29/10/17
Poesia della Domenica - Il Canto della Tenebra di Dino Campana.
Il canto della tenebra
La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare...
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno...
Pùm! mamma quell’omo lassù!
28/10/17
Richard Gere legge Calvino a New York ! - VIDEO.
Richard Gere onora Italo Calvino
e assume le vesti di 'Biagio' per leggere 'Il barone rampante'.
L'attore è stato il protagonista di un evento organizzato alla
Casa Italiana Zerilli Marimo' della New York University per
presentare la nuova traduzione in inglese a cura di Ann
Goldstein (famosa per le traduzioni di Elena Ferrante) del
celebre romanzo scritto da Calvino nel 1957 come secondo
capitolo della trilogia araldica 'I nostri antenati' e la cui
traduzione in inglese e' 'The Baron in the Trees'.
La storia e' ambientata nel Settecento ed e' narrata da Biagio,
fratello del protagonista, Cosimo Piovasco di Rondo'. Il giovane,
rampollo di una famiglia nobile ligure di Ombrosa, all'eta' di
dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un
piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di
casa per non scendervi piu' per il resto della vita.
"Buonasera" - ha salutato in italiano Gere il pubblico dopo
essere entrato accompagnato da Giovanna Calvino, figlia dello
scrittore e da Stefano Albertini, direttore dell'istituzione
culturale italiana.
Aggiunge poi che avrebbe voluto essere in grado di leggere in italiano, e che e' li per onorare Italo Calvino. Poi si immerge nella lettura.
Durante il dibattito, l'attore ha confessato di essersi imbattuto nel libro anni fa tramite un amico il quale stava scrivendo il copione per un film del regista francese Louis Malle e di esserne rimasto colpito.
"Questo libro - ha spiegato - e' pieno di generosita' di spirito". Poi in merito alla possibilita' di realizzarne un film inscena un siparietto in cui invoca la defunta moglie dello scrittore la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.
"Chichita - dice Gere sottolineando che ci prova ogni paio di anni - e' quasi li, dammi un'ultima possibilita'". E rivolgendosi alla platea, "Dite con me, per favore Chichita".
In chiusura il dibattito sul protagonista del romanzo che fugge dalla realta' si e' trasferito quasi naturalmente su argomenti politici e Gere non ha nascosto il suo disagio per l'attuale realta', quella in cui Donald Trump e' presidente degli Stati Uniti. "Dobbiamo lavorare per far si' che quest'uomo non venga rieletto" - ha detto senza mezzi termini.
Aggiunge poi che avrebbe voluto essere in grado di leggere in italiano, e che e' li per onorare Italo Calvino. Poi si immerge nella lettura.
Durante il dibattito, l'attore ha confessato di essersi imbattuto nel libro anni fa tramite un amico il quale stava scrivendo il copione per un film del regista francese Louis Malle e di esserne rimasto colpito.
"Questo libro - ha spiegato - e' pieno di generosita' di spirito". Poi in merito alla possibilita' di realizzarne un film inscena un siparietto in cui invoca la defunta moglie dello scrittore la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.
"Chichita - dice Gere sottolineando che ci prova ogni paio di anni - e' quasi li, dammi un'ultima possibilita'". E rivolgendosi alla platea, "Dite con me, per favore Chichita".
In chiusura il dibattito sul protagonista del romanzo che fugge dalla realta' si e' trasferito quasi naturalmente su argomenti politici e Gere non ha nascosto il suo disagio per l'attuale realta', quella in cui Donald Trump e' presidente degli Stati Uniti. "Dobbiamo lavorare per far si' che quest'uomo non venga rieletto" - ha detto senza mezzi termini.
Fonte: Gina Di Meo per Ansa
27/10/17
Grazie ai mecenati di Danimarca, riemergerà nella sua interezza lo spettacolare Foro di Cesare !
Il Foro di Cesare riemergera' nella
sua interezza entro il 2021.
Ad 'inaugurare' l'ultimo intervento
archeologico che sara' realizzato a Roma grazie al mecenatismo e'
la sindaca Virginia Raggi insieme alla regina di Danimarca,
Margrethe II.
La prima cittadina accompagna la monarca danese
sul luogo del futuro scavo, reso possibile grazie alla
Fondazione Carlsberg di Copenhagen che ha destinato
all'iniziativa 1,5 milioni.
Al tour tra i resti dell'antica Roma hanno preso parte anche l'ambasciatore di Danimarca a Roma Erik V.
Lorenzen e il sovrintendente capitolino ai Beni Culturali
Claudio Parisi Presicce che illustra gli step del progetto:
"Cominceremo con un saggio di scavo su circa 400 metri quadrati
e pensiamo che quest'area restituira' i resti del portico
orientale del Foro Cesare. Se sono ben conservati per poterlo
ricomporre, lo faremo e si continuera' lo scavo fino al tempio di
Venere Genitrice - prosegue -. Con questo intervento, che si
dovrebbe concludere nel 2021, si potra' recuperare il Foro di
Cesare nella sua interezza. Oggi un quinto e' ancora sommerso.
Speriamo anche che da questo scavo emergano anche altre tombe
dell'eta' del bronzo".
Per lo scavo finalizzato all'ampliamento del Foro proprio la
Sovrintendenza nel mese di marzo ha siglato una convenzione con
l'Accademia di Danimarca del valore di 1.500.000 di euro erogato
dalla Fondazione Carlsberg di Copenhagen.
"Essere qui oggi
significa qualcosa soprattutto per le persone interessate a fare
questo scavo - ha detto la regina Margrethe II -. Mi piace molto
l'archeologia, vedere come si viveva un tempo puo' insegnarci
come vivere oggi". "Desidero rivolgere un caro saluto alla
regina di Danimarca - le parole di Raggi -. Siamo felici di
accoglierla nel cuore della Capitale d'Italia, che custodisce un
patrimonio e una bellezza che l'hanno resa famosa nel mondo. Un
patrimonio culturale, immenso e inestimabile, verso cui lei
mostra tanto amore e attenzione. Voglio esprimere un sincero
ringraziamento per la generosita' e sensibilita'" dimostrata.
26/10/17
A Roma, la Grande Bellissima mostra antologica su Monet (fino all'11 febbraio 2018).
La mostra Monet, ospitata dal 19 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018 nella sede del Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma, propone al pubblico 60 opere del padre dell’Impressionismo prevenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, quelle stesse opere che l’artista conservava nella sua ultima, amatissima, dimora di Giverny e che il figlio Michel donò al Museo.
Il percorso espositivo rende conto, oltre che dell’evoluzione della carriera di Monet, anche delle sue molteplici sfaccettature, restituendo la ricchezza artistica della sua produzione. Dalle celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800 ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville - e delle sue tante dimore; dai ritratti dei figli alle tele dedicate ai fiori del suo giardino, fino alla modernissima resa dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, e poi alle monumentali Ninfee, che deflagrano nel pulviscolo violetto e nella nebbia radiosa.
Tra i capolavori in mostra: Portrait de Michel Monet bébé (1878), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londres. Le Parlement. Reflets sur la Tamise(1905).
Monet trasformò la pittura en plein air in rituale di vita e - tra la luce assoluta e la pioggia fitta, tra le minime variazioni atmosferiche e l’impero del sole - riuscì a tramutare i colori in tocchi purissimi di energia, riuscendo nelle sue tele a dissolvere l’unità razionale della natura in un flusso indistinto, effimero eppure abbagliante.
Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, la mostra Monet, curata da Marianne Mathieu, è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Regione Lazio ed è prodotta e organizzata da Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi.
BIGLIETTI
Intero € 15,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 13,00 (audioguida inclusa)
Date di apertura
dal 19 10 2017
al 11 02 2018
Orari:
Dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30
Venerdì e sabato 9.30 - 22.00
Domenica 9.30 - 20.30
(La biglietteria chiude un'ora prima)
Via di San Pietro in Carcere,
00186 Roma
T +39 06 678 0664
Per info e prenotazioni + 39 06 87 15 111
25/10/17
Quasi 6.000 Lettere autografe di Marcel Proust presto online !
Quasi seimila lettere di Marcel Proust saranno disponibili online. Digitalizzare e mettere online
gratuitamente quasi seimila lettere scritte o ricevute da Marcel
Proust, cioe' l'essenziale della sua corrispondenza, e' il progetto
delle universita' americana dell'Illinois e francese di Grenoble
Alpes, tra le altre.
La storia che lega l'autore di "A la
recherche du temps perdu" all'universita' del nord degli Stati
uniti passa per il lavoro di uno dei suoi professori, l'americano
Philip Kolb.
E' stato lui a pubblicare tutta la corrispondenza
nota e accessibile di Proust, 5.300 lettere divise in 21 volumi (!).
In seguito altre centinaia di lettere sono state ritrovate.
Gli
scambi epistolari dello scrittore francese erano in origine, in realtà molto piu'
numerosi, ma la maggior parte e' andata distrutta.
Kolb, morto nel
1992, la stimava in 20mila lettere.
L'universita' dell'Illinois ha gia' acquisito circa 1.200 lettere e
continua a comprarne, budget permettendo, hanno detto il
professor François Proulx e Caroline Szylowicz, bibliotecaria
incaricata del progetto.
L'universita' conta di iniziare nelle prossime settimane la
digitalizzazione delle missive di colui che e' considerato il piu'
grande scrittore francese del XX secolo.
Una prima tranche,
dedicata alla Prima guerra mondiale, sara' online attorno all'11
novembre 2018, centenario dell'armistizio.
Di salute fragile,
Marcel Proust non combatte', a differenza del fratello Robert, con
il quale intrattenne una fitta corrispondenza dal fronte.
23/10/17
Tornano dall'America preziosissimi reperti romani tra cui un pezzo del ponte di comando delle Navi di Caligola al Lago di Nemi !
"Gli Stati Uniti d'America hanno
restituito oggi all'Italia diversi beni archeologici provenienti
da scavi clandestini o frutto di furti avvenuti nel nostro Paese.
Grazie alla preziosa attivita' investigativa del Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e alla fattiva
collaborazione delle autorita' statunitensi, presto ritorneranno
in Italia il prezioso frammento della pavimentazione di una delle
navi di Caligola rinvenute nel lago di Nemi, due vasi a figure
rosse del V - IV secolo avanti Cristo e diversi reperti
numismatici, libri antichi e manoscritti. Tutti saranno
ricollocati nei luoghi di provenienza da dove l'attivita'
criminale li aveva sottratti".
Cosi' ha dichiarato il Ministro dei beni e delle attivita'
culturali e del turismo, Dario Franceschini, nel corso di una
conferenza stampa tenutasi al Consolato Generale d'Italia di New
York alla presenza di Karen Friedman Agnifilio, Capo Assistente
del Procuratore Distrettuale della Contea di New York, di Bridget
M. Rhoede, facente funzione del Procuratore degli Stati Uniti per
il distretto orientale di New York, di Anthony Scandiffio,
facente funzione del Vice Direttore della U.S. Immigration and
Customs Enforcement - Homeland Security Investigations e con la
partecipazione dell'Ambasciatore d'Italia negli Stati Uniti,
Armando Varricchi, e del Comandante dei Carabinieri per la Tutela
del Patrimonio Culturale, Fabrizio Parrulli.
Tra i reperti archeologici, monete,
libri e manoscritti restituiti si segnalano: un frammento in
marmo romano a mosaico con serpentino e porfido del II secolo
d.C., parte del ponte di comando di una delle due navi dacerimonia dell'Imperatore Caligola rinvenute nei fondali del lagodi Nemi durante una campagna di scavo archeologico condotta trail 1928 e il 1932.
Il reperto era custodito presso il Museo delle
Navi Romane da dove fu rubato nel secondo dopoguerra. È stato
individuato presso una collezione privata di una cittadina
italiana residente negli USA ed e' stato sequestrato dal
Procuratore Distrettuale di New York sulla base delle prove
fornite dal Comando Carabinieri TPC; un cratere apulo a figure
rosse, 360-350 a.C., attribuito all'artista Python, frutto di
scavi clandestini in Campania prima del 1985.
Le indagini hanno
dimostrato che il vaso era stato ricettato e illecitamente
esportato da un noto trafficante internazionale italiano, per
essere poi individuato presso il Metropolitan Museum di New York,
dove e' stato recuperato dal Procuratore Distrettuale di New York;
un'anfora attica a figure rosse, V secolo a.C., attribuita al
pittore di Charmides, provento di scavi clandestini in Puglia
prima del 1983.
Gli investigatori specializzati nelle ricerche
telematiche del Comando Carabinieri TPC lo hanno localizzato nel
2016 sul sito di una galleria d'arte di New York durante i
controlli del mercato online. Gli ulteriori accertamenti svolti
in Italia e negli Stati Uniti, in collaborazione con gli uffici
dell'HSI - ICE di New York e Roma, hanno consentito il sequestro
da parte dell'Ufficio del Procuratore Distrettuale degli Stati
Uniti per il Distretto Orientale di New York, quale bene
ricettato da un trafficante internazionale.
FONTE: http://www.askanews.it
20/10/17
Il Libro del Giorno: Roland Barthes: "Non si riesce mai a parlare di ciò che si ama."
Anche in un testo di poche pagine, Roland Barthes riesce a sorprenderci, ad andare così a fondo con la sua capacità di rivelare o svelare ciò che tutti i giorni è sotto i nostri occhi, ma si nasconde dietro mille simulazioni, abitudini, fisime e cecità personali.
Questo testo, presentato da Mimesis, ha un valore anche documentale assai rilevante: si tratta infatti dell'ultimo scritto in assoluto di Barthes, che lo stava preparando per un convegno - "Stendhal a Milano" - che si sarebbe tenuto nel capoluogo lombardo dal 19 al 23 marzo del 1980.
Un mese prima di quell'appuntamento, però, il 25 febbraio, Barthes viene investito in strada da un furgoncino. Dopo una lunga agonia morirà in ospedale il 26 marzo.
La prima pagina di questo testo dunque era stata dattiloscritta. La seconda fu ritrovata ancora inserita nella macchina per scrivere in quel giorno fatidico - 25 febbraio - il resto è stato ricostruito dagli appunti.
E già a partire dal titolo originale francese, questo testo esprime la sua genialità: il titolo infatti recita: "On échoue toujours à parler de ce qu'on aime", che ha un doppio possibile significato, dovuto al termine échoue che vuol dire letteralmente "arenarsi", "incagliarsi". Per questo la frase può significare sia "Non si riesce mai a parlare di ciò che si ama", sia "Si finisce sempre con il parlare di ciò che si ama", ma inteso nel senso di "arenarsi", "incagliarsi."
Al tema dell'amore, del parlare d'amore è dedicato dunque questo breve scritto in cui Barthes prende come spunto Stendhal e il suo viaggio in Italia, in particolare il soggiorno milanese, durante il quale lo scrittore francese rimase folgorato dalla bellezza della città italiana, già prospettando quello che poi avrebbe trovato nelle altre città della penisola.
Barthes analizza l'impossibilità di raccontare l'amore - e quindi anche l'impossibilità di Stendhal di raccontare l'amore per Milano, per la bellezza che vi vede - se non attraverso un "rimaneggiamento", "a cose fatte", attraverso un aprés-coup, uno scoppio ritardato.
Una tesi che ha molto a che fare con ciò che Barthes pensava sull'amore e che espresse nel suo testo più fortunato, Frammenti di un discorso amoroso.
L'Italia di Stendhal, scrive Barthes, è in effetti un fantasma. Come sempre o quasi sempre è un fantasma l'oggetto amoroso.
L'amore, la follia dell'innamorato, è una vacanza, una sospensione dal Dovere, è un luogo immateriale, un Paradiso, un luogo senza il Male, un Bene Sovrano. E' questo che rende impossibile descriverne l'effetto. O meglio il contenuto o la ragione dell'effetto. Si può solo dire: io sono inebriato, trasportato, colpito, ecc...
Ma poi vi è solo afasia. E' solo attraverso lo scoppio ritardato di un racconto, di un diario, di un romanzo - e Stendhal è maestro - che si può scendere nella definizione, nella espressione di un effetto. Stendhal lo farà anni più tardi quando scriverà La Chartreuse de Parme con la lunga introduzione descrittiva di Milano, con i francesi che vi fanno irruzione.
E' la menzogna romanzesca l'unica vera svolta della verità possibile, e l'espressione finalmente trionfante della sua (di Stendhal) passione per l'Italia. Una lezione che Barthes ha messo in pratica con la sua vita e la sua scrittura, mettendo sulla pagina - come nessun altro - i contenuti e le ragioni della passione amorosa.
Fabrizio Falconi
19/10/17
Archeologia: nuove eccezionali scoperte sulla Battaglia delle Egadi, del 241 a.C.
Nuove importanti scoperte sono
venute alla luce nell'area della "battaglia delle Egadi" che
concluse nel 241 avanti Cristo la prima guerra punica.
Nell'ambito di una campagna di ricerche, sono stati recuperati
numerosi relitti delle navi cartaginesi e romane che si
affrontarono con gravi perdite da una parte e dall'altra.
Le
fonti storiche parlano dell'affondamento di 80 navi e della
morte di centinaia di soldati. Alla fine dello scontro i romani
riuscirono a catturare 70 imbarcazioni nemiche e a fare quasi
diecimila prigionieri.
Le nuove ricerche sono state condotte dalla Soprintendenza
del mare, diretta da Sebastiano Tusa, e dalla Gue (Global
Underwater Explorer) con immersioni esplorative a una profondita'
tra i 70 e i 100 metri non solo nell'area che fu teatro della
celebre battaglia ma anche sulla probabile zona di ancoraggio
della flotta romana a ridosso dell'Isola di Levanzo.
I risultati della campagna, annunciati come eccezionali,
saranno presentati domani in Sovrintendenza.
18/10/17
Fabrizio Falconi parla de "Le rovine e l'ombra" a La Lettura del Tg5
Ecco l'intervista originale di Carlo Gallucci a Fabrizio Falconi su Le rovine e L'ombra, pubblicato da Castelvecchi editore in onda il 10/10/2017. Clicca sul link.
http://mdst.it/03v762931/
17/10/17
Eccezionale scoperta - Ritrovate nel Corno d'Africa le chiese più antiche.
Nel Corno d'Africa il cristianesimo
si è diffuso a partire dal IV secolo dopo Cristo, pochi
decenni dopo l'editto di Costantino che, nel 313 d.C., ha reso
libera la professione di fede. Una missione italo-eritrea ha
infatti trovati i resti di due chiese paleocristiane, risalenti
appunto alla seconda meta' del IV secolo.
Una scoperta che ha
suscitato interesse anche presso il Pontificio istituto di
Archeologia Cristiana che si e' recentemente unito al gruppo di
atenei gia' impegnati nella ricerca.
La ricostruzione delle due chiese e altri reperti saranno
esposti a novembre in una mostra al Museo Castiglioni di
Varese.
La missione archeologica italo - eritrea e' al lavoro
dal 2011 e ha gia' riportato alla luce l'antico porto di Adulis
in Eritrea sulle rive del Mar Rosso. Uno scalo marittimo
importante considerato che questa citta' metteva in comunicazione
l'Oceano Indiano con il Mar Mediterraneo, paragonabile quindi
alla via delle spezie o a quella della seta.
Scomparsa alla fine
del VII secolo d.C. sotto il limo di una catastrofica
inondazione causata dal crollo di uno sbarramento di un bacino
d'acqua esistente sui monti che sovrastano la citta', Adulis,
come Pompei, ha conservato sotto il fango costruzioni e detriti.
Gli scavi hanno riportato alla luce numerosi reperti, tra cui
monete, oggetti di tartaruga. "Ma in quella zona si potrebbe
cercare per altri 30 anni" ha detto Marco Castiglioni, che
gestisce il museo di Varese.
Per gennaio e febbraio e' infatti
prevista una nuova missione della equipe italo-eritrea, guidata
dai fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni (ricercatori,
archeologi, etnologi e cineasti), grazie alle cui donazioni e'
nato il museo a Varese, ed e' composta da archeologi
dell'Universita' Cattolica di Milano, dell'Universita' Orientale
di Napoli, ed e' affiancata dagli architetti del Politecnico di
Milano, incaricati del restauro dei monumenti portati alla luce
dagli scavi. Responsabile scientifica delle missioni e' la
Prof.ssa Serena Massa (Universita' Cattolica di Milano).
La mostra al Museo Castiglioni sara' aperta il 17 novembre. Il
punto forte sara' la ricostruzione delle due chiese, prendendo
spunto da quello che e' emerso dagli scavi. In esposizione anche
molti altri reperti, provenienti dal Corno d'Africa.
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16/10/17
Il Mistero del "Disco di Libarna" - un affascinante rebus svelato dagli scienziati.
E' stato svelato che cosa e' il
cosiddetto 'Disco di Libarna', oggetto risalente al I secolo
dopo Cristo.
Il reperto, unico in Europa, conservato al museo di Archeologia ligure, catalogato come peso, e' invece uno strumento
astronomico.
Scoperto anche il suo funzionamento. Il disco era
utilizzato per determinare il nord celeste e calcolare le
lunazioni.
Venne ritrovato durante gli scavi di Libarna, antica
citta' romana, a Serravalle Scrivia (Alessandria).
Il disco, di
pochi centimetri di diametro, presenta due facce differenti,
divise in settori e decorate. La faccia principale ha 13
lunette, l'altra 4 settori circolari che rappresentano le
stagioni a cui sono legate tre lunazioni e quattro anni solari
che, con il quinto della faccia opposta, rappresentano i cinque
anni del calendario di Coligny.
A scoprirne il funzionamento e'
stato il professor Guido Cossard, esperto di archeo-astronomia.
Il Disco di Libarna sara' presentato al Festival della scienza di
Genova il 27 ottobre e il 28 in una conferenza dedicata alla
Luna.
"Gli antichi da sempre si sono posti
il problema delle lunazioni - spiega Cossard - ma anche quello
di determinare il nord per poter costruire le citta' in armonia
con il cosmo. Per trovare questa armonia era necessario che
l'asse principale della citta', chiamato cardo, fosse parallelo
all'asse dell'universo. Ma come si poteva determinare la
direzione corretta? A partire dal sesto secolo avanti Cristo, i
cinesi utilizzavano uno strumento, il Pi, che consisteva in un
disco forato. I miei studi hanno potuto cosi' affermare, che il
Disco di Libarna poteva essere un vero strumento utilizzato in
astronomia, proprio come il Pi cinese".
Grazie alla
collaborazione con l'Osservatorio astronomico del Righi di
Genova, chiesta dalla direttrice del museo, e allo studio di
Cossard, e' stato stabilito l'utilizzo del disco.
"Durante l'allestimento degli spazi museali dedicati alle
citta' romane liguri - spiega la direttrice del museo Patrizia
Garibaldi - abbiamo posto la nostra attenzione su questo
misterioso disco di piombo che era stato catalogato come 'peso'.
Ipotesi che non ci convinceva per la forma e le particolari
incisioni, che facevano pensare a qualcosa legato
all'astronomia".
Da qui la richiesta di collaborazione
all'Osservatorio astronomico del Righi. "La nostra
interpretazione sul disco di Libarna - spiega il direttore
dell'Ossservatorio Walter Riva - e' che servisse per la
sincronizzazione del calendario solare a quello lunare.
15/10/17
Poesia della Domenica: "Gli anni" di Attilio Bertolucci.
Attilio Bertolucci con la moglie, e i figli Giuseppe e Bernardo
Le mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Perché questo giorno di settembre splende
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.
Attilio Bertolucci, La capanna indiana, Firenze, Sansoni, 1951
13/10/17
La Catastrofe prossima ventura.
fotogramma dal film di Animazione Wall-E, 2008, Pixar Animation
Non per indurre in depressione, ma perché si sia tutti più consapevoli, pubblico questi scarni dati sullo stato del Pianeta, pubblicati da Giorgio Dell'Arti su La Biblioteca del Sole 24 Ore di Domenica 24 settembre.
- Dal 1979, anno in cui sono iniziate le osservazioni satellitari dei Poli, la superficie dei ghiacci artici alla fine dell'estate, quando raggiungono l'estensione minima, è diminuita del 40%. La perdita netta è stata stimata in almeno 3 milioni di chilometri quadrati di superficie ghiacciata.
- Concentrazione di Co2 nell'aria fino al XIX secolo: tra le 180 e 280 per milioni (ppm). Oggi: 400 ppm.
- Secondo le previsioni, nel caso in cui non vengano adottate misure particolari per frenare l'uso di combustibili fossili, la temperatura della terra aumenterà di 4-4,5 gradi centigradi. Se invece verranno rispettati gli impegni dell' "accordo di Parigi", la temperatura salirà di 3 gradi centigradi.
- Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), che si basa anche su dati dell'Intergovernmental Panel on Climate (IPCC), il cambiamento climatico potrebbe ridurre la produzione agricola fino al 30% in Africa e al 21% in Asia entro il 2050.
- Il concetto dei "confini planetari", introdotto nel 2009 da un gruppo di esperti sulla rivista "Nature", quantifica nove cicli di equilibrio ecosistemico, indicando dove l'attività umana ha oltrepassato i limiti di modifica entro i quali il sistema può controbilanciarli spontaneamente. Gli esseri umani hanno già superato quattro dei nove "confini" individuati: il livello di gas serra nell'atmosfera, quello di fosforo e azoto, la deforestazione e la perdita di biodiversità.
- La sesta estinzione di massa, iniziata con la rivoluzione industriale, ha assunto velocità crescente a partire dagli anni Cinquanta, tanto che adesso procede a un ritmo almeno 100 volte superiore rispetto a periodi normali, che diventa 114 per i vertebrati.
- Il nostro pianeta ha 4.6 miliardi di anni. Riducendoli in scala a 46 anni, la rivoluzione industriale è iniziata da 1 minuto, ma nel frattempo siamo riusciti a cancellare totalmente più del 50% degli ecosistemi terrestri spontanei e a modificare quasi tutto il resto, lasciando intatto solo il 3% degli ecosistemi emersi originari.
- Si stima che, se dovesse fondersi tutto il ghiaccio della Groenlandia, il livello del mare si alzerebbe di circa 7 metri; e circa metà della popolazione mondiale dovrebbe cambiare casa.
- Nella sola Alaska le alluvioni aggravate dai cambiamenti climatici e l'erosione delle coste interessano già 180 villaggi, con il rischio di imminente inabilità per 31 di essi.
- Quasi il 40% della popolazione degli Stati Uniti risiede nelle zone costiere. "Una rapida crescita del livello dei mari - notano in uno studio della Università di Princeton - rischia aggravare l'esposizione a lungo termine ai rischi di inondazione (...). Circa 1.3 milioni, 3.4 milioni e 11.7 milioni di persone negli Stati Uniti continentali potrebbero essere a rischio di spostamento con scenari di innalzamento rispettivamente di 0.3 metri, 0.9 metri e 1.8 metri del livello del mare entro il 2100. L'entità delle popolazioni dislocate dall'innalzamento del livello del mare potrebbe costare fino a 11.7 trilioni di dollari. Città come Boston, New York, New Orleans e Miami sono a rischio e le prime avvisaglie ci sono già, con l'erosione di diverse isole.
notizie tratte da: Grammenons Mastrojeni, Antonello Pasini, Effetto Serra, effetto guerra, Chiarelettere, Milano, p.168, Euro 15.
- Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), che si basa anche su dati dell'Intergovernmental Panel on Climate (IPCC), il cambiamento climatico potrebbe ridurre la produzione agricola fino al 30% in Africa e al 21% in Asia entro il 2050.
- Il concetto dei "confini planetari", introdotto nel 2009 da un gruppo di esperti sulla rivista "Nature", quantifica nove cicli di equilibrio ecosistemico, indicando dove l'attività umana ha oltrepassato i limiti di modifica entro i quali il sistema può controbilanciarli spontaneamente. Gli esseri umani hanno già superato quattro dei nove "confini" individuati: il livello di gas serra nell'atmosfera, quello di fosforo e azoto, la deforestazione e la perdita di biodiversità.
- La sesta estinzione di massa, iniziata con la rivoluzione industriale, ha assunto velocità crescente a partire dagli anni Cinquanta, tanto che adesso procede a un ritmo almeno 100 volte superiore rispetto a periodi normali, che diventa 114 per i vertebrati.
- Il nostro pianeta ha 4.6 miliardi di anni. Riducendoli in scala a 46 anni, la rivoluzione industriale è iniziata da 1 minuto, ma nel frattempo siamo riusciti a cancellare totalmente più del 50% degli ecosistemi terrestri spontanei e a modificare quasi tutto il resto, lasciando intatto solo il 3% degli ecosistemi emersi originari.
- Si stima che, se dovesse fondersi tutto il ghiaccio della Groenlandia, il livello del mare si alzerebbe di circa 7 metri; e circa metà della popolazione mondiale dovrebbe cambiare casa.
- Nella sola Alaska le alluvioni aggravate dai cambiamenti climatici e l'erosione delle coste interessano già 180 villaggi, con il rischio di imminente inabilità per 31 di essi.
- Quasi il 40% della popolazione degli Stati Uniti risiede nelle zone costiere. "Una rapida crescita del livello dei mari - notano in uno studio della Università di Princeton - rischia aggravare l'esposizione a lungo termine ai rischi di inondazione (...). Circa 1.3 milioni, 3.4 milioni e 11.7 milioni di persone negli Stati Uniti continentali potrebbero essere a rischio di spostamento con scenari di innalzamento rispettivamente di 0.3 metri, 0.9 metri e 1.8 metri del livello del mare entro il 2100. L'entità delle popolazioni dislocate dall'innalzamento del livello del mare potrebbe costare fino a 11.7 trilioni di dollari. Città come Boston, New York, New Orleans e Miami sono a rischio e le prime avvisaglie ci sono già, con l'erosione di diverse isole.
notizie tratte da: Grammenons Mastrojeni, Antonello Pasini, Effetto Serra, effetto guerra, Chiarelettere, Milano, p.168, Euro 15.
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12/10/17
"Di qui passò..." La storia di Roma attraverso le sue preziose epigrafi.
Esce per i tipi di Iacobelli Editore, un volume molto interessante per gli appassionati di Roma e della storia della città.
«Al piano terra di questo edificio il 18 gennaio 1945 Roberto Rossellini cominciava le riprese di Roma città aperta il film che segnò l’inizio del neorealismo», «In questo palazzo Renato Guttuso visse e dipinse», sono queste soltanto due delle tante epigrafi che riempiono i muri di Roma;
centinaia di storie che raccontano la città attraverso il passaggio di scrittori, filosofi, scultori, architetti, pittori, incisori, orafi, scienziati, teologi, attori, registi, musicisti, poeti, politici, religiosi, santi, eroi delle più svariate nazionalità insieme a quelle di sconosciuti cittadini che per un attimo hanno scritto la Storia.
In questo volume, un modo singolare di raccontare lo splendore di una città attraverso oltre 300 epigrafi.
Fabrizio de Prophetis nato a Marino nel 1938, vive a Roma dal 1943. Tra le sue pubblicazioni: Il tram in Italia in Europa e nel mondo, Officina edizioni; Di testa mia, Ed.Tip. Detti;
La storia attraverso strade, trasporti (municipio XVII), Ed. Tip. Detti; Parliamone (epigrafi di Castelli Teramo), Ed. L’Eco di San Gabriele.
Fabrizio de Prophetis Di qui passò…
Itinerari attraverso le epigrafi di Roma
Collana Guide, pagine 320, euro 16,00.
Iacobelli Editore, Roma 2017
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10/10/17
I Fratelli Taviani portano sullo schermo "Una questione privata" di Beppe Fenoglio alla Festa del Cinema di Roma.
Liberamente tratto dal capolavoro di
Beppe Fenoglio - considerato da Calvino uno dei piu' bei romanzi
italiani del Novecento - "Una questione privata" di Paolo e
Vittorio Taviani sara' presentato alla Festa del Cinema di Roma
venerdi' 27 ottobre e sara' poi in sala dal 1° novembre distribuito
da 01 Distribution.
«Oggi, nel nostro tempo ambiguo - dicono Paolo e Vittorio Taviani
- tempo di guerra non guerreggiata, Fenoglio ci ha suggestionato
con il suo "Una questione privata": l'impazzimento d'amore, e di
gelosia, di Milton, il protagonista, che sa solo a meta' e vuole
sapere tutto. Da qui siamo partiti per evocare, in una lunga
corsa ossessiva, un dramma tutto personale, privato appunto: un
dramma d'amore innocente e pur colpevole, perche' nei giorni
atroci della guerra civile il destino di ciascuno deve
confondersi con il destino di tutti».
Luca Marinelli da' il volto a Milton, ragazzo introverso e
riservato, mentre Lorenzo Richelmy e' Giorgio, allegro e solare: i
due amici amano entrambi innamorati di Fulvia (Valentina Belle').
Lei si lascia corteggiare, giocando con i loro sentimenti.
I tre
ragazzi nell'estate del 43 si incontrano nella villa estiva di
Fulvia per ascoltare e riascoltare il loro disco preferito: Over
the Rainbow. E nonostante la guerra, sono felici. Un anno dopo
tutto e' cambiato. Milton e Giorgio sono ora partigiani. È inverno
e la nebbia e' calata su tutto. Milton si ritrova davanti alla
villa dei tempi felici, ormai chiusa e si abbandona al ricordo di
Fulvia.
La custode lo riconosce e invitandolo ad entrare allude
ad una relazione tra la ragazza e il suo migliore amico Giorgio.
Per Milton, logorato dal dubbio, si ferma tutto: la lotta
partigiana, gli ideali, le amicizie. Ossessionato dalla gelosia,
vuole scoprire la verita'. E corre attraverso le nebbie delle
Langhe per trovare Giorgio, ma Giorgio e' stato catturato dai
fascisti. L'unica speranza e' trovare un prigioniero fascista da
scambiare con l'amico, prima che questi venga fucilato.
09/10/17
Il 9 Ottobre 1967, esattamente 50 anni fa, la morte di Ernesto Che Guevara.
Il 10 ottobre 1967, una ventina di giornalisti e quattro fotografi arrivarono su un aereo militare nel remoto villaggio boliviano di Villagrande. Dovevano essere i testimoni della morte di Ernesto Guevara, e pochi giorni dopo la fotografia del cadavere del Che divenne pubblica. La stampa mondiale diffuse quell'immagine potente e dal grande significato politico, che mostrava il corpo del rivoluzionario argentino, disteso su una vasca di cemento e circondato da militari. Magro, con i folti capelli scuri scompigliati, la barba lunga, gli occhi spalancati.
Il Che era stato catturato dai soldati boliviani l'8 ottobre 1967 e il giorno dopo fucilato in una scuola. Aveva 39 anni. Lunedì 9 ottobre 2017 è il 50esimo anniversario della sua morte, avvenuta mentre tentava di "esportare" la rivoluzione in America Latina. Nei decenni, il Comandante è stato mito, riferimento e oggetto di culto per generazioni di giovani, simbolo di ribellione nonché icona pop stampata sugli oggetti di quella rivoluzione capitalista che combatteva. Grazie a un'altra celebre fotografia, cioé il ritratto che ne fece il cubano Alberto Korda, il suo volto dallo sguardo fiero campeggia su bandiere, magliette, poster e souvenir d'ogni tipo.
Il mausoleo di Santa Clara, a Cuba, con la tomba del rivoluzionario non ha mai smesso di essere una meta per devoti e turisti, dopo che a inaugurarlo fu il 'lider maximo' Fidel Castro, deciso a onorare in maniera eterna il guerrigliero. Santa Clara ospita i resti dal 1997, quando furono recuperati da una tomba 'anonima' in Bolivia, e non fu scelta a caso. Si tratta della località conquistata nel 1958 dalle truppe guidate dal Comandante, nella battaglia decisiva della rivoluzione cubana a seguito della quale fuggì il dittatore Fulgencio Batista.
A Cuba, Che Guevara resta un eroe nazionale. Ricordato per il suo lavoro volontario nella costruzione di case o nel caricare sacchi di zucchero, è stato scelto anche come volto delle banconote da tre pesos, ritratto mentre taglia canna da zucchero nei campi. Fu governatore della banca centrale e ministro dell'Industria, nei primi anni del governo di Fidel Castro. Ma dopo una fallita spedizione in Congo nel 1965, lasciò l'isola nel 1966, per iniziare una nuova rivoluzione nella giungla della Bolivia orientale nella speranza di creare "due, tre, molti Vietnam" in America Latina. Poco dopo l'arrivo con 47 uomini nell'arida regione di Nancahuazú, il gruppo guidato dal guerrigliero perse però i contatti con Cuba, i viveri iniziarono a scarseggiare, lui combatteva con l'asma e tutti con le malattie. Gli Usa presto seppero della sua presenza in Bolivia. "Non sparate, sono il Che. Valgo più vivo, che morto", sarebbe l'ultima frase detta ai militari che lo catturarono. La sua rivoluzione finì a occhi aperti su una vasca di cemento, e in un mito.
Il cinquantesimo anniversario arriva, però, in un momento difficile per gli 'eredi' di Guevara in Sudamerica. In pochi anni, vari governi hanno virato verso destra, tra cui quelli di Argentina, Brasile, Perù e Paraguay. Mentre il Venezuela in cui l'ex presidente Hugo Chavez aveva restituito vita al sogno socialista è diventato, con il successore Nicolas Maduro, un Paese dove il cibo scarseggia e la democrazia è incrinata. E in Colombia, la rivoluzione armata che il Comandante imbracciò ha ceduto: dopo oltre cinquant'anni le Farc hanno reso le armi. Intanto, Fidel Castro è morto a fine 2016 e Cuba si è avvicinata all'eterno nemico, gli Stati Uniti allora guidati dal presidente Barack Obama.
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08/10/17
Poesia della Domenica: "Descrizione della mia morte" di Giovanni Giudici.
Giovanni Giudici - Descrizione della mia morte
Poiché era ormai una questione di ore
Ed era nuova legge che la morte non desse ingombro,
Era arrivato l’avviso di presentarmi
Al luogo direttamente dove mi avrebbero interrato.
L’avvenimento era importante ma non grave.
Così che fu mia moglie a dirmi lei stessa. preparati.
Ed era nuova legge che la morte non desse ingombro,
Era arrivato l’avviso di presentarmi
Al luogo direttamente dove mi avrebbero interrato.
L’avvenimento era importante ma non grave.
Così che fu mia moglie a dirmi lei stessa. preparati.
Ero il bambino che si accompagna dal dentista
e che si esorta: sii uomo, non è niente.
Perciò conforme al modello mi apparecchiai virilmente,
Con un vestito decente, lo sguardo atteggiato a sereno,
Appena un po' deglutendo nel domandare: c’è altro?
Ero io come sono ma un po’ più grigio un po’ più alto.
e che si esorta: sii uomo, non è niente.
Perciò conforme al modello mi apparecchiai virilmente,
Con un vestito decente, lo sguardo atteggiato a sereno,
Appena un po' deglutendo nel domandare: c’è altro?
Ero io come sono ma un po’ più grigio un po’ più alto.
Andammo a piedi sul posto che non era
Quello che normalmente penso che dovrà essere,
Ma nel paese vicino al mio paese
Su due terrazze di costa guardanti a ponente.
C’era un bel sole non caldo, poca gente,
L’ufficio di una signora che sembrava già aspettarmi.
Quello che normalmente penso che dovrà essere,
Ma nel paese vicino al mio paese
Su due terrazze di costa guardanti a ponente.
C’era un bel sole non caldo, poca gente,
L’ufficio di una signora che sembrava già aspettarmi.
Ci fece accomodare, sorrise un pò burocratica,
Disse: prego di là – dove la cassa era pronta,
Deposta a terra su un fianco, di sontuosissimo legno,
E nel suo vano in penombra io misurai la mia altezza.
Pensai per un legno così chi mai l’avrebbe pagato,
Forse in segno di stima la mia Città o lo stato.
Disse: prego di là – dove la cassa era pronta,
Deposta a terra su un fianco, di sontuosissimo legno,
E nel suo vano in penombra io misurai la mia altezza.
Pensai per un legno così chi mai l’avrebbe pagato,
Forse in segno di stima la mia Città o lo stato.
Di quel legno rossiccio era anche l’apparecchio
Da incorporarsi alla cassa che avrebbe dovuto finirmi.
Sarà meno d’un attimo – mi assicurò la signora.
Mia moglie stava attenta come chi fa un acquisto.
Era una specie di garrota o altro patibolo.
Mi avrebbe rotto il collo sul crac della chiusura.
Da incorporarsi alla cassa che avrebbe dovuto finirmi.
Sarà meno d’un attimo – mi assicurò la signora.
Mia moglie stava attenta come chi fa un acquisto.
Era una specie di garrota o altro patibolo.
Mi avrebbe rotto il collo sul crac della chiusura.
Sapevo che ero obbligato a non avere paura.
E allora dopo il prezzo trovai la scusa dei capelli
Domandando se mi avrebbero rasato
Come uno che vidi operato inutilmente.
La donne scosse la testa: non sarà niente,
Non è un problema, non faccia il bambino.
E allora dopo il prezzo trovai la scusa dei capelli
Domandando se mi avrebbero rasato
Come uno che vidi operato inutilmente.
La donne scosse la testa: non sarà niente,
Non è un problema, non faccia il bambino.
Forse perché piangevo. Ma a quel punto dissi: basta,
Paghi chi deve, io chiedo scusa del disturbo.
Uscii dal luogo e ridiscesi nella strada,
Che importa anche se era questione solo di ore.
C’era un bel sole, volevo vivere la mia morte.
Morire la mia vita non era naturale.
Paghi chi deve, io chiedo scusa del disturbo.
Uscii dal luogo e ridiscesi nella strada,
Che importa anche se era questione solo di ore.
C’era un bel sole, volevo vivere la mia morte.
Morire la mia vita non era naturale.
Tratto da O Beatrice, 1972
07/10/17
Che fine ha fatto l'innocenza ? Una riflessione.
foto di Loretta Lux - The Dove
Una delle parole d’ordine dei tempi sembra essere diventata questa: nessuno è innocente. Tutti sono colpevoli.
Se anzi, si presenta all’orizzonte qualcuno che possegga o che pretenda di avere le qualità dell’innocenza, la regola del cinismo imperante vuole che quell’uno venga immediatamente infangato.
La motivazione che spingerebbe tale forma mentis a rafforzare questo stato collettivo è chiara: se TUTTI sono colpevoli, NESSUNO è veramente colpevole. E di conseguenza a me è consentito fare quello che voglio.
E’ indubbio però che questo non ha proprio nulla a che vedere con l’innocenza.
La parola innocenza – come spiega la stessa radice etimologica – significa: NON (in) NOCENTEM: cioè che non nuoce.
Ora: il pragmatismo moderno, cancellando questo concetto dall’orizzonte comune – “non esiste nessuno che non nuoce, nessuno che sia DAVVERO innocente” – dimentica, cancella il fatto che l’Uomo, per sua stessa natura, NASCE innocente.
Un bimbo appena nato E’, per definizione, INNOCENTE: è cioè incapace di pensare e di realizzare il male. Non solo: sembra attitudinalmente capace soltanto di recepire il bene che riceve dalla propria madre sotto forma di attenzione, cibo, conforto, calore.
Ma, come sappiamo, qualcosa deve essere andato storto nella Creazione, perché a un certo punto TUTTI NOI CHE PURE SIAMO STATI INNOCENTI, perdiamo questa dimensione di purezza, potremmo dire di neutralità, e con lo sviluppo della coscienza e della consapevolezza entriamo in quel girone dantesco che è la vita adulta, dove mantenersi innocenti è difficilissimo.
Eppure, questo abdicare alla propria estasi innocente ( l’enfant que abdique a son extase come scriveva Mallarmé) è la messa in scena di un eterno dramma, per ognuno di noi: ciascuno di noi, nella vita, non sembra far altro che ricercare disperatamente quel primario stato di innocenza, sforzandosi di ritrovarne le tracce in qualche fenomeno (spesso del tutto contro figurato) che susciti l’illusione di poter rimettere piede, anche solo per pochi istanti, nel Paradiso Perduto.
Non sarebbe meglio, invece, cercare di preservare quella nuce di quella benedetta innocenza primaria – che deve essere iscritta nell’animo di ognuno – nella vita di tutti i giorni ? Non sarebbe meglio, pur nella inevitabile contaminazione con un mondo di duri, dove solo “i duri ballano”, non abdicare mai del tutto, rivendicare quell’istinto iniziale, ricorrervi nei momenti di disperazione, riaccendere la meraviglia di fronte alla vita che pure tutti noi abbiamo provato nel momento di mettere piede in questo mondo ? Non si vivrebbe meglio tutti?
E’ forse superfluo ricordare che fu proprio Gesù, il Cristo, l’innocente “totale”: colui che pur incarnandosi, non perse mai nulla della propria innocenza. Al punto tale che, da innocente, sacrificò interamente se stesso sull’altare del cinismo degli uomini, per formulare una salvezza che ci riguarderebbe tutti.
Fabrizio Falconi
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