso sostenere che tutte le etiche sono uguali. «Ama il prossimo tuo come te stesso» è un principio ben diverso da quello dove si grida «occhio per occhio dente per dente», o da quello leninista per cui «la morale è in tutto e per tutto soggetta agli interessi della lotta di classe del proletariato», talché «non bisogna accarezzare la testa di nessuno: potrebbero morderti la mano. Bisogna colpirli sulla testa senza pietà». 

continua a leggere QUI

fonte Corriere della Sera.

in testa una tavola di Escher,  Encounter.

20/04/12

"George Harrison - Living in the material world" di Martin Scorsese - La recensione.



Ho visto ieri sera, "Living in the material World-George Harrison" il docu-film realizzato da Martin Scorsese sulla vita di George Harrison, uscito nell'ottobre scorso negli USA.

E' un'opera pregevolissima, che raccomando a tutti - non solo agli amanti dei Beatles e della musica in generale-  con l'unica avvertenza che consiglio di considerare,  e cioè che si tratta di un'opera molto lunga, della  durata complessiva di ben 3 ore e 38 minuti (sconsigliabile dunque l'ultimo spettacolo..!)

Si tratta comunque di un film splendido, tenuto in mano dalla saldissima regia di Martin Scorsese che ormai alle opere documentariste sul rock ha dedicato una parte rilevante della sua filmografia, da Woodstock (di cui curò, in modo misconosciuto il montaggio) a The Last Waltz a Shine a Light, del 2008, dedicato ai Rolling Stones. 

Splendido perché ricostruisce con materiali di archivio stupefacenti - e mai visti - gli anni d'oro del percorso creativo di Harrison insieme ai Beatles, gli anni della Swinging London, la crisi definitiva del gruppo, la carriera solista, ma soprattutto il percorso personale di ricerca interiore di quello che era certamente il più 'solitario'  e meditativo - il più attratto dal lato spirituale dell'esistenza - dei Fab Four

Lo fa, oltre che ripescando i materiali sonori e visivi dell'epoca (molti dei quali messi a disposizione dalla vedova di Harrison, concedendo molto spazio alle interviste dei testimoni, che raccontano il loro lato di George:  Paul McCartney e Ringo Starr,  Eric Clapton e George Martin, Yoko Ono e Terry Gilliam,  Phil Spector e Ravi Shankar, e via discorrendo..

Il quadro che si compone è quello di un'anima, più che una persona, che si trovò coinvolta in un fenomeno senza precedenti - quello della popolarità del quartetto di Liverpool che in meno di dieci anni riuscì a conquistare il mondo intero, cambiando per sempre la storia della musica contemporanea - e che però riuscì a non farsi sopraffare, cercando sempre di tendere a quel 'centro' , a quella ricerca intorno al senso dell'esistenza, per la quale si può dire di non essere vissuti invano. 

Un tributo colto e approfondito, umano e non distaccato, che non poteva lasciare indifferente un autore come Scorsese da sempre attratto dai temi spirituali . "Tutta la musica dell'ultimo Harrison funziona da supporto alla meditazione, come avviene nelle tradizioni orientali " ha raccontato Scorsese a Richard Schickel nel libro autobiografico "Considerazioni su me stesso e tutto il resto" uscito da poco per Bompiani. 

E dunque un vero atto 'meditativo' è anche la visione di questo film.

Fabrizio Falconi