Visualizzazione post con etichetta poesia americana. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta poesia americana. Mostra tutti i post

11/03/18

Poesia della Domenica: "Ciò che resta" di Mark Strand.


Ciò che resta
Mi svuoto del nome degli altri. Mi svuoto le tasche.
Mi svuoto le scarpe e le lascio sul ciglio della strada.
Di notte metto indietro gli orologi;
apro l’album di famiglia e mi guardo bambino.
A che giova? Le ore hanno fatto il loro dovere.
Dico il mio nome. Dico addio.
Le parole si inseguono nel vento.
Amo mia moglie ma la caccio.
I miei genitori si alzano dai troni
nelle stanze delle nuvole. Come posso cantare?
Il tempo mi dice ciò che sono. Cambio e resto lo stesso.
Mi svuoto della mia vita e rimane la mia vita.

The Remains
from “Darker”
I empty myself of the names of others. I empty my pockets.
I empty my shoes and leave them beside the road.
At night I turn back the clocks;
I open the family album and look at myself as a boy.
What good does it do? The hours have done their job.
I say my own name. I say goodbye.
The words follow each other downwind.
I love my wife but send her away.
My parents rise out of their thrones
into the milky rooms of clouds. How can I sing?
Time tells me what I am. I change and I am the same.
I empty myself of my life and my life remains.

da Mark Strand L’uomo che cammina un passo avanti al buio (Poesie 1964-2006) Oscar Mondadori, 2007, pp. 392 € 15 – traduzione di Damiano Abeni

13/11/16

Poesia della Domenica - Il libro della misericordia di Leonard Cohen.





in memoriam Leonard Cohen (21 settembre 1934 - 7 novembre 2016)

Mi hai lasciato cantare, mi hai sollevato, hai dato alla mia anima un raggio su cui viaggiare. Hai ripiegato la tua distanza nel mio cuore. Hai riportato le lacrime ai miei occhi. Mi hai nascosto nella montagna della tua parola. Hai dato alla ferita una lingua per risanarsi. Mi hai coperto la testa con le attenzioni del mio maestro, hai dotato il mio braccio della forza di mio nonno. O amore che parli, o conforto che sussurra nel terrore, indicibile spiegazione del fumo e della crudeltà, dissolvi quest'autocospirazione, lasciami osare l'ardimento della gioia.


Leonard Cohen, Dal Libro della misericordia (19),  Traduzione di Giancarlo De Cataldo e Damiano Abeni, Minimum Fax, Roma, 2013.

01/08/15

'Siccità' di Derek Walcott.






Siccità




Nel paese dove il pomeriggio è di ocra e tutto
è perennemente immobile nella calura con qualche rara
foglia riarsa che dondola insieme ai crotali dei gusci
secchi da una acacia che chiamano lingua di donna,
nel paese del pomeriggio dove i colli lontani
posano placidi nella foschia, ma più ancora nel centro
del paese del pomeriggio vedo il calor bruno della pelle
del mio primo amore – immobile, perfetto, inalterato –
e vedo lei che cammina, le mani bruciate dal sole
contro i mandorli di mare immobili, verso la
piccola baia dove nella memoria rimane ritta
sopra il pontile.. ed è lì che ho pensato
che fossimo immortali e che l’amore fossero le ali
ripiegate delle colombe, i remi in barca, l’acqua
che sciaborda sulla pietra che consuma
nel paese di ocra dove è pomeriggio.



Derek Walcott, pubblicata su New Yorker di novembre 2008.

(foto di Fabrizio Falconi)

29/03/15

La poesia della domenica - 'Lettera d'amore' di Sylvia Plath.



Lettera d'amore

Non è facile dire il cambiamento che operasti.
Se adesso sono viva, allora ero morta
anche se, come una pietra, non me ne curavo
e me ne stavo dov'ero per abitudine.
Tu non ti limitasti a spingermi un po' col piede, no-
e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo
di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio,
di comprendere l'azzurro, o le stelle.

Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente
mascherato da sasso nero tra i sassi neri
nel bianco iato dell'inverno-
come i miei vicini, senza trarre alcun piacere
dai milioni di guance perfettamente cesellate
che si posavano a ogni istante per sciogliere
la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime,
angeli piangenti su nature spente.

Ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano.
Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio.
E io continuavo a dormire come un dito ripiegato.
La prima cosa che vidi fu l'aria, aria trasparente,
e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada
limpide come spiriti. Tutt'intorno giacevano molte
pietre stolide e inespressive,
Io guardavo e non capivo.
Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi
per riversarmi fuori come un liquido
tra le zampe d'uccello e gli steli delle piante.

Non m'ingannai. Ti riconobbi all'istante.
Albero e pietra scintillavano, senz’ombra.
La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro.
Cominciai a germogliare come un rametto di marzo:
un braccio e una gamba, un braccio, una gamba.
Da pietra a nuvola, e così salii in lato.
Ora assomiglio a una specie di dio
e fluttuo per l’aria nella mia veste d'anima
pura come una lastra di ghiaccio. E' un dono.

Sylvia Plath (Pubblicata nel marzo del 1962 in "Poetry" e inclusa in Crossing the Water).
L'originale inglese è in rime baciate.

Love Letter

Not easy to state the change you made.
If I'm alive now, then I was dead,
Though, like a stone, unbothered by it,
Staying put according to habit.
You didn't just tow me an inch, no-
Nor leave me to set my small bald eye
Skyward again, without hope, of course,
Of apprehending blueness, or stars.

01/03/15

Poesia della domenica - 'Aiutami sotto la pioggia' di Leonard Cohen.






Aiutami sotto la pioggia, aiutami nelle tenebre, aiutami al mio tavolo senza scopo.  Piegami alla pioggia, e fa' che le tenebre parlino al mio cuore. Benedetto sii tu che parli dalle tenebre, che conferisci forma alla desolazione. Tu attiri a te il cuore rovesciato sul mondo, tu fissi i confini del dolore.   La tua misericordia fai conoscere a coloro che conoscono il tuo nome, e sotto il pianto che si leva al cielo si scopre la tua capacità di guarire.  Le rovine sono segno del tuo potere; per mano tua è infranto, e ogni cosa si spacca affinché il tuo trono sia reso al cuore.  Tu hai scritto il tuo nome sul caos. Gli occhi che rotolano nelle tenebre, tu li hai fatti rientrare nel cranio.  Fa' che ogni uomo trovi riparo nella fortezza del tuo nome, e che ognuno veda il suo simile dalle torri della tua legge.  Crea nuovamente il mondo, e tienici in piedi, come hai fatto un tempo, sulle fondamenta della tua luce. 




Leonard Cohen, 2013, tratto da Il libro della misericordia, Minimum fax 2013, pag. 133 ediz. italiana a cura di G. De Cataldo e D.Abeni. 

03/08/14

La poesia della domenica - "Gente, il sesso non è mai stato", di Gregory Corso.




Gente, il sesso non è mai stato
altro che una miscela
di corpi che fanno l'uno
per l'altro
ciò che piace
a loro e all'evoluzione
fare
per desiderio
o disperazione
o necessità
Non hanno alcun scopo
se non l'amore
e lo scopo della vita
I sessualisti
sono prodotti del sesso
Siamo fatti del sesso
Il sesso ha fatto l'Esercito della salvezza
Siamo sesso
Non c'è nulla di Oscuro
intorno a questa magia
E quelle fitte di desiderio
che vi fanno star male
Quei sogni impensabili
che vi riempiono di dubbi
- finché gioie selvaggie sgorgano
da uno spirito entusiastico
mangiate la polvere! GRIDATE!
Grazie a Dio i pensieri
eccitano quanto la carne
Grazie a Dio c'è un posto
in tutto questo lui e lei
e lui e lei
e lei e lui
per un me e me -.

Folks, sex has never been
more than a blend
of bodies doing for one
another
that which pleases
them and evolution
to do
either in desire
or in desperation
or in necessity
It serves no purpose
other than love
and life’s purpose Sexualists
are a product of sex
We are made by sex
Sex made the Salvation Army
We are sex
There is nothing dark
about this magic
And those pangs of lust
which make you sick
Those unthinkable dreams
which fill you with doubt
- as long as wild joys emit
from an enthusiastic spirit
eat the dust! shout!
Thank God there’s a place
in all this he and she
and he and he
and she and she
for a me and me –

Gregory Nunzio Corso - (1930-2001)

La Tomba di Gregory Corso al Cimitero Acattolico di Roma (foto di Fabrizio Falconi). 

10/04/14

Intervista a Thomas S. Eliot: "Essere poeti, il rischio di perdere tempo inutilmente."




Questa conversazione ha avuto luogo a New York, nell'appartamento della signora Cohn, amica di Eliot e di sua moglie. Eliot era di ritorno da un viaggio a Nassau, era abbronzato e leggermente ingrassato, così comincia il libro intervista di Donald Hall, pubblicato per la newyorchese Penguin e tradotto in Italia da Minimum Fax, con l'introduzione di Pasquale Panella, che si diverte a giocare con l'ingombrante personaggio di Eliot, uno dei monumenti della poesia mondiale: Eliot come stai? E dove Eliot, tu stai? Sono domande queste? Si sono domande. Possiamo rispondere a tutto, non è vero Eliot? Rispondere con le parole che dicono qualcosa, che dicono la cosa veramente, il nome e la posizione della cosa.

E' un libro molto interessante. T.S. Eliot offre le sue parole a chi vuole scrivere versi, a chi inizia a scriverli.

Nelle prime poesie c’è un problema di inesperienza – avere da dire più di quel che si sa dire e volere rendere in parole e ritmo qualcosa, ma non avere abbastanza controllo sulle parole e sul ritmo per renderlo in una forma immediatamente accessibile.

Questo tipo di oscurità si presenta quando il poeta sta ancora imparando a usare il linguaggio. Sei costretto a dire le cose in maniera difficile. L’unica alternativa è non esprimerti affatto, in quella fase.

Credo però sia terribilmente pericoloso dare consigli generici. La cosa migliore che si può fare per un giovane poeta è analizzare dettagliatamente una sua poesia: discuterne con lui se necessario, dargli la propria opinione e, se ci sono conclusioni generali da trarre, lasciare che lo faccia da sé. Ho capito che le persone hanno un diverso modo di lavorare a seconda dei casi e percepiscono la realtà in modo diverso. Non si sa mai se quella che si sta facendo è un’affermazione universalmente valida per tutti i poeti o una che puoi applicare solo a te stesso. Credo non ci sia nulla di peggio che cercare di plasmare la gente secondo la propria immagine. (…)

Per me è stato molto utile esercitare altre attività, lavorare in banca, o anche fare l’editore. E penso anche che la difficoltà creata dal fatto di avere meno tempo a disposizione di quanto ne avrei voluto mi abbia dato una grande urgenza di concentrazione

Il pericolo che si corre, quando non si ha niente altro da fare è, di norma, quello di scrivere troppo, invece di concentrarsi e perfezionare piccole porzioni di testo. (…)

Nessun poeta onesto può mai essere sicuro della validità di ciò che ha scritto. Potrebbe aver perso il suo tempo inutilmente”.

15/12/13

Poesia della domenica - 'Il mantello' di Ezra Pound.





Il mantello (di Ezra Pound)

Conservi il tuo petalo di rosa
finché non sia finito il tempo delle rose,
forse credi che la Morte voglia baciarti?
Forse credi che la Casa Buia
ti troverà un amante
come me? Le nuove rose sentiranno la tua mancanza?

Preferisci il mio, al mantello di polvere
disteso sopra l'anno che è passato,
assai più devi temere
dal tempo, che dai miei occhi.


Ezra Pound (1885-1972)



The Cloak

Thou keep'st thy rose-leaf
Till the rose-time will be over,
Think'st thou that Death will kiss thee?
Think'st thou that the Dark House
Will find thee such a lover
As I? Will the new roses miss thee?

Prefer my cloak unto the cloak of dust
'Neath which the last year lies,
For thou shouldst more mistrust
Time than my eyes.


19/04/13

Aprile, tempo di cambiamento. Il Mattino domenicale di Wallace Stevens.




E' uno strano tempo, il tempo di aprile, del cambiamento. Nascita, rinnovamento, evoluzione, crescita, lontananza, mancanza, senso di temporaneità, di caducità e allo stesso tempo aspirazione all'eterno, sfida umana assurda.  
E questa poesia di Wallace Stevens, da Mattino Domenicale, esprime il sentimento profondo di questo tempo, per noi, per ogni giorno che Dio manda in terra e che rinnova il mondo e noi stessi, ogni giorno. 

IV.

Dice: "Mi piace quando agli uccelli
prima del volo provano con dolci
domande la realtà dei campi in bruma:
ma quando son partiti, se non tornano
i loro campi, allora il paradiso
dov'è ?" Antro non v'è di profezia,
né remota chimera della tomba
eliso d'oro o isola sonora
ove dian loro le anime rifugio,
né trasognato Sud, né aerea palma
sopra i clivi del cielo, che perduri
come il verde d'aprile, o che perduri
come il ricordo in lei d'agili uccelli,
o vaghezza d'un vespro di giugno
che pieghi al tocco d'ala della rondine.

Wallace Stevens, da Mattino Domenicale, Giulio Einaudi Editore, a cura di Renato Poggioli, 1982.




testo originale: 

IV.

She says, ``I am content when wakened birds,
Before they fly, test the reality
Of misty fields, by their sweet questionings;
But when the birds are gone, and their warm fields
Return no more, where, then, is paradise?''
There is not any haunt of prophecy,
Nor any old chimera of the grave,
Neither the golden underground, nor isle
Melodious, where spirits gat them home,
Nor visionary south, nor cloudy palm
Remote on heaven's hill, that has endured
As April's green endures; or will endure
Like her remembrance of awakened birds,
Or her desire for June and evenings, tipped
By the consummation of the swallow's wings.


11/11/12

La poesia della Domenica - Little Gidding di Thomas S. Eliot








                                   Se tu venissi qui,
per una strada qualsiasi, partendo da un posto qualunque,
in qualunque ora e in qualunque stagione,
accadrebbe sempre lo stesso: dovresti spogliarti
del senso e dell'idea. Non sei qui per provare,
per istruirti, per soddisfare la curiosità
o preparare un rapporto. Tu sei qui per inginocchiarti
dove la preghiera ha una ragione. La preghiera è più
che un ordine di parole, ma l'impegno cosciente
della mente in preghiera, o il suono della voce in preghiera.
Quanto i morti, da vivi, non pronunziavano
possono dirtelo, essendo morti: la manifestazione
dei morti avviene con lingue roventi, oltre l'idioma dei vivi.
Qui l'incrocio con l'attimo senza tempo
è l'Inghilterra e nessun posto. Mai e sempre.


Thomas E. Eliot, da Little Gidding, Four Quartets (Quattro Quartetti) - da vv. 39 traduz. di Elio Grassi, Palomar, 2000

26/08/12

La poesia della domenica - "Nel paese dove il pomeriggio è di ocra" di Derek Walcott.




Nel paese dove il pomeriggio è di ocra e tutto
è perennemente immobile nella calura con qualche rara
foglia riarsa che dondola insieme ai crotali dei gusci
secchi da una acacia che chiamano lingua di donna,

nel paese del pomeriggio dove i colli lontani
posano placidi nella foschia, ma più ancora nel centro
del paese del pomeriggio vedo il calor bruno della pelle
del mio primo amore – immobile, perfetto, inalterato –

e vedo lei che cammina, le mani bruciate dal sole
contro i mandorli di mare immobili, verso la
piccola baia dove nella memoria rimane ritta
sopra il pontile.. ed è lì che ho pensato

che fossimo immortali e che l’amore fossero le ali
ripiegate delle colombe, i remi in barca, l’acqua
che sciaborda sulla pietra che consuma
nel paese di ocra dove è sempre pomeriggio.


Derek Walcott (Castries, Santa Lucia, 1930)  inedito su The New Yorker, 2009.

29/07/12

La poesia della Domenica - "Riders on the storm" ("Cavalieri nella tempesta") di Jim Morrison.







Cavalieri nella tempesta

Cavalieri vanno nella tempesta
nella tempesta,
in questa casa siamo nati
buttati in questo mondo
come cani senza osso
o un attore rimasto solo,
cavalieri vanno nella tempesta.

Un assassino sulla strada
ha il cervello contorto come un rospo,
prendi una lunga vacanza,
lascia che giochino i bambini,
se prendi a bordo quest'uomo
anche il dolce ricordo svanirà,
un assassino sulla strada

Prova ad amare il tuo uomo,
ragazza ama il tuo uomo,
conducilo per mano
fagli capire bene
che il mondo dipende da te
il mondo non potrà finire mai
per questo devi amare il tuo uomo,

Cavalieri vanno nella tempesta,
nella tempesta,
in questa casa siamo cresciuti,
in questo mondo ci hanno gettati
come un cane senza osso
o un attore rimasto solo,
cavalieri vanno nella tempesta.

Jim Morrison (1943-1971) - traduzione italiana © Fabrizio Falconi


Riders on the storm


Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

There's a killer on the road
His brain is squirmin' like a toad
Take a long holiday
Let your children play
If ya give this man a ride
Sweet memory will die
Killer on the road, yeah

Girl ya gotta love your man
Girl ya gotta love your man
Take him by the hand
Make him understand
The world on you depends
Our life will never end
Gotta love your man, yeah

Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

17/06/12

La Poesia della Domenica - "Sii soprattutto giovane e lieto" di E.E.Cummings.




61.


sii soprattutto giovane e lieto,
Se sei giovane, qualsiasi vita

assumerai diventerà te;e se lieto
tutto ciò che vive diverrà te stesso.
A ragazzeragazzi serviranno ragazziragazze;
io so assolutamente amare solo

colei che misteriosa riveste d'infinito
la carne dell'uomo; e nella sua mente il tempo

annulla a che mai pensi,dio non voglia
e(misericordioso)protegga chi ti ama;
qui sta sapienza,la tomba del feto detto
progresso,e della negazione il morto nonfato.
Preferirei imparare a cantare da un solo uccello
che insegnare a diecimila stelle a non danzare.


Da 'New Poems'  di Edward Estlin Cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962), traduzione di Mary de Rachewiltz, Einaudi, 1987, pag. 169.

61.

you shall above all things be glad and young
For if you're young, whatever life you wear


It will become you;and if you are glad
whatever's living will yourself become.
Girlboys may nothing more than boygirls need:
i can entirely her only love


whose any mystery makes every man's
flesh put space on;and his mind take off time


that you should ever think,may god forbid
and (in his mercy) your true lover spare:
for that way knowledge lies,the foetal grave
called progress,and negation's dead undoom.


I'd rather learn from one bird how to sing
than teach ten thousand stars how not to dance


"You shall above all things be glad and young..." by E.E. Cummings, from 100 Selected Poems. © Grove Press, 1994.

09/06/12

La poesia della domenica - 'Ogni vita converge a qualche centro' di Emily Dickinson



(680)

Ogni vita converge a qualche centro,
Dichiarato o taciuto.
Esiste in ogni cuore umano
Una mèta

Ch'esso forse osa appena riconoscere,
Troppo bella
Per rischiare l'audacia
Di credervi.

Cautamente adorata come un fragile cielo,
Raggiungerla
Sarebbe impresa disperata come
Toccar la veste dell'arcobaleno.

Ma più sicura quanto più distante
Per chi persevera:
E come alto alla lenta pazienza
Dei santi è il cielo!

Non l'otterrà forse la breve prova
Della vita, ma poi
L'eternità rende ancora possibile
L'ardente slancio.

(c.1863)

Emily Dickinson (1830-1886), da Poesie, traduz. Margherita Guidacci, Bur 1979 pag.217

EACH life converges to some centre
Expressed or still;
Exists in every human nature
A goal,  


Admitted scarcely to itself, it may be,        5
Too fair
For credibility’s temerity
To dare.  


Adored with caution, as a brittle heaven,
To reach        10
Were hopeless as the rainbow’s raiment
To touch,  


Yet persevered toward, surer for the distance;
How high
Unto the saints’ slow diligence        15
The sky!  


Ungained, it may be, by a life’s low venture,
But then,
Eternity enables the endeavoring
Again.   20

11/02/12

La poesia della domenica - 'Ti devo sussurrare qualcosa' di Josif Brodskij





Chinati, ti devo sussurrare all'orecchio qualcosa:
per tutto io sono grato, per un osso
di pollo come per lo stridio delle forbici che già un vuoto
ritagliano per me, perché quel vuoto è Tuo.
Non importa se è nero. E non importa
se in esso non c'è mano, e non c'è viso, né il suo ovale.
La cosa quanto più è invisibile, tanto più è certo che sulla terra è esistita una volta,
e quindi tanto più essa è dovunque.
Sei stato il primo a cui è accaduto, vero?
E può tenersi a un chiodo solamente ciò che in due parti uguali non si può dividere.
Io sono stato a Roma. Inondato di luce. Come
può soltanto sognare un frammento! Una dracma
d'oro è rimasta sopra la mia retina.
Basta per tutta la lunghezza della tenebra.




Josif Brodskij  (Leningrado, 24 maggio 1940 – New York, 28 gennaio 1996) da "Poesie Italiane/Elegie romane"

05/02/12

La poesia della Domenica - "La strada che non presi" di Robert Frost.




LA STRADA CHE NON PRESI
di Robert Frost  (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963)

Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.
Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.
Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.
Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io -
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.




Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.




18/09/11

La poesia della domenica: "Le rocce sotto l'acqua" di Susan Stewart.



Le rocce sotto l'acqua

Oggi, vagando, potevo vedere le rocce
sotto l'acqua, la fondazione, perché il torrente
era limpido, nella limpida luce. Le grandi querce
e gli allori fiancheggiavano la riva, il luogo loro designato
permanente come la terra. Ognuno sa che il tempo è acqua,
e più profondamente, sa che l'acqua
erode ogni pietra. Ma oggi sapevo che non importava,
rocce o torrente, torrente o rocce, i lenti flussi
della memoria, poi il nulla, perdureranno.
Mi ricordavo di te in quel momento
e, tutte le ore di allora e del dopo, si immergevano fluendo
in qualcosa più del monumento,
e meno dell'acqua - la consolazione
lì e, nel silenzio, la desolazione.


Susan Stewart - tratta da "Red Rover", edizioni Jaca Book 2011 - traduzione di Maria Cristina Biggio, pag. 165

07/11/10

La poesia della Domenica - 'Francesca' di Ezra Pound.


Francesca

...Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.


...You came in out of the night
and there were flowers in your hands,
now you will come out of a confusion of people,
out of a turmoil of speech about you.

I who have seen you amis the primal things
was angry when they spoke your name
in ordinary places.
I would that the cool waves might flow over my mind,
and that the world should dry as a dead leaf,
or as a dandelion seed-pod and be swept away,
so that I might find you again,
alone...


Ezra Pound, nome completo Ezra Weston Loomis Pound (Hailey, 30 ottobre 1885 – Venezia, 1º novembre 1972).