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15/09/20

Paul Auster: "L'America è in pericolo! Gli scrittori si stanno mobilitando



"Il momento che stiamo affrontando e' terribile e urgente, perché mancano solo due mesi alle elezioni. Sono entrato a far parte di un nuovo gruppo che si chiama Writers Against Trump e stiamo facendo tutto il possibile per convincere la gente ad andare a votare, soprattutto i giovani che non votano di solito perché scontenti dei candidati democratici che non considerano abbastanza progressisti". 

Lo ha detto Paul Auster in diretta streaming con Peter Florence in una delle 'Interviste impossibili' del Festival Letteratura di Mantova. 

Writers Against Trump "in dieci giorni e' arrivato a 1.100 scrittori di ogni eta' etnia e genere letterario. Ci sono anche scrittori di canzoni, chiunque scriva puo' entrare a farne parte. Con l'aiuto di alcuni giovani, tra cui mia figlia, siamo anche online

In www.writersagainsttrump.org si possono scoprire tutti i nostri progetti.

Proprio l'altro giorno ho fatto una diretta su Instagram con persone che guardavano e facevano domande" ha raccontato lo scrittore americano. 

"Stiamo lavorando da ogni angolazione possibile. Al momento ci stiamo concentrando sul far votare i piu' giovani. Ci stiamo preparando anche al caos post 3 novembre che sembra inevitabile negli Stati Uniti. Se l'elezione non avra' un esito certo per via delle schede elettorali inviate per posta, c'e' la seria possibilita' che Trump e i Repubblicani dichiarino vittoria anche se non avranno vinto. Oppure potrebbe vincere Biden, ma Trump potrebbe rifiutarsi di riconoscere i risultati e lasciare l'incarico" ha spiegato preoccupato Paul Auster.

"Questo non e' mai accaduto negli Stati Uniti. Siamo stati un Paese afflitto dai problemi, ma abbiamo sempre seguito i protocolli e le leggi. Da oltre 200 anni il potere e' transitato pacificamente. Ogni volta che e' stato eletto un nuovo presidente gli elettori e la fazione opposta accettano l'esito e si va avanti pacificamente. Ma questa volta e' tutto molto incerto" afferma. 

E ha aggiunto: "Credo una cosa: l'intero esperimento americano e' in pericolo in questo momento. Stiamo correndo il rischio di vedere questa democrazia imperfetta evolversi in una forma di governo autoritario. Una volta accaduto, non so se riusciremo mai a tornare all'esperimento americano. Sara' finita. Per questo tutti noi stiamo lavorando per cercare di fare quel poco che possiamo. Ci sono centinaia di gruppi in tutta America che fanno quel che possono. Vedremo se sara' sufficiente. Non ne ho idea" ha detto lo scrittore. 

"In questo momento io e Siri pensiamo che non possiamo restare fermi a guardare e sentirci infelici per tutto senza fare qualcosa. Lo stiamo facendo come scrittori perché scriviamo e presentiamo dichiarazioni, ma soprattutto come cittadini che sono disperatamente preoccupati per quello che stiamo vivendo" ha sottolineato facendo riferimento anche alla moglie, la scrittrice Siri Hustvedt. 

Nella diretta streaming a Mantova lo scrittore ha parlato anche del suo prossimo libro. "Non e' un romanzo. E' un libro sulla vita e sulle opere di Stephen Crane, lo scrittore americano di cui mi sono interessato molto. Dopo '4 3 2 1' leggevo un sacco di libri, volevo fare una pausa dalla scrittura. Ho ricominciato a leggere Crane che non leggevo dai tempi della scuola e mi sono reso conto di quanto fosse ricco e grande. Poi ho letto la sua vita, una delle piu' avventurose, folli e imprevedibili che si possano immaginare e ho pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere un libro su Crane. Qualcosa di breve, 200 pagine o giu' di li'. Bene, il manoscritto e' di 1000 pagine. E' enorme" ha raccontato lo scrittore. "Cosa mi ha spinto a passare tutto questo tempo a scrivere di questo giovane che mori' a 28 anni nel XIX secolo?", si e' chiesto Paul Auster. "A un certo punto mi sono reso conto che Crane e' l'incarnazione vivente del giovane che cercavo di rappresentare nel mio romanzo". 

11/11/19

Alla libreria Rinascita 2.0 Corso di scrittura creativa con Manuela Maddamma


Manuela Maddamma terrà un corso di scrittura creativa Libreria Rinascita 2.0 da febbraio a marzo 2020, che avrà per titolo:

“IL MESTIERE DI VIVERE, IL MESTIERE DI SCRIVERE”

Nella prima parte del corso ci si interrogherà innanzitutto sul senso della scrittura, nel tentativo di rispondere alle domanda: “Perché si scrive?”.
SI SCRIVE PER GUARIRE:
si prenderanno in esame il caso, riuscito, di Giuseppe Berto, Il male oscuro (con note anche stilistiche);
i casi, non riusciti, di Guido Morselli (Dissipatio H.G. e Un dramma borghese e Cesare Pavese, Il mestiere di vivere e Il carcere.
SI SCRIVE PER RIFLETTERE SULLA PROPRIA VITA (AUTOBIOGRAFISMO):
si prenderanno in esame i casi di Sibilla Aleramo, Una donna; accenno a Flaubert (Bovary) e a Kurt Cobain (autobiografismo più letterale).
Analisi del Salinger sui Pescibanana (con note stilistiche).
SI SCRIVE PER COMBATTERE SITUAZIONI FAMILIARI OSTILI: QUANDO LE PERSONE PIÙ CARE SONO LE PIU PERICOLOSE: Sylvia Plath (Campana di vetro, Tulipani, Inseguimento) e Amelia Rosselli (con voce).

ESERCIZI

Abbiamo parlato di Famiglia, dunque ragioneremo sui sentimenti:
COME DESCRIVERE I SENTIMENTI: ascolto di Nanni Moretti che legge 2 Sillabari di Parise (Famiglia, Mare).

ESERCIZIO

SPIEGARE COME ANCHE COME NEL BREVE SPAZIO DI UN RACCONTO IL PROTAGONISTA PUÒ E DEVE MUTARE: lettura di Carver Cattedrale e Granchi di Murakami Haruki

ESERCIZIO

TECNICHE DI SCRITTURA: COME SI SCRIVE UN ROMANZO: IMPIANTO, SCHEMA, SUGGERIMENTI, INCIPIT E CHIUSA, DESCRIZIONI (esempi), DIALOGHI

ESERCIZIO su La Voce Umana di Cocteau.

Nella seconda parte del corso si estenderà il campo e ci si interrogherà innanzitutto sul senso dell’opera d’arte, nel tentativo di rispondere alle domanda: “Può l’arte guarire dalla malattia mentale?”. Si esaminaranno e commenteranno i casi di Van Gogh, Edvard Munch, Bacon, Rothko, Louise Bourgeois.

IL CORSO VERRA' PRESENTATO DOMENICA 1 DICEMBRE ALLE ORE 17 SEMPRE PRESSO LA LIBRERIA RINASCITA 2.0

Manuela Maddamma ha studiato filosofia e storia delle dottrine esoteriche e mistiche nell'Europa moderna e contemporanea a Parigi. Ha curato un'edizione integrale del De umbris idearum (Mimesis 1999) e una traduzione in italiano contemporaneo del De l'infinito, universo e mondi di Giordano Bruno (Venexia 2013). Nel 2005 esce il romanzo Lascia che guardi per Fazi Editore. Ha scritto sul Foglio per diversi anni e nel 2009 ha pubblicato Anime estreme (Vallecchi editore). Vive e lavora a Roma come editor e traduttrice dal francese. Insegna "Scrittura creativa" presso l'Istituto Ricerche di Gruppo di Lugano.

Per info e prenotazioni:
💻 info@rinascita20.it
📲 324.9943634



10/09/19

Finalmente anche gli scrittori cominciano a mobilitarsi sul clima. Jonathan Safran Foer a Mantova: 4 cose concrete da fare subito.



"Non è un mistero per nessuno quello che dovremmo effettivamente fare. Sappiamo, senza ambiguità né controversie, che ci sono quattro cose con cui ogni persona puo' fare la differenza. E sono: avere meno figli, prendere meno l'aereo, vivere senza automobile e seguire una dieta piu' vegetariana. Tre di queste cose sono molto difficili, una, la quarta, invece potrebbe essere fatta subito". 

Lo ha detto, in un'intervista con askanews, lo scrittore americano Jonathan Safran Foer, a Festivaletteratura a Mantova per presentare il suo libro "Possiamo salvare il mondo prima di cena", edito in Italiada Guanda e dedicato al tema dei cambiamenti climatici. 

Un saggio che indica nell'allevamento intensivo, e quindi nella nostra alimentazione fortemente incentrata sulla carne, una delle piu' gravi e taciute cause della crisi climatica. 

"Ho avuto un momento - ci ha raccontato Foer a proposito della genesi del libro - nel quale mi sono detto: quando e' troppo e' troppo. Me lo ricordo molto bene, ero a casa e ho pensato che dovevo assolutamente fare qualcosa. E non solo sul cambiamento climatico, ma anche su Trump o sul controllo delle armi o sui problemi dell'immigrazione, ma sul clima questa sensazione e' stata ancora piu' forte, pensavo agli incendi in California, alle super tempeste, allo scioglimento dei ghiacci. Bisogna fare qualcosa, mi dicevo, bisogna fare qualcosa. E lo dicevano continuamente anche i miei amici, ce lo ripetevamo ininterrottamente. E a u certo punto mi sono reso conto che era assurdo dirlo e poi non fare nulla".

A quel punto, per lo scrittore, la cosa piu' naturale e' stata pensare a un nuovo libro, anche se, ci ha spiegato Foer, all'inizio non era chiaro quale sarebbe stato il risultato finale della ricerca. 

"Scrivere - ci ha pero' detto - e' il mio modo migliore per essere serio, per essere attento a qualcosa. Quindi mi sono preso del tempo per prestare attenzione e pensare a questo tema"

"La gente - ha concluso Jonathan Safran Foer - di solito non fa nulla fino a quando non viene toccata profondamente, e questo e' necessario, ma non sufficiente. E il problema e' invece che tendiamo a credere che sia sufficiente: se partecipo o a una manifestazione mi dico che ho fatto qualcosa; se piango quando vedo un'immagine dei profughi climatici mi dico che ho fatto qualcosa, ho pianto; se sostengo le posizioni della scienza quel sostegno lo considero fare qualcosa o addirittura se dico che bisogna fare qualcosa anche questo è già fare qualcosa. Ma non e' cosi'". 

Per questo il libro ha uno dei suoi pregi maggiori nella non indulgenza, nella consapevolezza che lo stesso narratore e' "compromesso", nel mettere sulla pagina tutte le difficoltà. Ma in queste difficoltà e in questa compromissione, che e' la metodologia per escludere ogni forma di integralismo, c'e' probabilmente l'unica possibilità di un approccio che abbia un minimo di speranza di successo.

30/08/19

Il giorno in cui Hemingway liberò il bar dell'Hotel Ritz a Parigi.


Ufficialmente l'autore del premio Nobel di "Addio alle Armi" e "Il sole sorge ancora" doveva essere un corrispondente di guerra per la rivista americana Collier quando entrò nella capitale francese il 25 agosto 1944. 

In realtà, il romanziere  che si allontanò da una Jeep comandata con tutta la spavalderia di un generale per impadronirsi dell'hotel più lussuoso della città, stava conducendo la sua spietata guerra privata contro il Terzo Reich.

Dopo essere sopravvissuto alla prima guerra mondiale e alla guerra civile spagnola - dove aveva abbattuto i confini tra reporter e combattente - Hemingway era riuscito a infilarsi tra le truppe statunitensi della 4a divisione che sbarcarono sulle spiagge della Normandia il D-Day.

Come alcuni "gloriosi dilettanti" che si erano offerti volontari per aiutare l'Ufficio dei servizi strategici, un ramo dei servizi di intelligence statunitensi, trascorse un mese a sfrecciare in una jeep tra le prime linee, entrando in contatto con i combattenti della resistenza francese locali tra le forze statunitensi in progresso e i tedeschi in ritirata.

Era esattamente il tipo di situazione ad alto rischio e drammaturgica in cui lo scrittore si crogiolava, anche se imbarazzava sua moglie Martha Gellhorn, che prendeva il suo lavoro come reporter di guerra molto più seriamente. Uno di quei combattenti della Resistenza in seguito ricordò l'ossessione di Hemingway per il lussuoso hotel di Parigi, dicendo che parlava di poco altro ma "essere il primo americano a Parigi e liberare il Ritz".

Hemingway si era innamorato del Ritz come scrittore senza un soldo a Parigi negli anni '20 insieme a F. Scott Fitzgerald, una volta in seguito immortalato in "Una festa mobile". Con l'aiuto dei suoi contatti nella divisione corazzata americana, comandata dal altrettanto appariscente generale George S. Patton, Hemingway combatté insieme al comandante francese Generale Philippe Leclerc, i cui carri armati avevano ricevuto l'onore di liberare Parigi.

La sua umile richiesta: avere abbastanza uomini per liberare il bar del Ritz. Con sorpresa dello scrittore, ricevette un'accoglienza gelida e fu licenziato. Ma Hemingway perseverò e il 25 agosto si presentò all'hotel sulla bellissima Place Vendome di Parigi in una jeep montata con una mitragliatrice alla testa di un gruppo di combattenti della Resistenza.

Fece irruzione nell'hotel e annunciò che era venuto a liberarlo personalmente e il suo bar, che era servito da abbeveratoio per una lunga fila di dignitari nazisti, tra cui Hermann Goering e Joseph Goebbels.

Il direttore dell'albergo, Claude Auzello, gli si avvicinò e Hemingway chiese: "Dove sono i tedeschi? Sono venuto per liberare il Ritz".

"Monsieur", rispose il direttore: "Se ne sono andati molto tempo fa. E non posso lasciarla entrare con un'arma."

Hemingway mise la pistola nella jeep e tornò al bar, dove si dice che avesse corso un conto per 51 martini a secco. "Indossava l'uniforme e impartiva ordini con tale autorità che molti pensavano che fosse un generale", ha ricordato il capo barman del Ritz, Colin Field.

Secondo il fratello di Hemingway, Leicester, lo scrittore perquisì la cantina con i suoi uomini, prendendo due prigionieri e trovando un eccellente stock di brandy. Ispezionando il tetto e i piani superiori, non trovarono altro che le lenzuola che si asciugavano nel vento, che erano piene di fori di proiettili.

Hemingway in seguito scrisse che non poteva sopportare il pensiero che i tedeschi avessero sporcato la stanza che condivideva con la sua amante Mary Welsh, che avrebbe sposato nel 1946. 

I due rimasero insieme fino al suicidio di lui nel 1961.

Hemingway scrisse del suo soggiorno in hotel con il suo gruppo di irregolari in un racconto del 1956, "Una stanza sul lato giardino", che è stato recentemente portato alla luce dalla rivista Strand negli Stati Uniti. In esso cita il poeta simbolista francese Charles Baudelaire e descrive come i suoi uomini abbiano bevuto lo champagne del Ritz mentre pulivano le loro armi e si preparavano per la fase successiva nello "sporco commercio della guerra". 

Gli studiosi ritengono che potrebbe essere questa, la parte di un lavoro più grande che Hemingway aveva pianificato, per descrivere nel dettaglio le sue esperienze in guerra.

Le scorrerie di Hemingway al Ritz non sfuggirono all'attenzione dei suoi superiori, con minacce di essere deferito alla corteo marziale per aver indossato le armi come corrispondente di guerra.

Le accuse furono tranquillamente lasciate cadere, per evitare imbarazzo per i servizi segreti statunitensi, e dopo la guerra lo scrittore ricevette silenziosamente una medaglia di stella di bronzo per aver lavorato "sotto tiro nelle aree di combattimento per ottenere un quadro accurato delle condizioni belliche e delle posizioni". 

Anche il Ritz alla fine lo perdonò, nominando un piccolo bar dopo Hemingway nel 1994.

Fonte LPN - La Presse

16/11/18

Il Caso in Amore e Milan Kundera.






Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l'amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come uccelli sulle spalle di Francesco d'Assisi.


15/11/18

David Grossman: "Contro il cinismo" (dilagante).





Amo l'umorismo, disprezzo il cinismo, che è il modo crudele con cui ci chiamiamo fuori dalla vita. E con cui dimostriamo disperazione. I cinici ridicolizzano tutto e si dicono incapaci di cambiare le cose. Così la morsa di cinismo ci avvolge sempre di più, l'indossiamo come un'armatura. 
La cosa triste è che spesso ci diciamo: ok, viviamo tempi duri, proteggiamoci, quando la situazione sarà migliore potremo toglierla. In realtà dopo un po' quell'armatura s'infiltra nel nostro dna. E diventa difficilissimo liberarsene. Gradualmente questa diventa la tua grammatica interiore. Il modo in cui vedi la vita e la gente.




02/11/18

La strana tribù degli Hemingway, segnata dalla depressione. Un libro.



"Quando mio nonno apri' la porta e vide suo figlio, cioe' mio padre, con i collant da donna, non disse nulla e richiuse la porta. Poi avrebbe detto soltanto 'noi Hemingway apparteniamo a una strana tribu''.

John Hemingway, nipote del grande scrittore, ricorda cosi' in modo toccante un momento difficile della sua famiglia, riportato nel libro "Unastrana tribu'" (Marlin), presentato giorni fa al Caffe' degli Specchi, 70 anni dopo la visita del nonno in quella città e in quel luogo.

Il libro, pubblicato nel 2007 negli Stati Uniti e da allora uscito in tanti Paesi e in Italia soltanto da pochi mesi, e' un ritratto affettuoso ma impietoso della famiglia Hemingway, segnata da un tratto depressivo che "avrebbe portato mio nonno a subire l'elettrochoc, cosi' come mio padre Gregory, piu' volte - racconta John - Mio padre era bipolare, poi all'eta' di 65 anni circa, ha cambiato sesso. Mia madre era schizofrenica, un mio bisnonno si e' suicidato", precisa ancora. 

Insomma, come scrive nell'introduzione del libro Roberto Vitale, "John riesce a mostrare il lato umano e vero di un uomo che ha usato la propria immagine come corazza per proteggersi dalle difficolta' e da quella quotidianita' difficile da affrontare".

Ha avuto il coraggio di "aprire l'armadio di famiglia", come ha detto alla presentazione. Hemingway, uno scrittore che, come ha indicato il docente di Letteratura angloamericana all'Universita' di Trieste Leonardo Buonomo, "con la sua modernita', lo stile monastico e la precisione" ha influenzato "non soltanto la letteratura alta ma anche quella popolare, si pensi ad esempio al noir americano, alla figura del detective di poche parole. E in Italia ancora di piu'".

John oggi vive a Montreal (Canada), ma e' stato a lungo a Milano e conosce bene i luoghi che contribuirono a fare di Ernest uno dei principali scrittori al mondo.

"La guerra combattuta in Italia dove rimase ferito rimanendo miracolosamente vivo, e l'Italia stessa hanno forgiato mio nonno", racconta oggi.

Fonte ANSA

25/06/18

L'Età del Dubbio - 5 Antidoti alla nostra vita divorata dal dubbio. Michael Cunningham.



questa che riporto è una anticipazione del testo che sarà letto da Michael Cunningham alla Milanesiana, festival ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi il 28 giugno alle 21 al Piccolo Teatro Grassi di Milano.


L’età del dubbio

Ho dei dubbi. Chi è che non li ha? Se il diciottesimo secolo è stato l’Età della Ragione, sembra assolutamente possibile che il nostro periodo, quello in cui stiamo vivendo oggi, verrà ricordato come l’Età del Dubbio. 

Persone terribili hanno un potere enorme su di noi. Com’è successo? I nostri telefoni ci stanno ascoltando, proprio mentre noi li ascoltiamo? Ci sarà un futuro? Quando dico che la nostra epoca verrà ricordata come l’Età del Dubbio, lo dico presupponendo che ci sarà un futuro. Pare che tutto quello che sappiamo con certezza è che abbiamo ragione di dubitare di quasi ogni cosa. 

E allora, non dovremmo pensare a qualunque antidoto contro il dubbio che riusciamo a escogitare? 

Perché, in fondo, dobbiamo pur vivere le nostre vite, persino in un’epoca in cui sembra fin troppo ragionevole rimanere dentro casa, con le persiane abbassate. 

Ho un mio, personale elenco di antidoti contro il dubbio. Spero che anche voi ne abbiate qualcuno. 

Uno. Ogni giorno mi concentro su qualunque cosa su cui non nutro alcun dubbio. La bellezza e la vitalità di mio figlio, di ventun anni. La luna quasi piena in una notte d’estate, mentre mi siedo su un tetto di New York City in compagnia di alcuni amici e di una bottiglia di vino. Il pino giapponese di cui mi sto prendendo cura nel balcone del mio appartamento. Le pere che stanno diventando mature sul davanzale della finestra. Ho paura per il futuro di mio figlio, il futuro dei miei amici e del pino. Ma non dubito della loro bellezza e del loro valore, nel presente

Due. Ho fiducia nel fatto che una specie in grado di realizzare Il Gattopardo, la Venere di Urbino e La Traviata – per non parlare del romanzo di George Saunders Lincoln nel Bardo, e l’arte di Mimmo Paladino – non permetterà che il mondo finisca prematuramente, per quanto alcune persone possano adoperarsi per fare esattamente questo. L’arte serve a darci fede, e più fede equivale a meno dubbio. 

Tre. Ogni giorno cerco di aiutare qualcuno, che sia uno sconosciuto bisognoso di soldi o un turista che ha l’aria di essersi perso. Si tratta di semplici azioni, di cui non ho alcun dubbio. Se le persone hanno bisogno di soldi e voi ne avete di più del necessario, gliene potete dare un po’. Non dovete domandarvi per cosa li spenderanno. Se chiedono dei soldi, allora ne hanno bisogno. Se alcune persone si sono perse, potete aiutarle a ritrovare la loro strada. Sebbene probabilmente riuscirebbero cavarsela anche da sole, è sempre possibile che si possano perdere al punto di vagare per il mondo, cacciati di casa, cercando continuamente di raggiungere le loro destinazioni proprio mentre si allontanano sempre di più da esse. Non dovete dubitare dell’onestà del vostro gesto di averle mandate nella direzione in cui dovevano andare

Quattro. Ogni giorno leggo un blog o guardo un notiziario in televisione, con le cui politiche sono fortemente in disaccordo. Credo di sentirmi meglio – o in ogni caso meno nervoso – se vedo il mostro rintanato sotto il letto, invece di sapere solamente che c’è qualcosa sotto il letto. Se si vede il mostro, si ha una consapevolezza maggiore di come combatterlo. È a questo punto che le cose si complicano. Nel guardare il mostro, è possibile che cominciamo a comprendere il suo dolore, la sua paura, i suoi bisogni. Ma in verità è meglio ignorare quell’impulso empatico, almeno finché il mondo non sarà tornato in sé e avrà smesso di cercare così assiduamente di distruggere se stesso.

Cinque. Amore. Ho tenuto l’antidoto migliore per ultimo. Amare gli altri, anche se amiamo una o due persone (benché mi auguri che tutti noi ne amiamo un po’ di più) è più efficace nello scacciare i dubbi di qualsiasi altra misura che conosca. C’è qualcuno nella stanza accanto, c’è qualcuno al telefono, c’è qualcuno che non solo ti conosce, ma sa dove sei e come stai, proprio come tu sai dov’è e come sta l’altra persona. Quando amiamo, quando diamo e riceviamo amore, non possiamo veramente farci del male, non possiamo venire colpiti al cuore, qualunque cosa possa succedere ai nostri corpi, alle nostre città. Alla nostra terra. 

Detto questo… Non possiamo abbandonare i nostri dubbi. Il mondo in pericolo ha bisogno di persone che dubitano. In fondo, ci sono poche persone più pericolose di quelle che non dubitano; che credono incontestabilmente in un sistema politico, in un’ideologia, una fede. E, allo stesso, tempo, dobbiamo vivere e, come specie, non riusciamo a crescere e a progredire veramente con una dieta a base di paura e incertezza. Brindiamo alle nostre vite, allora. Ai dubbi che animano il nostro mondo e a qualunque certezza che ci aiuta a vivere in esso. Brindiamo alla forza che tutti noi possediamo, alla forza che nasce dalla nostra umanità condivisa, alla nostra pura e semplice volontà di continuare a vivere, e affinché i nostri figli continuino a vivere, che per secoli è stata la nostra arma migliore. 

L’ultima cosa che so con assoluta certezza… eccoci qui. 

Sono abbastanza sicuro delle nostre vite per scrivere questo, e voi siete abbastanza sicuri delle nostre vite per ascoltarlo. Eccoci qui, allora. Tutti noi. Eccoci qui, vivi, adesso. Non abbiamo nessuna ragione per dubitarne. Abbiamo tutte le ragioni per esserne lieti. 

Traduzione di Licia Vighi 

MICHAEL CUNNINGHAM

Fonte: Cinquantamila.it

29/08/17

Goethe a Venezia - Una targa ricorda il suo soggiorno (secondo) in città nello storico Viaggio in Italia.



L'assessore comunale al Turismo e alla Toponomastica del Comune di Venezia, Paola Mar, ha inaugurato ieri in Riva del Carbon una targa commemorativa a ricordo del secondo soggiorno veneziano del poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe

La targa e' stata collocata sulla facciata dell'edificio nel quale si trovava la "Locanda Della Tromba", nella quale Goethe risiedette per quasi due mesi nella primavera del 1790. 

Il 28 agosto e' anche il giorno di nascita dello scrittore e poeta tedesco. Mar ha sottolineato l'importanza del viaggio come veicolo di conoscenza e di confronto tra popoli e tra culture, soprattutto in una citta' come quella di Venezia, da sempre crocevia di scambi e incontri culturali. 

L'assessore ha inoltre posto l'accento sull'importanza della storia: "il passato non deve essere considerato qualcosa di morto - ha concluso - ma deve aiutarci a comprendere il presente e a progettare il futuro. E' questo che stiamo facendo qui a Venezia, anche per quanto riguarda le soluzioni che stiamo mettendo in atto per la gestione dei flussi turistici". 


Venezia rappresenta una delle prime tappe importanti del "Viaggio in Italia" di Goethe. Il poeta si fermo' nella citta' lagunare per due settimane, nell'autunno del 1786. Meno noto e' invece il suo secondo soggiorno a Venezia, avvenuto nella primavera del 1790, in cui si trattenne quasi due mesi in citta'; inizialmente da solo ed in veste privata, poi in compagnia della duchessa Anna Amalia di Weimar, con la quale partecipo' alla vita mondana della Serenissima. 

Goethe venne comunque registrato dalla polizia segreta veneziana, cosi' come accadeva a tutti gli altri visitatori: a seguito delle notizie provenienti dalla Francia rivoluzionaria, la Repubblica voleva sapere esattamente chi fosse presente in citta'.



Disegno di Tischbein che ritrae Goethe di spalle 
mentre si sporge da una finestra semiaperta.

28/02/17

All'asta in Francia disegni foto e scritti di Jules Verne, tra i quali anche la Mappa de "L'Isola Misteriosa".




Disegnata a mano da Giulio Verne, con tanto di note in inchiostro rosso e nero, la mappa dell'"Isola misteriosa", sinonimo di avventura per generazioni di lettori, sarà messa all'asta domani da Drouot, a Parigi. 

"Lincoln Island", ultimo porto del Nautilus e santuario del capitano Nemo, fa parte di queste contrade immaginarie che non hanno mai smesso di far sognare. Realizzato nel 1874 per quello che in molti considerano il più bel romanzo di Verne, il disegno dell'"Isola misteriosa" costituisce il pezzo forte di questa asta dedicata all'universo del grande romanziere francese. 

La mappa (che assomiglia a una testa di elefante) con i nomi scritti in inglese è stimata fra i 100.000 e i 150.000 euro. In tutto 166 pezzi appartenuti a Eric Weissenberg (scomparso nel 2012), uno dei più grandi collezionisti di oggetti dell'autore di "Venti mila leghe sotto i mari", sono in vendita. Fotografie, lettere personali, copie originali dei romanzi di Giulio, gouaches, incisioni, manifesti Hetzel saranno messi all'incanto da Drouot. 

Fra i numerosi lotti figura anche una fotografia di Giulio Verne del 1856 circa - aveva allora 28 anni - considerata l'unica originale conosciuta, appartenuta allo scrittore. 

Questa foto dove lo scrittore posa "in atteggiamento romantico", è stimata fra i 5.000 e i 6.000 euro. All'asta anche la prima edizione illustrata di "Il giro del mondo in 80 giorni", primo grande romanzo di Giulio Verne destinato ai giovani. 

Il volume conteneva una fotografia di Estelle Hénin, amante supposta dello scrittore, risalente al 1873, firmata Nadar. La stima è fra gli 8.000 e i 10.000 euro. 

fonte Askanews - Afp

28/01/17

James Joyce a Roma : in questa casa concepì per la prima volta l' "Ulisse".



James Joyce, notoriamente, non amava Roma. 

Vi capitò come turista, soggiornandovi per alcuni mesi, dall'agosto del 1906 fino ai primi del 1907.  Nei suoi diari la descrive implacabilmente come una città sporca e detestabile. 

Ed è celebre quel lapidario commento che scrisse al termine di una visita ai Fori: Roma mi fa pensare a un uomo che viva esibendo ai turisti il cadavere di sua nonna. 

Tanto livore nei confronti della Città Eterna, non fu però ricambiato se è vero, come è vero che proprio a Roma, nell'appartamento di Via Frattina al numero 52, al terzo piano (dove la lapide qui sopra ricorda il suo passaggio) Joyce concepì per la prima volta l'idea di scrivere l'Ulisse, la sua opera immortale. 

Joyce era, come si sa un irrequieto: i biografi raccontano che il genio irlandese combatteva l'inquietudine bevendo e trasferendosi senza pace da una città all'altro, appena se ne stancava. 

Nella casa di Via Frattina lo scrittore si sistemò con la moglie Nora e il figlio. 

Ai primi di gennaio cambiò appartamento e si trasferì in Via Monte Brianzo. 

Da qui spedì la lettera al fratello Stan, in Irlanda, informandolo che stava pensando di scrivere un romanzo intitolato Ulisse, per dar conto della vita degli ebrei a Dublino.

Dopo pochi giorni in una nuova lettera scrisse al fratello che aveva accantonato il progetto, troppo impegnativo.   Allo stesso tempo, stanco di Roma, comunicava la decisione di cercare lavoro a Marsiglia.  Le circostanze invece lo portarono a Trieste, con gli esiti che sappiamo.  

L'ultima serata del suo soggiorno romano la passò al Pincio, bevendo fino ad ubriacarsi, e facendosi derubare della liquidazione della banca, che aveva mostrato spavaldamente agli avventori del caffè. 

Soltanto i modesti risparmi di Nora gli consentirono di acquistare i biglietti per Trieste e di liberarsi finalmente di Roma. 

Non dell'Ulisse, però, che a Roma fu concepito per la prima volta e che diventerà, negli anni seguenti l'ossessione e il trionfo dello scrittore irlandese. 


Fabrizio Falconi 


04/10/16

Dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia.




Qualche giorno fa lo scrittore e critico Andrea Carraro ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto dello scrittore Michel Houellebecq - la vedete in coda a questo articolo - che ha subito suscitato - come avviene in quel socials - i più vari commenti, tra i quali quello che ricordava il celebre aforisma di Marcel Camus secondo cui Dopo una certa età ognuno è responsabile della faccia che ha. 

Fuori da ogni metafora lombrosiana, la faccia è da sempre considerata espressione della vita interiore, a partire dalla stessa etimologia, con la derivazione dal greco Ek-phài-nò, cioè mostro al di fuori.

Camus però precisa: Dopo una certa età. In questo senso accordandosi con Oscar Wilde, il quale sosteneva che la faccia fosse l'autobiografia di un uomo.

Così Cicerone secondo cui il volto è l'immagine dell'anima. 

Ma per quale motivo, bisognerebbe mantenere o lavorare per avere una buona faccia, anche e soprattutto a "una certa età" ?

La risposta ce la dà William Blake, il quale ammonisce: Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella. 

L'obiettivo dunque è quello di avere - mantenere, curare - la luce in viso. Cosa che spesso accade ancora di più - a persone veramente illuminate, anche da vecchi. 

La foto in testa riguarda un ritratto da vecchio di Mark Strand, grande poeta canadese, che dopo la morte sta conoscendo un enorme successo (si è tramutato in stella ?)
Una faccia che ha luce. 

Fabrizio Falconi



13/07/16

"Con gli occhi di Cesare Pavese", dal 22 luglio al 4 agosto.



“Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango, 
ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. 
Siccome - ripeto - sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, 
giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti 
'Non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? 
Ebbene, io vengo di là'".
(Cesare Pavese, da “Racconti ”, vol. II, “La Langa")
 I “quattro tetti” di Santo Stefano Belbo sono cambiati dall’inizio del Novecento, quando erano teatro della vita di Cesare Pavese, ma sopravvivono come luoghi della memoria che ogni anno il Festival riempie con le parole dello scrittore.
           Per l’edizione 2016, nata dalla collaborazione tra il Circolo dei lettori e la Fondazione Cesare Pavese, in programma da venerdì 22 a domenica 24 luglio e giovedì 4 agosto la città delle Langhe si anima di reading,passeggiate letterarie, incontri, musica elettronica e contributi video: componenti di un unico racconto che reinterpreta in chiave contemporanea la geografia reale, rendendola mappatura affettiva della visione del mondo del romanziere piemontese.
 Venerdì 22 luglio alle ore 21 in piazza della Confraternita l’inaugurazione è affidata alla voce dell’attore Vinicio Marchioni accompagnato dal polistrumentista Ruben Rigillo nel reading Ritratto di un uomo. Una serata che mette in scena, attraverso letture e brani tratti da La Luna e i falò Lavorare stanca, un mosaico di sguardi per restituire la «malinconia voluttuosa e svagata del ragazzo che ancora non ha toccato la terra e si muove nel mondo arido e solitario dei sogni» (Ritratto d’un amico, Natalia Ginzburg).
Sabato 23 luglio alle ore 10.30 la passeggiata letteraria condotta da Elena Varvello è un percorso a piedi che dai libri porta alla città e viceversa. Alle ore 16 nel Chiostro della Fondazione il giornalista de La Stampa Luca Ferrua ricostruisce il filo che lo lega alla tavola nell’incontro Di cibo e di storia. Alle ore 18 in piazza della Confraternita va in scena Nella vigna dell’anima, spettacolo teatrale scritto da Carlo Cerrato che è un viaggio tra le poesie della fatica contadina, attraverso le parole di William Least Heat Moon, Arturo Bersano, Jorge Luis Borges, Guido Ceronetti, Paul Collins, Frederic Mistral, Gigi Monticone, José Saramago e Miguel Torga. Con Simona Codrino, Sergio Danzi, Ileana Spalla, Med in Itali; consulenza artistica musicale Marco Notari; luci e fonica Michele Demma; letture e suoni a cura di Casa del Teatro 3. L'Arcoscenico di Asti; in collaborazione con Gente & Paesi Onlus.
Alle ore 21.30 è il pianoforte di Davide “Boosta” Dileo far rivivere l’immaginario letterario di Paesi tuoi, il più americano dei romanzi di Pavese per ambiente, personaggi e linguaggio. Alle ore 23 la serata si conclude con la performance live Evasioni e ritorni che attraverso l'immaginario del duo artistico Masbedo, il chitarrista Paolo Spaccamonti, il trombettista Ramon Moro,i live-electronics e il video-mapping a cura di Superbudda Creative Collective restituiranno la tensione percorsa da Pavese tra la vita convulsa della città e il microcosmo del paese.
 Domenica 24 luglio alle ore 10.30 la seconda passeggiata letteraria condotta da Francesco Pacifico è alla ricerca dei colori e delle sfumature di Santo Stefano Belbo, che - filtrata e rielaborata nelle opere di Pavese - è divenuta personaggio fondamentale delle sue storie. La giornata prosegue alle ore 18.30 in piazza della Confraternita con il reading Pavese fra gli dei tratto da I dialoghi con Leucò a cura di Marcello Fois accompagnato dal musicista Gavino Murgia: brevi conversazioni a voce e sax analizzano le angosce degli uomini e le imperscrutabili leggi che le governano. Alle ore 19.30 l’aperitivo è con i prodotti della Pro loco Santo Stefano Belbo, mentre alle ore 21 alla Cascina delle Rocche (località Moncucco), Massimo Zamboni rilegge le pagine di L'eco di uno sparo. Cantico delle creature emiliane (Einaudi). Nell’ambito di Voci dai libri a cura di Biblioteca di Santo Stefano Belbo. A seguire degustazione offerta dalla famiglia Scavino.
 Con gli occhi di Cesare Pavese si conclude la sera di giovedì 4 agosto con un appuntamento dedicato alla tradizione dei falò: alle ore 19 in Piazza San Rocco la Pro loco di Santo Stefano Belbo allestisce la consueta cena sotto le stelle, seguita, alle ore 21 dall’accensione dei falò sulle colline di Santo Stefano Belbo e, alle ore 21.30, dal concerto della Filarmonica santostefanese.
Tutti gli appuntamenti del Festival sono a ingresso libero (con esclusione della cena del 4 agosto) e in caso di maltempo si terranno presso la Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo.
Con gli occhi di Cesare Pavese è un progetto a cura di Circolo dei lettoriFondazione Cesare Pavese e Pavese Festival; con il patrocinio di Regione Piemonte e Comune di Santo Stefano Belbo; con il sostegno diCompagnia di San PaoloFondazione CrtFondazione Cassa di Risparmio di Cuneo; partner tecnico Relais San Maurizio 1619; contributi web di Doppiozero.
QUI E' POSSIBILE SCARICARE L'IMMAGINE COORDINATA E QUI LA SCHEDA INFO
il Circolo dei lettori   – via Bogino 9, Torino
Comunicazione e ufficio stampa

24/05/16

Il Festival della Memoria - dal 9 al 12 giugno a Mirandola .



Memoria Festival

Mirandola 9-12 giugno 2016

La conversazione è un gioco di cerchi
Ralph Waldo Emerson
Non c'è futuro senza memoria. E nemmeno arte, dialogo, storia. A uno degli elementi più caratteristici e necessari della natura umana, fondamentale sia nella definizione dell'individuo che nell'evoluzione della società, è dedicato un nuovo e imperdibile appuntamento. In programma dal 9 al 12 giugno 2016 a Mirandola (Modena), la prima edizione del Memoria Festival - promosso dal Consorzio per il Festival della Memoria in collaborazione con Giulio Einaudi editore - inviterà a riflettere sulle infinite sfaccettature della memoria, in un caleidoscopio di stimoli composto da decine di incontri, conferenze, tavole rotonde, concerti, spettacoli, proiezioni, workshop, laboratori, mostre, giochi.
Il Memoria Festival animerà le piazze, i portici, i giardini e i palazzi di una città che se da un lato può vantare una storia millenaria (è menzionata per la prima volta in un placito del 1102), dall'altro si sta risollevando dal terribile terremoto che l'ha colpita nel 2012, causando diverse vittime e danneggiando edifici storici e industriali.
Come la mente si espande per associazioni, passando da un ricordo all'altro, così il Memoria Festival si svilupperà attraverso una struttura a cerchi tematici, ciascuno dedicato a un aspetto, un'interpretazione, una suggestione scaturita dalla memoria. Tra riflessione e svago, il Festival offrirà la possibilità di incontrare, ascoltare e confrontarsi con numerosi protagonisti italiani della cultura, del pensiero, dello spettacolo. L'esplorazione e la narrazione del ricco universo della memoria saranno affidate – tra gli altri – a scrittori come Gianrico Carofiglio, Melania Mazzucco (che racconterà la vita del filosofo e umanista Giovanni Pico, il mirandolese più famoso della storia), Michela Murgia Francesco Piccolo, poeti come Valerio Magrelli, giornalisti (Corrado Augias, Francesco Merlo, Benedetta Tobagi), storici (Alberto MelloniPaul Ginsborg, Marco Revelli), matematici (Claudio Bartocci, Piergiorgio Odifreddi), chef e promotori delle tradizioni enogastronomiche (Carlo Petrini), cantautori e musicisti (Roberto VecchioniUto Ughi), fotografi (Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna), personaggi televisivi (Michele Mirabella) e personaggi impegnati nel sociale (Luigi Ciotti).
L’organizzazione del Memoria Festival si avvale della collaborazione di un comitato scientifico, presieduto dal direttore editoriale di Einaudi Ernesto Franco (letteratura) e composto da Lina Bolzoni (filosofia, arte della memoria), Gian Piero Brunetta (cinema), Sandro Cappelletto (musica, teatro e spettacolo), Francesco Dal Co (architettura, urbanistica), Alberto Melloni (storia, religione), Marino Niola (antropologia, tradizione enogastronomica), Alberto Oliverio (medicina, biologia) e Angelo Varni (storia).
Ai dialoghi e alle lectio, concentrati in particolare nelle ore diurne, seguiranno momenti più orientati verso l'intrattenimento, come i concerti del jazzista Danilo Rea (la sera di venerdì 10 giugno), dell'Orchestra Popolare La Notte della Taranta (sabato 11 giugno) e lo spettacolo La buona novella di David Riondino (domenica 12 giugno). Una mirata rassegna di proiezioni permetterà di recuperare dal forziere del Novecento indimenticabili capolavori del cinema muto, quali Metropolis di Fritz Lang e Il grande dittatore di Charlie Chaplin, assieme a titoli più recenti come Storia di ragazzi e ragazze di Pupi AvatiNuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore Viaggi di nozze di Carlo Verdone (i tre registi saranno ospiti del Festival per un ciclo di appuntamenti dedicati a “cinema e memoria”). Uno spazio rilevante sarà inoltre riservato ai laboratori e ai giochi per ragazzi, a conferma dell'universalità del tema della memoria, che fin dall'infanzia svolge un ruolo centrale nella formazione dell'identità individuale.
IL PROGRAMMA: I CERCHI DELLA CONVERSAZIONE (MA NON SOLO)
Con decine di eventi e momenti d’incontro, il Memoria Festival esplorerà da diverse prospettive i temi intrecciati alla memoria, spaziando dagli ambiti scientifici a quelli umanistici, con la partecipazione di grandi protagonisti della scena culturale italiana e internazionale e coinvolgendo il pubblico di tutte le età e soprattutto giovani e studenti, grazie a percorsi paralleli e integrati di carattere educativo, ludico e d’intrattenimento.
Come ogni ricordo subito ne richiama un altro, così il programma del Festival restituisce nella propria struttura il funzionamento della memoria: se per Ralph Waldo Emerson La conversazione è un gioco di cerchi, lo stesso vale per i meccanismi mnemonici che, simili ai cerchi su uno specchio d’acqua dopo aver gettato un sasso, non appena messi in moto da quell’evento si riproducono ed espandono sempre di più. Per raccontare ed estendere progressivamente il raggio d’azione della memoria comprendendo spazi sempre più ampi di significati e suggestioni, il programma è articolato in 10 cerchi tematici, che includono lezioni magistralitavole rotondedibattiti econversazioni con autori. Sono inoltre previste nel programma quattro sezioni per workshopmostreconcerti e spettacolilaboratori e giochi per i bambini. L’innesco dei cerchi della memoria è dunque costituito dallinguaggio: quello degli autori che si alterneranno, quello dell’arte e del cinema, quello dei giochi e dell’architettura stessa – che attraverso gli allestimenti del Festival curati dall’architetto Andrea Oliva ha saputo reinterpretare lo spirito vitale di tanti luoghi cittadini feriti dal sisma, conferendo ad ognuno una nuova identità, fra storia antica e dinamismo contemporaneo.
I Cerchio - UNA LEZIONE
Il primo cerchio della memoria è quello mosso dalle lectio magistralis, che vedranno arrivare a Mirandola alcuni fra i maggiori protagonisti della scena culturale italiana: la scrittrice Melania Mazzucco, che racconterà Giovanni Pico come un romanzo, l’architetto Francesco Dal Co per riflettere su La fabbrica della città: ricordo e memoria e il filologo e antropologo Maurizio Bettini per un approfondimento sul Mito memoria. E mentre lo storico dell’arteTommaso Montanari accompagnerà il pubblico in un viaggio fra Memoria e rovine, lo scrittore e magistrato Gianrico Carofiglio presenterà un altro volto del ricordo ovvero Testimoni, maghi e avvocati: trappole e incantesimi della memoria e lo psichiatra Eugenio Borgna indagherà gli abissi del rapporto fra Memoria e follia. Fino a giungere al funzionamento fisico della memoria, con il medico e biologo Alberto Oliverio che proverà a rispondere all’interrogativo Quanto è affidabile la nostra memoria? Un dubbio che mai avrebbe potuto riguardare il più illustre cittadino nella storia di Mirandola, come ricorderà Lina Bolzoni nella lezione L’arte della memoria e Pico della Mirandola. A Memoria e profezia è invece dedicato l’intervento di Don Luigi Ciotti, mentre Marino Niola è protagonista di Da Pico ai pixel. È vero che stiamo perdendo la memoria?.
II Cerchio - MEMORIA DELLE COSE
Proprio per la sua pervasività, per la sua natura onnicomprensiva, la memoria si ritrova dovunque, dalle testimonianze delle persone a quelle dei luoghi e degli oggetti. Perciò il secondo cerchio è dedicato a quest’ultimo ambito, cominciando con l’agronomo ed economista Andrea Segrè che affronta La memoria dello spreco, lo spreco della memoria, per poi seguire l’antropologo Marino Niola e l’attore, regista e conduttore televisivo Michele Mirabella inMiti di oggi e miti di ieri e poi esplorare I granai della memoria insieme all’antropologa e giornalista Elisabetta Moro e all’etnologo Davide Porporato. Sino alla memoria trasmessa attraverso le tradizioni enogastronomiche, conMarino Niola e il giornalista Davide Paolini che ripercorreranno La memoria del gustoBarbara Benvenuti offre invece uno showcooking con degustazione ricordando i profumi dell’infanzia.
III Cerchio - MEMORIA E SCIENZA
Fra i numerosi ambiti che pongono al centro la riflessione sulla memoria o ne seguono le tracce nelle rispettive declinazioni, quella per la quale la memoria costituisce la sfida maggiore è senza dubbio la scienza: quali sono i meccanismi biologici, chimici, che presiedono al funzionamento di questo prodigioso “senso” umano e cosa accade se smettono di funzionare? Qual è il ruolo della memoria nell’evoluzione delle scienze teoriche sino ai progressi odierni nel campo del digitale? Il terzo cerchio del programma prova a rispondere a tali quesiti a cominciare da un convegno internazionale di studi, intitolato Invecchiamento attivo e riattivazione cognitiva: i modelli di prevenzioni e cura, dai Disturbi della memoria, dei quali discute la psicologa Costanza Papagno, proseguendo poi con La memoria della materia, illustrata dall’ingegnere Andrea Zucchelli, mentre il filosofo e matematico Piergiorgio Odifreddi racconta La memoria della matematica e il matematico Claudio Bartocci si occupa della Virtù dell’oblio. Al confine fra gioco e scienza troviamo I test della verità, ovverosia leggere i ricordi, come spiegherà il neuropsicologo Giuseppe Sartori. La memoria come ricordo degli inizi, ripercorrendo le tappe di un percorso di successo, è al centro dei due incontri dedicati all’eccellenza del settore biomedicale a Mirandola: si comincia con Il ricordo della nascita del biomedicale mirandolese, insieme a Mario Veronesi, Libero Luppi, Claudio Trazzi, Lucio Gibertoni, Andrea Gibertoni, Leonardo Bigi, Alberto BortoliCristiano SalvadeoFrancesco BenattiFranco Poletti e un rappresentante di Bellco/Medtronic moderati da Paolo Poggioli, per poi riscoprire La memoria del passato e le eccellenze del presente nella "visita virtuale" di Mobimed, il museo del biomedicale mirandolese.
IV Cerchio - DIALOGHI
Senza dubbio uno degli strumenti migliori per trasmettere la memoria è il dialogo: ecco allora che il quarto cerchio riunisce quattro coppie di protagonisti per dialogare su altrettanti temi. Il grande violinista Uto Ughi con il critico musicale Sandro Cappelletto su Memoria e musica, poi è la volta di due notissimi fotografi: Gianni Berengo Gardin con Gloria Bianchino e Ferdinando Scianna con il giornalista Francesco Merlo; infine, cambiando completamente ambito, il padre di Slow Food Carlo Petrini dialoga con Marino Niola.
V Cerchio – STORIA E MEMORIA
Il quinto cerchio racchiude uno degli snodi tematici più carichi di significato: quello fra Storia e Memoria. Otto fra i massimi storici italiani e internazionali presentano a Mirandola alcune fondamentali declinazioni dell’argomento. Aldo Schiavone racconta Il caso PilatoPaul Ginsborg riflette su Il sole nero della malinconia: memoria e rimpianto del Risorgimento romantico, Antonella Tarpino ripercorre la Memoria dei luoghiSimon Levis Sullam torna alla seconda guerra mondiale e all’olocausto Tra memoria e oblio: i carnefici italiani e la ShoahBenedetta Tobagi spiega come Narrare il passato tra storie private, vecchi processi e carte segreteAlberto Melloni si occupa di Ricordare, dimenticare, perdonare: storia e leggi della memoriaAldo Bonomi parla della Memoria delle trasformazioni economiche e sociali e Guido Gambetta si sofferma infine sulle foto di Rodrigo Pais, che fornisce un eccezionale testimonianza della storia del nostro Paese.
VI Cerchio - L’UOMO AL CENTRO
In Italia ogni viaggio a ritroso nella storia conduce prima o poi all’Umanesimo e al Rinascimento, quell’epoca d’oro in cui tutte le arti e le discipline umanistiche rifiorirono e posero al centro delle proprie riflessioni l’essere umano e le sue virtù. A questa felice immagine si richiama il sesto cerchio del Festival, che con l’archeologo e orientalista Paolo Matthiae va alla scoperta della Memoria venerata e memoria violata nella civiltà dell'Oriente antico e con l’architettoFrancesco Dal Co de La fabbrica della città: ricordo e memoria, mentre lo storico dell’arte Carlo Arturo Quintavalle chiude il cerchio raccontando I luoghi e le pietre: sepolture e memoria in età medievale. C’è l’uomo al centro anche nella gestione e manutenzione delle acque come spiega lo storico dell’arte Marzio Dall’Acqua nell’illustrare la mostra Memoria dell’acqua, mentre l’architetto Andrea Oliva spiegherà nell’incontro Il cielo in una stanza: rudere e architettura come un allestimento possa ispirarsi a quanto la memoria riesce a richiamare.
VII Cerchio - LA VITA IN GIOCO
Un’imprescindibile declinazione del concetto di memoria riguarda la trama stessa del vissuto di ciascuno, che scandito da momenti significativi e dal ricordo di essi determina la nostra identità. La quale giocoforza cambia nel tempo e pur restando sostanzialmente la stessa talvolta non è più riconoscibile: ne parla lo storico, sociologo e politologo Marco Revelli a partire dal suo libro Non ti riconosco. Viaggio in Italia da Lampedusa a Torino, mentre all’intreccio fra storia personale e grande Storia è dedicato il memoir di Margherita Ianelli Quando la mia mente iniziò a ricordare. Autobiografia 1922-1994, con Patrizia Gabrielli, Natalia Cangi e Bruno Simili. Il cantautore Roberto Vecchioniindaga invece le sfumature della Memoria poetica. Memoria d’amore mentre il giornalista e scrittore Corrado Augias ripercorre Le ultime 18 ore di Gesù. Immaginazione, storia, memoria.
VIII Cerchio - MEMORIA E SCRITTURA
Strumento essenziale di trasmissione del passato insieme all’oralità è naturalmente la scrittura, come testimonierà nella sua conferenza il poeta Valerio Magrelli: tra le figure più innovative e versatili della letteratura italiana contemporanea, sperimentatore di nuovi linguaggi e, oltre che scrittore, studioso e critico, docente di letteratura francese e traduttore, collaboratore delle pagine culturali di quotidiani nazionali e sporadico visitatore di set cinematografici, al Festival si dedicherà al rapporto fra Memoria e poesia. Lo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo, vincitore nel 2014 del Premio Strega con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) e del David e Nastro d’Argento per la sceneggiatura del film Il capitale umano di Paolo Virzì, è un maestro di ironia nel suo stile breve e aforistico con cui conquista lettori e pubblico: al confine fra letteratura e storia, guarderà fra le pieghe di Memoria personale e memoria pubblica, filone seguito anche dall’autrice Michela Murgia, espressione poliedrica del rinnovato fermento letterario della sua regione negli ultimi anni, autrice di un percorso editoriale che parallelamente ai romanzi si sviluppa in modo eclettico tra blog e guide turistiche, racconti lunghi e saggi teologici, sino alla drammaturgia. A Mirandola amplierà la riflessione sull’intreccio fra Storia personale e storie collettive.
IX Cerchio - LA MEMORIA DEI PICO
Inevitabile termine di riferimento per la realizzazione di un festival dedicato alla memoria a Mirandola è il filosofo Giovanni Pico, nel quale la cultura popolare ha sempre riconosciuto un prodigioso campione dell’arte mnemonica. Protagonista indiscusso dell’Umanesimo, Pico è una figura di straordinaria modernità intellettuale. Le sue argomentazioni sulla concordia, la dignità dell’uomo, il libero arbitrio hanno toccato la sensibilità di ogni epoca e parlano anche al cuore della nostra. Il nono cerchio è quindi dedicato a questo campione della memoria, con la presentazione di tre ricerche sul suo profilo filosofico e sulla sua famiglia, curate dal Centro internazionale di cultura “Giovanni Pico della Mirandola”. Si comincia con il libro Prosopopea di Ludovico Pico di Baldassarre Castiglione con Renata Bertoli Massimo Rospocher per proseguire con Gianfrancesco Pico della Mirandola: fede, immaginazione e scetticismo, di Lucia Pappalardo, in dialogo con Elisabetta Scapparrone e infine la presentazione degli Atti del Convegno - Giovanni Pico della Mirandola e la “dignità” dell’uomo. Storia e fortuna di un discorso mai pronunciato, conFranco BacchelliMarco BertozziSaverio Campanini Raphael Ebgi.
X Cerchio - LA MEMORIA FRA GIOCHI, CINEMA, SPETTACOLI E MOSTRE
Particolarmente variegato è il decimo e ultimo cerchio, quello più ampio e inclusivo a partire dal nucleo della memoria: comprende attività ludiche e laboratori per bambini, ragazzi e adulti, una rassegna cinematografica a tema arricchita da imperdibili di incontri con alcuni fra i maggiori registi italiani, una serie di spettacoli fra musica e teatro e quattro mostre. Tanti i giochi in programma: da Attività a tavolino: Labirinti, Trova le differenze, Cosa manca? Giochi da tavolo: Memory, Domino, Rubamazzo, Labirinto Magico, Puzzle, ai laboratori Costruiamo i giochi di una volta. Laboratorio creativo per scoprire e costruire insieme i giochi che usavano i nostri nonni per divertirsi e Costruisci il tuo memory. Ci sono poi Cibo senza frontiere. Giochi tra memoria, tradizione e prodotti tipici con Daniele De Leo, lo spettacolo Ma che bella differenza! (Non te lo dimenticare...!) con Giorgio Scaramuzzino, per ricordare che le differenze hanno un origine comune, come unica è la radice del genere umano, e Stefano Bordiglioni con Te li ricordi i Romani? E ancora: La memoria alla prova del gioco degli scacchi, il Torneo di giochi “giovani nel tempo: la sfida intergenerazionale” e naturalmente non poteva mancare un Corso di allenamento della memoria. Ricco anche il palinsesto della rassegna cinematografica – Il gabinetto del dr. Caligari di Robert Wiene, Fiat Lux. Gaetano Martino e la cineteca lucana,Viaggi di nozze di Carlo Verdone, Una giornata particolare di Ettore Scola, Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore, Metropolis di Fritz Lang, Storia di ragazzi e ragazze di Pupi Avati, Il grande dittatore di Charlie Chaplin – come pure il ciclo di incontri ad esso collegato, che vedrà Gian Piero Brunetta commentare Fiat Lux. Gaetano Martino e la cineteca lucana e poi dialogare con Gian Luca Farinelli (direttore della Cineteca di Bologna) su La memoria del cinema: passato, presente e futuro, e sul tema Memoria e cinema interverranno anche, in altrettanti appuntamenti, Carlo VerdoneGiuseppe Tornatore e Pupi Avati. La memoria è stata naturalmente protagonista anche nel mondo della musica e del teatro, per questo il Festival ha organizzato quattro eventi ispirati a tale filone: Memorie di guerra e di pace. "La Grande Guerra (vista dagli occhi di un bambino)", musica di Claudio Ambrosini, drammaturgia e voce narrante Sandro Cappelletto; coro Coenobium Vocale diretto da Maria Dal BiancoSonia Visentin, soprano; il concerto di Danilo Rea La memoria che crea - musica e improvvisazione, e quello dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta Il folklore tra memoria e futuro, infine La memoria segreta. La Buona Novella, per coro, banda e due voci, con David Riondino. Alla memoria in mostra sono invece dedicate le due esposizioni in collaborazione con l’Archivio Rodrigo Pais La memoria in fotografia. Anni cinquanta e sessanta del Novecento: volti e ambienti La memoria in fotografia. Anni cinquanta e sessanta del Novecento: protagonisti del cinema e della televisionela mostra La memoria delle acque, in collaborazione con il Consorzio Bonifica di Burana – incisioni di diversi artisti per ritrarre i paesaggi rurali e il profilo delle pianure, in rapporto con la gestione delle acque nello scorrere del tempo – e La memoria del mondo. Italo Calvino e i suoi libri, in collaborazione con la Fondazione Mondadori, in cui si ripercorrono cronologicamente le tappe della straordinaria fortuna internazionale di Calvino, il quale amava ripetere che la memoria conta veramente (per gli individui, la collettività, la civiltà) solo se tiene l’impronta del passato e il progetto del futuro.
Promosso e organizzato dal Consorzio per il Festival della Memoria (composto da Comune di Mirandola, Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, San Felice 1893 Banca Popolare Coldiretti Modena), con il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali - Emilia Romagna, Provincia di Modena, Università di Modena e Reggio EmiliaUnione Comuni Modenesi Area Nord, Camera di Commercio di Modena, Alma Mater Studiorum Università di Bologna; in collaborazione con Giulio Einaudi editoremain sponsor Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola; media partner Radio Pico Trc tv. Sponsor: BaxterB. Braun Carex SpaLivaNova, Cir FoodSidam, Nordiconad,Rete imprese Italia, Unicredit, Fresenius Kabi Italia, Banca Interprovinciale, Tecna, Associazione Enea Grilli, Assicoop Modena e Ferrara Spa UnipolSai, Egicon. Sponsor tecnici: Beboservice, Centro Internazionale di Cultura “Giovanni Pico della Mirandola, Consorzio della Bonifica Burana, Fondazione Arnoldo e Alberto MondadoriFranzini, Garden Vivai Morselli, Gulliver Cooperativa SocialeGonzaga Arredi, Incerti Legnami, Kina, La Fenice Libreria, La Fenice, Taxi Services 24.