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13/03/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 58: Kolya (Kolja) di Jan Sverak, Repubblica Ceca, (1996)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 58: Kolya (Kolja) di Jan Sverak, Repubblica Ceca, (1996) 

Louka Frantisek, violoncellista praghese dissidente squattrinato, durante la perestrojka accetta di sposare per soldi una donna russa, soltanto per farle avere la cittadinanza. 

La donna però fugge all'Ovest e Louka rimane da solo con Kolya, il figlio della donna, un bambino russo di 5 anni, che non parla la sua lingua.

Louka, scapolo impenitente, si industria a far da padre dopo molte riluttanze, e quando finisce per stringere con il bambino un legame profondo, deve riportarlo alla madre. 

E' delicato, poetico il tocco di Jan Sverak e ricorda quello di Jaco Van Dormael con Totò le Heros, o di Kusturica in Papà è in viaggio d'affari. 

Un film magnificamente girato, con interpreti che non si dimenticano e che ha ricevuto numerosi premi tra cui l'Oscar per il miglior film straniero nel 1996. Che scalda il cuore, senza essere mai ricattatorio. 

24/02/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 57. Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle) di Jean-Luc Godard (1960)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 57. Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle) di Jean-Luc Godard (1960)

Uno dei più bei film di sempre del cinema francese. Michel Poiccard (Jean-Paul Belmondo) è un gangster che lascia la Cote d'Azur per andare a prendere dei soldi a Parigi; lungo il percorso uccide  un poliziotto che lo vuole fermare per un controllo; a Parigi ritrova l'amante americana (Jean Seberg) e si dà da fare per rintracciare l'emissario, sempre braccato dalla polizia.

Jean-Luc Godard firma con quest'opera, il cui soggetto gli venne ceduto da François Truffaut nel 1959, (anno in cui quest'ultimo presentò a Cannes I 400 colpi), una sorta di manifesto della Nouvelle Vague, movimento formato da giovani e promettenti registi francesi, che nacque alla fine degli anni '50 con spirito di contestazione e innovazione di quelle categorie ormai solidificate del cinema del passato. 

Sfruttando la lezione dell'esperienza neorealista del cinema italiano e del cinema di genere noir americano, A' bout de souffle rivoluziona ogni canone, facendosi bandiera, filologicamente, di una estetica esistenzialista, alla quale il mezzo cinematografico - riprese sempre mobili e sconnesse, montaggio frammentato, particolari iperrealistici, attenzione maniacale per gesti e movimenti degli attori - presta al pieno le sue possibilità tecnico/espressive. 

Anche filosoficamente, il film, è un tributo alle tematiche esistenzialiste: Belmondo e Seberg incarnano i ruoli di due irregolari, che non possono e non vogliono, non potendo, sottostare alle regole grigie della società, e che scelgono di vivere con piena consapevolezza le loro volatili esistenze fino alla fine, fino alla reale eventualità che siano bruciate del tutto. 


Una lezione di stile e di coerenza che ancora oggi appassiona e non perde colpi.



17/02/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 56. Il coltello nell'acqua (Nóż w wodzie) di Roman Polański (1962)



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100 film da salvare alla fine del mondo: 56. Il coltello nell'acqua (Nóż w wodzie) di Roman Polański (1962)

E' difficile scegliere nella filmografia di Roman Polanski, uno dei più geniali e prolifici autori/registi degli ultimi 50 anni.

Optiamo, obtorto collo, per il suo film d'esordio, realizzato dall'allora ventinovenne regista, quando era ancora nel suo paese di origini, in Polonia (in realtà Polanski nacque a Parigi da genitori ebrei polacchi, ma dall'età di 3 anni, fece ritorno nella madrepatria, mentre era nell'occhio del ciclone dell'occupazione nazista), anche perché si tratta di uno dei più fortunati debutti della storia cinematografica: il film fu presentato in concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ricevette il Premio FIPRESCI, ma soprattutto fu il primo film polacco ad ottenere una candidatura all'Oscar al miglior film straniero (battuto nientemeno che da 8½ di Federico Fellini).

L'esordiente Polanski si guadagnò dunque una immediata notorietà internazionale, ben rappresentata dalla copertina del settimanale statunitense TIME a lui dedicata.

Emigrato in Francia, poi in Gran Bretagna e quindi negli Stati Uniti, solo ben quarant'anni dopo il regista tornerà a girare un film in Polonia, Il pianista, in cui mise in scena molto del suo tragico passato e del tragico passato della sua famiglia, ebrea, sterminata dall'Olocausto nazista.

Due dei tre attori protagonisti del film (Jolanta Umecka, che interpreta Cristina, e Zygmunt Malanowicz, che interpreta il ragazzo) non avevano pressoché alcuna precedente esperienza professionale.

In tutto il film non viene impiegata nemmeno una comparsa (sono solo 3 gli attori coinvolti); in nessun momento della pellicola, infatti, appare qualcuno al di fuori dei tre protagonisti. 

In due scene del film vengono mostrati quasi integralmente i seni della protagonista (mentre si asciuga a bordo della barca), la qual cosa fece scalpore, in quanto per niente d'uso nel cinema conservatore del tempo.

Il film è stato anche definito un "thriller", anche se in realtà mancano alcuni elementi per annoverarlo pienamente in quel genere cinematografico.


La trama è semplice e inquietante - come molto del cinema di Polanski: il giornalista sportivo Andrea e la moglie Cristina (da cui prende il nome la loro barca) si stanno recando in auto nella zona dei laghi, per trascorrere un weekend in barca a vela, quando s'imbattono in un giovane autostoppista, fermo in mezzo alla strada, che solo all'ultimo momento Andrea evita d'investire. 

Irritato ma anche colpito dalla sua sfrontatezza, l'uomo lo invita in modo sarcastico a salire in auto e poi, una volta arrivati a destinazione, gli propone addirittura di unirsi a loro per la gita sul lago. Il giovane, che sostiene di non saper nuotare, accetta quella che appare una sfida beffarda più che un invito amichevole. 

Nel corso della giornata in barca, Cristina assiste alla crescente tensione del rapporto (di reciproca ostilità, ma anche di sotterranea attrazione) tra i due uomini. 

Fino al culmine: il giovane, ormai prossimo a sbarcare, lamenta la scomparsa del suo notevole coltello a serramanico, che in precedenza ha esibito con orgoglio come uno strumento indispensabile per i suoi vagabondaggi. 

Andrea glielo restituisce in malo modo, come fosse stato accusato di averglielo sottratto di proposito, e l'oggetto conteso finisce inavvertitamente in acqua. Quando il giovane gli chiede di tuffarsi a recuperarlo e l'altro si rifiuta, i due vengono alle mani e il giovane finisce fuori bordo, sparendo sott'acqua

Cristina si lancia subito a soccorrerlo e Andrea, pur convinto che il giovane abbia mentito e in realtà sappia nuotare, si unisce alla ricerca che si rivela inutile. 

 Tornati sulla barca, litigano violentemente, la donna rinfaccia al marito la sua arroganza e lo accusa di essere interamente responsabile del tragico incidente e lui, non sopportando ulteriormente il confronto, si getta in acqua e si avvia a nuoto verso la riva non lontana. 

Poco dopo, il giovane, che si era nascosto dietro una boa, risale a bordo della barca. Cristina prima lo schiaffeggia, disgustata dall'inganno, poi, resa vulnerabile dall'ira verso il marito e dall'attrazione verso il giovane, lo bacia e fa l'amore con lui

Dopo aver sbarcato il giovane, Cristina arriva al porticciolo dove ritrova Andrea, che è determinato a presentarsi alla polizia e raccontare quanto accaduto. Lei gli rivela che il giovane non è annegato, ma il marito non le crede e pensa si tratti solo di una pietosa menzogna a suo beneficio; allora lei, sprezzante, rivela anche il proprio tradimento, di nuovo non creduta. 

Il film si conclude con l'auto ferma davanti al bivio che può condurli a casa o alla stazione di polizia.

Firmato da Polanski insieme a Jerzy Skolimowski, altro astro nascente della cinematografia polacca e internazionale, che scrissero insieme la sceneggiatura, Il coltello nell'acqua è un film perfetto, teso e memorabile, da rivedere. 

11/02/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 55. "Professione Reporter" (The Passenger) di Michelangelo Antonioni (1975)



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100 film da salvare alla fine del mondo: 55. "Professione Reporter" (The Passenger) di Michelangelo Antonioni (1975)

Appartenente alla fase più felice della produzione di Michelangelo Antonioni, Professione Reporter, che nel titolo inglese si chiamava The Passenger è uno dei film più misteriosi del grande regista, passato alla storia anche per i pochissimi dialoghi, la magnifica fotografia (diretta da Luciano Tovoli). e per la penultima scena, di sette minuti, realizzata interamente dal punto di vista della finestra di una stanza d' albergo, in cui la narrazione drammatica è fatta da azioni viste a distanza, accompagnate da suoni misti. 

Il film racconta le vicende di David Locke (Jack Nicholson), giornalista televisivo, che è nel deserto africano e sta preparando un documentario sui guerriglieri della regione. 

Dopo essere stato abbandonato dalla sua guida ed essere rimasto bloccato con la sua Land Rover nella sabbia, entra in crisi, stanco del lavoro, del matrimonio e della vita. 

Riesce a tornare in albergo e cerca lo strano inglese Robertson, un ospite che gli aveva raccontato un po 'della sua vita, affascinando David con la sua apparente spensieratezza. Quando David entra nella stanza, trova Robertson, morto nel letto per un attacco di cuore e sfruttando il fatto che l'uomo ha una grande somiglianza fisica con lui, decide di indossare l'identità con il morto (cambiando la foto sul  passaporto), continuando a seguire l'agenda che ha trovato in camera sua, andando nei vari luoghi indicati. 

Più tardi David scoprirà che Robertson era invece un trafficante di armi, atteso dai guerriglieri africani, che stavano aspettando lui per concludere l'affare.

Allo stesso tempo, la moglie di David e i suoi collaboratori iniziano a cercare "Robertson" (in realtà David), poiché vogliono sapere di più sulla morte del giornalista.

David quindi inizia a fuggire, facendosi aiutare da un giovane turista inglese.

Una potente meditazione sull'identità, l'alienazione e il desiderio umano di sfuggire a se stessi, che merita di essere rivisto. 

Fabrizio Falconi

PROFESSIONE: REPORTER 
The Passenger
Regia di Michelangelo Antonioni
Italia, 1975 
con Jack Nicholson, Maria Schneider, Ian Hendry, Jenny Runacre, Angel Del Pozo, James Campbell.  durata 126 minuti. 



03/02/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 54. American Graffiti, di George Lucas (1973)



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100 film da salvare alla fine del mondo: 54. American Graffiti, di George Lucas (1973)

A pensarci bene sembra davvero stupefacente che George Lucas abbia girato questo film nel 1973 (quando aveva soltanto 29 anni), a soli dieci anni cioè dagli eventi raccontati. 

In realtà l'occhio del regista sembra già così distante da quel periodo, con tutta la nostalgia, il moderno romanticismo che lo pervade, una lunga riflessione/atto d'amore già perfettamente metabolizzata, pur con il brevissimo arco temporale che lo attraversa. 

Il grande talento di Lucas si manifesta in un'opera compatta, omogenea, che cuce i suoi elementi narrativi senza soluzione di continuità, sulla base di una ininterrotta colonna sonora - quella di quegli anni leggendari, per la musica americana - e degli intermezzi  radio della voce di Lupo Solitario, progenitore di tutti i dj, che scandiscono le notti americane. 

Il film racconta la notte d'addio di un gruppo di amici a Modesto , California , nell'agosto del 1962

Curt Henderson (il personaggio principale) e Steve Bolander (il fidanzato di Laurie, sorella di Curt), avendo entrambi finito il liceo, lasceranno la loro piccola città californiana per iniziare gli studi universitari sulla costa orientale. 

Dopo essere stati al Mel's Drive-In con i loro amici Terry Fields con "la grenouille" (a cui Steve presta la sua Chevrolet Impala bianca del 1958) e John Milner (proprietario di una hot rod gialla), trascorrono a notte sfilando in macchina con le loro amiche lungo la Strip, la strada principale che si interseca con i veicoli luccicanti in cerca di avventure universitarie. 

Le autoradio trasmettono brani di rock 'n' roll e musicisti leggendari degli anni '50 e primi anni '60: The Platters , Chuck Berry , Fats Domino , Buddy Holly , Bill Haley , The Beach Boys , Jerry Lee Lewis , Frankie Lymon, Del Shannon , ecc. 

Curt passa la notte alla ricerca di una bionda sconosciuta che ha appena notato guidare la sua Ford Thunderbird bianca del 1956. 

Sperando di trovarla, si riconcilia con se stesso, nonostante i cattivi ragazzi della zona, i Faraoni (e il loro Mercury Coupé Chop-Top del 1951). 

Verso la fine della notte va  a trovare Lupo Solitario, conduttore della stazione radio pirata locale che è l'idolo di quei ragazzi. 

Terry incontra Debbie, una ragazza ribelle, che guida la macchina di Steve e la seduce. 

John passeggia per Carol, la giovanissima sorella di una ragazza che non conosce nemmeno, e con la quale vorrebbe uscire. 

Steve resta con Laurie per una parte della notte ma discute con lei. 

Al mattino presto, all'uscita della città, una gara di dragster contrappone John a Bob Falfa, un nuovo arrivato in città che guida una Chevrolet nera dal 1955, in cui è salito a bordo  Laurie infastidito dalla sua rottura con Steve. 

La hot rod di John vince la gara mentre la Chevy nera lascia la strada, si rigira e finisce sul tetto. 

Bob e Laurie escono dal veicolo prima che prenda fuoco. 

È già il giorno e l'ora successivi per volare, ma Curt parte da solo all'università, Steve ha deciso di restare per non separarsi da Laurie. 

Prima dei titoli di coda, gli intertitoli ci informano del successivo destino dei quattro amici: alla fine del 1964 John muore in un incidente d'auto, vittima di un ubriacone, Loc nel mezzo della guerra del Vietnam, Steve diventa un agente assicurativo e rimane a Modesto, Curt diventa uno scrittore e si stabilisce in Canada. 









27/01/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 53. "Il Gattopardo" di Luchino Visconti (1963)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 53. "Il Gattopardo" di Luchino Visconti (1963)


Film leggendario, che parla di un'epoca maestosa del cinema italiano, Il Gattopardo , diretto da Luchino Visconti, adattato dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vinse con ogni merito la Palma d'oro al Festival del cinema di Cannes del 1963.

Il film segue fedelmente le vicende raccontate nel romanzo. 

Nel Maggio 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, a Marsala, il principe don Fabrizio Salina assiste con distacco e malinconia alla fine della nobiltà. 

Questi signori, i "gattopardi", maestri dell'esercizio del potere e del trasformismo, comprendono che la fine della loro superiorità morale e sociale è ormai vicina: infatti, coloro che traggono profitto dalla nuova situazione politica sono gli amministratori e i grandi proprietari terrieri della nuova classe sociale che sta sorgendo. 

Don Fabrizio, appartenente a una famiglia di antichissima nobiltà, è rassicurato dal suo nipote preferito Tancredi, che, pur combattendo nelle colonne garibaldine, cerca di sfruttare gli eventi a suo vantaggio. 

Tancredi spiega a suo zio: "Se non saremo coinvolti in questo business, costruiranno una repubblica per noi. Se vogliamo che tutto rimanga uguale, dobbiamo cambiare tutto. " 

Quando, come ogni anno, il Principe Salina si reca, con tutta la sua famiglia, nella sua residenza estiva a Donnafugata, trova come nuovo sindaco del villaggio Calogero Sedara, un borghese di modesta estrazione, grezzo e scarsamente istruito, che si arricchisce e fa carriera in politica. 

Tancredi, che all'inizio mostra un certo interesse per Concetta, la figlia maggiore del principe, si innamora di Angelica, la figlia di Don Calogero, che alla fine sposerà, sedotta dalla sua bellezza ma anche dalla sua notevole eredità. 

L'arrivo a Donnafugata di un ufficiale piemontese , il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, segna una svolta nella storia: propone a Don Fabrizio di essere nominato senatore del nuovo Regno d'Italia. 

Tuttavia, il principe rifiuta, sentendosi troppo legato al vecchio mondo siciliano. Riflettendo sulla realtà siciliana, Don Fabrizio è pessimista: "Adesso sarà diverso, ma peggio ..." , dice all'emissario del nuovo regime. 

L'unione tra la nuova borghesia e la nobiltà in declino è un cambiamento ormai indiscutibile

Don Fabrizio ne avrà la conferma durante un gran ballo al termine del quale inizierà a meditare sul significato di nuovi eventi e a fare la dolorosa valutazione della sua vita.

Le riprese del film richiesero 15 mesi di intenso lavoro, dal dicemebre 1961 al maggio 1962. 

 L'investimento richiesto da questo colossale progetto si rivelò presto superiore alle previsioni della Titanus , mentre nel 1958, che immediatamente dopo la pubblicazione del romanzo, aveva acquistato i diritti per adattarlo. 

Dopo un accordo di coproduzione fallito con la Francia, l'impegno di Burt Lancaster nel ruolo principale, nonostante la perplessità di Luchino Visconti (che avrebbe preferito Laurence Olivier o l'attore sovietico Nikolaï Tcherkassov), e forse dell'attore stesso, consentì un accordo di distribuzione per gli Stati Uniti con 20th Century Fox . 

Tuttavia, le perdite subite dal film, insieme a quelle di Sodoma, Gomorra causarono il fallimento della Titanus.

La lunghissima scena del ballo, con l'incredibile fotografia di Giuseppe Rotunno, hanno consegnato questo film alla storia del cinema. 

IL GATTOPARDO
Regia di Luchino Visconti.
Italia-Francia, 1963
con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli. 
durata 205 minuti. 




20/01/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 52. Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock) di Peter Weir (1975)



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100 film da salvare alla fine del mondo: 52. Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock) di Peter Weir (1975)


Picnic at Hanging Rock è il film che Peter Weir - all'epoca ventinovenne - girò nel 1975, adattandolo all'omonimo romanzo di Joan Lindsay e che alla sua uscita lanciò in orbita il nome del suo autore, e fece scoprire in occidente una cinematografia, quella dell'Oceania, di cui si sapeva pochissimo o niente. 

Un film divenuto un classico, ancora così attuale che di recente una serie televisiva è stata tratta - piuttosto fedelmente - dal film e distribuita con successo in tutto il mondo. 

Weir, sviluppò su una storia semplicissima, con una trama davvero esile, un film elegantissimo, pieno di riferimenti simbolici e di implicazioni nascoste. 

La vicenda è ambientata in Australia nell'anno 1900, in piena epoca vittoriana: le allieve di una scuola privata per ragazze vanno a fare un picnic ai piedi di Hanging Rock, un'enorme formazione rocciosa nello stato di Victoria , un tempo luogo di culto aborigeno. 

Mentre il sole è al suo apice e le ragazze si arrendono al torpore del pomeriggio, quattro di loro si avventurano in uno stretto passaggio roccioso, come irresistibilmente chiamate dalla roccia. 

Fatta eccezione per una ragazza ingenua che scappa, in preda al panico, le altre tre entrano in una cavità e scompaiono, insieme a uno dei loro insegnanti. 

Ricerche e ricerche sono organizzate per trovarle. Solo uno dei tre sarà trovato vivo ma completamente amnesico.

Il film dunque è volutamente enigmatico e incompleto per quanto riguarda la scomparsa delle ragazze e la soluzione del mistero. 

La prima scritta del film è una versione modificata di una frase di Edgar Allan Poe tratta da Un sogno dentro un sogno: " Quello che vediamo o quello che ci proponiamo sono un sogno, un sogno dentro un sogno " . 

Ad un certo punto del film, una delle ragazze recita le prime due righe del poema Casabianca di Felicia Hemans di cui ha dimenticato il resto (questa frase può essere una metafora di ciò che accade alle ragazze): “ Il ragazzo si trovava sul ponte in fiamme; da dove erano fuggiti tutti tranne lui ... " 

Lo stile di Peter Weir - che in seguito lavorò parecchio anche in America e ha diretto un notevole numero di film importanti (basti pensare L'attimo fuggente, Gli anni spezzati, The Truman Show, ecc..) - ha influenzato notevolmente le nuove generazioni. E Picnic resta una pietra miliare. 



13/01/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 52. "C'era una volta in America (Once Upon a Time in America)" di Sergio Leone (1984)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 52. "C'era una volta in America (Once Upon a Time in America)" di Sergio Leone (1984)

Il film testamento di Sergio Leone, il lavoro a cui il regista romano dedicò - tra progettazione e realizzazione - più di dieci anni di lavoro, gli ultimi della sua vita. 

Il film è, come noto, un adattamento del romanzo The Hoods di Harry Gray pubblicato nel 1952. 

Gli attori principali sono Robert De Niro, James Woods ed Elizabeth McGovern, oltre ad una giovanissima Jennifer Connelly. 

Il film racconta, dal proibizionismo agli anni sessanta, quarantacinque anni delle drammatiche vicissitudini del mafioso David Aaronson chiamato "Noodles" e dei suoi amici, dal ghetto ebraico della loro infanzia alle sfere più alte del crimine organizzato a New York . 

C'era una volta in America fu concepito dal suo autore come la terza parte di una saga che copre diversi periodi chiave della storia americana . La prima opera, C'era una volta in Occidente , si svolge al momento della conquista dell'Occidente. Il secondo, C'era una volta,  durante la rivoluzione messicana , e infine C'era una volta in America , ripercorre il periodo di proibizione e l'avvento del gangsterismo. 

Il film è un grande, maestoso, magnifico affresco sui temi dell'amicizia infantile, dell'amore, della lussuria, dell'avidità, del tradimento e delle relazioni interrotte. 

Sergio Leone morì cinque anni dopo l'uscita di questo film, quando stava lavorando a un progetto sull'assedio di Leningrado . 

La trama del film non segue un ordine cronologico lineare, ma si alterna a livello di diegesi tra tre fasi della vita del protagonista principale: la sua adolescenza nel 1922 dove si mischiava con l'ambiente dei piccoli delinquenti del Lower East Side , quartiere ebraico di New York, dove ha vissuto con la sua famiglia, l'età adulta nel 1933 e la vecchiaia nel 1968.  

Il film vinse molti premi in tutto il mondo, ma fu snobbato agli Oscar dove racimolò soltanto 3 nominations. 
Con il passare degli anni però il film di Leone si è sempre più stabilizzato nelle primissime posizioni delle classifiche dei film migliori di sempre, compilate dalle associazione dei critici internazionali e dai sondaggi online. 





06/01/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 51. Il posto delle fragole (Smultronstället), di Ingmar Bergman (1957)



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100 film da salvare alla fine del mondo: 51. Il posto delle fragole (Smultronstället), di Ingmar Bergman (1957)


Ingmar Bergman aveva 39 anni quando realizzò Il posto delle fragole, da molti ritenuto uno dei suoi più grandi capolavori, oltre a essere il lavoro che lo portò al definitivo successo internazionale.

E sembra incredibile ancora oggi che un'opera di così tale complessità, di così profonda meditazione riguardo alla vita e alla sua relazione con la morte, con il senso della vita, alla luce dei passi falsi della memoria, dei consuntivi, della malinconia che ogni uomo deve scontare con il passato degli anni (e anche con la relativa gioia e/o consapevolezza) sia stata concepita e realizzata da un uomo che non aveva ancora compiuto i quaranta anni.

Il film è e fu innovativo sotto ogni punto di vista, presentandosi anche come una sorta di on the road ante-litteram e assolutamente sui generis. 
 
La trama è piuttosto nota: il giorno prima della cerimonia che deve onorare e celebrare la sua lunga carriera come medico, il professor Isak Borg ha uno strano sogno in cui si trova ad affrontare la sua stessa morte. Il giorno successivo, decide di guidare alla volta della Lund University in compagnia di Marianne, sua nuora. 

Durante il viaggio, il vecchio professore fa il punto sulla sua vita viziata dall'egoismo. Rivede la sua giovinezza con "il posto delle fragoline di bosco" dove suo cugino una volta lo ha portato. 

Quindi rivede i suoi ricordi della sua vita di medico di campagna. 

Mentre Marianne guida, Isak si addormenta e fa un sogno in cui si manifestano angosciosi sensi di colpa. Dopo essere stato dichiarato "colpevole di colpa", è accusato della sua freddezza. Poi vede l'infedeltà di sua moglie quarant'anni prima 

Dopo un ultimo rimprovero che Marianne rivolge al patrigno un figlio che le sarebbe piaciuto mantenere nonostante l'opposizione di suo marito, Isak è solennemente incoronato dall'Università di Lund . 

Prima di addormentarsi, cerca di conciliare suo figlio e sua nuora. 

Quindi sogna le scene felici della sua infanzia. 

Il cast del film vede quasi tutti gli attori cari a Bergman. Il protagonista, Victor Sjöström, è un nome illustre del cinema svedese, nonché maestro professionale di Bergman, che lo aveva già voluto per un piccolo ruolo in Verso la gioia (1950). 

Il film, girato fra gli studi della Svensk Filmindustri e la città di Lund, nello Skåne län (la parte più meridionale della Svezia), esce in patria il 26 dicembre 1957.

In Italia sono uscite due versioni in DVD del film, una nel 2002 e un'altra, rimasterizzata, nel 2005. 

Un film che rappresenta la summa del lavoro di Bergman e una meditazione potente e necessaria per ogni spettatore, ieri come oggi.



16/12/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 49. "Alien" di Ridley Scott (1979)


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100 film da salvare alla fine del mondo: 49. "Alien" di Ridley Scott (1979)

Un film che ha cambiato per sempre lo sguardo della science-fiction e con essa anche la  rappresentazione delle nostre paure e dei nostri incubi. 

Alien fu diretto pionieristicamente (con tecniche incredibili) da Ridley Scott e scritto da Dan O'Bannon. 

Il film vede Tom Skerritt nei panni del Capitano AJ Dallas e Sigourney Weaver (le cui carriere furono lanciate grazie a questo film) come il tenente Ellen Ripley , ma anche Veronica Cartwright , Harry Dean Stanton , John Hurt , Ian Holm e Yaphet Kotto . 

La trama ruota attorno alla lotta intrapresa dall'equipaggio di un mercantile spaziale contro una creatura extraterrestre sconosciuta e aggressiva che portata a bordo dagli ignari astronauti ( era stata trovata nel relitto di una astronave aliena), si insedia caccia i sette membri del bastimento spaziale, per ucciderli.


Lo sviluppo del film si basa in parte su una versione horror del film Dark Star (1974), idea di O'Bannon, quindi sulla storia dell'equipaggio di un bombardiere B-17 della seconda guerra mondiale molestato da creature aliene, suggerito da Ronald Shusett. 

Alien arriva nei cinema americani il 25 maggio 1979. Viene accolto con giubilo dalla critica, ma diventa subito anche un enorme successo commerciale.

È un  film che inaugura un genere completamente nuovo definito impropriamente "horror di fantascienza" con Ridley Scott che sceglie una donna per eroina, nella persona di Ripley la quale diventerà una figura femminista importante ed emblematica nel cinema di genere. 

Il suo principale antagonista, lo xenomorfo , diventa successivamente uno dei mostri più riconoscibili della settima arte . 

Il film ha vinto l' Oscar per i migliori effetti visivi e ha dominato i Saturn Awards , vincendo tre premi, tra cui quello del miglior film di fantascienza . 

Ma il passare degli anni gli assegnato indelebilmente lo status di film cult, poiché Alien, che per molti è un classico del cinema di fantascienza, è riuscito a intercettare le ansie e le paure contemporanee, sempre più incentrate sulla paura del diverso, dell'invasore mostruoso che bisogna combattere ed eliminare.

Nel 2002, il film è stato selezionato dal National Film Registry della Library of Congress per la conservazione a causa del suo "importante interesse culturale, storico o estetico". 

Nel 2008, l' American Film Institute lo ha classificato al settimo posto tra i più grandi film di fantascienza mentre è stato classificato come il trentatreesimo miglior film di tutti i tempi dalla rivista Empire .

Alien
Regia di Ridley Scott
Usa, GBR 1979 
con Sigourney Weaver, Tom Skerritt, Veronica Cartwright, Harry Dean Stanton, John Hurt. 
durata 117 minuti.  





09/12/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 48. L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle) di Werner Herzog (1974)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 48. L'enigma di Kaspar Hauser (Jeder für sich und Gott gegen alle) di Werner Herzog (1974)


Werner Herzog realizzò il suo capolavoro giovanile nel 1974, quando aveva trentadue anni,  ispirando insieme a Wim Wenders, Rainer Werner Fassbinder, Margaretha von Trotta e altri, quella che fu definita la Nouvelle Vague tedesca degli anni '70. 

Per questo film, l'eccentrico e geniale regista si ispirò alle vicende reali di Kaspar Hauser, che visse durante il XIX secolo, i primi diciassette anni della sua vita incatenato in una piccola cantina con solo un cavallo giocattolo per occupare il suo tempo, privo di ogni contatto umano tranne un uomo, che indossava un soprabito nero e un cappello a cilindro, che lo nutriva e lo curava, picchiandolo spesso. 

Un giorno, nel 1828, lo stesso uomo porta Hauser fuori dalla sua cella, gli insegna alcune frasi e come camminare, prima di lasciarlo nella città di Norimberga . 

Hauser diventa così oggetto di molta curiosità ed è esposto in un circo prima di essere salvato dal professor Georg Friedrich Daumer, che tenta pazientemente di trasformarlo. 

Hauser impara presto a leggere e scrivere e sviluppa approcci non ortodossi alla logica e alla religione; ma la musica è ciò che gli piace di più. Attira l'attenzione di accademici, clero e nobiltà. Subisce quindi una imboscata dallo stesso uomo sconosciuto che lo ha portato a Norimberga. 

L'attacco lo lascia privo di sensi con una testa sanguinante. 

Recupera, ma viene nuovamente misteriosamente attaccato e questa volta, pugnalato al petto. 

Hauser riposa nel letto descrivendo bizzarre visioni che ha avuto dei berberi nomadi nel deserto del Sahara, e poi muore.

L'autopsia dimostrerà che Kaspar Hauser aveva realmente delle anomalie cerebrali, mettendo così a tacere i dubbi dei borghesi turbati dalla sua candida innocenza e trovando, in tal modo, una qualche spiegazione all'enigma.

Un film dallo splendido rigore formale, che affascina e inquieta ancora oggi, anche per la scelta del protagonista: Bruno S., all'anagrafe Bruno Schleinstein (Berlino, 2 giugno 1932 – Berlino, 10 agosto 2010), che era realmente il figlio illegittimo di una prostituta, maltrattato da bambino, e che trascorse gran parte della sua infanzia tra orfanotrofi, istituti di correzione e carceri.

Ottimo pittore e musicista autodidatta, abile nel suonare la fisarmonica e il pianoforte, è stato costretto a lavorare nelle fabbriche, come manovratore di carrello elevatore, mentre il fine settimana si esibiva come musicista di strada eseguendo ballate nei giardini e nei cortili, finché non fu scoperto da Herzog che gli affidò il ruolo di protagonista anche del film successivo, La ballata di Stroszek (1976).


L'Enigma di Kaspar Hauser
(Jeder fur sich und Gott gegen alle)
Germania 1974 
Durata 106 min 
Regia Werner Herzog 
Interpreti e personaggiBruno S.: Kaspar HauserWalter Ladengast: professor DaumerBrigitte Mira: KatheWilly Semmelrogge: direttore del circo


03/12/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 48. I giorni del cielo (Days of Heaven) di Terrence Malick (1978)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 48.  I giorni del cielo (Days of Heaven) di Terrence Malick, (1978)  



Credo che raramente un Premio Oscar sia stato, nella storia, meritato, come quello vinto da grande Nestor Almendros per la fotografia di questo grande film, nella edizione del 1979.

Il fascino di Days of Heaven, in effetti fu nominato ai Premi Oscar in quattro categorie tecniche, per l'incredibile qualità delle immagini e delle inquadrature, ma oggi ha acquistato pressoché unanimemente presso la critica, un giudizio complessivamente straordinario, se è vero che già nel 1997, il noto critico Roger Ebert lo ha aggiunto alla sua lista di "Grandi Film", descrivendolo come "uno dei più bei film mai realizzati". 

Come è noto, dopo questi primi due film eccezionali - La rabbia giovane (Badlands), uscito cinque anni prima, nel 1973, e Days of Heaven, che non incontrarono sicuramente il successo sperato e l'accoglienza sperata, qualcosa accadde nella mente di Terrence Malick, regista coltissimo e dalla personalità complessa, il quale tornò a girare un altro film soltanto a distanza di 20 anni con un altro capolavoro: La sottile linea rossa

La trama di Days of Heaven è piuttosto semplice: Bill (Richard Gere all'epoca assai giovane), un manovale di Chicago, scappa con la sorella minore Linda e la sua ragazza Abby dopo aver ucciso accidentalmente un uomo

Per evitare le domande della gente Bill e Abby fingono di essere fratello e sorella. 

Dopo un lungo viaggio giungono in Texas dove trovano lavoro come braccianti agricoli in una vasta piantagione di grano. 

Chuck (uno splendido Sam Shepard), il proprietario terriero ha un male incurabile e i medici credono che non gli resti più di un anno di vita, quando s'innamora di Abby e le chiede di sposarlo, Bill la spinge ad accettare la proposta in modo da ereditarne le ricchezze dopo la morte. 

Inaspettatamente la salute del proprietario migliora, Bill vede così il suo piano andare in fumo; Chuck inizia inoltre a sospettare del rapporto tra Bill ed Abby. Tutto ciò comincia a creare tensione nella casa dove vivono insieme. Un giorno il campo viene invaso dalle locuste e nella notte un incendio distrugge tutta la piantagione. Chuck, scoperta la relazione tra Abby e Bill, prende una pistola e affronta Bill, ma Bill lo uccide dandosi poi alla fuga insieme a Abby e Linda. Qualche giorno dopo vengono trovati dalla polizia e Bill muore in una sparatoria. 

Abby porta Linda in un collegio, la saluta e inizia una nuova vita. Linda poi scappa dal collegio e s'incammina lungo i binari del treno insieme ad un'amica conosciuta nella fattoria.

Il film è stato girato in sontuosi paesaggi dell'Alberta, in Canada, è oggi un esempio da manuale, di come il paesaggio e la natura interagiscano nelle storie umane raccontate dal cinema poeticamente ispirato. 

Da vedere e rivedere


I GIORNI DEL CIELO
Days of Heaven
Regia di Terrence Malick 
USA 1978 
con Brooke Adams, Richard Gere, Sam Shepard, Linda Manz, Robert J. Wilke, Jackie Shultis, Stuart Margolin. 
durata 95 minuti. 





25/11/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 47. "Brazil" di Terry Gilliam (1985)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 47.  "Brazil" di Terry Gilliam (1985) 

Brazil è un film distopico di fantascienza del 1985 diretto dal grande Terry Gilliam e scritto dallo stesso Gilliam insieme a Charles McKeown e Tom Stoppard . 

Il film, interpretato da Jonathan Pryce, Robert De Niro, Kim Greist, Michael Palin, Katherine Helmond, Bob Hoskins e Ian Holm, è incentrato sulle vicende di Sam Lowry, un uomo che cerca di trovare una donna che appare nei suoi sogni mentre è dedito ad un lavoro alienante e vive in un piccolo appartamento, ambientato in un mondo fantastico in cui c'è una parossistica dipendenza da macchine mal mantenute (e piuttosto stravaganti). 

La satira del regime burocratico e totalitario in cui Lowry vive, ricorda il 1984 di George Orwell ed è stato chiamato Kafkaesque o assurdista  e solo un genio visionario come quello dell'ex Monty Phyton  Terry Gilliam, avrebbe potuto realizzarlo in questo modo. 

Il film prende il nome dal tema musicale ricorrente, "Aquarela do Brasil" di Ary Barroso, interpretato qui da Geoff Muldaur.  Sebbene abbia avuto successo in Europa, il film non ha avuto successo nella sua prima uscita in Nord America. Ma, con il passare degli anni, è diventato a tutti gli effetti un  film cult, trasformandolo nelle valutazioni della critica, uno dei migliori film britannici di sempre. 

La trama del film è quantomai stravagante e ipnotizza lo spettatore in una rutilante giostra di visioni e incubi: Sam Lowry è un impiegato governativo di basso livello che sogna spesso se stesso come un guerriero alato che salva una damigella in pericolo . Una mosca viene inceppata in una stampante e crea un errore tipografico, con conseguente incarcerazione e morte accidentale durante l'interrogatorio del calzolaio Archibald Buttle, scambiato per errore con il sospetto terrorista Archibald Tuttle. A Sam viene assegnato il compito di correggere l'errore. 

Visitando la vedova di Buttle, Sam incontra il loro vicino Jill Layton, e si stupisce di scoprire che assomiglia alla donna dei suoi sogni ricorrenti. Jill ha cercato di aiutare la signora Buttle a stabilire cosa è successo a suo marito, ma i suoi sforzi sono stati ostacolati dalla burocrazia.  Ora è considerata complice terrorista di Tuttle per aver tentato di denunciare l'errore dell'arresto di Buttle. 

E così fino alla fine di questo film prodigioso e anche spettacolare, che conduce fino al finto "lieto fine" che si rivela in realtà un delirio: in realtà, Lowry è legato a una sedia ed è implicito che sia stato lobotomizzato con Sam che sorride, canticchiando " Aquarela do Brasil ".

Una cruda, dura metafora (che assume i tratti di una profezia) sul potere e sulla coercizione della tecnologia e della burocrazia, che riducono gli esseri umani in larve senza dignità e condannate alla solitudine. 

Un film che negli anni non ha perso nulla della sua forza dirompente e della sua pura qualità cinematografica.

Fabrizio Falconi

Brazil
di Terry Gilliam 
GBR-USA, 1985 
con Robert De Niro, Jonathan Pryce, Katherine Helmond, Bob Hoskins, Jim Broadbent. 
Durata 131 minuti.