05/11/18

Venduta all'asta a 234 mila euro una lettera di suicidio di Baudelaire.


Una lettera di gioventu' del poeta francese Charles Baudelaire, con la quale annunciava la sua intenzione di suicidarsi, e' stata venduta a 234mila euro all'asta presso la casa Osenat.

La missiva, datata 1845, e' indirizzata a Jeanne Duval, la "musa" del poeta. La sua stima preliminare andava tra 60 e 80mila euro.

Faceva parte di una collezione privata francese. "Quando la signorina Jeanne Lemer vi consegnera' questa lettera, io saro' morto (...) Mi uccido perche' non posso piu' vivere, perche' la pena di addormentarmi e quella di risvegliarmi mi sono insopportabili", scrive il poeta nel messaggio.



Baudelaire, allora 24enne, diede un seguito alla minaccia, accoltellandosi, senza tuttavia subire gravi conseguenze.

Vivra' ancora altri 22 anni. 

Altri testi del poeta dei "Fiori del male" sono in vendita.

Inoltre andranno all'asta missive di Barbey d'Aurevilly, Delacroix, Hugo, Manet indirizzate al poeta. 

Fonte Afp - Askanews 

04/11/18

Poesia della Domenica - "Torna come fa la luna ogni mese" di Nicola Grato.






torna come fa la luna ogni mese,
esci dalla nuvolaglia
di silenzio e raccontami di te –
di quel che vedi e che hai veduto
se ancora rimani muto davanti
al cangiare dei cieli di maggio;
se ti ricordi dei campi di sulla,
delle giornate di luce brulla
al Castello Maniace di Siracusa,
o delle serenate al tuo paese
che ingegnavi su un mandolino
a tre corde. Torna e dimmi qualcosa,
la parola che non ho capito –
senti l’attrito dell’aria quando è
caldo, segna col dito sul vetro
appannato la forma di un sole,
il tuo rito privato per un domani
migliore.



Nicola Grato, da Inventario per il macellaio, Interno Poesia, 2018

02/11/18

La strana tribù degli Hemingway, segnata dalla depressione. Un libro.



"Quando mio nonno apri' la porta e vide suo figlio, cioe' mio padre, con i collant da donna, non disse nulla e richiuse la porta. Poi avrebbe detto soltanto 'noi Hemingway apparteniamo a una strana tribu''.

John Hemingway, nipote del grande scrittore, ricorda cosi' in modo toccante un momento difficile della sua famiglia, riportato nel libro "Unastrana tribu'" (Marlin), presentato giorni fa al Caffe' degli Specchi, 70 anni dopo la visita del nonno in quella città e in quel luogo.

Il libro, pubblicato nel 2007 negli Stati Uniti e da allora uscito in tanti Paesi e in Italia soltanto da pochi mesi, e' un ritratto affettuoso ma impietoso della famiglia Hemingway, segnata da un tratto depressivo che "avrebbe portato mio nonno a subire l'elettrochoc, cosi' come mio padre Gregory, piu' volte - racconta John - Mio padre era bipolare, poi all'eta' di 65 anni circa, ha cambiato sesso. Mia madre era schizofrenica, un mio bisnonno si e' suicidato", precisa ancora. 

Insomma, come scrive nell'introduzione del libro Roberto Vitale, "John riesce a mostrare il lato umano e vero di un uomo che ha usato la propria immagine come corazza per proteggersi dalle difficolta' e da quella quotidianita' difficile da affrontare".

Ha avuto il coraggio di "aprire l'armadio di famiglia", come ha detto alla presentazione. Hemingway, uno scrittore che, come ha indicato il docente di Letteratura angloamericana all'Universita' di Trieste Leonardo Buonomo, "con la sua modernita', lo stile monastico e la precisione" ha influenzato "non soltanto la letteratura alta ma anche quella popolare, si pensi ad esempio al noir americano, alla figura del detective di poche parole. E in Italia ancora di piu'".

John oggi vive a Montreal (Canada), ma e' stato a lungo a Milano e conosce bene i luoghi che contribuirono a fare di Ernest uno dei principali scrittori al mondo.

"La guerra combattuta in Italia dove rimase ferito rimanendo miracolosamente vivo, e l'Italia stessa hanno forgiato mio nonno", racconta oggi.

Fonte ANSA

01/11/18

Dal 5 Novembre torna al cinema "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman restaurato.



Per il centenario della nascita di Ingmar Bergman la Cineteca di Bologna porta in sala dal 5 novembre il restauro, realizzato dallo Svenska Filminstitutet, di uno dei titoli piu' iconici del regista svedese: Il settimo sigillo. 

Dopo l'anteprima, a giugno in Piazza Maggiore a Bologna nell'ambito della 32/a edizione del festival Il Cinema Ritrovato, Il settimo sigillo torna al cinema grazie al progetto della Cineteca di Bologna Il Cinema Ritrovato.

Al cinema, per la distribuzione dei classici restaurati.

Realizzato nel 1957, Il settimo sigillo segue le tracce del cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e del suo scudiero Jöns (Gunnar Björnstrand) che, reduci disillusi delle Crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione.

Sulla spiaggia Block incontra la Morte, e, in una delle piu' efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un'azione che dia un senso alla sua vita.

L'evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote che affondano nelle fantasie d'infanzia dell'autore.

Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell'uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondita' della sua inquietudine.

 "L'idea di realizzare Il settimo sigillo - raccontava Bergman - e' scaturita in me dalla visione dei temi trattati negli affreschi e nelle pitture medievali: i buffoni girovaghi, la peste, i flagellanti, la Morte che gioca a scacchi, i roghi delle streghe e le Crociate. Il film non ha pero' l'ambizione di restituire un'immagine realistica della vita in Svezia durante il Medioevo: e' un saggio di poesia moderna, che traduce le esperienze della vita di un uomo moderno, un saggio tuttavia modellato, sia pure molto liberamente, su spunti medievali. Il mio intento e' stato quello di dipingere come dipingevano i pittori del Medioevo, con lo stesso impegno oggettivo, con la stessa sensibilita' e la stessa gioia".

fonte ANSA

30/10/18

Domenica prossima, 4 novembre, Musei e Fori aperti gratis a Roma. Il dettaglio di tutti i siti visitabili.


Domenica 4 novembre, come ogni prima domenica del mese, e' previsto l'ingresso gratuito in tutti i Musei Civici per i residenti a Roma e nella Citta' Metropolitana, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l'organizzazione di Ze'tema Progetto Cultura. 

 Sara' inoltre aperto al pubblico gratuitamente il percorso di visita nell'area dei Fori Imperiali dalle ore 8.30 alle 16.30, con l'ultimo ingresso alle 15.30. 

L'apertura straordinaria prevede l'ingresso in prossimità della Colonna di Traiano e, dopo il percorso con passerella attraverso i Fori di Traiano e di Cesare, la prosecuzione attraverso il camminamento nel Foro di Nerva, che permette di accedere al Foro Romano mediante la passerella realizzata presso la Curia dalla Soprintendenza di Stato. 

Domenica 4 si potranno visitare gratuitamente le collezioni permanenti dei Musei e le molte mostre in corso. 


Ai Mercati di Traiano la mostra sull'imperatore Traiano in occasione dei 1900 anni dalla sua morte Traiano. Costruire l'Impero, creare l'Europa. 

Da non perdere, al Museo di Roma in Trastevere Lisetta Carmi. La bellezza della verita', un eccezionale percorso fotografico scandito da tre temi molto diversi fra loro: la metropolitana parigina, i travestiti e la Sicilia. 

Inoltre, alla Galleria d'Arte Moderna di via Crispi Roma Citta' Moderna. Da Nathan al Sessantotto, una rassegna unica che ripercorre le correnti artistiche protagoniste del '900 con in primo piano la citta' di Roma;

Chi vive o studia a Roma, puo' acquistare la MIC, la nuova card che, al costo di 5 euro, permette l'ingresso illimitato per 12 mesi nel Sistema dei Musei Civici.

29/10/18

La ridicolizzazione della realtà. Un interessante intervento di Caterina Serra




For fun, il potere della comodità 

Idiocracy, film di Mike Judge del 2006, comincia così, con un uomo che si mette orizzontale dentro una bara e aspetta ibernato.

L’azione di cui è protagonista è un’azione passiva.

All’interno di un programma militare segreto scelgono lui, mediocre, semplice, con un quoziente intellettivo che un mondo di intelligenti definisce da idioti.

Scelgono anche una donna, una prostituta, (tralascio il dettaglio Cristo e Maddalena eroi di un altro mondo e la necessità narrativa di una sexworker). Ma il messia-capro è anche qui maschio, anche lui chiamato al miracolo.

Il futuro in cui i due si risvegliano è un tempo in cui essere intelligenti non funziona più, sempre che avesse mai funzionato in un passato competitivo efficientista.

Ammutoliti tutti gli idealisti, paralizzati i più sensibili, morti di fame gli intelligenti senza fini di lucro, suicidati quelli che Mark Fischer chiama i malati di depressione di massa, colpiti dal morbo della nullità – se non sei diventato nessuno è colpa tua, la società capitalistica ti avrebbe accolto a braccia aperte se solo avessi dimostrato di volere uscire dalla tua miseria, di classe, di sesso, di razza.

Il mondo in cui si risvegliano è sciatto, abbruttito, impigrito, ipnotizzato tutto il giorno davanti a un video idiota che distrae, rincoglionisce, appiattisce tutto per non impegnare l’audience che è diventata tutta deficiente.

Tra cumuli di immondizie dentro e fuori casa, tra facce spente instupidite, la bocca piena di cibo industriale e di risate davanti a una tv finta di reality, un cinema con l’immagine fissa di un culo gigante, o dentro un parlamento stile show in cui il premier è un omone seminudo ignorante e aggressivo in piedi su uno scranno sponsorizzato da banche e multinazionali, kalashnikov in pugno a ogni mugugno di platea.

Insomma, un mondo non tanti anni luce dal nostro (premier o presidente che sia). Un mondo in cui qualcuno bravo con l’ottundimento di massa ha convertito l’acqua in Gatorade, niente vino questa volta, in cui non cresce più una singola pianta perché l’acqua potabile è finita nel cesso – è gratis, cioè, per la ragione sbagliata – e la gente senza un solo moto di dissenso beve tutto come da una fonte sacra.

Di nuovo, non proprio anni luce lontano da qui, un mondo che dalla tv al parlamento al tinello conosce e ama il ridicolo, la ridicolizzazione della realtà.

Come accade in certi film di Hollywood, Idiocracy ironizza di un mondo devastato dal capitalismo consumista, e quindi di noi.

Siamo seduti, guardiamo la tv spazzatura che sta guardando il protagonista, vediamo la spazzatura che produce mangiando guardando la tv che produciamo anche noi, seppur differenziata, in un paese di idioti che ridono governato da idioti che ridono.

Cosa vediamo e cosa ci diverte?

Vediamo una proiezione di quello che saremo o che siamo, il mondo capitalista com’è nelle sue rappresentazioni tipiche e semplificate, desiderio, consumo, spettacolarizzazione, decadenza, bisogno indotto di scambiare un bene comune con un bene economico.

Un neanche tanto velato classismo razzista pessimista che vede espandersi solo l’ignoranza e la volgarità come un magma indistinto che pervade ogni piazza-centro commerciale, con un protagonista deficiente-sapiente perché agli occhi degli stupidi il meno stupido appare intelligente. In scena c’è il cinismo capitalista e quindi l’elisir dell’anticapitalismo, e noi ci mettiamo in una posizione anticapitalista, seduta, comoda. Ironica e cinica quindi comoda.

Così, continuiamo a fare quello che vediamo e che deridiamo. Continuiamo divertiti e passivi a consumare e urlare e votare esattamente come i protagonisti di Idiocracy. L’ironia e il cinismo sono per noi e contro di noi, in una mise en abîme, che è il modo migliore per dirci siete voi e allo stesso tempo quelli che vogliamo noi e però anche quelli che volete voi. Abisso e paradosso si tengono. Di questa divertente passività mi interessa la consonanza con la comodità (ci sono altre consonanze, ribellione, resistenza, protesta in cui forse la passività è un’azione meno divertente). Comodo è confortevole, accogliente ma anche opportuno, conveniente. Perché una certa cosa risulti comoda non deve costare fatica, nessun talento inteso come esercizio di una certa predisposizione, nessuna abilità da allenare, nessuna tecnica da acquisire col tempo, nessun tempo passato a imparare.

Basta lasciarsi andare, farsi fare tutto, farsi guardare senza saper fare veramente niente se non mettersi in mostra, non in scena. Questo tipo di comodità vale soprattutto per il godimento, il divertimento: il business più fruttuoso della terra, dallo sport allo spettacolo al sesso ma anche alla scuola al lavoro. Ciò che conta è divertirsi e divertire.

Vogliamo che tutto sia funny, divertente, che ci deresponsabilizzi, che sia tutto un po’ turistico, un giro di giostra, programmato facilitato. Di recente mi è capitata tra le mani la prospettiva di una escursione subacquea. Let’s have fun. No experience required.

Divertitevi, non occorre avere alcuna esperienza, dicono i volantini. Anche se non l’abbiamo mai fatto, se non abbiamo idea di cosa voglia dire immergersi nell’acqua, perfino se non sappiamo nuotare (sic) non importa, faremo la stessa esperienza di uno che ci ha messo anni e passione e fatica, e che finalmente ha la sensazione di avere il corpo leggero e fluido di un pesce. Potenza persuasiva della narrazione pubblicitaria.

La foto sui volantini è allo stesso tempo ridicola e tecnologica o ridicolmente tecnologica, non so. Sembra un po’ Idiocracy.

I visi sorridenti di un ragazzo e una ragazza sono infilati in un casco, una palla di vetro, un vaso per i pesci, un casco spaziale – acquario o mare, oceano o spazio, fa un po’ lo stesso, quello che vogliamo alla fine è sempre la luna. Dunque, si respira aria con l’acqua che non arriva mai alla bocca, e si nuota.

No, non si nuota, ci si siede, di nuovo!, su una specie di moto-poltrona teleguidata che fa stare tra i pesci seguiti da due in bombole maschera e pinne, loro sì, pronti a guardare dove vai, cosa fai, e in nome della sicurezza a salvarti la vita, che così seduto non si sa mai. E così, ce l’hai fatta, hai visto quello che per vederlo ci avresti messo mesi anni, senza contare il rischio, il pericolo, e la meraviglia di farlo da solo. Invece, qualcuno ti ha tenuto per mano, ti ha guidato, non ti ha insegnato niente ma ti ha fatto divertire.

Non ti è costato niente, pardon, ti è costato ma solo denaro, e intanto quell’esperienza l’hai avuta, consumata come le tante in cui basta comprare. È il pensiero magico della società dei consumi, essere già arrivati senza la fatica di arrivare, diventare ricchi per miracolo, far coincidere il desiderio delle cose con il loro consumo, all’infinito. 

Una vita da imbecilli felici, come ci definisce George Perec in Le cose, siamo nel 1965, quando parla di felicità. “…tra le cose del mondo moderno e la felicità [c’è] un rapporto obbligato. Una certa ricchezza nella nostra società rende possibile un certo tipo di felicità: si può parlare della felicità di Orly (l’aeroporto di Orly, inaugurato nel 1961, fu per anni il «monumento» più visitato di Francia)… Ma questa felicità resta una possibilità, perché nel capitalismo vale il detto: cose promesse non sono cose dovute.

Libro ironico ambiguo freddo. Per nulla divertente, ma forse erano anni in cui la felicità non coincideva con il divertimento. Un libro molto ironico, un’ironia che non mette comodi perché non è cinica, non condanna personaggi e lettori per la loro miseria morale, l’ignoranza, la banalità, la stupidità, ma non ci prende in giro, non ci fa ridere di essere così felici e così imbecilli. Forse ci intristisce, o ci fa anche venir voglia di alzarci.

Caterina Serra, L'Espresso, 23 settembre 2018 p.79


28/10/18

Poesia della Domenica - "Canzone d'amore" di Ted Hughes.


Canzone d’amore
Lui la amava e lei lo amava
e i suoi baci le succhiavano via l’intero passato e futuro o così tentavano
lui non aveva altro appetito
lei lo mordeva lei lo morsicava lei suggeva
lo voleva completamente dentro di sé
sano e salvo per sempre e poi sempre
le loro piccole urla svolazzavano nelle tende
gli occhi di lei volevano che nulla si perdesse
gli sguardi di lei gli inchiodavano polsi mani gomiti
lui la avvinghiava stretta così che la vita
non la trascinasse via da quel momento
lui voleva che tutto il futuro cessasse
lui voleva buttarsi con le sue braccia intorno a lei
dall’orlo di quel momento e nel nulla
o durevole o quel che ci fosse
l’abbraccio di lei era un torchio immenso
a stamparselo nelle sue ossa
i sorrisi di lui erano soffitte d’un palazzo incantato
ove non vi giungerebbe mai il mondo reale
i sorrisi di lei erano morsi di ragno
così lui giacerebbe immoto fino a che lei non si sentisse affamata
le parole di lui erano esercizi d’occupazione
le risate di lei erano tentativi d’assassino
gli sguardi di lui erano proiettili pugnali di vendetta
le occhiate di lei erano spettri nell’angolo con orribili segreti
i sussurri di lui erano fruste e stivali
i baci di lei erano avvocati che non smettevano di scrivere
le carezze di lui erano gli ultimi ami di un naufrago
i trucchi d’amore di lei erano frantumazione di legami
e i loro gemiti profondi strisciavano sul pavimento
un animale trascinante una grossa trappola
le promesse di lui erano il bavaglio del chirurgo
le promesse di lei scoperchiavano il teschio
lei se ne farebbe fare una spilla
i giuramenti di lei gli mettevano gli occhi in formalina
sul fondo del suo cassetto segreto
le loro urla si appiccicavano alla parete
le loro teste si staccavano nel sonno come le due metà
d’un melone spaccato, ma è duro da smettere l’amore
nel loro sonno intrecciato si scambiavano braccia e gambe
nei loro sogni i loro cervelli prendevano l’un l’altro a ostaggio
il mattino portavano l’uno il viso dell’altro
Lovesong
He loved her and she loved him
His kisses sucked out her whole past and future or tried to
He had no other appetite
She bit him she gnawed him she sucked
She wanted him complete inside her
Safe and sure forever ad ever
Their little cries fluttered into the curtains
Her eyes wanted nothing to get away
Her looks nailed down his hands his wrists his elbows
He gripped her hard so that life
Should not drag her from that moment
He wanted all future to cease
He wanted to topple with his arms round her
Off that moment’s brink and into nothing
Or everlasting or whatever there was
Her embrace was an immense press
To print him into her bones
His smiles were the garrets of a fairy palace
Where the real world would never come
Her smiles were spider bites
So he would lie still till she felt hungry
His words were occupying armies
Her laughs were an assassin’s attempts
His looks were bullets daggers of revenge
Her glances were ghosts in the corner with horrible secrets
His whispers were whips and jackboots
Her kisses were lawyers steadily writing
His caresses were the last hooks of a castaway
Her love-tricks were the grinding of locks
And their deep cries crawled over the floors
Like an animal dragging a great trap
His promises were the surgeon’s gag
Her promises took the top off his skull
She would get a brooch made of it
His vows pulled out all her sinews
He showed her how to make a love-knot
Her vows put his eyes in formalin
At the back of her secret drawer
Their screams stuck in the wall
Their heads fell apart into sleep like the two halves
Of a lopped melon, but love is hard to stop
In their entwined sleep they exchanged arms and legs
In their dreams their brains took each other hostage
In the morning they wore each other’s face

27/10/18

SABATO 10 NOVEMBRE al MACRO di ROMA Reading con Fabrizio Falconi e altri 5 poeti.


Sabato 10 Novembre - ore 12:00
Stanza della Lettura
Macro Asilo | Museo Macro 
Via Nizza, 138 - ROMA


Interno Poesia arriva al Macro di Roma per un incontro-reading con 5 poeti della collana "Interno Libri" Fabio ChiusiMaria Del VecchioFabrizio FalconiMarco PacioniAntonella Palermo - presentati e introdotti da Andrea Sirotti.

Lettura dai libri:
"Era la guerra" di Fabio Chiusi 
"Arimanere" di Maria Del Vecchio 
"Nessun pensiero conosce l'amore" di Fabrizio Falconi 
"Lo sbarco salato del risveglio" di Marco Pacioni
"La città bucata" di Antonella Palermo



Jung: Una formidabile pagina dedicata agli uomini che si identificano del tutto con il proprio ruolo o con il proprio ufficio.



Comunissimo è il caso della sciatta identità di molti uomini con le loro occupazioni o col loro titolo. 

Certamente il mio ufficio è un'attività che mi compete, ma è in pari tempo un fattore collettivo, nato storicamente dalla cooperazione di molti e la cui dignità deve la sua esistenza soltanto a un consenso collettivo. 

Se quindi io mi identifico col mio ufficio o col mio titolo, mi comporto come se fossi io stesso l'intero fattore sociale che costituisce un ufficio, come se io fossi non solo il titolare dell'ufficio, ma anche il consenso della società. 

In tal modo io mi sono inconsuetamente espanso ed ho usurpato qualità che non sono in me, ma fuori di me. 

"L'Etat c'est moi", ecco il motto di questa gente. 

L'identificazione con l'ufficio o col titolo ha perfino qualcosa di seducente, sicché molti uomini non sono nient'altro che l'ufficio conferito loro dalla società. 

Sarebbe vano cercare sotto tale scorza una personalità. 

Dietro la gran gonfiatura si troverebbe solo un miserabile omiciattolo

Perciò l'ufficio è così seducente: perché rappresenta una comoda compensazione delle insufficienze personali. 

Carl Gustav Jung, L'Io e l'inconscio, p.48.

26/10/18

Libro del Giorno: "Controcorrente" di Joris-Karl Huysmans.



Uno dei romanzi più importanti della storia della Letteratura, pubblicato alla fine dell'Ottocento (1884), Controcorrente viene da sempre incluso nelle antologie degli studi umanistici come il primo romanzo moderno, il romanzo che - accogliendo in pieno la lezione di Bergson - segna la transizione dal realismo ottocentesco alla complessità e alle inquietudini della cultura del Novecento, diventando il vero e proprio manifesto del Decadentismo. 

Lo scrisse Joris-Karl Huysmans, nato a Parigi nel 1848 nel cuore del Quartiere Latino da madre francese e padre di origine fiamminga e ultimo discendente di una famiglia di pittori ed incisori. 

Rimasto orfano di padre ancora bambino deve vivere con il patrigno dopo il nuovo matrimonio della madre, poi viene inviato in collegio e a diciott'anni, per poter continuare gli studi dopo il baccalaureato, è costretto a cercare un impiego al Ministero degli Interni dove lavorerà per tutta la vita.

Una "modesta vita da burocrate" (interrotta solo dalla chiamata alle armi nel 1870 per la guerra franco-prussiana e da qualche viaggio) sotto il quale si nascondeva una natura profondamente inquieta e una curiosità da erudito sconfinata, che lo portarono sulla strada di Emile Zola, il quale ne decretò e ne accompagnò il successo letterario. Huysmans cominciò a frequentare personaggi segnati dal mistero, dall'occultismo, dal misticismo, conosce Berthe Carrière più volte internata in manicomio, la quale gli presenta a sua volta l'abate Mugnier, che convincerà Huysmans a un ritiro nel convento di Igny, che avrà comunque breve durata, e a una conversione "piena" che durerà fino alla fine dei suoi giorni. 

Tutto questo confluisce in Controcorrente, romanzo manifesto il cui protagonista, il nobile Des Esseints, rifiutando l’insostenibile mediocrità del mondo contemporaneo dopo una vita passata in dissolutezze ed eccessi di ogni tipo, si ritira in una sorta di squisita clausura, popolata di sogni, profumi esotici e artificiose bellezze, nella residenza di campagna del Castello di Fontenay. 

Ma al suo splendido e ossessivo isolamento sarà costretto a rinunciare a causa della stessa nevrosi che lo aveva spinto a preferire alla realtà il sogno della realtà. 

Il romanzo scardina ogni forma del genere tradizionale, non essendo altro che una unica eruditissima digressione sui gusti estetici, letterari, teologici, artistici, dell'uomo isolato dal mondo che in esso cerca disperatamente conforto, senza tuttavia riuscirci. 

Pagine illuminate, parossistiche, barocche, che in lingua italiana possono essere apprezzate a pieno grazie a  una incredibile, virtuosistica traduzione dal francese del grande poeta Camillo Sbarbaro.

Un romanzo che oggi va riletto per comprendere il passaggio di un epoca e che affascinò enormemente i contemporanei:  «Perché questo nevrotico – scriveva Maupassant recensendo il libro – mi appare come un uomo che, se esistesse, sarebbe il solo uomo intelligente, saggio, veramente idealista e poeta dell’universo?»

Fabrizio Falconi


24/10/18

Ultim'ora: Pompei - Trovati 5 nuovi scheletri nella Casa dell'Iscrizione !



+++ I resti di cinque persone, con tutta probabilita' due donne e tre bambini, che si erano rifugiati in una stanza da letto nel disperato tentativo di salvarsi dalla pioggia di lapilli che aveva invaso l'abitazione. 

E' la nuova agghiacciante scoperta arrivata dagli scavi in corso a Pompei. "Un ritrovamento scioccante, ma anche molto importante per la storia degli studi", commenta con l'ANSA il direttore Massimo Osanna. Gli scheletri sono stati trovati nella casa dell'iscrizione che cambierebbe la data dell'eruzione.


Fonte ANSA 

Svelato il mistero ? La mummia egizia con tatuaggi di 3.000 anni fa era una strega.



A due anni dall'annuncio della sua scoperta, fatta a Luxor, e' stata confermata l'identita' della mummia egizia coperta di tatuaggi singolari: era una maga vissuta fra il 1300 e il 1070 avanti Cristo e morta quando aveva fra 25 e 34 anni. 

Lo ha annunciato il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichita' Egiziane, Mustafa el Waziri

Secondo gli esperti i resti rappresentano il primo esempio di complessi tatuaggi a scopi religiosi nell'antico Egitto

L'ipotesi dell'identita' della mummia era stata avanzata nel 2016 dai ricercatori che l'avevano studiata, sotto la guida di Anne Austin dell'universita' americana di Stanford

Decorata con circa 30 tatuaggi, la mummia, scoperta nel sito di Deir El-Madina, aveva subito destato grande curiosita', ma senza mani, gambe, testa e bacino, non era stato facile ricostruire eta' e identita' del corpo. 

I disegni su spalle, collo, schiena e braccia che raffigurano fiori di loto e babbuini seduti, simboli magici di guarigione e protezione contro le malattia, e la moltitudine di occhi di Horus, simboli di protezione contro il male, avevano fatto ipotizzare ai ricercatori che fosse il corpo di una sacerdotessa o una sorta di maga. 


Gli stessi ricercatori avevano calcolato anche l'eta' della donna al momento della morte, in base alla crescita e alla densita' ossea. 

"Da qualsiasi angolazione guardi questa donna, vedi un paio di occhi divini che ti guardano", aveva rilevato Austin. 

Tuttavia c'era un problema con l'ipotesi degli studiosi: finora si pensava che nell'Antico Egitto alle donne non fosse permesso di agire come figure religiose e lo studio aveva acceso un grande dibattito fra gli esperti. Il Supremo Consiglio delle Antichita' vi ha quindi messo fine riconoscendo ufficialmente che i resti della mummia scoperta a Luxor appartengono davvero a una figura che ha avuto un ruolo di significato religioso nella storia dell'antico Egitto.

23/10/18

Trovato nel Mar Nero a 2 km di profondità il relitto navale più antico del mondo!



Il piu' vecchio relitto "intatto" del mondo, una nave greca risalente al 400 a.C., e' stato scoperto sui fondali mar Nero. 

Lo ha annunciato una spedizione scientifica anglo-bulgara

"Non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile ritrovate intatta e a due chilometri di profondita', una nave risalente a quell'epoca", ha dichiarato il professor Jon Adams, direttore del Centro di archeologia marittima dell'universita' di Southampton (sud dell'Inghilterra), uno dei leader della spedizione. 

"Con questa scoperta potremo approfondire la nostra conoscenza delle costruzioni navali e della navigazione nei tempi antichi", ha aggiunto in un comunicato. 

La spedizione Black Sea MAP ha scandagliato per tre anni i fondali del mar Nero coprendo un'area di piu' di 2.000 km² al largo della Bulgaria con un sonar e un veicolo telecomandato munito di telecamere per l'esplorazione in acque profonde. 

La squadra ha scoperto piu' di 60 relitti risalenti all'epoca, all'epoca romana e fino al XVIIesimo secolo

La piu' antica e' stata ritrovata ad una profondita' in cui l'acqua e' sprovvista di ossigeno e puo' "conservare le materie organiche per migliaia di anni", ha precisato la squadra del Black Sea Map. "Noi abbiamo pezzi di relitti che risalgono ad un'epoca piu' antica ma questa sembra veramente intatta", ha sottolineato sulla Bbc l'archeologa Helen Farr. "E' adagiato su un fianco, ci sono ancora l'albero e il timone, non si vedono queste cose tutti i giorni", ha aggiunto. 

Questo "tipo di imbarcazione greca era stata finora osservata solamente sulle decorazioni delle porcellane greche", hanno sottolineato gli scienziati

La spedizione e' stata realizzata congiuntamente dall'Universita' di Southampton, dal Museo archeologico nazionale, dall'Accademia delle scienze e dal Centro di archeologia sottomarina di Bulgaria. 


22/10/18

Libro del Giorno: "Jackson Pollock - Lettere, Riflessioni, Testimonianze".




La mostra attualmente in corso a Roma, al Vittoriano, dedicata a Jackson Pollock e alla "Scuola di New York" è l'occasione per tornare alla figura di questo gigante dell'arte del XXmo secolo, attraverso un prezioso libro, edito da Ascondita e curato da Elena Pontiggia, che ripercorre sua la vicenda umana e artistica attraverso le rare lettere e scritti dello stesso Pollock, e alle testimonianze e riflessioni di coloro che lo hanno conosciuto, che ne hanno condiviso il percorso artistico o che ne sono stati attratti e colpiti per sempre. 

Si ripercorre così la storia di questo ragazzo, nato in provincia, a Cody, nel Wyoming, nel 1912, ultimo di cinque fratelli, da un padre contadino (poi agrimensore) e da una madre di origini irlandesi. L'infanzia e la giovinezza irrequieti, in un'America poverissima, gli studi alla Art Students League di New York, l'attraversamento del Paese da Ovest a Est in autostop e su mezzi di fortuna, la dipendenza dall'alcool, il carattere introverso e irascibile, la leggenda che ne è scaturita, l'incontro con Benton (di cui frequentò i corsi a New York), e con il muralismo messicano di Orozco e Siqueiros, la scoperta delle arti manuali e visive dei nativi americani, l'incontro con Lee Krasner che diventa sua moglie e la sua sodale artistica, l'incontro ancora più decisivo con Peggy Guggenheim, che lo lancia definitivamente sul mercato dell'arte, specialmente quello europeo, gli anni del ritiro nella casa di Springs, nel Long Island, gli esperimenti sempre più arditi con il dripping, la partecipazione al gruppo degli Irascibili, la frattura alla caviglia che gli rende difficile il lavoro, la separazione con Lee e alla fine il terribile incidente stradale che a soli 44 anni mette fine alla sua vita e a quella di un'altra donna (la sua compagna dell'epoca, Ruth Klingman, sopravvive). 

Ne emerge il ritratto di un uomo-artista-assoluto, assolutamente non incline ai compromessi,  quasi del tutto incompreso eppure desideroso soltanto di esprimere se stesso, il groviglio che abita la sua anima e di cui è perfettamente consapevole - quasi fosse uno stato di trance - solo quando dipinge, nella sua tecnica particolare, con la grande tela disposta ai suoi piedi e lui che letteralmente gli danza intorno disponendo il colore a schizzi. 

Il rifiuto del caso: "Non utilizzo il caso. Solo quando perdo il contatto con il quadro il risultato è caotico. Altrimenti c'è armonia totale;"  la fede nell'arte: "L'arte moderna lavora per esprimere un mondo interiore... esprime l'energia, il movimento e altre forze interiori"; la consapevolezza di una sfida vinta: "Ho fatto uscire la pittura dallo spazio angusto dell'atelier per portarla nel mondo e nella vita"; l'importanza del rapporto con l'inconscio: "L'inconscio è un elemento importante dell'arte moderna e penso che le pulsioni dell'inconscio abbiano grande significato per chi guarda un quadro." 

Qualcuno ha detto che l'arte di Pollock è cosmogonica. Ricercatori hanno anche azzardato una stretta correlazione - di cui Pollock ovviamente non poteva essere consapevole - tra le sue tele e i frattali, le strutture di cui è composto l'universo. 

Il mistero della grande arte di Pollock è in questa forza incredibile. La forza interiore di un cuore che contiene in sé il segreto dell'universo intero. 






19/10/18

Incredibile ! Riappare dopo 100 anni a Roma il "Bal Tic Tac", il locale affrescato da Giacomo Balla di cui si era persa ogni traccia.



Frutto di un fortuito quanto eccezionale ritrovamento, riappare dopo un secolo a Roma, al piano terra di un edificio di proprieta' della Banca d'Italia: l'ingresso interamente dipinto a tempera da Giacomo Balla per il Bal Tic Tac, un locale dove negli anni Venti si suonava il jazz. 

Si tratta della Villa Huffer, che sorge nei pressi del Quirinale.


"Una scoperta sensazionale" sottolinea il soprintendente alle Belle Arti e all'Archeologia di Roma, Francesco Prosperetti.

L'ambiente verra' studiato da una commissione di esperti, restaurato e alla fine aperto al pubblico.

Fonte Ansa



17/10/18

A Parigi nel nuovo meraviglioso spazio della Fondation Vuitton una grande mostra dedicata a due geni irregolari: Schiele e Basquiat.


Due artisti «maledetti». Due enfant prodige, intensi, dal talento esplosivo e dalla creatività, per citare Suzanne Pagès, direttore artistico della Fondation Louis Vuitton, «prolifica e folgorante».  
Morti giovanissimi, entrambi all’età di 28 anni ma a 70 anni di distanza, l’austriaco Egon Schiele e l’americano di origine portoricana Jean-Michel Basquiat, sono i protagonisti della grande mostra che si tiene in quest’istituzione dal 3 ottobre al 14 gennaio. 

Il curatore invitato Didier Buchhart ricorda che questo confronto tra i due artisti ha un senso: la loro opera li ha resi delle «icone» per le generazioni successive. Ha rivelato, nel posizionamento borderline, una capacità di rompere gli schemi, di interrogarsi sulla vita. 

Con Schiele, è la prima volta che questo spazio espositivo dedica una monografia ad un artista storico e con Basquiat è la prima volta che un artista riceve dalla Fondation (che possiede d’altronde diverse sue opere nella collezione permanente) un omaggio di tale portata.
La Fondazione Louis Vuitton a Parigi

In entrambi i casi, saranno esposte opere finora mai presentate. 

Nel caso di Basquiat, grazie anche a una collaborazione con la Brant foundation di New York. La sezione consacrata al pittore austriaco (120 opere) si divide in quattro parti che illustrano il suo passaggio da un’arte influenzata dallo jugendstil e dal maestro Klimt a disegni e rappresentazioni dai tracciati nervosi e dalle linee torturate in uno stile subito identificabile. Numerosi saranno gli autoritratti e i nudi e si terminerà con l’incompiuto Des amoureux, dipinto poco prima della morte. 

Organizzato cronologicamente su 2.500 mq, l’itinerario su Basquiat (135 opere) mostrerà a qual punto egli interpelli le coscienze su temi come l’esclusione, il razzismo, l’oppressione, che confermano la sua affermazione: «L’80% del mio lavoro è rabbia».

TUTTE LE INFO SULLA MOSTRA QUI

16/10/18

Vicino Terni affiora lo scheletro di una bambina con un sasso nella bocca: è la prova che fu la malaria a fermare Attila ?



Nuove conferme alla tesi degli archeologi della presenza della malaria che, nella meta' del V secolo d.C., infesto' l'area dove oggi sorge Lugnano in Teverina, fermando l'avanzata di Attila: dal sito archeologico di Poggio Gramignano e' emersa infatti una tomba con i resti di una bambina di dieci anni, con la bocca aperta e una pietra collocata all'interno della cavita' orale, pietra che ricondurrebbe ad un rito legato presumibilmente all'epidemia della malattia. 

Il rinvenimento e' avvenuto durante la campagna di scavi nello scorso luglio ad opera di un'equipe di archeologi statunitensi guidata da David Soren, dell'universita' dell'Arizona, che per primo scopri' la necropoli dei bambini. 

Le operazioni sono state condotte da ricercatori della Yale e della Stanford University, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria e il Comune di Lugnano in Teverina. 

La scoperta si riallaccia alla tesi secondo la quale Attila, durante la sua campagna di conquista verso Roma, desistette nell'avanzare dopo essersi imbattuto proprio nella presenza della malaria. 

"Questa scoperta - afferma una nota del Comune - sta suscitando molto interesse a livello internazionale sia dal punto di vista scientifico che da quello mediatico. Non possiamo quindi che ritenerci soddisfatti per i risultati ottenuti e che daranno sicuramente piu' visibilita' al nostro sito archeologico proprio mentre ci apprestiamo a portare a termine il progetto di copertura dell'area di Poggio Gramignano che, grazie ai finanziamenti delle Aree Interne, verra' reso fruibile ai turisti". 

A Poggio Gramignano gli archeologi scavano da tre anni sui resti di un'antica villa di epoca romana, riportata alla luce proprio dall'universita' dell'Arizona dal 1988 al 1993. 

Alcuni ambienti furono riutilizzati alla meta' del V secolo d.C. come cimitero di bambini