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11/01/19

20 anni senza Fabrizio De André: esce il bellissimo libro fotografico di Guido Harari.


Fabrizio De Andre', dentro e oltre il suo sguardo. Lo raccontano, a vent'anni dalla morte, l'11 gennaio 1999, le oltre 300 fotografie tra colori e bianco e nero di Guido Harari raccolte nel libro 'Fabrizio De Andre'. Sguardi randagi', pubblicato da Rizzoli con la prefazione di Cristiano De Andre' e la postfazione di Dori Ghezzi.

"Che effetto fa a me rivedere le foto del passato? E' come ripercorrere le emozioni che ci hanno accompagnato lungo la nostra vita, soprattutto se a fissarle e' la sensibilita' di Guido Harari, maestro di quell'arte speciale che cattura il miracolo della natura di quel sorriso unico, quello sguardo unico e irripetibile, generato dallo stato d'animo di un momento, risultato dell'alchimia che mescola i vari sentimenti di un preciso istante: serenita', amore o sofferenza, preoccupazione, disillusione, imbarazzo o complicita', rendendo cosi' immortale un sentimento che altrimenti sarebbe soltanto (il) passato" dice Dori nella postfazione.

A Fabrizio "non piaceva farsi fotografare" ma Harari, che per quasi vent'anni e' stato uno dei fotografi personali di De Andre' al quale ha dedicato diversi libri, e' riuscito a catturare il vero sguardo del poeta, del cantautore e dell'uomo, e' stato capace di cogliere e "accettare il ticchettio della sua intelligenza, assecondando i suoi tempi, le manie, le esigenze, procedendo per piccoli spostamenti creativi, da un'idea all'altra, o proprio senza nessuna idea".

Si e' formato cosi' un libro "fuori dagli schemi", di "sguardi rubati, sull'onda dell'estro del momento, dentro e oltre l'ufficialita'" come dice Harari che ha aperto il suo archivio per la prima volta integralmente, ma dove si sente soprattutto tutta la forza delle parole di Fabrizio.

Tra gli inediti un ritratto di Fabrizio realizzato sulla scia di una foto del Nobel portoghese Jose' Saramago, che lo aveva affascinato. "Fabrizio s'era invaghito di un ritratto che avevo fatto ad uno dei nostri autori preferiti, il portoghese Jose' Saramago, di cui gli avevo regalato una stampa. Mi spiazzo' domandandomi di realizzargliene uno uguale" racconta Harari che scatto' "pochi rullini, rimasti fino ad oggi inediti: e' che, sottratto a una qualunque atmosfera, Fabrizio - dice - sembrava spegnersi nel puro gioco estetico che lui stesso aveva richiesto".



Scopriamo poi il De Andre' privato, che sorride mentre si fa tagliare i capelli da una radiosa Dori. E poi che stringe in un grande abbraccio Fernanda Pivano, nei camerini del Teatro Smeraldo di Milano nel 1997. 

La Nanda che scrivera': "Che dolore pensare che foto cosi' non se ne potranno fare piu', che riconoscenza che ci sono. Fabrizio c'e' stato e ci sara' sempre. Grazie a queste, e grazie a Dori, grazie a canzoni e poesie che appartengono con lui agli enormi spazi profumati dell'eternita'".

 Nel volume anche il De Andre' appassionato di astrologia: "godeva a fare l'oroscopo agli amici piu' stretti: dopo averne tracciato il quadro astrale, si divertiva a indovinarne il futuro", racconta Harari.

Ci sono le prove, gli arrangiamenti, i concerti e il leggendario tour con la Pfm, le sue riflessioni sull'essere padre, sull'alcolismo, sull'essere borghese e sul moralismo.

C'e' l'amore per la natura, ci sono i figli Cristiano chiamato Fabrizietto per la somiglianza con il padre, e Luvi, ritratti anche in una foto insieme. "Guido e' stato e rimane l'alchimista che ha saputo tradurre in immagini alcuni passaggi salienti della storia della mia famiglia, quasi ne fosse sempre stato un membro", scrive Cristiano De Andre'. Insieme al suo sguardo c'e' quello di chi lo ha amato in questo viaggio di immagini e parole in un'alchimia che ci fa respirare l'atmosfera in cui era avvolta la vita dell'autore de La canzone di Marinella, di Bocca di rosa e di Crêuza de mä.

 C'e' "tutto Fabrizio in una foto: la giacca abbandonata sulla sedia, una bottiglia di Glen Grant" come sottolinea Harari e c'e' tutta la sua forza profetica quando dice: "Oggi, purtroppo, non ci resta che la rassegnazione davanti a un mondo che semmai e' cambiato in peggio, a una giustizia e a un'opposizione fantasma. Il canto delle cicale, che apre e chiude Le nuvole, rappresenta l'unica voce di protesta che e' rimasta: la gente purtroppo non parla piu'".

Fonte: Mauretta Capuano per Ansa

05/09/18

La Sardegna ricorda Fabrizio De André e quel meraviglioso album che fu "Creuza de ma' "



Fabrizio De Andre' in barca a Carloforte insieme al fido Mauro Pagani per cercare il vero genovese antico e trarre ispirazione e spunti per comporre il suo capolavoro Creuza de ma'. 

Una cartolina di una quarantina di anni fa

Un passato collegato con il presente. 

Faber non c'e' piu', ma a Pagani, suo stretto collaboratore, sara' consegnato il premio Isole del cinema per la musica. 

L'appuntamento e' per il 14 settembre a Carloforte, l'isola della fiction di Gianni Morandi sulla costa sud occidentale della Sardegna, enclave culturale e linguistica genovese, durante il Festival, ormai giunto alla dodicesima edizione, che prende il nome da quell'album che ha segnato una svolta nella musica italiana: Creuza de má. 

Proiezioni di film e documentari, concerti, incontri, masterclass e tanto altro, tutto all'insegna della musica per il cinema: saranno gli ingredienti dell'evento ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall'associazione Backstage in programma a Carloforte dall'11 al 16 settembre. Con una coda a Cagliari dall'1 al 4 novembre. 

Molto importante perche' sara' l'occasione per riaprire uno storico teatro cittadino, il Nanni Loy. 

Gli spazi degli spettacoli? Cinema e parco. Ma anche una caletta in riva al mare alla quale si accede proprio attraversando un "Creuza de má", un sentierino che porta alla spiaggia. Molto Sessantotto e molte donne nel programma. 


In occasione del cinquantenario della rivolta giovanile, il Festival vuole ricordare quegli anni attraverso il ciclo di proiezioni intitolato '68 Memories, a cura di Enzo Gentile, firma autorevole del giornalismo musicale, incentrato su quei film e sulle musiche che hanno segnato un modo nuovo di concepire la colonna sonora: da "Woodstock - Tre giorni di pace, amore e musica" a "Easy Rider", da "Zabriskie point" a "Fragole e sangue" a "Cinque pezzi facili"

Creuza de má dedica poi una particolare attenzione alle opere recenti di cinque registe italiane. "Intendiamo cosi' esplorare il cinema, la musica e il suono per il cinema, attraverso le sensibilita' e lo sguardo al femminile, come 'altra sensibilita'', non in contrapposizione ma in concorso con quello maschile", sottolinea il direttore artistico Cabiddu. 

"I film presentati ci aiuteranno a leggere la contemporaneita' attraverso storie, narrazioni, e i suoni e le musiche, ricollegandoci per assonanza e per omaggio al '68 dove tutto ebbe idealmente inizio - sottolinea il regista - Un appassionante viaggio: alla musica e al cinema, il compito di esaltare la forza utopica e vivificante della poesia e dell'immaginazione, la possibilita' di liberare il pensiero creativo, di divulgarlo e di condividerlo con un pubblico sempre piu' vasto ed esigente". 
L'anello ideale di congiunzione musicale e tematica con il '68 sara' proprio il film d'apertura, "Nico, 1988" di Susanna Nicchiarelli (con le musiche del gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo), opera pluripremiata che racconta gli ultimi anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico, cantante dei Velvet Underground. 

02/03/17

Nel 5 anniversario della morte (e nel 73mo della nascita) apre per un mese ai visitatori la Casa di Lucio Dalla.





Un mese di apertura straordinaria per la casa di Lucio Dalla.

Visto il successo di 'A Casa di Lucio va in citta" - la tre giorni di apertura in occasione del quinto anniversario (1 marzo) della morte dell'artista allargata ad alcuni luoghi bolognesi di Dalla in programma da oggi al 4 marzo, curata da Elastica - con visitatori in arrivo da tutta Italia e anche dall'estero (in particolare Grecia, Olanda e Svizzera), la Fondazione Dalla ha deciso di tenere aperti gli spazi di via D'Azeglio dal 9 marzo al primo aprile nei giorni di giovedi', venerdi' e sabato.

Nel frattempo si arricchisce il programma degli eventi serali di 'A Casa di Lucio': Alessandro Haber leggera' brani di Dalla (domani, 3 marzo) e altri giovani talenti affiancheranno gli annunciati Dente e Brunori SAS il 4, tra cui Ermal Meta, terzo posto all'ultimo Sanremo, e il cantautore salentino Antonio Maggio.

Salta invece la prevista partecipazione di Gabriele Muccino, che ha dovuto rinunciare all'ultimo momento per il protrarsi delle riprese di un progetto video.

fonte ANSA 


16/02/17

In un sito la storia di "Princesa" di De André, a 20 anni dalla pubblicazione del libro che ispirò la canzone.




La storia di Princesa, il libro omonimo da cui e' stato tratto il celebre brano di apertura dell'album Anime salve di Fabrizio De Andre' e Ivano Fossati, approfondita e raccontata nella sua genesi. 

A vent'anni dalla pubblicazione del romanzo a cui si ispira la canzone, Anna Proto Pisani e Ugo Fracassa hanno creato un sito, http://www.princesa20.it/, in cui si ricostruisce l'origine del testo di Maurizio Jannelli. 

Il prossimo 20 febbraio, all'Universita' di Siena si terra' un seminario organizzato dal Centro Studi 'Fabrizio De Andre" del dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali, in cui Proto Pisani e Fracassa racconteranno la creazione del sito Princesa20. 

 La canzone di De Andre' sintetizza l'intera vicenda dell'omonimo romanzo di Maurizio Jannelli e Fernanda Farias de Albuquerque, detta Princesa (Sensibili alle foglie, 1994)

Princesa e' considerato uno dei primi titoli della cosiddetta "letteratura migrante" in lingua italiana. 

Il libro racconta la storia di vita della transgender brasiliana Fernanda Farias de Albuquerque. Scritto nel carcere romano di Rebibbia, dove Fernanda era detenuta per un tentato omicidio, il volume e' stato pubblicato nel 1994 dalla casa editrice Sensibili alle foglie.

In copertina, due firme: accanto a quella di Farias compare quella di Maurizio Iannelli che, con la prima, ha condiviso la detenzione a Rebibbia ed il lavoro di scrittura. 

All'origine dell'incontro e della narrazione vi e' stato anche un terzo detenuto che ha svolto un ruolo decisivo nel sollecitare il racconto: il pastore sardo Giovanni Tamponi. 

Il libro e' nato dall'oralita' di Fernanda Farias de Albuquerque e dai suoi diari, lettere e note scritte in carcere a partire dalle sollecitazioni di Tamponi e di Iannelli. 

Quest'ultimo ha poi riversato i diari in un dattiloscritto che ha costituito il brogliaccio del testo edito nel 1994; quella "copia iniziale di lavoro" e' ora, per la prima volta, integralmente consultabile nel sito. 

27/09/16

L'Angelo di Francesco De Gregori - Una poesia-canzone da interpretare.




C'è una canzone sempre sottovalutata di Francesco De Gregori, contenuta nel suo album Calypsos, del 2006, che come altre sue, è una elegante poesia. 

Il testo, nella sua disarmante semplicità, si presta ad essere interpretato - nonostante le reali intenzioni di De Gregori, note soltanto ai poeti - come un piccolo trattato teologico-poetico.

Se L'angelo degregoriano non è soltanto una persona in carne e ossa, metaforizzato sotto forma divina, questa creatura che compare nel testo e nelle note del brano ha tutte le fattispecie di un essere trascendente che nessuno può vedere. 

Anche se nessuno può vedere, questo Angelo però fa segno di tacere. Dunque, pur essendo invisibile agli altri, è visibile al poeta, così come è a chiunque egli si manifesti, nello scorrere della vita quotidiana. 


E' dunque una presenza-assenza. Ma cosa vuole, esattamente questo angelo ?


Il suo scopo - come la sua essenza - è misterioso.  Egli infatti è venuto per sciogliere (e non per legare, né per spezzare).  Se tra sciogliere e legare la differenza è evidente, molto più sottile è quella tra sciogliere e spezzare.   Questo Angelo dunque non vuole legare (ricordiamo che legare è nell'etimo stesso della parola religione: re-ligo). Non vuole asservire sotto forma di dogmi, e non vuole spezzare, quindi creare fratture, dividere.  Egli vuole semmai sciogliere. Lemma dolcissimo il cui significato è appunto quello di liberare, di togliere da impaccio, di rendere possibile il volo. 

Questa creatura invisibile cioè, non si impone, non chiede e pretende ma lascia, scioglie: lascia passare.  E fa segno di andare. Vuole quindi lasciare libero il cammino.  Indica perfino la direzione, rassicura, sorveglia da lontano, guida. 

L'angelo è dunque una presenza amica, che offre da bere, che è solidale e che intrattiene. 

Poco più avanti però, il testo sembra suggerire che la presenza dell'Angelo non è soltanto esteriore, non vuole soltanto apparire e scomparire. Non è venuto soltanto per indicare o seguire. No, c'è qualcosa di più:   l'Angelo è venuto anche a prendere qualcosa. Prendere, appunto. Non rubare. Non vuole prendere senza il tuo consenso, non vuole sottrarre come un ladro, non vuole approfittarsi. Vuole da te qualcosa e chiede di non spaventarti. Proprio perché non è un ladro egli non si approfitterà di te, e non vuole fare del male.  Quello che prenderà da te, è per il tuo bene.  E' in un certo senso, anzi, il migliore complemento di te.  E questo Angelo, proprio come una presenza amica, andrà via con la parte migliore di te.  Una parte santificata dalla generosità (dall'amore e dall'amicizia) e vivificata con il vino, la pianta che fermenta e che nutre e che rende degna la vita di essere vissuta. 

Fabrizio Falconi 

*
Passa l'angelo passa l'angelo
E nessuno può vedere
Passa l'angelo passa l'angelo
E fa segno di tacere.

E dice sono venuto a sciogliere
E non a legare
Sono venuto a sciogliere
E non a spezzare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti fa segno di andare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti lascia passare

Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E finisce il bicchiere
E dice sono venuto a prendere
E non a rubare
Sono venuto a prendere
E non a rubare
E dice non devi piangere
E non ti devi spaventare

Passa l'angelo, passa l'angelo
E nessuno può vedere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E fa segno di tacere

Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
*

Francesco De Gregori, L'Angelo, dall'album Calypsos, 2006. 

21/01/16

"Emozioni (Lucio Battisti via mito note) di Tullio Lauro e Leo Turrini (RECENSIONE)




E' l'esempio di un libro intelligente, ben concepito e ben scritto. 

Scrivere un libro sul mito Battisti è impresa difficile. Unico esempio di un personaggio che dal 1976 ha deciso di scomparire dal mondo, negando di sé anche la più piccola apparenza. (Mina ha fatto qualcosa di simile, ma è rimasta sempre in contatto col mondo: tutti sanno dove vive e con chi, tutti sanno cosa pensa e cosa scrive, ha perfino curato una rubrica per anni su La Stampa di Torino).

Lauro e Turrini dunque si sono dovuti barcamenare col pochissimo - quasi nullo - materiale a disposizione.  Anche prima del 1976 come è noto, Battisti ha parlato pochissimo e si è visto molto poco in pubblico. 

Ma anziché mettersi a inventare e a speculare sul nulla, negli anni fino alla morte del cantautore di Poggio Bustone, morto prematuramente a Milano nel 1998, i due autori hanno pazientemente ricostruito i documenti disponibili, il racconto dei pochi amici o compagni di avventura del nostro, la parabola quasi inspiegabile di un cantante-autore né bello né simpatico, quasi un buon selvaggio, sbucato fuori dalla Sabina più remota, e divenuto in pochissimi anni un monumento della musica popolare italiana, qualcuno che - in coppia con l'autore Mogol - ha saputo influenzare il costume e il mito popolare come nessuno prima - e forse anche dopo - di lui.  Con un manipolo nutrito di canzoni divenute immortali, fino alla fuga dal mondo, la sparizione, l'autoisolamento volontario e remoto, finito in un arrovellamento musicale-creativo personalissimo che gli ha fatto piovere addosso accuse di tutti i tipi, nell'epoca di album scarni e ostici, condivisa con l'autore-poeta Pasquale Panella.

In totale, come si riporta nel libro, Battisti ha interpretato 105 canzoni firmate con Mogol (gran parte di esse hanno un posto di grandissima rilevanza nella storia della musica leggera italiana), 12 con la moglie sotto lo pseudonimo di Velezia, 40 con Panella, e 3 di altri autori.  Più una trentina di altre canzoni scritte per altri cantanti. 

La fenomenologia di Battisti è interessante per molti motivi. E non è un caso che di lui si siano occupati nel bene e nel male i più grandi musicologi italiani - nel libro c'è un vastissimo repertorio di commenti su L.B. e sulla sua musica dei più disparati personaggi - uomini politici, intellettuali, compreso Edmondo Berselli che firma la pregevole introduzione di questo libro. 

Nel volume si ripercorre la vieta biografia - priva di eventi veramente particolari - compresa la vasta aneddotica su Lucio Battisti, tra cui la sua fantomatica (e del tutto falsa) simpatia per la destra (la leggenda metropolitana su di lui era che finanziasse organizzazioni e movimenti dell'estrema destra) cui viene dedicato un intero volume.

Ma c'è tutto quello che serve da sapere, oltre ad un nutritissimo apparato di crediti su album, realizzazioni e l'elenco di infinite cover realizzate da artisti famosi - italiani ed esteri - delle sue canzoni. 

E' anche un modo per ripercorrere quegli anni controversi (alcuni brigatisti, dopo gli arresti, confermarono di sentire nei loro covi le musiche di Battisti), di cui queste canzoni sono state incessante colonna sonora. 

Fino all'ultima fase, quella col binomio Battisti-Panella che ha prodotto 5 album del tutto sperimentali, criptici, ai limiti dell'assurdo,  oggi osannati e apprezzati perfino da filosofi e intellettuali di diversa provenienza. 

Valga per tutti il giudizio di Renzo Arbore che paragona la creatività di Battisti a quella di Gershwin e di Michele Serra, che scrive: 

Don Giovanni ridimensiona gran parte della musica leggera degli ultimi dieci anni.... il mio voto è dieci e lode. La sua invenzione melodica è enorme. La frase musicale finisce sempre in un modo sorprendente, lasciandoti sospeso nel vuoto, in una vertigine(...) La scelta dei testi è geniale. Molto meglio di Mogol.  Io credo che L'Apparenza sia l'opera di un genio, o più probabilmente di due (...), dico genio pensando a chi sa generare miracoli, inventare cose che nessuno ha potuto inventare prima. Come artefice di una illuminazione formidabile che per un attimo ci porta via o porta via gli altri. 

Fabrizio Falconi

Tullio Lauro - Leo Turrini
Emozioni - Lucio Battisti vita mito note
Zelig Editore
Milano, 1995


07/05/14

"Guarda che non sono io", un libro su Francesco De Gregori.



Si intitola 'Francesco De Gregori - Guarda che non sono io' il volume, a cura di S.Viglietti e A.Arianti, che racchiude il racconto fotografico della storia del popolare cantautore. 

Il libro, che anticipa la pubblicazione di un nuovo progetto musicale, racconta 40 anni di musica di De Gregori attraverso una selezione di immagini e parole: la vita, i viaggi, i live, i backstage, gli incontri.

'Guarda che non sono io' e' un affascinante ritratto dell'artista e del suo modo di fare musica. Dopo una galleria di foto inedite, un approfondimento sul personaggio e sulla sua discografia, più due interviste esclusive, a lui e al suo produttore Guido Guglielminetti (con Steve Della Casa e Gabriele Ferraris).

Completa il libro una raccolta di manoscritti di nuove e vecchie canzoni. 

Per lui e' una prima volta. 

"La maggior parte dei libri - spiega Francesco De Gregori - che sono stati scritti su di me, non molti per la verita', li ho visti solo quando erano gia' in libreria... In questo caso, invece, sono stato coinvolto fin dall'inizio e ho dato volentieri un mio contributo. Lasciandomi fotografare, tirando fuori molte vecchie foto e altri materiali d'epoca dal fondo dei cassetti, revisionando insieme ad Alessandro, mio pianista, e Silvia, editrice torinese, un'impressionante quantità di interviste rilasciate nel corso degli anni". 

Il volume, disponibile dal 10 maggio in pre-order sul sito www.francescodegregori.net e dal 3 settembre in libreria, sara' presentato sabato al Salone del Libro di Torino e il 20 luglio al Collisioni Festival di Barolo.




29/01/13

Baustelle - "La morte non esiste più" (testo)





Fantasma è il nuovo album dei Baustelle che esce oggi in Italia.

Questa canzone, La morte (non esiste più), merita di essere ascoltata e vista (in un video molto eloquente e bellissimo, nello stile essenziale dei Baustelle, ormai arrivati alla piena maturità espressiva).

E' il segno di una nuova musica italiana che sta vivendo una inattesa primavera creativa.


Nei tramonti dentro 
gli occhi tuoi
e lungo i viali
di Parigi o di Los Angeles
ritrovo il mondo,
nei fiori di campo
e nei passeri se nevica,
li vedo campare
senza niente da mangiare
osservo Dio, lo lascio fare.
Certe notti da nevrastenia
da soffocare
apro la finestra
e volo via
si fa per dire
Come la ginestra
nata sulla pietra lavica
mi vedo lottare
come mosca nel bicchiere
eppure Dio, lo lascio fare
La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano
a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani,
non è niente,
che la guerra passerà.
Certi inverni freddi
certi guai
mi fan paura,
prego nel restare
ancora qui
mi illudo ancora.
Poi improvvisamente
arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore
lascio correre
il dolore
non c’è più
e niente muore
baby La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Credimi,
morire non è niente
se l’angoscia se ne va!
La morte non esiste più
non compra più
non vende più
mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci
i nostri sogni
e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Parlami d’amore,
nonostante la stagione che verrà.

16/09/12

La poesia della Domenica - "Ulisse coperto di sale" di Roberto Roversi



Al grande Roberto Roversi, scomparso ieri, dedichiamo questa Poesia della domenica. 

Ulisse coperto di sale

Vedo le stanze imbiancate
tutte le finestre spalancate
neve non c'è, il sole c'è,
nebbia non c'è, il cielo c'è!

Tutto scomparso, tutto cambiato
mentre ritorno da un mio passato
tutto è uguale, irreale
sono Ulisse coperto di sale!

E' vero la vita è sempre un lungo, lungo ritorno
ascolta io non ho paura dei sentimenti
e allora guarda, io sono qui,
ho aperto adagio adagio con la chiave
come un tempo
ho lasciato la valigia sulla porta
ho lasciato la valigia sulla porta.

Ho guardato intorno prima di chiamare, chiamare
non ho paura, ti dico
che sono tornato per trovare, trovare
come una volta
dentro a questa casa
la mia forza
come Ulisse che torna dal mare
come Ulisse che torna dal mare.

Una mano di calce bianca
sulle pareti della mia stanza
cielo giallo di garbino,
occhio caldo di bambino!

Tiro il sole fin dentro la stanza
carro di fuoco che corre sul cuore
perchè ogni giorno è sabbia e furore
e sempre uguali non sono le ore!

Voglio dirti
non rovesciare gli anni come un cassetto vuoto,
ascolta
anche i giovani non hanno paura di un amore
e mai, mai, mai strappano dal cuore i sentimenti
io ti guardo
la tua forza è un'ombra di luce
la tua forza è un'ombra di luce.

La mano affondata nel vento del vento...
aria calda, urlano quelle nostre ore
strette in un pugno
urlano come gli uccelli,
i sassi si consumano, non si consuma la vita
la giornata è uguale a una mano che è ferita
io sono Ulisse al ritorno
Ulisse coperto di sale!
Ulisse al principio del giorno!

Roberto Roversi - tratto dall'album 'Anidride solforosa' di Lucio Dalla.


11/10/11

Elogio di Mina - Un segno dei tempi passati e di quelli presenti.



Questo è un elogio di Mina.

Mina, nome d'arte di Mina Anna Mazzini, nata a Busto Arsizio il 25 marzo 1940, la più grande cantante italiana. 

C'è un motivo che ci spinge ad elogiarla.  La sua presenza - nonostante l'assenza pubblica che data 1978, anno di abbandono della scena - più viva che mai (blog e social network crepitano di sue esibizioni in b/n, inserite da fans e adoratori di tutto il mondo) spinge a farsi qualche domanda e a darsi qualche risposta.

Mina è il contrario di quello che passa oggi il convento.

Televisivamente, ma non solo. Direi proprio, antropologicamente. 


Chi è Mina ? Cosa sappiamo di lei quando vediamo i suoi video, le sue apparizioni nell'arco di quel ventennio - 1958-1978 - magico per il nostro paese (un periodo nel quale l'Italia produsse frutti culturali abbondantissimi, nel cinema, nella musica, nella letteratura, uniti ad una rinascita complessiva del paese che andò sotto il nome di boom) ?

Mina era innanzitutto una artista di capacità quasi sovrumana. Se si guardano questi video, e ad ogni passaggio in televisione, Mina appare di una bravura travolgente. Il suono della sua voce è pura melodia ma è anche tante altre cose insieme: virtuosismo, mai stucchevole e mai fine a se stesso, aggressività, grinta, interpretazione, magia, sospensione, incantamento.  Il suo talento indiscusso è purissimo: la voce sgorga con naturalezza incredibile, eppure appare chiaro che il semplice talento innato è stato affinato duramente, con l'esercizio, lo studio, una dedizione assoluta (che del resto risulta evidente dalla sua biografia).

Ma Mina non è solo questo.

Mina è una donna bella, anche se non bellissima. Mina è una donna di classe che entra nelle case di tutti, con discrezione e magnetismo.  Con intelligenza.  Non è mai trasgressiva - non ne ha bisogno - e non è mai fuori tono, fuori registro.  Si impone semplicemente con l'evidenza della sua bravura e con l'intelligenza delle misurate parole e degli sguardi, oltre che dell'ironia con la quale interpreta volentieri il ruolo della femme fatale che affascina ogni italiano.

La sua bravura inarrivabile per chiunque, è esibita con un pizzico di civetteria, ma senza nessuna prosopopea, e nessuna aria di superiorità.  Mina è anzi un cavallo di razza che accetta il confronto con il diverso e anche con l'opposto.

Mina è gioiosa, è felice di cantare, è felice di dare felicità.  Le sue canzoni, le canzoni che non sono sue ma che diventano sue, perché la sua personalità è così straripante, si trasformano istantaneamente per molti anni nel conforto, nel mantra, nell'accompagnamento sonoro della vita (la vita vera) di migliaia di persone.

Attenzione, ora: tutte le doti che abbiamo enumerato in questo elogio sembrano oggi dimenticate o cancellate o scomparse, se soltanto si realizza un confronto con ciò che pubblicamente passa il convento anche in termini nazional-popolari come è ed è sempre stata la canzone leggera.

Talento, bravura, esercizio, studio, dedizione assoluta, bellezza, classe, discrezione, magnetismo, intelligenza, ironia, misura, personalità.    Che fine hanno fatto, in questo Paese ?

Cosa è successo a questo Paese perché si sia passati in poco, poco tempo, da questo modello, il modello di Mina al niente divenuto paradigma dei 15 minuti di celebrità assegnato per statuto agli imbelli che si agitano inutilmente su quella che assomiglia sempre di più alla tolda di un Titanic ?

Fabrizio Falconi