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24/01/18

Tarkovskij torna a vivere, a Firenze !




'Un nuovo volo su Solaris': questo il nome del progetto artistico interdisciplinare che dal 28 maggio animera' a Firenze gli spazi del Centro internazionale perle arti dello spettacolo Franco Zeffirelli e che sara' realizzato in collaborazione con il Museo Anatolij Zverev (Museo AZ) diMosca. 

A bordo della stazione spaziale di 'Solaris', film del 1972 diretto da Andrej Tarkovskij, si erano ammirati i capolavori dell'arte europea occidentale  e la Trinita' del pittore russo Andrej Rublev. 

In occasione di 'Un nuovo volo su Solaris' verranno esposti i migliori lavori della collezione del Museo Az, opere di artisti contemporanei allo stesso regista. 

L'idea e' di unire il capolavoro di Tarkovskij alle opere piu' significative degli artisti sovietici anticonformisti provenienti dal Museo AZ e dalla collezione privata di Natalia Opaleva

Nello spazio espositivo del Centro Zeffirelli saranno presentati 34 quadri, due sculture e un'installazione video costituita da fotografie e da frammenti cinematografici legati alla biografia di Tarkovskij. 

Il progetto costituisce inoltre la tappa finale della trilogia di mostre le cui prime due parti, ispirate ai film di Tarkovskij Stalker ('Premonizione') e Andrej Rublev ('Irruzione nel passato. Tarkovskij&Plavinskij') sono state presentate dal Museo Az a Mosca nel 2016 e nel 2017. 

11/01/18

Esce a Febbraio 2018 "Cercare Dio", il nuovo libro di Fabrizio Falconi.




E' in uscita a Febbraio 2018 "Cercare Dio", il nuovo libro di Fabrizio Falconi

Sinossi

Dieci ritratti di grandi personalità, di grandi anime che hanno fatto della ricerca interiore spirituale lo scopo di vita, ciascuno nel proprio campo: filosofi come Panikkar, poeti come Antonia Pozzi, morta suicida per amore e troppa sensibilità o registi di film che fanno parte del patrimonio dell’umanità come Ingmar Bergman e Andrej Tarkovskij, scrittori come C.S. Lewis, l’inventore di Narnia, guide spirituali come Krishnamurti il cui pensiero continua fortemente a influenzare la modernità o Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, dove vanno ogni anni migliaia di persone, testimoni del dialogo interiore che oggi vengono riletti in tutto il mondo come Etty Hillesum, morta ad Auschwitz o il segretario generale dell’ONU Dag Hammarskjold, ucciso in un attentato, che ha lasciato un diario interiore tra le testimonianze più alte del Novecento.  I dieci agili profili  ripercorrono le vicende umane e personali – attraverso citazioni, brani di meditazione, scritti, diari – con gli interrogativi, i dubbi e le illuminazioni di cui questi uomini hanno lasciato testimonianza, e che restano come orientamento e traccia sulle  questioni fondamentali di sempre, in tempi apparentemente sempre più confusi.

  
Quotes

Saper ascoltare e vedere ciò che dentro di noi è nel buio. E nel silenzio. (Dag Hammarskjold); Dobbiamo abbandonare i nostri pregiudizi. Noi non sappiamo vedere. Dio solo vede e ci insegna ad amare il nostro prossimo. (Andrej Tarkovskij); Signore, per tutto il mio pianto,/ridammi una stilla di Te,/ch’io riviva. (Antonia Pozzi); Dio è qualcosa di cui non si può parlare. (Krishnamurti); E se la fede non trasforma la mia vita, allora questa fede è morta. (Raimòn Panikkar); Non so se l’amore dimostri l’esistenza di Dio o se l’amore sia Dio stesso… Questo pensiero è il solo conforto alla mia miseria e alla mia disperazione (Ingmar Bergman); In fondo la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. (Etty Hillesum).




Dov’è Dio ? La domanda che i nostri anni sembrano aver seppellito e che invece è sempre viva, più che mai viva nel cuore di ogni uomo. 


01/07/16

Firenze ricorda Tarkovskij nel trentennale della morte.





Letture, incontri, musica, cinema e teatro in omaggio a Andrej Tarkovskij, grande regista russo che ha vissuto a Firenze, a 30 anni dalla sua scomparsa, si terranno il 1, 6 e 7 luglio nell'ambito dell'Estate Fiorentinaorganizzato da Versiliadanza.

Il programma di eventi si inserisce nelle celebrazioni per i trent'anni dalla morte "di uno dei piu' importanti maestri del cinema internazionali - ha spiegato Tommaso Sacchi del Comune di Firenze - che ha vissuto a Firenze dagli anni '80 fino alla sua morte".

Tra gli eventi in programma gli incontri e le letture di Andrea Ulivi tratti dalla nuova edizione di Scolpire il tempo di Tarkovskij al Museo del Novecento (1/07) e uno spettacolo di teatro, cinema e danza nello spazio "Le Murate" dal titolo "Zona Tarkovskij" (6 e 7/07).

Versiliadanza promuove per l’Estate Fiorentina una serie di eventi dedicati alla figura di Andrej Tarkovskij.

Il progetto si inserisce nelle celebrazioni per i trent’anni dalla morte di uno dei più importanti maestri del cinema internazionale: personaggio fortemente legato a Firenze, ne è stato accolto negli anni Ottanta trovandovi ispirazione per i suoi lavori e ottenendo asilo, essendo esule dalla propria patria. 

Gli eventi distribuiti in luoghi d’eccellenza della città, saranno un’occasione unica per ri-scoprire la poetica del regista anche attraverso l’architettura delle location scelte: una poetica infinita, profonda, unitaria, scandita dal suo senso religioso della vita, dal suo sguardo trascendente verso l’assoluto e il significato di “immagine”.

L’appuntamento di venerdì 1 luglio è con “Spotlight on Tarkovskij”: presso l’altana del Museo Novecento si svolgerà un incontro di avvicinamento alla poetica del regista russo con lettura di testi letti da Andrea Ulivi e tratti dalla nuova edizione di “Scolpire il tempo”. Seguirà la proiezione del lungometraggio “Lo specchio” con testi di Arsenij e Andrej Tarkovskij.

fonte ANSA

26/06/15

La mia vita è un mistero. Una riflessione.


La mia vita – come quella di ogni naufrago occidentale in questo inizio millennio – si basa su due presupposti errati.

Il primo è quello che la mia vita psichica, cioè quello che succede dentro la mia mente, attimo per attimo, mentre sono vivo, sia completamente SEPARATO dalla vita fisica, da quello cioè che succede intorno a me nel mondo. 

Penso che ognuno di noi, se ci riflette per un istante, sa che esiste una connessione molto stretta tra quello che pensa e quello che accade intorno a lui. Ne abbiamo molte prove. 

E ormai abbiamo dato nomi stabili a fenomeni, come la psico-somatica, l’omeopatia, la medicina ayurvedica, che ci dimostrano ad esempio che esiste una stretta correlazione tra il nostro stato psichico e la salute del nostro corpo. 

Io ho avuto molte dimostrazioni di questo nella mia vita, osservando me e gli altri. Un solo esempio: mia madre, che ha goduto di una salute perfetta per tutta la vita – mai un giorno al letto, nemmeno per un’influenza – si ammalò in un periodo di profonda depressione psichica. Lamentava un forte dolore all’orecchio. 

I medici si arrovellarono a lungo per capire quale era il suo problema, finché non scoprirono che aveva contratto un rarissimo batterio che – ci dissero – si può contrarre soltanto nelle sale operatorie con ferri non sterilizzati. 

Ovvio che mia madre non avesse mai messo piede in una sala operatoria (se si escludono i parti, decine di anni prima). La scienza ancora non sa nulla di come funziona il rapporto tra psiche e corpo. La medicina usa la parola stress – come si definisce scientificamente ? – quando non sa trovare un motivo valido perché una persona si ammali. 

Ma cos’è lo stress ? Cos’è la depressione ? E perché quando siamo di buon umore le cose sembrano andare meglio,  gli altri si accorgono di noi, abbiamo ‘fortuna’, e quando siamo stanchi sfiduciati e depressi, tutto va male, e il destino sembra accanirsi ? Mistero. 

Quel che il pensiero filosofico – e ultimamente anche quello della fisica moderna – sospetta è che la nostra percezione del mondo esterno sia molto strettamente legata all’essenza del mondo stesso. 

Senza arrivare all’eccesso di George Berkeley, il quale arrivò ad escludere l'esistenza assoluta delle cose: secondo il teologo irlandese infatti tutto ciò che esiste è o idea o spirito, quindi le cose non sono altro che le idee. Ma siamo sicuri che si sbagliasse ? Che prove ne abbiamo ?

Eppure, nonostante questo io – come tutti noi – mi continuo a comportare, nella mia vita di tutti i giorni, come se la mia mente fosse qualcosa di separato dal mondo.

Il secondo presupposto errato, sul quale si basa la mia vita, è che tutto quanto accade nella vita, si basa su un principio di stretta CAUSALITA’

Tutta la mia vita di uomo occidentale è governata dalla convinzione che ogni azione (della mia vita) causa una reazione, e ogni stimolo una risposta. Siamo talmente pervasi da questa mentalità, che qualsiasi cosa accade nella nostra vita, l’unica domanda che ci interessa è : “perché è successa ? da cosa dipende ? cosa ho fatto io ? O cosa non ho fatto ? “ 

Ci piace molto ragionare così perché in questo modo abbiamo la sensazione – che ci sembra confortante – di essere sempre in grado di controllare la situazione, di staccarci dal mondo esterno e di poter influire su di esso. 

Senonché questa convinzione viene continuamente minata, nella nostra vita, da eventi e cose che non possiamo controllare e che semplicemente ‘accadono’.

Il nostro atteggiamento allora è quello di assorbire questi eventi e cercare di sistemarli – se ci riusciamo – in un ordine di senso. Ma questo è molto limitato. 

Nella mia vita – come, immagino nella vita di tutti, se soltanto ci riflettete un attimo – sono capitati eventi ‘casuali’ che noi chiamiamo ‘coincidenze’, che hanno profondamente segnato il nostro cammino. Avvenimenti che NON HANNO UNA CAUSA. Dovevo andare al mare. Ma era brutto tempo. Ho cambiato strada, sono entrata in un negozio e lì ho trovato casualmente l’uomo della mia vita. Mi sono messa a parlare ‘casualmente’ con lui e … Chi è che ha ‘causato’ questo evento ? Nessuno. Eppure è successo. 

Sono quelle che Carl Gustav Jung chiamò con il termine – successivamente divenuto molto popolare – di ‘sincronicità’: eventi a-causali, senza una causa specifica, che si accompagnano a profonde esperienze emotive, e – di solito – a cambiamenti di vita importanti. 

Perché accadono queste ‘sincronicità’ ? Cosa vogliono da me ? Cosa mi raccontano ? E perché quello che accade nella mia mente è così importante, rispetto al mondo ? Mistero. Decisamente, la mia vita è un mistero. Soltanto che, troppo spesso, me ne dimentico. E vivo, come un naufrago di inizio millennio, come se tutto fosse scontato e tristemente chiaro. 


 Fabrizio Falconi - riproduzione riservata (C)(Foto in testa tratta da 'Solaris' di Andrej Tarkovskij).

02/05/15

La Madonna di Tarkovskij. Il racconto di un piccolo miracolo. (Santa Maria di Portonovo).




E’ stato uno dei più grandi registi del Novecento: Andrej Tarkovskij.

Nato a Zavrazie, Russia, nel 1932. Morto a Parigi, Francia, dopo una lunga malattia e più di dieci anni di esilio, nel 1986, a 64 anni.

Nei suoi film, l’Infanzia di Ivan, lo Specchio, Solaris, Nostalghia, Sacrificio, ma soprattutto con la sua vita ha incarnato i drammi del ‘900.

Consiglio la lettura dei suoi diari, pubblicati con cura dopo la sua morte, dal figlio Andrej A. Tarkovsky. 

Se si affronta questo libro - Martirologio (edizioni della Meridiana,2002) - si scoprirà uno dei testi più spirituali più alti del secolo scorso. 

C’è un episodio poco noto della sua vita, raccontato proprio nei suoi Diari. Che avvenne nel maggio 1980. 

Tarkovskij è già esule da parecchio tempo. Vive in Italia, a Roma, e un po’ dove capita, dove lo portano i suoi film, e i pochi amici veri che si è fatto, nonostante la difficoltà della lingua, e di un carattere introverso e poetico

Uno di questi amici è Tonino Guerra. Con Guerra, Tarkovskij, gira in lungo e in largo per l’Italia alla ricerca di luoghi che lo ispirino, per il prossimo film, che sarà Nostalghia.

Ed ecco quello che scrive quel giorno. 3 maggio 1980.

"Oggi mi è successa una cosa straordinaria. Eravamo a Loreto, dove Franco Terilli ha pregato davanti all’immagine del suo santo patrono, uno dei defunti papi. A Loreto c’è una chiesa famosa ( come a Lourdes ) nel centro della quale sorge la casa, portata da Nazareth, dove è vissuto Gesù. 
Quando mi sono trovato nella Chiesa ho sentito che era un peccato che io non potessi pregare in una chiesa cattolica, non è che non potessi, ma non lo desideravo (ricordiamo che essendo russo Tarkovskij era di religione ortodossa ndr). E’ in qualche modo un ambiente estraneo.
Dopodiché capitiamo per caso in un piccolo paesino in riva al mare, Portonovo, in un’antica chiesetta del X. secolo. Sull’altare vedo all’improvviso un’immagine della Madonna di Vladimir. Mi hanno raccontato che un tempo un pittore russo regalò alla chiesa questa copia della Madonna di Vladimir, probabilmente fatta da lui.
Incredibile ! Trovare improvvisamente nella chiesa di un paese cattolico un’icona ortodossa, proprio nel momento in cui mi rammaricavo di non aver potuto pregare a Loreto… Non è un miracolo, questo ? "

La Theotokos di Vladimir (greco: Θεοτόκος του Βλαντιμίρ), nota anche come Madre di Dio della tenerezza, Madonna di Vladimir o Vergine di Vladimir, una delle icone ortodosse più venerate e famose al mondo 


Per capire bene come questo episodio sia davvero insolito, e del perché abbia così impressionato Tarkovskij, allora, bisogna andare personalmente a Portonovo. 

Io ci sono stato diverse volte. E’ un paese senza case, senza nulla. Un ex porticciolo, oggi raffinata località turistica sotto il promontorio del Conero. 

L’antichissima Chiesa di Santa Maria di Portonovo è praticamente l’unica costruzione esistente, a parte gli stabilimenti balneari. La sua posizione è incredibile.

Questa chiesetta è da molto tempo, completamente spoglia. 

 L’unico arredo è rappresentato appunto dalla copia di quella antica icona russa, sopra l’altare, la Madonna di Vladimir. Che è davvero molto difficile trovare in una qualsiasi altra chiesa italiana.
Ecco perché questo dovette sembrare a Tarkovskij, un piccolo  miracolo…

La Chiesa di Santa Maria a Portonovo

Fabrizio Falconi.

18/10/13

Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (2./)





2. (Dieci grandi anime) - Andrej Tarkovskij (2) 

Il fatto di scegliere come titolo Martirologio, per questi diari, è già un segnale molto chiaro: per Tarkovskij la vita è un percorso di conoscenza che non  può essere disgiunto dal percorso terreno dell’uomo, tormentato tra la carne e lo spirito, la vita e la morte.  Ed è lo stesso figlio Andrej, curatore oggi dei Diari,  a riferire una frase che il padre gli ripeteva spesso: l’uomo non è stato creato per essere felice, vi sono cose ben più importanti della felicità. (2)

Per capire quali fossero queste cose, basta sfogliare le tormentate pagine dei diari, composte di vere illuminazioni, riflessioni profondissime, citazioni dei libri e dei maestri preferiti, preghiere, promemoria, sottolineature,  progetti, invocazioni, confessioni.  Un cahier umano, molto umano, che documenta il prezzo pagato alla creazione artistica, e soprattutto all’auto-conoscenza.

Ciò che interessa Tarkovskij è principalmente lo scopo della vita, che non può essere soltanto il soddisfacimento dei bisogni. Per l’uomo, scrive il 5 settembre del 1970, perché possa vivere senza tormentare gli altri, deve esistere un ideale.  L’ideale in quanto concezione spirituale e morale della legge.  La moralità è dentro l’uomo.  Là dove non c’è moralità, regna una misera e insignificante legge morale. Dove c’è morale, la legge morale non è più necessaria. (3)

Ma quel che vede intorno Tarkovskij, specie nella notte senza fine in cui il suo Paese appare precipitato, è un rifiuto di dare voce a questa moralità che è dentro l’uomo, e che ha a che fare con lo spirito.    Iddio a che punto arriveremo ! - scrive pochi giorni dopo, il 20 settembre del 1970 -  Mai prima d’ora l’incultura aveva raggiunto un tale livello. Questo rifiuto di ciò che è spirituale può solo generare dei mostri. Oggi come non mai bisogna difendere tutto ciò che ha anche un solo minimo rapporto con il mondo spirituale ! Quanto rapidamente l’uomo rinuncia all’immortalità, possibile che la sua condizione naturale sia quella della bestia ? (4).

Difendere tutto ciò che è spirituale. E’ quello che Tarkovskij cercherà di fare strenuamente, con i suoi film.  Il più misterioso dei quali, forse resta proprio Lo Specchio (titolo originale Zerkalo), girato nel 1975, e infarcito di immagini simboliche e di citazioni di versi del padre del regista, il poeta Arsenij. Nei Diari del periodo, Tarkovskij, riferisce anche delle critiche e degli insulti ricevuti e commenta: Lo specchio è un film antiborghese e perciò non può non avere una gran quantità di nemici.  Lo specchio è un film religioso. Naturalmente quindi, incomprensibile per la massa, abituata al cinema da quattro soldi e incapace di leggere libri, di ascoltare musica, di osservare un dipinto.  Alle masse in genere serve qualcosa di divertente, di distensivo, di spettacolare, sullo sfondo di una “storiella” edificante… il mio compito è di occuparmi di quello che Dio mi ha dato senza badare alla invettive di chicchessia. Non è che io pensi di me cose molto esaltanti, è solo che ognuno deve portare la sua croce.  E sarà il tempo a dire se è stata una meritata beffa, o se avevo ragione io.  Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj.  (5).

Temi che torneranno anche nel film seguente, Stalker,  nel 1979, a proposito del quale Tarkovskij scrive: Il film parla della presenza di Dio nell’uomo e della rinuncia alla spiritualità per l’acquisizione di una falsa conoscenza. (6)

E’ abbastanza semplice intuire quanto questi argomenti potessero sembrare sospetti alle autorità sovietiche dello spettacolo e ai produttori della Mosfilm.  Tarkovskij è riconosciuto come un grande regista di talento. Ma perché, invece che ad astratti sofismi di natura spirituale, non dedica il suo genio a raccontare storie di gente comune, magari esaltando il modello di vita e i sani valori della civiltà sovietica ? 

(segue -2./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

note 
2.     E’ quanto scrive il figlio di Tarkovskij, Andrej A. , nella prefazione al volume stesso, intitolata Il Martirologio (op. cit. pag.5).
3.      Op. Cit. p.37
4.      Op. cit.  pag.52
5.     Op. cit. pag. 191
6.     Op. cit. pag. 232. 

17/10/13

Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (1./)




2. (Dieci grandi anime) - Andrej Tarkovskij (1) 

Per una di quelle circostanze che decidono i destini degli uomini – in questo caso l’essere nato in un periodo storico di feroci opposizioni e blocchi contrapposti – il corpo del grande Andrej Tarkovskij, uno dei più grandi autori della storia del cinema, riposa lontano dal suo paese, il paese dove è nato e dove hanno vissuto i suoi predecessori.  La tomba di Tarkovskij non è infatti a Zavraz’e, il piccolo villaggio sulle rive del Volga dove il regista nacque il 4 aprile del 1932  e nemmeno in nessun’altro cimitero della sconfinata Russia, ma al cimitero ortodosso di Saint-Géneviève-des-Bois, nei pressi di Parigi.

Se Tarkovskij fu seppellito in Francia e non nel suo paese, fu dovuto alla decisione della moglie Larisa, che rifiutò l’offerta da parte delle autorità sovietiche di far rimpatriare il corpo del grande regista perché fosse sepolto a Mosca.  La decisione era del tutto conseguente a una estenuante guerra, cominciata molti anni prima, con le autorità sovietiche che – da sempre, dall’inizio, da L’infanzia di Ivan, girato nel 1962 – avevano mal sopportato i contenuti dei film di Tarkovskij, l’ermetismo e il forte simbolismo delle immagini, e soprattutto i riconoscimenti tributati all’estero ad un autore considerato genialmente innovativo.   Il conflitto con le autorità di controllo dello spettacolo sale, pellicola dopo pellicola, fino alla decisione di Tarkovskij, inevitabile, di usufruire nel luglio del 1979 di un permesso di espatrio, per raggiungere l’Italia e lavorare finalmente liberamente ad un nuovo progetto.  Decisione, alla quale il regime sovietico darà una risposta durissima, impedendo alla moglie del regista Larisa, e al figlio Andrej – che all’epoca ha solo nove anni – di raggiungere Tarkovskij.  I tre – marito da una parte, moglie e figlio dall’altra – resteranno separati per sette lunghi anni,  fino a pochi mesi prima della morte del regista, avvenuta appunto nel dicembre del 1986 a Parigi.

Una testimonianza irripetibile di questi anni, ma anche di quello che accade prima, nella mente e nell’anima del regista, costretto a fare i conti con una realtà limitante – che diventerà poi soffocante – è contenuta nei diari che Tarkovskij inizia a scrivere il 30 aprile del 1970, a trentotto anni, quando è già un regista affermato che ha vinto il Leone d’Oro a Venezia con L’infanzia di Ivan nel 1963  e stupito il mondo con Andrei Rublev  terminato nel 1966 ma presentato al Festival di Cannes soltanto tre anni dopo nel 1969, e distribuito in patria addirittura cinque anni dopo, nel 1971.

Nel 1970, quando comincia a scrivere i suoi Diari, Tarkovskij è già un uomo disilluso.  Il potere sovietico lo boicotta. I suoi progetti vengono quasi sempre bocciati, osteggiati,  boicottati.   Il regista è isolato dall’invidia dei colleghi, dalla ottusità della burocrazia,  dall’arroganza dei dirigenti statali.  Rivive su di sé la stessa amara frustrazione del padre Arsenij, grande poeta insignito dell’Ordine della Stella Rossa, la più alta onorificenza sovietica, per il suo eroismo durante la guerra contro i nazisti, che si vede rifiutare la pubblicazione del primo volume, nel 1946, con la motivazione che i versi tanto più sono talentuosi, tanto più “sono nocivi e pericolosi.”

E’ forse anche per sublimare questa frustrazione, e non soccombervi, che Andrej comincia dunque a stilare questi diari, che copriranno un arco di vita di sedici anni.  Si tratta di sette quaderni autografi, scritti in lingua russa, rilegati dallo stesso autore, che contengono anche schizzi e disegni, ma che soprattutto rappresentano una importantissima testimonianza del processo creativo, dei tormenti, delle crisi e della vita spirituale del grande regista. (1) 

(segue -1./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata

1.      I Diari di Andrej Tarkovskij sono stati pubblicati finalmente in forma completa nella accurata e meritevole edizione italiana con il titolo di Diari – Martirologio (1970-1986),  da Edizioni della Meridiana di Firenze,2002,  curati dal figlio del grande regista, Andrej A. Tarkovskij, tradotti da Norman Mozzato, sfruttando la imponente documentazione custodita dall’Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij che ha sede a Firenze, e con la collaborazione della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.  Le citazioni contenute nel testo, tratte dai Diari di Tarkovskij, fanno riferimento a questa edizione. 

23/12/12

Andrej Tarkovskij - "Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj".



Difendere tutto ciò che è spirituale. 

E’ il compito che Andrej Tarkovskij si era dato e che cercò di fare strenuamente, finché fu in grado, con i suoi film. 

Il più misterioso dei quali, forse resta proprio Lo Specchio (titolo originale Zerkalo), girato nel 1975, e infarcito di immagini simboliche e di citazioni di versi del padre del regista, il poeta Arsenij.

Nei Diari del periodo, Tarkovskij, riferisce anche delle critiche e degli insulti ricevuti (come gli capitava spesso per ogni nuovo film) e commenta: 

Lo specchio è un film antiborghese e perciò non può non avere una gran quantità di nemici. Lo specchio è un film religioso. Naturalmente quindi, incomprensibile per la massa, abituata al cinema da quattro soldi e incapace di leggere libri, di ascoltare musica, di osservare un dipinto. Alle masse in genere serve qualcosa di divertente, di distensivo, di spettacolare, sullo sfondo di una “storiella” edificante… il mio compito è di occuparmi di quello che Dio mi ha dato senza badare alla invettive di chicchessia. Non è che io pensi di me cose molto esaltanti, è solo che ognuno deve portare la sua croce. E sarà il tempo a dire se è stata una meritata beffa, o se avevo ragione io. Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj.


(In testa: video elaborazione di alcune immagini del film Lo Specchio). 

22/03/12

Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij e la Russia.



Nel giorno della scomparsa di Tonino Guerra, ricordiamo con questo articolo il suo forte legame con la cultura e con il popolo russo, che sfociò nella collaborazione con il grande Andrej Tarkovskij (insieme nella foto qui sopra).

''Per me venire a Mosca e' un po' come tornare a casa'': lo diceva spesso Tonino Guerra, che a volte si sentiva piu' amato e apprezzato nel Paese di Tolstoj che in patria, come conferma l'eccezionale risalto dato dai media locali alla notizia della sua scomparsa.

Meta' della sua anima era russa, grazie alla moglie Eleonora Iablockina, chiamata affettuosamente Nora, conosciuta nel 1975 in casa di amici durante il festival del cinema di Mosca. E' stata lei a fargli conoscere e ad amare il Paese, diventando anche traduttrice di molte sue opere in russo.

Ma Tonino Guerra ha lasciato qui un segno profondo diventando una delle icone piu' popolari della cultura italiana. A partire dal cinema, dove ha lavorato con l'''esule'' ed amico AndreiTarkovskji (che nel '77 gli fece da testimone di nozze insieme a Michelangelo Antonioni): prima per il documentario Rai 'Tempo di viaggio', poi per il film 'Nostalgia' (1983), entrambi girati in Italia. Ma lo sceneggiatore ha collaborato anche con altri registi russi, come Vladimir Naumov ('La festa bianca', 'Orologio senza frecce'), Andrei Khrzhanovski ('Il cane e il suo generale', 'Il Leone con la barba bianca', 'Lungo viaggio' e 'Ninna nanna per un grillo', questi ultimi con disegni di Fellini) e con il Leone d'oro Alexandr Sokurov per il suo documentario 'Elegia di Mosca' dedicato a Tarkovskji.

La frequentazione dell'Urss da parte di Tonino Guerra e' comunque antica: fu lui a farla scoprire a Vittorio De Sica nel film 'I Girasoli' (1970), in parte ambientato a Mosca. Antica e' anche l'amicizia con Iuri Liubimov, 94 anni, patriarca del teatro sovietico e russo, fondatore del teatro d'avanguardia Taganka, dove i due si conobbero negli anni Settanta e dove sino allo scorso dicembre Liubimov ha continuato a mettere in scena il poema di Tonino Guerra 'Miod' (Miele).


(Andrej Tarkovskij, Michelangelo Antonioni, Tonino Guerra) 



''Un artista arrivato dall'epoca del Rinascimento, un uomo di talento poliedrico'', ha detto all'ANSA il regista, che ha proposto un minuto di silenzio durante una prova al teatro Vakhtankov dei 'Demoni' di Dostoievskij. ''Era un mago, trasformava qualsiasi cosa in una poesia, un racconto, una parabola'', ricorda parlando con l'ANSA il direttore del Museo del Cinema di Mosca Naum Kleiman, che lo conosceva dagli anni Sessanta.

''Portava la gioia dentro di se' e la regalava agli altri, quando stavi con lui ti sentivi felice, era un piccolo sole che emanava luce''. Luce propria, non solo quella riflessa che gli derivava dall'aver lavorato con alcuni tra i piu' grandi registi della storia, a partire da Fellini. La Russia ha reso omaggio al suo genio in tanti modi: con mostre, recital, traduzioni delle sue opere, premi, lauree honoris causa (anche al mitico Vgik, l'istituto superiore di cinematografia russa).

Nel 2000 l'allora presidente Putin, in occasione dei suoi 80 anni, gli conferi' l'Ordine dell'Amicizia, una delle piu' alte onorificenze russe, ''per il suo alto contributo al rafforzamento dell'amicizia e allo sviluppo dei rapporti culturali tra Italia e Russia''.

Tre anni dopo la citta' di San Pietroburgo, dove esiste una galleria dedicata a Tonino Guerra, lo nomino' suo ambasciatore culturale e per i suoi 90 anni organizzo' dieci giorni di festeggiamenti solenni. ''Tanto affetto e tanta attenzione mi commuovono. Non so se me lo merito e non so nemmeno fino a che punto la Russia e' degna dell'amore che ho per lei'', aveva umilmente osservato.


(Tarkovskij e Guerra sul set di Nostalghia) 

29/12/11

'Cercare Dio' - 25 anni dalla morte di Tarkovskij.



In occasione del 25mo anniversario della morte di Andrej Tarkovskij, pubblico l'incipit del capitolo a lui dedicato di un libro di prossima pubblicazione, intitolato Cercare Dio. E' la rivisitazione della vicenda umana e artistica del grande regista attraverso le memorie contenute nei suoi Diari. 

Per una di quelle circostanze che decidono i destini degli uomini – in questo caso l’essere nato in un periodo storico di feroci opposizioni e blocchi contrapposti – il corpo del grande Andrej Tarkovskij, uno dei più grandi autori della storia del cinema, riposa lontano dal suo paese, il paese dove è nato, e dove hanno vissuto i suoi predecessori.

La tomba di Tarkovskij non è infatti a Zavraz’e, il piccolo villaggio sulle rive del Volga dove il regista nacque il 4 aprile del 1932, e nemmeno in nessun altro cimitero della sconfinata Russia, ma al cimitero ortodosso di Saint-Géneviève-des-Bois, nei pressi di Parigi. Se Tarkovskij fu seppellito in Francia, e non nel suo paese, fu dovuto alla decisione della moglie Larisa, che rifiutò l’offerta da parte delle autorità sovietiche di far rimpatriare il corpo del grande regista perché fosse sepolto a Mosca. 


La decisione era del tutto conseguente a una estenuante guerra, cominciata molti anni prima, con le autorità sovietiche che – da sempre, dall’inizio, da L’infanzia di Ivan, girato nel 1962 – avevano mal sopportato i contenuti dei film di Tarkovskij, l’ermetismo e il forte simbolismo delle immagini, e soprattutto i riconoscimenti tributati all’estero ad un autore considerato genialmente innovativo. 

Il conflitto con le autorità di controllo dello spettacolo sale, pellicola dopo pellicola, fino alla decisione di Tarkovskij, inevitabile, di usufruire nel luglio del 1979 di un permesso di espatrio, per raggiungere l’Italia e lavorare finalmente liberamente ad un nuovo progetto. Decisione alla quale il regime sovietico darà una risposta durissima, impedendo alla moglie del regista Larisa, e al figlio Andrej – che all’epoca aveva solo nove anni – di raggiungere Tarkovskij. I tre – marito da una parte, moglie e figlio dall’altra – resteranno separati per sette lunghi anni, fino a pochi mesi prima della morte del regista, avvenuta appunto nel dicembre del 1986 a Parigi.

(segue)