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04/10/19

Bansky attacca ferocemente il Parlamento Britannico, popolato da scimmie. Asta Record da Sotheby's



Nove milioni di sterline, l'equivalente di 11,4 milioni di euro, per il "Devolved Parliament" dell'artista britannico Banksy: alla fine di una serrata gara tra una decina di collezionisti, 13 minuti di continui rilanci, la grande tela che raffigura i banchi della Camera dei Comuni occupati da scimpanze' e' stata venduta per una cifra record da Sotheby's

Lo riportano i media britannici, evidenziando che il prezzo di partenza era gia' esorbitante: 8,5 milioni di sterline.

"Peccato che non sia piu' di mia proprieta'", ha scritto Bansky su Instagram, replicando al critico d'arte Robert Hughes che metteva in questione il valore effettivo delle opere d'arte. 

Pochi giorni dopo le burrascose sedute alla Camera dei Comuni sulla Brexit, lo street artist Banksy aveva messo all'asta il "Parlamento involuto", la tela che raffigura scimpanze seduti sugli scranni verdi della House of Commons, al posto dei deputati britannici. 

Il lavoro presentato alla stampa è stato messo all'asta ieri 3 ottobre in un contesto molto speciale, a un mese dalla data prevista per la Brexit, il 31 ottobre, e in un Paese ancora molto diviso. Questa settimana, il Parlamento britannico e' stato teatro di scambi particolarmente accesi tra il Primo Ministro Boris Johnson e i parlamentari dell'opposizione, senza precedenti in 22 anni, secondo lo speaker dei Comuni. 



"Non ci poteva essere un momento migliore per vendere questo dipinto", ha dichiarato all'Afp Alex Branczik, capo del dipartimento di arte contemporanea di Sotheby in Europa, asserendo che da settimane si assiste in Parlamento a scene da "telenovele quotidiane".

Il dipinto di Banksy sottolinea, rappresenta "la regressione della piu' antica democrazia parlamentare al mondo ad un atteggiamento tribale e animale".

Il dipinto e' stato originariamente esposto nel 2009 al Bristol City Museum, citta' di origine Banksy.

Ma quest'anno l'artista, la cui vera identita' rimane un mistero, "ha nuovamente esposto l'opera in coincidenza con la data della Brexit, a 10 anni dalla sua prima mostra", ha spiegato Branczik. In questa occasione, il dipinto, precedentemente chiamato Tempo delle interrogazioni, e' stato re-intitolato.

Non e' la prima volta che il famoso artista di strada si inserisce nel dibattito sulla Brexit. A Dover, ha realizzato un affresco di un uomo che infierisce su una stella europea con uno scalpello, opera che puo' essere vista dalle migliaia di camionisti e visitatori che entrano nel Regno Unito ogni anno.

Fonte Askanews e Ansa 


19/09/19

Bacon e Freud per la prima volta insieme a Roma in una grande mostra al Chiostro del Bramante

Lucien Freud, Girl with a kitten, 1947, in mostra al Chiostro del Bramante

BACON, FREUD, LA SCUOLA DI LONDRA 
Opere della TATE 26 settembre 2019 – 23 febbraio 2020 al Chiostro del Bramante di Roma

Due giganti della pittura, Francis Bacon e Lucian Freud per la prima volta insieme in una mostra in Italia. Uno dei più affascinanti, ampi e significativi capitoli dell’arte contemporanea mondiale con la Scuola di Londra. Una città straordinaria in un periodo rivoluzionario. Bacon, Freud, l’arte britannica in oltre sette decenni, lo spirito di una città in mostra al Chiostro del Bramante di Roma dall’autunno 2019 fino a febbraio 2020, a cura di Elena Crippa, Curator of Modern and Contemporary British Art, Tate e organizzata in collaborazione con Tate, Londra.

Insieme a Francis Bacon e Lucian Freud, Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego, artisti che hanno segnato un’epoca, ispirato generazioni, utilizzato la pittura per raccontare la vita. 

Grazie a un prestito di Tate, la pittura di sei artisti con opere dal 1945 al 2004 rivela, in maniera diretta e sconvolgente, la natura umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni, nessun filtro, verità. Tanti i temi affrontati: gli anni della guerra e del dopoguerra, storie di immigrazione, tensioni, miserie e insieme, desiderio di cambiamento, ricerca e introspezione, ruolo della donna, dibattito culturale e riscatto sociale. Al centro di tutto questo la realtà: ispirazione, soggetto, strumento, fino a essere ossessione. 

Un tema più che mai attuale, in un’epoca, la nostra, di filtri e #nofilter. La scuola di Londra In mostra oltre quarantacinque dipinti, disegni e incisioni di artisti raggruppati nella “School of London”. 

Artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere. 

Francis Bacon (1909-1992) nasce e cresce in Irlanda e arriva in Inghilterra quindicenne, Lucian Freud (1922-2011) scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo, lo stesso succede, pochi anni dopo a Frank Auerbach; Michael Andrews è norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte; Leon Kossoff è nato a Londra da genitori ebrei russi; Paula Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi. 

Nell’architettura cinquecentesca progettata da Donato Bramante trovano spazio, con un approccio cronologico e tematico, opere che raccontano individui, luoghi, vita vissuta, per mostrare la totalità dell’esperienza di essere umano. Opere in cui la fragilità e la vitalità della condizione umana viene presentata tramite lo sguardo dell’artista: disegni e dipinti che ritraggono esistenze e luoghi scandagliati nella sua crudezza senza filtri. 

Per l'approfondimento sugli artisti vedi: www.chiostrodelbramante.it/mostra-bacon-freud-approfondimento


23/05/19

Arriva in Italia dopo 35 anni la "Madonna Benois" di Leonardo da Vinci !



Dal 4 luglio al 4 agosto 2019, Perugia sarà teatro di uno straordinario appuntamento d'arte.

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, arriva la Madonna Benois, uno dei capolavori giovanili di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, che torna in Italia dopo 35 anni dalla sua unica esposizione.

L’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, vivrà un momento preliminare alla Pinacoteca di Fabriano, dal 1° al 30 giugno, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference.

La mostra offre la possibilità di un interessante confronto iconografico tra la Madonna Benois e le opere del Perugino, eseguite al suo rientro in Umbria da Firenze, e conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Già nelle Cronache Rimate del 1482, infatti, il pittore Giovanni Santi ricordava che Due giovin par d'etate e par d'amori / Leonardo da Vinci e 'l Perusino / Pier della Pieve ch'è un divin pittore, per sottolineare il profondo rapporto che legò i due artisti mentre lavoravano insieme come giovani apprendisti nella bottega fiorentina del Verrocchio.

La Madonna Benois è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Dipinta con ogni probabilità tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui l’artista fu iniziatore.
Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, il genio del Rinascimento rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di casa abitata”, afferma Tatiana Kustodieva, del Dipartimento dell'arte dell’Ermitage. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per sé stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente”.

A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché “Un buon pittore - annota lo stesso Leonardo nel “Trattato della Pittura” - deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”.

La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914, venduta da Marija Aleksandrovna Benois, che la aveva ereditata dal nonno paterno, mercante in Astrachan, a un prezzo inferiore a quello di mercato, «purché rimanesse in Russia». Non è nota la storia del dipinto prima dell’Ottocento, ma appena fu esposta per la prima volta nel 1908, quasi tutti gli storici dell’arte del tempo l’assegnarono a Leonardo da Vinci, attribuzione che oggi risulta molto solida e affermata pressoché all’unanimità.

La rassegna, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International, rinsalda il legame già in essere tra la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Ermitage di San Pietroburgo: grazie a questa collaborazione, La lavandaia, capolavoro di Jean Siméon Chardin dell’Ermitage, è presente alla mostra della Galleria dedicata alle Bolle di sapone, mentre, lo scorso dicembre, l’Annunciazione della Vergine Maria di Piero della Francesca, cimasa del Polittico di Sant’Antonio, è stata eccezionalmente prestata al museo russo, che ora sceglie di celebrare il genio del grande artista toscano proprio nel suo paese natale.


LEONARDO DA VINCI. LA MADONNA BENOIS
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
4 luglio – 4 agosto 2019

Orari: da martedì a domenica, 8.30-19.30; lunedì 12.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Biglietti: intero, € 8,00; ridotto, € 4,00, Gratuito (per le singole categorie consultare il sito www.gallerianazionaledellumbria.it/visita); Card Perugia Città Museo


Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it 



21/03/19

Quando Leonardo da Vinci soggiornò in Vaticano. Tutti in coda per ammirare il San Girolamo nel Deserto.


Leonardo da Vinci soggiornò in Vaticano. La notizia e' confermata da un documento di archivio che, scrive l'Osservatore Romano, torna alla luce in occasione dell'esposizione gratuita di un opera davinciana dei Musei vaticani, il San Girolamo nel deserto. 

Per tre mesi, dal 22 marzo al 22 giugno prossimi, scrive sul giornale vaticano la direttrice dei Musei, Barbara Jatta, "l'opera verrà trasferita nella sede del Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro, in una piccola ma significativa esposizione, dove verrà mostrato da solo, gratuitamente, a tutti i pellegrini, visitatori e cultori dell'arte come omaggio del Vaticano per le celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte del grande artista rinascimentale. Il San Girolamo nel deserto dei Musei Vaticani è un capolavoro indiscusso del genio leonardesco. Proprio per la sua caratteristica di 'non finito' è ritenuto fra le sue opere più interessanti ed è annoverato fra i pochissimi dipinti la cui autografia non è stata mai messa in discussione". 

La mostra viene inaugurata oggi, il 21 marzo nel Braccio di Carlo Magno; tra le testimonianze più preziose, sottolinea l'Osservatore Romano, ci sarà anche un documento dell'Archivio storico della Fabbrica di San Pietro del 1513, prestato per questa occasione, che conferma il soggiorno di Leonardo in un appartamento per lui allestito nel Belvedere Vaticano. 

Sono gli stessi anni in cui è certa la presenza contemporanea a Roma anche di Michelangelo, Raffaello, Bramante. 

05/01/19

Un'incredibile lettera ritrovata svela il "Giallo degli Uffizi", con il "Vaso di fiori" rubato dai nazisti.



Una lettera prova che un soldato tedesco della Seconda Guerra Mondiale, il caporale della logistica Herbert Stock, aveva trafugato e poi inviato a casa il quadro 'Vaso di Fiori' del fiammingo Jan van Huysum (1682-1749), tra i capolavori evacuati dagli Uffizi in ville della campagna fiorentina e poi rubato dalle truppe naziste in ritirata verso il Brennero

E' quanto rivela un reportage del settimanaletedesco Der Spiegel. 

Il 17 luglio 1944 Stock scriveva alla moglie Magdalena avvisandola che con la posta militare le avrebbe inviato la tela: "Ho un bel dipinto, fiori su tela. Lo spedisco. Starebbe bene in una cornice dorata". 

E cosi' la natura morta arrivo' nella casa del soldato, Halle an der Saale, in Sassonia, vicina a Lipsia, rimasta nella Germania Est (ex Ddr) anche se c'e' una seconda pista investigativa che porterebbe a Kassel, piu' a ovest.

Comunque sia la citta' sassone resta l'unica traccia certa su dove potrebbe esser stato il quadro poiche' poi, per decenni, pur essendo un'opera certificata, non se ne sapra' piu' nulla.

Si dovra' aspettare la caduta del muro di Berlino (1989) perche' la famiglia in possesso del dipinto potesse prendere contatti all'estero. 

Infatti nel 1991 il quadro viene proposto per una vendita alla case d'aste di Sotheby's a Londra, che pero' rinuncia a prenderlo in carico essendone incerta la provenienza

Negli anni 2000 quindi ci furono contatti, in piu' volte, da parte di alcuni legali degli eredi Stock, con le soprintendenze fiorentine alle quali lo offrirono in cambio di soldi, inizialmente 2,5 mln di euro che poi calarono a 500.000 euro, in pratica un riscatto. 

I funzionari del Ministero per i Beni culturali rifiutarono e denunciarono tutto all'autorita' giudiziaria. 

Quindi scatto' un'indagine per estorsione, coordinata dalla procura di Firenze, che vede adesso quattro cittadini tedeschi indagati. I carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico nel tempo hanno individuato la famiglia del caporale, ma rimane tuttora ignoto il luogo dove viene conservato. 

Il dipinto fu portato via il 3 luglio 1944 dalla villa Bossi Pucci di Montagnana di Montespertoli (Firenze) dal reparto Kuntschutz incaricato di 'proteggere' le opere d'arte dagli eventi bellici. 

Nel viaggio verso la Germania, a Castel di Giovio (Bolzano), pero' le casse furono aperte e il quadro spari'. 

Intanto a Firenze si aspettano segnali dalla Germania dopo che a Capodanno il direttore degli Uffizi Eike Schmidt ha posizionato un cartello con la scritta 'Rubato' nella Galleria Palatina dove 'Vaso di fiori' era esposto fino al 1943. 

"Si e' consumato in questi decenni un continuo tentativo di sciacallaggio ed estorsione ai danni dello Stato italiano - ha commentato Schmidt - 'Vaso di Fiori' si trova in ostaggio da oltre 70 anni di persone che cercano di ottenere un riscatto dall'Italia per un capolavoro che legalmente le appartiene".

20/11/18

Il 15 Dicembre 2018 alle 18.00 Presentazione di "Nessun pensiero conosce l'amore" di Fabrizio Falconi al Relais Rione Ponte con le Opere di Renzo Bellanca.



Il prossimo 15 Dicembre, presso il magnifico Relais Rione Ponte, in pieno centro storico di Roma, nella Tor Sanguigna di Piazza Zanardelli (ingresso Via Zanardelli, 20), nei pressi di Piazza Navona, verrà presentato Nessun pensiero conosce l'amore di Fabrizio Falconi, appena edito da Interno Poesia. 



Sarà presente Olga Cirillo che ha curato la nota al volume e il maestro Renzo Bellanca, di cui il Relais Ponte ospita l'esposizione THE JOURNEY, inaugurata nelle settimane scorse.

L'ingresso ovviamente è libero. 

Per contatti:  

SILA S.r.l.
Via Zanardelli, 20
00186 Roma (RM)
Tel. +39 06 9357 6629




16/11/18

E' la mostra dell'anno: arrivano in Italia i capolavori della Johannesburg Art Gallery, nel segno di Mandela.


Una donna, lady Florence Phillips, e un diamante fecero nascere, tanti anni fa, la Johannesburg ArtGallery, una delle piu' affascinanti gallerie del mondo. 

Oggi la Johannesburg presta i suoi splendidi capolavori a Palazzo Ducale di Genova per ricordare al mondo il centenario della nascita di Nelson Mandela. 


Lady Florence Phillips

La mostra, 'Da Monet a Bacon - Capolavori dellaJohannesburg Art Gallery', si apre al pubblico e chiudera' il 3 marzo 2019.

Come tutti gli allestimenti di Palazzo Ducale, piu' che una mera esposizione 'Da Monet a Bacon' e' un racconto, avvolgente e morbido che prende idealmente avvio dall'Ottocento inglese e da due opere di William Turner e prosegue con il dipinto di Alma-Tadema 'La morte del primogenito' raffinata e malinconica scena ambientata in un oscuro e immaginifico Egitto, e con i lavori di due dei maggiori esponenti dei Preraffaelliti, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti di cui viene esposto il 'Regina cordium', ritratto di quella Elizabeth Siddal con la quale il pittore visse un'intensa e sfortunata storia d'amore.

La mostra continua con un'ampia sezione dedicata agli esiti della pittura di fine Ottocento e si apre con quei pittori che scelsero un nuovo approccio al vero in pittura con un piccolo 'Paesaggio' di Jean-Baptiste Camille Corot, la scogliera normanna di Etretat di Gustave Courbet e Jean-François Millet.

La generazione impressionista, introdotta da Euge'ne Boudin e Johan Barthold Jongkind, viene rappresentata da Edgar Degas (con le sue 'Due ballerine'), la bellissima 'Primavera' di Claude Monet e 'Sulla riva del fiume a Veneux di Alfred Sisley.

Avanti: ci sono i post-impressionisti Paul Ce'zanne (I Bagnanti), Vincent Van Gogh (Ritratto di un uomo anziano), Pierre Bonnard, Edouard Vuillard e oltre: varcando la soglia del Novecento, s'incontrano le opere di due dei maestri piu' celebrati del secolo: Henri Matisse e Pablo Picasso che aprono alle nuove istanze dell'arte contemporanea con Ossip Zadkine e altri.

Non mancano esponenti della seconda meta' del secolo: Francis Bacon e Henry Moore e i due protagonisti della pop art americana come Andy Warhol, al Ducale con il trittico dedicato a Joseph Beuys.

La mostra viene chiusa dall'arte che si e' sviluppata in Sudafrica nel Novecento: Maggie Laubser, una delle esponenti dell'espressionismo sudafricano, Maude Sumner, Selby Mvusi e George Pemba, pittori dai forti interessi per il sociale che raccontano le tradizioni del Paese e la vita urbana e la realta' dell'Apartheid.

Fonte ANSA

22/10/18

Libro del Giorno: "Jackson Pollock - Lettere, Riflessioni, Testimonianze".




La mostra attualmente in corso a Roma, al Vittoriano, dedicata a Jackson Pollock e alla "Scuola di New York" è l'occasione per tornare alla figura di questo gigante dell'arte del XXmo secolo, attraverso un prezioso libro, edito da Ascondita e curato da Elena Pontiggia, che ripercorre sua la vicenda umana e artistica attraverso le rare lettere e scritti dello stesso Pollock, e alle testimonianze e riflessioni di coloro che lo hanno conosciuto, che ne hanno condiviso il percorso artistico o che ne sono stati attratti e colpiti per sempre. 

Si ripercorre così la storia di questo ragazzo, nato in provincia, a Cody, nel Wyoming, nel 1912, ultimo di cinque fratelli, da un padre contadino (poi agrimensore) e da una madre di origini irlandesi. L'infanzia e la giovinezza irrequieti, in un'America poverissima, gli studi alla Art Students League di New York, l'attraversamento del Paese da Ovest a Est in autostop e su mezzi di fortuna, la dipendenza dall'alcool, il carattere introverso e irascibile, la leggenda che ne è scaturita, l'incontro con Benton (di cui frequentò i corsi a New York), e con il muralismo messicano di Orozco e Siqueiros, la scoperta delle arti manuali e visive dei nativi americani, l'incontro con Lee Krasner che diventa sua moglie e la sua sodale artistica, l'incontro ancora più decisivo con Peggy Guggenheim, che lo lancia definitivamente sul mercato dell'arte, specialmente quello europeo, gli anni del ritiro nella casa di Springs, nel Long Island, gli esperimenti sempre più arditi con il dripping, la partecipazione al gruppo degli Irascibili, la frattura alla caviglia che gli rende difficile il lavoro, la separazione con Lee e alla fine il terribile incidente stradale che a soli 44 anni mette fine alla sua vita e a quella di un'altra donna (la sua compagna dell'epoca, Ruth Klingman, sopravvive). 

Ne emerge il ritratto di un uomo-artista-assoluto, assolutamente non incline ai compromessi,  quasi del tutto incompreso eppure desideroso soltanto di esprimere se stesso, il groviglio che abita la sua anima e di cui è perfettamente consapevole - quasi fosse uno stato di trance - solo quando dipinge, nella sua tecnica particolare, con la grande tela disposta ai suoi piedi e lui che letteralmente gli danza intorno disponendo il colore a schizzi. 

Il rifiuto del caso: "Non utilizzo il caso. Solo quando perdo il contatto con il quadro il risultato è caotico. Altrimenti c'è armonia totale;"  la fede nell'arte: "L'arte moderna lavora per esprimere un mondo interiore... esprime l'energia, il movimento e altre forze interiori"; la consapevolezza di una sfida vinta: "Ho fatto uscire la pittura dallo spazio angusto dell'atelier per portarla nel mondo e nella vita"; l'importanza del rapporto con l'inconscio: "L'inconscio è un elemento importante dell'arte moderna e penso che le pulsioni dell'inconscio abbiano grande significato per chi guarda un quadro." 

Qualcuno ha detto che l'arte di Pollock è cosmogonica. Ricercatori hanno anche azzardato una stretta correlazione - di cui Pollock ovviamente non poteva essere consapevole - tra le sue tele e i frattali, le strutture di cui è composto l'universo. 

Il mistero della grande arte di Pollock è in questa forza incredibile. La forza interiore di un cuore che contiene in sé il segreto dell'universo intero. 






19/10/18

Incredibile ! Riappare dopo 100 anni a Roma il "Bal Tic Tac", il locale affrescato da Giacomo Balla di cui si era persa ogni traccia.



Frutto di un fortuito quanto eccezionale ritrovamento, riappare dopo un secolo a Roma, al piano terra di un edificio di proprieta' della Banca d'Italia: l'ingresso interamente dipinto a tempera da Giacomo Balla per il Bal Tic Tac, un locale dove negli anni Venti si suonava il jazz. 

Si tratta della Villa Huffer, che sorge nei pressi del Quirinale.


"Una scoperta sensazionale" sottolinea il soprintendente alle Belle Arti e all'Archeologia di Roma, Francesco Prosperetti.

L'ambiente verra' studiato da una commissione di esperti, restaurato e alla fine aperto al pubblico.

Fonte Ansa



17/10/18

A Parigi nel nuovo meraviglioso spazio della Fondation Vuitton una grande mostra dedicata a due geni irregolari: Schiele e Basquiat.


Due artisti «maledetti». Due enfant prodige, intensi, dal talento esplosivo e dalla creatività, per citare Suzanne Pagès, direttore artistico della Fondation Louis Vuitton, «prolifica e folgorante».  
Morti giovanissimi, entrambi all’età di 28 anni ma a 70 anni di distanza, l’austriaco Egon Schiele e l’americano di origine portoricana Jean-Michel Basquiat, sono i protagonisti della grande mostra che si tiene in quest’istituzione dal 3 ottobre al 14 gennaio. 

Il curatore invitato Didier Buchhart ricorda che questo confronto tra i due artisti ha un senso: la loro opera li ha resi delle «icone» per le generazioni successive. Ha rivelato, nel posizionamento borderline, una capacità di rompere gli schemi, di interrogarsi sulla vita. 

Con Schiele, è la prima volta che questo spazio espositivo dedica una monografia ad un artista storico e con Basquiat è la prima volta che un artista riceve dalla Fondation (che possiede d’altronde diverse sue opere nella collezione permanente) un omaggio di tale portata.
La Fondazione Louis Vuitton a Parigi

In entrambi i casi, saranno esposte opere finora mai presentate. 

Nel caso di Basquiat, grazie anche a una collaborazione con la Brant foundation di New York. La sezione consacrata al pittore austriaco (120 opere) si divide in quattro parti che illustrano il suo passaggio da un’arte influenzata dallo jugendstil e dal maestro Klimt a disegni e rappresentazioni dai tracciati nervosi e dalle linee torturate in uno stile subito identificabile. Numerosi saranno gli autoritratti e i nudi e si terminerà con l’incompiuto Des amoureux, dipinto poco prima della morte. 

Organizzato cronologicamente su 2.500 mq, l’itinerario su Basquiat (135 opere) mostrerà a qual punto egli interpelli le coscienze su temi come l’esclusione, il razzismo, l’oppressione, che confermano la sua affermazione: «L’80% del mio lavoro è rabbia».

TUTTE LE INFO SULLA MOSTRA QUI

01/10/18

A Roma in Mostra per la prima volta il grandioso "Ecce Homo" di Mantegna !



L'"Ecce Homo" (1500 circa) di Mantegna, capolavoro assoluto del maestro del Rinascimento, e' in mostra a Palazzo Barberini dal 27 settembre 2018 al 27 gennaio 2019, frutto di uno scambio con il Museo Jacquemart-Andre' di Parigi: e' l'attrazione principale de "La Stanza di Mantegna", mostra curata da Michele di Monte e incentrata su un ristretto numero di opere di notevole qualita' e grande importanza, come spiega la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma di Palazzo Barberini e storica dell'Arte Flaminia Gennari Santori

"Abbiamo scelto di presentare un nucleo di opere padovane, realizzate nella seconda meta' del '400-fine 400, collezionate da Edouard e Nelie Jacquemart-Andre', due collezionisti molto importanti attivi alla fine-seconda meta' dell'800 a Parigi, che hanno creato una casa museo dedicata in gran parte a opere del Rinascimento italiano, ma non solo. Abbiamo tentato di mantenere in questa mostra quest'idea di stanza", ha spiegato. "Abbiamo delle opere straordinarie come l'Ecce homo di Mantegna, che e' un'opera assolutamente incantevole, un capolavoro assoluto del maestro. 

Abbiamo accanto una Madonna, che e' attribuita a Mantegna e testimonia un momento molto anteriore della sua carriera, 1455, momento di grande legame con Bellini", ha sottolineato. 

"Abbiamo una Madonna di Cima da Conegliano, abbiamo un ritratto di Squarcione (di cui Mantegna e' stato allievo, ndr), che e' straordinario, perche' e' una pergamena e dunque e' una miniatura in forma di ritratto. Abbiamo un 'Riccio' che era un briosco, uno scultore che lavorava quasi esclusivamente in bronzo, che e' esponente della cultura intellettuale padovana", ha aggiunto. 

Assieme alla "Stanza di Mantegna", apre al pubblico "Gotico Americano. I maestri della Madonna Straus", resa possibile grazie a uno scambio con il Museum of fine Arts di Houston, che ha prestato due delle tre tavole del Trecento italiano (in cambio le Gallerie Nazionali invieranno in Texas il Ritratto di Enrico VIII per una mostra sui Tudor): la Madonna con il bambino del Maestro Senese della Madonna di Straus - per la prima volta esposta in Europa - e la Madonna con il Bambino del Maestro della Madonna Straus che per la prima volta vengono accostate alla Madonna di Palazzo Venezia, appartenente alle collezioni Gallerie Nazionali. 

Dietro il prestito di Houston un aneddoto: "I genitori del collezionista che ha acquistato queste due opere negli anni '30, che era un collezionista raffinatissimo, che poi ha donato la sua collezione a Houston, erano due signori, imprenditori ebrei-newyorkesi, proprietari di grandi magazzini, che si rifiutarono di scendere dal Titanic, per lasciare il posto ad altri passeggeri e morirono nel naufragio del Titanic", ha rivelato. 

Fonte: askanews

16/05/18

"Miracoli d'amore coniugale" di Vittorio Sgarbi.



Che cos’è l’amore? Che cos’è arte? Due domande assolute, irricevibili.

Ma la seconda può essere utile a rispondere alla prima. Parliamo di amor sacro e, anche, del matrimonio: per molti una pena e una dannazione, tenacemente perseguita, per consuetudine, per ordine sociale, come la maturità, la patente e la laurea. Per altri l’apice di un rapporto amoroso (che di per sé non lo richiederebbe). Per chi crede fermamente: un sacramento.

La mia visione del Cristianesimo è troppo legata alla sua ragione storica perché io mi possa dire di fede cristiana. Dirò che sono di ragione cristiana. E testimone grato della civiltà cristiana. Non coincidendo in me fede e ragione, devozione a Dio e vita quotidiana, nella loro frequente contraddizione, non mi sono mai sposato.

Ma ne provo nostalgia, pensando ai miei genitori e, più ancora, meditando a una pagina sublime della storia dell’arte: l’affresco di Giotto con l’incontro di Gioacchino e Anna alla Porta aurea nella Cappella degli Scrovegni, a Padova. 

Chi vi si reca in pellegrinaggio (pur disturbato dalla fastidiosa camera iperbarica dell’ingresso posteriore, per contingentare e “spolverare” i turisti) può astrarsi davanti a quella visione, e trasferire in una dimensione ideale, di una propria vita mancata o non vissuta, l’incontro di quegli sposi. Giotto descrive un ricongiungimento dopo una lunga assenza. Gioacchino è andato nel deserto per insofferenza e infelicità. Anna non riesce a renderlo padre. E il matrimonio è, letteralmente, il “dono della madre”.

Malinconico, tra i pastori, nel deserto, Gioacchino ha l’apparizione dell’Angelo. Che lo esorta a rientrare a casa, dove tutto si è compiuto. Così, alla buon’ora, accompagnato da un pastore che, nel taglio della composizione, è diviso a metà per farci sentire il cammino di lungi, Gioacchino torna verso Gerusalemme.

E, sul ponte, subito fuori dalla Porta aurea, incontra Anna. Giotto riesce, per la prima volta, a farci sentire l’intensa emozione del loro abbraccio. Gioacchino inchina leggermente in avanti il corpo, Anna piega il busto, così che loro vesti si fanno una sola, in un congiungimento che allude alla maternità. 

E, mentre si abbracciano, i loro corpi diventano uno solo: un naso, due occhi, una bocca, contro lo spigolo della torre di guardia, dalle cui feritoie possiamo immaginare lo sguardo commosso dei soldati. Ma l’intimità, che genera una profondissima nostalgia, è espressa nei gesti: lui l’avvicina con il braccio destro sulla schiena; lei, tenerissimamente, gli mette una mano tra la barba e l’altra dietro la nuca. 

Mai gesto fu più intenso e delicato di questo. Dietro, sotto l’arco, il corteo delle donne che hanno seguito Anna, frementi, sorridenti, con i loro abiti variopinti, e i gesti di approvazione. Una tiene lo scialle di Anna. Ma, a dividere loro, felici, dalla coppia felice, c’è una donna vestita di nero, con il velo che le copre metà del volto. Una intuizione formidabile, per contrasto. 

Nella sua austera e dolorosa solitudine, questa immagine nera indica la vedovanza, il lutto. È attraverso questa intuizione che si potenzia il dialogo muto dei gesti di Gioacchino e Anna, colmi di affetto e di gratitudine al Dio che li ha uniti e resi fecondi.

Qualcuno ha scritto: il primo bacio della storia dell’arte. No, l’immagine stessa dell’amore coniugale, come unione per la famiglia. La famiglia cristiana, quella dei miei genitori, quella che io non ho costituito. E che, davanti a Giotto, e alla sua eloquenza, rimpiango.

Vittorio Sgarbi, Miracoli d'amore coniugale, Io Donna, Corriere della Sera, 25 agosto 2018


15/04/18

Apre a Palazzo Braschi a Roma la magnifica mostra retrospettiva su Canaletto, fino al 19 agosto!


Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697 -1768) noto come Canaletto, viene celebrato con una grande retrospettiva negli spazi espositivi del Museo di Roma Palazzo Braschi a Piazza Navona da oggi al 19 agosto 2018

La mostra "Canaletto 1697-1768", promossa dall'Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina con l'organizzazione dell'Associazione Culturale MetaMorfosi in collaborazione con Ze'tema Progetto Cultura e a cura di Bozena Anna Kowalczyk, intende celebrare i 250 anni dalla morte del grande pittore veneziano presentando il piu' grande nucleo di opere di sua mano mai esposto in Italia: 42 dipinti, inclusi alcuni celebri capolavori, 9 disegni e 16 libri e documenti d'archivio. 

La mostra e' accompagnata da un ciclo di visite guidate gratuite per le scuole di Roma e della citta' metropolitana e da una serie di attivita' didattiche a pagamento per il pubblico non scolastico secondo questo calendario: sabato 14 aprile ore 16.30; sabato 28 aprile ore 17; venerdi' 4 maggio ore 17; sabato 12 maggio ore 11; domenica 27 maggio ore 11; domenica 3 giugno ore 11; venerdi' 8 giugno ore 17; domenica 17 giugno ore 17; giovedi' 21 giugno ore 17; venerdi' 6 luglio ore 17; sabato 14 luglio ore 11; venerdi' 20 luglio ore 17; domenica 5 agosto ore 11. 

Canaletto e' uno dei piu' noti artisti del Settecento europeo. Con il suo genio pittorico ha rivoluzionato il genere della veduta, ritenuto fino ad allora secondario, mettendolo alla pari con la pittura di storia e di figura, anzi, innalzandolo a emblema degli ideali scientifici e artistici dell'Illuminismo. 

Il suo percorso affascina e coinvolge. Dalla giovinezza tra Venezia e Roma come uomo di teatro e impetuoso pittore di rovine romane, al suo ritorno da Roma come stella nascente sulla scena delle vedute veneziane. 

Prosegue poi arrivando al successo internazionale, con le commissioni degli ambasciatori stranieri per le ampie tele che rappresentano le feste della Serenissima in loro onore - in mostra si puo' ammirare il magnifico 'Bucintoro di ritorno al Molo il giorno dell'Ascensione' del Museo Pushkin - e l'entusiasmo dei turisti inglesi del 'Grand Tour'. 

Per loro le luminose vedute di Venezia, cosi' ricche di dettagli architettonici e di vita quotidiana, rappresentano i piu' incantevoli souvenir del viaggio. 

Non mancano, pero', imprevisti e sfortune: a Londra deve pubblicare annunci sulla stampa per rispondere ad alcune voci denigratorie e, tornato a Venezia, viene eletto accademico delle Belle Arti con difficolta'. Infine, come accade a molti geni, la morte lo coglie in poverta'. 

Le opere in mostra provengono da alcuni tra i piu' importanti musei del mondo, tra cui il Museo Pushkin di Mosca, il Jacquemart-Andre' di Parigi, il Museo delle Belle Arti di Budapest, la National Gallery di Londra e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. 

Presenti anche alcune opere conservate nelle collezioni britanniche per le quali sono state appositamente create e altre provenienti dai musei statunitensi di Boston, Kansas City e Cincinnati. 

Tra le istituzioni museali italiane presenti in mostra con le loro opere: il Castello Sforzesco di Milano; i Musei Reali di Torino; la Fondazione Giorgio Cini. Istituto per il Teatro e il Melodramma e le Gallerie dell'Accademia di Venezia; la Galleria Borghese e le Gallerie Nazionali d'arte Antica Palazzo Barberini di Roma. 

Tra i capolavori in mostra, oltre al gia' menzionato dipinto del Museo Pushkin, spiccano due opere della Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli di Torino: 'Il Canal Grande da nord, verso il ponte di Rialto', e 'Il Canal Grande con Santa Maria della Carita'', esposti per la prima volta assieme al manoscritto della Biblioteca Statale di Lucca che ne illustra le circostanze della commissione e della realizzazione. 

Una sala ricca di prestiti eccezionali - dal museo di Cincinnati e da collezioni private - e' dedicata alle vedute di Roma che Canaletto realizza negli anni della maturita', sulla base dei propri disegni o delle stampe di Desgodets, Falda, Specchi e Du Pe'rac, alcune delle quali sono raccolte negli album provenienti dal Museo di Roma. 

Tra i dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Italia, vanno menzionate le due parti di un'unica, ampia tela, raffigurante Chelsea da Battersea Reach, tagliata prima del 1802 e riunita in questa mostra per la prima volta. La parte sinistra proviene da Blickling Hall, National Trust, Regno Unito, quella destra dal Museo Nacional De Bellas Artes de la Habana, eccezionalmente concessa in prestito dal governo cubano. 

Accanto ai dipinti sono esposti 9 disegni, dai piccoli studi preparatori ai magnifici fogli di ampie dimensioni accuratamente rifiniti e destinati ai piu' raffinati collezionisti o a essere incisi, come 

L'incoronazione del doge sulla Scala dei Giganti, della serie delle Solennita' dogali, concesso in prestito da Jean-Luc Baroni Ltd. di Londra. La scelta e' intesa a illustrare la genesi delle creazioni dell'artista, svelando il lavoro "dietro le quinte", la sua capacita' di catturare la realta' e di trasformarla con la fantasia, facendo cosi' dissolvere l'immagine stereotipata di "Canaletto fotografo". 

Viene presentata la sua intera parabola come pittore e disegnatore per definirne le diverse fasi tecniche e stilistiche: dalla maniera libera e drammatica delle prime opere - sulle quali si e' posto un accento particolare - alle immagini piu' affascinanti di Venezia e a quelle eleganti del soggiorno di nove anni in Inghilterra, fino ai tardi, sofisticati capricci. 

Altro tema ricorrente in mostra e' l'indagine sul collezionismo delle sue opere. Il percorso, concepito come un vero e proprio dossier sulla personalita' e la creativita' di Canaletto, si snoda attraverso otto sezioni che raccontano il suo rapporto con il teatro, il capriccio archeologico ispirato alle rovine dell'antica Roma, i primi successi a Venezia, gli anni d'oro, il rapporto con i suoi collaboratori e l'atelier e la presenza del nipote Bernardo Bellotto (con alcuni precisi confronti tra le versioni del maestro e dell'allievo della stessa veduta), le vedute di Roma e dell'Inghilterra, gli ultimi fuochi d'artificio al ritorno a Venezia. Completano il percorso espositivo alcuni documenti dell'Archivio di Stato di Venezia. 

In occasione dell'esposizione viene pubblicato un ricco ed esaustivo catalogo, edito da Silvana Editoriale e a cura di Bozena Anna Kowalczyk, che include alcuni saggi sull'artista e la sua opera, presentando al pubblico e agli studiosi gli esiti delle piu' recenti ricerche storiche e archivistiche, cosi' come i risultati degli studi sulla sua tecnica e il suo metodo di lavoro.

23/03/18

Scoperta: la Venere di Botticelli cela i dettagli anatomici della vita ?


La Venere del Botticelli cela dettagli anatomici della vita. 

Il mantello tenuto dalla dea della primavera Flora, nell'atto di coprire la Venere, infatti, cela il disegno di un polmone nascosto con la riproduzione di dettagli anatomici e colore dell'organo. 

Ispirato dalla filosofia neoplatonica che circolava alla corte dei Medici, il simbolo rappresenta l'allegoria del ciclo della vita generato dal respiro divino. 

La ricerca e' pubblicata su Acta Biomedica dal chirurgo Davide Lazzeri, studioso della medicina nell'arte. "Si tratta di un'interpretazione personale e speculativa, ma e' perfettamente in linea con quanto gia' indicato da uno studio precedente su un altro capolavoro di Botticelli, 'La primavera', dove i ricercatori Blech e Doliner avevano individuato la sagoma di due polmoni disegnata dalla vegetazione dietro la figura centrale di Venere", spiega all'ANSA il chirurgo della Clinica Villa Salaria di Roma. 

Nella 'Nascita di Venere', conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze, Botticelli avrebbe disegnato solo il polmone destro: il particolare drappeggio della veste, visibile sopra il braccio sinistro di Flora, rappresenterebbe l'infossatura (chiamata 'ilo polmonare') da cui passano bronchi, vasi sanguigni e nervi.

"E' possibile che ci sia un'ulteriore simbologia legata al polmone", aggiunge Lazzeri. "L'organo potrebbe infatti ricordare anche la morte per tubercolosi della giovane musa di Botticelli, la nobildonna fiorentina Simonetta Cattaneo Vespucci, che aveva ispirato il volto della stessa Venere"

20/03/18

La meravigliosa opera di Turner in mostra al Chiostro del Bramante da Giovedì.


Per la prima volta in mostra a Roma una raccolta di opere esclusive dell’artista inglese Joseph Mallord William Turner dal 22 marzo al 26 agosto 2018 al Chiostro del Bramante.

Una collezione unica, espressione del lato intimo e riservato di J.M.W. TURNER (23 aprile 1775 – 19 dicembre 1851), donata interamente all’Inghilterra e conservata presso la Tate Britain di Londra, che con questa mostra segna l’inizio di una importante collaborazione con il Chiostro del Bramante.

Conosciute oggi come ‘Turner Bequest’, molte delle opere esposte provengono dallo studio personale dell’artista e sono state realizzate nel corso degli anni per il suo ‘proprio diletto’ secondo la bella espressione del critico John Ruskin.

Un piacere estetico e visivo che conserva ricordi di viaggi, emozioni e frammenti di paesaggi visti durante i suoi soggiorni all’estero.

Era infatti abitudine dell’artista lavorare sei mesi all’aria aperta durante la bella stagione e solo in inverno chiudersi nel suo studio per riportare su tela i ricordi di ciò che aveva visto dal vivo.

Più di 90 opere d’arte, tra schizzi, studi, acquerelli, disegni e una selezione di olii mai giunti insieme in Italia, caratterizzano il percorso espositivo della grande mostra “TURNER. Opere della Tate” dedicata al celebre e rinomato maestro dell’acquerello che con la sua pittura ha influenzato più di una generazione di artisti, quali Claude Monet, Caspar David Friedrich, Vincent Van Gogh, Edgar Degas, Paul Klee, Franz Marc, Wassily Kandinsky, Gustav Klimt, Mark Rothko, James Turrell e Olafur Eliasson.

Natura e romanticismo si fondono nella raffigurazione perfetta del sublime e nella contemplazione di una forza inarrestabile, quasi misteriosa, che andava rievocata per rispondere al bisogno dell’artista di ricercare un linguaggio in constante evoluzione che anticipasse i tempi e le mode artistiche.

Ed è proprio nella capitale inglese, città con più aspettative, grazie a mostre d’arte, spettacoli teatrali e iniziative nel campo delle scienze e della letteratura, che TURNER produce immagini emotivamente intense che divengono il mezzo attraverso il quale l’uomo si sente finalmente libero di sognare.


Divisa in sei sezioni, la mostra invita il visitatore a scoprire cronologicamente l’evoluzione del linguaggio artistico del più grande pittore romantico.

TURNER 
Opere della Tate 
A cura di David Blayney Brown 
2 marzo 2018 / 26 agosto 2018 
Catalogo: Skira Editore 

Informazioni: 06 68809035 – infomostra@chiostrodelbramante.it
Chiostro del Bramante – Via della Pace, Roma
aperto tutti i giorni: lun – ven 10.00 > 20.00 
sab – dom 10.00 > 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)

VENDITA BIGLIETTI ONLINE: http://bit.ly/turner_tickets BIGLIETTI (audioguida in omaggio) Intero 14,00 € Ridotto 12,00 € *Per maggiori informazioni sull’offerta didattica e sui costi: chiostrodelbramante.it/turner-didattica-laboratori

30/01/18

Fino all'8 Aprile a Roma si può ammirare a Palazzo Barberini la celebre "Madonna Esterházy" di Raffaello !




Gli sguardi incrociati e la gestualita' familiare che testimoniano l'intesa sentimentale, le rovine romane e il cielo azzurro a far da  sfondo

La MadonnaEsterházy di Raffaello Sanzio risplende con la sua bellezza delicata a Palazzo Barberini dove le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma l'hanno voluta in mostra dal 31 gennaio all'8 aprile per presentarla al pubblico durante l'assenza della celebre Fornarina (in prestito a Bergamo fino ad aprile). 

Proveniente dal Sze'pmuve'szeti Múzeum di Budapest (ora chiuso per lavori) con il quale le Gallerie hanno scambiato alcune tele di Rubens, l'opera venne dipinta nel corso del 1508 e documenta chiaramente un passaggio cruciale nella storia di Raffaello, quando cioe' l'artista lascio' Firenze per Roma, dove era stato chiamato da Giulio II della Rovere per partecipare al rinnovamento del Vaticano. 

Un momento straordinario per la sua carriera, che la mostra di Palazzo Barberini, a cura di Cinzia Ammannato, vuole sottolineare presentando accanto alla Madonna Esterházy anche altri quattro lavori a essa legati. 

12/12/17

Guernica, il cartone di Picasso per la prima volta in mostra in Italia, alla Sala Zuccari del Senato.



Dal 18 dicembre al 5 gennaio 2018 la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani ospitera' l'esposizione "Guernica, icona di pace", dedicata al cartone realizzato da Pablo Picasso e raffigurante la sua opera capolavoro, da cui e' nato l'arazzo esposto all'ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. 

L'esposizione sara' inaugurata dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, giovedi' 14 dicembre, alle ore 11. 

L'idea espositiva parte da una lunga ricerca fatta dalla storica dell'arte Serena Baccaglini che, nel corso dei suoi studi dedicati al grande artista spagnolo, scopri' una eccezionale collaborazione a tre - frutto di una altrettanto eccezionale amicizia - tra Pablo Picasso, Nelson Rockefeller, uno dei piu' grandi mecenati del Novecento, e l'artista Jacqueline de la Baume Durrbach, che ricreo', tessendolo, il dipinto di Guernica mediante l'antica arte dell'arazzo

Il cartone, di proprietà della famiglia Durrbach - dopo l'esposizione a Praga (2011-12), a San Paolo in Brasile (2014) e a Wro'claw (2014) - viene esposto per la prima volta in Italia, ricevendo accoglienza istituzionale dal Senato della Repubblica che, in prossimita' delle celebrazioni per i Settanta anni della Costituzione italiana, ospita l'opera - non solo per l'alto valore artistico - ma anche per l'indubbio tributo universale che il dipinto offre alla democrazia, alla liberta' e alla pace, valori fondanti della Carta Costituzionale. 

Al termine dell'esposizione in Sala Zuccari, il cartone sara' ospitato dal 12 gennaio al 28 febbraio 2018 a Pieve di Cento (Bologna), nel museo MAGI '900, museo delle eccellenze storiche ed artistiche, che e' anche il mecenate dell'intera esposizione dell'opera in Italia. 

27/11/17

151 nuove grandi opere entrano nei Musei Italiani ! Da Courbet a Carracci, da Severini a Carrà .

San Michele Arcangelo, Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino

Un'onda che si infrange nera sull'oro di una spiaggia deserta, sotto il cielo livido di un tramonto che e' quasi notte: e' l'intensa marina di Gustave Courbet, che andra' ad arricchire la collezione della Galleria D'arte moderna e contemporanea di Roma, come l'imponente Allegoria sul lavoro di Carlo Carra' appena acquisita per la Pinacoteca di Brera o la tenera, bellissima Santa Prassede di Antonio Carracci, salvata due anni fa da una vendita all'estero, che si puo' ora ammirare a Bologna, nelle sale della Pinacoteca nazionale. 

Tra il 2016 e il 2017 sono 151 le opere d'arte comprate dal ministero dei beni culturali e destinate a musei e istituti culturali statali. Acquisizioni particolari, perche' si tratta di tele ma anche sculture, fotografie , porcellane, per un totale di quasi 4 milioni di euro, che lo Stato e' riuscito ad aggiudicarsi, grazie alle segnalazioni delle soprintendenze o quelle dell'ufficio esportazione, agendo in prelazione sulle compravendite private o in acquisto coattivo per evitare che venissero vendute all'estero e disperse. 

"Arte restituita ai cittadini", dice il ministro Franceschini, rivendicando l'importanza per la tutela del patrimonio del fondo ministeriale dedicato a queste acquisizioni, le cui risorse nella legge di bilancio 2018 "sono state aumentate di altri 4 milioni di euro". E al ministro arrivano questa volta anche gli applausi dello storico dell'arte Tomaso Montanari, animatore del cartello di associazioni Emergenza Cultura. "E' una buona notizia che ricorda agli italiani che esistono e resistono le soprintendenze che Franceschini questa volta ha ascoltato", commenta all'ANSA il critico militante, Presidente di Giustizia e Liberta'. 

A scorrerne l'elenco nella serie di schede compilate dai tecnici del mistero, le opere acquisite dalla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio con il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico Belle Arti, fanno l'effetto di un eterogeneo tesoro, dove alle tele del Cinquecento si mescolano i piatti di porcellana con lo stemma reale, capolavoro settecentesco della Manifattura Ginori di Doccia. E persino armi, come la particolarissima "Corseca", una sorta di lancia in ferro degli inizi del XVI secolo affidata al Polo Museale dell'Emilia Romagna per il Castello di Torrechiara a Langhirano. E ancora, c'e' una collezione etnografica di quasi cento pezzi fatta di delicate statuine in legno, fibre vegetali, argilla, conchiglie che ora andra' ad arricchire la collezione del Museo Preistorico Pigorini di Roma. 

Ma anche una serie di disegni di Gino Severini - pure questi come la Santa Prassede di Carracci fermati dall' Ufficio Esportazioni- che sono entrati a far parte della collezione del Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi. Cosi' come il tenero polittico a otto comparti dipinto dal trecentesco Taddeo di Bartolo per la chiesa di San Domenico da Gubbio: acquistato in prelazione grazie ad una segnalazione della soprintendenza, tornera' a Gubbio, dove fara' parte dei tesori del Museo di Palazzo Ducale. 

A Roma, sempre su segnalazione della soprintendenza, la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini si e' aggiudicata uno splendido ritratto di Abbondio Rezzonico di Pompeo Batoni. A Venezia la Galleria dell'Accademia si arricchisce di un autoritratto del secentesco Pietro Bellotti. 

All'Archivio di Stato di Milano , infine, viene destinata una storica immagine fotografica del 1893 che ritrae insieme Puccini, Mascagni e Franchetti, mentre a Torino i Musei Reali acquisiscono un 'drago da passeggio' di Carlo Mollino in carta pieghettata e dipinta, vetro e legno. Tutte opere strappate a oblio e dispersione. Il compito del Mibact pero', sostiene Montanari, non e' finito: "Per essere tutelate, per vivere davvero - avverte- queste opere hanno bisogno ora di giovani storici dell'arte assunti a tempo indeterminato che le conservino, le studino, le restituiscano alla conoscenza di tutti". 

16/11/17

Il Misterioso "Salvator Mundi" attribuito a Leonardo da Vinci batte ogni record di sempre: venduto all'asta per 450 milioni di dollari !



I 'vecchi maestri' si prendono una rivincita: a New York Leonardo batte Andy Warhol. 

Alle aste di Christie's, il 'Salvator Mundi' attribuito al maestro Da Vinci e' stato battuto per la cifra record di 450,3 milioni di dollari (compresi i diritti di asta), un record per qualsiasi opera d'arte

Ben oltre le 'Donne di Algeri' di Picasso battute da Christie's per 179,4 milioni nel 2015, ben oltre i 300 milioni pagati per 'Interchange' di Willem De Kooning, passato di mano nel settembre 2015 in una transazione privata. 

"E' un momento storico", ha detto il battitore, mentre uno dei potenziali acquirenti per telefono ponderava se alzare la puntata oltre i 300 milioni. Il prezzo pagato per il "Salvator Mundi" e' ancora piu' considerevole alla luce dello stato del mercato dell'arte in cui per i prezzi degli 'Old Masters' sono in retromarcia e per la fame dei collezionisti per l'arte contemporanea. La scommessa di accoppiare il Salvador Mundi con opere del nuovo segmento di mercato ha pagato. 

Leonardo ha polverizzato le '60 Ultime Cene' di Warhol, acquistate per 56 milioni di dollari senza i diritti d'asta. La campagna di marketing per promuovere il da Vinci ha incluso l'accesso al quadro in attesa che il martello del battitore scandisse l'atteso 'sold', venduto. Compresa New York, il Salvator Mundi e' stato 'visitato' da oltre 30 mila persone tra Hong Kong, Londra e San Francisco, un record per una mostra pre-asta

 A New York si sono fatte vedere anche alcune celebrita': l'attore Leonardo DiCaprio, che dovrebbe interpretare il ruolo dell'artista in un prossimo film Paramount, e poi la cantante e poetessa Patti Smith, Jennifer Lopez e la star del baseball Alex Rodriguez. 

Secondo Christie's - ma l'attribuzione al genio vinciano non è unanime ed è ancora controversa - il Salvator Mundi sarebbe l'ultimo quadro di Leonardo ancora in mani private: a metterlo in vendita e' stato il fondo di famiglia del miliardario russo Dmitri Ryobovlev, che lo compro' nel 2013 per 127,5 milioni di dollari.


fonte: Alessandra Baldini per Ansa

30/10/17

La Galleria e il suo doppio: 2 opere di Philippe Casanova in mostra alla splendida Galleria Spada !



A partire da mercoledì 1 novembre, in occasione della festività dei Santi e in concomitanza con l’ingresso libero nei musei statali di domenica 5 novembre, il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, presenta presso la Galleria Spada, diretta da Adriana Capriotti, l’iniziativa La Galleria e il suo doppio: due opere di Philippe Casanova dedicate alla Galleria Spada

L’appuntamento, che convoca all’interno della Terza Sala del museo due dipinti di recente elaborazione dedicati alla sala medesima e alle sue diverse visioni, evidenzia la suggestione esercitata dalla celebre Galleria barocca sulla pittura dell’artista francese Philippe Casanova, il quale, in una sorta di gioco di specchi, riproduce la vera e propria Galleria lunga del cardinal Bernardino Spada, ovvero quella “ala nova” aggiunta nella prima metà del Seicento al grande palazzo cinquecentesco per conservarvi l’importante collezione d’arte di famiglia

Ormai da anni impegnato in una sua personale cronaca pittorica contemporanea che ha attraversato i più eminenti spazi sacri e profani del Barocco romano, quali, su tutti, le chiese di Sant’Ignazio, del Gesù e della Vallicella, come anche le sale più decorate o più intime dei palazzi patrizi, come quelli dei Colonna, dei Pallavicini o dei Borghese, Philippe Casanova misura qui spazio e opere della Terza Sala, invitando a sua volta il visitatore a scoprire la Galleria e i suoi due “doppi”, diversi per dimensioni, cromia, luce e quasi mimetizzati su tavoli da muro secenteschi o su sgabelli barocchi. 

L’invito a confrontare lo spazio vero e quello dipinto costringe l’osservatore ad uno sguardo insistito su opere e arredi della collezione, elementi che Casanova spinge a scoprire, con gusto barocco ma con spirito da illuminista, nel solco di una tradizione di “pittura delle collezioni” che dal Seicento attraversa e mappa l’Europa fino alle celebri Tribune di Zoffany e alle Gallerie di Pannini. 

L’iniziativa affianca quella attualmente dedicata al prestito della Natività di Dumont le Romain dal Museo di Chantilly, gettando un ponte tra l’arte antica e la sua rappresentazione contemporanea. 

Galleria Spada 
Piazza Capodiferro, 13 
00186 Roma 
tel. +39 06 6832409 + 39 06 687489