27/11/19

Il Mistero del Masso di Cichero: segni umani o della natura ?





Continua il mistero intorno al cosiddetto masso di Cichero, che recentemente ha dato parecchi grattacapi agli esperti epigrafisti d'Italia. 

Si tratta di un masso di arenaria di circa 15 metri quadrati rinvenuto a 800 metri di altitudine sulle pendici del monte Ramaceto, in localita' Cichero nel comune di San Colombano Certenoli, entroterra del Tigullio, in Liguria. 

L'ultimo pronunciamento è quello della Sovrintendenza ligure chiamata ad esprimersi sulle origini dei misteriosi segni visibili sulla superficie del Masso che hanno richiamato molti turisti e appassionati nella zona. 

Secondo la sovrintendenza, il masso non sarebbe archeologicamente interessante perché le incisioni che riporta non sarebbero opera dell'uomo, ma della natura. 

Pronunciamento che non lascia soddisfatti molti: si tratta infatti di incisioni regolari, tanti tagli ripetuti che formano una teoria di segni molto suggestivi.

Il parere è dunque una doccia fredda per chi in quella roccia aveva visto un rilancio turistico: una donna originaria della Fontanabuona residente a New York aveva donato 7 mila euro per ripulire il sentiero che porta al masso, risistemare e mettere in sicurezza l'area e apporre una cartellonistica adeguata. E con la promessa che sarebbero arrivati altri fondi per approfondire gli studi. 

Quei segni erano stati identificati dal crittografo Giovanni Mennella, come incisioni dell'uomo: segni religiosi o contabili. 



E invece secondo il pool di esperti incaricato dalla Sovrintendenza, quei segni sarebbero riconducibili a processi naturali di fratturazione della roccia. 

"Ci siamo rimasti male - rivela la consigliera comunale Carla Casella - ma il prof. Mennella non si dà assolutamente per vinto e  mi ha detto che presenterà una nuova relazione che avvalora la sua tesi. Di sicuro c'e' che il masso di Cichero sia una pietra molto interessante al di la' di come quei segni siano stati fatti". 



25/11/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 47. "Brazil" di Terry Gilliam (1985)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 47.  "Brazil" di Terry Gilliam (1985) 

Brazil è un film distopico di fantascienza del 1985 diretto dal grande Terry Gilliam e scritto dallo stesso Gilliam insieme a Charles McKeown e Tom Stoppard . 

Il film, interpretato da Jonathan Pryce, Robert De Niro, Kim Greist, Michael Palin, Katherine Helmond, Bob Hoskins e Ian Holm, è incentrato sulle vicende di Sam Lowry, un uomo che cerca di trovare una donna che appare nei suoi sogni mentre è dedito ad un lavoro alienante e vive in un piccolo appartamento, ambientato in un mondo fantastico in cui c'è una parossistica dipendenza da macchine mal mantenute (e piuttosto stravaganti). 

La satira del regime burocratico e totalitario in cui Lowry vive, ricorda il 1984 di George Orwell ed è stato chiamato Kafkaesque o assurdista  e solo un genio visionario come quello dell'ex Monty Phyton  Terry Gilliam, avrebbe potuto realizzarlo in questo modo. 

Il film prende il nome dal tema musicale ricorrente, "Aquarela do Brasil" di Ary Barroso, interpretato qui da Geoff Muldaur.  Sebbene abbia avuto successo in Europa, il film non ha avuto successo nella sua prima uscita in Nord America. Ma, con il passare degli anni, è diventato a tutti gli effetti un  film cult, trasformandolo nelle valutazioni della critica, uno dei migliori film britannici di sempre. 

La trama del film è quantomai stravagante e ipnotizza lo spettatore in una rutilante giostra di visioni e incubi: Sam Lowry è un impiegato governativo di basso livello che sogna spesso se stesso come un guerriero alato che salva una damigella in pericolo . Una mosca viene inceppata in una stampante e crea un errore tipografico, con conseguente incarcerazione e morte accidentale durante l'interrogatorio del calzolaio Archibald Buttle, scambiato per errore con il sospetto terrorista Archibald Tuttle. A Sam viene assegnato il compito di correggere l'errore. 

Visitando la vedova di Buttle, Sam incontra il loro vicino Jill Layton, e si stupisce di scoprire che assomiglia alla donna dei suoi sogni ricorrenti. Jill ha cercato di aiutare la signora Buttle a stabilire cosa è successo a suo marito, ma i suoi sforzi sono stati ostacolati dalla burocrazia.  Ora è considerata complice terrorista di Tuttle per aver tentato di denunciare l'errore dell'arresto di Buttle. 

E così fino alla fine di questo film prodigioso e anche spettacolare, che conduce fino al finto "lieto fine" che si rivela in realtà un delirio: in realtà, Lowry è legato a una sedia ed è implicito che sia stato lobotomizzato con Sam che sorride, canticchiando " Aquarela do Brasil ".

Una cruda, dura metafora (che assume i tratti di una profezia) sul potere e sulla coercizione della tecnologia e della burocrazia, che riducono gli esseri umani in larve senza dignità e condannate alla solitudine. 

Un film che negli anni non ha perso nulla della sua forza dirompente e della sua pura qualità cinematografica.

Fabrizio Falconi

Brazil
di Terry Gilliam 
GBR-USA, 1985 
con Robert De Niro, Jonathan Pryce, Katherine Helmond, Bob Hoskins, Jim Broadbent. 
Durata 131 minuti. 




24/11/19

Poesia della Domenica: "Li occhi dolenti per pietà del core" (Vita Nuova) di Dante Alighieri



Rime della Vita Nuova

Li occhi dolenti per pietà del core
hanno di lagrimar sofferta pena,
sì che per vinti son remasi omai.
Ora, s’i’ voglio sfogar lo dolore,
5che a poco a poco a la morte mi mena,
convenemi parlar traendo guai.
E perché me ricorda ch’io parlai
de la mia donna, mentre che vivia,
donne gentili, volentier con vui,
10non voi parlare altrui,
se non a cor gentil che in donna sia;
e dicerò di lei piangendo, pui
che si n’è gita in ciel subitamente,
e ha lasciato Amor meco dolente.
15Ita n’è Beatrice in alto cielo,
nel reame ove li angeli hanno pace,
e sta con loro, e voi, donne, ha lassate:
no la ci tolse qualità di gelo
né di calore, come l’altre face,
20ma solo fue sua gran benignitate;
ché luce de la sua umilitate
passò li cieli con tanta vertute,
che fé maravigliar l’etterno sire,
sì che dolce disire
25lo giunse di chiamar tanta salute;
e fella di qua giù a sé venire,
perché vedea ch’esta vita noiosa
non era degna di sì gentil cosa.

Partissi de la sua bella persona
30piena di grazia l’anima gentile,
ed èssi gloriosa in loco degno.
Chi no la piange, quando ne ragiona,
core ha di pietra sì malvagio e vile,
ch’entrar no i puote spirito benegno.
35Non è di cor villan sì alto ingegno,
che possa imaginar di lei alquanto,
e però no li ven di pianger doglia:
ma ven tristizia e voglia
di sospirare e di morir di pianto,
40e d’onne consolar l’anima spoglia
chi vede nel pensero alcuna volta
quale ella fue, e com’ella n’è tolta.

Dannomi angoscia li sospiri forte,
quando ’l pensero ne la mente grave
45mi reca quella che m’ha ’l cor diviso:
e spesse fiate pensando a la morte,
venemene un disio tanto soave,
che mi tramuta lo color nel viso.
E quando ’l maginar mi ven ben fiso,
50giugnemi tanta pena d’ogne parte,
ch’io mi riscuoto per dolor ch’i’ sento;
e sì fatto divento,
che da le genti vergogna mi parte.
Poscia piangendo, sol nel mio lamento
55chiamo Beatrice, e dico: "Or se’ tu morta?";
e mentre ch’io la chiamo, me conforta.

Piange di doglia e sospirar d’angoscia
mi strugge ’l core ovunque sol mi trovo,
sì che ne ’ncrescerebbe a chi m’audesse:
60e quale è stata la mia vita, poscia
che la mia donna andò nel secol novo,
lingua non è che dicer lo sapesse:
e però, donne mie, pur ch’io volesse,
non vi saprei io dir ben quel ch’io sono,
65sì mi fa travagliar l’acerba vita;
la quale è sì ’nvilita,
che ogn’om par che mi dica: "Io t’abbandono",
veggendo la mia labbia tramortita.
Ma quel ch’io sia la mia donna il si vede,
70e io ne spero ancor da lei merzede.

Pietosa mia canzone, or va piangendo;
e ritrova le donne e le donzelle
a cui le tue sorelle
erano usate di portar letizia;
75e tu, che se’ figliuola di tristizia,
vatten disconsolata a star con elle.

[Vita Nuova XXXI 8-17]

23/11/19

Sabato d'Arte: "The Exile: Heavy is the price i paid for love" di Thomas Cooper Gotch






Thomas Cooper Gotch o TC Gotch (1854–1931) è stato un pittore inglese e illustratore di libri vagamente associato al movimento preraffaellita ; era il fratello di John Alfred Gotch , l'architetto. 

Gotch ha studiato arte a Londra e ad Anversa prima di sposarsi e studiare a Parigi con sua moglie, Caroline , collega artista

Ritornati in Gran Bretagna, si stabilirono nella colonia artistica di Newlyn in Cornovaglia. Ha realizzato dipinti di ambientazioni pastorali naturali prima di immergersi nel romantico stile preraffaellita per il quale è più conosciuto. 

Sua figlia era spesso utilizzata come modella per le rappresentazioni di giovani ragazze. Le sue opere sono state esposte alla Royal Academy, al Royal College of Art e al Salon di Parigi . 

Oltre agli anni trascorsi in Francia e in Belgio mentre studiava arte, Gotch viaggiò anche in Austria, Australia, Sudafrica, Italia e Danimarca. Morì il 1 maggio 1931 per un attacco cardiaco mentre era a Londra per una mostra. Fu sepolto nel cimitero di Sancreed in Cornovaglia. 

Il quadro che abbiamo scelto ha un titolo piuttosto misterioso: "The Exile: Heavy is the price i paid for love", ovvero "L'Esilio: Pesante è il prezzo che io pago per amare". 

Il dipinto è attualmente conservato alla Alfred East Art Gallery Permanent Collection di Londra, Peek House 20  Eastcheap.


21/11/19

Domani, 22 Novembre, Fabrizio Falconi e Paola d'Agnese a Milano presentano "Rima di Frattura"


logo libreria

venerdì 22 novembre 2019 ore 18.30

Con Rima di Frattura, Guida editori 2019, prosegue il confronto tra letteratura e arte visiva,  avviato durante la mostra “Vetrine di libertà” 2019. Paola d’Agnese Fabrizio Falconi, partendo dalle loro vite, con poesie e prose poetiche indagano la relazione tra donne e uomini. I proventi del libro  sono destinati all’Associazione Le Kassandre che gestisce il  Centro Antiviolenza di Ponticelli, Napoli.
Presenti gli autori, l’artista Bruna Esposito e Marisa Guarneri della Casa di Accoglienza donne maltrattate di Milano. Coordina Francesca PasiniIl catalogo della mostra è disponibile in Libreria. 


20/11/19

Incredibile ! Secondo gli scienziati, "Angeli e Demoni", la famosa opera di Escher, svela come si deforma la materia


La disposizione quasi psichedelica di angeli e demoni nella celebre opera 'Cerchio Limite IV (Paradiso e Inferno)', realizzata nel 1960 dall'artista olandese Maurits Cornelis Escher, consente di prevedere come un corpo cristallino modifichera' la sua forma se sottoposto a sollecitazioni esterne

E' dunque l'arte a lanciare un prezioso assist alla scienza per capire meglio come si generano frane, valanghe, terremoti e come si deformano i materiali nel micro e nanomondo. 

Lo dimostra lo studio pubblicato su Physical ReviewLetters da un gruppo internazionale di ricerca che ha coinvolto il Politecnico di Milano e l'Universita' di Padova. 

"L'incisione di Escher - spiega Paolo Biscari, professore di fisica della materia del Politecnico - e' legata al lavoro di matematici che nella meta' del secolo scorso stavano esplorando le proprieta' degli spazi iperbolici, ovvero spazi dove non vigono le leggi della geometria euclidea, per cui puo' accadere che due rette parallele si allontanino o si avvicinino"

Proprio osservando l'opera d'arte, e' scoccata la scintilla che ha permesso ai ricercatori di elaborare un nuovo approccio per descrivere attraverso la matematica i fenomeni di deformazione di materiali complessi

Focalizzandosi sull'intreccio di angeli e demoni, hanno infatti intuito che ogni punto dello spazio iperbolico (come ogni punto del disegno di Escher) puo' essere associato a una forma di un corpo cristallino, come un metallo

Nelle sue deformazioni, il materiale cambia di volta in volta passando per esempio dalla forma associata a un angelo a quella associata a uno degli angeli vicini. 

"I corpi seguono dunque delle vie preferenziali per cambiare forma, e se alcune deformazioni (quelle elastiche) possono tornare indietro, altre (quelle plastiche) non possono farlo", sottolinea Biscari. "Questo ci aiuta a capire meglio come cambiano forma i materiali nel micro e nanomondo, ma anche i meccanismi che generano frane, valanghe e terremoti, dove a volte lunghe sollecitazioni sembrano non generare alcuna deformazione finche' un piccolissimo cambiamento scatena il fenomeno".



18/11/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 46. "La Stangata" (The Sting) di George Roy Hill (1973)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 46.  "La Stangata" (The Sting) di George Roy Hill (1973) 

George Roy Hill, regista sempre troppo poco considerato, dopo averli già diretti qualche anno prima con Butch Cassidy (1969) decise di assoldare nuovamente la coppia Redford-Newman per La stangata (The Sting) che uscì nel 1973.

Sulla base di un soggetto relativamente assai semplice: una coppia di piccoli imbroglioni rapina casualmente un corriere di un gangster di New York: Doyle Lonnegan (Robert Shaw). 

Lonnegan si vendica uccidendo Luther, uno dei truffatori che hanno partecipato alla rapina. Ma questi, prima di essere ucciso, consegna al compagno, Johnny Hooker (Robert Redford) il biglietto da visita di un ex grande truffatore, Henry Gondorff (Paul Newman). 

Johnny va a Chicago per incontrare Henry. I due complici organizzano allora una truffa per vendicare la morte del loro compagno, una "stangata" ai danni di Lonnegan, creando una finta agenzia di scommesse diretta da Gondorff (sotto lo pseudonimo di mr. Shaw), in cui viene fatto credere al boss di poter vincere facilmente delle ingenti somme di denaro grazie a informazioni riservate fornitegli da Hooker. 

Su questo canovaccio quasi elementare, Roy Hill imbastisce un perfetto capolavoro, di tempi, meravigliosi colpi di scena e contenuti, mischiando divertimento e nostalgia. 

David S. Ward ebbe l'idea di questo film, suscitando subito l'entusiasmo di George Roy Hill che si offrì di girare il film, offrendo a Paul Newman l'opportunità di unirsi al progetto. Robert Redford partecipò alla sceneggiatura scegliendo il nome del suo personaggio,  Johnny Hooker  in  omaggio al cantante blues John Lee Hooker .

Il film è in realtà basato sulla vita di fratelli Charles e Fred Gondorff che ha tentato una truffa simile a quella mostrata nel film nel 1914 ma che fallì. 

Il ruolo di Johnny Hooker fu inizialmente offerto a Jack Nicholson , che lo rifiutò, e alla fine fu affidato a Robert Redford . 

Il ruolo di Lonnegan doveva essere assegnato a Richard Boone che decise di ritirarsi dal progetto. Fu allora affidato a  Robert Shaw, il quale si slogò la caviglia poco prima delle riprese. Senza rinunciare al ruolo, gli fu chiesto di restare e la sua zoppia fu incorporata nella sceneggiatura. 

Il famoso brano musicale, The Entertainer , di Scott Joplin è rimasto da allora attaccato alla memoria del film e ha innescato la riscoperta del ragtime, anche se in realtà è stato scritto tra il 1900 e il 1910, 25 anni prima della storia del film. 


Grandemente affiatati sul set Newman e Redford regalarono una interpretazione memorabile. Il film ottenne 10 candidature ai premi Oscar e 7 statuette tra cui quella di miglior film e di miglior regia.




17/11/19

Poesia della Domenica: "Amor che ne la mente" di Jacqueline Risset


Amor che ne la mente
Amor che ne la mente mi ragiona
Amor che ragiona
che risuona
nell’anima
nel corpo-cuore
e nell’asse di cristallo
vieni con me passeggia con me
lungo il mare
con i granchi
Amor che mi fai pensare
e mi svii ogni pensiero
mi porti frammenti di lui
frammenti passati
ma sorti presenti
immortali:
voce frettolosa nel corridoio
la mano che stringe la mano
nel sonno
oppure selvaggio dal volto severo
senza rispondere

Jaqueline Risset, tratto da: Amor di Lontano (versione italiana dell'autrice), Einaudi, 1993 


Amor che ne la mente
Amor che ne la mente mi ragiona
Amour qui résonne
qui raisonne

dans mon âme
dans mon corps-cœur
sur l'axe de cristal

viens avec moi promène-toi avec moi
au bord de mer avec les crabes

Amour qui me fais penser
et me dévies toutes mes pensées
tu m'apportes de lui des morceaux

morceaux passés
                        surgis présents
                        inaltérables :

                          axe droit de son corps dansant
                          sa voix pressée dans le couloir

                          la main serrant la main -
                          dans le sommeil

                          ou sauvage au visage fermé
                          sans me répondre

15/11/19

Libro del Giorno: "Bye Bye Blackbird" di Moniza Alvi

Questo nuovo volume della collana Interno Books (Interno Poesia) è doppiamente importante: primo per la meritoria valorizzazione di una poetessa poco conosciuta e ancora poco tradotta nel nostro paese; secondo perché il libro nasce da un esperimento assai interessante, un seminario di traduzione letteraria svolta nel Dipartimento di Lingue dell'Università di Torino per il corso magistrale di Letteratura Inglese (autunno, 2018); quindi questa traduzione di poesie è il frutto della collaborazione di un gruppo di studenti, coordinati da Pietro D'Andrea.

La poesia di Moniza Alvi è altamente lirica e allo stesso tempo occupata dal quotidiano, soprattutto intrisa del tema della trasmigrazione, del migrare - un tema quindi che coinvolge e ha coinvolto Moniza e la sua famiglia, trasferitasi dal Pakistan in Inghilterra e continuamente sospesa tra questi due mondi e continenti lontani - metaforizzato dall'osservazione degli uccelli, che sono i protagonisti assoluti della raccolta, di ogni poesia. 

Ricorrono così i ruoli e le figure del padre e della madre, dei ruoli famigliari e delle mancanze, dei silenzi, delle cadute e dei tentativi di staccarsi e vivere su livelli di consapevolezza più alti.  Fino all'ultima lirica (Meno, molto meno), un addio straziante al padre con la descrizione dei suoi ultimi giorni e momenti, fino al titolo della raccolta Bye Bye Blackbird (Bye Bye sono per l'appunto le ultime parole pronunciate dal padre) che rimandano al celebre evergreen di Miles Davis e di tanti altri. 

Moniza Alvi, nata in Pakistan è cresciuta in Inghilterra. Dopo gli studi a New York e Londra ha insegnato per anni nella scuola secondaria, vincendo numerosi premi in patria e all'estero tra cui il Cholmondeley Award.  Speriamo che questa raccolta sia il preludio favorevole di altre traduzioni in italiano.


Fabrizio Falconi

13/11/19

Presentazione di "Rima di Frattura" a Roma - Venerdì 29 novembre alla Libreria Odradek


Sarà presentato a Roma VENERDI' 29 NOVEMBRE ALLE ORE 18.00, alla Libreria Odradek in Via dei Banchi Vecchi, 57,  il libro Rima di Frattura (Guida Editori) di Paola d'Agnese e Fabrizio Falconi.

Con gli autori saranno presenti Annamaria Robustelli e Antonio Pascotto




Rima di frattura in termini tecnici indica la sede di una frattura(ossea), mostrandone la forma e la lunghezza. E’ sembrato il titolo suggestivo per l’opera di due poeti, Paola d’Agnese e Fabrizio Falconi, che hanno attraversato diverse stagioni creative e si affrontano nella maturità per confrontarsi sui punti di vista di genere: maschile e femminile, femminile e maschile sono le due voci che si confrontano in quest’opera con testi di diversa struttura: un testo-flusso, un racconto di vita iniziale; dieci parole comuni e non comuni che funzionano da ispirazione; dieci liriche che abbracciano tre diversi decenni di produzione poetica. 
In un periodo storico nel quale molto si parla e si discute di genere e di confronto/confusione/dialogo tra maschile e femminile, Rima di frattura offre un saggio personale di due voci poetiche che si interrogano sul passato, il futuro e la realtà tra vissuto e aspirazione.



NOTE BIOGRAFICHE


Paola d’Agnese  è nata a Napoli.

Nel 1995 è fra le fondatrici dell’Associazione Culturale Donne e Poesia, all’interno della Casa Internazionale delle Donne di Roma. 
Ha curato oltre che il Premio Internazionale Donna e Poesia con l’ideazione e l’organizzazione di edizioni antologiche, seminari  e laboratori di scrittura poetica.
Nel 2002 comincia la collaborazione con l’artista Bruna Esposito in occasione del concorso  Migrazioni  promosso dal Ministero dei Beni Culturali , con un testo per l’ opera E così sia, al Maxxi , Museo d’Arte Contemporanea di Roma e al  Museo  Castel Sant’ Elmo di Napoli. L'opera vince il Premio alla giovane Arte Italiana.
Dal 1990 vive e lavora a Roma come organizzatrice di rassegne , eventi, fra cui dal 2004 il Premio Fabrizio De Andrè - Parlare Musica, evento patrocinato dalla Fondazione De Andrè.
Nel 2010 ha pubblicato, edita da Zona , la raccolta di poesie 58 secondi, accompagnata da alcune note del Maestro Ennio Morricone.

Fabrizio Falconi è nato a Roma. 

Ha esordito come freelance per testate (PanoramaPaese SeraIl manifesto), lavorando poi per quasi un decennio alla RAI, poi a Telemontecarlo. Attualmente è caporedattore per la testata News Mediaset. In narrativa ha esordito nel 1985 con un volume di racconti, Prima di Andare, cui hanno fatto seguito opere di saggistica, narrativa e poesia, tra le quali  L'ombra del Ritorno (Campanotto Editore), 1996, (finalista al premio Sandro Penna e segnalato al premio Montale di quell’anno), Il giorno più bello per Incontrarti (Fazi, 2000), Cieli Come questo (Fazi, 2002), Poesie 1996-2007 (Campanotto, 2007), Il respiro di oggi (Terre Sommerse  2009), Dieci Luoghi dell'Anima (Cantagalli, 2009), I fantasmi di Roma (Newton Compton, 2010), In hoc vinces (con Bruno Carboniero, Edizioni Mediterranee, 2011) Monumenti esoterici d'Italia (Newton Compton, 2013), Roma segreta e misteriosa (Newton Compton, 2015).
È autore e contributore di diversi blog e siti on line, per argomenti che spaziano dalla spiritualità alla poesia, alla storia della conoscenza e delle radici filosofiche dell'Occidente.
Sue poesie sono apparse tradotte in lingua inglese da David Lummus nella rivista TriQuarterly dedicata alla poesia italiana contemporanea curata da Robert Pogue Harrison e Susan Stewart (n.127/2007).


12/11/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 45. "Lezioni di piano" (The Piano) di Jane Campion (1993)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 45.  "Lezioni di piano" (The Piano) di Jane Campion (1993)


Con Lezioni di Piano (The Piano), film franco - australiano - neozelandese, Jane Campion, oltre a vincere la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 1994 (prima regista donna nella storia), tre Oscar e moltissimi altri nel mondo, ottenne un vero riconoscimento internazionale da parte del pubblico con una storia rimasta impressa - per il modo in cui è raccontata - in modo indelebile nel cuore di molti. 

Il film è un adattamento di un romanzo, New River History di Jane Mander , che non è incluso nei crediti per motivi di copyright. 

Il film racconta la storia, ambientata nell'Ottocento, di una giovane donna scozzese, Ada McGrath (interpretata da una straordinaria Holly Hunter) mandata dal padre in Nuova Zelanda con la sua figlia di nove anni, Flora (Anna Paquin ) per sposare un colono, Alistair Stewart (Sam Neill), che Ada non conosce. 

Secondo ciò che a sua figlia Flora piace raccontare, Ada non ha detto una parola da quando il suo primo marito è morto mentre cantavano entrambi nella foresta; Ada sarebbe stata una cantante d'opera e suo marito era il suo insegnante di pianoforte

Ma in realtà, è per una "ragione sconosciuta" che non ha detto una parola dall'età di sei anni e che usa il linguaggio dei segniesprimersi (sua figlia gli serve come interprete), così come il suo pianoforte

Il piano e la musica di questo film rappresentano Ada, le sue emozioni, ciò che esprime. 

Alistair, il nuovo marito di Ada, raccoglie senza tante cerimonie la giovane donna e sua figlia sulla  spiaggia selvaggia dove sbarcano senza tante cerimonie dal veliero che li trasportava dalla Scozia. 

Non capisce l'interesse vitale di sua moglie per il piano e abbandona lo strumento sulla sponda desolata. 

Baines (Harvey Keitel), un vicino e amico di Stewart, acquisisce il piano in cambio di terra il cui colon è avido e lo porta via dalla spiaggia. 

Ada, completamente fredda di fronte ad Alistair (non consumano il loro matrimonio), vuole assolutamente recuperare il suo piano, l'unico modo in cui riesce ad esprimere ciò che vibra in lei. 

Baines, analfabeta e vicino alla natura, è in stretto contatto con i Maori, di cui comprende costumi e lingua. 

È più sensibile e intuitivo ed è attratto da Ada, dal suo fisico voluttuoso sotto aspetto austero, dal suo silenzio, dalla sua capacità di esprimere i suoi sentimenti attraverso la musica.

Per cercare di creare una relazione, si offre di scambiare a poco a poco lo strumento (chiave per chiave), in cambio di requisiti a cui Ada dovrà rispondere. 

In questo modo, Baines doma la giovane donna: a poco a poco, Ada si apre alla sensualità; ma il marito geloso, che ha osservato gli innamorati attraverso le mura della capanna,interviene segregando sua moglie.

Ada quindi cerca di legarsi a suo marito, supportato dalla piccola Flora che la chiama "papà", ma alla fine ritorna da Baines.

E sebbene Alistair, accecato dalla gelosia, le amputi un dito con un'ascia per punirla e cercare di spezzare la sua relazione adultera, Ada lascia suo marito.

Stanco della guerra, Alistair minaccerà Baines con il suo fucile e gli farà promettere di partire con Ada.

Ada si imbarca con Baines su una grande piroga Maori, su cui è ormeggiato il pianoforte. Mentre i rematori pagaiano al ritmo delle loro canzoni, Ada chiede a Baines di buttare il piano in mare. Ciò che viene fatto e lo strumento affonda nelle profondità. Ma una corda a cui era attaccato gira, trascinando Ada con sé nell'acqua. Il peso del piano porta Ada,che è tentata di arrendersi e di annegare, verso il fondo, ma in un ultimo scoppio, la donna si strappa lo stivale e torna in superficie;  "Che morte! Che possibilità! E che sorpresa! La mia volontà ha scelto la vita. "

Le ultime immagini mostrano Ada e Baines felici in un interno vittoriano e Ada che sta imparando a parlare di nuovo. Suona anche il piano, con una protesi metallica per il dito indice. La voce interiore di Ada evoca il suo piano sul fondo del mare e se stessa galleggia sopra. Lei cita la poesia Silenzio di Thomas Hood.

Un film che evoca la potenza dell'amore, della sensualità, della poesia, a scapito della prosa in cui gli esseri umani segregano spesso e volentieri la vita. Ada è un memorabile personaggio femminile che con coraggio sceglie la sua via, al di là di ogni convenzione o convenienza.



11/11/19

Alla libreria Rinascita 2.0 Corso di scrittura creativa con Manuela Maddamma


Manuela Maddamma terrà un corso di scrittura creativa Libreria Rinascita 2.0 da febbraio a marzo 2020, che avrà per titolo:

“IL MESTIERE DI VIVERE, IL MESTIERE DI SCRIVERE”

Nella prima parte del corso ci si interrogherà innanzitutto sul senso della scrittura, nel tentativo di rispondere alle domanda: “Perché si scrive?”.
SI SCRIVE PER GUARIRE:
si prenderanno in esame il caso, riuscito, di Giuseppe Berto, Il male oscuro (con note anche stilistiche);
i casi, non riusciti, di Guido Morselli (Dissipatio H.G. e Un dramma borghese e Cesare Pavese, Il mestiere di vivere e Il carcere.
SI SCRIVE PER RIFLETTERE SULLA PROPRIA VITA (AUTOBIOGRAFISMO):
si prenderanno in esame i casi di Sibilla Aleramo, Una donna; accenno a Flaubert (Bovary) e a Kurt Cobain (autobiografismo più letterale).
Analisi del Salinger sui Pescibanana (con note stilistiche).
SI SCRIVE PER COMBATTERE SITUAZIONI FAMILIARI OSTILI: QUANDO LE PERSONE PIÙ CARE SONO LE PIU PERICOLOSE: Sylvia Plath (Campana di vetro, Tulipani, Inseguimento) e Amelia Rosselli (con voce).

ESERCIZI

Abbiamo parlato di Famiglia, dunque ragioneremo sui sentimenti:
COME DESCRIVERE I SENTIMENTI: ascolto di Nanni Moretti che legge 2 Sillabari di Parise (Famiglia, Mare).

ESERCIZIO

SPIEGARE COME ANCHE COME NEL BREVE SPAZIO DI UN RACCONTO IL PROTAGONISTA PUÒ E DEVE MUTARE: lettura di Carver Cattedrale e Granchi di Murakami Haruki

ESERCIZIO

TECNICHE DI SCRITTURA: COME SI SCRIVE UN ROMANZO: IMPIANTO, SCHEMA, SUGGERIMENTI, INCIPIT E CHIUSA, DESCRIZIONI (esempi), DIALOGHI

ESERCIZIO su La Voce Umana di Cocteau.

Nella seconda parte del corso si estenderà il campo e ci si interrogherà innanzitutto sul senso dell’opera d’arte, nel tentativo di rispondere alle domanda: “Può l’arte guarire dalla malattia mentale?”. Si esaminaranno e commenteranno i casi di Van Gogh, Edvard Munch, Bacon, Rothko, Louise Bourgeois.

IL CORSO VERRA' PRESENTATO DOMENICA 1 DICEMBRE ALLE ORE 17 SEMPRE PRESSO LA LIBRERIA RINASCITA 2.0

Manuela Maddamma ha studiato filosofia e storia delle dottrine esoteriche e mistiche nell'Europa moderna e contemporanea a Parigi. Ha curato un'edizione integrale del De umbris idearum (Mimesis 1999) e una traduzione in italiano contemporaneo del De l'infinito, universo e mondi di Giordano Bruno (Venexia 2013). Nel 2005 esce il romanzo Lascia che guardi per Fazi Editore. Ha scritto sul Foglio per diversi anni e nel 2009 ha pubblicato Anime estreme (Vallecchi editore). Vive e lavora a Roma come editor e traduttrice dal francese. Insegna "Scrittura creativa" presso l'Istituto Ricerche di Gruppo di Lugano.

Per info e prenotazioni:
💻 info@rinascita20.it
📲 324.9943634



10/11/19

Poesia della Domenica "Il giorno della fine del mondo" di Czeslaw Milosz



Il giorno della fine del mondo

Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
Il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.

Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,
L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola,
Il suono del violino si prolunga nell’aria
E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.


Piosenka o końcu świata
W dzień końca świata
Pszczoła krąży nad kwiatem nasturcji
Rybak naprawia błyszczącą sieć,
Skaczą w morzu wesołe delfiny,
Młode wròble czepiają się rynny
I wąż ma złotą skòrę, jak powinien mieć.
W dzień końca świata
Kobiety idą polem pod parasolkami,
Pijak zasypia na brzegu trawnika,
Nawołują na ulicy sprzedawcy warzywa
I łòdka z żòłtym żaglem do wyspy podpływa,
Dźwięk skrzypiec w powietrzu trwa
I noc gwieździstą odmyka.
A ktòrzy czekali błyskawic i gromòw,
Są zawiedzeni.
A ktòrzy czekali znakòw i archanielskich trąb,
Nie wierzą, że staje się już.
Dopòki słońce I księżyc są w gòrze,
Dopòki trzmiel nawiedza ròżę,
Dopòki dzieci ròżowe się rodzą,
Nikt nie wierzy, że staje się już.
Tylko siwy staruszek, ktòry byłby prorokiem,
Ale nie jest prorokiem, bo ma inne zajęcie,
Powiada przewiązując pomidory
Innego końca świata nie będzie,
Innego końca świata nie będzie.

Czesław Miłosz, 1944
(da Salvezza, in Poesie scelte 1931-1987)

09/11/19

Sabato d'Arte: "La signora con ventaglio" di Diego Velazquez




Come pittore di corte del re Filippo IV di Spagna, Diego Velázquez realizzò ritratti di successo della famiglia reale spagnola e dell'alta nobiltà. 

La Signora con un ventaglio è uno dei suoi ritratti più famosi ed enigmatici

A lungo creduto di rappresentare una signora spagnola, studi recenti hanno suggerito che la donna seduta potrebbe essere stata francese e non spagnola. 

L'unica donna francese conosciuta per essere stata dipinta da Velázquez era la duchessa di Chevreuse, intima amica della regina di Francia, nata in Spagna, Anna d'Austria. 

La sua cospirazione politica le portò l'inimicizia del potente cardinale Richelieu e, nel 1637, la costrinse a fuggire in Spagna. 

Nella collezione Devonshire a Chatsworth c'è un altro ritratto della stessa donna, probabilmente leggermente più giovane, in una posa molto più modesta e un abito chiaramente spagnolo. 

Questo dipinto fu acquisito dal 4º Marchese di Hertford nel 1847 per 15.000 franchi (circa 600 sterline) ed è attualmente conservato alla Wallace Collection di Londra, in Manchester Square.

The Lady with a Fan 
Diego Velázquez (1599 - 1660)
Spagna, circa 1640
Olio su tela,  95 x 70 cm 

08/11/19

Fabrizio Falconi e Paola D'Agnese il 22 Novembre a Milano per "Rima di Frattura"



Vi aspettiamo 

Venerdì 22 novembre, ore 18,30

Libreria delle donne di Milano, via Pietro Calvi 29, 02 7000265 www.libreriadelledonne.it   

“Rima di Frattura”
di Paola d’Agnese e Fabrizio Falconi

Con Rima di Frattura, Guida editori 2019, prosegue il confronto arte
visiva/letteratura, avviato durante la mostra “Vetrine di libertà” aprile – giugno 2019."
Paola d’Agnese e Fabrizio Falconi, partendo dalle loro vite, pubblicano una
accanto all’altro, prose poetiche e poesie. Le voci di Lei e di Lui, invece che
del creatore neutro, sono al centro della sperimentazione poetica e
propongono un cambiamento nella relazione tra donne e uomini che
riguarda la vita di tutte e di tutti.

I proventi del Libro sono destinati all’Ass. Le Kassandre che coordinano il
Centro Antiviolenza di Ponticelli (NA).

Presenti gli autori, l’artista Bruna Esposito e Marisa Guarneri della Casa
delle donne maltrattate di Milano. Coordina Francesca Pasini. Disponibile in
libreria il catalogo della Mostra Vetrine di libertà.

Seguirà la cena della Cucina di Estia ( la conferma è gradita)

06/11/19

La Basilica dei Santi Quattro Coronati e le misteriose iscrizioni dei giochi nel Chiostro.



La Basilica dei Santi Quattro Coronati e le misteriose iscrizioni dei giochi nel Chiostro.

La magnifica Basilica dei Santi Quattro Coronati, vero gioiello incastonato in una fortezza medievale domina il colle del Celio dall’altura cui si accede attraverso la via omonima, in posizione del tutto defilata rispetto al classico itinerario turistico-archeologico che comprende i più importanti monumenti del centro di Roma.

Eppure pochi altri luoghi come questo meritano una visita, magari soltanto per ammirare i notissimi affreschi (risalenti al 1246) nell’Oratorio di San Silvestro, che descrivono le Storie di San Silvestro e di Costantino Imperatore, compresa la porzione con la Donazione di Costantino, che raffigura la concessione del potere temporale alla Chiesa da parte dell’imperatore Romano, sulla base di un documento attribuito a Costantino, che l’umanista Lorenzo Valla nel 1440 dimostrò inequivocabilmente essere un falso.


Ma molti altri sono i motivi di interesse di questo edificio, costruito originariamente nel IV secolo d.C. e intitolato a quattro martiri cristiani, quattro scalpellini che si rifiutarono di realizzare idoli pagani, non ultimo quello di ospitare una antichissima comunità di suore agostiniane, che ogni giorno, da sempre, recitano i vespri nella chiesa al dolce suono di una chitarra orizzontale. 

Altra attrazione particolarissima è poi il Chiostro, iniziato nel XIII secolo e rifatto nel Cinquecento, cui si accede dalla navata sinistra della Chiesa, di grandissima eleganza con la sua fila regolare di doppie colonne e la galleria. Come capita in diversi Chiostri antichi di Roma, anche qui i portici sono costellati di lapidi, iscrizioni, resti marmorei di diversa provenienza.


Tra le curiosità ci sono anche due figure che hanno attratto la curiosità degli studiosi, rappresentando un rompicapo.

La prima si trova all’ingresso del Chiostro, su un muretto, ed è un insieme di quindici linee parallele all’interno delle quali sono incise cifre romane in ordine sparso.  E’ stato ipotizzato che si tratti di una sorta di abaco, o di calcolatore ante litteram, oppure che al contrario l’iscrizione raffigurasse una sorta di gioco, probabilmente legato al tiro dei dadi. 


L’altra figura si trova invece su di una parete, in posizione quasi simmetrica rispetto alla prima, dall’altro lato del Chiostro, e in questo caso si tratta di tre quadrati concentrici, collegati tra di loro da linee centrali che terminano nel quadrato centrale.  Il riferimento al quale si è pensato è quello del gioco del filetto, che è molto antico e si praticava già nell’antica Grecia e in Egitto.  Ma alcuni studiosi fanno riferimento invece alla cosiddetta triplice cinta esoterica, che è stata ritrovata in diversi edifici in Europa, in Asia, fino in Estremo Oriente: i tre quadrati sarebbero i tre diversi livelli di conoscenza, legati al cammino spirituale che coinvolge le tre diverse essenze umane: fisica, mentale e spirituale e la triplice cinta con la sua evidente simbologia iniziatica finì perfino per essere adottata dall’Ordine dei Templari.



Fabrizio Falconi, tratto da Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editori,