Visualizzazione post con etichetta musica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta musica. Mostra tutti i post

22/01/14

Natalie Merchant - The Worst Thing (traduzione italiana).







Natalie Merchant (Jamestown, 26 ottobre 1963), è una delle più intense autrici -  cantante, musicista e produttrice discografica - della musica contemporanea.

Dopo la  partecipazione nel gruppo dei 10,000 Maniacs, dal 1981 al 1993, nella sua carriera solista ha inanellato album sperimentali bellissimi.  Questa track fa parte del suo album Motherland, del 2001, e questa è una traduzione inedita in italiano, del testo.

 "The Worst Thing"

So you're in love, that's so good for you
Live it up girl 'cause it never lasts too long
It's heaven for now, but not for long
It's gonna hurt you
It's gonna make you feel so bad

Once I could love, I could trust, I could not doubt
But that was just about the worst thing that I could do
It was just about the worst thing that I could do

Maybe not now, but it won't take long
Before it's gonna hurt you
And truly do you some harm

Once I was open, could hope, I had no doubt
But that was the worst thing that I could do
It was just about the worst thing that I could do

Once I came close to that most elusive fire
Burning with hopeless love and desire
But it was just about the worst thing that I could do
It was just about the worst thing I could do

En el pasado que estuve ciega como tu
Atrapada y perdida, como tu
Embelesada y suspendida en mi jaula de plata
Esos recuerdos me accompanaran toda la vida


"La cosa peggiore"


Allora sei innamorata, è una cosa buona per te. 
Goditelo ragazza perchè non dura mai troppo a lungo
È il paradiso per adesso, ma non per molto
Ti farà male
Ti farà sentire così male

Una volta potevo amare, potevo fidarmi, potevo non avere dubbi
Ma quella è stata praticamente la cosa peggiore che potessi fare
È stata praticamente la cosa peggiore che potessi fare

Forse non adesso, ma non ci vorrà molto
Prima che ti farà male
E che ti faccia veramente danno.

Una volta ero aperta, potevo sperare, non avevo dubbi
Ma quella è stata la cosa peggiore che potessi fare
È stata praticamente la cosa peggiore che potessi fare

Una volta sono arrivata vicina a quel fuoco così sfuggente
Bruciando con amore, senza speranza e desiderio
Ma è stata praticamente la cosa peggiore che potessi fare
È stata praticamente la cosa peggiore che potessi fare

Nel passato sono stata cieca, come te
Intrappolata e persa, come te
Rapita e sospesa nella mia gabbia d'argento,
Quei ricordi mi accompagneranno tutta la vita.

(traduzione di Francesco Rosa). 

Natalie Merchant. 

27/11/13

Joni Mitchell e la figlia segreta. Una storia che è come un romanzo.



 Joni Mitchell qualche anno fa nella sua casa



è una storia che mi ha molto incuriosito e colpito, questa di Joni Mitchell e della sua figlia segreta. La ripropongo qui nell'ottima scrittura di Bill Higgins. 


Un pezzo del passato di Joni Mitchell è riaffiorato. 

La cantante si è riunita con la figlia che aveva dato in adozione 32 anni fa in circostanze dickensiane. Il fatto avvenne anni prima che la cantante scrivesse classici come 'Both sides now' , 'Big yellow taxi' "The Circle Game" e 'Woodstock', prima dei dischi d' oro, dei Grammy Award e del suo nome nella Rock' n' Roll Hall of Fame. 

Nel 1965 si chiamava Roberta Joan Anderson ed era una studentessa squattrinata dell' Alberta College of Art di Calgary, in Canada. Suo padre era il manager di un negozio di alimentari e sua madre un' insegnante. 

La Mitchell ha avuto sempre qualche difficoltà a raccontare questa vicenda. E anche oggi preferisce parlare della "gioia della riunione". 

Questa è la prima intervista sull' argomento; per la prima volta l' artista racconta cosa voleva dire nei primi anni Sessanta essere una ragazza madre in Canada. "Rimasi incinta a 20 anni nel college che frequentavo", ricorda la Mitchell, oggi 53enne. "La cosa più importante in quel momento era cancellare l' onta. Lo scandalo era enorme. Socialmente era una rovina. Come se avessi ammazzato qualcuno". 

I genitori - racconta - non seppero nulla, e lei non chiese mai aiuto alla famiglia. Il padre della piccola, Brad McMath, all'epoca era uno studente e non era pronto a metter su famiglia. Non se la sentì di affrontare l' aborto né un matrimonio riparatore. "Una madre infelice non può crescere un bambino felice", dice lei. 

Così partorì in un ospedale di Toronto. "Trovai barbaro il fatto che mi bendassero i seni per rimandare indietro il latte". Rimase dieci giorni in ospedale con la piccola, che battezzò Kelly Dale Anderson. "Non avevo soldi, non avevo un lavoro, non avevo una casa. Lasciai l' ospedale e non sapevo dove andare", ricorda. 

"E d' altra parte non volevo adattarmi a circostanze che potessero nuocere sia alla bambina che a me". Si avventurò così in un matrimonio con il folksinger americano Chuck Mitchell, del quale avrebbe conservato solo il cognome. L' agenzia che si occupava di adozioni intanto faceva pressioni: più tempo aspettava più sarebbe stato difficile trovare una sistemazione per la piccina. Alla fine la cantante firmò i documenti necessari. Circa tre anni più tardi la carriera della Mitchell cominciò a decollare. Erano gli anni solitari in cui vagava da un club all' altro della West Coast americana. Pubblicò il suo primo album, 'Song to a seagull' , nel 1968. L' anno dopo Judy Collins portò in classifica 'Both sides now' , tratta dal suo album 'Clouds' , che conteneva anche 'Chelsea morning' , il brano che influenzò Bill e Hillary Clinton nella scelta del nome della loro unica figlia. 

La Mitchell precisa oggi che il ricordo della bambina "mi piombava addosso nei momenti più impensabili, magari quando il figlio di un' amica cadeva dalla bicicletta". 

Kelly Dale sarebbe rimasta l' unica figlia della cantautrice. "Non ho mai trovato il momento giusto per avere un bambino. Il problema più grande forse è stato trovare un uomo che volesse un figlio. La nostra generazione è stata in generale molto irresponsabile. La classica sindrome di Peter Pan". 

I particolari dell' adozione sono diventati pubblici quattro anni fa, quando una compagna di college dell' artista ha venduto tutte le informazioni a un tabloid. A quel punto è spuntata una miriade di impostori che sostenevano di aver adottato la figlia della cantautrice.

Ma la ricerca non avrebbe dato nessun esito se anche la ragazza, Kelly Dale Anderson - oggi Kilauren Gibb - arrivata a ventisette anni, non si fosse messa a sua volta alla ricerca della sua vera madre. Quando ha cominciato a sospettare che la Mitchell potesse essere la persona che cercava, ha aperto la 'homepage' della cantante su Internet. "La biografia di mia madre è apparsa sullo schermo e ho pensato che tutte le informazioni coincidevano: la polio a nove anni, mio nonno che lavorava in un alimentari, mia nonna che faceva l' insegnante. Le coincidenze erano decisamente troppe".

A quel punto la Gibb si è messa in contatto con il manager di Joni Mitchell e il sogno si è avverato: madre e figlia si sono finalmente incontrate dopo 32 lunghissimi anni. In quella occasione Joni Mitchell ha scoperto anche di essere diventata nonna di un bambino di quattro anni, Marlin, che era presente all' incontro. "Assomiglia a mia madre", dice la Mitchell di Kilauren, "ha la sua corporatura e i miei zigomi". La Gibb ha lavorato per 13 anni come modella, ma i suoi genitori adottivi le hanno fatto frequentare anche l' Università di Toronto. "Sono grata a questa famiglia che ha cresciuto mia figlia così bene", dice Joni Mitchell. "Il cordone ombelicale tra me e mia madre non è mai stato reciso", conclude la Gibb.


Joni Mitchell, la figlia ritrovata Kilauren Gibb con il nipote. 

16/11/13

Anna Netrebko - Quand'è che abbiamo abdicato all'estasi ?





E' molto interessante vedere questo video. Anna Netrebko, una delle più grandi soprano di oggi, esegue live Quando m'en vo, la celebre aria dalla Bohème pucciniana. 

La musica (se è vera musica) è sempre espressione di intelligenza (un recente studio dell'Università di Yale ha stabilito che il numero di neuroni cerebrali coinvolti in un cervello normale mentre si fa musica è di circa 6-7 miliardi, il più alto dato conosciuto tra quelli monitorati in qualsiasi altra attività umana).

Ma qui c'è qualcosa in più.

Mallarmé scriveva più di cento anni fa che il bambino ha abdicato alla sua estasi.  Che sembra il vero motivo della nostra (peggiorata) condizione umana.

Quand'è che ciascuno di noi ha cominciato a farlo ? Per quale sofferenza, per quale paura ?

Qui si assiste ad un trionfo d'estasi.  La Netrebko abbandona il mezzo - freddo e tecnologico - che propaga la sua voce. In preda ad una specie di trance gioiosa, si dà in pasto all'immensa arena di Berlino ed esegue il finale dell'aria senza nessuna amplificazione, con la nudità della voce.

Pura estasi.


29/10/13

The Circle Game - il Gioco della vita.


E' secondo me una delle più belle canzone che siano mai state scritte. Anche da un punto strettamente letterario.  Joni Mitchell la scrisse nel 1968 per Tom Rush, e solo successivamente la inserì nel suo album Ladies of the Canion (1970). Questa versione, invece, arrangiata per l'orchestra (e con il tenor sax del grandioso Wayne Shorter è tratta da Travelogue, album del 2002.

E' una canzone misteriosa. Dall'incedere sinuoso, che cattura  ipnoticamente.  C'è dentro l'intero senso della vita. Sul passaggio del tempo, delle stagioni, sul nostro essere qui, incantati e soggiogati da un enigma molto più grande della nostra biologia.   E' un viaggio che non stanca e non riposa.  E' la nostra  avventura, il nostro gioco del cerchio.  

Yesterday a child came out to wonder,
Caught a dragonfly inside a jar.
Fearful when the sky is full of thunder,
And tearful at the falling of a star.

16/11/12

Musica - Ramin Bahrami: "Bach mi ha salvato la vita".




'Mamma Decca', come la chiama Ramin Bahrami, lancia il suo specialista bachiano di punta con una biografia veloce in contemporanea con l'uscita delle Suite Inglesi.

Ramin ci racconta la sua storia come fosse Le mille e una notte: una favola triste con un lieto fine.

Dalla famiglia agiata (il nonno era il piu' importante archeologo persiano) alla morte del papa' per mano dei fondamentalisti di Khomeini, al viaggio-fuga in Italia con la mamma per continuare l'itinerario artistico, tra molte difficolta' anche economiche, Ramin recita un mantra che nasce dalle ultime parole di suo padre: suona Bach e non sarai mai solo, le tue ferite saranno sanate, la tua via sara' luminosa.

Ramin conosce i piu' eminenti solisti del Kantor, da Rosalyn Tureck ad Alexis Weissemberg, fino ad Andras Schiff, studia con loro ed assimila ma non rinuncia ad una visione personale, fortemente influenzata da Glenn Gould. In Italia, Bahrami e' una star: e' ospite regolare dell'Infedele di Gad Lerner, anche se sulle sue esibizioni il popolo del web si divide in detrattori ed entusiasti (ma la sua interpretazione dell'Arte della Fuga del 2006 ha realizzato un 'five stars' su All Music).

Ha già al suo attivo l'organizzazione di un Bach Festival svoltosi per la prima volta a Firenze a marzo e ha suonato per il Papa. A 36 anni il folletto iraniano sembra aver capito molto bene soprattutto una cosa: suonare e' importante ma comunicare e' fondamentale.

29/07/12

La poesia della Domenica - "Riders on the storm" ("Cavalieri nella tempesta") di Jim Morrison.







Cavalieri nella tempesta

Cavalieri vanno nella tempesta
nella tempesta,
in questa casa siamo nati
buttati in questo mondo
come cani senza osso
o un attore rimasto solo,
cavalieri vanno nella tempesta.

Un assassino sulla strada
ha il cervello contorto come un rospo,
prendi una lunga vacanza,
lascia che giochino i bambini,
se prendi a bordo quest'uomo
anche il dolce ricordo svanirà,
un assassino sulla strada

Prova ad amare il tuo uomo,
ragazza ama il tuo uomo,
conducilo per mano
fagli capire bene
che il mondo dipende da te
il mondo non potrà finire mai
per questo devi amare il tuo uomo,

Cavalieri vanno nella tempesta,
nella tempesta,
in questa casa siamo cresciuti,
in questo mondo ci hanno gettati
come un cane senza osso
o un attore rimasto solo,
cavalieri vanno nella tempesta.

Jim Morrison (1943-1971) - traduzione italiana © Fabrizio Falconi


Riders on the storm


Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

There's a killer on the road
His brain is squirmin' like a toad
Take a long holiday
Let your children play
If ya give this man a ride
Sweet memory will die
Killer on the road, yeah

Girl ya gotta love your man
Girl ya gotta love your man
Take him by the hand
Make him understand
The world on you depends
Our life will never end
Gotta love your man, yeah

Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

20/02/12

La percezione del bello - Lo straordinario esperimento del violinista Joshua Bell alla Metropolitana di Washington. IL VIDEO.




Questo video 'seriale' sta facendo il giro del mondo, lanciato per primo dal Washington Post. E' una storia molto bella e densa di motivi di riflessioni su cosa è e cosa è diventata (o potrebbe diventare) la nostra percezione del bello. Ecco il testo originale.


Questo è impressionante. Vi prego di prendervi un momento per leggere:

Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti.

Durante questo lasso di tempo, poiché era l'ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro sull ' intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. 

Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare.

Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. 

Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po '. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. 

Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in media costavano $ 100. 

Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La prova era se in un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato? 

Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere:

Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo ?

26/10/11

La morte secondo Steve Jobs. Una riflessione.




Mi ha molto colpito leggere nei giorni scorsi l'intervista realizzata dal Corriere a Walter Isaacson, l'autore della corposa biografia di Steve Jobs conclusa pochi giorni prima della sua morte, e data alle stampe a tempo di record. Mi hanno particolarmente colpito i passaggi nei quali Jobs parla a cuore aperto della morte e dell'oltremorte, dei suoi dubbi e delle sue speranze.

Riporto i passaggi salienti. 

«E' fifty-fifty" mi diceva. "Cinquanta e cinquanta. A volte credo che Dio esista. A volte no. Vorrei credere nella vita ultraterrena. Ma ho il timore che alla fine ci sia solo un tasto on-off. Un clic, la luce se ne va. E tu non ci sei più. Per questo non mi è mai piaciuto mettere tasti di accensione sui prodotti della Apple"». i tormenti di Steve Jobs, il suo interrogarsi sull'aldilà. 

È la prima intervista concessa a un giornale italiano dopo aver consegnato all'editore (in Italia Mondadori) la sua biografia del fondatore della Apple. 

Abbiamo già letto molte anticipazioni del suo libro, ma poco del temperamento irascibile di Jobs, i tratti duri del suo carattere. Quanto a Dio, l'aveva evocato parlando di musica. Lui, che aveva riempito il suo iPod coi brani di Bob Dylan, i Beatles, Joan Baez, i Rolling Stones e Yo-Yo Ma, una volta disse al violoncellista franco-cinese: «Le tue esecuzioni sono la migliore prova dell'esistenza di Dio perché non credo che un essere umano da solo possa fare tutto questo». 

«Con me Steve cominciò a parlare di Dio man mano che prendevamo confidenza e che la malattia riguadagnava terreno. Non era paura, si interrogava: "Voglio credere nella vita ultraterrena" mi diceva, "perché questo fa parte della mia formazione buddista. Tutta la saggezza che hai accumulato, la tua conoscenza non svanirà nel nulla quando tu non ci sarai più". Poi, però, veniva assalito dal dubbio che alla fine della vita ci sia solo un "off switch"». 

Credo che sia difficile, molto difficile trovare una migliore esposizione, in poche righe - S.Jobs era del resto un uomo di intelligenza superiore - dell'impasse nel quale si dibatte e si ritrova l'uomo contemporaneo, di fronte ai cosiddetti ultimi: la morte, la vita dopo la morte, il senso della vita, il nulla o Dio.

Decaduto il principio di fede, persi per strada i cammini iniziatici, disintegrati i dogmi di qualunque tipo, l'uomo occidentale si trova sempre più in bilico tra speranza (cuore) e disperazione (ragione).  Tra voglia di affidarsi ad una speranza ultraterrena (Dio) e paura/terrore di un nulla profondo, tra annichilimento e permanenza di ciò che sei stato.

Il tasto on-off al quale si riferisce Jobs è quanto mai simbolico ed in effetti solo ora mi spiego perché le sue meravigliose diavolerie elettroniche non prevedano un tasto di spegnimento, ma solo un eterno stand-by. 

Il tasto dell'i-pod switcha e... basterà sfiorare nuovamente l'apparecchio perché la musica desiderata, la storia meravigliosa, torni a srotolarsi nuovamente dal punto in cui era stata interrotta.  Riporto qui un estratto dal libretto di istruzioni apple:

Spegnere iPod 
Non esiste un vero e proprio tasto Stop (spegnimento) per iPod. iPod può essere messo in pausa e dopo qualche minuto di inattività si spegne da solo, entrando in una fase denominata Sleep, seguita dalla fase Deep Sleep (dopo 36 ore di inattività). 


Metafora migliore, nessun mistico sarebbe riuscito a trovarla.

E forse non è un caso che a realizzarla sia stato il 'padrone dei sogni tecnologici', proprio lui.



11/10/11

Elogio di Mina - Un segno dei tempi passati e di quelli presenti.



Questo è un elogio di Mina.

Mina, nome d'arte di Mina Anna Mazzini, nata a Busto Arsizio il 25 marzo 1940, la più grande cantante italiana. 

C'è un motivo che ci spinge ad elogiarla.  La sua presenza - nonostante l'assenza pubblica che data 1978, anno di abbandono della scena - più viva che mai (blog e social network crepitano di sue esibizioni in b/n, inserite da fans e adoratori di tutto il mondo) spinge a farsi qualche domanda e a darsi qualche risposta.

Mina è il contrario di quello che passa oggi il convento.

Televisivamente, ma non solo. Direi proprio, antropologicamente. 


Chi è Mina ? Cosa sappiamo di lei quando vediamo i suoi video, le sue apparizioni nell'arco di quel ventennio - 1958-1978 - magico per il nostro paese (un periodo nel quale l'Italia produsse frutti culturali abbondantissimi, nel cinema, nella musica, nella letteratura, uniti ad una rinascita complessiva del paese che andò sotto il nome di boom) ?

Mina era innanzitutto una artista di capacità quasi sovrumana. Se si guardano questi video, e ad ogni passaggio in televisione, Mina appare di una bravura travolgente. Il suono della sua voce è pura melodia ma è anche tante altre cose insieme: virtuosismo, mai stucchevole e mai fine a se stesso, aggressività, grinta, interpretazione, magia, sospensione, incantamento.  Il suo talento indiscusso è purissimo: la voce sgorga con naturalezza incredibile, eppure appare chiaro che il semplice talento innato è stato affinato duramente, con l'esercizio, lo studio, una dedizione assoluta (che del resto risulta evidente dalla sua biografia).

Ma Mina non è solo questo.

Mina è una donna bella, anche se non bellissima. Mina è una donna di classe che entra nelle case di tutti, con discrezione e magnetismo.  Con intelligenza.  Non è mai trasgressiva - non ne ha bisogno - e non è mai fuori tono, fuori registro.  Si impone semplicemente con l'evidenza della sua bravura e con l'intelligenza delle misurate parole e degli sguardi, oltre che dell'ironia con la quale interpreta volentieri il ruolo della femme fatale che affascina ogni italiano.

La sua bravura inarrivabile per chiunque, è esibita con un pizzico di civetteria, ma senza nessuna prosopopea, e nessuna aria di superiorità.  Mina è anzi un cavallo di razza che accetta il confronto con il diverso e anche con l'opposto.

Mina è gioiosa, è felice di cantare, è felice di dare felicità.  Le sue canzoni, le canzoni che non sono sue ma che diventano sue, perché la sua personalità è così straripante, si trasformano istantaneamente per molti anni nel conforto, nel mantra, nell'accompagnamento sonoro della vita (la vita vera) di migliaia di persone.

Attenzione, ora: tutte le doti che abbiamo enumerato in questo elogio sembrano oggi dimenticate o cancellate o scomparse, se soltanto si realizza un confronto con ciò che pubblicamente passa il convento anche in termini nazional-popolari come è ed è sempre stata la canzone leggera.

Talento, bravura, esercizio, studio, dedizione assoluta, bellezza, classe, discrezione, magnetismo, intelligenza, ironia, misura, personalità.    Che fine hanno fatto, in questo Paese ?

Cosa è successo a questo Paese perché si sia passati in poco, poco tempo, da questo modello, il modello di Mina al niente divenuto paradigma dei 15 minuti di celebrità assegnato per statuto agli imbelli che si agitano inutilmente su quella che assomiglia sempre di più alla tolda di un Titanic ?

Fabrizio Falconi

08/12/10

John Lennon - gli eroi idealisti non muoiono mai.


Sono molto colpito oggi - trentesimo anniversario della morte, avvenuta violentemente a NewYork l'8 dicembre 1980, poco dopo aver compiuto il 50mo anno di età - dal proliferare di ricordi, ovunque, dedicati a John Lennon. Una vera invocazione collettiva per una mancanza.

Sono colpito perché è la dimostrazione eclatante di quanto nel mondo si senta la mancanza di idealismo. Lennon lo era per eccellenza, al punto che certe sue battaglie oggi fanno perfino sorridere. E degli idealisti è sempre facile ridere, sorridere, burlarsi. E' lo sport più facile del mondo: il cinismo vince sempre contro l'idealismo. Sembra una partita senza speranza: il cinismo può distruggere ogni idealismo - specie il più innocente - con una alzata di spalle, con un ringhio da iena, con una battuta fulminante. Sei un idealista? Peggio per te... Svegliati, il mondo è questo. Non sei un bambino, cos'è: fai ancora la pipì al letto ?

E però...

Però alla fine, la vicenda Lennon lo conferma: quanto abbiamo bisogno di questi idealisti, di questi stupidi, quanto ci mancano, quanto ne sentiamo la rumorosa assenza, quanto tristi sono le nostre vite senza lo straccio di un pensiero, di una speranza. Quanto buio e angoscioso è questo vuoto, senza nessun canto che lo abiti.


12/12/09

La Gioia che esiste, e che non vediamo.



Attraverso i mass media "il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci." Radio e televisioni sono 'colpevoli' di 'intossicare' i cuori, "perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". I mass media, - ha insistito papa Benedetto XVI - "tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti "attori" e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri". Un meccanismo che aggiunge all'inquinamento dell'aria nelle città, "che in certi luoghi è irrespirabile", e che richiede "l'impegno di tutti", un vero e proprio "inquinamento dello spirito".

Sono le durissime parole che Benedetto XVI ha pronunciato martedì scorso nel tradizionale omaggio alla Immacolata, in Piazza di Spagna a Roma. Parole sulle quali forse varrà la pena continuare a interrogarsi tutti.

Dov'è finita la gioia, nel nostro tempo ? Quella gioia che sappiamo esistere, che è un riflesso della creazione, che è bellezza, che è aprirsi all'altro. Quella gioia di cui nessuno - tantomeno chi detiene il bastone del comando - mai parla.

Quella gioia che Beethoven ha espresso invincibilmente nella sua musica. Quella gioia che così descrive Clive Staples Lewis:

Quanto a Dio, dobbiamo ricordare che l'anima è solo una cavità che egli riempie. Non è forse vero - domanda Lewis - che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate sempre di trovare, sotto il flusso di altri desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, fino alla vecchiaia?... Se questa cosa dovesse finalmente manifestarsi - se mai dovesse sentirsi un'eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso - voi lo sapreste. Al di là di ogni dubbio possibile direste: "Ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato". Non possiamo parlarne gli uni agli altri. E’ la firma segreta di ogni anima, l'incomunicabile e implacabile bisogno”. Quello che voi agognate vi invita a uscire da voi stessi. Questa è la legge suprema - il seme muore per vivere

18/10/09

La musica è preghiera. Benedetto XVI lo dice al concerto di Jin Ju.

La musica può essere preghiera. Lo dimostra, senza dubbio, questa canzone di Franco Battiato, che contiene anche alcuni versi in tedesco tratti da Wasserstatuen di Fleur Jaeggy.

Ho trovato, a proposito di questo argomento, molto interessanti le parole pronunciate ieri da Benedetto XVI ringraziando l'Accademia Pianistica Internazionale di Imola, che per iniziativa del suo fondatore, il maestro Franco Scala, ha offerto in Vaticano un singolarissimo concerto nel quale una giovane interprete cinese, Jin Ju, ha suonato uno dopo l'altro sette diversi strumenti musicali, dal clavicembalo al pianaforte moderno. Esecuzione applaudita con entusiasmo e convinzione dal Papa (notoriamente appassionato di musica classica e considerato lui stesso un ottimo pianista) come dai cardinali e prelati della Curia Romana e dai vescovi del Sinodo Africano riuniti per l'occasione nell'Aula Nervi.

"Questo concerto - ha riconosciuto il Papa tedesco - ci ha permesso, ancora una volta, di gustare la bellezza della musica, linguaggio spirituale e quindi universale, veicolo quanto mai adatto alla comprensione e all'unione tra le persone e i popoli. La musica fa parte di tutte le culture e, potremmo dire, accompagna ogni esperienza umana, dal dolore al piacere, dall'odio all'amore, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita. La musica, la grande musica, distende lo spirito, uscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio in ogni situazione, sia gioiosa che triste, dell'esistenza umana. La musica - ha concluso - puo' diventare preghiera".

Buona domenica a tutti.

fonte AGI

24/03/09

Il cielo.

Al cielo, Dio mio, sembriamo proprio non riuscire più a guardare, se non quando ci informiamo sulle previsioni del Tempo. Eppure è lì nel cielo, il mistero che ci sovrasta, e del quale fatichiamo così tanto ad occupare la nostra mente.

Ecco allora questo semplice invito a ri-osservare il miracolo costante del cielo, con un video accompagnato dal Violin Concerto di Philip Glass, per i lettori de Il Mantello di Bartimeo ( va visto fino alla fine !)

25/02/09

PARCE MIHI DOMINE - Quando la preghiera si fa musica - Jan Garbarek

 

Capita a volte che la musica sia la porta più semplice per arrivare a Dio. E' questo il caso di un disco particolarissimo, che spesso metto sul mio stereo. Lo ha realizzato anni fa Jan Garbarek. Si intitola Officium. Sono elaborazioni moderne (Garbarek è un grande sassofonista) sulla base di canti gregoriani del XV. secolo . Vi riporto qua sotto la scheda tratta da http://ruckert.splinder.com/ ma poi vi invito a guardare semplicemente questo video (o ad ascoltare soltanto la musica) e ad abbandonarvi completamente. Islanda. Un oceano irregolare di lava raffreddata si distende fino all'orizzonte. Manfred Eicher il percorre con la sua auto la strada. Era, come sempre, pensieroso e pronto a far esplodere la sua mente in mille idee, spesso meravigliose quanto folli, ma capaci di rendere la sua casa discografica - ECM records - una delle più importanti al mondo per la diffusione della musica contemporanea.

In sottofondo, a far da contorno a quel'affascinante paesaggio lunare, la musica dell'Officium defunctorum di Morales (XVI° secolo). Passano i giorni nella fredda e desolata Islanda. Nella mente di Manfred le idee iniziano a raffreddarsi e stratificarsi lentamente. Nei suoi pensieri riecheggiano contemporaneamente ascolti recenti, musiche del passato e del presente, i canti polifonici medioevali ed il sassofono inconfondibile di Jan Garbarek, musica antica e jazz.

Poi tutto trova d'incanto la sintesi in un'idea assurda e coraggiosa: unire le improvvisazioni di Garbarek con le voci di un lontano passato del quartetto vocale inglese "The Hilliard Ensemble". Così nacque "Officium", uno dei lavori discografici più indescrivibili, affascinanti, coraggiosi, intriganti e profondi degli ultimi vent'anni.

Un incontro impossibile tra musiche di epoche diverse, un paradosso temporale cui è impossibile dare un nome e tantomeno un'etichetta. Un quartetto vocale esegue brani polifonici di musicisti vissuti fra il 1200 ed il 1500, mentre in sottofondo il "jazzista" Jan Garbarek improvvisa con il suo sassofono. Che fortuna può avere una follia del genere? Da come venne accolto il disco all'epoca della sua pubblicazione nel 1994, vien da pensare che avevano ben ragione i latini nel dire: "Audax fortuna iuvat". Il disco ebbe un grande successo, tenuto anche conto dell'ambito colto al quale si rivolgeva. Un successo non solo di vendite, ma anche di critica. Certo come sempre non mancarono alcune voci sfavorevoli, ma furono comunque minoritarie. I più furono affascinati dalle peripezie di Garbarek che con semplicità si univa alle voci del quartetto vocale inglese. Questo accostamento in apparenza innaturale e assurdo riesciva ad avere e dare un senso di estrema naturalezza, linearità e continuità. Un disco unico insomma. Questa musica regala pace ed oggi riavvicinandomi ad essa ho constatato che gli anni non hanno modificato la percezione ed il ricordo di questi suoni sereni, spirituali ed intensi. Immobile nel tempo, sospesa nello spazio questa musica non invecchia e vive autonomamente in un luogo che non esiste e non è mai esistito se non nella mente meravigliosamente folle di un produttore discografico. Chissà se Manfred quel giorno era consapevole della forza della sua idea.

18/04/08

Beethoven - Una esperienza mistica.


Qualche sera fa ho vissuto una esperienza mistica.

Ma non l'ho vissuta mentre visitavo in una chiesa, o mentre pregavo.

L'ho vissuta durante un concerto, meraviglioso, al quale ho assistito. Ero andato appositamente per quello: per ascoltare la Sonata per pianoforte n.32 opera 111 di Ludwig Van Beethoven, nella esecuzione di uno dei più grandi pianisti viventi: Krystian Zimerman, premio Chopin nel 1975.

Ascoltare la Sonata 111 - come quasi tutte le opere di Beethoven - è una esperienza mistica. Ma, secondo me, questa lo è ancor di più.

Non so spiegare razionalmente perchè questa Sonata - in particolare il 2.Movimento (Arietta - Adagio molto semplice e cantabile) - mi sconvolga letteralmente, toccando, facendo vibrare ogni corda della mia anima.

Forse perchè è l'ultima Sonata per pianoforte composta da Beethoven - quando era ormai praticamente sordo - o forse perchè come è stra-noto c'è un grande mistero intorno a questa Sonata, visto che è l'unica scritta dal Maestro a essere composta di due soli movimenti (e Thomas Mann ha dedicato addirittura un suo romanzo, il Doktor Faustus, a questo enigma e alle possibili motivazioni che indussero Beethoven a fermarsi qui).

Il Secondo Movimento dura in tutto una quindicina di minuti. Ha inizio con un tema semplicissimo, essenziale, che viene poi progressivamente modificato su variazioni sempre più complesse.

Ascoltando questi quindici minuti di musica, è come se io sentissi - o meglio, vedessi - il senso ultimo dell'esistenza.

Ovvero: la vita con tutte le sue componenti (bellezza, tremore, paura, estasi, poesia, purezza, malinconia, fato, desiderio di Dio, inquietudine, calma, pienezza). La vita come appare a un uomo che sta per lasciarla, ma che sa di averla vissuta in pieno, fino in fondo, con tutti i suoi nodi dolorosi, e con tutta la sua struggente bellezza.

Ogni volta, questa Sonata, parla all'Uomo, al suo cuore.

E anche l'altra sera il pubblico, alla fine, era quasi tramortito, felice e grato.

Purtroppo, per quanto si cerchi, non esistono versioni video della Sonata nella versione di Zimerman - che è molto geloso giustamente delle sue esecuzioni dal vivo e che pretende che la musica la si ascolti soprattutto dal vivo.

Ma a beneficio di tutti, qua sotto troverete il Secondo Movimento della Sonata n.32 op.111 nella esecuzione di uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi Claudio Arrau.
Purtroppo il movimento è stato diviso in due diversi video quindi cliccate prima sul primo e poi sul secondo.
E buon ascolto !