06/11/20
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 13
05/11/20
Le strade del cuore di Gigi Proietti a Roma, la sua Roma.
Una città che e' tutto il mondo. Gigi Proietti, figlio della capitale e del teatro, a cui la città oggi ha tributato l'ultimo saluto, veva quel senso della romanità che mischia e rigenera, unisce e riassume tenendo insieme il verso piu' aulico e la battuta fulminante.
03/11/20
Libro del Giorno: "Le cose dell'amore" di Umberto Galimberti
Quando dico “ti amo” che cosa sto dicendo di preciso? E soprattutto, chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? Non c’è parola più equivoca di “amore” e più intrecciata a tutte quelle altre parole che, per la logica, sono la sua negazione.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo fatto esperienza che l’amore si nutre di novità, mistero e pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall’idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l’amore in un affetto privo di passione o nell’amarezza della disillusione.
Qui Freud ci pone una domanda: “Quanta felicità barattiamo in cambio della sicurezza?”.
Umberto Galimberti ci consegna un volume in cui l’acutezza del pensiero penetra i meandri del sentimento e del desiderio, registrando i mutamenti intervenuti nelle dinamiche dell’attrazione, nel patto con l’amato/a, nei percorsi del piacere (dall’onanismo alla perversione). Sullo sfondo si muove, come un fantasma, continuamente evocato e rimosso, quello che propriamente o impropriamente gli uomini non smettono di chiamare amore.
In 19 capitoletti di poche pagine - originariamente articoli apparsi su La Repubblica - densissime, la parola amore viene declinata con parole-corrispettivo, in un range che ne scandaglia ogni risvolto: Trascendenza; Sacralità; Sessualità; Perversione; Solitudine; Denaro; Desiderio; Idealizzazione; Seduzione; Pudore; Gelosia; Tradimento; Odio; Passione; Immedesimazione; Possesso; Matrimonio, Linguaggio; Folli
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)
02/11/20
E' morto Gigi Proietti - Perché è stato grande e lascia un vuoto non colmabile
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 11
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (11)
01/11/20
Poesia della Domenica - "Incontro" di Karen Blixen
Incontro
Ah, quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome –
quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto –
comincio a credere che tu sia solo un sogno
nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto –
– ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla –
ascoltare ancora il suono della tua voce –
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno
Tratto da:
Mondadori, 2001 (traduzione B.Berni)
31/10/20
Libro del Giorno: "Pazza d'amore" di Adèle Hugo
30/10/20
In regalo oggi con Il Corriere della Sera il testamento di Liliana Segre "Ho scelto la vita"
Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)
Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)
A 47 anni dunque, nel 1824, Juliette faceva ritorno a Roma, dove aveva molti amici.
28/10/20
Thom Yorke a Roma: " Sono ossessionato dalla musica"
Un legame tra musica, in forme sempre nuove e immagine e' da sempre al centro del lavoro di Thom Yorke, il leader dei Radiohead, che ha da poco debuttato anche come compositore di colonne sonore firmando le musiche di Suspiria di Luca Guadagnino.
27/10/20
Cosa fare quando tutto va male? La lezione di Keith Jarrett raccontata da Riccardo Luna
Juliette de Récamier, la Donna più bella di Francia (9)
Juliette de Récamier, la Donna più bella di Francia - 9
26/10/20
Il "Bacchino Malato" del Caravaggio alla Galleria Borghese di Roma, un capolavoro e la sua storia
Il cosiddetto "Bacchino Malato" è un autoritratto del grande pittore ed è anche il primo quadro che conosciamo di lui e il primo che dipinse a Roma, dove arrivò "senza recapito e senza provvedimento", anche se studi più recenti dicono che si appoggiò a conoscenti della famiglia della madre.
E' un quadro piccolo, di quelli fatti per vendere.
Caravaggio ebbe una vita turbolenta, con risse e ferimenti: il nome "Bacchino Malato" fu dato da Roberto Longhi (grande storico e critico d'arte, 1890-1970), e le labbra violacee, il colorito grigiastro, l'aria emaciata, fanno pensare che l'autore si sia ritratto, convalescente, dopo uno di questi episodi.
Fonte: "Entrate nei musei, vi farà sempre bene!" - Intervista a Francesca Cappelletti, nuovo direttore della Galleria Borghese di Roma, di Ambra Radaelli, D- Repubbblica, 17 ottobre 2020, p. 75
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)
Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)
23/10/20
Il "Leone della berlina" al Campidoglio: una statua romana dalla storia molto particolare
Il Leone che azzanna un cavallo è una scultura marmorea di età romana restaurata nel ’500 e che, dopo essere stata adottata come ornamento nel giardino del Museo Nuovo Capitolino, è oggi una delle opere più ammirate della esposizione permanente, al suo interno.
E ha una storia veramente
particolare. In epoca medievale, infatti, e per lunghi secoli si trovava semiinterrata
ai piedi del Palazzo Senatorio, posizione da cui fu spostata in seguito alla risistemazione
del Campidoglio di Michelangelo.
La statua, meravigliosa
opera di rappresentazione ferina che coglie in pieno dinamismo la scena di
caccia di un leone, era adibita a compiti veramente umilianti che ne accrebbero
la fama macabra.
Di fianco al leone, eretto, venivano lette infatti le sentenze di morte, e su di esso venivano esposti al pubblico ludibrio malfattori di ogni sorta: ladri, briganti, assassini, mercanti disonesti, debitori insolventi, truffatori, sedicenti maghi e alchimisti.
L’usanza
risaliva agli statuti romani del 1363 e generò il proverbiale detto, di “dar il culo al lione”, che si
applicava inesorabilmente a chi si metteva nei guai.
La statua è citata anche in
diversi passi della Vita anonima di
Cola di Rienzo, come quello relativo alla morte, avvenuta l’8 ottobre 1354,
quando, ormai abbandonato da tutti, il tribuno cercò per l’ultima volta di
arringare la folla, in Campidoglio. Ricevendone, in cambio il linciaggio.
Oggi nei giardinetti a sinistra della rampa capitolina si eleva una statua raffigurante Cola di Rienzo, eretta nel 1887 (opera dell’artista fiorentino Girolamo Masini) e che si pretendeva fosse stata apposta proprio nel punto esatto dove il tribuno cadde morto.
Si tratta però di un errore: Cola morì esattamente ai piedi del Palazzo Senatorio, proprio nel cosiddetto “loco del lione”, dove cioè si trovava il gruppo scultoreo del Leone che azzanna un cavallo, il luogo prescelto per dare pubblica lettura delle sentenze.
Anche la morte tragica di
Cola di Rienzo, dunque, che alla fine per tentare di sottrarsi al linciaggio si
era anche travestito da popolano, contribuì nel tempo ad accrescere la fama
sinistra della statua, che del resto già nella scena rappresentata metteva in
scena la morte, nel suo aspetto più violento.
Tratto da: Fabrizio Falconi, Roma segreta e misteriosa, Newton Compton Editore, 2015