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09/02/14

La poesia della Domenica - 'Ho gli occhi pieni del bianco delle vele' di Angelo Maria Ripellino.




Ho gli occhi pieni del bianco delle vele,
confitte nella còncava conca del mare,
le dita intrise del verde miele
delle metafore, i capelli blu come nuvole.
Carri fioriti sfilano sul litorale, e in ciascuno
è una ragazza impettita come un sovrano,
che abbia ridotto l’imposta sulla birra.
Nel cielo di carta azzurrina
si va ritagliando in gabbiano.
Vecchie caracche cariche dei miei mali,
rullando sui crisantemi di lacera fiamma dei flutti,
salpano da Zeebrugge verso lidi lontani,
portandosi via la mia zavorra, la mia ruggine,
e un’esile gioia vacillante, pinguina,
la mia gioia contumace, assorbita dai morbi e dai lutti,
si sveglia, sorride, si inebria, si adombra, si strugge,
la mia goffa gioia dignitosa in bombetta e marsina.


Angelo Maria Ripellino, tratto da Poesie 1952 - 1978, a cura di Alessandro Fo, Antonio Pane e Claudio Vela, Einaudi, 1990, pag.122.

08/01/14

'L'infanzia di Gesù' di J.M. Coetzee - un libro misterioso e pieno di domande.






Coetzee  ha scritto il suo libro più misterioso. 

L'infanzia di Gesù è sin dal suo approccio - il titolo, che sembra più adatto (e lo è) ad un testo di teologia - sin da suo incipit, spiazzante. 

Di cosa vuole parlarci stavolta ? Che tipo di storia è questa ? 

Si intuisce dalle prime pagine che con il Gesù evangelico, con la storia tramandata, questo romanzo sembra non avere proprio nulla a che fare (ma nutriremo molti dubbi in proposito, andando avanti con la lettura). Il vecchio  (ma scopriremo poi che non è affatto vecchio, ha solo quarantacinque anni) Sìmon, approda, dopo un viaggio in nave (proveniente da dove ? Da quale terra? Da quale vita?) sulle sponde di un continente o di un paese chiamato Novilla, dove tutti parlano spagnolo e tutti sembrano ragionevoli e cordiali (a loro modo accoglienti): una società super-strutturata, su un modello che fa pensare ad  un socialismo effettivo (anche se non si intravvedono vertici totalitari) comunitario: molta burocrazia, centri di smistamento, di istruzione, di assegnazione degli alloggi, perfino il lavoro è strutturato come un'opera astratta, limitata all'uso corrente, senza apparenti fini, senza motivazioni che non siano quelli del puro presente. 

In questo modo apparentemente sereno ma allo stesso modo sottilmente inquietante, i sentimenti e le passioni paiono bandite.  Fanno parte della vita precedente, di quella che gli attuali abitatori di Novilla hanno lasciato alle spalle quando sono sbarcati sulle rive della nuova terra, chi prima chi dopo. 

Sìmon arriva a Novilla in compagnia di un bambino di cinque anni, che alla frontiera hanno battezzato David. Il figlio però non è suo (di chi è figlio ? Perché era da solo ? Da dove viene?). Si sono incontrati sulla nave - ma nulla ci viene riferito di questo incontro - e lui, Sìmon ritiene di dover svolgere il compito di trovare la madre di David, che deve essere da qualche parte a Novilla e che lui troverà non attraverso una ricerca metodica, analitica, ma sentendo che quella è la madre, quando la incontrerà, quando se la troverà di fronte.

La madre viene trovata: Sìmon la identifica in Inès, una tennista elegante che vive nella Residencia (una specie di quartiere residenziale riservato a pochi?) insieme a due scorbutici fratelli e a un cane altrettanto scorbutico. 

Sìmon, sentendo di aver esaurito il suo compito, lascia il bambino dalla madre. Salvo scoprire subito che non può fare a meno di lui. David è un bambino eccezionale. Sembra disporre di poteri e di percezioni particolari.  E' refrattario ad ogni forma di educazione tradizionale, tanto meno quella impartita a Novilla. Non ne vuol sapere. Tempesta Sìmon di domande filosofiche.  

Nelle ultime pagine del libro si cementa un legame tra Inès - che difende strenuamente il bambino e si oppone fieramente ad ogni tentativo dell'autorità di trasferirlo nel temibile centro di Punta Arenas, destinato ai ragazzi disadattati -  e Sìmon.  I tre - una famiglia davvero sui generis - si mettono in viaggio (ed è ovvio che qui il pensiero, come in altri punti del libro, vada alla suggestione del racconto evangelico) per sfuggire alla cattura, insieme al cane, nella vecchia vettura di uno dei due fratelli della donna.  David cercherà di convincere le persone che incontra a seguirli, in una strana e personalissima sequela

Più propriamente il romanzo di Coetzee è - come ha fatto notare Joyce Carol Oates - un'opera che si interroga sul Senso.  Senso con la maiuscola. Quello che sembra essere scomparso dall'orizzonte del mondo contemporaneo. 

Nessun vento è favorevole al marinaio che non sa dove andare, scriveva Seneca. E sembra essere diventato il paradigma del mondo che abitiamo.  Anche Novilla è un po' così: tutto è perfettamente organizzato, tutto ha uno scopo pratico - che sembra principalmente quello di eliminare la sofferenza e ogni tipo di turbamento - ma un senso vero non c'è. E infatti non c'è nessuna vera gioia, nessuna vera felicità. 

David è l'elemento dissonante.  Il bambino parla un linguaggio diverso, è - come direbbe il filosofo Marco Guzzi - l'emblema del Nascente, di quello che di nuovo sta germogliando, e che non è ancora compreso e non può essere compreso. 

David non  fa altro che fare domande. Ciò che il nostro mondo - e Novilla, ovviamente - non vuole e non sa più tollerare. 

David non ubbidisce.  David vede cose che non si vedono, afferma cose che non si possono dimostrare, cambia continuamente le prospettive logiche, chiede continuamente dove esista quel punto dove si può cadere. 

La forza del bambino, come la sua provenienza, è misteriosa. 

Quel che è certo è che egli non ha né padre, né madre. E' del tutto nuovo. Può avere soltanto qualcuno che si occupi di lui, che si prenda cura di lui.

Coetzee sembra arrivato al punto di considerare con stanchezza i mali (denunciati) del mondo, le ingiustizie, le cose sulle quali si gira intorno da sempre.  Quel che sappiamo della natura e del cuore nero dell'uomo e che la letteratura ha indagato in ogni modo (e lui stesso, basti pensare a Vergogna). 

Forse è giunto il momento di volgere lo sguardo ad altro.  A quel punto di universo - orizzontale e verticale - dove serve una vista diversa, come aveva intuito il collega Nobel José Saramago in un altro romanzo, straordinario come questo (e per atmosfere abbastanza consimile),  Cecità. 
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 



05/01/14

La poesia della Domenica - 'Due sogni' di Gottfried Benn.




Due sogni

Due sogni. Il primo chiedeva,
come è ora il tuo viso:
è ciò che il tuo labbro diceva,
o che singhiozzando fu osato
all'imbrunire della luce ?

Più chiaro il secondo ti vide:
una rosa o un trifoglio
tenero, dolce, - un mirabile
primigenio custode di mondi
delle marine forme di conchiglia.

Dovrà ancora un terzo venire ?
Grave questo sarebbe di pena:
sogno della conchiglia albeggiato,
dai flutti rapita conchiglia,
via, verso un altro mare.


Gottfried Benn, Zwei Traume, da Aprèslude, traduz. di Ferruccio Masini, Einaudi, 1966, pag. 53.

Originale

22/04/13

Un processo per adulterio - Il nuovo grande libro di Kate Summerscale.



Segnalo l'uscita di questo libro, che merita davvero. 


Dopo il grande successo di Omicidio a Road Hill House (Frontiere 2008 e Super ET 2011), Kate Summerscale torna in libreria con la storia vera di Mrs Isabella Robinson, una Lady vittoriana accusata di adulterio, e del controverso processo di divorzio che la vide protagonista. Isabella è infelicemente sposata con un ingegnere civile di Edimburgo, un uomo di «mentalità ristretta e temperamento violento», nonché personaggio «poco istruito, egoista e orgoglioso». 

Un matrimonio che non ha nulla a che vedere con l'amore e che, nell'estate del 1857, naufraga definitivamente davanti ai giudici del neonato tribunale londinese per i divorzi civili. Henry Robinson accusa Isabella di non essergli stata fedele e, come prova del suo tradimento, presenta alla corte il diario della moglie. 

«Nel corso di quei cinque giorni di processo migliaia di parole segrete scritte da Isabella Robinson furono lette davanti alla corte e riprodotte quasi integralmente dai giornali. Il diario conteneva descrizioni particolareggiate ed erotiche in cui si alternavano angoscia ed euforia, ed era un'opera più immorale e licenziosa di qualsiasi romanzo inglese contemporaneo». Il diario documenta gli struggimenti di Isabella per Edward Lane - un medico di dieci anni più giovane - e, nonostante non faccia piena luce su quello che è successo davvero tra di loro (sempre che qualcosa sia successo), solo un miracolo potrebbe impedire a una corte di giudici anziani e conservatori di condannare la donna. Gli avvocati di Lady Isabella, però, propongono una spiegazione alternativa: il diario non è altro che una «prova di romanzo», un'elaborata opera di fantasia scaturita dalla mente malata di una donna sconvolta dal demone dell'isteria. La rovina di Mrs Robinson è un magistrale affresco d'epoca. 

Un racconto avvincente e appassionante, nato dalla meticolosa ricostruzione di testimonianze, documenti e fatti. Un viaggio nel cuore e nei pensieri di una donna libera, intelligente e anticonformista, troppo presto. Un'eroina moderna, «aliena in un'epoca aliena», che Kate Summerscale ci restituisce in tutte le sue travolgenti contraddizioni. 


30/10/12

L'Egoismo è finito, serve la civiltà dello stare insieme. Un nuovo libro.





"Non si puo' essere felici da soli": cosi' ragionava Aristotele, anche se il suo insegnamento e' stato presto rimosso dall'uomo globalizzato. Piu' soli, piu' fragili, piu' lontani: ecco il buio del tunnel dove siamo finiti. Ma l'egoismo, per quanto radicato nei cromosomi, non può funzionare come bussola di civiltà, tanto piu' in tempi di crisi.

E' un vero e proprio manuale della felicita' quello di Antonio Galdo, giornalista e scrittore, autore di "L'egoismo e'finito" (Einaudi, 114 pagg., 12 euro). 

Un libro sull'amore, innanzitutto, come precisa lo stesso Galdo, "su quella parte di noi, di ciascuno di noi, che ha bisogno dell'altro, di una relazione che unisce laddove la solitudine separa". Ma anche un testo - interessante e originale - alla scoperta di nuovi modelli gia' in atto.

"La Grande Crisi marca la fine di un paradigma, di un pensiero unico, e ci spinge alla ricerca di nuovi fondamentali, non solo economici", annota l'autore, che parte dai ricordi della sua infanzia per riannodare un discorso sul se' e gli altri. 

A partire da "mia madre", "sempre lei" a "trasmettere nel silenzio delle sue scelte di vita la componente genetica della natura umana che contrasta, in una misteriosa e oscura lotta, l'egoismo: l'altruismo".

Del resto, osserva Galdo, persino la scienza sta sfatando il mito: egoisti non si nasce, hanno scoperto alcuni scienziati, individuando un gene dell'altruismo (si chiama AVPR1A) che regola un ormone del nostro cervello. Ad ogni gesto di altruismo, hanno verificato gli esperti, corrisponde una vera e propria sensazione di benessere fisico, e persino di gioia. 

Ma il 'viaggio' di Galdo non finisce qui perche' il cambio di paradigma e' non solo un'aspettativa del futuro; e' gia' in atto. Lo dimostrano le molte storie contenute nel volume e che insegnano la 'declinazione del noi', piccoli grandi pilastri della civilta' dello stare insieme. Storie di citta' pensate per condividere i luoghi, i trasporti e gli spazi, come lo 'shared space' della pioniera Zurigo. Concezioni nuove dell'abitare, attraverso le nuove frontiere del co-housing o dell'housing sociale. 

O, ancora, la riscoperta degli orti urbani e il lancio di quelli verticali, gli avveniristici 'grattaverdi' di New York. Per non parlare del fascino del baratto, tornato alla ribalta grazie a internet e ai moltissimi siti su e' possibile scambiare di tutto, dagli elettrodomestici ai vestiti, dalla musica agli appartamenti.

"Il benessere costruito attorno al moltiplicarsi di pulsioni individuali non garantisce stabilita'", avverte l'autore, che pero' confida in una nuova svolta epocale: dopo la 'febbre dell'abbondanza', "la necessita' del ritorno a stili di vita piu' sostenibili che la natura umana ci impone se non vogliamo arrenderci a un autodistruttivo delirio di onnipotenza". 

"Sono nato in una Paese, l'Italia, che ha compiuto il suo salto nella modernita' attraverso un'idea forte di comunita', in grado di comporre l'innato individualismo di un popolo - scrive Galdo - La famiglia, la fabbrica, la parrocchia, il partito, il sindacato, ma anche la piazza, il bar, il villaggio: tutti luoghi dello stare insieme. Entrati in cortocircuito sotto i colpi della civilta' dell'egoismo, e adesso riscoperti nella tempesta della Grande Crisi e nella consapevolezza che da soli e' tutto piu' difficile, forse impossibile". 

23/09/12

La poesia della domenica - "Un rinnegato delle proprie mani" di Rainer Maria Rilke.




Un rinnegato delle proprie mani,
e dimenticato come un animale morto, -
e molte resistenze altrui,
E la rivolta in me contro di me.
Che da questo possa venire
qualcosa di nuovo, vero e grande -
oh, infinitamente pavido è il mio cuore,
più spaurito del sogno e del talismano.
Come se non mi fosse alleata,
la vita è ogni giorno in rivolta
e ancora ricordo come da fanciullo
volessi allontanarmi da lei, verso le distese...
E negli anni tutto è rimasto
come, quando, sgomento, iniziai,
sconsolato e triste chi mi ama
e le lontananze mi guardano crudeli.
E vado, non so che fare
ho dimenticato quanto ero venuto a dire;
tutti vogliono ch'io diventi
un guerriero, mentre sono uno sposo...


Rainer Maria Rilke, 17 novembre 1902, tratta da Diario di Parigi, traduz. di Andreina Lavagetto, Einaudi, 2003, pag. 37

13/09/12

Murakami Haruki - "Kafka sulla spiaggia". Recensione.




“La felicità è una fiaba, l’infelicità è un romanzo”, di questo si dice convinto Murakami Haruki, una delle figure più interessanti della narrativa contemporanea, giunto alla consacrazione con Kafka sulla spiaggia. L’infelicità un romanzo? Eppure, leggendo i suoi romanzi, non si direbbe.

Murakami, nato nel 1949 da un padre ex monaco buddista e da una madre commerciante ad Osaka, ha esordito nel 1979, dopo aver fatto vari lavori, tra cui il gestore di un bar notturno, luogo che pare sia stato fonte di innumerevoli ispirazioni per le sue future storie, a furia di sentire i racconti degli avventori che vi capitavano. Murakami costruisce ogni romanzo come un incredibile tourbillon dal quale il lettore viene completamente soggiogato e travolto. La stessa cosa avviene qui. In più di 500 pagine si alternano e dipanano due storie: quella di un adolescente, Tamura Kafka (ha scelto il suo nome in onore del romanziere ceco) in fuga da una terribile profezia lanciatagli dal padre scultore; e quella di Nakata, un vecchio ritardato, ma geniale, che paga le conseguenze di un misteriosissimo incidente occorsogli insieme ad altri bambini, durante la seconda guerra mondiale. Il romanzo è un intreccio incredibile di simboli, presagi, storie, rivelazioni, spaventi, perturbazioni, contemplazioni, meditazioni sul senso del vivere, percorsi paralleli che sembrano senza senso, e che invece si riallineano prodigiosamente nelle ultime pagine.

E c’è anche molto, moltissimo spirito contemporaneo in questo romanzo: le paure, il senso vago di spiritualità, i rischi, le fobie e le manie che catturano gli uomini senza bussola che camminano per il mondo oggi. Non a caso Murakami identifica in Raymond Carver il suo maestro. Il gioco è talmente raffinato e avvolgente – e il lettore così inevitabilmente catturato – che sovente, tra pagina e pagina affiora il sospetto che Murakami un po’ “ci faccia”: che usi tutti questi ingredienti – mistero, sesso, ragione e un bel po’ di new age – per dare al lettore esattamente quello che vuole, come testimoniano le folte schiere di fans che ormai egli ha conquistato in tutto il mondo.

Fabrizio Falconi 



Murakami Haruki 
Kafka sulla spiaggia 
Einaudi – pag. 518 – Euro 20,00

12/08/12

La poesia della Domenica - "Aprèslude" di Gottfried Benn.




Aprèslude

Devi saperti immergere, devi imparare,
una volta è felicità, un'altra vergogna,
non abbandonare, non puoi allontanarti
quando all'ora viene meno la sua luce.

Resistere, aspettare, una volta a fondo,
un'altra sommerso e ammutolito,
curiosa legge, non sono scintille,
non solo - guardati intorno:

la natura vuole le sue ciliegie
anche da pochi bocci in aprile
e conserva la sua frutta
silenziosa fino agli anni buoni.

Nessuno sa dove si nutrono i germogli,
nessuno, se mai la corona fiorisca -
resistere, aspettare, concedersi,
oscurarsi, invecchiare, aprèslude.



Gottfried Benn, da Aprèslude, traduzione di Ferruccio Masini, Einaudi, 1966



05/07/12

Julian Barnes: "Il senso di una fine" - Recensione.





Ho letto il miglior romanzo degli ultimi cinque anni. 

E' Il senso di una fine di Julian Barnes, vincitore del Man Booker Prize 2012, appena pubblicato in Italia da Einaudi.

Non capita spesso di scoprire un così raro gioiello di sintesi e perfezione non solo formale. Il senso di una fine è uno di quei romanzi che provoca nel lettore una sorta di spiacevole languore mentre lo si sfoglia: dispiace veder passare le pagine, sapere che ci si sta avvicinando alla fine.

La fine è poi la vera protagonista di questo libro.  La fine nel senso di morte e di distacco. La fine di ogni esistenza che costringe inevitabilmente a fare ordine negli accadimenti della nostra vita a trovare un posto alle cose più ingombranti e anche a quelle apparentemente meno importanti. Ciascun frammento contribuisce a chiederci e a restituirci - se soltanto sappiamo interrogarci nel modo giusto e a comprendere (altro tema fondamentale del libro) - il senso dell'essere qui. 

Barnes costruisce una storia molto semplice.  E il romanzo è quasi brutalmente spezzato in due. 

E' nella seconda parte che Tony Webster , un uomo musilianamente senza qualità,  deve affrontare l'incombenza di una lettera con cui un avvocato gli annuncia il lascito di cinquecento sterline e di un diario proveniente dal passato. 

Tony scoprire perché è stato scelto proprio lui, e quale segreto rabbiosamente custodito quel diario potrebbe rivelare. 

La chiave per la risoluzione del mistero è nella prima parte del libro, nella giovinezza di Tony, nella sua educazione sentimentale e sessuale - nel pieno della liberazione degli anni '60 (che c'era però "non per tutti e non dappertutto" come non si stanca di sottolineare il protagonista), nelle vicende che lo hanno accostato al  geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn: come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò che è suo? 

Gli indizi conducono, dopo lunghe e ostinate reticenze a un prodigioso colpo di scena finale - sviluppato in appena mezza pagina - che lascia il lettore senza fiato, e con la necessità immediata di ri-leggere, alla luce di quanto ha scoperto insieme al protagonista, la storia precedente, reinterpretandone il senso. 

Il senso della fine è un romanzo che de-scrive il tempo, l'impossibilità di definirlo - nella nostra esistenza - come qualcosa di concluso, l'obbligo di considerarlo come puro elemento dinamico che continuamente ci allontana e ci avvicina a quella che noi abbiamo bisogno di considerare come verità

Barnes è riuscito nella impresa di costruire in sole 140 pagine una storia che svuota ogni pretesa di riconoscimento e di identità su cui si basa ogni fittizia costruzione della personalità umana.  Il dilemma interiore di Tony (ci) insegna che la consapevolezza di ciascuno cresce soltanto nell'attraversamento delle proprie zone oscure dimenticate o rimosse e nella attenzione - vera e concreta - alla vita degli altri nei quali, attraverso i quali - unicamente - passa la nostra identità. 

Fabrizio Falconi -2012






17/06/12

La Poesia della Domenica - "Sii soprattutto giovane e lieto" di E.E.Cummings.




61.


sii soprattutto giovane e lieto,
Se sei giovane, qualsiasi vita

assumerai diventerà te;e se lieto
tutto ciò che vive diverrà te stesso.
A ragazzeragazzi serviranno ragazziragazze;
io so assolutamente amare solo

colei che misteriosa riveste d'infinito
la carne dell'uomo; e nella sua mente il tempo

annulla a che mai pensi,dio non voglia
e(misericordioso)protegga chi ti ama;
qui sta sapienza,la tomba del feto detto
progresso,e della negazione il morto nonfato.
Preferirei imparare a cantare da un solo uccello
che insegnare a diecimila stelle a non danzare.


Da 'New Poems'  di Edward Estlin Cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962), traduzione di Mary de Rachewiltz, Einaudi, 1987, pag. 169.

61.

you shall above all things be glad and young
For if you're young, whatever life you wear


It will become you;and if you are glad
whatever's living will yourself become.
Girlboys may nothing more than boygirls need:
i can entirely her only love


whose any mystery makes every man's
flesh put space on;and his mind take off time


that you should ever think,may god forbid
and (in his mercy) your true lover spare:
for that way knowledge lies,the foetal grave
called progress,and negation's dead undoom.


I'd rather learn from one bird how to sing
than teach ten thousand stars how not to dance


"You shall above all things be glad and young..." by E.E. Cummings, from 100 Selected Poems. © Grove Press, 1994.

11/03/12

La poesia della Domenica - 'Te' di Erich Fried


Te


Te
lasciarti essere te
tutta intera

Vedere
che tu sei solo
se sei
tutto ciò che sei
la tenerezza
e la furia
quel che vuole sottrarsi
e quel che vuole aderire

Chi ama solo una metà
non ti ama a metà
ma per nulla
ti vuole ritagliare a misura
amputare
mutilare

Lasciarti essere te
è difficile o facile ?
Non dipende da quanta
intenzione o saggezza
ma da quanto amore e quanta
aperta nostalgia di tutto -
di tutto
quel che tu sei

Del calore
e del freddo
della bontà
e della protervia
della tua volontà
e irritazione
di ogni tuo gesto
della tua ritrosia
incostanza
costanza

Allora
questo
lasciarti essere te
non è forse
così difficile

Erich Fried (Vienna, 6 maggio 1921 - Baden Badem 22 novembre 1988) - da 'E' quel che è", (poesie d'amore, di paura, di collera), Einaudi, 1983. 

14/01/12

Festival delle Scienze di Roma - Julian Barbour: "Il tempo non esiste".



Sarà un meraviglioso viaggio nei gangli della condizione umana più misteriosa - quella del «tempo» - la settima edizione del Festival delle Scienze. 

Tra pochi giorni, dal 19 al 22 gennaio, all' Auditorium Parco della Musica a Roma, prenderà vita uno straordinario itinerario attraverso quello che la fisica e l' astronomia, la musica, l' arte e la storia, hanno prodotto sul significato della quarta dimensione e cioè l'idea del tempo.

Il carnet degli ospiti è davvero d' eccezione: dall' antropologo statunitense Ian Tattersall (sabato 21, alle 16) che discute del «tempo profondo dell' evoluzione» al fisico britannico Julian Barbour (domenica 22, alle 21) autore di quel libro geniale che è «La fine del tempo», pubblicato da Einaudi che giunge ad un 'ripensamento' completo della nostra concezione del tempo alla luce delle cognizioni della meccanica quantistica. 

Nel video qui sopra, una gustosa anticipazione del pensiero di Barbour.

21/11/11

Le lettere inedite di Cesare Pavese a Bianca Garufi, in un nuovo libro.



Vorrei essere almeno la mano che ti protegge - una cosa che non ho mai saputo fare con nessuno e con te invece mi e' naturale come il respiro. 

Cosi' Cesare Pavese si rivolge, in una lettera del 21 ottobre 1945, a Bianca Garufi, la futura scrittrice che all'epoca lavorava nella sede romana della casa editrice Einaudi, di cui lo scrittore e poeta piemontese era consulente.

E sempre a Bianca, amore non del tutto corrisposto, Pavese in quell'autunno postbellico scriveva ancora: Tu sei veramente una fiamma che scalda ma bisogna proteggere dal vento. A volte non so se un mio gesto tende a scaldarmi o a proteggerti. Anzi allora m'immagino di fare le due cose insieme e questa e' tutta la mia e la tua tenerezza come una cosa sola. 

Si intitola ''Una bellissima coppia discorde'' il volume che per la prima volta raccoglie integralmente il carteggio tra Cesare Pavese e Bianca Garufi (1945-1950), curato da Mariarosa Masoero e pubblicato da Olschki editore (pagine 166, euro 20).

L'importanza di questo volume consiste, oltre che nel valore letterario e documentario delle lettere stesse, nel fatto che si tratta della prima corrispondenza di Pavese con una donna a vedere la luce.

Le lettere di Bianca Garufi, inedite, vanno dall'agosto del 1945 al gennaio del 1950, quelle di Cesare Pavese, solo in parte edite e con omissis (tutti ora segnalati e integrati), dal settembre del 1945 al febbraio del 1950.

Il carteggio e' conservato nell'Archivio Pavese del Centro internuniversitario per gli studi di letteratura italiana in Piemonte ''Guido Gozzano - Cesare Pavese'' dell'Universita' di Torino Il carteggio da' conto, passo passo, del divenire del romanzo ''Fuoco grande'' (scritto a quattro mani, che sara' pubblicato, firmato da entrambi, nel 1959, ossia nove anni dopo il suicidio dello scrittore), all'inizio provvisoriamente intitolato ''Storia di Silvia e collaterali'', e dei ''Dialoghi con Leucò'', fino a pubblicazione avvenuta.

La corrispondenza viene inaugurata nell'agosto 1945 da Bianca, in vacanza in Sicilia, e procede in modo irregolare e sorprendente nell'autunno dello stesso anno (i due si vedono tutti i giorni nella sede Einaudi di Roma e non avrebbero bisogno di scriversi): dalla lettera che colma la distanza si passa, cioe', a quella che prosegue il dialogo avviato di persona, lo chiarisce e lo integra, insiste sul non detto o sul difficile da dirsi, mette a nudo pensieri ed emozioni.

''Ho cominciato a prendere coscienza che noi due, per me, era qualcosa che esisteva'', confessa Bianca in una delle prime lettere. Poi si afferma la novita' di un sentimento (''qualcosa di piu' che la passione''), che invita a sperare che la loro ''storia'' non ''somigli alle altre che Cesare ha bruciato''.

Lo scrittore trova il coraggio per manifestare i suoi sentimenti: Tu sai che per me la tua presenza e' vera gioia. Tanto una gioia che talvolta corro il rischio di dimenticare che magari soffri. Ma vedi io non sono mai stato abituato a un contatto come il nostro. Io ho sempre combattuto, in queste cose. Potrei dire che sono tutto cicatrici e stanco. 

Dopo ''le giornate dolci (troppo) della prima conoscenza - l'idillio'', non v'e' ''ora posto per l'orgoglio e la vilta', per un amore ''storto'': occorre essere chiari e decisi, ''guardare in faccia'' la propria anima, scoprirsi ''agli antipodi'', accettarsi nella diversita', ritrovarsi in un vero ''tra noi''.

Ma la strade del loro rapporto e' in salita e Pavese rivela gia' il 25 novembre 1945 il suo tormento: Bianca, io ho capito che nome ha il mio male. Orgoglio si chiama, e si puo' vincerlo. Io non sono sensuale non sono avaro non sono altro che orgoglioso.

fonte Adnkronos

09/09/11

"Turisti nel tempo", Intervista a Ian Mc Ewan - di F.Falconi.



Nelle sue ‘passeggiate romane’  ciò che più ha attratto Ian Mc Ewan sono i cancelli elettronici posti a sorveglianza della Cappella Sistina e dei Musei Vaticani: “Messaggi registrati, display elettronici, cartelli dappertutto. Sarebbe molto difficile per un puro di cuore, lì dentro, un apprezzamento innocente dell’opera d’arte, guardare, amare e basta.”

Lo scrittore inglese è nel nostro paese per visitare il set di Cortesie per gli Ospiti, il film che il regista Paul Schrader sta girando per una coproduzione italo americana,  tratto dal suo secondo romanzo, in Italia pubblicato da Einaudi nel 1981.

Prima sorpresa: lo script del film porta la firma di Harold Pinter, non la sua. Come mai: “Pinter è un mio amico – risponde Mc Ewan stringendo gli occhi sotto le lenti da miope – Ci siamo visti prima che lui iniziasse il lavoro. Mi ha fatto qualche domanda. Io penso che o si è coinvolti interamente in un progett, o è meglio non entrarci per niente.”  E’ comunque entusiasta del set, che ha visitato nella mattina, allestito nel grande Teatro Uno degli Studi Pontini, dove Gianni Quaranta, il direttore delle scene, ha ricostruito un intero palazzo veneziano, quello in cui si svolge l’incontro tra la giovane coppia di turisti inglesi e Robert, l’inquietante e ambiguo protagonista del romano.

“ Di meglio era impossibile avere,” commenta Mc Ewan a proposito degli attori: Christopher Walken è Robert, Helen Mirren sua moglie, Rupert Everett e Natasha Richardson, la giovane figlia di Vanessa Redgrave, la coppia di turisti inglesi. Lo scrittore nutre una grande ammirazione per Paul Schrader, con cui condivide il carattere introverso e le parole misurate, retaggio per entrambi, forse, di una educazione severa – Schrader educato dai Gesuiti, Mc Ewan nei più selezionati college inglesi. Da Taxi Driver Schrader è uno dei migliori sceneggiatori americani; come regista ha firmato film controversi, subito diventati cult soprattutto in Europa, come Il bacio della pantera, Mishima, o il recente Patty.  “Quando gira, Schrader ha una cura molto simile a quella che ho io nel controllo della scrittura – dice Mc Ewan – Ma nel film c’è più enfasi, i personaggi sono diversi.”

Come sceneggiatore Mc Ewan, con The ploghsman’s lunch, ha scritto uno dei più bei film inglesi dell’ultimo decennio. “ Per molto tempo il cinema mi ha dato da vivere. Una volta, fino a qualche anno fa, in Inghilterra non avresti mai potuto vivere con i proventi di un libro. Oggi puoi farlo. Non voglio apparire ottimista, ma in Inghilterra, c’è molto fermento in questo periodo. Tra i lettori e tra gli scrittori.   Gente come Timothy Mo o Salman Rushdie, le cui esperienze arrivano da molto lontano, ha portato una nuova linfa alla letteratura e alla lingua britanniche. Non credo affatto che la letteratura risenta in Inghilterra della impasse politico in cui versa il paese. E credo che quando questo governo cadrà, la gente capirà di aver esagerato riguardo ai danni che il governo stesso ha causato.  Non dovremmo confondere il nostro governo con quello di Ceausescu, che limita attualmente l’immagine e la fantasia. Da noi gli scrittori sono liberi.”

E in effetti Mc Ewan ha rappresentato anche tra i giovani scrittori un modello, proprio a causa della sua "totale libertà" di scrittura. I primi racconti - Primo amore, ultimi riti, del 1975 e Fra le lenzuola del '76 - affrontavano temi duri come la pedofilia o l'incesto da un punto di vista del tutto straniato.  Oggi però, dopo Bambini nel Tempo, che Einaudi ha pubblicato in Italia alla fine dello scorso anno, Mc Ewan si scopre diverso. "Credo di essere cresciuto  molto lentamente come scrittore: sto apprendendo molto. Credo che dopo Cortesie per gli Ospiti, il romanzo che ora sta girando Schrader, ci sia stata come una morte dentro di me. Ho lavorato per il cinema, ho allargato i miei interessi.   Così, nel 1983, quando ho cominciato a scrivere Bambini nel Tempo, ho sentito che ero pronto a rischiare un argomento più importante, usando invece di un solo piano narrativo, tre o quattro diversi livelli."

E in effetti gran parte della critica ha parlato di Bambini nel tempo come di un romanzo della 'compiutezza', della 'maturità'. Mc Ewan non è d'accordo: "Semmai si tratta di un punto di partenza - dice - l'inizio di un cambiamento, di una 'crisi di mezza età'. Non sono d'accordo con chi vuole intravedere una svolta. Tutti i miei libri lo sono, forse Bambini nel tempo lo è più degli altri. "

Bambini nel tempo è forse il segnale di una nuova raggiunta condizione, quella di padre. Nel 1982 Mc Ewan ha sposato Penny, che aveva già due figlie di 14 e 16 anni. Dal matrimonio sono nati poi Gregory e William, che oggi ha tre anni.  E se Bambini nel Tempo è l'inizio, quale sarà il seguito ?  Il seguito è già cominciato, perché Mc Ewan ha da poco finito il suo nuovo romanzo. Uscirà contemporaneamente in tutta Europa nel prossimo marzo - distribuito da Einaudi - più o meno nello stesso periodo in cui il film di Schrader sarà pronto per il Festival di Cannes.  "Quello che posso dire a proposito del romanzo che ho appena finito è che non ho mai provato piacere più grande nello scrivere. L'ho scritto molto velocemente in quattordici mesi e ha due titoli diversi. In inglese si chiama The Innocent, ma l'editore lo ha voluto chiamare con il suo primo titolo, Lettera da Berlino. E infatti la storia è ambientata a Berlino e riguarda la fine della guerra fredda.  E' curioso perché alla fine del libro il protagonista decide di ritornare a Berlino dopo molti anni, in compagnia della giovane donna tedesca che aveva amato tanti anni prima, e decide di farlo perché vuole vedere il muro prima che venga abbattuto. E così, non potevo immaginare minimamente che dopo tre mesi che avevo finito il libro, il muro sarebbe stato finalmente abbattuto."

Ed è felice come un bambino McEwan, per nulla preoccupato che questa eccessiva "tempestività" possa essergli rinfacciata.  "Non è comunque un libro politico - vuole precisare - è una storia d'amore tra un uomo inglese e una donna tedesca. Ma la storia d'amore diventa  una specie di terreno di battaglia più grande, che si inserisce nel quadro politico del dopoguerra e coinvolge le lotte tra i servizi segreti di diverse nazioni e la costruzione di un tunnel segreto nel cuore di Berlino."

E' ancora un romanzo a più strati, sembra di capire.  "Sì, ultimamente vengono fuori così e da una parte mi dispiace, perché la lunghezza ideale, quella verso la quale vorrei tornare, è quella del mio primo romanzo, The cement garden. Gli editori mi chiedevano continuamente un romanzo, ma io rinviavo perché non avevo una buona storia da scrivere.  E quando l'ho avuta, è venuta fuori molto rapidamente.  The cement garden è molto corto, la struttura è molto simile a quella di un racconto, ed è proprio la lunghezza alla quale vorrei tornare: cinquantamila parole. La stessa lunghezza di Morte a Venezia di Thomas Mann e di Cuore di Tenebra di Conrad, di Giro di Vite di James e della Metamorfosi di Kafka.  Penso che questi quattro scrittori abbiano fatto le loro cose migliori proprio su questo 'formato'.  E' una lunghezza meravigliosa, la mia idea di libro ideale è quella di un libro che può essere letto in tre ore."

Fabrizio Falconi - "Turisti nel tempo", incontro con Ian Mc Ewan, Il manifesto del 17 dicembre 1989.