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25/12/13

Essere fedeli a se stessi è il contrario dell'egoismo.






La cosa appare sotto forma di silenzio. 

Il silenzio inamidato della mattina, quello inquieto, frusciante della sera.  L'ascolto del momento più buio regala voci inaspettate. 

Dormono dentro di te, da secoli.  Ti tengono all'improvviso sveglio, quando le avevi dimenticate.  Capisci d'un tratto che non c'è altro modo di essere fedeli agli altri che esserlo a se stessi. 

Nessuno conosce i molteplici punti di te stesso e tu stesso non puoi contarli tutti e non puoi abbracciarli tutti. Puoi soltanto sentirli. 

Ricominciare ogni volta, senza connivenze e rancori.  Senza ipocrisie e leggi.  

Nel fondo di te stesso, nel fosso o recesso, s'apre una pozza d'acqua cristallina che tutto contiene.  Riflette il tuo volto, contiene la potenza del bardo e la rapidità del serpente.  Il cuore generoso dell'umano. 

Se sarai capace di scendervi ed ascoltare, e di essere quel canto d'acqua fermo, tu sarai utile alla vita e la vita a te. 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

in testa : Essere acqua, di Marco Nones  (altorilievo). 


24/12/13

Natale 2013 - Mauriac.




Sotto il regno di Tiberio Cesare, il legnaiuolo Jeschu, figlio di Giuseppe e di Maria che abitava in quella borgata, Nazaret, della quale non è menzione in alcuna storia e che le Scritture non nominano: alcune case scavate nel macigno di una collina, di fronte alla pianura d'Esdrelon. Le vestigia di queste grotte sussistono ancora.

E l'una di esse celò quel fanciullo, quell'adolescente, quell'uomo, tra l'operaio e la Vergine. Là egli visse trent'anni - non già in un silenzio di adorazione e d'amore: dimorava nel bel mezzo di una tribù, fra i litigi, le gelosie, i piccoli drammi d'una numerosa parentela, dei Galilei devoti, nemici dei Romani e d'Ercole; e che nell'attesa del trionfo d'Israel, salivano per le feste a Gerusalemme.

Stavano dunque là dal principio della sua nascosta vita quelli che al tempo dei suoi primi miracoli pretenderanno che sia folle e vorranno impadronirsi di lui; quelli di cui l'Evangelo ci dà i nomi: Giacomo, Giuseppe, Simone, Giuda...

Fino a qual punto si fosse reso simile a tutti i ragazzi della sua età, lo scandalo dei Nazzareni lo prova abbastanza quando per la prima volta predicò nella loro sinagoga. "Non è forse il legnaiuolo" dicevano essi, "il figlio di Maria ? E i suoi fratelli (i suoi cugini) non sono forse qui, in mezzo a noi ?"

Così di lui parlava la gente del vicinato, o con la quale aveva giocato, e della quale poco dianzi ancora eseguiva le ordinazioni: era il falegname, uno dei due o tre falegnami del borgo.



Francois Mauriac, La vita di Gesù, i quaderni della Fenice, Mondadori, Milano, 1937, traduzione di Angiolo Silvio Novaro,  p. 30.

foto in testa: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi (1600?) Olio su tela 268 × 197 cm, Palermo Italia Oratorio di San Lorenzo. Trafugato nel 1969. In base alle risultanze delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Palermo l’opera, in data imprecisata successiva al furto, sarebbe andata distrutta a causa delle malaccorte modalità con le quali è stata nascosta dagli autori del trafugamento.

23/12/13

Vorrei scrivere qualcosa sul sole. (Natale).





Vorrei scrivere qualcosa sul sole. 

Il sole non è morto ancora. Come in ogni anno ha raggiunto il suo punto più basso sull'orizzonte.  Da decine di millenni l'uomo ha avuto paura.  In questo periodo tutto assomiglia alla fine: la fine del sole, la fine del mondo. 

La conferma della rinascita dell'astro della luce, anno dopo anno, trasmessa e confidata, ha innalzato la fiducia umana nella vita, la possibilità concreta del domani e di un eterno ritorno sempre sperabile. 

Ciò che fu chiamato 'natale', abita qui. 

Promessa cristiana e rinnovamento, riti apotropaici, nascita e rinascita hanno lasciato il posto oggi a una confusa mobilità del tutto in-sensata.   

Ci si muove per sentirsi vivi e per poter dire di essere andati da qualche parte. Si spendono soldi, si fanno viaggi, ma soprattutto si va di corsa, questo è l'importante. 

Di corsa, però, non vediamo niente. Il falso movimento rende perfino invisibile il movimento del sole, la sua effettiva ri-nascita, il suo ritorno alla luce.  Alla nostra luce.


Senza luce niente è possibile. 


Non c'è vita, non c'è oggi e non c'è ieri e nemmeno domani. Fermiamoci, dunque, e celebriamo il nostro rito di sempre: osservando il sole, tributando la luce. 




Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 





25/12/12

Buon Natale .




Appena qualche giorno fa è trascorsa la notte più lunga dell'anno.

Il solstizio d'inverno ha rappresentato per millenni, per l'uomo, qualcosa di oscuro e di temibile: il sole, durante l'autunno cominciava a brillare sempre meno, e poi sempre meno, e le giornate sempre più corte, finché il sole a dicembre, non riusciva nemmeno ad alzarsi, e andava a morire nel primo pomeriggio.

Il solstizio d'inverno è il punto di non ritorno: il momento in cui il sole - e la vita - sembrano abbandonare la Terra. Ma, invece, da quel buio, da quell'oscurità, ecco: il sole rinasce, ricomincia a crescere. Le giornate, una dopo l'altra, tornano ad allungarsi, la luce ritorna.

Tutte le civiltà del passato avevano una grande festa - piena di implicazioni simboliche - legate al solstizio d'inverno. I romani, come è noto, la celebravano con il rito del  Sol Invictus.

E non è un caso che anche la festa del Natale Cristiano sia stata posizionata nel calendario, in questo periodo: simbolo di rinascita, di rinnovamento, di speranza, e di luce.

Nel Natale cristiano non si celebra soltanto la nascita di un simbolo (tanto per tornare a ieri), ma la nascita di un corpo.  

Il Cristianesimo è l'unica religione che si identifica  totalmente con una persona: la persona di Gesù di Nazareth.

Dal Monastero di Bose, la Comunità fondata, vicino a Biella, da Enzo Bianchi, arrivano i preziosi libri delle edizioni Qiqajon.

Da Brucia, invisibile fiamma, antologia poetica pubblicata nel 1998, ecco Nascita di Cristo  di Rainer Maria Rilke.

Non avessi tu il candore, come potrebbe
accadere a te ciò che rischiara ora la notte ?
Guarda il Dio dell'ira sopra i popoli
si fa mite, e viene in te nel mondo.
Vedi, questi re sono grandi,
ed innanzi al tuo grembo a te trascinano
tesori, quelli che ritengono i più grandi,
e tu stupisci forse a questi doni:
ma guarda, tra le falde del tuo panno,
come ora lui su tutto passa oltre.
Tutta l'ambra che lontano in mare, si trasporta,
ogni gioia d'oro e quell'aereo aroma che bruciando
si disperde nei sensi e si consuma:
di fulminea brevità fu tutto questo,
e alla fine fu solo rimpianto.
Ma (lo vedrai): Egli dà gioia.



Buon Natale


Fabrizio Falconi

16/12/12

Rainer Maria Rilke - Lettera di Natale alla madre.






Castello di Berg am Irchel Cantone di Zurigo, Svizzera 17 dicembre 1920 


Mia cara Mamma, 

ancora una volta, alla nostra ora benedetta, la più amorevole memoria dei Natali passati e il desiderio che ogni anno, dopo tempi tanto malvagi, Ti possano essere concesse feste più quiete e pacifiche e, finalmente, anche in una casetta tutta Tua! 

Detto questo detto tutto; e ora non c'è tanto da leggere quanto entrare in se stessi, e preparare per la celebrazione più santa dell'anno un presepio nel nostro cuore, affinché esso e il Salvatore in lui possano davvero tornare al mondo col giusto fervore! 

Quel che Ti auguro, cara mamma, è che in questa santa sera la memoria di tutta l'emergenza e, anzi, la consapevolezza dei problemi incombenti e dell'insicurezza dilagante possano essere del tutto sollevate e in certo qual modo dissolte in quell'intimissima sapienza della grazia per la quale nessun tempo è troppo pregno di fatalità e nessuna angoscia è tanto serrata che essa non sappia al tempo suo -che non è il nostro!- entrare e penetrare con la sua mite vittoria quanto sembrava insuperabile. 

Non c'è nessun momento in un lungo anno in cui possiamo richiamare nel nostro animo la sua sempre possibile manifestazione e onnipresenza così vividamente come in questa notte invernale da secoli indipendente, che con l'incomparabile arrivo di questo bimbo capace di trasformare tutti gli esseri viventi ha raggiunto e superato con un colpo solo la somma di tutte le altre potenze terrene. 

Per quanto la lieve estate, quando l'esistenza sembra considerevolmente più sopportabile e meno faticosa, quando non dobbiamo difenderci da aggressioni così immediate da parte dell'aria e della natura serenamente impegnata... per quanto la più felice delle estati possa viziarci con le sue consolazioni, cosa sono esse di fronte agli incommensurabili tesori di conforto di questa notte dall'apparenza insignificante e anche povera che d'un tratto si apre verso l'interno come un cuore che tutti abbraccia e scalda e che davvero con i battiti del suo cuore, quasi rintocchi di campane, risponde a noi che tendiamo l'orecchio con la più fervida attenzione! 

Tutte le premonizioni dei tempi andati non sono bastate ad annunziare questa notte, tutti gli inni che sono stati cantati in suo onore mai hanno sfiorato il silenzio e la tensione in cui si inginocchiano pastori e Re Magi: e così anche per noi, poiché mai nessuno di noi è stato in grado, mentre passa su di noi questa notte di prodigio, di segnare i confini della propria vita. 

Proprio questo è il mistero dell'uomo inginocchiato, dell'uomo profondamente inginocchiato: che è più grande, secondo la sua natura spirituale, di quello in piedi! Il mistero che si celebra questa notte! L'uomo inginocchiato, che si abbandona del tutto sulle ginocchia, smarrisce tuttavia le proporzioni del suo ambiente, persino alzando gli occhi non saprebbe più dire cosa è grosso e cosa è piccino. Ma per quanto così piegato raggiunga a malapena l'altezza di un bambino, tuttavia egli, quest'uomo inginocchiato, non può certo essere detto piccolo. 

Con lui si sposta la scala ed egli, seguendo nelle sue ginocchia la gravità e la forza che gli sono proprie e prendendo il posto che loro compete, appartiene già a quel mondo in cui l'altezza è profondità e, se già l'altezza rimane incommensurabile al nostro sguardo e alle nostre possibilità, chi potrebbe mai misurare la profondità? Questa però è la notte della profondità spalancata e radiosa: possa, cara mamma, essere a Te consacrata e benedetta. 

Amen. 

Le sei di sera del Natale 1920 René* 


24/12/11

Rainer Maria Rilke - Lettera di Natale alla madre.



Accetta dunque, mia cara mamma, un bacio con tutto il cuore nella solenne ora di Natale, la più pacata dell'anno, la più misteriosa, in cui i desideri ancora ignari si tendono fino all'estremo e vengono per prodigio esauditi: trascorrila nel profondo, grande raccoglimento del tuo cuore, abbandona ogni dubbio e incomprensione: in quest'ora abbiamo un posticino dentro di noi dove siamo semplicemente bambini, che attende e sta là, fiducioso e mai confuso, nel suo diritto ad una grande gioia: questo è il Natale, avvertire dentro di sè, una volta l'anno, questa aspettativa questo fermo diritto che niente può deludere...

sentire che l'adulto che ora è sopra di noi non con meno, anzi, con molto di più, con l'infinito vuole sorprenderci,    che in fondo i nostri più grandi desideri, se solo apriamo loro il nostro cuore, non possono non essere esauditi, che mai quel che abbiamo dentro di noi è un desiderare allo stato puro ma in parte è già un essere esaudito che dobbiamo lasciare nelle mani di Dio, che coltiverà il nostro terreno, e gli darà credito.

Rainer Maria Rilke, Lettera alla Madre da Tunisi, Tunesia Palace Hotel, il 19 dicembre del 1910.

 nella foto: Lev Tolstoj con la nipote Tania Sukhotina a Iasnaia Poliana. 

23/12/09

Pavel Florenskij - Buon Natale dal Mantello di Bartimeo.


L'11 aprile del 1917, Pavel Florenskij, alla vigilia della rivoluzione che si annunciava, scrisse questo Testamento per i suoi figli. Mi sembra un modo diverso dal solito per porgervi i miei auguri per le festività che arrivano, nelle quali celebriamo, ricordandola, la venuta del Signore e l'importanza della Sua presenza per noi - che oggi tutto sembrerebbe spingere a mettere in secondo piano. Un grande abbraccio a tutti i lettori e agli amici de Il Mantello di Bartimeo, grazie per la vostra vicinanza e il vostro affetto, per l'anno che siamo stati insieme, e per i futuri che ci aspettano.

1. Vi prego, miei cari, quando mi seppellirete, di fare la comunione in quello stesso giorno o, se questo proprio non dovesse essere possibile, nei giorni immediatamente successivi. E in generale vi prego di comunicarvi spesso dopo la mia morte.

2. Non rattristatevi e non soffrite per me, se potete. Se sarete lieti e forti, con ciò mi darete la pace. Io sarò sempre con voi in spirito e, se il Signore me lo concederà, verrò spesso da voi e vi guarderò. Voi però confidate sempre nel Signore e nella sua Purissima Madre, e non rattristatevi.

3. Non dimenticate la vostra stirpe, il vostro passato, studiate quanto riguarda i vostri nonni e antenati, adoperatevi e rafforzatene la memoria.

4. La cosa più importante che vi chiedo è di ricordarvi del Signore, e di vivere al suo cospetto. Con ciò è detto tutto ciò che voglio dirvi, il resto non sono che dettagli o cose secondarie, ma questo non dimenticatelo mai”.

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24/12/08

Questo è il Natale.


"Questo è il Natale, avvertire dentro di sé, una volta all'anno, questa aspettativa, questo fermo diritto che niente può deludere. Sentire che in fondo i nostri più grandi desideri, se solo apriamo a loro il nostro cuore, non possono non essere esauditi. Questi sono, carissima mamma, i miei pensieri di Natale per te..." scriveva Rainer Maria Rilke in una delle sue lettere che con regolarità spediva a Natale alla madre. Lettere bellissime.

Questa aspettativa... questo fermo diritto che niente può deludere...

Proprio così. Dovremmo essere capaci, almeno oggi, di tornare quel che eravamo - e quel che siamo ancora dentro il nostro involucro adulto - e credere alla meraviglia dell'inesprimibile. Sapere che qualcosa è lì per noi. Ad attenderci e a rispondere.

Essere come quel bambino - Alexander - che osserva il gioco della Lanterna magica, animata dalla luce delle candele, la notte di Natale, e aspetta... aspetta...

Buon Natale a tutti gli amici del Mantello di Bartimeo dal profondo del mio cuore !
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