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03/11/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)


 

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)

Ma Chateaubriand rispose che quella proposta aveva risvegliato in lui "dolorose memorie" e che purtroppo non poteva accettarla.
Disperata, sentendo venir meno la determinazione, Juliette lasciò Roma poco dopo Pasqua e arrivò a Parigi alla fine di maggio.
Pochi giorni dopo il suo arrivo, Chateaubriand andò a farle visita nel piccolo appartamento all'Abbaye-aux-bois. Fu un incontro decisivo.
Non si vedevano da circa 20 mesi, tutti e due erano notevolmente invecchiati e dovevano essere pieni di timori. E secondo le testimonianze, non una parola di rimprovero comunque fu pronunciata da nessuno dei due.
Questo è molto credibile. Juliette aveva sempre avuto il dono di riuscire a trasformare in amicizia l'altrui desiderio e ora, rassegnandosi alla delusione permanente, si rese conto di dover applicare lo splendido incantesimo a se stessa.
Poteva essere per lui una cara amica, fargli da confidente, essere un'ame-soeur, ma nulla più: essere qualcosa di più era impossibile.
In quanto a Chateaubriand possiamo congetturare che il suo cuore fosse turbato dalla donna contenuta che gli stava davanti. Perché Juliette era ormai divenuta quello che lui amava e aveva sempre amato di più: era diventata un rudere, una rovina.
La loro vita insieme assunse dunque la sua ultima e mitica forma.
Nel frattempo Juliette era rimasta in ottimi rapporti col marito, Jacque Récamier; egli morì nel 1830, con gran dolore di lei.
Chateaubriand continuava ad andare da lei tutti i giorni alle due e mezza per prendere il tè insieme. E nel tardo pomeriggio se ne andava per cenare con la moglie.
Solo una volta Chateaubriand e Juliette furono insieme fuori di lì, il che avvenne durante l'estate del 1832 quando, all'inizio della grande epidemia di colera che si stava diffondendo per tutta Parigi, si accordano per incontrarsi in Svizzera.
(12 - segue)

Fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

30/10/20

Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)

 


Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)

A 47 anni dunque, nel 1824, Juliette faceva ritorno a Roma, dove aveva molti amici.

Adorava visitare le rovine e le pinacoteche e si entusiasmava nel seguire la messa in chiese che erano grandi opere d'arte. Non passò molto tempo che il suo morale si sollevò e decise di prolungare la permanenza per tutto l'inverno seguente.
Sotto il sole di Roma si potevano vedere le striature grigie nei suoi capelli, ma con il viso dolce e gentile e gli occhi espressivi era ancora deliziosa. Era in viaggio con la nipote Amélie che aveva sedici anni.
Erano due donne molto desiderabili e presto trovarono due gentiluomini che si misero al loro servizio. Non erano italiani, come si potrebbe pensare, ma francesi e anche interessanti.
Il più anziano, allora vicino ai cinquanta, era il pittore e scrittore Etienne Delécleuze. Il più giovane, venuto a Roma al seguito di Juliette, era Jean-Jacques Ampère, il figlio del grande fisico, da parte suo appassionato studente di materie umanistiche e ventiquattrenne.
Ci potremmo aspettare che l'età matura sia attratta dall'età matura e la giovinezza dalla giovinezza; ma come in una cinica opera buffa, fu Delécleuze a provare una passione per Amélie, mentre Ampère fu attratto - in modo violento, disperato e, man mano che il tempo passava, imbarazzante - dal dolce splendore materno di Juliette.
Imberbe e penosamente goffo, Ampère era anche versatile, spontaneo, emotivo. E Madame Récamier divenne la sua materia di studio, a giudicare dalla profusione di pagine che le dedicò.
Le faceva quotidianamente visita nelle sue stanze in Via del Babuino e scortava lei e Amélie a Villa Pamphilj e a Villa d'Este.
La maggior parte del tempo, sentendo di essere indifferente a Juliette, Ampère aggrottava la fronte, si passava le mani fra i capelli e camminava stizzosamente avanti e indietro.
10 - segue

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

26/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)

 


Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)

Juliette ammise con un confidente che "era impossibile che qualcuno avesse la mente così completamente sconvolta come la mia lo era da Monsieur de Chateaubriand e io piangevo tutto il giorno."
Sicuramente Juliette lo ricevette spesso, anche se non sappiamo "quanto" spesso. E dopo un po', con i nervi logorati da emozioni contrastanti, trovò riparo a Dieppe e poi a Aix-la-Chapelle per fare la cura delle acque.
Quando fu terminata, non tornò ad Aulany, ma comprò una residenza più piccola a Rue d'Anjou, una strada alla moda nel Faubourg Saint-Honoré; e nel suo piccolo giardino lei e Chateaubriand celebrarono, nell'autunno del 1818 (Juliette aveva 41 anni), la prima pienezza del loro amore.
Dovevano formare una coppia curiosa, il dongiovanni dalle gambe arcuate e la vergine quarantunenne.
Lei scrive in un biglietto indirizzato a Chateaubriand:
"Amarvi di meno?" Voi non lo credete amico. Ci incontreremo questa sera alle otto. Non è più in mio potere né nel vostro né in quello di alcuno impedirmi di amarvi: il mio amore, la mia vita, il mio cuore - sono tutti vostri."
Nell'iniziare una relazione amorosa i due infrangevano i voti matrimoniali - lei per la prima volta, lui per l'ennesima.
Per tutto questo tempo le relazioni di Juliette con il marito erano rimaste serene ma distanti.
Jacques Récamier aveva ormai perso il tocco fortunato in Borsa e ora Juliette fece l'errore di affidargli la maggior parte della modesta fortuna che aveva ereditato dalla madre.
Récamier provvide quasi immediatamente a perdere tutto il denaro che gli aveva dato.
Juliette si ritirò allora in convento, all'Abbaye-aux-Boix, sentendosi autorizzata a vivere separata dal marito ridotto in povertà, ma assicurandogli che poteva contare su di lei per una piccola somma di denaro.
La sua maggior consolazione erano le gioie dell'amore con Chateaubriand, genuinamente commosso dalla sua devozione: "Voi sola riempite la mia vita, e quando entro nella vostra piccola stanza, dimentico tutto quello che ho sofferto."
Per due anni - successivamente Juliette avrebbe sostenuto che furono i soli felici della sua vita - fu totalmente monopolizzata da lui.
(8- segue)

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

23/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (7)

 



Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (7)

L’anno dopo, nell’ottobre, al ritorno dalle acque di Aix-la-Chapelle, Madame Récamier divenne tutta di Chateabriand.
Era stato per lei un anno e mezzo d’inferno: non voleva cedere, era tormentata da crisi nervose, confessava di aver perso completamente la testa. Gli amici, specie il severo Mentore brontolone, Montmorency, la rimproveravano e tentavano di scongiurare la tempesta. Ma la povera colomba trentottenne era stanca della sua eterna veste candida, anche se cercava disperatamente di salvare le apparenze della sua leggenda, di avvolgere tutto nel mistero.
Non sappiamo, infatti, dove e quando François-René e Juiette si amarono.
Forse, come ha supposto Levaillant, in una casa della Foresta di Chantilly, dove Madame Récamier fece in quegli anni molte soste.
“Non dimenticate Chantilly.”,le scriveva l’amico.

E lei più tardi, al tempo di certe sue avventure londinesi, gli rimproverava di aver dimenticato Chantilly.
Chateaubriand, infatti, non le fu fedele a lungo, specie quando, nel 1820, tornò in auge politica, come ambasciatore e ministro di Stato.
Juliette soffriva come una donna qualunque, non trovava più le sue antiche armi di vergine civetta.
Scelse l’unica degna della sua natura schiva: nel tardo 1823, d’un tratto, scomparve dall’Abbaye-aux-Bois, e partì per l’Italia, trascinandosi dietro la figlia adottiva, il vecchio e fedele Ballanche, e il giovanissimo Jean Jacques Ampère, figlio di un amico di Lione, futuro inventore dell’elettricità dinamica: un nuovo spasimante da tormentare e deludere, alla maniera antica, pre-Chantilly.
Al suo ritorno a Parigi, nel maggio del 1825, i due amanti si ritrovarono muti e commossi: non una parola di rimprovero fu pronunciata.
Deposti gli antichi ardori, iniziava, per Juliette, quel ruolo di consolatrice, che si accentuò dopo il 1830, quando, con la rivoluzione di luglio e il passaggio del trono dai Borboni a Luigi Filippo d’Orléans, il legittimista Chateaubriand si ritirò clamorosamente dalla vita politica, per dedicarsi tutto al completamento delle memorie, pubblicate postume.
Storia della sua vita, le Mémoires d’Outre-Tombe divennero, a poco a poco, un altare eretto per la cara figura di Juliette, ormai nobilmente idealizzata.
Non vi si parlava, beninteso, della danza dello scialle né dei bigliettini galanti della piccola posta di Coppet né di Chantilly.

Juliette, che qualcuno tra il 1820 e il 1830 osava ancora chiamare la Circe dell’Abbaye-aux-Bois, alludendo al traffico di nomine e portafogli del suo nuovo salotto, era consacrata ormai come Madonna dell’Abbaye, come ange fatal della sua epoca.

22/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (6)


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (6)

Il primo incontro tra René de Chateaubriand e Juliet Récamier avvenne durante il Direttorio, nel 1802: Chateaubriand si presentò all'improvviso nella favolosa casa di Juliette, rimanendo impietrito .
"Stavo ancora uscendo dalla cupa foresta della mia oscurità," scrisse nelle sue memorie, "e fui scontrosamente timido. Non osavo alzare gli occhi verso una donna circondata di adoratori e così lontana da me per fama e gloria."
Si rincontrarono qualche settimana più tardi in casa di M.me de Stael. Quando Juliette fece il suo ingresso nella stanza, Chateaubriand non udì più il suono della voce di Germaine (de Stael).
Neppure nei sogni più sfrenati avrebbe potuto immaginare una donna pura e tuttavia voluttuosa come Juliette e in quel momento sentì di non avere speranza di affascinarla. Dentro di sé maledì la propria piccola statura e l'espressione cupa da celtico. Qualche minuto dopo era uscita dalla sua vita.
Ben dodici anni dopo quell'incontro, nel 1814, Juliette decise di organizzare una lettura di brani tratti dall'opera di Chateaubriand.
Nel frattempo il marito di Juliette era caduto in disgrazia economica, e i due vivevano in una residenza molto meno lussuosa, anche se una folla illustre continuava ad affollare il salotto di Juliette.
Juliette, cattolica credente, si riavvicinò a Chateaubriand, perché in quegli anni aveva concepito una profonda ammirazione per le capacità letterarie di lui per l'impiego che ne faceva.
Juliette coltivava assiduamente la moglie di Chateaubriand ("il cui carattere è aspro e difficile") con l'unico scopo di conquistare l'amicizia e la fiducia dello scrittore.
L'amicizia interessava molto anche Chateaubriand, che era precipitato dal punto di vista della reputazione politica: Juliette divenne il suo "angelo custode", adoperando la sua influenza a corte, in favore dello scrittore.
Il rapporto tra i due si fece più intimo alla morte di M.me de Stael, nel luglio del 1817 (Juliette aveva ora 40 anni).

Juliette che si sentiva instabile per l'improvvisa assenza della cara amica, e per il vuoto che le si spalancava davanti, in quel momento cominciò a sentirsi particolarmente attratta dall'incantatore bretone.
6 - segue

Fonti: Dan Hofstaedter - La storia d'amore come opera d'arte

20/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (5)


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (5)

L'ossessione erotica di Benjamin Constant nacque durante un incontro privato che Juliette (la quale nel frattempo aveva 37 anni ed era ancora vergine) organizzò il 31 agosto del 1814.
Juliette sapeva che le avventure amorose di Benjamin, il quale era stato compagno di Madame de Stael, "gli infiammavano la testa più di quanto gli toccassero il cuore" e che egli ricercava un "perenne stato di agitazione" ovunque potesse trovarlo, anche al tavolo da gioco.
Sia come sia, anche Benjamin in poco tempo si infatuò violentemente di Juliette. Il giorno successivo l'incontro le manda una dichiarazione d'amore, poi la subissa di lettere, adulandola in modo spudorato, la morde e la graffia con le parole, chiede di essere "guarito", impiega tutto il suo senso del tragico nel disperato tentativo di capirla.
Non sappiamo esattamente quale fu l'atteggiamento di Juliette nei suoi confronti: ormai quasi quarantenne, può essersi rivolta a Benjamin con una vivacità particolare solo per misurare con esattezza la propria capacità seduttiva verso gli uomini.
Constant intanto annota nel suo diario ogni più piccolo particolare della sua passione straboccante e dolorosa.
Nonostante ogni sforzo infatti, quella donna "è inesplicabile", e lui la immagina sadicamente crudele.
Benjamin pensa anche al suicidio (sperando che la sua sparizione la commuoverà) e la sua ossessione per Juliette va avanti per quasi tutto un anno.
Ma a un certo punto, all'improvviso, come era arrivata, svanì.
Alla fine del gennaio 1815 si mise seduto e cercò brevemente con carta e penna di capire cosa aveva appreso dalla opinione che Juliette aveva di lui.
Decise di aver parlato troppo - un'intuizione ormai inutile.
Le infinite chiacchiere, gli sembrò, lo avevano reso caustico e arido; gli avevano reso impossibile distinguere il giusto dallo sbagliato. Parlava soltanto di emozioni, ma non ne aveva nessuna o ne aveva troppe, il che era la stessa cosa. La parola era stata la grande corruttrice!
Juliette aveva paura di Benjamin ed era affascinata da Benjamin.
Sembra essere stata afflitta dall'equivalente psichico di quello che i neurologi chiamano "anestesia dolorosa", o torpore doloroso. Avvertiva la propria mancanza di sentimento - "soffrivo per la mia stessa indifferenza" - e nella sua solitudine forse sperò di affezionarsi di più a lui; ma non può averlo sperato a lungo.
Le risposte alle lettere di lui si fanno sempre più rare. Juliette non trova esaltante essere desiderata da una persona che lei non ama e gli scrive solo quando lui la implora.
L'uomo che un giorno avrebbe risolto l'enigma di Juliette era di nove anni più vecchio di lei: un bretone basso dalla carnagione bruna, con occhi tristemente pensierosi e sopracciglia telegrafiche.

5- segue

Fonte: Dan Hofstaedter, La storia d'amore come opera d'arte

19/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 4


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia  (4)


Juliette si innamorò disperatamente di August e scrisse una lettera al marito chiedendo il divorzio.

Da Parigi Récamier le mandò una addolorata risposta esprimendo la propria acquiescenza se avesse assolutamente insistito, ma anche il proprio rammarico - e questo dopo quindici anni di matrimonio non consumato! - per aver rispettato troppo le sue "virginali suscettibilità e ripugnanze".

Tali ripugnanze però non svanirono nemmeno in presenza del principe Augusto: "Benché i nostri rapporti fossero molto intimi", confidò ad una amica, "ci fu una cosa che non riuscì a ottenere."

E durante una delle lunghe assenze di lui in Germania, l'interesse di Juliette svanì.

Ormai la donna aveva acquisito la fama di frigida civetta, di una donna incapace di darsi.

Sainte-Beuve sostenne che Juliette fosse una "manipolatrice" e che la sua fosse una "manipolazione angelica": sembrava voler ferire gli uomini per curarli devotamente.

La maggior parte dei suoi amici di sesso maschile si innamorarono perdutamente di lei e tuttavia - questa fu la cosa stupefacente - Juliette "mantenne" quelle amicizie.

"Era una maga", scrisse Sainte-Beuve, "per quel modo di indurre l'amore a diventare amicizia lasciando intatto il suo rigoglio primaverile. Era come se desiderasse fermare la vita al suo aprile."

La nipote Amélie la ricorda ansiosa, non placata dal lusso che la circondava, ardentemente desiderosa di quegli affetti che formano "l'autentica felicità e la vera dignità della donna."

Né moglie, né madre in senso biologico, Juliette era avida di tenerezza e trovava nelle fuggevoli attenzioni degli uomini di mondo, solo un pallido surrogato.

Non era una avventuriera e non era neppure una donna avventurosa. Però era misteriosa e non accettava che nessuno chiarisse qualcosa che la riguardava e che lei non voleva fosse svelato.

Una persona che cercò di spiegarla, e di rompere il suo lungo digiuno carnale, fu Benjamin Constant.

(4- continua) 

nella foto: Francois Gérard, Bocca di Juliette Récamier, 1805

18/10/20

Juliette Récamier, la donna più bella di Francia (3)


 Juliette Récamier, la donna più bella di Francia - 3

Il primo ammiratore degno di nota di Juliette fu Jean-Francois de La Harpe, un ometto deforme, combattivo, non più giovane, che era stato uno dei protetti di Voltaire.
Juliette benché attratta dalla sua fama e intelligenza, non sapeva nulla del suo passato movimentato. In sua presenza La Harpe faceva lo stupido in modo spettacolare e Juliette rideva di lui allegramente e non certo beffardamente. Questo era uno dei suoi doni: prendere in giro le persone senza ferirle, farle sentire onorate di farla sorridere.
Il successivo uomo che si infatuò di lei fu il giovane Lucien Bonaparte, l'imbarazzante fratello minore di Napoleone che per un anno le scrisse lettere d'amore in stile affettato, copiato dallo stile dei romanzi di Madame de La Fayette.
Al suo corteggiamento Juliette rispose in un modo classico che non ammetteva repliche - mostrò le lettere al marito.
Poi Juliette incontrò Adrien de Montmorency che era alto, biondo affabile - il fiore di una antica e nobile famiglia dell'Ile de France.
Adrien sembrava abile, assolutamente equilibrato: era reticente, ma con grazia.; eloquente e tuttavia in modo salottiero e beneducato.
Presto si sentì attratto da Juliette e la sua conversazione cominciò a presupporre un'intimità.
La coppia era sospesa in quella che la donna percepiva come "una gradevole mezza-luce" e Juliette si aspettava di innamorarsi di lui. Il che non accadde.
"Mi sarebbe piaciuta più passione", ammise più tardi, "Qualche scaramuccia sarebbe stata utile."
Il corteggiamento scemò, ma i due sarebbero rimasti sempre buoni amici.
Solo una volta Juliette arrivò quasi a concedersi a un uomo: accadde a Coppet, nel 1807 (Juliette aveva 30 anni), quando fu presentata al Principe Augusto di Prussia, un focoso nipote di Federico il Grande che la portava in barca a remi per il lago di Ginevra e la corteggiava con tutta la turbolenza di cui Juliette aveva letto nei romanzi.
3. - segue

fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

17/10/20

Juliette Récamier, La Donna più bella di Francia (2)


Juliette Récamier, La donna più bella di Francia (2)

Circa cinque anni dopo il matrimonio, nel 1798, Récamier acquistò la casa di città che il padre di M. de Stael aveva costruito nella Rue du Montblanc, con gli interni completamente ristrutturati e realizzati dall'ebanista Jacob.
Ai primi ricevimenti di Juliette, gli ospiti rimanevano a bocca aperta davanti alle vaste specchiere, ai soffitti affrescati e ai candelabri scintillanti e la donna si dimostrò una padrona di casa di talento nell'accogliere principi e parvenu con uguale premura, nel suonare il piano con le lacrime agli occhi, lasciando di tanto in tanto intravedere ai suoi visitatori uno scorcio del letto enorme che aveva ai quattro angoli altrettanti cigni dorati.
Ci fu sempre un'aura di luminosa vacuità intorno a Juliette Récamier.
Nata in una società che amava le parrucche incipriate e le creme bianche per il viso, la sua quintessenza era lunare.
La pelle era bianca, gli abiti erano quasi invariabilmente bianchi e il suo unico ornamento erano le perle; benché parlasse e scrivesse bene, la sua unica incursione nella letteratura fu la traduzione di alcune strofe del Petrarca - un esercizio di riflessione.
Una volta disse a Benjamin Constant, a proposito delle sue letture preferite: "Mi piacevano quelle storie in cui il dovere si oppone al sentimento e alla fine lo doma. E tuttavia questo genere di letture è in realtà piuttosto pericoloso perché fa accettare al lettore come cosa naturale la lotta tra la passione e la virtù.... Benché non mi mancassero i piaceri dell'amore, sentivo la mancanza del dolore. Pensavo di essere fatta per amare e soffrire, ma non amavo niente e nessuno e soffrivo solo per la mia stessa indifferenza."
In realtà anche "Il racconto di Juliette", scritto da Constant nel 1815, quando lei aveva 38 anni, si occupa soprattutto dei suoi rapporti con gli uomini - o piuttosto, delle umilianti sconfitte amorose subite dagli uomini in sua presenza.

Fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte
(2. - segue)

16/10/20

JULIETTE DE RECAMIER, LA DONNA PIU' BELLA DI FRANCIA (1)



Battezzata Jeanne-Francoise-Julie-Adélaide Bernard, ma da tutti chiamata Juliette, Madame Récamier era nata a Lione il 3 dicembre 1777 ed era la figlia di un avvocato lionese convocato a Parigi per prestare servizio come funzionario dell'Erario presso il Ministero delle Finanze.
Fu educata in un convento, dove studiò il piano, e si sposò nel 1793, all'età di sedici anni, con il banchiere Jacques-Rose Récamier, a quell'epoca quarantenne.
Récamier era alto, biondo, cordiale e indulgente - al punto che uno squadrone di nipoti alloggiava a casa sua.
Era anche molto ricco, mostrava poco discernimento nelle amicizie e nessun particolare rispetto per i voti matrimoniali.
Molto più tardi Juliette confessò a un'amica intima che il marito non la trattò mai se non come una "bambina la cui bellezza stregava il suo sguardo e adulava la sua vanità".
Tutte le prove suggeriscono quindi che il matrimonio non sia mai stato consumato e che quindi non fosse legalmente valido; sicuramente Juliette era ritenuta vergine da tutti quelli che la conoscevano.
Nessuno ha mai spiegato perché Récamier si interessasse così poco alla giovane moglie, ma una spiegazione plausibile, seppure solo a livello di congettura, è che avesse la sifilide o che sapesse di correre il forte rischio di contrarla.
Non aveva la pretesa di interferire negli affetti di Juliette che, da parte sua, cercò lealmente di rispettare le convenienze della vita coniugale. La loro unione fu un tipico artifizio del diciottesimo secolo - un trionfo di fragile scenotecnica

Fonte: D. Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

(1. segue).

25/07/20

Libro del Giorno: "Armance" di Stendhal


Armance (pubblicato senza il nome dell'autore, nel 1827 ) è il primo romanzo di Stendhal . 

La trama è ambientata ai  tempi della Restaurazione: Octave de Malivert, un giovane brillante ma introverso appena uscito dal Polytechnique, ama Armance de Zohiloff, che condivide i suoi sentimenti. 

Ma Octave nasconde un pesante segreto: “Sì cara amica”, le disse, guardandola infine, “Ti adoro, non dubiti del mio amore; ma chi è l'uomo che ti adora? è un mostro. " 

Octave è in preda a una profonda confusione interiore, e il suo silenzio illustra il male del secolo dei romantici. 

Octave tuttavia sposa Armance. Il loro matrimonio sembra felice. Ma, una settimana dopo il  matrimonio, Octave decide di andare in Grecia, dove decide di avvelenarsi volontariamente con una miscela di oppio e digitale durante il viaggio in nave.  

“Il sorriso era sulle sue labbra e la sua rara bellezza colpiva anche i marinai incaricati di seppellirlo." 

Con note scritte a margine delle pagine della sua copia personale di Armance , Stendhal ha riassunto l'argomento del suo lavoro come segue: “Il protagonista è confuso e infuriato perché si sente impotente, cosa di cui si è assicurato andando alla signora Auguste con i suoi amici, poi da solo, ecc. La sua sventura lo priva della ragione proprio nei momenti in cui è in grado di vedere più da vicino le grazie femminili.  1) Si vede disprezzato dall'unica persona a cui parla sinceramente di tutto. 2) Cerca di riguadagnare questa stima; questa circostanza è assolutamente necessaria per poter prendere l'amore e ispirarlo senza sospettare. Condizione sine qua non poiché è un uomo onesto. 3) Gli dice che ama. 4) Vuole parlare. 5) Un duello e lesioni lo impediscono. 6) Credendosi pronto a morire, confessa il suo amore. 7) Il caso lo serve; la sua padrona gli fa promettere di non chiederla mai in matrimonio. 8) Lei scende a compromessi per lui in modo da essere disonorato se non la sposa. 9) Decide di ammetterle di avere un difetto fisico come Luigi XVIII, M. de Maurepas, M. de Tournelles. 10) È deviato da questo dovere da una lettera. 11) La sposa e si uccide. 

Stendhal dunque esordì con un romanzo e con una trama destinata a far molto rumore: egli  sapeva molto discretamente come infondere il segreto senza mai parlarne apertamente e infatti per tutta la narrazione il vero problema di Octave non viene mai rivelato esplicitamente.

André Gide considerava questo romanzo il più bello dei romanzi di Stendhal, a cui era grato di aver creato un amante impotente, anche se lo rimproverava di aver schivato il destino di questo amore: "Non sono convinto che Armance [sarebbe] venuto a patti con esso"

Stendhal descrive, in parole segrete, un omosessuale, in un momento in cui la censura della stampa proibiva di discutere chiaramente di questo argomento. 

E già in questo primo romanzo si rivela l'arte narrativa, sublime, di Stendhal destinata poi a eternarsi ne La Certosa di Parma e Il Rosso e il Nero.

La presente edizione, nei Grandi Libri Garzanti, soffre di una incomprensibile sciatteria, con mille refusi sparsi per il testo e incomprensibili passaggi nella traduzione, che pure è firmata da Franco Cordelli. 




18/01/20

Sabato d'Arte: "Le coin de table" di Henri Fantin-Latour, 1872


Le Coin de Table (L'angolo del Tavolo) è un celebre dipinto dipinto ad olio di Henri Fantin-Latour , presentato al Salon nel 1872 

Questo dipinto è il terzo di una serie di quattro "ritratti di gruppo": i primi due, Hommage à Delacroix (1864) e Un atelier aux Batignolles (1870), riuniscono i pittori che l'autore ammira; il quarto, Around the Piano (1885), riunisce musicisti.

Il progetto iniziale di Fantin-Latour era di rendere a Baudelaire un tributo simile a quello che aveva fatto a Delacroix in un famoso dipinto nel 1864 

Progettò così di riunire diverse personalità del mondo letterario attorno a un ritratto del poeta di Les Fleurs du Mal, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua nascita (1821-1867). 

Fu il suo amico Edmond Maître ad aiutare Fantin a mettersi in contatto con diversi poeti che frequentarono gli uffici della prefettura della Senna, tra cui Albert Mérat , Paul Verlaine e Arthur Rimbaud

Redattore di Baudelaire, Poulet-Malassis, poi menzionò l'idea di far posare Leconte de Lisle, Théodore de Banville e persino Victor Hugo , tuttavia queste personalità si rifiutarono di posare. 

Ci sono due schizzi di questo dipinto che Fantin-Latour aveva intitolato: Le Repas 

Questo quarto ritratto di gruppo rappresenta quindi i poeti presenti alle Cene dei Vilains Bonshommes (gli autochiamatisi Uomini Cattivi) che Edmond Maître aveva presentato a Fantin.

Si nota l'assenza di Albert Mérat che ha rifiutato di posare con Arthur Rimbaud dopo l'incidente alla cena del 2 marzo 1872 : Rimbaud aveva interrotto una lettura di Jean Aicard e aveva costretto i poeti a portarlo fuori con la forza 

Il gruppo è rappresentato alla fine di un pasto attorno a un tavolo, vediamo: seduto, da sinistra a destra: Paul Verlaine , Arthur Rimbaud , Léon Valade , Ernest d'Hervilly , Camille Pelletan . in piedi, da sinistra a destra: Pierre Elzéar , Émile Blémont , Jean Aicard .

Un vaso pieno di fiori, in primo piano, è il simbolo del poeta assente, Albert Mérat.

In primo piano, possiamo vedere, su una tovaglia bianca sul bordo di un tavolo, una ciotola di frutta, una caraffa piena di vino e un mazzo di fiori a destra, un'altra caraffa quasi vuota a sinistra, piccoli frutti colorati sparsi, una tazza di caffè, un piattino e un cucchiaio.

Sullo sfondo, il gruppo di figure - cinque delle quali sedute e tre in piedi -  si distingue nettamente con gli abiti neri e le facce molto somiglianti.

I personaggi adottano varie pose: una lunga pipa con una mano, l'altra con un libro aperto; mano nel panciotto, sopra un orologio da tasca; di profilo, indossa un cappello a cilindro; mento appoggiato con una mano all'estremità di un braccio pendente; capelli arruffati, mano destra con in mano un bicchiere vuoto; braccia incrociate ... Tutte le persone rappresentate sul dipinto sono vestite di nero ad eccezione di Camille Pelletan che è in grigio.

Il ritratto da parte di Fantin-Latour del giovane poeta di Charleville, Rimbaud, è, con la famosa foto fatta da Étienne Carjat, la rappresentazione di Rimbaud più conosciuta e riprodotta. 

Il dipinto fu venduto "agli inglesi", poi acquistato da Émile Blémont che lo donò al Louvre nel 1910. 

È una delle "105 opere decisive della pittura occidentale " che costituisce il museo immaginario di Michel Butor.

Attualmente si trova nel Museo D'Orsay, a Parigi dove è uno dei dipinti più ricercati dai visitatori.

 

10/04/18

"Le Bureau (des Legendes)", una magnifica serie francese in onda su Sky.



Non appena terminata l'ultima scena della terza stagione di Le Bureau - Sotto copertura (Le Bureau des légendes, titolo in francese), si resta ammirati dalla capacità di scrittura e dalla realizzazione di questa serie televisiva, le cui prime puntate sono state trasmesse dal 27 aprile 2015 su Canal +, che è il canale che l'ha prodotto. 

Immaginata e scritta da Eric Rochant, Le Bureau va in onda su Sky Atlantic dal 16 gennaio 2017 ed è interamente reperibile per chi ha la funzione On Demand. 

Interpretata da un cast d'eccezione, Le Bureau racconta le vicende di Guillaume "Malotru" Debailly (impersonato da Mathieu Kassovitz), funzionario dell'intelligence francese della DGSE, che rientra a Parigi nel cosiddetto Bureau des légendes (BDL), uno dei dipartimenti della DGSE, dopo sei anni trascorsi a Damasco sotto copertura, ma, contrariamente alle norme di sicurezza, non sembra aver abbandonato l'identità con la quale ha vissuto in Siria. 

Intanto la sua amante di Damasco, Nadia el Mansur, esperta in storia e geografia, arriva a Parigi con la copertura della partecipazione a un corso universitario, per partecipare a trattative segrete fra la Russia e la Siria, dirette da Hachem Al-Khatib, e i due tornano a frequentarsi, suscitando i sospetti di Nadim, responsabile della sicurezza siriana a Parigi.

Si dipana da qui una vicenda - sempre credibile, piena di suspense ma senza mai eccedere in effetti o effettacci di sceneggiatura - dove l'umano è sempre al centro. Malatru-Kassovitz e gli altri protagonisti dell'Ufficio (Sara Giraudeau e Léa Drucker, tra gli altri protagonisti della serie) debbono e vogliono sacrificare qualcosa o molto più di qualcosa di se stessi - e dei propri destini individuali - in vista di un altro bene che è la comunità alla quale appartengono e alla quale hanno scelto di appartenere. 

Non sono eroi, non sono tanto meno campioni d'etica, sono sempre in bilico, sempre sul punto di rinnegare o tradire, sempre nel guado di dover scegliere tra mali possibili e mali minori o peggiori.  

Rochant ha creduto fino in fondo in questo progetto ed è stato ripagato da grandi ascolti e da critiche molto positive sia in patria, sia all'estero. 

E' un prodotto di alta qualità, una serie d'autore, che merita di essere vista e apprezzata fino in fondo.

Fabrizio Falconi