25/04/20

Festa della Liberazione: "Per i morti della resistenza" di Giuseppe Ungaretti

Per i morti della resistenza – Giuseppe Ungaretti


Qui
vivono per sempre 
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.

La poesia fa parte della raccolta Nuove (1968-1970).

24/04/20

Arriva "Anthropocene- L'epoca umana", un bellissimo documentario sul dominio (malato) dell'Uomo sulla Terra, con lo spettro Covid-19



Non si puo' guardare 'Anthropecene -L'epoca umana', documentario di Nicholas de Pencier, EdwardBurtynsky e Jennifer Baichwal, senza pensare che l'attualità, l'oggi, sarebbero perfetti per il suo ultimo capitolo. 

L'ombra imminente del Coronavirus e' insomma sempre presente in questo film disponibile ora in VOD. 

Ma cosa vuol dire Anthropocene?

È un modo per definire un rito di passaggio non da poco, quello che vede per la prima volta gli esseri umani influenzare e determinare i destini della Terra piu' di ogni altra forza naturale messa insieme. 

L'Epoca Olocenica, iniziata 11.700 anni fa con lo scioglimento dei ghiacciai, sarebbe cosi' finita e sostituita dall'Anthropocene, dove gli esseri umani, diventati la specie piu' forte al mondo, minacciano ormai la sua stessa esistenza. 

Da qui immagini di tanti disastri, quelli derivanti dall'estrazione mineraria, l'urbanizzazione, l'industrializzazione e l'agricoltura.

E ancora la proliferazione delle dighe, il dirottamento dei corsi d'acqua e l'acidificazione degli oceani e, infine, la presenza invasiva di plastica e cemento

Originariamente concepito come saggio fotografico e terzo di una trilogia - dopo Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) -, il progetto multimediale si e' sempre piu' evoluto includendo installazioni cinematografiche, murales ad alta risoluzione di Edward Burtynsky, cortometraggi VR a 360 ° e, infine, installazioni di realta' aumentata.

E tutto questo con la voce di Alba Rohrwacher ad accompagnare le immagini di un disastro annunciato come quelle della barriera di cemento in Cina che copre il 60% della costa continentale, quelle delle suggestive miniere di potassio negli Urali, la grande barriera corallina in Australia e, infine, quelle degli stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama

All'incrocio tra arte e scienza, Antropocene - L'epoca umana testimonia comunque, attraverso l'esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica - portando un'esperienza provocatoria dell'ampiezza e dell'impatto della nostra specie.

"La filosofia del nostro film - spiega Nicholas de Pencier - non e' mai stata quella didascalica ne' tantomeno quella intellettuale. Il desiderio era piuttosto quello di cercare di essere piu' empirici possibile con la speranza che lo spettatore, non essendo investito da troppe informazioni, ne ricevesse un effetto piu' intenso e forte. 

Avere a che fare con le sole immagini - continua il regista - spinge a essere piu' attivi, a riflettere sulla base di pensieri ed emozioni. Cosa che avviene meno se si utilizzano le interviste. 

Non fornendo molte informazioni avevamo bisogno di creare un interesse visivo anzi, direi, una seduzione visiva in grado di spingere il pubblico a contemplare queste cose. Abbiamo cercato comunque - conclude - di non creare una visione troppo estetica del disastro del mondo attraverso una scelta di luoghi che invitassero anche a riflettere in maniera piu' profonda". 

Fonte: Francesco Gallo per ANSA


21/04/20

Oggi Roma festeggia 2773 anni di storia ! Tutte le iniziative (nonostante il Coronavirus)



Roma oggi, 21 aprile, festeggia i 2773 anni di storia. 

Ecco le iniziative, pur nel clima surreale della pandemia che ha reso la città deserta. 

Oggi alle 16.30 sara' possibile partecipare sulla piattaforma gratuita Zoom alla conferenza in diretta del ciclo I martedi' da Traiano

Nel nuovo appuntamento, dal titolo La memoria sulla pietra, Maria Paola Del Moro parlera' del valore della memoria personale e familiare nella societa' romana. 

Attraverso i canali web e social del Museo Pietro Canonica, si potra' seguire il secondo appuntamento di Radio Canonica, il progetto divulgativo con podcast audio, dedicato al racconto della vita dello scultore piemontese e della ricca collezione di sue opere. 
Continuera' il percorso intrapreso nella prima puntata e si concentrera' sulle prime conoscenze artistiche del giovane Pietro nella puntata La scoperta dell`arte. Non mancheranno le attivita' dedicate ai piu' piccoli. 

Il Museo della Casine delle Civette a Villa Torlonia continuera', per il quinto appuntamento de La Casine delle Meraviglie, a raccontare la dimora del Principe Giovanni Torlonia attraverso gli animali che sono raffigurati al suo interno, proponendo ai bambini di disegnarli a casa. 

In questa occasione si parlera' del Salottino dei Satiri e della raffigurazione al suo interno di un animale portafortuna: la chiocciola. 

Alle 11 sulla pagina Facebook delle Biblioteche di Roma si ricordera' il Natale della citta' presentando un puzzle di immagini tratte dall'Album di Roma, progetto online nato dalla collaborazione tra l`Istituzione con Roma Capitale e l`Archivio Capitolino

Strumento unico per approfondire la conoscenza della Capitale, l`Album di Roma raccoglie immagini provenienti da archivi privati, enti e istituzioni, che ricostruiscono la Roma del Novecento: un volto a tratti dimenticato della citta', dei suoi territori e delle sue micro comunita'. 

Per i bambini l'istituzione alle 17.00 e' in programma, sempre sulla pagina Facebook delle Biblioteche di Roma, la presentazione del libro Roma in rima di Massimiliano Maiucchi, con le illustrazioni di Fabio Magnasciutti, novita' editoriale pubblicata da Palombi Editori.

 La video lettura delle filastrocche su Roma sara' accompagnata da guanti animati, oggetti, pupazzi e volumi pop-up e sara' intervallata da giocolerie, magie comiche, favole e canzoni. 

Con .TdROnline, .laculturaincasa e .iorestoacasa domani alle 16 sui canali social del Teatro di Roma verra' trasmesso il primo incontro del ciclo Luce sull`Archeologia per raccontare le origini di Roma, tra mito e storia, attraverso la collaborazione e gli interventi introduttivi dello storico dell`arte Claudio Strinati, del direttore dei giornali Archeo e Medioevo Andreas M. Steiner e del direttore associato dell`Istituto Nazionale di Studi Romani Massimiliano Ghilardi. Carmine Ampolo, professore emerito di Storia Greca alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Orietta Rossini, responsabile dell'Archivio Storico Capitolino, gia' Responsabile del Museo dell'Ara Pacis, e Anna Mura Sommella, gia' direttrice dei Musei Capitolini di Roma, illustreranno al pubblico i contesti archeologici dell`area centrale di Roma per comprendere la formazione della citta', in particolare gli scavi del Foro di Cesare e quelli sul colle Palatino. 

Inoltre, sono previsti un approfondimento sul Tempio di Giove Capitolino e un racconto delle origini di Roma attraverso sette capolavori ispirati al simbolo della citta', la Lupa. 


20/04/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 62. "Tutto su mia madre" (Todo sobre mi madre) di Pedro Almodovar, 1999



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 62. "Tutto su mia madre" (Todo sobre mi madre) di Pedro Almodovar, 1999 

Nella complessa e fenomenale filmografia di Pedro Almodovar, Tutto su mia madre ha un posto di rilievo, per i molti richiami al cinema classico, da Joseph L. Mankiewicz (Eva contro Eva) a  John Cassavetes (La sera della prima), al cinema di Douglas Sirk e per il fatto che questo film è valso a Almodovar il premio Oscar per il miglior film straniero nell'anno 2000.

E' forse il film più intimista di Almodovar e quello più drammatico.

L'infermiera ed ex attrice Manuela lascia il suo lavoro e Madrid, dopo la morte accidentale del figlio diciassettenne Esteban, per cercare il padre del ragazzo, che originariamente si chiamava Esteban (come il figlio) e che, dopo una operazione per cambiare sesso, ha preso il nome di Lola, e non sa nulla dell'esistenza di suo figlio.

Il figlio aveva precedentemente scritto una sceneggiatura intitolata "Todo sobre mi madre", in cui si pentiva di non aver mai incontrato suo padre.

A Barcellona, dove vive Lola, Manuela incontra Agrado, una vecchia amica che, come Lola, è una donna trans.

Da quel momento in poi gli avvenimenti e le storie dei vari personaggi si sovrappongono in modo vorticoso. Manuela conosce Rosa, una suora destinata ad andare in missione, che si trova però sieropositiva e incinta.

Il padre del bambino, con sorpresa e dolore di Manuela, è ancora Lola.

Agrado, grazie a Manuela, lascia il marciapiede per lavorare da Huma, come assistente tuttofare.

Manuela, infatti, era riuscita a conoscere Huma e a raccontarle la storia di Esteban. Anche Huma sta vivendo una storia travagliata, essendo in ansia per Nina, un'attricetta tossicomane, con cui ha intessuto una storia d'amore.

Rosa partorisce quindi un bimbo, fortunatamente sano, a cui dà il nome di Esteban (il terzo Esteban del film), e che affiderà a Manuela prima di morire. Al funerale di Rosa finalmente compare Lola, che, debilitata dall'HIV, subisce il carico dei suoi errori, fra cui la consapevolezza d'essere padre di un figlio ormai morto e di uno appena nato.

Un dramma che non diventa mai farsa, e che rispetto ai film precedenti di Almodovar è messo in scena in modo più silenzioso e non spettacolare; persino l'umorismo è stato sacrificato ai gravi episodi di malattia e morte, amore e obiettivi di vita.

Rigoroso e commovente.

TUTTO SU MIA MADRE 
(Todo sobre mi madre)
Regia di Pedro Almodóvar. 
Spagna, 1999 
con Penélope Cruz, Cecilia Roth, Marisa Paredes, Candela Peña, Antonia San Juan. 
durata 105 minuti




17/04/20

Libro del Giorno: "Denti Bianchi" di Zadie Smith


Ogni tanto fa bene misurarsi con il talento allo stato puro. 

Fa parecchia impressione il fatto che Zadie Smith, nome d'arte di Sadie Adeline Smith, nata a Brent, quartiere nord-ovest di Londra (un'area multiculturale abitata prevalentemente dalla classe operaia) nel 1975 da padre inglese e da madre giamaicana, emigrata in Gran Bretagna nel 1969, ha scritto questo densissimo, articolatissimo romanzo, il suo romanzo d'esordio - 540 pagine - quando aveva soltanto 23 anni. 

Denti Bianchi (White Teeth)- pubblicato nel 2000 in GB - è stato uno dei libri d'esordio  più fortunati degli ultimi decenni nel mondo, e a ragione, diventando immediatamente un caso letterario mondiale, vincendo il Whitbread First Novel Award 2000, il Guardian First Book Award, il Commonwealth Writers First Book Prize e il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa.

Stavolta quindi c'entra ben poco la costruzione di un fenomeno a tavolino, le scuole di scrittura, la perspicacia di abili agenti letterari. 

C'entra più che altro - oltre al talento puro - la vicenda personale di Zadie Smith. Nata da un matrimonio misto (per il padre era il secondo), Zadie ha una sorellastra, un fratellastro e due fratelli minori. I suoi genitori hanno divorziato quando aveva quattordici anni. 

Dopo aver accarezzato diversi sogni artistici, in diversi campi, il suo talento si è precocemente espresso nella letteratura. 

Dopo aver studiato nelle scuole statali locali, Zadie Smith si iscrisse al King's College di Cambridge per studiare letteratura inglese. Mentre frequentava l'università pubblicò alcuni racconti in una raccolta di scritti di studenti. 

Un editore intuì il suo talento e le offrì un contratto per un romanzo ancora da scrivere. Zadie Smith decise di contattare un agente letterario e da allora, cioè ancor prima di completare il primo capitolo del primo romanzo, è rappresentata dalla Wylie Agency. 

Denti bianchi apparve così sul mercato editoriale nel 1997, molto prima di essere completato. 

Basandosi solo su manoscritti parziali, diversi editori si disputarono i diritti, che vennero infine ceduti alla Hamish Hamilton Ltd.

Zadie Smith completò Denti bianchi durante l'ultimo anno dei suoi studi a Cambridge. 

Quando nel 2000 il libro venne pubblicato diventò immediatamente un bestseller.

Era l'inizio di un duraturo successo. Oggi Zadie Smith oltre a essere autrice affermata (cinque finora i romanzi pubblicati, oltre a un gran numero di racconti), è anche docente (dopo aver insegnato fiction alla Columbia University School of the Arts, dal 1º settembre 2010 ha insegnato la stessa materia presso la New York University come professore tenuter (cioè a tempo indeterminato). 

Denti Bianchi è un romanzo di qualità e di maturità sorprendente - soprattutto e ancor di più considerata l'età della sua autrice quando lo scrisse - che si ispira e rinnova la grande tradizione del romanzo anglosassone, che va da Dickens a Saul Bellow.  

Raccontando le peripezie di Archie e Samad due amici (uno bianco e anglosassone e l'altro di origini pakistane e mussulmano) che hanno combattuto al fronte insieme, e delle loro famiglie in un lasso di tempo che va dagli anni '40 al 2000, Zadie Smith forgia un grande romanzo corale, pieno di ironia e intelligenza, di fantasia quasi pirotecnica e di così ampio respiro, che si concentra sui problemi della compatibilità multiculturale e del mondo globalizzato, in cui identità e radici sono spazzate via dalla confusione e dall'arroganza della modernità, in un continuo rimescolamento di carte. 

In un continuo flusso che si muove dalla nostalgia del passato (le generazioni adulte) e della terra di provenienza alle sconnessioni e alle inquietudini del futuro (le seconde generazioni sedotte dal consumismo occidentale e dalla sua amoralità ipertecnologica), Denti Bianchi si fa apprezzare perché non prende parte, non tifa, non parteggia, non predica e non dà soluzioni. 

Si tratta cioè di letteratura allo stato puro, di ciò che la letteratura dovrebbe essere. 

Semmai un difetto si può trovare è proprio nella ridondanza delle descrizioni emotive, delle sottili annotazioni su ogni singolo personaggio, della minuziosa attenzione stilistica che innerva la scrittura in ogni singola frase e rende la storia, a tratti, perfino troppo densa di fatti minimi o trascurabili. 

Un grande esordio, comunque, che unisce divertimento e intelligenza. 




16/04/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 61. Rosso Sangue (Mauvais Sang) di Leos Carax, 1986


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 61. Rosso Sangue (Mauvais Sang) di Leos Carax, 1986


Mauvais Sang, tradotto in Italia con Rosso Sangue, fu diretto da Leos Carax  nel 1986 e andrebbe la pena di rivederlo oggi, anche perché tratta di tematiche molto contemporanee che riguardano la misteriosa diffusione di un virus (all'epoca, ovviamente, tutti pensarono all'AIDS

Il titolo originale del film si riferisce alla poesia di Arthur Rimbaud "Mauvais Sang" (in Una stagione all'inferno ) e il film è denso di riferimenti a lui e all'opera di Louis-Ferdinand Céline.

La storia, come d'abitudine nella filmografia di quell'originalissimo e genialmente stravagante autore che è Leos Carax non segue un andamento regolare e ordinato. 

Le vicenda prende spunto da Marc e Hans, due vecchi gangster, che si ritrovano con i coltelli sotto la gola, dovendo ripagare un debito da uno squalo mutuo soprannominato "l'americano". 

Stanno pianificando il furto in un laboratorio di un vaccino contro una nuova malattia, chiamata STBO, che colpisce le coppie che fanno l'amore senza amarsi. 

Dopo la morte di Jean, che doveva essere l'elemento centrale del colpo, si appellano ai talenti del prestigiatore Alex, suo figlio. Alex, che vuole volare verso nuovi orizzonti dopo la morte di suo padre, lascia la giovane Liza e accetta di far parte della squadra.

Sulla strada per unirsi a loro nel loro nascondiglio, è attratto da una giovane donna in abito bianco, che il caso gli mette davanti nella persona di Anna, l'amante di Marc. 

Alex è sotto l'incantesimo di Anna che rappresenta un amore impossibile. Il furto delle colture dei virus va male: tradito da un amico, Alex viene colto in flagrante. 

Riuscendo a fuggire Alex si unisce a Marc e Hans, non senza incrociare il suo cammino gli scagnozzi americani, che gli spararono allo stomaco e gli rubano il bottino. 

Alex riesce al momento a sopravvivere e la squadra parte per l'aeroporto che deve portarli in Svizzera; lungo la strada, Alex vede la donna vestita di bianco che non era Anna, seduta al suo fianco. Ferito comunque a morte, collassa tra le braccia di Marc e Anna che manterranno una traccia indelebile del loro amore platonico.

Un film esteticamente ricchissimo, quasi estremo, come nello stile di Carax, che qui però raggiunge il massimo della sua efficacia espressiva collegata al tema dell'angoscia e dell'inquietudine che gli è familiare.  

Memorabile l'incredibile piano sequenza con la corsa del protagonista (attore-feticcio di Carax) Denis Lavant, sulle note di Modern Love di David Bowie.

Il film che ha lanciato Juliette Binoche.




14/04/20

Il ricordo letterario del mitico Festival dei Poeti di Castelporziano del 1979. Il romanzo di Raoul Precht è online

Da oggi il sito online SUCCEDE OGGI pubblica, in dieci puntate, un romanzo inedito dedicato alle avventure ormai mitiche del Festival dei poeti di Castelporziano del 1979. La storia di un traduttore che si aggira tra i "giganti" della poesia dell'epoca
Viene dunque pubblicato qui a puntate, con scadenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì, il romanzo di Raoul Precht intitolato Castelporziano e dedicato al Festival dei poeti svoltosi sulla spiaggia di Ostia nel giugno 1979.
Il romanzo segue le avventure di un giovanissimo traduttore chiamato a occuparsi in particolare dei poeti tedeschi presenti al Festival, e tocca argomenti come l’essenza della poesia, il poeta come personaggio pubblico nonché il confine fra letteratura e spettacolo, unico modo di attirare l’attenzione di un pubblico sempre più distratto.

Da sinistra a destra Robert P. Harrison, (?), Allen Ginsberg e Fernanda Pivano 
al Festival Internazionale dei Poeti di Castelporziano, estate 1979

13/04/20

Nasce "Diario Comune" - Per ricominciare insieme, per restare umani




Da ieri, 12 aprile 2020, giorno di Pasqua, è online diario comune…un almanacco che mensilmente raccoglierà gli interventi di 12 artisti europei e  internazionali di diverse generazioni - diari, storie, osservazioni e visioni, ma anche omaggi, ricordi, progetti in corso

Un fecondo contagio che include vecchi e nuovi amici, e includerà coloro che, ora a noi sconosciuti, contribuiranno a costruire questo diario comune - per ricominciare insieme, per “restare umani”.

Koen Broucke, Maria Bussmann, Selene de Condat, Elzevir, Marilù Eustachio, Andrea Fogli, 
Lorand Hegyi, Giuseppe Gallo, Ugo Giletta, Felice Levini, Stefano Minzi, Lazslo Revesz, 
Petra Richar, Stefano Minzi…insieme a Caspar David Friedrich e Jean Dubuffet…
e tutti gli altri che parteciperanno ai prossimi numeri






12/04/20

Poesia della Domenica di Pasqua: "Noli me tangere" di Yves Bonnefoy




Noli me tangere

Esita il fiocco per il cielo azzurro
ancora, l'ultimo fiocco della grande nevicata.

E così entrerebbe nel giardino colei che
aveva ben dovuto sognare ciò che potrebbe essere,
quello sguardo, quel dio semplice, senza ricordo
del sepolcro, senz'altro pensiero che la gioia,
senza futuro
se non il suo vanificarsi nell'azzurro mondo.

"No, non toccarmi," le direbbe
ma anche il dire no sarebbe luce.


Yves Bonnefoy (1923-2016)
in Poesia 45 (1991) p. 6
Traduzione di D. Bracaglia

NOLI ME TANGERE
Hésite le flocon dans le ciel bleu
A nouveau, le dernier flocon de la grande neige.

Et c’est comme entrerait au jardin celle qui
Avait bien du rêver ce qui pourrait être,
Ce regard, ce dieu simple, sans souvenir
Du tombeau, sans pensée que le bonheur,
Sans avenir
Que sa dissipation dans le bleu du monde.

‘Non, ne me touche pas’, lui dirait-il,
Mais même dire non serait de lumière.















11/04/20

Oggi, Sabato 11 aprile, vigilia di Pasqua, adorazione straordinaria davanti alla Sindone. Le dirette tv.



Preghiera straordinaria, che potrà essere seguita in tutto il mondo in tv o sui social, davanti alla Sacra Sindone, il sabato della vigilia di Pasqua. 

Centro di tutte le attivita' della diretta social, sarà la pagina Facebook'Sindone 2020', che andra' in rete a partire dalle 16.30 e terminera' alle 18.30

In Italia la preghiera straordinaria davanti alla Sindone sara' trasmessa in diretta su RaiTre nazionale dalle 16,55 alle 17,30, e contemporaneamente su TV2000. 

Nel corso della diretta, a cura dell'Ufficio di Pastorale giovanile della diocesi, verranno proposte testimonianze, riflessioni, esperienze che collegano la Sindone ai tempi difficili che in tutto il mondo stiamo vivendo

Monsignor Nosiglia, sarà solo di fronte alla Sindone. 

Saranno dunque rispettate le disposizioni del governo per contener i contagi da Cornavirus e neanche reporter e fotografi avranno accesso al Duomo di Torino, che conserva la Sindone. 

"Più forte è l'amore" e' il tema scelto dal Custode del Sacro lino, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, tradotto in un segno grafico che si pone in continuita' con le ostensioni del 2015 e del 2018 . 

Il segnale viene rilanciato in tutto il mondo grazie al collegamento con il Centro Televisivo Vaticano - Vatican Media che provvedera' a distribuirlo via satellite a tutte le emittenti cattoliche italiane ed estere, in Europa, negli Stati Uniti, in Brasile e nell'Africa subsahariana. 

Tramite la distribuzione su Telepace il segnale sara' rilanciato in Nord Africa, Medio Oriente sul canale Sky 515 HD e Australia e ancora sul canale 815 TVSAT. 

La trasmissione sara' raggiungibile anche attraverso i siti di comunicazione della Santa Sede (www.vaticanews.va

Fonte: Askanews

08/04/20

Galimberti sul Coronavirus: "Riaprire ora è una follia. La biologia è più forte dell'economia."






Al centro degli interrogativi e delle risposte di questi giorni difficili d’isolamento anticontagio c'è quella che viene chiamata ‘Fase 2', cioè la riapertura graduale di alcune attività commerciali e quelle lavorative. La task force italiana parla dell’individuazione di una fascia di popolazione immunizzata vicina al 10%, c'è ‘1 italiano su 20 che è immune al coronavirus' ha detto Silvio Brusaferro presidente dell’Iss. Molte persone rischiano, dunque, un possibile contagio. L'istituto Superiore di Sanità sta preparando la validazione dei test sierologici da poter usare su larga scala su campioni della popolazione. Sarebbero pronti già 100mila test. Tra le condizioni per la riapertura ad una qualche normalità in un suo articolo al Nyt, James Horowitz considera il fatto che potrebbero essere solo i cittadini immuni a poter rientrare a lavoro e quindi ad avvicinarsi ad una vita normale, a differenza di quelli più fragili o deboli. 

Abbiamo chiesto al filosofo Umberto Galimberti cosa pensa della Fase 2 e se una soluzione del genere possa minare i valori democratici ed etici della nostra società. 

Non si rischia di far vincere il più forte sul più debole, professore? 

Etica e democrazia sono modalità con cui si organizza la vita, prima bisogna cominciare a vivere e poi forse potremo discutere di etica e democrazia. Abbiamo una visione troppo ottimistica se pensiamo a tornare a lavoro e alla economia, in questa fase dobbiamo, invece, essere severissimi almeno finché non c’è il vaccino. Prevedo che l’epidemia possa tornare, per esempio in autunno, anche in Cina. Vede mia moglie – scomparsa qualche anno fa - era biologa molecolare e parlavamo molto di scienza, per me davanti a un virus così non c’è salvezza, ora è lui il più forte, se apriremo a chi è immune o si è auto-vaccinato insieme a loro seguiranno anche gli altri che non lo sono, e non faremo che peggiorare il problema. 

Eppure c’è una parte consistente di Paese che crede nell’importanza di una ripresa economica..

L’Economia viene dopo la biologia che di per sé è più forte. La frenesia con cui si lavora - dovremmo averlo già capito - crea precarietà biologica, ed è per questo che ci indeboliamo a discapito del nostro sistema immunitario. La biologia viene prima, sia nel bene che nel male. In questa fase bisogna essere ossequiosi rispetto a quello che dicono i sanitari, l’unica ancora di salvezza è la scelta biologica, solo quella conta. 

Allora cosa è successo all’inizio dell’epidemia? Parte di scienza e parte di politica hanno sottovalutato il problema? 

La scienza non è la verità, la scienza dice solo cose esatte ‘exacto’ cioè ‘ottenute da’, dalle premesse da cui parte l’indagine, non è la verità, essa si colloca accanto a ciò che è esatto. Inoltre la scienza si riferisce spesso alla probabilità, ecco che se uno dice cose sbagliate, allora loro hanno sbagliato. 

Qual è il problema di chi si sente spinto a reagire contro le restrizioni? 

La gente sbaglia, pensa di essere furba e immune, ma è solo molto disordinata, come quelli che pensano che la morte non li debba mai toccare, e invece poi arriva per tutti. Io vivo a Milano. Possibile che in un capoluogo così importante ci siano state 9000 persone denunciate? Forse potremmo tornare a pensare… 

Pensare a cosa? 

Ispezionare la nostra interiorità a cui non badiamo mai, non sappiamo chi siamo e non è bello vivere a nostra insaputa. Ciascuno guardi in faccia se stesso e il suo stile di vita, appena finirà lo si vedrà, tutti si butteranno a rifare le stesse cose che facevano prima e non sarà cambiato proprio nulla. Tutti si comporteranno esattamente come fanno i tossicodipendenti dopo un periodo di astinenza. Io, per esempio, sono contentissimo perché ho l’occasione di studiare più di prima, restando a casa mia. Dunque riaprire la cosìdetta Fase 2 sarebbe solo una follia, se sono i principi economici che contano allora bisogna invertire le priorità. 

Lo direbbe a chi prende decisioni, alla Politica? 

Vede, la politica non è più luogo della decisione che è riservata esclusivamente all’economia. Chi fa polemica politica in questo momento è un criminale. L’Europa concede aiuti, ma poi chi pagherà questi aiuti? Saranno i giovani, per me vittime sacrificali già da tempo. 

Non pensa a chi non ha i soldi per fare la spesa perché ha perso il lavoro? 

Tutti possono mangiare. Ci sono le opere di carità, non siamo in guerra, ecco questa è un’altra cosa su cui bisogna stare attenti: chi parla di guerra adesso lo fa in modo improprio, non stiamo vivendo una guerra, la guerra è un’altra cosa, lì non si arriva al cibo, per esempio. In guerra conosco il nemico e posso concluderla facendo un trattato di pace con lui, mentre qui è impossibile, perché questo nemico non lo conosciamo. Ci lamentiamo delle code da fare al supermercato, mentre in guerra non c’è da mangiare. Ci lamentiamo che siamo in casa, ma quando c’è guerra, le case vengono distrutte dalle bombe. Lei non crede che bisogna riflettere anche su questo? 


Fonte: 

07/04/20

Esce il "Dizionario dei tempi incerti". Parole per riflettere al tempo del Covid-19. "INFODEMIA" è la parola scelta da Franco Cardini


E' bellissima l'iniziativa lanciata in queste ore dal  Circolo dei lettori di Torino con il Dizionario dei tempi incerti, una collezione di parole scelte da filosofi, filologi, storici, antropologi e scrittori, protagonisti e protagoniste delle rassegne autunnali Torino Spiritualita' e Festival del Classico, da selezionare tra quelle che riempiono pagine di giornali, miriadi di chat e trasmissioni televisive, bisbigliate o urlate di queste giornate.

Serve a riflettere su quello che stiamo vivendo, come collettività e come individui.

Riporto qui la voce scritta da Franco Cardini: INFODEMIA 


L’età postmoderna ha velocizzato e intensificato in modo esponenziale ogni tipo di comunicazione. Ciò ha comportato un’autentica rivoluzione nei rapporti sociali e nei modi nei quali essi vengono ordinariamente concepiti: tale rivoluzione si è espressa anzitutto e soprattutto ai livelli informatico-telematici. Dove esiste contatto, esiste il pericolo di contagio. I due termini sono praticamente sinonimi, anzi tautologici: indicano la stessa cosa. Ma tra etimologia e semantica come sappiamo, v’è sovente un abisso. 

Il contagio è termine esprimente il concetto di affezione che transita da un individuo all’altro sulla base del contatto fisico, mediato o immediato che sia. Sul piano dei concetti e delle idee avviene la stessa cosa

L’informazione è una delle massime ricchezze di cui disponiamo, ieri come oggi. 

Diceva bene Dario Fo: “Il padrone è padrone perché conosce diecimila parole, mentre l’operaio ne conosce solo mille”. 

Informarsi significa imparare a conoscere meglio al realtà nel suo intimo, saperne conoscere meccanismi e strutture e quindi prevederne lo sviluppo. 

Anche sul piano negativo: una realtà negativa, ove se ne conosca in anticipo lo sviluppo, diviene più facilmente neutralizzabile o attutibile. 

Come dice Dante, “saetta previsa vien più lenta”.

Le informazioni, però, hanno due difetti. Primo, per essere adeguatamente e vantaggiosamente gestite hanno bisogno di una verifica che diviene tanto più complessa quanto più la notizia che ne costituisce l’oggetto è importante; e le notizie, quanto più sono o appaiono importanti, tanto più si diffondono accompagnate da una problematica che le rende complesse; per cui il tempo di arrivo di una notizia e quello d’una sua certa e proficua fruizione attraverso adeguata verifica sono inversamente proporzionali. 

Secondo, le informazioni dispongono di una massa volumetrica concettuale che, come qualunque altra massa volumetrica, tende a saturarsi più o meno rapidamente: unico antidoto metodologico a ciò sarebbe un’adeguata gerarchizzazione e selezione delle notizie che dipende da due fattori, vale a dire la competenza del soggetto chiamato a selezionarle e la loro obiettiva complessità. 

Quando una notizia complessa s’incontra (o, come più opportuno sarebbe dire, si scontra) con un destinatario incompetente a valutarla, la deflagrazione delle conseguenze negative di ciò può essere dirompente. 

 Conseguenza di ciò è che, come il rumore violento dell’acqua che precipita da una cascata finisce per produrre un effetto simile al silenzio, l’accesso della quantità delle notizia che si riversano su un qualunque soggetto finisce con l’annullare la loro qualità impedendone l’analisi selettiva e producendo ignoranza, incompetenza, incapacità di giudizio. 

L’infodemia è l’incontenibile e incontrollabile abbondanza qualitativa e quantitativa delle notizie: il primo aspetto di ciò, il qualitativo, ostacola o addirittura impedisce la loro gerarchizzazione e quindi la loro verifica selettiva; il secondo travolge chi ne è oggetto seppellendolo sotto una massa di dati ch’egli è impossibilitato a recepire e a ordinare. 

Risultato primario dell’infodemia è l’incapacità individuale e collettiva di accedere allo scopo primario dell’informazione: la possibilità di accortamente servirsene. 

06/04/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 60. "Reds" di Warren Beatty (1981)



Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 60. "Reds" di Warren Beatty (1981)

Reds  fu girato nel 1980 da Warren Beatty, con uno straordinario cast tra cui figurano come protagonisti lo stesso regista e Diane Keaton .

Il film gira intorno alla vita di John Reed, attivista comunista americano, giornalista e scrittore che ha raccontato la rivoluzione russa del 1917 e autore del celebre Dieci Giorni che Sconvolsero il Mondo, il libro che raccontò in Occidente la rivoluzione russa d'Ottobre. 

Warren Beatty ha ricevuto l' Oscar (edizione 1981) come miglior regista per il film. E 'stato anche in lizza per il miglior film, battuto da Momenti di Gloria (Chariots of Fire) di Hugh Hudson, primo film non americano (inglese) ad aggiudicarsi nella storia la statuetta di miglior film.

Il film racconta la storia di John Reed e Louise Bryant dal loro incontro nel 1915 fino alla morte di Reed nel 1920. La vicenda ricostruita sullo schermo è intrecciata con testimonianze di persone che hanno realmente vissuto quel periodo.

Louise Bryant, scrittrice sposata con un dentista di Portland, si incontra in una conferenza con il giornalista John Reed che è appena tornato dall'aver raccontato con i suoi reportages la Rivoluzione messicana .

Lascia il marito e si unisce a Reed a New York, nel distretto di Greenwich Village, dove inizia a frequentare artisti e attivisti, in particolare l'anarchica Emma Goldman , il drammaturgo Eugene O'Neill (interpretato sullo schermo da Jack Nicholson) e lo scrittore Max Eastman .

Reed e Bryant decidono di andare a Pietrogrado (ora San Pietroburgo) nel settembre del 1917 e sono testimoni diretti e  entusiasti della rivoluzione di ottobre da cui Reed trarrà la sua opera più famosa Dieci giorni che sconvolsero il mondo .

Questo è il secondo film diretto dall'attore Warren Beatty, che interpreta anche il ruolo principale.

Beatty aveva iniziato a preparare Reds negli anni '70, iniziando a realizzare interviste con autentici "testimoni " che hanno vissuto la rivoluzione bolscevica durante la loro vita.   

Il film è stato per lungo tempo l'ultimo ad essere stato nominato contemporaneamente nelle quattro categorie di attori (miglior attore, migliore attrice, miglior attore in un ruolo secondario e migliore attrice in un ruolo secondario) 

Il film ha vinto tre Oscar per: Miglior regista (Warren Beatty) Migliore attrice non protagonista (Maureen Stapleton nel ruolo di Emma Goldman ) Migliore fotografia, andato allo straordinario Vittorio Storaro, che in questo film realizzò uno dei suoi capolavori. 

Complessivamente il film ricevette DODICI nominations. Le altre, oltre alle tre categorie vinte, sono: Miglior film Miglior attore (Warren Beatty) Migliore attrice (Diane Keaton) Miglior attore non protagonista (Jack Nicholson) Migliore direzione artistica Miglior design del costume Miglior montaggio Il miglior suono Migliore sceneggiatura originale .

Reds
Regia di Warren Beatty. 
Stati Uniti, 1981 
con Diane Keaton, Jack Nicholson, Warren Beatty, Maureen Stapleton, Bessie Love, Gene Hackman.  durata 200 minuti




03/04/20

"I Misteri dei Rioni e dei Quartieri di Roma" di Fabrizio Falconi disponibile in ebook a 5.99 euro





Dalle leggende di Roma sotterranea agli enigmi delle chiese e dei vicoli più nascosti 

Quanti libri sono stati scritti su Roma e sulle sue meraviglie? Eppure, nella città de La dolce vita, non si finisce mai di scoprire qualcosa di nuovo, di imbattersi in un reperto, una pittura, un palazzo o una semplice pietra in grado di dischiudere un mondo nuovo di conoscenze

Roma è un insieme di storie e di luoghi che viaggiano nel tempo da tremila anni e parlano agli uomini d’oggi. In questo libro affascinante si viaggia per i rioni e per i quartieri della Capitale, dai più antichi a quelli di nuova costruzione, alla ricerca di aspetti e di angoli poco conosciuti, di storie dimenticate, di fantasmi e apparizioni, di antiche leggende, di curiosità e piccoli segreti, di palazzi e abitazioni davanti ai quali si passa tutti i giorni senza conoscerne il fascino nascosto e ciò che custodiscono.

02/04/20

Coronavirus: La vita segreta dei Musei Italiani chiusi al tempo della Pandemia.



Negli splendidi giardini di Villa Adriana e Villa d'Este, a Tivoli, la natura e' tornata prepotentemente protagonista. 

Liberi dalla calca dei turisti, piante e sentieri patrimonio dell'umanita' hanno ripreso a respirare, amorevolmente accuditi dai giardinieri del parco. 

"Non potrebbe essere altrimenti - spiega Andrea Bruciati, da tre anni alla guida del complesso che raccoglie la rinascimentale Villa d'Este insieme con i resti della villa di delizie dell'imperatore Adriano e il santuario di Ercole - la manutenzione del verde qui e' fondamentale, cosi' come quella ingegneristica per il funzionamento complesso di fontane e corsi d'acqua".

Lo stop obbligato dall'emergenza coronavirus e' diventato quindi per questa fetta specialissima del patrimonio italiano, "un tempo di rigenerazione", e anche l'occasione per una rimodulazione, sottolinea Bruciati, "che sarebbe stato impossibile fare in presenza del pubblico"

Non e' cosi' al museo Egizio, nel Piemonte bersagliato dall'epidemia. "Qui siamo tutti in smart working", racconta Christian Greco, direttore della fondazione torinese. Faraoni e scarabei, cosi' come i preziosi papiri, sono da settimane a riposo, come fosse sempre notte, protetti dal sistema di climatizzazione e da una vigilanza armata ampiamente rafforzata. Muniti di lap top e vpn per l'accesso agli archivi, i 59 addetti dello staff si danno un da fare matto tra studio, ricerca, catalogazione, ma anche per portare avanti l'amministrazione, risolvere da remoto i problemi causati dallo stop, come l'allagamento dello scavo archeologico che era appena stato avviato in Egitto, a Saqarah . C'e' pero' da fare i conti con il disastro economico: "Abbiamo chiesto il ricorso alla Cig prevista dal Cura Italia - si rammarica Greco- Noi viviamo del nostro bilancio, che e' fatto per il 68% dai biglietti e per il resto da iniziative e mostre itineranti, con questo stop perdiamo 34 mila euro al giorno." 

Senza contare le mostre rimaste bloccate all'estero. Una a San Paolo in Brasile, un'altra a Kansas City negli Usa, una terza ad Ottawa in Canada. Anche queste sono colpi al bilancio. Tant'e', le assicurazioni, almeno, sono state tutte estese. Dal Piemonte alla Puglia, c'e' il caso del museo archeologico di Taranto, l'imponente Marta, molto piu' povero in termini di visitatori, ma in questi anni sempre piu' sentito come presidio di cultura in un territorio particolarmente disagiato: "Per la citta' un gravissimo danno" , lamenta la direttrice Eva Degli Innocenti, che organizza una squadra di lavoratori in smart working. 

Anche qui si e' dato spazio alle pratiche che si possono seguire da remoto, dalla catalogazione dei reperti alle pubblicazioni. Per chi non poteva essere riconvertito al lavoro da casa ci si e' inventati corsi di lingue e di formazione. Ma tante energie sono impegnate sull'online che garantisce il contatto con la popolazione. "E la risposta c'e', in queste settimane abbiamo avuto mezzo milione di utenti unici". 

Il rapporto con il territorio e' un punto di forza anche per il Parco archeologico di Paestum, in Campania: qui Gabriel Zuchtriegel guida una squadra di 80 persone. Tutte in smart working, fatta eccezione per gli addetti alla sorveglianza e alla manutenzione. Spazio allo studio, alla ricerca, alla messa a punto dei dati arrivati dagli ultimi scavi, alle pubblicazioni, alla comunicazione di contenuti online. 

Ma non solo: "abbiamo pensato che fosse giusto usare questo tempo per la condivisione tra noi delle competenze e delle conoscenze", spiega il quarantenne archeologo tedesco.

E cosi' ognuno si e' messo ad insegnare agli altri le cose in cui si e' perfezionato o ha scoperto in questi anni, dalla accessibilita' per il pubblico con disabilita', alle tecniche di comunicazione, dai fondamenti dell'archeologia alle ultime teorie sui ritrovamenti. "Cosi', quando finalmente si riaprira' saremo tutti piu' preparati".

Diverso l'esempio di Pompei, bellissima e struggente nelle cartoline postate in questi giorni dal direttore Massimo Osanna: qui, dove si era appena festeggiata la conclusione del Grande progetto di restauro, sono rimasti solo gli addetti alla guardiania e una squadra per la manutenzione. Tutti gli altri lavorano da casa: "Stiamo mandando avanti le procedure burocratiche in modo da essere pronti per quando usciremo dall'emergenza", spiega Osanna.

Di fatto un gran da fare per tutti, dalle gare alle pubblicazioni, dalla sistematizzazione dei dati raccolti nelle campagne di scavo ai progetti esecutivi per la protezione delle domus riportate alla luce nei mesi scorsi. Anche qui il peso economico dello stop sara' violento ("l'incasso medio annuo era di 40 milioni di euro, quest'anno potremo non superare i 10 milioni") e non manca la preoccupazione per i reperti rimasti bloccati all'estero. Uno per tutti, lo straordinario "tesoro della fattucchiera", tra le sorprese piu' belle dell'ultima campagna di scavi: i parigini si erano prenotati a frotte per ammirarlo in una mostra che avrebbe dovuto aprire il 23 marzo. Spediti in Francia per tempo, pietre e amuleti giacciono ora nel caveau del Gran Palais. Di nuovo al buio, com'e' stato per tanti secoli. 

01/04/20

Coronavirus: Libri a domicilio per tutti, l'iniziativa di Librerie.coop


Librerie.coop da' il via da oggi alla consegna a domicilio da 16 librerie in tutta Italia: l'iniziativa parte grazie alla collaborazione di 'Libri da Asporto', promosso da NW, progetto con il quale molti editori stanno supportando l'attivita' delle librerie indipendenti italiane facendosi carico dei costi di consegna. 

Sono coinvolte librerie.coop di Bologna, Cesena, Imola, Lugo, Mantova, Cuneo, Venezia, Genova, Savona, Grosseto, Piombino, Pesaro, Guidonia, Pescara e Napoli. 

I clienti potranno ordinare sul sito www.librerie.coop.it mandando una mail alla libreria di riferimento per l'ordine, pagando con bonifico o, per i docenti e gli studenti nati nel 2001, anche con il bonus docenti e con 18app

"Anche i libri sono un bene fondamentale - commenta Nicoletta Bencivenni, presidente di librerie.coop - Siamo felici di poter riavviare in qualche modo l'attivita' delle nostre librerie, per restare vicini alla comunita' dei lettori e far fronte alle richieste dei tanti amici che frequentano le nostre librerie".