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21/12/17

Dopo 14 anni di restauri, ritorna finalmente il Portico d'Ottavia !



E' durata 14 anni 'l'operazione di salvataggio" dei resti visibili del complesso del Portico d'Ottavia, luogo simbolo del Ghetto, il quartiere ebraico della Capitale

E per 14 anni ponteggi e impalcature hanno nascosto la bellezza del portico ricostruito da Augusto, al posto di quello piu' antico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato alla sorella Ottavia. 

Nel 203 fu restaurato e parzialmente ricostruito da Settimio Severo dopo un incendio del 191 e proprio a questo periodo appartengono la maggior parte dei resti attualmente visibili

Il quadriportico includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. 

Il suo interno si configurava come una sorta di museo all'aperto poiche' ospitava una grande quantita' di opere d'arte. 

Alla cerimonia di 'restituzione' alla citta' del Portico d'Ottavia restaurato stamani c'erano la sindaca Virginia Raggi, il sovrintendente ai beni culturali di Roma Claudio Parisi Presicce, il vicesindaco Luca Bergamo e la presidente della Comunita' Ebraica Ruth Dureghello. 

L'operazione del restauro, divisa in tre fasi, e' stata "complessa", come e' stato spiegato, ed e' stata condotta attraverso un team di archeologi architetti e ingegneri con l'ausilio di alte tecnologie che ha permesso e permettera' anche in futuro un monitoraggio attento dei resti del complesso che nei secoli e' stato piu' volte danneggiato e rimaneggiato. 

In particolare durante i lavori e' stata rilevata la necessita' di un intervento di restauro specialistico della colonna poiche' in corso d'opera e' stata riscontrata una maggiore frantumazione interna, rispetto al previsto, del fusto, gia' apparentemente soggetto a diffuse micro-fessurazioni in tutta la sua lunghezza. 

E' stato, inoltre, necessario, un intervento sulla superficie a cortina in laterizio del tratto basamentale e del pilastro con pulitura e rimozione dei residui di cemento dei pregressi consolidamenti statici degli anni '60. 

L'opera di monitoraggio della colonna continuera' per altri due anni, a partire da ora, con attrezzature di alta qualita', basata sull'esecuzione di misure microsismiche ad alta frequenza, per controllare la sicurezza del manufatto, considerando anche i frequenti eventi di natura sismica. 

Per il 2018 e' prevista la quarte fase dei lavori di restauro che dureranno alcuni mesi e riguarderanno i muri interni.

Fonte: Emanuela De Crescenzo per ANSA

11/12/17

Cade un altro tabù, Pantheon a pagamento da maggio: si pagheranno 2 euro per entrare.


Tanto tuonò che piovve.  Purtroppo cade anche il tabù del Pantheon e Roma avrà un altro dei suoi tesori visibile soltanto a pagamento. Qui di seguito l'Ansa con la notizia di oggi:


Entrata a pagamento per il Pantheon a partire dal 2 maggio 2018. 

Lo stabilisce l'accordo firmato questa mattina tra il Vicariato e il Mibact alla presenza del ministro della cultura Dario Franceschini e del Vicario per la Diocesi di Roma Mons. Angelo De Donatis.

Il biglietto costera' 2 euro e servira' al Mibact per far fronte a una migliore valorizzazione e tutela del monumento, alle spese di manutenzione e a garantire una maggiore sicurezza durante le visite. 

Continuera' a essere libero l'accesso per l'esercizio del culto e delle attivita' religiose. 

Il direttore generale Musei del Mibact, Antonio Lampis e il Camerlengo, Mons. Angelo Frigerio, informa la nota diffusa dal Mibact, hanno firmato questa mattina, alla presenza del ministro dei Beni e delle Attivita' culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e del Vicario per la diocesi di Roma, Mons. Angelo De Donatis, le modifiche alla vigente Convenzione che disciplina l'accesso dei turisti al complesso del Pantheon. 

Oggetto delle modifiche, viene precisato, "la valorizzazione e la tutela della Basilica di Santa Maria ad Martyres e del Pantheon e l'introduzione, a partire dal 2 maggio 2018, di un biglietto d'ingresso di 2euro

Vista l'assoluta unicita' e specificita' del Complesso monumentale per la contestuale fruizione di fedeli, visitatori e studiosi, e restando fermo l'orientamento della Diocesi di Roma di non porre vincoli economici al libero accesso ai luoghi di culto, continuera' a essere libero l'accesso per l'esercizio del culto e delle attivita' religiose. 

Sara' cura del Mibact fornire adeguata informativa ai visitatori circa la sospensione delle visite turistiche durante le attivita' di religione e di culto liberamente programmate dall'Autorita' ecclesiastica". 

29/11/17

Apre a Roma la più grande mostra mai realizzata su Traiano, l'imperatore che portò l'Impero Romano alla sua massima espansione.



L’8 agosto di 1900 anni fa moriva l’imperatore Traiano. 

Una grande mostra lo celebrerà presso i Mercati di Traiano dal 29 novembre 2017

L’8 Agosto del 117 d.C. moriva Marco Ulpio Nerva Traiano, l’optimus princeps che portò l’impero romano alla sua massima estensione. 

Cosa significa costruire un Impero? E in che relazione sta l’Impero Romano con l’Europa attuale? Politica, economia, welfare, conquiste militari ottenute senza esclusione di colpi; inclusione di popolazioni diverse sotto un unico Stato che governa con leggi che ancora oggi sono alla base della giurisprudenza moderna; la buona amministrazione, influenzata anche da donne capaci, “first ladies” autorevoli; campagne di comunicazione e capacità di persuasione per ottenere il consenso popolare attraverso opere di pubblica utilità, “magnificentia publica” e lusso privato, ma discreto. 

Non è la trama di una fiction, né il programma di qualche politico, ma la traccia della mostra Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, ideata da Claudio Parisi Presicce e a cura di Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro per celebrare la ricorrenza dei 1900 anni dalla morte dell’imperatore che ha portato l’Impero alla sua massima espansione

Ancora, è ospitata presso la via Biberatica anche “Columna mutãtio – LA SPIRALE”, un’installazione monumentale di arte contemporanea, ideata dall’artista Luminiţa Țăranu, che racconta la “mutazione” di significato della Colonna di Traiano nel volgersi della storia. 

TRAIANO, imperatore costruttore La mostra sarà caratterizzata dal racconto della vita “eccezionale” di un uomo “ordinario”, significativamente racchiusa in un “titolo” coniato per lui, optimus princeps, ovvero il migliore tra gli imperatori. Colui che seppe riportare gioia tra i romani! come ricordato dallo storico Plinio il Giovane, suo contemporaneo Traiano ci ha ordinato di essere felici e noi lo saremo. 

LA MOSTRA Il “racconto” della mostra si sviluppa attraverso statue, ritratti, decorazioni architettoniche, calchi della Colonna Traiana, monete d’oro e d’argento, modelli in scala e rielaborazioni tridimensionali, filmati: una sfida a immergersi nella grande Storia dell’Impero e nelle storie dei tanti che l’hanno resa possibile. II percorso espositivo si snoda attraverso 7 sezioni a partire dalla morte di Traiano, avvenuta in Asia Minore e, unico caso della storia romana, celebrata con trionfo nella capitale insieme alle sue gesta

Si prosegue con la contrapposizione tra le cruente campagne nella Dacia (parte dell’attuale Romania) e le grandi opere realizzate con la pace, dal ruolo delle donne della famiglia (vero “braccio destro” dell’imperatore per la politica sociale) agli spazi privati, fino alla “fortuna” della figura di Traiano dopo l’antichità, dovuta alla sua fama di uomo giusto, il più “cristiano” tra i pagani, decoroso e caritatevole

L’APPARATO MULTIMEDIALE Una mostra immersiva grazie alle nuove tecnologie e allo storytelling, protagonisti anch’essi dell’allestimento e dei contenuti. I visitatori si troveranno immersi nel mondo di Traiano. L’ imperatore, o meglio il suo fantasma, impersonato da un attore, introdurrà alla vita dell’optimus princeps. Profumi, petali e il rumore della folla daranno al visitatore le stesse sensazioni che il popolo di Roma provava durante un trionfo; stele di soldati si animeranno per mostrare gli affanni del vivere e del morire dei legionari impegnati nelle guerre di conquista di Traiano; si ascolteranno la descrizione dei nemici di Roma, i barbari - antagonisti prima, protagonisti poi delle sorti dell’impero - e le voci delle donne della famiglia reale, impegnate nel sociale e imprenditrici. E, ancora, grazie alla realtà aumentata e a video immersivi rivivranno i monumenti traianei e il fuoco delle fiamme da cui Traiano venne salvato per intercessione di Gregorio Magno.

 La mostra si avvarrà anche delle installazioni multimediali e interattive che sono state realizzate grazie alle collaborazioni che la Sovrintendenza Capitolina ha attivato, a scopi di ricerca, studio e divulgazione con la Duke University, Department of Classical Studies, Dig@Lab, con il coordinamento scientifico di M. Forte, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando (Madrid, Spagna), Laboratorio de Humanidades Digitales con il coordinamento di J. M. Luzon, la Divisione ICT del Dipartimento di Tecnologie Energetiche dell’ENEA nell’ambito del progetto CO.B.R.A. (COnservazione dei Beni culturali, con l’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti), responsabile A. Quintiliani. 

Traiano. 
Costruire l’Impero, creare l’Europa 
29/11/2017 - 16/09/2018 

Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali 
Catalogo: De Luca Editori d’Arte Informazioni 
Luogo Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali 
Orario Dal 29 novembre 2017 al 16 settembre 2018 Tutti i giorni 9.30 - 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima) 24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00 Giorni di chiusura: 1 Gennaio, 1 Maggio, 25 dicembre 


28/11/17

A Ponte Milvio spunta una casa di età imperiale con marmi bellissimi!


L'antica Roma non smette di stupire. 

Nelle scorse settimane sono emersi nuovi reperti vicino Ponte Milvio: si tratta di resti di un edificio residenziale di eta' imperiale, ritrovati grazie all'archeologia preventiva in un cantiere di sotto servizi Acea-Areti, lungo l'argine del fiume. 

A ritornare alla luce è una vasta porzione di pavimento in "opus sectile", decorato, cioè, con straordinari marmi policromi. Tarsie marmoree rosse e verdi che disegnano splendidi motivi floreali (non così comuni) intorno ad un quadrato centrale con doppia cornice. Secondo i funzionari della Soprintendenza speciale di Roma responsabili dell'area, potrebbe trattarsi di una porzione di un ricco edificio a carattere residenziale risalente alla piena età imperiale. La bellezza del pavimento echeggia indubbiamente la preziosità di un complesso abitativo. Resta ancora da sciogliere l'enigma della posizione.


Lo annuncia la soprintendenza speciale di Roma Archeologia belle arti paesaggio. 

In vista dell'innalzamento stagionale del livello Tevere atteso a giorni e che potrebbe danneggiare i reperti - spiega la soprintendenza - lo scavo sara' richiuso temporaneamente nelle prossime ore.


In primavera l'indagine archeologica sara' ripresa in maniera estensiva e i risultati verranno presentati alla comunita' scientifica e ai media.

fonte ANSA e Il Messaggero


26/11/17

I Fantasmi di Roma: Storia infelice di Berenice, l'amante dell'imperatore Tito.



Storia infelice di Berenice, l’amante dell’imperatore Tito, e del suo fantasma

      Un fantasma romano molto popolare è quello di Berenice.
      E il suo luogo di elezione sembra essere il Portico d’Ottavia, a Roma, in quello stretto dedalo di vicoli e strade che si snodano tra il quartiere del vecchio Ghetto ebraico – il più antico d’Europa – e la Via del Teatro Marcello, alle spalle.  In particolare, il fantasma di Berenice pare scelga di manifestarsi proprio tra i ruderi romani sparsi in terra nello spazio antistante il teatro che fu dedicato nell’anno 13 a.C.  al generale Marco Claudio Marcello, nipote di Augusto (era infatti il figlio della sorella, Ottavia).

      Ma chi era Berenice ?
   
     La fortuna letteraria di questo personaggio è legata soprattutto, ovviamente, alla storia del teatro, e in specie al testo che a lei dedicò, nel 1670, Jean Racine, uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi.
      Di Berenice, della vera Berenice, sappiamo che nacque nel 28 d.C. in Asia Minore,  e che era la figlia di Erode Agrippa, detto il Grande, che fu quel membro della dinastia dei re di Giudea che più ebbe contatti con il mondo romano, visto che fin da giovanissimo fu inviato nella capitale dell’Impero e divenne intimo dello stesso imperatore (Tiberio). 
      
     Berenice doveva essere davvero bellissima se è vero che a vent’anni era già stata sposata due volte, e alla morte del secondo marito – che era nientemeno che lo zio paterno -  si trasferì in Grecia, alla corte del fratello Agrippa II.   Ma anche in questo nuovo ambiente, decisamente più sofisticato del precedente, Berenice trovò il modo di ritrovarsi al centro di un nuovo scandalo, e per mettere fine alle voci di un incesto con il fratello, accettò di sposare il Re di Cilicia Polemone, molto più anziano di lei,  che la riportò in Asia Minore. 
      Ma il temperamento irrequieto di Berenice la portò ben presto a stancarsi di Polemone e della sua noiosa corte: riuscì a fuggire, e tornò nuovamente dal fratello.
      
      Ed è a questo punto della storia che nel cuore di quella che già era definita una meretrice si fece largo addirittura il nuovo imperatore di Roma, Tito, salito al potere nel 79 d.C. alla morte del predecessore, il padre Vespasiano.

     In realtà la tresca amorosa tra Tito e Berenice era cominciata ben prima della morte di Vespasiano,  allorquando l’imperatore aveva mandato proprio il suo prediletto figlio, Tito, che era stato allevato ai più nobili principi ed era un esempio di moderazione, in Palestina, per sedare le rivolte che erano scoppiate. Tito diede alle fiamme Gerusalemme, dove si erano asserragliati gli ebrei, distruggendo completamente il Tempio, e ottenne una vittoria completa.
     
      Quando tornò in patria, trovò che suo padre gli aveva preparato un tributo eccezionale (con l’erezione del celebre Arco che ancora fa mostra di sé nel foro Romano), ma l’anziano genitore rimase interdetto quando si accorse che il valoroso figlio attraversava l’Arco, tra le grida osannanti del Popolo Romano, portando al braccio una preda bellica imprevista, e cioè proprio quella bellissima principessa ebrea – Berenice -  che già numerosi cuori aveva infranto dall’altro lato del Mediterraneo, ma che aveva ben ventuno anni più di suo figlio.
      
       
Uno scandalo in realtà non v’era, perché questa di presentare le proprie conquiste amorose – specie se di rango regale – non era inconsueto per un comandante militare.  Il problema sorse però quando Tito comunicò al padre che non intendeva semplicemente inserire la nuova fiamma nell’elenco delle concubine, ma voleva addirittura sposarla, cioè inserire un’estranea nella linea di successione imperiale.  La vicenda divenne esemplare quando Vespasiano – ripetendo un copione consueto dei padri – cercò in ogni modo di convincere il figlio, adducendo anche la propria esperienza personale: anche lui, rimasto vedovo, aveva ceduto alle grazie di una concubina, ma s’era ben guardato dall’idea di sposarla. In questo caso poi, si trattava di un ebrea e la faccenda era ancora più grave.
           
          I dubbi e le insinuazioni paterne si unirono alle malelingue di corte, alle calunnie interessate, ma per qualche tempo non ottennero risultati e Berenice rimase al suo posto.  Soltanto, però, fino alla morte dell’imperatore Vespasiano: forse in un rigurgito di riconoscenza filiale, Tito, divenuto imperatore, trovò la forza di sottrarsi alla schiavitù amorosa impostole dalla bella e appassionata Berenice, e la cacciò – in omaggio alla ragion di stato – da Roma.  L’infelice, a quanto pare, stremata dai suoi tiramolla per sposarla, aveva finito anch’essa per disamorarsi del suo compagno, e come sintetizza eloquentemente Svetonio, Berenice statim ab urbe dimisit, invitus, invitam, ovvero Tito una volta diventato imperatore, controvoglia allontanò da Roma Berenice che anch’essa non lo voleva.    
      
      La vicenda di questo amore contrastato, che ripercorre l’antico tema del conflitto tra sentimento e doveri,  trovò come abbiamo detto in Racine un cantore memorabile, il quale rovesciò completamente gli stereotipi su Berenice, omettendo del tutto i suoi trascorsi scandalosi e incestuosi, trasformandola in un personaggio totalmente virtuoso, inventando un triangolo amoroso con il principe Antioco, re di Comagene (regione meridionale dell’Anatolia),  e facendone una vittima della bruta ragion di stato.   Nelle memorabili scene finali del dramma scritto da Racine, le reciproche minaccie di suicidio di Tito, di Antioco e di Berenice, finiscono in un nulla di fatto, e i tre decidono di accettare la volontà superiore e di separarsi, sacrificando totalmente l’amore, o quel che ne resta.
      
        È dunque senza alcun dubbio questo elemento romantico ante litteram, ad aver alimentato la leggenda dell’esistenza del fantasma di Berenice che ancora aleggerebbe sulla città di Roma: perché se quella dolorosa separazione fu accettata obtorto collo in vita,  essa brucerebbe ancora nell’intreccio delle anime.  E questo spiega perché la caratteristica attribuita al fantasma di Berenice sia proprio quella di manifestarsi nella zona del Portico d’Ottavia – non è un caso che la tradizione popolare abbia scelto questa zona, dunque,  ricordando le origini ebree della principessa -  per cercare di incontrare nuovamente il suo amante, l’imperatore Tito, e ottenere un tardivo risarcimento a quella inopinata cacciata.

       Il Portico d’Ottavia però, è legato strettamente anche al simbolo del potere esercitato da Tito, e quindi è davvero lo scenario perfetto per le ansie notturne del fantasma di Berenice:  è proprio in questo luogo infatti,  raccontano le cronache dell’epoca, che nel 71 d.C.  Tito e suo padre si presentarono dei tradizionali vestiti di seta color porpora, e con la corona d’alloro sul capo, circondati dai membri del senato e dai più alti magistrati, per ricevere l’omaggio delle truppe prima di iniziare il sacrificio  e la processione trionfale davanti a tutto il popolo di Roma festante.
      Per questo, sembra dire il fantasma di Berenice, per questo potere, oggi divenuto rovina,  tu mi hai sacrificato.











19/10/17

Archeologia: nuove eccezionali scoperte sulla Battaglia delle Egadi, del 241 a.C.




Nuove importanti scoperte sono venute alla luce nell'area della "battaglia delle Egadi" che concluse nel 241 avanti Cristo la prima guerra punica. 

Nell'ambito di una campagna di ricerche, sono stati recuperati numerosi relitti delle navi cartaginesi e romane che si affrontarono con gravi perdite da una parte e dall'altra. 

Le fonti storiche parlano dell'affondamento di 80 navi e della morte di centinaia di soldati. Alla fine dello scontro i romani riuscirono a catturare 70 imbarcazioni nemiche e a fare quasi diecimila prigionieri. 


Le nuove ricerche sono state condotte dalla Soprintendenza del mare, diretta da Sebastiano Tusa, e dalla Gue (Global Underwater Explorer) con immersioni esplorative a una profondita' tra i 70 e i 100 metri non solo nell'area che fu teatro della celebre battaglia ma anche sulla probabile zona di ancoraggio della flotta romana a ridosso dell'Isola di Levanzo. 

I risultati della campagna, annunciati come eccezionali, saranno presentati domani in Sovrintendenza. 



03/10/17

Dopo 40 anni riaprono dal 1 novembre il IV e V livello del Colosseo !!






Dopo piu' di 40 anni, saranno riaperti al pubblico, a partire dal prossimo 1mo novembre, il IV e il V livello del Colosseo

Posizionati a circa 40 metri d'altezza rispetto al piano dell'arena, i due livelli erano destinati alla plebe e non consentivano una veduta dettagliata di quanto accadeva nell'arena, ma in compenso erano coperti dalla tettoia che riparava dal sole e dalla pioggia

"E' una giornata importante, riapriamo i piani alti dell'Anfiteatro Flavio in seguito a un restauro importante", ha detto il ministro dei Beni e delle Attivita' culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nel corso della visita organizzata per la stampa. 

Fino ad oggi era possibile visitare l'anfiteatro Flavio soltanto fino al III livello

Dal 1 novembre saranno invece visitabili il IV e il V livello con delle visite guidate, che occorre prenotare attraverso il sito www.coopculture.it o chiamando il numero 06-39967700. 

Con una vista veramente incomparabile sul monumento:



Questo nuovo percorso di visita, consentito per ragioni di sicurezza soltanto se accompagnati da una guida e per gruppi di massimo 25 persone, comincia con l'attraversamento dell'unica galleria conservata come in origine. 

E' uno spazio con copertura a volta destinato allo smistamento del pubblico che si trova tra il II e il III livello

"Il V livello del monumento - ha spiegato la direttrice del Colosseo, Rossella Rea - era destinato alla plebe, il IV alla classe dei commercianti e la piccola borghesia, il III ad una categoria che potremmo definire 'middle class', il II ai cavalieri (gli equites), e il I, infine, era destinato ai senatori, che sedevano su dei troni di marmo e agli ospiti pubblici". 

La capienza dell'Anfiteatro era di 50-60 mila posti.

28/09/17

Riapre Sabato 30 settembre dopo molti anni il meraviglioso Tempio di Ercole a Tivoli !





Nella Roma imperiale era uno dei luoghi piu' importanti e gettonati, frequentato dall'aristocrazia che in queste terre aveva le sue ville da vacanza, amato da Augusto che forse ne apprezzava la suggestione dei tramonti sulla grande spianata a picco sulla valle dell'Aniene, affollato da pellegrini e da mercanti, dai banchieri e dai pastori

Maestoso e spettacolare, il tempio di Ercole Vincitore, eretto nel II secolo avanti Cristo sulla sommita' di una collina a Tivoli, alle porte di Roma, era tra i piu' importanti centri di culto romani, per quasi cinquecento anni frequentatissimo luogo religioso e di spettacolo e nello stesso tempo nevralgico snodo commerciale, tanto che era stato costruito proprio sopra la via Tiburtina, che quindi per un tratto lo attraversava. 

 Poi sopravvennero decadenza e rovina, i marmi e le meravigliose statue vennero razziati, le colonne del tempio abbattute, ma la magia e la spettacolarita' del posto non si e' mai persa. 

Dal '700 in poi, accanto e sopra alle rovine del complesso romano, e' sorto un polo industriale dalle destinazioni piu' varie, da laboratorio di guanti a fonderia di cannoni, dalla centrale elettrica - la prima in Italia - alla cartiera degli anni Cinquanta del Novecento, edifici e capannoni oggi vincolati come esempio di archeologia industriale. 

Ed e' da qui, racconta all'ANSA Andrea Bruciati - da maggio direttore del parco autonomo che comprende Villa Adriana, Villa d'Este e il Santuario di Ercole - che si riparte oggi per dare una nuova vita a questo magico luogo, rilanciare le visite e nello stesso tempo, dice, "un modello culturale dalla grande forza identitaria". 

 Restaurato nel 2011 con un finanziamento di 15 milioni, brutalizzato all'epoca con una ricostruzione in cemento del teatro romano e dalla collocazione accanto alla cavea di una ricostruzione in ferro del frontone del tempio (che fece parecchio discutere), il complesso, a dispetto degli annunci dell'epoca (il ministro era Giancarlo Galan), non e' stato mai veramente riaperto se non su prenotazione e d'estate per gli spettacoli allestiti nel teatro. Ora si cambia. 

Da sabato 30 settembre, annuncia Bruciati, il sito riapre al pubblico tutti i fine settimana con un nuovo percorso di visita e ambienti di grande impatto emotivo dell'antico tempio da poco recuperati e mai visti. 

Entro il 2018 poi, assicura il direttore, gia' da marzo, il Santuario verra' aperto tutti i giorni, "con un biglietto unico per i tre siti e un servizio di navetta" che fara' la spola anche con la stazione dei treni.

Intanto, fianco a fianco con il comune della cittadina (il sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti, archeologo di fama, e' stato per anni il segretario generale del Mibact), si lavora alla messa in sicurezza di tutto il complesso e con i 13 milioni di euro appena messi a disposizione dal Mibact parte il progetto di restauro e messa in sicurezza, che entro il 2020-21 dotera' il complesso anche di un parcheggio multipiano e di un auditorium per spettacoli e conferenze ("Niente nuove edificazioni" assicura Proietti, "faremo tutto all'interno della ex cartiera oggi di proprieta' del comune"). 

Tutto per recuperare la magia di questo posto unico e farla scoprire al visitatore, guidandolo con serieta' scientifica tra antico e nuovo. Senza ricostruzioni e rievocazioni. "Puntiamo ad un approccio diverso - spiega Bruciati, una vita di impegni nell'arte contemporanea - a far capire la metamorfosi del sito, che da duemila anni continua a vivere, le sue stratificazioni e anche le sue contraddizioni. E' importante per una lettura piu' consapevole dell'oggi e una proiezione sul domani. La nostra sfida e' questa, creare un modello di cultura sostenibile. In tre anni contiamo di vincerla". 

28/08/17

Sono di due fanciulli, i bellissimi sarcofaghi scoperti dietro la Curva Nord dello Stadio Olimpico .



Dietro la curva nord dello stadio Olimpico durante un cantiere dell'Acea, che stava mettendo delle tubazioni, sono stati scoperti due sarcofagi romani in marmo a circa 2,5 metri sotto il piano stradale. 

Si tratta di sepolture di fanciulli probabilmente di una facoltosa famiglia romana

Uno dei due e' anche decorato con un ricco bassorilievo

Ad annunciare la scoperta e' stata la Soprintendenza Speciale di Roma. 

"A una prima analisi - spiega - potrebbero risalire al III-IV secolo d.C., ma la datazione potra' essere confermata solo dopo un approfondito esame"

Lo scavo e' stato diretto dalla dottoressa Marina Piranomonte, con gli archeologi Alice Ceazzi, il restauratore Andrea Venier, l'antropologa Giordana Amicucci e il topografo Alessandro Del Brusco. 

I ritrovamenti sono stati rimossi e portati nei laboratori della Soprintendenza Speciale di Roma per essere analizzati, studiati e restaurati nei prossimi mesi. I risultati delle ricerche saranno divulgati nel prossimo autunno. 

Quella dei due sarcofagi e' solo l'ultima di una serie di scoperte archeologiche nella Capitale. A giugno, ad esempio, nei cantieri di scavo per la realizzazione della metro C in via Amba Aradam, nel quartiere San Giovanni, venne alla luce una 'mini Pompei'. 

Furono ritrovati due ambienti della media eta' imperiale che a causa di un incendio contengono ancora conservate parti del solaio ligneo, del mobilio ed un pregevole pavimento a mosaico bianco e nero. 

Il materiale rinvenuto "si conserva solo in eccezionali condizioni ambientali e climatiche - spiegarono dalla soprintendenza speciale di Roma - oppure a seguito di eventi speciali come ad esempio accaduto a Ercolano e Pompei. La scoperta del solaio ligneo carbonizzato rappresenta un unicum per la citta'". 

Dallo scavo e' emerso anche lo scheletro di un cane, accucciato davanti una porta e verosimilmente rimasto intrappolato nell'edificio al momento dell'incendio.

Finalizzati alla messa in opera di tubazioni di sotto-servizi, i lavori nei giorni scorsi hanno portato alla luce le tombe a circa 2,5 metri sotto il piano stradale, sulla pendice Nord-Ovest di Monte Mario, dietro la curva Nord dell'impianto sportivo.




17/08/17

Da domani al via le visite guidate in Notturna alle Terme di Caracalla.



Si apre da domani sera "uno dei percorsi notturni tra i piu' suggestivi dell'antica Roma, realizzato dalla Soprintendenza Speciale di Roma, con Electa: dal 18 agosto a 3 ottobre, ogni martedi' e venerdi' sera le Terme di Caracalla saranno accessibili di notte con visite guidate". Lo annuncia la Soprintendenza Speciale di Roma. Gruppi di massimo 25 partecipanti potranno ammirare le monumentali vestigia illuminate nella notte e scendere nei sotterranei

Compreso nella visita il mitreo di Caracalla, il piu' grande tra quelli rimasti a Roma e perfettamente conservato

Le visite, della durata di 75 minuti, inizieranno alle 19.30, con l'ultima partenza alle 21.00, e avverranno grazie a una spettacolare illuminazione del monumento a cura di Acea

"Tuttavia nelle giornate lunghe di agosto e dell'inizio di settembre per i primi turni di visita si potranno ammirare le Terme costruite dagli imperatori Severi nella luce dorata del tramonto - spiega la soprintendenza -. E' proprio dall'area centrale del complesso termale che iniziano le visite, guidate da archeologi e storici dell'arte. Oltre al nucleo principale composto di palestre, spogliatoi,frigidarium, tepidarium, caldarium, natatio c'erano alti recinti, che ospitavano negozi, biblioteche, sale di riunione, porticati per proteggersi dal caldo e dalla pioggia". 

 "I ruderi delle Terme di Caracalla, che si ammirano ancora per la notevole altezza di oltre 37 metri in numerosi punti, restituiscono oggi un'idea della grandiosita' del complesso termale

La visita si conclude poi nei sotterranei, dove e' allestito un Antiquarium con reperti provenienti dalle terme stesse, passando dalla rotonda dove e' collocata la Mela reintegrata di Michelangelo Pistoletto, per concludersi poi al Mitreo, dove e' visibile la misteriosa fossa sanguinis", conclude la nota della soprintendenza.

01/08/17

Torna in Libreria "Misteri dei Rioni e Quartieri di Roma" di Fabrizio Falconi - L'introduzione.







Introduzione 


 Rione è ormai una parola consolidata, entrata nell’uso comune del linguaggio a Roma, anche se la modernizzazione della città l’ha sostituita negli ultimi anni, impropriamente, con la parola Quartiere. Il termine antico di Rione deriva – come è evidente dalla etimologia – dalla parola regione e rimanda immediatamente alle quattordici celebri regioni in cui era suddivisa Roma all’epoca di Augusto, tredici delle quali erano poste sulla sponda sinistra del Tevere (dove del resto la città era sorta) e una soltanto – Trastevere – sulla sponda destra.

Ma i Rioni che si sono poi consolidati nella storia cittadina hanno poco a che vedere con le regioni originarie di epoca imperiale. Se infatti esiste una certa continuità, fino al VII secolo, dopo la caduta dell’Impero, a partire dal 600 d.C., tutto cambia nella storia e anche nella topografia cittadina: Roma si svuota di popolazione – un crollo verticale – la città si cristianizza definitivamente con la trasformazione di quasi tutti gli edifici dell’età classica in luoghi cristiani, si assiste a un progressivo svuotamento del territorio urbano: le rovine della Roma di un tempo, cadute nell’oblio, vengono letteralmente ingoiate dalla campagna incolta, e dentro l’incredibile recinto murario costruito sotto Aureliano (diciotto chilometri di cinta fortificata per millequattrocento ettari di territorio !) si aprono enormi spazi vuoti, con nuclei abitati divisi tra di loro da considerevoli distanze, che rendono necessarie nuove fortificazioni parcellizzate – visto anche che la cinta muraria originale è ormai fatiscente e passibile di attacchi e invasioni – com’è il caso della cosiddetta Città Leonina, innalzata da Leone IV (847-855 d.C.), che creò una efficace protezione alla zona dell’ager vaticanus e della Basilica di San Pietro.

 Tra l’VIII e il IX si spezza dunque definitivamente quella continuità territoriale con la vecchia Roma imperiale: la Città viene ripensata secondo nuovi criteri, che sono fondamentalmente quelli cristiani, quelli che si ispirano all’uso che della città viene fatto dai molti pellegrini che da ogni parte d’Europa si mobilitano per venire a visitare i celebri Mirabilia Urbis – quel che ne resta – e i sepolcri dove sono conservate le ossa degli Apostoli del Cristianesimo in Occidente, Pietro e Paolo.

A partire dall’anno mille, la popolazione in città ricomincia a crescere, le zone abitate lentamente iniziano nuovamente ad espandersi. Ed è proprio in questo periodo che i romani ritornano ad usare il termine Regio – prodromo di quello di Rione – per indicare le zone abitate della città (ad esempio Regio que vocatur Clivus Argentarii, ovvero la zona sotto il Campidoglio, che oggi è identificabile con il Velabro e il cosiddetto Arco di Giano bifronte).

Regio o Rione iniziano ad essere usati indifferentemente per indicare alcune zone della città, per l’esattezza dodici (anche se nei documenti notarili dell’epoca si arriva a trenta) dei quali ignoriamo l’estensione e i confini precisi, anche se sappiamo che molto probabilmente non avevano nulla a che vedere né con le quattordici regioni augustee, né con le sette regioni ecclesiastiche del III secolo d.C. e nemmeno con le dodici regioni militari di età bizantina. 

All’inizio del milleduecento, in un codice viennese, repertorio dei Mirabilia Urbis, appare una lista di rioni romani, suddivisi in dodici principali e ventisei secondari; è soltanto una lista provvisoria che tenta di fotografare una realtà magmatica, in continuo movimento: il tessuto urbano di Roma, infatti, in questo periodo medievale, sta letteralmente rinascendo e riassestandosi sulle stesse modifiche geologiche intercorse in lunghi anni di abbandono, come ad esempio l’innalzamento del livello del calpestio stradale di diversi metri, in tutte le zone del centro.

Fino alla fine del 1500 il numero dei rioni rimarrà consolidato in tredici (dodici sulla sponda sinistra più Trastevere sulla sponda destra), ma nel Rinascimento, a partire dalla prima metà del Quattrocento, si assiste ad una profonda trasformazione del tessuto urbano di Roma, dovuto sostanzialmente a due fattori: l’incremento demografico, che rende sempre più densamente costruite le zone già abitate e l’interventismo dei pontefici che a partire da Papa Niccolò V (1447-1455) iniziano diversi interventi edilizi e viari, che modificano costantemente la topografia cittadina, ristabiliscono i confini, determinano nuove vie di collegamento e nuove suddivisioni.

La cittadella vaticana diventa la residenza dei papi, vengono restaurati gli antichi ponti (Milvio, Nomentano), risanati i vecchi acquedotti, ristrutturate e ripavimentate le piazze, aperte nuovi assi viari, iniziate nuove costruzioni negli spazi non edificati (ancora molto estesi) tra una contrada e l’altra all’interno del vecchio immenso recinto delle Mura Aureliane, facilitati i collegamenti tra una sponda e l’altra del fiume, si consolida l’esistenza e il nome dei più antichi rioni rivieraschi (Sant’Angelo, Ripa, Campitelli), crescono e si sviluppano i rioni interni, S.Eustachio, Parione, Ponte, Borgo, che diventa – quest’ultimo – non un vero e proprio rione a sé stante, ma un’entità territoriale a parte vista la sua vicinanza al nucleo Vaticano, vengono aperte nuove, fondamentali vie molto lunghe, che attraversano diversi rioni e li mettono in collegamento tra di loro: la Via Alessandrina, Via della Lungara e Via della Lungaretta, Via Giulia.

Questa grandiosa opera verrà poi completata principalmente sotto Sisto V (fautore del più grande e complesso progetto urbanistico della città, passato alla storia come Piano Sistino) e sotto i suoi successori, in secoli in cui – nel Cinquecento, Seicento e Settecento, Roma conoscerà i fasti di una rinascita archeologica, artistica e politica che la rimetteranno per molti versi, al centro del mondo.

Nel frattempo, all’interno dei rioni, che si vanno consolidando, si iniziano a stabilire anche le linee amministrative e gerarchiche: ad ogni rione è proposto infatti un caporione, contrassegnato dalle bandiere e dalle insegne rionali che porta e che per questo motivo è definito spesso anche banderese. Tra di essi, cioè tra i caporioni, comincia ad emergere la figura del Priore, che le normative comunali stabiliscono essere il caporione del rione Monti, il più vasto e popoloso della città.

Un potere – antesignano dei moderni municipi e del moderno ruolo di sindaco – che verrà guardato spesso con sospetto dalle autorità papali e apertamente combattuto per limitarne l’espansione, anche se il ruolo dei caporioni – dapprima eletti a sorte, poi nominati direttamente dal Papa – rimarrà a lungo, fino alla loro definitiva eliminazione da parte di Papa Pio VII (1800-1823).

Al termine di questa lunga cavalcata nei secoli e nella storia, il numero dei Rioni di Roma si stabilizzò, fino alla Unità d’Italia, nel numero di quattordici: il nucleo storico dei Rioni era dunque formato da Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, Sant’Eustachio, Pigna, Campitelli, Sant’Angelo, Ripa, Trastevere e Borgo. Nel 1874, subito dopo la Presa di Roma, a questi si aggiunse l’Esquilino, il quindicesimo Rione, ritagliato da una parte del rione Monti, che per molto tempo era stato considerato un luogo miserando (o maledetto) per il fatto che nell’antichità fu adibito a sepolcreto per gli schiavi, le meretrici e i condannati a morte. Ma alla fine dell’Ottocento conobbe un rapido sviluppo e divenne il rione piemontese di Roma.

 Proseguendo nello sviluppo urbanistico, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, vi furono altre suddivisioni dei Rioni esistenti. Nacque il sedicesimo rione, Ludovisi, nato dallo smembramento della meravigliosa Villa Ludovisi, che per secoli aveva esteso i suoi rigogliosi giardini dentro il tracciato cittadino in una amplissima zona che lasciò così il posto ad un nuovo rione; il diciassettesimo, ovvero il Sallustiano, scaturito dallo sviluppo edilizio seguito alla breccia di Porta Pia, che riscrisse la topografia della zona; il Castro Pretorio, decretato dal Comune nel 1871 e urbanizzato in larghe zone dove erano esistite vigne e terreni coltivati; il Celio, nato nel 1872 dopo gli intensi interventi nella zona del Colosseo, in pieno centro archeologico, ritagliato nel rione Monti; il Testaccio, costruito tra il 1873 e il 1883 come quartiere operaio, primo industrializzato della Capitale d’Italia; il San Saba, nato nel 1906 e completato nel 1923 sugli sviluppi edilizi della piccola altura tra l’Aventino e Caracalla; e infine il Prati, l’ultimo arrivato dei Rioni, che prese il nome dai Prata Neronis, diventati nel Medioevo Prata Sancta Petri, istituito a partire dal piano regolatore del 1873 che gli attribuì la qualifica di Rione, non senza polemiche, visto che mancavano in questa zona monumenti importanti, Rione che viene impropriamente associato al confinante Della Vittoria, il quale invece è il quindicesimo quartiere di Roma (chiamato già Milvio, dal 1921 al 1935).

 Fin qui, succintamente, la storia dei Rioni di Roma. A partire invece da Novecento, ed in particolare dai primi sessant’anni di questo secolo, nasce la vicenda dei Quartieri e dei Suburbi della Città, che dopo l’unificazione d’Italia e l’industrializzazione, si popola velocemente al pari delle altre capitali europee fino a raggiungere la tentacolare espansione di oggi, con una popolazione ormai stimata tra i tre e i quattro milioni di abitanti (compreso l’hinterland).

La distinzione tra Rioni e Quartieri è più che altro di natura teorica, essendo i Quartieri tendenzialmente legati alle zone più esterne della città rispetto ai Rioni, anche se in gran parte legata – in fatto di storia e tradizione – a quelli, cioè ai Rioni di cui sono confinanti.

 La mappa dei Quartieri è presto saltata per via del rapidissimo processo di speculazione edilizia, che in particolare nel dopoguerra ha cambiato spesso i confini teorici dei quartieri con l’inglobamento di nuovi territori che una volta erano considerati Suburbi, cioè la vera e propria periferia della città.

 Il cemento ha invaso una gran parte della cosiddetta campagna romana, che per gli ultimi due millenni si era mantenuta quasi del tutto incontaminata, occupando l’Agro Romano e anche i cosiddetti Quartieri Marini. I quartieri tradizionali di Roma – Appio, Casilino, Tuscolano, Cassio, Flaminio, Salario, Aurelio, Portuense – prendono il nome dalle vie consolari aperte nell’antichità.

Ad essi se ne sono aggiunti altri, più recenti, come il Della Vittoria e il Trieste, legati ad avvenimenti della Prima Guerra Mondiale o come l’Eur, o Europa, in omaggio all’ideale europeo che diede vita al Mercato Economico nel 1957. Non tutti i Quartieri, che sono secondo un censimento completo, trentadue e non tutti i Suburbi, oltre ovviamente alle cinquantasei zone dell’Agro Romano e dei tre Quartieri Marini hanno trovato posto sulle pagine di questo testo.

L’intento di Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma è infatti principalmente quello di raccontare gli aspetti meno noti, caratteristici – misteriosi appunto – della città, localizzando i luoghi e quindi le storie ad esse collegate, nei diversi rioni e quartieri, esposti secondo l’ordine tradizionale, in base ad un criterio personale che per forza di cose ha dovuto operare una selezione nel vastissimo materiale possibile.

E’ pur vero infatti che Roma è una materia che non si finisce mai di studiare e di imparare. La sua storia, trimillenaria, non ha eguali al mondo. Ogni volta, Roma è rinata dalle sue ceneri e anche nei suoi periodi bui o di oblio ha continuato a produrre incredibili quantità di storie, di vita, di patrimonio culturale che solo in parte sono oggi memoria collettiva e che invece possono essere riscoperti da chi oggi vi abita e da chi ama questa città e vuole visitarla.

 Il lato misterioso e segreto di Roma è preponderante: come è noto, esso ha affascinato nei secoli le menti più illustri d’Europa e spesso – paradossalmente – meno chi vi risiedeva ed era abituato a convivervi, forse proprio per quella caratteristica antropologica che sembra appartenere ai romani da sempre, come notò e raccontò, tra gli altri, nei suoi diari Stendhal, quando arrivò nell’Urbe nel 1810. 

Proprio la forzata convivenza tra il mare di rovine di un’epoca grandiosa e irripetibile, durata un intero millennio e il succedersi di una storia più recente edificata sui dogmi della cristianità e sull’altro potere bi millenario del papato ha creato a Roma molto più che in ogni altra parte del mondo, la fioritura di leggende, di curiosità, di tradizioni, misteri e segreti, codici, intrighi molto ramificati e complessi, affondanti le radici nei primordi fondativi della città e giungenti fino ai giorni nostri, al Novecento e agli anni Duemila, di fronte ai quali la vecchia Roma si presenta con il suo bagaglio carico e forse perfino ingombrante a fare i conti con le sfide della modernità. Eppure conoscere Roma, e conoscere i misteri e i segreti di Roma, ci appare come l’unico e più prezioso viatico possibile, per affrontare queste sfide con la sicurezza di poterle vincere.

Fabrizio Falconi, tratto da: Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editori, Roma, Roma rist.2017. 

06/07/17

Roma Sparita rinasce sul Web grazie alla Università di Stanford che mette online il Fondo Lanciani.



Dal vecchio San Pietro al Palatino senza il Settizonio. 

Roma "sparita" rinasce in migliaia di immagini - disegni, stampe, fotografie, bozzetti di monumenti storici dal Cinquecento al Novecento - postati in rete grazie allo sforzo congiunto di universita' americane e del governo italiano

Il materiale e' quello collezionato dal celebre archeologo romano Rodolfo Lanciani e conservato - visibile finora solo su appuntamento - al quarto piano di Palazzo Venezia. Lanciani voleva documentare l'intera storia di Roma dalle origini ai suoi giorni e lo aveva fatto raccogliendo circa 15 mila tra disegni e stampe alcune a firma di artisti come Giani, Valadier, Piranesi, Rossini e Caracciolo

L'iniziativa digitale riguarda circa quattromila immagini. 

"Roma e' una citta' dai molti strati", ha detto Erik Steiner, co-direttore dello Spatial History Project del CESTA (Center for Statial and Textual Analysis) di Stanford in California: "Per conoscerne la storia devi guardare strato per strato. Questa collezione e' un aiuto"

L'archivio online documenta momenti iconici delle trasformazioni della citta' dei Papi, come quando Palazzo Branconio dell'Aquila di Raffaello fu distrutto a meta' Seicento per far posto al Colonnato del Bernini, ma anche la sua vita quotidiana, ad esempio i mercati che a partire dal Quattrocento arrivarono a Piazza Navona

L'iniziativa e' il frutto di una collaborazione biennale tra CESTA, le biblioteche universitarie di Stanford, l'universita' dell'Oregon, il Dartmouth College e le autorita' italiane

"L'ambizione era quella di portare una delle citta' del mondo piu' documentate nell'era digitale - ha detto Steiner al sito di Stanford - usando le best practices e gli strumenti messi a punto dalle nostre biblioteche". 

Dopo la morte di Lanciani nel 1929 la sua biblioteca fu venduta all'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte a Roma su raccomandazione dell'allora direttore Corrado Ricci


"E' un materiale molto importante ed e' stato usato da molti studiosi, ma le possibilita' di accesso sono molto limitate", ha detto l'archeologo italiano Giovanni Svevo che ha collaborato al progetto assieme a James Tice dell'Universita' della University of Oregon e Nicola Camerlenghi di Dartmouth. 

L'iniziativa digitale e' stata sostenuta dal ministero per i Beni Culturali, dalla Kress Foundation e dall'Istituto Nazionale di Archeologia. "La collaborazione con il governo italiano e' stata molto importante", ha detto Camerlenghi. Digitalizzare l'archivio 

Lanciani e' parte di un progetto piu' ampio per ricreare la storia degli spazi urbani di Roma. L'iniziativa, chiamata "Mapping Rome", e' nata nel 2004 dalla collaborazione con Steiner e Tice con Allan Ceen, il direttore dello Studium Urbis, un progetto dedicato alla storia urbanistica di Roma. 

19/05/17

Straordinaria scoperta a Roma durante i restauri: l'Arco di Giano è in realtà un Arco eretto per Costantino.




Sono bastate tre lettere, Cos, venute fuori dal marmo annerito per confermare cio' che gli archeologi sospettavano da tempo. E quello che per secoli e' stato l'Arco di Giano in un colpo solo ha ritrovato la bellezza della sua facciata sul Tevere ed e' tornato a essere, come nel IV d.C., l'arco onorario dedicato all'imperatore Costantino dai suoi figli

Inizia cosi' la prima tappa del restauro di uno dei gioielli superstiti del Foro Boario, quell'area affacciata sul fiume ai piedi del Palatino, che per secoli fu cuore di commerci in arrivo da tutto il Mediterraneo

E che ora ritrova parte della sua bellezza grazie al World Monuments Fund che con AmericanExpress ha donato 215 mila dollari (dopo essere gia' intervenuti al Foro Boario per i templi di Ercole Olivario e di Portuno), in aggiunta ai 100 mila euro gia' stanziati dalla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.

La strada per un restauro completo del monumento e' ancora tutta da scrivere (i lavori sulla prima facciata termineranno a luglio), ma per ora, raccontano Maria Grazia Filetici e Mirella Serlorenzi, direttore del restauro e direttore scientifico, "si e' potuto studiare lo stato di tutto l'arco sia dal punto di vista conservativo che strutturale, mappando tutte le 16 facciate"

Unico arco onorario a pianta quadrata, un tempo ricco di 48 statue incastonate nelle nicchie, divenuto nel Medioevo fortezza per i Frangipane (come il Colosseo) e parzialmente interrato fino al 1827, e' durante i lavori che il colosso ha mostrato quella scritta, Cos, incisa in un blocco della scala per l'attico. 

"E' il primo mito da sfatare - dice la Serlorenzi - Non era un arco per Giano. Venne chiamato cosi' da antiquari del Rinascimento" per via dei suoi quattro ingressi che ricordano la specularita' delle due facce del Dio. 

"Dai cataloghi regionali del IV secolo - dice - sapevamo che nell'area c'era un Arcus Divi Constantini. Quel marchio di cava oggi ci indica che era proprio questo". 

I problemi da risolvere sono molti, dallo scorrimento delle acque dall'attico ("costruito come una strada, con i sanpietrini") agli agenti atmosferici su cui si sta intervenendo con ultimissimi ritrovati biocompatibili o il furto nei secoli dei collegamenti in metallo tra i blocchi

Ma intanto si festeggia con una notte di Luce al Foro Boario (25 maggio) e con l'apertura eccezionale al pubblico per un Watch Day (26), tra laboratori, salite sui ponteggi e concerto. 

A seguire, una settimana di visite gratuite su prenotazione e una nuova guida Electa (www.coopculture.it). La speranza del Soprintendente Francesco Prosperetti e' ora di restituire l'Arco ai cittadini togliendo le cancellate che lo chiudono dall'attentato a S. Giorgio al Velabro del '93. "Spero - dice - riprenda al piu' presto il dialogo con il Comune per un piano presentato gia' ai tempi del Commissario Tronca", con un'apertura diurna presidiata. 

17/05/17

La colossale Porta Maggiore, oggi sommersa dal traffico e la Tomba del Panettiere (sepolcro del fornaio Eurisace) .


la Tomba del Panettiere a Porta Maggiore nel 1895 (foto Roma Sparita)



La maestosa Porta Maggiore, oggi purtroppo davvero costretta in un gorgo di vie di scorrimento, piazze semaforiche, binari della linea tramviaria mostra però ancora i resti del suo antico splendore che le meritò nei secoli, da parte degli stessi cittadini l’appellativo Maggiore, proprio per le sue dimensioni: fu eretta dall’imperatore Claudio nel 52 d.C. – divenendo in seguito inglobata nel recinto delle Mura Aureliane - per sostenere i condotti dell’Acqua Claudia e dell’Aniene (Anio Novus)che passavano e passano nel suo attico, scavalcando le vie Prenestina e Labicana, che scorrevano al di sotto

E’ formata da due fornici (realizzata interamente in travertino), di dimensioni gigantesche - sei metri di larghezza per quattordici di altezza - uno ciascuno per le due vie che sormontava, dentro edicole con semicolonne corinzie e con timpani e da un arco nell’edicola centrale. 

Nell’attico, tripartito da cornici vi sono l’iscrizione di Claudio riguardante la costruzione della porta e quelle che ricordano i successivi restauri che furono operati da Vespasiano nel ’71 prima e da Tito nell’81 poi. 

Tre secoli più tardi, poi, nel 402 fu oggetto di fortificazione da parte dell’Imperatore Onorio che affidò i lavori al prefetto di Roma, Flavio Macrobio Lonigiano, risulta da un’altra iscrizione posta sulla estrema sinistra della Porta, sul Piazzale Labicano


All’esterno della porta, tra i due fornici che danno sul Piazzale Labicano, è posto il curioso e singolare sepolcro di Eurisace, chiamato Panarium, appellativo dovuto alla sua bizzarra forma (quella di un forno) che si riferiva al mestiere di colui per il quale fu costruito nel 30 a.C., un fornaio in grande, Marco Virgilio Eurisace (probabilmente un liberto che si era arricchito), che riforniva lo Stato con i suoi pani prodotti ogni giorno

Tra le varie curiosità di questo sepolcro, rinvenuto durante i lavori di scavi e di abbattimento delle due torri cilindriche che erano state costruite sotto Onorio, del 1838, c’è anche il fatto che al suo interno furono ritrovate anche le ceneri della moglie di Eurisace, Atistia, contenute in una meravigliosa urna artistica a forma di madia di pane, conservata oggi al Museo delle Terme

Anche Porta Maggiore poi, come successe ad altre porte delle Mura Aureliane, fu murata in diverse epoche, in particolare per difendere Roma dall’assedio dei Goti comandati dal Re Vitige tra il 537 e il 538. 

Dopo varie traversie, nel corso dei secoli, nell’Ottocento, sotto Papa Gregorio XVI si procedette ad un nuovo restauro dell’insigne monumento, cercando di appianarne uno dei difetti fondamentali strutturali: la porta infatti, nell’epoca del rifacimento sotto Onorio, era rimasta pericolosamente asimmetrica, probabilmente a causa del dislivello stradale esistente tra le due vie, Prenestina e Labicana e di conseguenza dei due fornici che le sovrastavano. 

Ma è soltanto nel Novecento che finalmente, durante i lavori urbanistici di sistemazione del piazzale Labicano, la porta fu restituita alle sue forme originarie, con il recupero dei tratti delle due antiche strade romane, con le lastre di basalto e perfino le impronte lasciate dai carri romani, come è possibile vedere lungo i tratti emersi della Via Appia.

15/05/17

I Sub a caccia dell'antico porto romano alla Foce del Rodano (oggi sommerso) !



L'anfiteatro romano di Arles


Gli archeologi del Museo dipartimentale dell'Arles Antica iniziano oggi gli scavi subacquei sull'antico porto romano alla foce del Rodano. 

Lo annuncia il responsabile delle Relazioni con il pubblico del museo Fabrice Denise durante una visita guidata alla struttura per i media italiani organizzata da Dipartimento Bocche del Rodano, Regione Paca, Camera di Commercio Italiana a Marsiglia, insieme agli Uffici del Turismo di Arles e Marsiglia

Arles era una citta' romana fondata da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. All'epoca la colonia era il porto fluviale e lo scalo mediterraneo della Provenza. "Inizieremo le ricerche a 30 chilometri a sud di Arles, in una zona poco profonda: due-tre metri, - spiega Denise - con l'obiettivo di comprendere le infrastrutture portuali romane e verificare la presenza di relitti". 

Il museo dipartimentale piu' visitato di Francia (200.000 visitatori all'anno) e' l'unico al mondo dove i visitatori possono ammirare una chiatta fluviale romana ancora integra lunga 31 metri. 

Sono 2.000 gli oggetti in mostra, risalenti dalla fondazione di Arles all'epoca di Giulio Cesare fino all'inizio del Medioevo, 20.000 quelli a magazzino, ma la peculiarita' della struttura e' che le ricerche archeologiche continuano a pochi metri dagli spazi espositivi.

Oltre al celebre busto attribuito a Giulio Cesare riemerso nel 2007, recentemente e' stata trovata un'intera camera da letto di una domus romana con le mura dipinte e i mosaici del pavimento ancora integri. 

"Sara' ricostruita ed esposta al pubblico da giugno, - annuncia la restauratrice Marion Rapilliard - raffigura pitture contemporanee a Giulio Cesare in stile pompeiano che, esclusa Pompei, non sono state ritrovate altrove". 

"La scoperta e' rivoluzionaria dal punto di vista cronologico e dimostra la ricchezza delle elite dell'epoca, - commenta Denise - i visitatori del museo potranno 'entrare' nella stanza della villa e ammirare le pitture, tra cui una che raffigura una suonatrice d'arpa". 

La prossima mostra temporanea del museo di Arles dal primo luglio sara' dedicata al tema del 'lusso' nell'antichita'. La struttura recentemente ha firmato un protocollo di collaborazione con i Musei del Vaticano. 

02/05/17

Il Mausoleo di Augusto riapre finalmente (forse) nel 2019.




Speriamo non sia il solito annuncio, al quale a Roma siamo rassegnati, più che abituati. E speriamo che stavolta sia la volta buona per rivedere un Monumento tra i più devastati dall'incuria cittadina, e tra i più grandi di Roma: il Mausoleo di Augusto. 

Dopo quasi 70 anni di oblio, il mausoleo di Augusto, capolavoro voluto dal primo imperatore di Roma, riaprira' le sue porte ad aprile 2019

Ad annunciarlo, la sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi, con il presidente della Fondazione Tim, Giuseppe Recchi che ha finanziato con 6 milioni euro il progetto di recupero del monumento, la cui seconda fase di lavori e' partita il 31 marzo scorso. 

E che con altri 2 provvedera' a infrastrutture e servizi per la fruizione, comprese nuovissime tecnologie 3D e i pannelli sulle cancellate che gia' ora raccontano le meraviglie di questo luogo

In tutto 13 mila metri quadri di murature da restaurare, 800 di superfici da impermeabilizzare e 13 mila metri di ponteggi, per un colosso di arte, storia, archeologia e misteri piu' grande persino di Castel Sant'Angelo con i suoi di 87 metri di diametro e 45, presunti, di altezza

E che ora tornera' a essere uno dei monumenti iconici della capitale, con un "rapporto di intelligente collaborazione pubblico-privato - dice la sindaca - che speriamo diventi modello". 

 Anticipata l'apertura da alcune "visite speciali e contingentate - dice il Soprintendente Claudio Parisi Presicce - per mostrare anche gli imponenti lavori in atto", la speranza del vicesindaco Luca Bergamo e' di "far rientrare l'ingresso nel programma di gratuita'" dei musei al vaglio del Comune per i cittadini romani. 

21/04/17

Stasera straordinario concerto per celebrare Kentridge e il suo fregio "Triumphs and Laments".


un anno dall’inaugurazione del grande fregio “Triumphs and Laments” a Piazza Tevere, alla presenza dell’artista, proprio ai piedi di questa opera straordinaria, Roma Capitale, il Teatro dell’Opera di Roma e Tevereterno Onlus – l’associazione che ha promosso il fregio e il concerto - dedicheranno un “Tributo a William Kentridge” con un concerto del Coro del Teatro dell’Opera di Roma. Vi prenderanno parte, oltre agli ottantacinque artisti del Coro, due pianoforti e cinque percussioni, diretti dal maestro Roberto Gabbiani, con la partecipazione del soprano Roberta Mantegna e del baritono Timofei Baranov componenti del progetto “Fabbrica Young Artist Program” del Teatro dell’Opera di Roma.

Il godimento dell’arte è un diritto di tutti. Per questo Roma Capitale, grazie all’intervento della Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ha potuto restituire alla cittadinanza e ai turisti la bellezza dell’opera rimuovendo le scritte vandaliche che ne avevano deturpato il fregio.

Anche grazie al sostegno di Acea S.p.A. alla cittadinanza romana verrà offerto un evento musicale con questo programma:
  • Cantata per Soprano e coro, dal secondo atto della Tosca di Giacomo Puccini;
  • Te Deum per Baritono e coro dal primo atto della Tosca di Giacomo Puccini
  • Carmina Burana di Carl Orff nella versione per solisti, coro, due pianoforti e percussioni.
La performance durerà circa 80 minuti e fa parte delle celebrazioni per il Natale di Roma.

Questa iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto di riqualificazione del Tevere attraverso eventi artistici di rilevanza internazionale promosso da Tevereterno Onlus (con il sostegno determinante dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma), all’interno della rassegna “Racconti di Trionfi e Lamenti” che vedrà a Piazza Tevere anche i racconti di Claudio Strinati (il 25 aprile alle 18:00) e di Fulco Pratesi (il 7 maggio alle 18:00).

Solo alcune settimane fa la Giunta Capitolina ha approvato l’istituzione dell’Ufficio Speciale Tevere con l’obiettivo di valorizzare sotto il profilo storico-ambientale il fiume Tevere nel suo tratto urbano attraverso attività di manutenzione, sviluppo e tutela delle acque e delle aree spondali.
  
Il fregio di William Kentridge racconta mirabilmente la storia di Roma selezionando dall’immenso serbatoio che essa contiene una serie di episodi significativi, tenuti assieme dal filo conduttore di “trionfi e lamenti”, che la connotano rispetto ad alcuni temi sensibili cari all’autore. Tra questi il tema delle grandi migrazioni del Mediterraneo presenti sin dall’antichità, le esondazioni fluviali, il racconto italiano di Fellini e la città di Roma, le periferie e Pasolini, il cinema con il suo cinematismo e i suoi simboli italiani, ecc. Noti intellettuali di discipline diverse racconteranno momenti e temi della storia di Roma traendo spunto dalle figure del fregio, dall’antichità all’attualità dei giorni nostri, fino cioè alla Grande Guerra, all’uccisione di Aldo Moro o di Pasolini, agli sbarchi di profughi a Lampedusa.