05/05/12

Raimon Panikkar e il senso della vita.


Pensare di poter sistemare e risolvere tutto è un errore. Il mistero della vita è che il male esiste, che le tensioni non possono essere soppresse e che noi ci siamo dentro; che si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta. Bisogna accettare la condizione umana, sapere che un certo dubitare non si oppone alla fede; sapere che il senso di contingenza è necessario alla nostra vita. Devo rendermi conto che sono una parte di questa realtà e che non spetta a me controllarla; scoprire il senso della vita nella gioia, nella sofferenza, nelle passioni; invece di lamentare la difficoltà del vivere, rimandando ad un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita, trovare questo senso in ogni istante.

Raimon Panikkar (Barcellona 3.11.1918 - Tavertet 26.8.2010)

04/05/12

Gli obelischi di Roma - 7.Obelisco Agonale.



Settima puntata (nell'ordine in cui furono rieretti) del nostro excursus sui 13 obelischi egizi esistenti a Roma. (Qui le precedenti puntate). E' oggi la volta del celebre e celebrato monolite che troneggia al centro di Piazza Navona, l'obelisco dei Pamphilj o Obelisco Agonale. 


7. Obelisco domiziano in Piazza Navona o Agonale 

Rieretto nel 1651 
altezza - m.16,53 (solo il fusto. Con basamento circa m.30) 

Geroglifici estesi. 

Provenienza egizia sconosciuta. 

Innalzato dall'imperatore Domiziano ( 81-96 d.C.) come ornamento centrale dell’Iseum et Serapeum, il tempio dedicato alle due divinità egizie costruito a Roma nella seconda metà del I sec. d.c. nella zona attuale del Rione Pigna. 

Geroglifici fatti scolpire a Roma dallo stesso Domiziano, in onore dello stesso imperatore, definito Signore delle due terre

Spostato nel grande circo a lui (massenzio) dedicato ( a poca distanza dalla tomba di Cecilia Metella, sulla via Appia ) nel 309 dall’imperatore Massenzio per eternare la memoria del figlio Romolo morto a nove anni. 

Abbattuto forse dal Re dei Goti Vitige nel 535 o da Totila nel 547. Rimasto nella memoria orale e negli scritti, viene ritrovato e dissepolto in cinque pezzi sotto Innocenzo X (Pamphilj) nell’aprile del 1647

Trasportato in Piazza Navona l’anno seguente (l’obelisco torna in un luogo domiziano, per straordinaria coincidenza visto che i geroglifici sull’obelisco, di epoca romana, che indicavano la dedicazione all'imperatore Domiziano, non erano stati ancora decifrati ), viene eretto (su probabile decisione di P. Athanasius Kircher), al centro della fontana dei fiumi del Bernini nell’agosto del 1649. Nel novembre dello stesso anno viene sovrapposta la colomba di bronzo (alta m.1,70) simbolo di pace e della famiglia Pamphilj.






03/05/12

'Prima di Andare', 1983.




Era molto tempo fa.

Nel 1983 l'occasione di un esordio importante per me che davvero ero molto molto giovane.  Dell'occasione devo ancora oggi ringraziare Maria Cristina Beccattelli, che insieme a un ristretto gruppo di amici, sognatori, realizzò il progetto dell'Editoriale Sette, a Firenze. 

La nuova casa editrice esordì proprio quell'anno con due collane - Racconti per una notte e Poesie per una notte -  e una originale proposta di distribuzione, oltre che nelle librerie, nelle catene alberghiere italiane,  presso le quali i libri venivano offerti come cadeau in segno di ospitalità. 

Il catalogo fu subito di alta qualità, con proposte raffinate:  Elin Pelin, Restif de la Bretonne,  Yuri Tynjanov...

La collana dei Racconti per una notte era diretta da Milena Milani (qui sotto nella celebre foto di Gianni Berengo Gardin, a Venezia durante la Biennale del 1968 insieme a Giuseppe Ungaretti).

Il privilegio fu per me di far parte, come autore, di quella ristretta schiera di autori scelti per aprire una nuova avventura editoriale.

Erano altri tempi: tempi nei quali, forse, il coraggio e la passione (e perfino l'incoscienza), l'amore per la parola scritta, in questo Paese, erano in grado di sovvertire le regole non scritte dell'editoria e della distribuzione e di compiere piccoli miracoli come questo.  




01/05/12

Simone Weil e il Lavoro.



Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto. 


Simone Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943)

Gli Obelischi di Roma - 6. Obelisco Flaminio.



Sesta puntata della serie che dedichiamo ai 13 obelischi romani (qui le puntate precedenti).

E' oggi la volta di uno dei più celebri e dalla più augusta storia.

6. Obelisco Flaminio 

Rieretto nel 1589 
altezza:  m.23,91 
Estesi geroglifici 

Cavato dai monti di Assuan dal faraone Seti I (1304 a.c., secondo faraone della XIXa dinastia ). Impresa portata poi a termine da Ramesse II (suo figlio), che lo erige a Heliopolis. 

Dopo aver conquistato l’Egitto, Augusto imperatore lo fa trasportare a Roma nel 10 a.C. collocandolo nella spina centrale del Circo Massimo (conservandone la dedica al Sole – soli donum dedit), ornandone la cima con un globo dorato.

Abbattuto dai Goti condotti da Re Totila nel 547 d.C. 

Ricordato come memoria nei Mirabilia, e nel libro di Fulvio (1527). Sisto V decide lo scavo nel febbraio 1587, portato a termine da Matteo da Castello. 

Recuperato quindi in situ nel Circo Massimo in pezzi e scantonato nei lati (operazione effettuata dagli stessi Goti per renderne impossibile la riedificazione). 

Eretto da Domenico Fontana nell’attuale Piazza del Popolo e consacrato il 25 marzo 1589.



27/04/12

Saint-Exupery: scoperto abbozzo inedito del "Piccolo Principe". All'asta il 16 maggio.



Un abbozzo sconosciuto di "IlPiccolo Principe", il capolavoro dello scrittore-aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry (1900 -1944), sara' venduto dalla casa d'asteArtcurial a Parigi il 16 maggio.

Il manoscritto, custodito gelosamente da un collezionista privato che intende restare anonimo, e' stimato tra i 40.000 e i 50.000 euro, sei volte il prezzo di una singola pagina autografa del romanziere.

Si tratta di due pagine autografe inedite, che furono stese da Saint-Exupéry nel 1941, due anni prima della pubblicazione dell'edizione originale del racconto, e probabilmente sono anteriori anche al dattiloscritto conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia.

Le pagine manoscritte, vergate con una grafia minuta e difficile da leggere, fanno riferimento ad una bozza dei capitoli XVII e XIX, in cui il Piccolo Principe, dopo avere percorso sei pianeti, arriva sulla Terra, il settimo pianeta.

"I passaggi di questi capitoli sono perfettamente riconoscibili anche se sono formulati diversamente da come li conosciamo nella versione a stampa e anche l'ordine e' stato invertito, ma soprattutto presentano alcune significative varianti", ha spiegato Olivier Devers, esperto di Artcurial, che con Benoit Puttemans ha fatto la scoperta.

Ma non questo non e' l'unico cimelio legato a Saint-Exupery che va all'asta a Parigi.

L'11 maggio la casa Christie's mettera' in vendita sei lettere dello scrittore indirizzate a Lucie-Marie Decour, dove racconta il suo debutto da pilota e la sua vita in Argentina. Vendute separatamente, sono stimate tra 10.000 e 22.000 euro.



25/04/12

25 aprile - Liberazione: "Tancia", un magnifico docu-film di Vittorio Ferrara



Oggi, 25 aprile, vorrei segnalarvi questo bellissimo film realizzato da Vittorio Ferrara (e scaricabile qui) che ripercorre un episodio meno conosciuto della storia della Resistenza Italiana, e che merita davvero di essere visto.

Il 7 aprile 1944 reparti nazisti e fascisti assediano il monte Tancia, in provincia di Rieti.

La brigata partigiana D'Ercole-Stalin resiste in cima alla collina dell'Arcucciola per ore prima di ritirarsi. 

Perderanno la vita sette partigiani e centinaia di nazifascisti. A sera, non contenti del magro risultato ottenuto e umiliati dall'alto numero di perdite subite, i nazifascisti trucideranno decine di anziani, donne e bambini della zona.

Questo docu-film e' il racconto di quella battaglia e di quell' eccidio rimasti senza memoria per più di sessant'anni.


24/04/12

La conseguenza del bene. E il male.




Qualche giorno fa, durante una bella conversazione, un caro amico (e poeta), Fabrizio Centofanti mi ha detto che un sacerdote - come è lui - "trascorre la metà del tempo della sua giornata a rispondere a domande (dei fedeli)  come queste: perché esiste il male nel mondo; perché c'è tanta gente che è dedita al male; e a cosa serve il male, e chi lo manda, se è Dio o cosa." 

Mi ha fatto pensare. 

Il nodo del male è quello intorno al quale ci interroghiamo sempre, senza venir mai a capo: mette a nudo ogni dubbio, ogni certezza. 

Quel che penso è che c'è una ragione abbastanza semplice per la quale per gli uomini sembra molto più semplice inclinar-si verso il male (nelle sue più diverse gradazioni, dai mali più veniali a quelli più violenti) anziché verso il bene. 

La ragione è nella conseguenza dei comportamenti. 

Dal male - da chi compie il male - non ci si aspetta infatti di essere conseguente:  chi commette il male, anzi, sa già in partenza che quel che ci si aspetta da lui sarà che egli smetta di compierlo. 

Il male ha come conseguenza che ci si attende un atteggiamento contrario: un ravvedimento, un pentimento, una riparazione.   E' un elemento archetipico delle comunità umane.   Che oggi raggiunge forme paradossali e tragico-surreali quando per esempio a qualcuno che ha appena compiuto un omicidio, o una malefatta qualsiasi arriva puntuale l'insulsa domanda di qualche interlocutore:  "è pentito?" "Si è pentito".  

E alla vittima: "lo perdonerà ?"  "Perdonerà?"

Quasi il pentimento e il perdono fossero procedimenti automatici come il gorgogliare delle fiches nella vaschetta di una slot machine dopo che si è azionata la leva. 

Chi fa il male dunque, sa che non deve promettere niente. 

Anzi, se smentirà quel che ha fatto, se contraddirà il male compiuto, riceverà probabilmente un coro di plauso e ognuno gli dirà bravo (ammesso che si sia capaci di perdonare veramente). 

Al bene invece, al contrario, si chiede, anzi si pretende, di essere conseguente. 

Avete mai provato ad osservare cosa accade quando ponete in essere nei confronti di qualcuno un atto realmente gratuito, buono, non dovuto ? 

La persona che riceve il vostro gesto da quel momento si attende qualcosa da voi: più esattamente si aspetta che i vostri comportamenti siano conseguenti (coerenti) con quel gesto.

E sarà, come è ovvio, anche molto lesta a giudicare nel caso che l'annunciato bene non sia conseguente con i vostri comportamenti futuri.

Al bene si chiede sempre di essere conseguente perché il bene comporta responsabilità - al contrario del male che non ne comporta alcuna perché "c'è sempre un alibi, c'è sempre una scusa, c'è sempre un motivo per cui si è fatto il male." 

Il bene invece, il bene vero, non ha motivo. E' - appunto - gratuito, è pura gratuità. 

Per questo è così difficile compiere il bene. Per questo gli uomini, se possono scegliere, inclinano se stessi verso il semplice (arendtianamente banale) male.  Perché il male è facile, e non comporta impegno, non comporta nessuna responsabilità - se non quella della legge penale degli uomini - nessuna irrevocabilità. 

C'è sempre un tempo per redimersi, un tempo per pentirsi, un tempo per perdonare.

Il bene invece, non ha tempo.  Il bene è una linea diretta e il cuore degli uomini ha paura di attraversarla, come un highliner sospeso ad alta quota sulla sua linea di nylon:  sempre con la paura di cadere, e di non essere all'altezza.

Fabrizio Falconi

Gabriel Garcia Marquez presenta "Cent'anni di Solitudine" in indio.



E' stato lo stesso Gabriel GarciaMarquez, a 85 anni appena compiuti, a scrivere un prologo per l'edizione del suo libro piu' famoso, 'Cent'anni di solitudine', in lingua indigena colombiana.

Il quotidiano El Heraldo di Barranquilla ha pubblicato oggi alcuni brani del testo scritto dal premio Nobel colombiano come introduzione all'edizione in lingua Wayuunaiki, tradotto dagli stessi indios Wayuu, un'etnia che vive in una sierra montuosa all'estremo nord della Colombia, nella provincia di La Guajira.

Nel celeberrimo libro, che lancio' il cosiddetto ''realismo fantastico'' sudamericano, appaiono due personaggi dell'etnia Wayuu, Visitacion e Cataure, che portano la peste dell'insonnia. 

''Vedendo il testo dell'esemplare di Cent'anni di solitudine tradotto in lingua Wayuu, mi sono sentito come il Grande Parolaio, capace di esprimere la forza di questa razza di uomini caldi e sempre impetuosi - scrive 'Gabo' - Il ricordo costante della provincia di La Guajira mi riporta allo sguardo dei miei nonni, di mia madre, dei miei fratelli, degli zii e dei cugini, pieno dei ricordi di questa terra e di questi popoli ribelli, che ha nutrito la mia anima di viaggiatore indomito''.

fonte ANSA

23/04/12

Gli Obelischi di Roma - 5. Obelisco Lateranense.



Eccoci arrivati al principe degli Obelischi romani. Per splendore e dimensioni l'Obelisco Lateranense è infatti il più giustamente famoso tra i 13 autentici egizi presenti a Roma, dei quali ci stiamo occupando (qui le precedenti puntate). 

Ma anche le vicende storiche ad esso collegate sono davvero importanti e ne fanno uno dei manufatti umani in assoluto più antichi presenti sul suolo di Roma.

Ecco la scheda. 

5. Obelisco Lateranense. 

rieretto nel 1588 

altezza:  m. 32,1 -  m.45,7 (con basamento ) 

Estesi Geroglifici. 

Cavato dalle montagne di Assuan dal faraone Tutmes III (1479–1426 a.C.). 

Rimasto a Tebe in attesa di innalzamento al quale provvide Tutmes IV che vi scolpì il nome proprio e quello del nonno.

Dopo più di un millennio, prima Augusto pensa di portarlo a Roma, poi trecento anni dopo, Costantino (306-337) vuole trasportarlo da Tebe a Costantinopoli, ma entrambi desistono per l’impegno ritenuto gravoso ai limiti dell'impossibile. 

Il figlio di Costantino, Costanzo II (317-361) realizza l’impresa, dopo aver visitato Roma, ed essere rimasto colpito dalle imprese di Augusto per gli obelischi, specie quello del Circo Massimo.

Eretto sulla spina del circo medesimo (Massimo) intorno al 360. 

Resiste in piedi soltanto meno di due secoli fino al probabile abbattimento da parte del re dei Goti Totila e delle sue truppe nel 547

La leggenda della sua originaria ubicazione resiste nei secoli, nonostante sia scomparso. 

Viene recuperato da Matteo Bartolani di Città di Castello nel 1587 a quattro metri e mezzo di profondità, rotto in tre pezzi. 

Trascinato fino al Colle Lateranense con immani lavori di trasporto, viene collocato in quella posizione per essere a vista con la Basilica di Santa Maria Maggiore, in linea con il suo gemello Esquilino.

E qui viene eretto da Domenico Fontana con lavori che si protraggono per più di un mese, dal 6 luglio al 10 agosto 1588.


22/04/12

La Poesia della Domenica - 'La sera si fa sera' di Franco Fortini.




La sera si fa sera

Tu non avrai compagni.
Ed allora verrà
La faina da te
Per metterti paura.
Ma non prendere paura,
Prendila per sorella.
La faina conosce
E l'ordine dei fiumi
E i fondali dei guadi
E ti farà passare
Senza che tu t'anneghi
E poi ti condurrà
Fino alle fonti fredde
Perché tu ti rinfreschi
Dai polsi fino ai gomiti
Dei brividi di morte.

Anche comparirà
Davanti a te il lupo
Per metterti paura.
Ma non prender paura
Prendilo per fratello
Perché il lupo conosce
E l'ordine dei boschi
E il senso dei sentieri
E ti accompagnerà
Per la via più leggera
Verso un alto giardino
Dove la luce è quieta.
Il tuo posto è laggiù,
Dove vivere è bello
Dov'è il campo di dalie
La collina dei giuochi.
E laggiù c'è il tuo cuore.


Franco Fortini, Poesie scelte 1938-1973, V. Mengaldo cur., Oscar Mondadori

21/04/12

Il relativismo contemporaneo filosofia inevitabile e virtuosa - Dario Antiseri sul "Corriere della Sera".




Vi riporto questo interessante articolo comparso ieri sul Corriere della Sera a firma Dario Antiseri, nelle pagine della cultura. 


«Non esiste un principio etico razionale che valga più di altri» «Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste nessuna autorità umana e chiunque tenti di fare il magistrato viene travolto dalle risate degli dèi». È questo il messaggio epistemologico di Albert Einstein. 

Lo stesso di quello di Karl Popper: «Tutta la nostra conoscenza rimane fallibile, congetturale. Il vecchio ideale scientifico dell' episteme - della conoscenza assolutamente certa, dimostrabile - si è rivelato un idolo. 

L'esigenza dell'oggettività scientifica rende ineluttabile che ogni asserzione della scienza rimanga necessariamente e per sempre allo stato di tentativo. Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta della verità». Tutta la ricerca scientifica, in qualsiasi ambito essa venga praticata - in fisica e in economia, in biologia e in storiografia, in chimica come nella critica testuale - si risolve in tentativi di soluzione di problemi, tramite la proposta di ipotesi o teorie da sottoporre ai più severi controlli al fine di vedere se esse sono false. 

Cerchiamo, insomma, di falsificare, dimostrare false le nostre congetture per sostituirle, se ci riusciamo, con teorie migliori, vale a dire più ricche di contenuto esplicativo e previsivo. Ciò nella consapevolezza che, per motivi logici, non ci è possibile dimostrare vera, assolutamente vera, nessuna teoria: anche la teoria meglio consolidata resta sempre sotto assedio. La realtà è che evitare l'errore è un ideale meschino; se ci confrontiamo con problemi difficili è facile che sbaglieremo; conseguentemente, razionale non è un uomo che voglia avere ragione, ma è piuttosto un uomo che vuole imparare: imparare dai propri errori e da quelli altrui. 

Ancora Popper: l'errore commesso, individuato ed eliminato è il debole segnale rosso che ci permette di venir fuori dalla caverna della nostra ignoranza. Dunque, nello sviluppo della ricerca scientifica, non ogni teoria vale l'altra e, di volta in volta, accettiamo quella teoria che ha meglio resistito agli assalti della critica. Il fallibilismo, in breve, è la via aurea che, in ambito scientifico, consente di evitare sia il dogmatismo sia l'arbitrio soggettivistico. 

Ora, la storia delle vicende umane, come anche la realtà dei nostri giorni, ci mostra una Terra inzuppata di sangue versato in nome di concezioni etiche legate a differenti prospettive filosofiche e religiose. Partendo dall'esperienza, ripete Max Weber con John Stuart Mill, si giunge al politeismo dei valori. E con ciò siamo nel mezzo delle questioni connesse al relativismo etico. Certo, è falso sostenere che tutte le etiche sono uguali. «Ama il prossimo tuo come te stesso» è un principio ben diverso da quello dove si grida «occhio per occhio dente per dente», o da quello leninista per cui «la morale è in tutto e per tutto soggetta agli interessi della lotta di classe del proletariato», talché «non bisogna accarezzare la testa di nessuno: potrebbero morderti la mano. Bisogna colpirli sulla testa senza pietà». 

continua a leggere QUI

fonte Corriere della Sera.

in testa una tavola di Escher,  Encounter.

20/04/12

"George Harrison - Living in the material world" di Martin Scorsese - La recensione.



Ho visto ieri sera, "Living in the material World-George Harrison" il docu-film realizzato da Martin Scorsese sulla vita di George Harrison, uscito nell'ottobre scorso negli USA.

E' un'opera pregevolissima, che raccomando a tutti - non solo agli amanti dei Beatles e della musica in generale-  con l'unica avvertenza che consiglio di considerare,  e cioè che si tratta di un'opera molto lunga, della  durata complessiva di ben 3 ore e 38 minuti (sconsigliabile dunque l'ultimo spettacolo..!)

Si tratta comunque di un film splendido, tenuto in mano dalla saldissima regia di Martin Scorsese che ormai alle opere documentariste sul rock ha dedicato una parte rilevante della sua filmografia, da Woodstock (di cui curò, in modo misconosciuto il montaggio) a The Last Waltz a Shine a Light, del 2008, dedicato ai Rolling Stones. 

Splendido perché ricostruisce con materiali di archivio stupefacenti - e mai visti - gli anni d'oro del percorso creativo di Harrison insieme ai Beatles, gli anni della Swinging London, la crisi definitiva del gruppo, la carriera solista, ma soprattutto il percorso personale di ricerca interiore di quello che era certamente il più 'solitario'  e meditativo - il più attratto dal lato spirituale dell'esistenza - dei Fab Four

Lo fa, oltre che ripescando i materiali sonori e visivi dell'epoca (molti dei quali messi a disposizione dalla vedova di Harrison, concedendo molto spazio alle interviste dei testimoni, che raccontano il loro lato di George:  Paul McCartney e Ringo Starr,  Eric Clapton e George Martin, Yoko Ono e Terry Gilliam,  Phil Spector e Ravi Shankar, e via discorrendo..

Il quadro che si compone è quello di un'anima, più che una persona, che si trovò coinvolta in un fenomeno senza precedenti - quello della popolarità del quartetto di Liverpool che in meno di dieci anni riuscì a conquistare il mondo intero, cambiando per sempre la storia della musica contemporanea - e che però riuscì a non farsi sopraffare, cercando sempre di tendere a quel 'centro' , a quella ricerca intorno al senso dell'esistenza, per la quale si può dire di non essere vissuti invano. 

Un tributo colto e approfondito, umano e non distaccato, che non poteva lasciare indifferente un autore come Scorsese da sempre attratto dai temi spirituali . "Tutta la musica dell'ultimo Harrison funziona da supporto alla meditazione, come avviene nelle tradizioni orientali " ha raccontato Scorsese a Richard Schickel nel libro autobiografico "Considerazioni su me stesso e tutto il resto" uscito da poco per Bompiani. 

E dunque un vero atto 'meditativo' è anche la visione di questo film.

Fabrizio Falconi

18/04/12

Telemontecarlo - TMCnews 1990 -1991

Era un vecchio telegiornale di molti anni fa - 1990-1991, quando esistevano soltanto i TgRAI e quelli di TMC-Telemontecarlo.   Edizioni praticamente inesistenti in formato digitale, rieditate e restituite dall'oblio grazie ai volenterosi promotori di un gruppo neonato su Facebook, Tg Ricordi









Lettere inedite di Hemingway rivelano altri particolari sugli anni prima del suicidio.



Quindici lettere, dodici delle quali inedite, scritte da Ernest Hemingway (1899-1961) al suo amico veneziano Gianfranco Ivancich, di venti anni piu' giovane del Premio Nobel per la letteratura, sono entrate a far parte degli archivi della John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston, che con un comunicato ha annunciato l'acquisto avvenuto nel novembre scorso e che va ad integrare la gia' cospicua Ernest Hemingway Collection. 

Le lettere, che fanno parte di una corrispondenza portata avanti dallo scrittore americano anche nel corso dei suoi viaggi tra Cuba e l'Africa, mostrano, soprattutto negli anni immediatamente precedenti al suo suicidio, gli aspetti piu' sentimentali della personalita' dell'autore di Addio alle armi e Per chi suona la campana, comprese le lacrime versate per la morte del suo gatto

Hemingway e Ivancich si erano conosciuti in un bar di Venezia nel gennaio 1949 e avevano legato subito, anche perche' entrambi avevano sofferto ferite alle gambe durante la guerra. L'amicizia fra i due uomini si era poi estesa alla sorella di Gianfranco, Adriana, che divenne musa dello scrittore e che nel 1950 si reco' a Finca Vigia, la residenza di Hemingway sull'isola di Cuba, contribuendo a ispirare il racconto Il vecchio e il mare

L'affetto di Hemingway per i due fratelli Ivancich risulta evidente dalle lettere, quasi tutte firmate con il suo soprannome confidenziale "Papa" o "Mr. Papa".

Fra gli episodi piu' toccanti della corrispondenza inedita, uno in particolare descrive lo sconforto del romanziere che si senti' in dovere di sparare al suo gatto, Uncle Willie, che era stato investito da automobile rimanendo gravemente mutilato. Insieme alle 15 lettere, cedute dallo stesso Gianfranco Ivancich, la Kennedy Library ha acquistato anche un manoscritto della fiaba di Hemingway Il toro fedele, scritta per Gherardo Scapinelli, all'epoca giovane nipote dell'amico.

fonte adnkronos

Hermann Hesse e la paura.


Si ha paura di migliaia di cose, del dolore, dei giudizi, del proprio cuore; si ha paura del sonno, del risveglio, paura della solitudine, del freddo, della follia, della morte. Specialmente di quest'ultima, della morte. Ma sono tutte maschere, travestimenti.
In realtà c'è una sola paura: quella di lasciarsi cadere, di fare quel passo verso l'ignoto lontano da ogni certezza possibile... c'è una sola arte, una sola dottrina, un solo mistero: lasciarsi cadere, non opporsi recalcitrando alla volontà di Dio, non aggrapparsi a niente, né al bene né al male. Allora si è redenti, liberi dalla sofferenza, liberi dalla paura. 


Hermann Hesse, Aforismi, pag.73.

17/04/12

Gli Obelischi di Roma - 4. Obelisco Esquilino.




Nel nostro excursus attraverso la storia dei 13 obelischi egiziani attualmente esistenti a Roma (la città al mondo che ne ha di più - qui le precedenti puntate), è oggi la volta del quarto in ordine di ri-erezione dopo le devastazioni dei Goti. 

E' un altro monolite davanti al quale passiamo di fronte quasi ogni giorno e del quale i più ignorano la plurimillenaria storia. 

Riportiamo qui, la scheda come abbiamo fatto con gli altri.

4. Obelisco Esquilino 


rieretto nel 1587 


altezza: -  m. 14.73  (m. 25.53 compreso il basamento). 


Anepigrafo (non ci sono geroglifici) 


Non ci sono notizie sul faraone e sulla dinastia egizia sotto il quale fu edificato. 


Acquisito da Augusto per ornare l’ingresso del proprio Mausoleo (oggi Piazza Augusto Imperatore) a Roma,  e lì sistemato da Claudio nel 10 a.C. circa. 


Riscoperto nel 1519 e provvisoriamente trasferito all’inizio di Via di Ripetta in quattro pezzi. 


Inizialmente destinato a Piazza del Popolo (progetto del 1519). 


Eretto sotto Sisto V da Domenico Fontana nel 1587 all’Esquilino sul retro della Basilica di Santa Maria Maggiore (probabilmente perché lì sorgeva uno degli ingressi principali della Villa Montalto, di proprietà della famiglia di Felice Peretti-Sisto V).



16/04/12

Enlightened - La serie televisiva. Spunti per l'oggi.



E' molto interessante Enlightened, la serie televisiva statunitense trasmessa dal 2011 sul canale HBO, e co-ideata ed interpretata da Laura Dern, la grande attrice americana, figlia d'arte (suo padre è Bruce Dern) divenuta 'attrice feticcio' di David Lynch.

La prima stagione, andata in onda dal 10 ottobre 2011, è composta da dieci episodi. HBO ha poi rinnovato la serie per una seconda stagione, anch'essa di dieci episodi.

L'idea di questa serie è molto originale: seguiamo infatti la storia e le peripezie di Amy Jellicoe, una dirigente aziendale di una multinazionale attiva nel settore della cosmetica che, dopo una crisi di nervi causatale dal crollo della propria vita professionale e privata, ottiene il risveglio spirituale grazie ad un percorso di riabilitazione nelle Hawaii e decide così di riprendere in mano la propria vita.

Laura Dern è impareggiabile nel rendere la velleità perfino naif della protagonista di 'cambiare il mondo', una volta tornata alla sua solita vita: cambiare un luogo di lavoro - e colleghi di lavoro - infernali.  Cambiare la madre, persa in un deliquio anaffettivo e catatonico. Cambiare il marito, dipendente dalle droghe e completamente sballato. Cambiare gli amici.
Renderli partecipi di una nuova consapevolezza maturata: cosa è veramente importante nella vita.

Naturalmente questa velleità - convincere gli altri che si è compreso il vero senso della vita, e che la vita che vivono gli altri è piena di cose false, vacue, inutili e dannose - si scontrerà contro un poderoso muro di gomma:   Amy sbaglia tutto, ovviamente, sbaglia nel modo stesso in cui pretende di convincere e di rendere consapevoli gli altri.

Ma gli altri sono impietosi.  E' davvero troppo irresistibile rovesciare in faccia a chi pretende di cambiarti la vita il tuo disprezzo, bollando questa persona  semplicemente come una pazza supponente, una pazza fuori del mondo, che non sa o non vuole rendersi conto di come va la vita. 


E' perciò molto interessante Enlightened, per le dinamiche che descrive, e che ci riguardano tutti. 

Una volta raggiunta la consapevolezza che la vita che si vive fa schifo, cosa si può fare di concreto per cambiarla ? E una volta che siamo disposti a cambiarla, come possiamo per rendere consapevoli gli altri ?

Amy è una ingenua. Ma è anche, indubbiamente, una persona di buona volontà.

I suoi metodi sono sbagliati ma non c'è dubbio che il suo fine sia autenticamente giusto. Ma .. come fare ?  E particolarmente toccanti sono le pagine del suo discorso interiore che viene recitato, in ogni puntata, dalla voce di Amy fuori campo.

Da vedere.