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Intanto, mentre noi pronunciamo queste parole, il tempo ci sfugge dalle dita.
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Non aspettiamo di non avere più tempo. Ricordiamocene spesso, ricordiamocene sempre. Ricordiamoci di avere tempo per guardare il cielo.
La musica può essere preghiera. Lo dimostra, senza dubbio, questa canzone di Franco Battiato, che contiene anche alcuni versi in tedesco tratti da Wasserstatuen di Fleur Jaeggy.
Ho trovato, a proposito di questo argomento, molto interessanti le parole pronunciate ieri da Benedetto XVI ringraziando l'Accademia Pianistica Internazionale di Imola, che per iniziativa del suo fondatore, il maestro Franco Scala, ha offerto in Vaticano un singolarissimo concerto nel quale una giovane interprete cinese, Jin Ju, ha suonato uno dopo l'altro sette diversi strumenti musicali, dal clavicembalo al pianaforte moderno. Esecuzione applaudita con entusiasmo e convinzione dal Papa (notoriamente appassionato di musica classica e considerato lui stesso un ottimo pianista) come dai cardinali e prelati della Curia Romana e dai vescovi del Sinodo Africano riuniti per l'occasione nell'Aula Nervi.
"Questo concerto - ha riconosciuto il Papa tedesco - ci ha permesso, ancora una volta, di gustare la bellezza della musica, linguaggio spirituale e quindi universale, veicolo quanto mai adatto alla comprensione e all'unione tra le persone e i popoli. La musica fa parte di tutte le culture e, potremmo dire, accompagna ogni esperienza umana, dal dolore al piacere, dall'odio all'amore, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita. La musica, la grande musica, distende lo spirito, uscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio in ogni situazione, sia gioiosa che triste, dell'esistenza umana. La musica - ha concluso - puo' diventare preghiera".
Buona domenica a tutti.
Esco un po' fuori dal seminato degli ultimi post, per parlare oggi invece, di Medjugorie. La notizia - forse l'avrete letta da qualche parte - è che l'arcivescovo di Sarajevo Vinko Puljic ha annunciato pochi giorni fa che entro la fine dell'anno un nuovo documento - una direttiva - verrà prodotta dal Vaticano sul caso delle famose apparizioni di Medjugorie, iniziate nel lontano 24 maggio 1981 sulla collina di Crnica, a 25 km. da Mostar, nella ex Jugoslavia.
Anticipazioni non ce ne sono, ma dopo che a luglio Papa Benedetto XVI ha ridotto allo stato laicale padre Vlasic, l'ex direttore spirituale dei veggenti, e dopo che il vescovo di Mostar, Mons. Peric, un mese fa ha proibito ritiri, conferenze e celebrazioni nel santuario, che non abbiano la sua espressa autorizzazione, è probabile che la nuova direttiva consisterà in un ulteriore 'giro di vite' su queste apparizioni che vanno avanti da 38 anni.
Come è noto, la Chiesa non ha finora preso posizione ufficiale sulle apparizioni di Medjugorie - anche perchè come si sa il diritto Canonico prevede che il 'fenomeno' debba essersi chiuso per potervi essere una pronuncia ufficiale - le quali hanno suscitato in questi decenni opinioni di ogni tipo, e controversie polemiche a non finire.
Intanto i veggenti continuano a sostenere di avere visioni - in alcuni casi, come per Vicka, Ivan e Marija (tre dei sei originari) addirittura quotidiane (questa in testa è una del 2008 della veggente Mirjana).
I video con le apparizioni sono ovunque. Il santuario è diventato il secondo luogo di culto più visitato in europa (dopo Lourdes), e - nonostante manchi ogni tipo di ufficialità - la Regina della Pace evocata a Medjugorie è diventata ormai punto di riferimento di molte comunità cattoliche.
Non sono mai stato a Medjugorje, eppure ho molti amici - anche intellettuali, e anche di solito refrattari a manifestazioni esagerate di culto popolare - che mi hanno riferito impressioni molto forti, e conferme di fede inaspettate.
Insomma, Medjugorje sembra essere un po' il paradosso dei nostri tempi, anche in fatto di fede. C'è molta evidenza, ma anche molta diffidenza. C'è molto (troppo?) clamore e forse poco silenzio. C'è una difficoltà di credere, e una grande circospezione anche da parte delle più alte cariche ecclesiastiche.
I sei ragazzi - oggi adulti, sposati, con famiglie - hanno finto per 38 anni ? Hanno ingannato tutti per 38 anni ? Ricavandone che cosa ? Per quali motivi ? Sono domande che, credo, si facciano tutti. Mi piacerebbe conoscere anche il vostro pensiero.
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Ci sarebbe un'altra qualità - cristiana - da aggiungere a quel 'poco' e a quella 'cura' di cui parlavo nel post precedente. L'attenzione fa parte della cura, ma si riferisce più esattamente alla cura di un altro essere umano, all'ascolto di lui/lei - e quindi alla fratellanza - che in qualche caso autentico può portare all'aiuto risolutivo, cioè alla guarigione.
Di questo parla, la lettera che pubblico oggi, scritta da Simone Weil a Joe Bousquet nel 1942, un anno prima di morire. Bisogna leggerla con attenzione, appunto. Come tutte le cose scritte da Simone, contiene un tesoro che si svela mano a mano, che rivela sempre ulteriori profondità.
Inserisco la lettera in una doppia versione - video, e nella trascrizione letterale.
Mi ha profondamente commossa constatare che ha dedicato una viva attenzione alle poche pagine che le ho mostrato. Non ne traggo la conclusione che meritino attenzione. Considero tale attenzione come un dono gratuito e generoso da parte sua. L’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono. Fin dalla mia infanzia non desidero altro che averne ricevuto, prima di morire, la piena rivelazione. Mi sembra che lei sia orientato verso questa scoperta. In effetti, ritengo di non aver conosciuto, da quando sono giunta in questa regione, nessuno il cui destino non sia di gran lunga inferiore al suo; tranne un’eccezione. (L’eccezione, lo dico di sfuggita, è un domenicano di Marsiglia quasi completamente cieco, di nome padre Perrin. Deve essere stato nominato da poco, credo, priore in un convento di Montpellier; se capitasse a Carcassonne, ritengo che varrebbe la pena di organizzare un incontro tra voi.)
La scoperta che le dicevo è in fondo il soggetto della storia del Graal. Solamente un essere predestinato ha la facoltà di domandare ad un altro: «Qual è dunque il tuo tormento? ». E non gli è data nascendo. Deve passare per anni di notte oscura in cui vaga nella sventura, nella lontananza da tutto quello che ama e con la consapevolezza della propria maledizione. Ma alla fine riceve la facoltà di rivolgere una simile domanda, nel medesimo istante ottiene la pietra di vita e guarisce la sofferenza altrui.
E questo, ai miei occhi, l’unico fondamento legittimo di ogni morale; le cattive azioni sono quelle che velano la realtà delle cose e degli esseri oppure quelle che assolutamente non commetteremmo mai se sapessimo veramente che le cose e gli esseri esistono. Reciprocamente, la piena cognizione che le cose e gli esseri sono reali implica la perfezione. Ma anche infinitamente lontani dalla perfezione possiamo, purché si sia orientati verso di essa, avere il presentimento di questa cognizione; ed è cosa rarissima. Non v’è altra autentica grandezza. Parlo di tutto questo non propriamente come un cieco, ma come un quasi cieco potrebbe parlare della luce. Almeno penso di vedere abbastanza per avere potuto riconoscere in voi questo orientamento.
E un regno in cui opera il semplice desiderio, purché autentico, non la volontà; in cui il semplice orientamento fa avanzare, a patto che si resti sempre rivolti verso lo stesso punto. Tre volte felice colui che è stato posto una volta nella direzione giusta. Gli altri si agitano nel sonno. Colui che procede nella giusta direzione è libero da ogni male. Benché sia, più di chiunque altro, sensibile alla sventura, benché la sventura gli procuri soprattutto un sentimento di colpa e di maledizione, tuttavia per lui la sventura non costituisce un male. A meno che non tradisca e non distolga lo sguardo, sarà sempre preservato. Anche quando si sente completamente abbandonato da Dio e dagli uomini, è comunque preservato da ogni male. Per aver parte a questo privilegio basta desiderarlo. E' proprio questo desiderio a essere cosa estremamente difficile e rara. La maggior parte di coloro che sono convinti di averlo, non l’hanno.
Tutta la parte mediocre dell’anima si rivolta e vuole soffocare il desiderio da cui si sente minacciata di morte, e riesce il più delle volte a raggiungere il suo scopo attraverso qualche menzogna. Allora si sente al sicuro. Gli sforzi, la tensione della volontà non la turbano. Si sente unicamente minacciata dalla presenza nell’anima di un punto di desiderio puro. Quanto prima le manderò la copia di alcuni versi di Eschilo e di Sofocle con il mio tentativo di traduzione. Anche un Nuovo Testamento in greco. Mi rimprovero di non averle detto una cosa a Carcassonne. Questa. Poiché lei ha bisogno di far venire un farmaco da Marsiglia, se in qualche modo posso esserle utile, disponga di me. Non tema di causarmi disturbo, se sarà necessario.
Creda alla mia amicizia.
Come si fa ad uscire da quello che abbiamo chiamato "stato manicomiale del mondo" ? Quale è il sistema giusto, quale è l'uscita ? Che cosa significa, in definitiva, quella parola - conversione - che abbiamo usato nell'ultimo post ?
Convertirsi potrebbe voler dire, molto semplicemente, come spiega in questo brevissimo brano di intervista del 1990, il grande Padre Turoldo, essere uomo.
"L'uomo non è un dato oggettivo, " dice Padre Turoldo. E oggi, questa semplice constatazione farebbe, fa, già di per sè discutere, se si pensa a quanto pensiero meccanico-razionalista si è impadronito di noi. Siamo trattati sempre più spesso come una massa, analizzati come tali - consumatori, elettori, ascoltatori - cioè come un insieme di dati oggettivi, che possono essere rinchiusi e studiati in una statistica, cioè appunto in un dato.
Ma l'uomo è questo ?
Nella stessa radice etimologica della parola uomo, c'è la sua essenza. Homo ha la stessa radice di humus. L'uomo viene dalla terra, già dal suo nome. L'uomo è terra. E come sappiamo anche la terra non è un dato oggettivo. Perchè la terra produce vita. E la vita non è mai oggettiva. Sappiamo - è la scienza a dirlo - che due esseri viventi NON sono mai uguali, e che ogni essere umano non è nemmeno duplicabile (a identità di patrimonio genetico corrispondono caratteri diversi, destini diversi, malattie diverse, morti diverse) . Anche nei casi di clonazione - che l'apprendista stregone umano sta mettendo in campo - non ci sono MAI due esseri perfettamente uguali. La vita è programmata per essere diversa, sempre. Per essere irripetibile. Per non essere un dato oggettivo.
Essere umani vuole dire quindi appropriarsi della propria diversità, scendere fino in fondo nel pensiero di autoconoscenza, avvicinarsi all'essenza che ci rende unici nel creato.
Ma quello che sembra che abbiamo tutti dimenticato è che quello che rende umano un uomo, è già dentro di lui.
Il problema non è quello che abbiamo dentro di noi. Il problema è quello che noi facciamo per rendere riconoscibile o no, consapevole o no quello che abbiamo. E' questo che ci rende umani. Dentro di noi esiste già tutto. E da noi, solo da noi, dipende tutto.
Gesù Cristo si sforza di farlo capire ai discepoli, che continuano a chiedergli insistentemente "cosa è che rende impuro un uomo. "
"Ascoltatemi tutti e cercate di capire ! - dice Gesù ( Marco 7,14) - Niente che entra nell'uomo dall'esterno può renderlo impuro. E' ciò che esce dall'uomo che lo rende impuro."
In ogni uomo, sembra di capire dalle parole di Gesù, il Regno di Dio - cioè potremmo dire in termini moderni la pienezza, il Senso ultimo, la salvezza per tutti - opera ' a prescindere', soltanto che noi siamo capaci di scoprire la sua opera in noi.
Nella parabola del seme Egli, ancora più chiaramente, racconta ( Mc. 4,26) :
"Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".
Esiste immagine più chiara di questa ? Non dovremmo andare in giro molto a cercare. Nel seme c'è già TUTTO. E come dice Turoldo bisognerebbe solo avere la costanza di procedere dal nulla al TUTTO (e non viceversa) che è già in noi.
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FONTE: Petrus - http://www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=9399
fonte Reuters -
Altre notizie qui:
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/italia/news/2009-07-17_117385973.html
http://www.agi.it/news/notizie/200907171530-cro-rt11138-papa_il_chirurgo_nessun_problema_funzionale
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/45607girata.asp
http://www.apcom.net/newspolitica/20090717_153401_2708841_66456.html