Safranski scrive una monumentale biografia (518 pagine + 60 pag. di note) molto curiosa dal punto di vista dell'organizzazione del materiale: soffermandosi per quasi 200 pagine sul periodo compreso tra gli anni '20 e '30 (con minuziose ricostruzioni sugli 'sgarri' accademici tra Heidegger e i suoi colleghi dell'epoca) e sorvolando con leggerezza sul periodo del dopoguerra, radunando in un centinaio di pagine gli anni dal '45 al '75 che hanno rappresentato così tanto nella storia filosofica di Heidegger.
Per il resto Safranski sembra attratto e contemporaneamente distante dal suo Heidegger, con incomprensibili lacune come quella riguardante l'Olocausto.
Come ne viene fuori Heidegger?
Il suo pensiero oscuro, seduttivo, visionario e criptico allo stesso modo allontana, attira, innervosisce e scuote, come sempre. La filosofia prevale sempre sulla biografia mettendo in ombra il personaggio Heidegger, ambiguo, ambizioso opportunista, maschilista, tutto sommato 'pover'uomo' dal punto di vista umano, a quel che da questi atti risulta.
Ma il monumento della sua filosofia merita di essere diluito dal passaggio dei giorni e degli anni. Cominciando magari dalla diretta lettura di Essere e Tempo.
Poesia e filosofia, Duns Scoto, Meister Eckhart, la gettatezza e l'esserci - il Da Sein - Husserl e i marxisti. Impressionanti visioni sul Novecento.
Rudiger Safranski
Heidegger e il suo tempo,
Traduzione di Nicola Curcio
Edizione italiana a cura di Massimo Bonola
Longanesi editore, 1996.