03/01/23

La Morte di Papa Ratzinger - Benedetto XVI - Riflessioni di un Vaticanista


E' morto Papa Benedetto XVI, papa Ratzinger.
E stavolta, non vale nemmeno il cinico detto millenario del popolo di Roma - "morto un Papa, se ne fa un altro" - perché un altro Papa c'è già. Francesco.
Il giudizio su Ratzinger e sul suo pontificato sarà, come sempre, deciso dalla storia e tutto quello che si dice ora, lascerà il tempo che trova.
Ha preso in mano il Vaticano in uno dei suoi momenti più bui (e buio anche per la Chiesa, in crisi comatosa (almeno in Occidente) di fede e di conversioni), avendolo ricevuto da Giovanni Paolo II, Wojtyla, che è stato per molti versi un gigante e il cui pontificato è stato il 3o più lungo della storia del Vaticano e della Chiesa, istituzione che dura da 2000 anni ed è quella umana più longeva esistente nella storia.
Come giornalista vaticanista, ho seguito il pontificato di Ratzinger dal giorno in cui fu eletto nel Conclave (rapidissimo) fino al giorno delle sue clamorose dimissioni, accompagnandolo in viaggi che non dimentico: sulle orme del suo predecessore in Polonia, nella sua terra e nei luoghi dove è nato, bambino sotto il nazismo, la Baviera, Ratisbona e la Turchia dove accadde l'incidente diplomatico che ebbe conseguenze notevoli.
Ratzinger era un uomo di fede, ma soprattutto di cultura. Un intellettuale, potremmo dire, quindi piuttosto inadatto a fare il Papa, a stare in mezzo alla gente.
La sua scelta fu un ripiego pavido dei Cardinali, che erano terrorizzati dal vuoto lasciato da Wojtyla e lo preferirono al Cardinale Carlo Maria Martini che sarebbe stato sicuramente un papa più "empatico" e gradito (anche se già malato).
Ratzinger era fondamentalmente un timido, un introverso. Il suo sguardo era sostanzialmente rivolto ai misteri, alla filosofia, alla teologia. I veleni e i disastri della Curia che si svolgevano a poca distanza di lui, cercava di disdegnarli, non era certamente adatto per affrontarli e sconfiggerli.
Quando se ne rese conto, si dimise con un gesto inaudito, che in 2000 anni era accaduto una sola volta.
Lo fece, dimostrando coraggio (salvando da mali più grossi il papato, il Vaticano e la chiesa) e lasciando libero il campo a Bergoglio, più attrezzato, più innovativo, molto più diretto di lui.
Capace di parlare a tutti, capace di compiere piccole rivoluzioni - attese dai fedeli - nei gesti, nelle forme e nelle formalità, nella sostanza del governo interno della chiesa, lacerato da corruzione e meschinità.
Ratzinger è anche incappato nel periodo peggiore della Chiesa dal punto di vista delle migliaia di casi di pedofilia scoppiati e resi noti in ogni angolo del pianeta, da parte di ecclesiastici e religiosi.
Su questo terreno non è riuscito ad arginare lo scandalo, né tantomeno ad affrontarlo in modo reciso, anche se il cambio notevole di atteggiamento sul dolorosissimo tema, si deve a lui.
Ha vissuto per dieci anni nell'ombra e nel silenzio e ora, forse, riposa in pace. Ha molto vissuto, ha molto sbagliato - come fanno quasi tutti gli uomini - ha cercato probabilmente di fare il meglio che ha saputo.
Molti vivi ricordi rimangono, per me. Il più impressionante ad Auschwitz, in cui arrivammo in un giorno in cui si era scatenata la furia degli elementi. All'arrivo del Papa il cielo improvvisamente, in pochissimi minuti, si apri tutto di azzurro e comparve uno straordinario arcobaleno, da sempre simbolo di riconciliazione tra Dio e gli uomini.

Fabrizio Falconi - 2023

In postazione per il collegamento audio video, Auschwitz, 28 maggio 2006.

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