21/06/21

Venezia compie 1600 anni ! Un ponte la unisce a Vicenza con la magia di Pietro Longhi, il grande pittore del Settecento e un Elefante


Da un elefante sbarcato in laguna nel 1774 nasce un ponte di arte e bellezza, di parole ed immagini, che unisce Venezia a Vicenza.
 

L'occasione sono le celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione di Venezia (421 - 2021): le Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari a Vicenza e la Fondazione Querini Stampalia a Venezia hanno avviato una collaborazione che e' un ponte fra due citta' e due istituzioni, all'insegna dell'arte. 

Il legame e' il celebre pittore veneziano del Settecento Pietro Longhi le cui opere - un vero viaggio nel tempo nella Venezia dell'epoca attraverso ritratti di vita della nobilta' e del popolo - sono fra i capolavori delle collezioni d'arte esposte al pubblico nei due musei.

Il progetto si intitola In viaggio con Pietro Longhi. Da Vicenza a Venezia: un ponte di immagini e parole, e' realizzato dai Servizi educativi di Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari e della Fondazione Querini Stampalia ed e' dedicato ai ragazzi della scuola primaria. 

Due quadri dell'artista Longhi vengono messi a confronto per raccontare agli studenti un'unica storia. 

Tutto ha inizio con il ritratto di un elefante sbarcato in laguna nel 1774, custodito a Vicenza, a Palazzo Leoni Montanari, per proseguire a Venezia, alla Fondazione Querini Stampalia, per conoscere la misteriosa dama che commissiona al Longhi il quadro con il pachiderma chiamato Condolio. 

Il volto della nobildonna Marina Sagredo, nascosto da una maschera nel dipinto di Vicenza, e' svelato nel suggestivo quadro esposto alla Querini Stampalia. 

Il progetto e' digitale, fruibile attraverso un video racconto e un video tutorial con l'obiettivo di realizzare in classe il laboratorio creativo. 

Per docenti e alunni rappresenta un'anticipazione di quanto sara' possibile approfondire con la visita in presenza, per conoscere "dal vivo" i capolavori, non appena le scuole potranno riprendere le uscite didattiche. 

L'attivita' e' strutturata in tre parti: "racconto un video" per immergersi nello spirito del Settecento, attraverso il racconto di due dipinti del celebre Pietro Longhi. Un'unica storia che inizia con il ritratto di un elefante, custodito a Vicenza, a Palazzo Leoni Montanari, per proseguire a Venezia, alla Fondazione Querini Stampalia, sulle tracce di un misterioso legame della stessa opera con la storia di una nobile famiglia; la seconda parte e' un "laboratorio creativo", un video tutorial a cui ispirarsi per realizzare, in classe, una coloratissima pagina pop-up sull'avventura veneziana dell'elefante Condolio; l'ultima parte e' una "scheda didattica", un utile supporto didattico, nella quale sono riportati la biografia dell'artista, le immagini delle due opere a confronto e l'elenco dei materiali utili per il laboratorio creativo.

17/06/21

L'incredibile Biblioteca di Umberto Eco trova casa !





I 44mila volumi (!) di Umberto Eco hanno finalmente trovato una casa: un'ala della Biblioteca universitaria di Bologna di via Zamboni ospitera', infatti, l'immensa collezione libraria del professore morto nel 2016 e per tanti anni colonna dell'Ateneo bolognese

I vertici dell'Alma Mater, insieme ai figli di Eco, Stefano e Carlotta, hanno infatti presentato il progetto che avra' due percorsi: uno virtuale, che sottolineera' ogni annotazione, sottolineatura e commento di Eco, uno fisico che nascera', appunto, in un'ala della Biblioteca universitaria che si affaccia su piazza Puntoni e dove i libri saranno disposti nello stesso identico ordine in cui li aveva disposti Eco a casa sua. 

Una volta completata (si ipotizza nella primavera/estate dell'anno prossimo) sara' un affascinante viaggio nel metodo di lavoro e nell'ordine mentale di uno degli intellettuali e scrittori italiani piu' tradotti al mondo

Negli anni successivi, arrivera' a Bologna anche l'archivio cartaceo di Umberto Eco, mentre la collezione dei libri antichi (circa 1.200 volumi tra incunaboli, aldine e prime edizioni) sono state cedute alla biblioteca Braidense di Milano che li rendera' disponibili digitalizzandoli. 

16/06/21

L'Accademia della Crusca mette al bando "piuttosto che" usato per dire "oppure"



"Usare 'piuttosto che' con valore di alternativa, cioe' nel senso di 'oppure', introduce un'ambiguita', e in un certo senso aumenta l'entropia della grammatica italiana per usare un termine della fisica". 

Lo sostiene Marco Biffi, professore di Linguistica italiana all'Universita' di Firenze e responsabile web dell'Accademia della Crusca in occasione della pubblicazione di "Piuttosto che", nuovo brano didattico composto dal cantautore Lorenzo Baglioni scelto come colonna sonora di una campagna di comunicazione realizzata da Regione Toscana e Giovanisi', progetto della Regione per l'autonomia dei giovani in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale. 

La locuzione 'piuttosto che' "e' antica quanto la nostra lingua. Non a caso, la si trova per la prima volta in uno scritto di Brunetto Latini, poeta fiorentino nonche' maestro di Dante Alighieri - prosegue Biffi -. Nel Duecento si scriveva staccata (piu' tosto che) cosa che rendeva ancora piu' evidente il suo significato di 'invece di', 'anziche''

Questo valore disgiuntivo e' rimasto intatto fino a quando, all'inizio del nuovo millennio, nella lingua parlata, abbiamo iniziato a usarlo in maniera impropria come sinonimo di 'oppure'"

Si tratta di "un fenomeno recente, nato al Nord in un contesto socio-economico che potremmo identificare con la cosiddetta Milano da bere, con quello delle aziende e dei professionisti", spiega sempre il professor Biffi. 

"Questa origine ha fatto si' che quello che, di fatto, per la grammatica e' un errore, venisse percepito come un modo di esprimersi piu' elegante, vincente, alla moda, un modo per dichiarare l'appartenenza a un certo gruppo sociale. Cosi' e' iniziata la sua diffusione"

L'Accademia della Crusca fin dal 2002 e' intervenuta per chiarire il giusto modo di usare 'piuttosto che', "cioe' per esprimere una preferenza. Il problema - aggiunge Biffi - e' che non si tratta di una trasformazione della lingua che in qualche modo completa l'evoluzione dal latino all'italiano, come avviene per molti altri tratti diventati frequenti nell'uso recente della nostra lingua, ma di un'innovazione che porta scompiglio nel sistema grammaticale perche' con il diffondersi di questo uso non e' piu' possibile avere la certezza se chi dice 'piuttosto che' intenda esprimere una scelta - come vuole la grammatica - o una semplice alternativa" tra opzioni diverse. 

15/06/21

I limiti dell'Autofiction e la narrativa contemporanea: un debito di sincerità




Riflettevo, dopo aver letto il Nobel Tokarczuk, sui guai derivanti dalla superfetazione editoriale, che spingendo per la pubblicazione di un numero sempre più spropositato di libri e titoli, mischia alto e basso senza senso, eruttando galassie di autori che brillano per un minuto, come le stelle dell'11 agosto, tornando a confondersi nell'oscurità nel breve volgere di un lampo.

Tutti hanno diritto di pubblicare, per carità, e tutti hanno diritto di stare in scena, di diventare famosi per i 15 minuti che spettano, come ha profetizzato Warhol.

Se tutto però è in scena, tutto è ob-sceno.

Fiorisce il genere dell'autofiction, che i saggi fanno risalire a Marcel Proust.
Credo però che proprio Proust fosse massimamente cosciente del rischio dell'osceno, che è sempre la pornografia.
Esibirsi va bene. Mettere in vendita l'intimità al miglior offerente, e compiacersene, è pornografia.
Cercavo di capire cosa, leggendo Tokarczuk, mi causasse disagio. Non era l'esibirsi, no. Non era nemmeno la ricercatezza colta del suo esibirsi.
No, piuttosto era il 'compiacimento'.
Era quello. Chi racconta di sé, compiacendosene, asseconda l'ego ma difficilmente genera empatia nel lettore. Piuttosto solletica altre reazioni: curiosità, voyeurismo, morbosità.

E' questa la sottile linea di demarcazione tra W.G.Sebald e la Tokarczuk.
E' questo, il vero dolore rivelativo, che distingue Robert M. Pirsig dall'ultimo Carrère e dai suoi tanti imitatori moderni.
E' questione di sincerità. E' questione di tenere a bada l'ego saccente e sfrenato, lo specchio autoriferito dentro il quale ciò che interessa - all'autore - è la propria immagine e il proprio godimento, amplificato dalla pornografia dei lettori che leggono.
Ma come si riconosce la sincerità?
Metodo non c'è.
E' una questione di suoni. E' come quando dentro una orchestra che suona, si avverte, fastidioso, uno strumento che stride, che va per conto suo e segue un'altra via.
Il suono che stride lo si riconosce tra le pagine, e se lo si riconosce, non si è capaci di proseguire senza quel fastidio nelle orecchie - o negli occhi.
Allora si chiude il libro, e si riprendono in mano I racconti di Sebastopoli di Leone Tolstoj.

Fabrizio Falconi - 2021

14/06/21

Libro del Giorno: "Ludwig Wittgenstein e la Grande Guerra" a cura di Marco De Nicolò, Micaela Latini e Fausto Pellecchia

 


Che cosa indusse il grande Ludwig Wittgenstein, poco più che ventenne, ad arruolarsi volontario nell'esercito tedesco allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale quando avrebbe tranquillamente potuto evitare la leva considerando che veniva da un doppio intervento di ernia e che proveniva da una delle più potenti e aristocratiche famiglie viennesi dell'epoca? Cosa accadde in quei lunghissimi cinque anni, fino all'armistizio e la prigionia - per sette mesi - in un campo di lavoro nel sud dell'Italia? 

Questo libro appena uscito dall'editore Mimesis indaga soprattutto la prigionia di Ludwig Wittgenstein (1889- 1951) a Cassino – catturato il 3 novembre 1918 e giunto nel campo di internamento di Caira nel gennaio 1919 – ma è lo spunto per ripensare le condizioni dei prigionieri di guerra durante il primo conflitto mondiale, ma soprattutto per rileggere quelle pagine che il filosofo austriaco portava con sé, ancora in forma di bozze e di appunti, nel suo zainetto personale e che sarebbero divenute il testo di un libro famoso in tutto il mondo: il Tractatus logico-philosophicus (pubblicato nel 1921), uno dei libri capitali della filosofia. 

In questo volume, storici, germanisti e filosofi non solo ricostruiscono la vita di Wittgenstein durante il periodo della prigionia e della Guerra, ma colgono l’occasione per rivisitare un pensiero complesso, che indaga sul senso, sui limiti e sulle potenzialità del linguaggio e dell’esperienza in genere.

Un viaggio assai affascinato, con l'unico difetto di essere costellato di molti refusi ed errori di redazione. 


Ludwig Wittgenstein e la grande guerra

Curatore: Marco De NicolòMicaela LatiniFausto Pellecchia

08/06/21

La storia degli incontri di Tarkovskij con Fellini nei diari del grande regista russo.

 


Rileggendo i fitti diari di Andrej Tarkovskij, si scoprono i diversi riferimenti a Federico Fellini.

La prima notazione è del 7 gennaio 1974. Tarkovskij scrive di qualcuno che gli ha raccontato di una intervista a Bergman nella quale il maestro svedese afferma di considerarlo il migliore regista contemporaneo, "persino migliore di Fellini". Tarkovskij se ne meraviglia al punto di scrivere una serie di !!?? tra parentesi dopo il nome di Fellini.

Fellini ritorna il 3 maggio dello stesso anno. Tarkovskij è in Italia per la seconda volta nella sua vita (dopo la prima, da giovanissimo, nel 1962 per ritirare il Leone d'Oro a Venezia per "L'infanzia di Ivan") per presentare "Solaris" e finalmente a Roma incontra Fellini. Lo scrive subito nel diario:

"Ho conosciuto Fellini. Ha una grandissima stima delle mie capacità artistiche. Ho visto il suo Amarcord. E' interessante. Ma è comunque un film per il pubblico. Fa il civettuolo e taglia corto: ha fretta di piacere. Ma lui è una persona meravigliosa e profonda."

La capacità di Tarkovskij di inquadrare con pochi tratti le persone che incontra ricorre in tutto il Martirologio: il ritratto di Fellini, in due righe, è mirabile. E raccoglie in due pennellate lo spirito del grande riminese.

Vien da pensare che, Tarkovskij non parlando una sola parola di inglese, né tanto meno di italiano, i due si siano espressi a gesti e/o con l'ausilio di un interprete. Forse dello stesso Tonino Guerra.

Inoltre la proiezione di "Amarcord" a cui Tarkovskij avrà assistito sarà stata sicuramente in italiano, al massimo sottotitolata in inglese, quindi il povero T. ne avrà capito ben poco. Non così poco da non poterlo apprezzare dal punto di vista cinematografico.

Ed è spettacolare come T. abbia anche descritto l'ambiguità del genio e del carattere felliniano nel semplice contrasto, così vero, della sua personalità: da una parte "civettuolo" e fatuo, o sbrigativo e certamente narciso. Dall'altra, meraviglioso e profondo.

Tutte le citazioni sono tratte dal Martirologio di Andrej Tarkovskij.

Fabrizio Falconi 

06/06/21

Famiglia, teatro del mondo - di Claudio Magris

 


Famiglia, teatro del Mondo - di Claudio Magris.

di Claudio Magris

dal Corriere della Sera del3/6/12

 

Le grandi religioni universali, e soprattutto il Cristianesimo, non sono cosa da family day. Cristo è venuto a cambiare la vita degli uomini e a proclamare valori più alti dell'immediata cerchia degli affetti, anzi a sferzare duramente questi ultimi quando essi regressivamente si oppongono a un amore più grande. Perfino il legame più forte, quello tra il figlio e la madre, è trattato bruscamente quando Maria vuole interferire: «Donna, che c'è tra me e te?» le dice.

Quando, mentre sta parlando a una folla, gli vengono a dire che sua madre e i suoi fratelli lo stanno cercando, Cristo replica: «Chi è mia madre? E chi sono i miei fratelli?», aggiungendo che è suo fratello chi fa la volontà del Padre. Se c'è conflitto tra il rapporto di parentela e il comandamento, la scelta è chiara: egli afferma di essere venuto a separare, ove sia necessario, «il figlio dal padre, la figlia dalla madre».

La sua stessa nascita, del resto, scandalosa rispetto alle regole, non rientra certo nel modello dall'ordine famigliare.

Naturalmente Cristo non intende negare l'amore fra e per gli sposi, i figli, i fratelli, i genitori. Vuole potenziarlo, liberarlo dalla sua così frequente degenerazione egoistica, benpensante e riduttiva che immiserisce quei legami universali-umani in una chiusura pavida e arida, sbarrando la porta alla vita e agli altri, trincerandosi in un piccolo mondo pulito e perbene ma indifferente alla miseria e alla sofferenza, che magari iniziano fuori della porta sbarrata.

C'è una colorita espressione veneta che raffigura questa falsa e piccina armonia famigliare basata sul rifiuto degli altri: «far casetta».«Tengo famiglia» è la scusa migliore per tirarsi indietro dinanzi a un dovere che ci chiama a metterci a rischio.

A questo proposito, Noventa — grande poeta cattolico, uno dei grandi poeti del Novecento — replicava nel suo dialetto veneto a chi piega vilmente la testa («son vigliaco») accampando i vecchi genitori, la moglie ancor giovane e i figli da mantenere: «Copé la mare, / Copé el pare, /La mugier zóvene / e i fioi — (…) No' saré più vigliachi».

La famiglia è certo una realtà storica, anche se di particolare durata, e come tale soggetta a trasformazioni e a mutamenti, mai così intensamente e confusamente come oggi, in un groviglio di liberazioni ora giuste ora pacchianamente ideologiche e stupide, conformismi travestiti da trasgressione o da sacri principi, esibizionismi supponenti, in un sommovimento di secolari tradizioni, costumi, valori, forme di aggregazione familiare.

La famiglia è stata e difficilmente potrà cessare di essere una cellula primaria dell'universale umano; il Teatro del Mondo in cui l'individuo viene al mondo, le cui voci gli sono giunte già quando era ancora nella prima stazione del suo viaggio, nel ventre della madre; in cui l'individuo scopre il mondo, fa l'esperienza fondante dell'amore o devastante del disamore, impara con i fratelli il gioco, l'avventura, la lotta, l'ambivalenza di affetto e rivalità; in cui il padre e la madre gli trasmettono non solo la vita ma anche il suo senso.

Non sbagliava Francesco Ferdinando, l'erede al trono absburgico ucciso a Sarajevo, quando volle che sulla sua tomba venissero incise solo tre date: della nascita, del matrimonio e della morte.La famiglia può essere l'incantevole scenario della scoperta del mondo, come in Guerra e pace di Tolstoj, e può essere tragedia e abiezione, odio e violenza, Caino e Abele, gli Atridi e la stirpe di Edipo.

Può essere luogo di opaca estraneità, di meschini risentimenti, di violenza e di oppressione; violenza di padri o di mariti padroni su figli e su mogli, sordida rivalsa femminile di soffocanti tirannidi domestiche, incombenti clan parentali che hanno trapiantato la tribù nella civitas e risucchiano l'individuo, come scriveva Kafka, nella pappa informe delle origini.

Già la parola famiglia è un Giano bifronte: indica il mondo che ci è più caro e può indicare il bestiale legame mafioso. Gide poteva dire: «Famiglie, quanto vi odio». Le nuove forme di famiglia radicalmente diverse da quella tradizionale, che si annunciano pure sbracciandosi con enfasi, possono portare valori o disvalori ma non sono certo al riparo dalle degenerazioni della convivenza.La liberazione dell'uomo — il senso del Cristianesimo — non può non liberare pure la famiglia; anche da se stessa, se occorre. E allora la famiglia può diventare veramente un Teatro del Mondo e dell'universale-umano: quando, giocando con i propri fratelli e amandoli, facciamo il primo fondamentale passo verso una fraternità più grande, che senza la famiglia non avremmo imparato a sentire così vivamente; quando i genitori ci fanno capire concretamente che cosa significa essere portati per mano nella giungla del mondo, da una mano che continua a sorreggere anche quando non la si stringe più fisicamente.

In una famiglia libera e aperta anche l'Eros trova la sua avventura più grande, misteriosa e conturbante; mangiare in pace il proprio pane con la donna amata in giovinezza, come dice un passo biblico spesso citato da Saba, è esperienza di grandi amanti.

E i figli, in un universo di rapporti liberati da familismo (ansioso, autoritario, debole, ossessivo, a seconda dei casi) diventano realmente la passione più grande che la vita ci fa conoscere. La civiltà greca ci ha dato Edipo e gli Atridi, ma anche Ettore che, senza preoccuparsi della propria morte, sulle mura di Troia assediata gioca con suo figlio Astianatte e il suo desiderio più grande è che questi cresca migliore e più forte di lui.

 

Claudio Magris 

 

05/06/21

La bellissima e misconosciuta Giovanna d'Arco nei giardini dell'Aventino

 


In un giardino pubblico appartato all'Aventino a Roma, tra la Basilica di Santa Sabina e quella di Sant'Alessio c'è, tra due giovani alberi una preziosa scultura che passa del tutto inosservata e che ritrae Giovanna d'Arco, soggetto piuttosto poco rappresentato nella capitale. 

La firma dell'autore di questa scultura dallo stile inconfondibilmente liberty è ben visibile alla base del piedistallo (sulla destra) ed è del francese Maxime Real del Sarte.  

Chi era costui? 

Nato a Parigi nel 1888, Maxime Real del Sarte fu personaggio poliedrico che nella prima metà del Novecento raccolse una certa celebrità sia come artista-scultore, sia come politico. 

Era nato in una famiglia di artisti: figlio di uno scultore,  Louis Desire Real e di Magdeleine Real del Sarte, cugino della pittrice Thérèse Geraldy, e perfino imparentato con il compositore Georges Bizet.

Del Sarte si laureò alla École des Beaux-Arts e prese parte alla prima e alla seconda guerra mondiale; nel 1916, a seguito dei combattimenti in cui si trovò coinvolto, gli fu amputato un braccio, il sinistro, come si vede anche da questa foto d'epoca. 


Per le sue opere, realizzate usando soltanto il braccio destro, nel 1921, vinse il Grand Prix national des Beaux-Arts.

Realizzò oltre cinquanta medaglie per le onorificenze di guerra e anche varie statue di Giovanna d'Arco, tra cui quella all'Aventino.

In politica militò nell'Action française, vicino alle posizioni monarchiche di Charles Maurras, Léon Daudet, Jacques Bainville, Maurice Pujo, Henri Vaugeois e Léon de Montesquiou. 

Era un devoto e fervente Cattolico romano e un profondo ammiratore di Giovanna d'Arco, fondando in suo onore l'associazione "Les Compagnons de Jeanne d'Arc".  

Morì a Saint-Jean-de-Luz il 15 febbraio 1954.


Fabrizio Falconi - (foto realizzate dall'autore)






04/06/21

NUOVO! "La Donna Mancante" di Fabrizio Falconi su Kindle



E' su Kindle il romanzo di Fabrizio Falconi, "La donna mancante" 


Un giallo filosofico italiano: cosa ha spinto Paolo a uccidere brutalmente Chiara, la sua ragazza e ad abbandonarla sul ciglio della strada? Dove è diretta la sua rocambolesca fuga? Chi è l'uomo saggio e ambiguo al quale chiede di risolvere i problemi della sua mente? Chi è il misterioso uomo che lo segue durante la fuga? Chi è la donna che lo aspetta dall'altra parte del mare? Con chi dovrà fare ancora i conti per chiudere la sua partita?

Fabrizio Falconi, giornalista e scrittore italiano,  ha esordito come freelance per testate (Panorama, Paese Sera, Il manifesto), lavorando poi per quasi un decennio alla RAI, prima a RaiStereoUno, poi a Radiodue, sotto la direzione di Corrado Guerzoni. In televisione ha lavorato nel 1990 a Telemontecarlo, poi nel 1991 nella redazione di Mixer, per il quale ha realizzato reportage.

È caporedattore per la testata News Mediaset del gruppo Mediaset. Dal novembre 2011 è caporedattore del canale all news Mediaset, TGcom24. In narrativa ha esordito nel 1985 con un volume di racconti, Prima di Andare, cui hanno fatto seguito opere di saggistica, narrativa e poesia.

È autore e contributore di diversi blog e siti on line, per argomenti che spaziano dalla spiritualità alla poesia, alla storia della conoscenza e delle radici filosofiche dell'Occidente.

Opere
Prima di Andare (Editoriale Sette), 1985, racconti.
Il Valore della Parola (SEI edizioni), 1988, saggio con Corrado Guerzoni, Maurizio Ciampa e Altri.
L'ombra del Ritorno (Campanotto Editore), 1996, poesie.
Il giorno più bello per Incontrarti (Fazi Editore), 2000, romanzo.
Osama Bin Laden, il terrore dell'Occidente (con Antonello Sette Fazi Editore), 2001, saggio.
Cieli Come questo (Fazi Editore), 2002, romanzo.
Sub Specie Aeternitatis (Aletti), 2003, poesie.
Poesie 1996-2007 (Campanotto Editore), 2007, poesie.
Il respiro di oggi (Terre Sommerse), 2009, poesie.
Dieci Luoghi dell'Anima (Cantagalli Editore), 2009, saggio.
I fantasmi di Roma (Newton Compton), 2010, saggio.
In hoc vinces (con Bruno Carboniero, Edizioni Mediterranee), 2011, saggio.
Per dirmi che sei fuoco (Gaffi), 2012, romanzo.
Trio di fine millennio (con Justin Bradshaw) (Kindle/Amazon), 2012, poesia. Versione inglese: Trio for the End of the Millennium (Translated by David Lummus)(Kindle/Amazon).
I monumenti esoterici d'Italia (Newton Compton), 2013, saggio.
Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma (Newton Compton), 2013, saggio.
Per Newton Compton editore ha curato il volume Papa Francesco, Non abbiate paura della tenerezza (le parole del Papa che sta cambiando la chiesa di Roma), 2013.

Sue poesie sono apparse tradotte in lingua inglese da David Lummus nella rivista TriQuarterly dedicata alla poesia italiana contemporanea curata da Robert Pogue Harrison e Susan Stewart (poetessa) (n.127/2007).

03/06/21

Viene alla luce l'incredibile meccanismo con cui rafforziamo i ricordi dormendo




Da tempo i ricercatori hanno esplorato l'affascinante e misterioso legame tra ricordi e sonno

Ora uno studio recente, pubblicato su NatureCommunications, ha individuato come, mentre dormiamo, il cervello produce particolari schemi di attivita' e quando alcuni di queste si intrecciano, le esperienze precedenti vengono riattivate, aiutando a cementare i ricordi

Come noto, mentre dormiamo vengono riattivate delle informazioni precedentemente apprese, e questo ci consente di conservare i ricordi a lungo termine. 

Per capirne meglio il meccanismo, il team ha ideato nuovi test in cui ai partecipanti sono state mostrate informazioni prima di fare un pisolino, quindi l'attivita' cerebrale e' stata monitorata durante il sonno con movimenti oculari non rapidi (NRem) utilizzando la registrazione Elettrocardiogramma

I partecipanti sono stati poi testati dopo il risveglio, per collegare l'entita' della riattivazione della memoria mentre dormivano alla effettiva capacita' di ricordare al risveglio

Centrale è emersa essere la combinazione di due attivita' cerebrali che svolgono un ruolo importante: le oscillazioni lente, ovvero impulsi neurali che viaggiano come 'onde' da un punto all'altro nella corteccia cerebrale durante il sonno profondo, e i fusi del sonno, cioe' improvvise e rapide esplosioni di attivita' cerebrale oscillatoria che annunciano il passaggio da un leggero stadio del sonno a uno piu' profondo.

"Abbiamo scoperto - afferma il co-autore dello studio, Bernhard Staresina, della School of Psychology dell'Universita' di Birmingham - un'intricata interazione di attivita' cerebrale, oscillazioni lente e fusi del sonno, che creano finestre di opportunita' che consentono questa riattivazione", come finestre che riattivano i ricordi. 

"Questi risultati gettano nuova luce sulla funzione di memoria del sonno e sottolineano l'importanza di rispettarne i ritmi per orchestrare la creazione di ricordi", aggiunge Thomas Schreiner, della Ludwig-Maximilians-University, Monaco. 

01/06/21

Richard Gere all'Unione buddhista italiana: "Siamo tutti interconnessi, proteggiamoci gli uni con gli altri"



"Siamo tutti connessi, dobbiamo proteggerci gli uni con gli altri": a dirlo e' Richard Gere

L'attore e' intervenuto, in collegamento dagli Usa, all'iniziativa organizzata dall'Unione buddhista italiana in occasione della tradizionale festivita' del Vesak, festivita' in cui la comunita' buddhista celebra la nascita, l`illuminazione e il trapasso del Buddha. 

L`Unione Buddhista Italiana ha organizzato la tavola rotonda "Impermanenza. La crisi dell'essere, la fragilita' del Pianeta" per riflettere su un nuovo modello di cultura della sostenibilita' e per l`occasione e' intervenuto Richard Gere, grande attivista per i diritti e presidente dell`International Campaign for Tibet.

"Tutto nel mondo e' interconnesso e dobbiamo prendere questa cosa molto seriamente", ha detto Richard Gere, aggiungendo: "Ogni volta che vedo una foto della Terra da lontano penso ai problemi che ci circondano e a tutte le questioni costanti che sembrano piccolissime, se misurate con un universo di interconnessione. Le forze dell`universo sono piu' forti delle forze umane. Dobbiamo pensare piu' in grande e abbracciare in modo genuino tutto lavorando su noi stessi, insieme. Cosi' facendo potremo avere un impatto meraviglioso su questa navicella in cui viviamo"

"Cio' che ha importanza - ha proseguito Gere - e' che siamo qui gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. È molto importante coltivare una risposta buddhista alla crisi ecologica. Mi ritrovo molto negli obiettivi del One Earth Sangha che seguono tre traiettorie: un lavoro di advocacy e sostegno alla crisi ecologica, l`educazione e la collaborazione che sono radicate nella pratica buddhista per promuove opportunita' educative, e in ultimo l`ecodharma". 

E "nell`imminente futuro dobbiamo impegnarci nelle azioni ecobuddhiste, proteggendoci gli uni con gli altri, ed essendo luce gli uni per gli altri". Richard Gere nel suo intervento ha anche evidenziato e ringraziato l`Unione buddhista italiana per il supporto a progetti legati all`ambiente e alla societa' e per l`impegno nel coltivare relazioni istituzionali anche a livello europeo. 

31/05/21

Nelle popolazioni indigene dell'Amazzonia l'invecchiamento del cervello è del 70% più lento del nostro





Forse è un dato che potrà stupire qualcuno, eppure a pensarci bene non è affatto sorprendente:

Non hanno accesso a cure mediche, ma la salute cerebrale degli indigeni Tsimane, dell'Amazzonia boliviana, e' decisamente migliore di quella di americani ed europei: la perdita di volume nel loro cervello - segno di demenza - e' del 70% piu' lenta che nelle popolazioni occidentali

Lo indica lo studio pubblicato dalla USC Leonard Davis School of Gerontology sul Journal of Gerontology, Series A: Biological Sciences and Medical Sciences

Il merito e' di una vita fisicamente molto attiva e una dieta ricca di fibre, fatta di verdure, pesce e carne magra, a differenza delle nazioni industrializzate, dove si conduce una vita sedentaria e si mangiano molti cibi con grassi saturi. "Gli Tsimane sono un esperimento naturale sui potenziali effetti negativi degli stili di vita moderni sulla nostra salute - commenta Andrei Irimia, uno dei ricercatori - Questi risultati indicano che l'atrofia cerebrale puo' essere rallentata con gli stessi fattori dello stile di vita che riducono il rischio di malattie cardiache".

I ricercatori hanno coinvolto 746 Tsimane adulti tra i 40 e 94 anni, e li hanno portati nella citta' di Trinidad per fargli una tac al cervello, per calcolare il volume del cervello. 

Poi hanno confrontato i risultati ottenuti con quelli di tre popolazioni industrializzate di Usa ed Europa. 

Oltre alla differenza nel volume cerebrale, i ricercatori hanno anche notato che gli Tsimane avevano alti livelli di infiammazione, di solito associati all'atrofia cerebrale nelle popolazioni occidentali, ma che su di loro non aveva particolari effetti sul cervello

L'ipotesi e' che il basso rischio cardiovascolare di questa popolazione indigena superi il rischio infiammatorio, ma pone delle domande sulle cause di demenza. 

Una possibile ragione potrebbe essere che, negli occidentali, l'infiammazione e' legata a obesita' e cause metaboliche mentre negli Tsimane a infezioni respiratorie, gastrointestinali e parassitarie. "Il nostro stile di vita sedentario e la dieta ricca di grassi e zuccheri - commenta Hillard Kaplan, autore dello studio - possono accelerare la perdita di tessuto cerebrale con l'eta' e renderci piu' vulnerabili a malattie come l'Alzheimer". 

28/05/21

Ancora rivelazioni sugli UFO avvistati dalla Portaerei Omaha: "Nel video 14 oggetti sferici si avvicinano alla nave e poi si immergono nell'acqua."


Ancora un documento video rilasciato da Jeremy Corbell, il ricercatore sui fenomeni Ufo-Uap che aveva messo online gli ormai famosi video dalla portaerei Omaha, quelli con gli oggetti volanti "piramidali" e successivamente quello dell'oggetto "transmediale" che dopo alcune manovre aeree, si immergeva nell'Oceano sparendo. Le immagini di questo video sono desecretate ed è per questo motivo che Corbell può diffonderle.

Stando a quanto riferito dal sito "The Black Vault" il Pentagono, per bocca della portavoce Susan Gough, avrebbe confermato l'autenticità del video: "Posso confermare che questo video è stato girato da personale della Marina e che lo Uaptf (Unidentified Aerial Phenomena Task Force, cioé il Programma dei servizi di Intelligence navale Usa che si occupa di registrare gli avvistamenti di veicoli aerei non identificati, ndr.) lo ha messo nell'elenco degli elementi da analizzare. Non ho altro da aggiungere”.

L'ultimo video è stato ripreso al largo di San Diego, California. La ricostruzione del ricercatore è dettagliata. Questi oggetti sono stati tracciati dal radar della Omaha, secondo Corbell, in precise condizioni. Le coordinate sono 32°29'21.9”N 119°21'53.0”W, la data il 15 luglio 2019 tra le 21 e le 23. Le stesse quindi dei video precedenti. Si vedono, scrive Corbell, "almeno 14 oggetti, minimo 1,82 metri di diametro, con massa solida. Velocità registrata tra 46 e 158 mph, con un tempo di volo registrato di oltre un'ora. Gli oggetti erano illuminati, non era possibile identificare i punti di lancio o di atterraggio, e sono stati captati da diversi tipi di radar. Fotogrammi estratti da queste immagini, aggiunge Corbell, sono stati inclusi nel briefing del 1 maggio 2021 all'Uaptf, la task force che esamina i casi Ufo-Uap. Nel report si indica che gli oggetti sferici erano in grado di immergersi, ma che nessun mezzo della nave ha poi potuto identificare una volta sott'acqua, nemmeno con l'utilizzo di un sottomarino.

Fonte MMS - La Repubblica 

27/05/21

Sabato 29 maggio Passeggiata Letteraria con Fabrizio Falconi al Flaminio


La prossima Passeggiata Letteraria con Fabrizio Falconi è prevista per sabato 29 maggio.

Racconteremo e vedremo Piazza del Popolo con la Chiesa di Santa Maria del Popolo (Caravaggio) e Porta del Popolo.

Poi ci trasferiremo al bellissimo e vicino Museo Hendrik Christian Andersen, che ora è finalmente riaperto.

L'appuntamento è alle ore 16.45 a Piazza del Popolo sotto l'Obelisco centrale.


 

26/05/21

Bong John-ho: "Il cinema italiano è sorprendente" - L'amore per De Sica, Fellini e Visconti




"La storia del cinema italiano è davvero sorprendente. Quando ero piccolo, avevo circa nove o dieci anni, ricordo di aver visto alla tv il film di Vittorio De Sica 'Ladri di biciclette' che mi ha sorpreso molto. Ricordo che anch'io a quel tempo avevo chiesto a mio padre di comprarmi una bicicletta". 

Cosi' il regista Bong Joon-ho, premio Oscar e presidente della prossima Mostra del Cinema di Venezia, in un'intervista esclusiva realizzata per la 19/a edizione del Florence Korea Film Fest, a Firenze.

Dove è stato anche proiettato Barking Dogs Never Bite, il film esordio di Bong Joon-ho. 

"A causa dell'emergenza sanitaria - ha spiegato il direttore del festival Riccardo Gelli - non abbiamo potuto invitare i registi e gli attori e quindi abbiamo pensato di chiedergli di organizzare delle interviste da remoto cosi' da proiettarle al festival come se fossero con noi in sala". 

"Conosco anche diverse opere di Federico Fellini - aggiunge il regista nell'intervista - in particolare Amarcord e Le notti di Cabiria sono quelle che preferisco. Tempo fa ho visto di nuovo molti film di Luchino Visconti che sono stati rilasciati in Blu-ray, Il gattopardo, Le notti bianche e uno dei miei preferiti, Rocco e i suoi fratelli. Quel film, proprio come Parasite, racconta di una famiglia provata da problemi economici che si trasferisce dal sud nord Italia per iniziare una nuova vita. Alcuni registi italiani a cui mi sono interessato negli ultimi tempi e che ammiro molto sono Francesco Rosi, Ermanno Olmi e Marco Bellocchio. 

Recentemente - conclude - sono diventato fan della regista italiana Alice Rohrwacher e sono rimasto molto impressionato dal suo film d'esordio Corpo Celeste". 

Fonte ANSA

23/05/21

Poesia della Domenica: "Guarda il Soratte carico di neve" di Orazio (Odi, I,9)

 




Odi, I, 9


Guarda il Soratte carico di neve
e i rami stremati sotto il peso
e i fiumi rappresi
per il freddo pungente.

Sciogli le membra gelate, getta legna
sul fuoco, e dall’anfora sabina
mesci in abbondanza, Taliarco,
il vino invecchiato per quattro anni.

Il resto, lascialo agli dei. Ecco, si placa
la rissa dei venti sul mare che ribolle,
i cipressi e i vecchi orni
non si muovono più.

Che cosa avverrà, non chiederlo:
tutto ciò che la sorte ci assegna è guadagnato.
Sei giovane: danza, fa’ l’amore
senza rimorsi,

finché è verde l’età ed è lontano
l’astio della vecchiaia. Cerca le piazze,
le parole bisbigliate nella notte
all’ora stabilita,

il riso traditore che ti svela
la fanciulla nascosta, e dalle dita
che giocano a sfuggire
strappale il pegno d’amore.


Quinto Orazio Flacco (I secolo a.C.) 

22/05/21

Libro del Giorno: "Diari Segreti" di Ludwig Wittgenstein

 


Tornano finalmente ristampati in Italia, molti anni dopo la storica edizione Laterza ormai introvabile, i Diari Segreti di Ludwig Wittgenstein, un testo la cui pubblicazione suscitò non poche polemiche tra i curatori postumi dell'opera del grande genio viennese e i suoi critici, che la ritenevano fondamentale per accedere con più completezza al suo pensiero. 

Come è noto, Wittgenstein si arruolò volontario nell'esercito austro-ungarico all'indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, nonostante avesse potuto tranquillamente evitare la proscrizione visto che era reduce da una doppia operazione d'ernia e visto che la famiglia da cui proveniva era una delle più ricche e delle più aristocratiche della società viennese dell'epoca. 

I motivi che spinsero Wittgenstein ad arruolarsi non erano il nazionalismo, né la difesa dei patri confini. Lo spingevano motivazioni personali: quella di scoprire la sua vera natura una volta messo di fronte alla prova estrema e alla possibilità di morire. Per Wittgenstein quella prova, come tutta la vita, era un mezzo di evoluzione personale - "diventare un uomo migliore," diventare un uomo decente

Wittgenstein redasse i Diari Segreti, con molte annotazioni di carattere assai personali, in un codice cifrato da lui inventato. Annotandoli su un quaderno su cui in seguito furono allineati altri scritti entrati a far parte dei cosiddetti Quaderni. 

Wittgenstein rimase arruolato per tutta la durata della guerra, in condizioni di estremo pericolo, fu anche gravemente ferito, e infine fu catturato dall'esercito italiano quattro giorni prima dell'armistizio e trasferito in un campo di prigionia al sud d'Italia dove rimase per otto mesi, fino all'estate del 1919. 

I Diari segreti di Ludwig Wittgenstein costituiscono dun    que il resoconto, la conseguenza e la testimonianza di quella rapida risoluzione che spinse il filosofo a iscriversi come volontario nell’esercito allo scoppio del primo conflitto mondiale

Punto di snodo della sua speculazione filosofica, la decisione di arruolarsi venne presa dopo un lungo periodo vissuto in completa solitudine e si configurò come un radicale mutamento di vita, come estinzione di un percorso personale prevedibile e precostituito, come una condizione imprescindibile per il proseguimento del suo lavoro intellettuale.

Da quel che si sa, Wittgenstein non avrebbe per nulla apprezzato tutta questa attenzione per la sua persona e l’avrebbe senz’altro considerata il sintomo di un’inutile e invadente curiosità. Eppure, la vita di Wittgenstein attrae proprio perché è la vita di un filosofo in grado di sedurre i propri allievi e non solo. 

Ludwig Wittgenstein (Vienna 1889 – Cambridge 1951) è uno dei più importanti e influenti filosofi del Novecento. Le sue opere – in particolare, il Tractatus logico-philosophicus (1921) e le Ricerche filosofiche (1953) – hanno profondamente segnato il pensiero filosofico e la cultura degli ultimi cent’anni. 



21/05/21

Quando Battiato parlava della morte e diceva: "Non si muore, ci si trasforma"

 



"Non si muore, ci si trasforma": è il passaggio di una intervista a Franco Battiato (nella occasione dell'uscita del suo album Apriti Sesamo)realizzata dal mensile XL di Repubblica, nel quale l'artista parla della morte, di come si sta preparando a quello che definisce un passaggio, una trasformazione. 

Vale davvero la pena di riascoltare e rivedere questi 2 minuti e mezzo, con la grande anima di Franco Battiato che lascia un grande, grande vuoto. 


link del video: 

Esclusiva XL. Franco Battiato. L'idea della morte - Il testamento