16/08/18

La Mostra del Cinema premia alla carriera la grande Vanessa Redgrave e proietta il suo nuovo film, dal "Carteggio Aspern" di Henry James.





In occasione del Leone d'oro allacarriera della Mostra di Venezia 2018 a Vanessa Redgrave, giovedi' 30 agosto in Sala Casino', alle 11.30, si terra' una proiezione speciale a inviti del film The Aspern Papers diJulien Landais, con Vanessa Redgrave, Jonathan Rhys Meyers e Joely Richardson. 

Julien Landais ha diretto The Aspern Papers da una sceneggiatura da lui scritta con Jean Pavans e Hannah Bhuiya, basata sull'adattamento di Pavans del racconto lungo di Henry James, Il carteggio Aspern. 

Interpretano il film anche Poppy Delevingne, Jon Kortajarena e Lois Robbins, insieme a Morgane Polanski, Barbara Meier, Alice Aufraye e Nicolas Hau. 

La 75/a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica si svolgera' dal 29 agosto all'8 settembre al Lido di Venezia, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta. 

The Aspern Papers e' una storia di ossessione, grandezza perduta e sogni di avventure byroniane. Ambientata a Venezia nel tardo 19/o secolo, vede al centro Morton Vint (Jonathan Rhys Meyers), un ambizioso critico affascinato dal poeta romantico Jeffrey Aspern (Jon Kortajarena) e dalla vita breve e selvaggiamente romantica di questo mitico personaggio

Dopo aver viaggiato dall'America a Venezia, vorrebbe mettere le mani sulle lettere che Aspern scrisse alla sua bellissima amante e musa, Juliana Bordereau (Vanessa Redgrave). 

Ora la severa guardiana dei loro segreti, Juliana, vive in un palazzo veneziano con sua nipote Tina (Joely Richardson), che lei sembra controllare e che Morton tenta di manipolare. Ma quando l'ambizioso avventuriero si prende gioco dell'affetto di Tina, lei comincia a capire il suo piano. 

15/08/18

Lina Wertmuller compie 90 anni. E' stata la prima donna candidata all'Oscar per la Regia.



Ieri, 14 agosto, Lina Wertmuller ha spento 90 candeline.

Nata a Roma il 14 agosto del 1928 e' stata la prima donna candidata all'Oscar per la regia di "Pasqualino settebellezze" del 1977, (saranno quattro le candidature in totale).

La "donna con gli occhiali bianchi", autrice di alcuni dei piu' grandi successi della televisione italiana come "Gian Burrasca",  fa il suo esordio al cinema nel 1963 con "I basilischi".

A 17 anni, dopo essersi iscritta ad una scuola di teatro e aver fatto la burattinaia, grazie all'influenza di Flora Carabella (con cui nasce un'amicizia durata una vita) conosce Federico Fellini, con cui lavora come aiuto regista ne "La dolce vita".

Nel 1956 e' tra gli autori di "Canzonissima" mentre nel 1963 quando le viene affidata la versione televisiva di "Gian Burrasca" ha l'intuizione di affidare il ruolo principale a Rita Pavone.

Nel 1972 dirige Giancarlo Giannini e Mariangela Melato in "Mimi' metallurgico ferito nell'onore", successo ripetuto con la coppia di eccezionali attori in "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" fino al successo mondiale di "Pasqualino Settebellezze". 

 Nel 1992 e' campione d'incassi con "Io speriamo che me la cavo", film con Paolo Villaggio. Grazie a Sophia Loren, con cui ha collaborato in film come "Sabato domenica e lunedi'" (da De Filippo) nel 1990 a "Peperoni ripieni e pesci in faccia" (2004), ha scoperto una sensibilita' napoletana che l'ha portata a ricevere la cittadinanza onoraria nel 2015.

fonte askanews

14/08/18

Nuovo studio scientifico: Sulla Sindone sangue vero e di una persona torturata.






Il sangue presente sulla Sindone di Torino e' vero e di una persona torturata. Inoltre il sangue e' rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico, perche' il telo sarebbe stato esposto alla luce ultravioletta, come quella del Sole, che ne ha alterato il colore. 

Lo indica la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Applied Optics e coordinata da Paolo Di Lazzaro, dell'Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia. 

Vi hanno preso parte anche Daniele Murra dell'Enea, Paola Iacomussi dell'Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inri), Mauro Missori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il medico Antonio Di Lascio. 

La ricerca arriva a meno di un mese da un altro studio secondo il quale almeno la meta' delle macchie di sangue della Sindone sarebbe falsa e mentre Torino si prepara alla mini ostensione del lenzuolo - che la tradizione cristiana ritiene sia il sudario che ha avvolto Gesu' Cristo - prevista il 10 agosto e riservata a 2.000 giovani. 

 Grazie all'analisi della Sindone, fatta dai ricercatori durante l'Ostensione del 2015 con una tecnica ottica che serve a individuare la composizione dei materiali, e' stato visto che nel sangue del telo e' presente la metaemoglobina, un prodotto della degradazione dell'emoglobina fortemente ossidata e invecchiata, a "conferma che si tratta di sangue antico, come avevano dimostrato anche altre ricerche negli anni '80 che avevano individuato composti tipici del sangue come il siero e grandi quantita' di bilirubina", ha detto all'ANSA Di Lazzaro. 

Il sangue e' ricco di bilirubina, ha aggiunto "in due casi: nel caso di una persona malata di ittero e in quello di una persona percossa duramente, perche' nel sangue di quest'ultima si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia bilirubina". Tenendo conto di questo, ha proseguito Di Lazzaro "il nostro obiettivo era, inoltre, capire perche' il sangue presente sul telo e' rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico e ossidato"

A questo scopo, i ricercatori hanno messo a punto un esperimento durato 4 anni che ha usato un sangue compatibile con quello presente sulla Sindone: "abbiamo usato il sangue di una persona malata di ittero, perche' contiene grandi dosi di bilirubina". 

Dopo aver impregnato un telo di lino con questo sangue, i ricercatori hanno quindi irraggiato il telo con luce ultravioletta, compatibile con la luce del Sole, e hanno visto che "l'interazione tra raggi ultravioletti e bilirubina altera il colore delle macchie".

12/08/18

Poesia della Domenica: "Piccolo cabotaggio (i salvati e i sommersi)" di Fabrizio Falconi.




Piccolo cabotaggio
(i sommersi e i salvati)

Sottovento preparano i salvagenti
riparano la schiera dei fiocchi
colorati, smontano la vela, mettono
le dita nel mare e non sanno
più in che direzione voltarsi.
Arriva la costa, procedono
al minimo del motore, cercano
di sopravvivere, si proteggono
gli occhi dal riflesso della chiglia
rossa nell'acqua, zampillano
pesci d'alba e sono muti nella
loro piccola navigazione: ogni giorno
è mare in più, ogni giorno
quella parvenza chiamata vita
resiste.


Fabrizio Falconi
inedita - riproduzione riservata 2018

11/08/18

A San Paolo, in Brasile, la presentazione delle "Lettere a Bruna" scritte da Ungaretti.





Per me che ho scritto anni fa un romanzo, dedicato a questa vicenda: Per dirmi che sei fuoco, pubblicato da Gaffi, questa notizia è bellissima:


L'Istituto Italiano di Cultura di San Paolo in Brasile presenta il prossimo sabato, 18 agosto il volume "Lettere a Bruna", pubblicato da Mondadori, in una tavola rotonda con la partecipazione di Francesca Angiolillo, Anna Carboncini, Bruna Bianco e Francesca Cricelli Maeci. 

La vicenda è nota agli appassionati della grande poesia di Ungaretti: per via di una serie di conferenze, Giuseppe Ungaretti durante l'estate del 1966 è in Brasile, un luogo dove ha vissuto e a cui e' particolarmente legato. 

Al termine di un incontro pubblico gli si avvicina Bruna Bianco, una giovane fotografa, che gli da' alcune delle sue poesie su cui vorrebbe un giudizio, e lui - che sta per rientrare in Italia - rimane folgorato.


Tra i due, nonostante la grande differenza d'età, ha inizio una corrispondenza, già mentre Ungaretti e' a bordo della nave che lo riporta in Italia. 

Dopo alcuni telegrammi, la prima lettera di Ungaretti a Bruna e' datata 15-19 settembre. È una lettera lunga. Molte altre ne seguiranno, fino all`aprile del 1969. 

Bruna Bianco e' la "stella" che brilla in Dialogo (1966-1968, unica raccolta ungarettiana a due voci). 

Sei comparsa al portone 
In un vestito rosso 
Per dirmi che sei fuoco 
Che consuma e riaccende


Comincia in questo modo una relazione tra la giovane italiana e Ungaretti che, a causa della distanza, si svolgerà soprattutto attraverso le lettere. 

Quasi 400, conservate con cura dalla destinataria,raccontano la cronaca quotidiana di un amore impetuoso e prepotente, che riaccende nel poeta il desiderio di scrivere e da' inizio ad un nuovo slancio creativo. 

Bruna Bianco, parteciperà all'incontro a San Paolo del Brasile e sarà particolarmente emozionante ascoltare i suoi ricordi.

Sab 18 Ago 2018 
Orario: Alle 19:00 
Organizzato da : Biblioteca Mário de Andrade
Rua da Consolação 94.
Ingresso Libero 


10/08/18

Libro del Giorno: "La figlia del Capitano" di Aleksandr Puškin.


Ritorna in libreria nella versione ET - Einaudi Classici (impreziosita da una bellissima copertina che riporta la Ragazza Moscovita di A.P. Rjabuschkin, olio su cartone del 1903, conservata a San Pietroburgo al Museo di Stato Russo), il capolavoro di Aleksandr Puškin, pubblicato nel 1836, un anno prima della sua prematura morte avvenuta in duello. 

Come scrive Leone Ginzburg nella prefazione, La Figlia del Capitano è un romanzo completamente imperniato sul delicato problema del comportamento morale, pur assumendo - o forse proprio per questo - i toni di una fiaba russa. 

Petr Andreevic Grinev, il giovane alfiere protagonista, giudicato troppo ribelle dal severo padre, viene spedito a prestare il servizio militare all'avamposto di Belogorsk, nella sperduta steppa russa, rinunciando così al sogno di trasferirsi nella scintillante San Pietroburgo. 

Giunto qui insieme al fido tutore Savel'ic, attraverso un lungo viaggio in carrozza in mezzo alla tormenta di neve, il giovane viene accolto come in una famiglia, dal comandante della fortezza, il capitano Mironov, da sua moglie Vasilisa e dalla figlia Mar'ia Ivànovna, detta Masa.

Sono però gli anni della sanguinosa sollevazione antinobiliare - 1773-1774 - che sconvolse tutta la Russia Orientale, capeggiata dal cosacco analfabeta Pugacev, che un avamposto dietro l'altro, distrugge tutto quello che incontra, insieme al suo esercito (rimpinguato dalla popolazione locale che coglie l'occasione per sollevarsi contro i possidenti che vessavano i liberi coltivatori), fino a giungere proprio alla fortezza di Belogosrk, che viene conquistata dai cosacchi senza alcuna fatica. 

Il terribile Pugacev, visto da vicino, da Petr, rivela aspetti sorprendenti: non solo l'efferato brigante, capace di ogni malvagità, ma anche il furbo paesano, vanitoso e malinconico, perfino generoso, quando riconosce in Petr il ragazzo incontrato qualche tempo prima durante la tormenta di neve in una stazione di posta, che gli ha offerto il suo pellicciotto prezioso per coprirsi. 

Attraverso duelli, scontri e prigionie, si dipana la contrastata vicenda d'amore tra Petr e la dolce Masa, che per coronare il loro sogno dovranno superare innumerevoli traversie, compreso l'arresto del giovane ufficiale e la commissione di una dura condanna da scontare, proprio con l'accusa di essersi reso complice del brigante Pugacev, prima che le guardie dello zar riuscissero finalmente a neutralizzarlo. 

Un racconto meraviglioso, sempre sospeso tra incantamento e realismo, che può essere considerato il precursore del grande romanzo russo che troverà in Turgenev, Dostoevskij e Tolstoj i suoi massimi esponenti. 

Una lunga riflessione, dolente e pura, sul dovere, sull'onore, sulla dignità e sulla decenza. 

Che si legge come una vera e propria introduzione ai grandi temi della modernità. 



09/08/18

Il Fascismo secondo Ennio Flaiano.


Credo che nessuno meglio di Ennio Flaiano abbia descritto in così poche lapidarie parole, il senso del Fascismo, indipendentemente dalla ideologia che porta questo nome: non quindi come insieme di idee e dogmi politici, quanto invece come mentalità, come modo di pensiero e di comportamento (che prescinde e precede ogni ideologia canonizzata, racchiusa in una teoria e messa in modo in una pratica).  Sono parole che sono utili da rileggere oggi:


Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.

Ennio Flaiano
tratto da: Don't forget (1967-1972), pubblicato nel 1976, attualmente introvabile in commercio. 


08/08/18

La serie dell'anno: "Patrick Melrose", un doloroso viaggio verso la consapevolezza.



Ecco una serie televisiva che ti apre il cuore - per chi ne ha ancora uno - come una noce. 

Patrick Melrose, appena andata in onda su Sky Atlantic, e recuperabile sul BoxSet o in streaming, è tratta dalla saga dei romanzi dello scrittore inglese Edward St Aubin (finalista del Man Booker Prize)  tra il 1992 e il 2012: cinque, come sono cinque le puntate della mini-serie. 

Si tratta della lunga tranche de vie del protagonista e come i romanzi si basa sulla vita dell'autore, cresciuto in una disfunzionale famiglia dell'alta borghesia britannica, il quale ha affrontato la morte di entrambi i genitori, problemi di alcolismo, una dipendenza da eroina, e successivamente la guarigione, il matrimonio e la paternità.

La serie è stata ideata e scritta dall'inglese David Nicholls, diretta sontuosamente da Andrew Berger per la produzione di Showtime e fortemente voluta dal carismatico Benedict Cumberbatch nei panni del protagonista.

Cinque puntate brillanti e livide, di un'ora ciascuna, in cui viene descritta senza compiacimenti e senza cadute di stile, la discesa agli inferi di Patrick, abusato da bambino dal padre-orco, un ricco e crudele aristocratico represso, con la complicità muta della disastrosa madre, in balia di alcool e psicofarmaci.

Le vicende si alternano tra la vita presente di Patrick - in lotta per liberarsi dalla dipendenza radicale dall'eroina e dall'alcool - e i frammenti agghiaccianti della vita altoborghese della sua infanzia, nel villone in Provenza, dove il padre e la madre portano il ragazzino ogni estate.

Non molto viene risparmiato allo spettatore, non certo in termini di effettacci, come oggi va molto di moda, quanto in clima di angoscia spirituale e materiale, intorno alle vicende di un bambino di dieci anni, impossibilitato a diventare un adulto responsabile e ossessionato dalla presenza-incubo dei due genitori.

La storia comincia con la telefonata che annuncia la morte del padre, dall'altra parte dell'Atlantico, in America.  Lentamente scopriamo la vita dissoluta, rovinata, consapevolmente rovinata di Patrick, il suo galleggiare sull'orlo di una impossibile normalità; i suoi anni terribili, la lotta feroce con se stesso; l'ambiente paranoico e cinico degli amici di famiglia; l'importanza di almeno due rapporti che salvano Patrick e lo guidano verso l'utopistica speranza di poter uscire fuori: l'amico e una moglie (il vero personaggio chiave della storia, nella riabilitazione alla vita, faticosissima di Patrick).

L'allestimento è da grande produzione, la regia è meravigliosamente misurata e allo stesso tempo brillante, i dialoghi sono di alto livello sempre, l'ironia e l'auto-sarcasmo percorrono tutta la vicenda attraverso la faccia, il corpo, lo stile di Cumberbatch, un attore dalle capacità espressive mostruose (come scrisse una volta Callisto Cosulich a proposito dei De Niro e Minnelli visti in New York, New York  di Scorsese), attorniato da un cast fantastico in cui spicca la grande Jennifer Jason Leigh oltre a Hugo Weaving, Indira Varma, Jessica Raine, Prasanna Puwanarajah, Pip Torrens, Anna Madeley, Allison Williams e Holliday Grainger.

Patrick Melrose conquista, turba e affascina perché è un grande racconto sulla impossibilità del perdono, sul lasciare andare, sulla consapevolezza, sul sacrificio, sulla deriva sanguinosa e sanguinaria che è generata dall'ignavia e dalla indifferenza, dalla cinica obbedienza all'egoismo.

Temi su cui è quanto mai importante riflettere oggi.

Fabrizio Falconi

riproduzione riservata



06/08/18

Libro del Giorno: "Il mio mortale nemico" di Willa Cather.



Scritto nel 1926, questo è un altro dei grandi romanzi brevi scritti da Willa Cather (1873 - 1947) di cui abbiamo già parlato pochi giorni fa a proposito di Una signora perduta.

La vicenda prende il via dalla provincia profonda americana - dalla quale proveniva anche la Cather - in una cittadina dove è ancora vivo il ricordo della bella Myra Henshawe, rimasta orfana e allevata dal ricco zio, che ha rinunciato all'eredità per amore.

Una notte, la giovane Myra è infatti scappata di casa portando con sé solamente un manicotto e un portamonete. A passo svelto e testa alta, se n'è andata per sempre. Ha raggiunto Oswald Henshawe, giovane spiantato di cui è innamorata, e lo ha sposato, rinunciando così ai beni dello zio che le spetterebbero. Un gesto audacemente romantico, che in famiglia diventa una leggenda colpendo non poco la fantasia della ragazzina Nellie, la quale qualche anno più tardi ha la possibilità di incontrare da vicino, a New York, l'eroina di cui ha così tanto sentito parlare.

Ha così la conferma del carisma della donna, del suo innegabile charme: né gli amici artisti, cui riserva una conversazione dove vibra «una lingua speciale» e un’incorreggibile prodigalità, né gli «amici ricconi», che subiscono rassegnati il suo sarcasmo fulmineo riescono a resisterle.

A mano a mano però Nellie scopre - osservando la coppia da vicino -  che è come se nella casa degli Henshawe, dove regnano spensieratezza e buone maniere e ogni cosa appare unica e irripetibile, penetrasse uno spiffero gelido, suscitando un misterioso terrore e crepe minacciose minassero quell'apparente incanto. 

Dieci anni più tardi, incontrando di nuovo Myra e il marito sulla West Coast, Nellie capirà che quella coppia perfetta era un esempio di legame fondato sull’odio non meno che sulla passione, giacché «si può essere nemici e amarsi allo stesso tempo».

Anche la madre di Nellie del resto, quando lei ancora bambina, le aveva chiesto se Myra e Oswald fossero poi sono stati felici, le aveva rivolto una risposta glaciale: «Felici? Oh, sì! Come la maggior parte della gente». E allora a che cosa è servito quel sacrificio? Che senso ha avuto barattare grandi fortune per una vita banalmente normale? Quelle che emergono, in questo romanzo breve ma stratificato, sono le mille sfumature di una figura ambigua e tormentata, una donna tanto risoluta nelle sue clamorose rinunce, quanto incapace di godere di una felicità che di clamoroso non ha nulla. 

Uno spirito libero che si trova a combattere contro i limiti della quotidianità e la crescente, esasperante consapevolezza di essere una donna totalmente diversa da quella che pensava di essere in giovane età. Tanto che in un momento di quieta disperazione, ridotta quasi all'immobilità, Myra definisce il marito "il mio mortale nemico".

Willa Cather descrive queste variazioni così sensibili sul tema della felicità e delle illusioni, in un piccolo capolavoro: pagine davvero indimenticabili, intrise di una grande carica drammatica. 

«Cather non è solo una brava scrittrice: è unica, è grandiosa», scrive Antonia S. Byatt nella bellissima introduzione al volume, «Il mio nemico mortale è una vera tragedia costruita a partire da una vera storia d’amore. La scrittrice che è in me pensa a questo libro più che a ogni altro dell’autrice. Ogni breve episodio è la rivelazione perfetta di qualcosa di nuovo e inaspettato. Non c’è una sola parola superflua o ridondante. È un romanzo al tempo stesso distaccato e dolorosamente commovente».

Fabrizio Falconi

Willa Cather 
Il mio mortale nemico 
Traduzione di Monica Pareschi 
Piccola Biblioteca 
Adelphi 2006, pp. 112

05/08/18

Poesia della Domenica: "Sappi attendere" di Antonio Machado.






Sappi attendere, aspetta che la marea risalga
- come una barca in secco -
né t'inquieti il partire.

Solo chi attende sa che la vittoria tiene,
perché lunga è la vita, ed è l'arte un trastullo.
E se la vita è corta

e non lambisce il mar la tua barchetta,
senza partire aspetta e ancora aspetta,
che l'arte è lunga e, per di più, non conta.


Antonio Machado (1875-1939) - (traduzione di Sergio Solmi, nel Quaderno di Traduzioni, Einaudi, 1977).

04/08/18

Riemerge lungo l'Appia Antica un "Autogrill" di 2000 anni fa.


Vengono alla luce i resti di un tratto di strada lungo 14 metri. Costeggiava un piccolo centro abitato in cui si svolgevano anche attività artigianali. Era una stazione di sosta e commercio, abbandonata 20 secoli fa, lungo la "regina viarum". 

L'ipotesi degli studiosi: è l'antico insediamento di Nuceriola. Era una stazione di sosta e di commercio: un luogo dove rifocillare i cavalli, riposarsi e poi ripartire. Insomma, un qualcosa di simile alle locande o agli autogrill di oggi. 

Solo che questo sito ha duemila anni e insiste sulla Via Appia, la "Regina viarum" dell'impero romano. 

È uno scavo ricco di sorprese quello portato avanti a Benevento, tra le campagne di Masseria Grasso. 

L'equipe di archeologi dell'università di Salerno, guidati da Alfonso Santoriello, docente di Archeologia del paesaggio, ha individuato un antico tratto di strada in terra battuta lungo 14 metri, bordato da cordoli e databile a partire dal terzo secolo avanti Cristo

"Sicuramente è un pezzo dell'Appia antica - dichiara Santoriello - Costeggiava un abitato, all'interno del quale abbiamo rinvenuto un importante quartiere artigianale che si estende per 400 metri quadrati, databile tra il primo secolo avanti e il primo dopo Cristo". 

L'area, riportata in parte alla luce già nel 2016, è costituita da cinque ambienti, contenenti due fornaci (numero che potrebbe aumentare).

Era qui che si produceva vasellame a "pareti sottili", una varietà molto raffinata. 

Gli ultimi ritrovamenti, risalenti a pochi giorni fa, hanno individuato anche un canale per il deflusso delle acque, essenziali per il funzionamento dell'impianto artigianale, accanto a fosse con materiale di scarico. Hanno restituito vasi, brocche, piatti impilati. 

Si tratta di reperti che, secondo gli esperti, lascerebbero intendere quanto il sito non fosse soltanto una "statio": molto probabilmente ci troviamo in un piccolo e fiorente nucleo abitativo, poi abbandonato dopo il 50. L'ipotesi più suggestiva è che lo scavo sia ciò che rimane di Nuceriola, scalo principale dell'Appia prima di Beneventum, distante quattro miglia. L'idea è suffragata anche dalla "Tabula Peutingeriana", copia medievale di una mappa di antiche vie consolari romane: i luoghi sembrano coincidere.


03/08/18

Libro del Giorno: "Ritratto di Signora in Viaggio" di Gottardo Pallastrelli.


Prezioso questo nuovo libro, da poco uscito da Donzelli, scritto da Gottardo Pallastrelli, che da anni studia il mondo di Henry James. 

Tutto parte dal fortunoso ritrovamento di una ventina di lettere inedite del grande scrittore ritrovate nell'archivio privato di una famiglia italiana, indirizzate ad una signora americana dell'epoca, finita sposa ad un italiano, Caroline Fitzgerald. 

È a lei che è dedicata questa biografia ricostruita attraverso il minuzioso studio di lettere, diari e documenti d’epoca, che ricostruisce un reale ritratto di signora nel quale è inevitabile scorgere in filigrana le fattezze di un’ideale eroina jamesiana. 

Molto nota nell’alta società newyorchese, Caroline ben presto si trasferì a Londra. Fu in un brillante salotto di Kensington che avvenne il primo incontro con lo scrittore americano, il quale, in una lettera a Edith Wharton, la descrive con un ricercato termine: "handsome blowsy", qualcosa come una «bellezza trascurata»

James frequentava le donne dall’eleganza sofisticata della migliore società internazionale, e Caroline certamente  non ricalcava lo stereotipo della giovane ereditiera americana in Europa tanto in voga in quegli anni. 

Lei che era colta, ricca, innamorata della poesia e talmente affascinata dall’Oriente da aver studiato il sanscrito e da vestire lunghe tuniche esotiche, era infatti decisamente lontana da quel cliché. 

Dopo il divorzio da un Lord inglese, si era innamorata di un medico ed esploratore italiano, Filippo De Filippi, famiglia dai cui archivi (oggi in possesso degli eredi) è uscito oggi questo carteggio.  

Sia pur tra le righe delle sue lettere James sembrò incoraggiare quella scelta e, negli anni che seguirono, spesso incontrò Caroline costatandone la nuova felicità, dopo il primo matrimonio fallito e sciolto perché non consumato.

Imperdibili sono alcuni resoconti che James scrive delle sue gite in Italia a bordo di una delle primissime automobili del secolo di proprietà della coppia. 

Il viaggio fu, del resto, la cifra stessa dell’esistenza di una donna intraprendente che andò fino in Caucaso e poi in India al seguito delle esplorazioni del marito. 

Da ogni parte del mondo Caroline riportava bellezze ed emozioni nel carteggio con James e gli altri amici della vecchia Europa. 

Una vita inconsueta vissuta appieno in poco più di quarant’anni e finita a Roma il giorno di Natale del 1911. 

Leggere oggi la sua biografia, attraverso le tante pagine di suo pugno, è come leggere in controluce un romanzo jamesiano mai scritto, o meglio ancora sbirciare nel vissuto di James fatto di incontri con donne e uomini reali da cui lo scrittore attingeva spunti per i suoi capolavori. 

Molto interessante è anche l'appendice del libro dedicata alla vita dei due fratelli di Caroline, l'uno Augustine, pittore, l'altro, Edward, alpinista famoso (fu il primo a salire sulla vetta dell'Aconcagua, la montagna più alta d'America), che anche loro certamente finirono per ispirare lo scrittore americana, come scriveva la stessa Caroline: «Henry James è venuto da noi per il tè questo pomeriggio – annotava in una lettera del 22 maggio 1896 – e ha continuato a farmi domande su Edward il quale, ne sono certa, finirà in uno dei suoi prossimi romanzi». 

Di certo la vita stessa di Caroline, e il suo carattere indipendente, fu ispirazione per James per le sue indimenticabili protagoniste femminili, accomunate dall'essere ereditiere americane in cerca di fortuna in Europa. 

Seguire la vita di Caroline Fitzgerald e della sua famiglia significa non solo fare luce su esistenze affascinanti di cui si erano perse le tracce, ma anche godere di quell’intimità emotiva che legò così profondamente Henry James a una donna dalla personalità complessa e originale. T

Il libro si avvale anche di uno splendido apparato fotografico, con le rare immagini di quell'epoca felice in cui a un ristretto numero di privilegiati era concesso di compiere esperienze uniche, inedite, in giro per i cinque continenti. 

Ritratto di signora in viaggio 
Un'americana cosmopolita nel mondo di Henry James 
Donzelli Editore 2018, 
pp. 256 Euro 25.

02/08/18

50 anni fa: Quando Charles M. Schulz, il creatore dei Peanuts, disse "No" e fece entrare un bambino nero tra gli amici di Linus e Charlie Brown.

È il 31 luglio 1968. Un giovane nero sta leggendo un giornale, quando a un tratto il suo sguardo si posa su un dettaglio. Con le lacrime agli occhi, il giovane comincia a urlare e correre per tutta la casa, in cerca di sua madre. Anche lei rimane senza fiato di fronte a quella pagina: mai pensava di vivere così a lungo per vedere una cosa del genere. E così in altre case del paese. Cosa avevano visto madre e figlio? 

 La prima apparizione di Franklin Armstrong sull'iconico fumetto Peanuts. 

Il personaggio di Franklin nasce grazie a una lettera che un'insegnante, Harriet Glickman, scrisse a Charles M. Schulz. Martin Luther King, Jr. era stato appena ucciso con dei colpi di arma da fuoco fuori dalla sua stanza d'albergo di Memphis

Glickman, lavorando coi bambini e avendone di suoi, era consapevole del potere del fumetto tra i giovani. "Mi resi conto che i bambini neri e i bambini bianchi non si vedevano mai raffigurati in classe insieme". E ancora: "Dalla morte di Martin Luther King, mi sono chiesta continuamente cosa potessi fare io per cambiare quelle condizioni che hanno portato all'assassinio e che contribuiscono a questo clima di incomprensioni, odio, paura e violenza". 

Glickman, nella sua lettera, chiese a Schulz di prendere in considerazione l'aggiunta di un personaggio nero nel popolare fumetto: un modo per riunire il paese e dimostrare ai neri che non erano esclusi dalla società americana. 

L’insegnante aveva scritto anche ad altri autori: tutti però temevano che i tempi non fossero maturi, avevano paura per le loro carriere o di essere scaricati dal sindacato

Charles Schulz avrebbe potuto ignorarla. E invece trovò il tempo di risponderle: era intrigato dall’idea, ma non era sicuro che lui fosse la persona adatta o che fosse la scelta giusta. Non voleva peggiorare le cose o sembrare condiscendente. Glickman non si è arresa. Ha continuato a scrivergli, e Schulz non ha mai smesso di risponderle. L’insegnante ha coinvolto altri amici neri, per spiegare i motivi delle loro battaglie e dare all’autore qualche suggerimento su come introdurre il personaggio senza offendere nessuno. 

La conversazione è andata avanti finché un giorno, Schulz, ha detto a Glickman di controllare il giornale. 

Era il 31 luglio 1968. È in questa data che Charlie Brown incontra un nuovo personaggio di nome Franklin. 

Franklin è un ragazzino ordinario, che fa amicizia con Charlie e lo aiuta nelle sue avventure. Suo papà è a combattere in Vietnam. Alla fine delle tre strisce, Charlie invita Franklin a dormire da lui qualche volta. Nessun annuncio in pompa magna, nessuna formalità per l'introduzione di questo nuovo personaggio: tutto inizia con una naturale conversazione tra due bambini, dove non contano le differenze di pelle

Ma Schulz non dimentica una dichiarazione importante: un bambino nero ha un papà in Vietnam, a combattere per l'America. Per Schulz l’introduzione di Franklin era naturale e rilevante fino a un certo punto: non hanno pensato la stessa cosa alcuni fan, soprattutto negli stati del sud, che hanno protestato così tanto da far diventare la notizia un caso nazionale. Un editore del sud ha dichiarato: “Non mi interessa se c’è un personaggio nero, ma non va mostrato a scuola insieme agli altri”. 
Charles M. Schulz

Schulz finì a colloquio con il presidente della società di distribuzione del fumetto, che era preoccupato di questo nuovo personaggio che avrebbe potuto influenzare la popolarità dell’autore. Molti giornali in quei giorni minacciarono di tagliare le strisce di Schulz. 

La risposta di Schulz: "Ricordo di aver raccontato di Franklin a Larry. Ne abbiamo parlato a lungo al telefono, voleva che lo cambiassi. Mi sono seduto e ho detto no .” 

Alla fine, Franklin divenne un personaggio dei Peanuts a tutti gli effetti e - nonostante le proteste – a scuola si sedette di fronte a Peppermint Patty, mentre giocava come centrale nella squadra di baseball. 

Più di recente, Franklin è tornato sotto i riflettori nel 1973, dopo una serie di polemiche sulla serie"A Charlie Brown Thanksgiving" in cui il ragazzino appare seduto da solo su un lato del tavolo, mentre i suoi amici siedono insieme sull'altro lato, di fronte a lui. Schulz ha dichiarato di non avere controllo sulla serie animata. 

Aveva invece il controllo sulle sue strisce di fumetti, e la sua presa di posizione, ancora oggi così importante, lo dimostra. 

 Glickman avrebbe raccontato più avanti di essere cresciuta con i valori dei suoi genitori, che hanno instillato in lei e i suoi fratelli valori di uguaglianza e rispetto. Valori che nel corso degli anni li hanno resi consapevoli su questioni di razzismo e diritti civili in America. ”Ogni giorno vedevo, o leggevo, di bambini neri che cercavano di andare a scuola e di folle di bianchi che gli urlavano e sputavano contro... e delle percosse… e dei cani… ma anche del coraggio di tante persone in quel tempo". È grazie a Glickman e a Schulz se tutto il mondo oggi conosce e ama un ragazzino di nome Franklin. 

01/08/18

Riemergono due scheletri sotto Piazza San Marco! Probabilmente risalgono al Medio Evo.



Due scheletri umani, forse risalenti a piu' di mille anni fa, sono stati scoperti a Venezia durante alcuni lavori nella Basilica di San Marco per la messa in sicurezza dell'ingresso dall'acqua alta

Sono i resti di un uomo e di una donna, sepolti assieme. Sono venuti alla luce pochi giorni fa - riferisce 'Il Gazzettino' - ed i lavori si sono fermati per l'intervento della Soprintendenza, che al momento non si e' pronunciata sulla scoperta. 

Le ossa sono ora allo studio da parte degli archeologi. 

I resti sarebbero in buono stato di conservazione; le salme erano una sopra l'altra, divise da uno strato di terreno, che - in base alle prime analisi - potrebbe risalire al Medioevo

Sono state individuate dagli operai che hanno iniziato i lavori sotto alcuni metri di terra, davanti alla parete sud della Basilica e alla Porta della Carta di Palazzo Ducale. 

Il riferimento medievale sembra comunque il più probabile, anche in virtù delle analisi del terreno effettuate dagli specialisti

Impossibile azzardare ipotesi sull'identità degli scheletri, potrebbero essere stati sepolti ancora prima dell'edificazione della Basilica nell'828, così come non è da escludere che si possa trattare di due vittime della grande pestilenza delRitrovati due scheletri nei cantieri a San Marco del 1348, che decimò la popolazione veneziana nel Basso Medioevo.

Si tratta comunque solo di speculazioni, in attesa di notizie ufficiali.
Fonte Ansa e Venezia Today 

31/07/18

Libro del Giorno - "Un Pedigree" di Patrick Modiano.




Pubblicato nel 2005, "Un Pedigree", è uno dei libri più originali di Patrick Modiano (insignito nel 2014 dal Premio Nobel per la Letteratura): una sorta di misteriosa auto-biografia in cui non si sa - e non si vuole esibire - se tutto quello che viene raccontato - o solo in parte o solo trasversalmente - sia successo veramente. 

Modiano scrive questo scarno romanzo - di appena 80 pagine - come fosse appunto un semplice pedigree, dichiarazione di appartenenza ad una razza attraverso la discendenza e attraverso le qualità ereditate e dichiarate. 

Il libro comincia così nell'ottobre del 1942 quando durante l'Occupazione in Francia, lui e lei si incontrano: sono un uomo ebreo di origini toscane, e una donna fiamminga, che insegue il sogno di diventare una ballerina. I due si sposano e hanno due figli, uno è Patrick, lo scrittore. 

Da qui, da questo semplice inizio, il romanzo infila pagina dopo pagina l'incredibile sequela di nomi e luoghi che agitano queste due vite e soprattutto quella di Patrick, tutti gli innumerevoli volti - citati uno ad uno - che si inseguono nell'appartamento in Quai de Conti, nell'appartamento dove per vent'anni vanno in scena le liti, le separazioni, i piccoli e grandi misfatti di una non-famiglia.  Vite parallele che probabilmente si incontrano soltanto e solo una volta, fugacemente, rapporti che sembrano scambi o casi quantistici, sui quali si staglia la solitudine di Patrick, il suo essere abbandonato completamente a se stesso, tra affidamenti a strampalati sostituti/amici dei due coniugi ai collegi spartani dove viene periodicamente rinchiuso. 

Il padre è preso dai suoi (loschi) affari, compare e riappare, sempre con donne e uomini diversi.  La madre è totalmente assente, assorbita dalla inevitabilità e dalla insussistenza del suo sogno artistico. 

Tutto questo è però raccontato in una maniera - e in un mondo - sospeso, dove la galleria dei nomi e delle figure si confonde con luoghi dimenticati o ritrovati solo per un momento, in un alone di mistero e di ordinaria magia. 

Il Pedigree di Modiano è insomma una sorta di allucinato caleidoscopio, dove si perde perfino il gusto di comprendere l'origine e la storia, ma ci si lascia trasportare, come dentro un flusso che vive di vita propria. 

Fabrizio Falconi

15/07/18

La Poesia della Domenica - "I Quattro Quartetti (Burt Norton) di T.S.Eliot.

14/07/18

L'Enigma di Ponte Milvio - Aperti al pubblico gli stupefacenti scavi di Via Capoprati.



Davvero una specie di rompicapo, per gli esperti, il ritrovamento archeologico di Via Capoprati, a due passi da Ponte Milvio, proprio lungo il tratto della Pista Ciclabile che dal ponte discende lungo il fiume. 

In questo Blog abbiamo raccontato le circostanze dell'eccezionale ritrovamento nell'autunno scorso (2017) quando alcuni tecnici di Acea, la municipalizzata che gestisce l'energia elettrica a Roma, al lavoro nella zona, segnalarono che durante lavori di scavo erano emersi reperti archeologici.  

Un primo sondaggio aveva evidenziato la presenza di magnifici mosaici, ma lo scavo fu subito interrotto per ragioni climatiche - la zona infatti è compresa infatti in quella cosiddetta gonale, interessata cioè da possibili alluvioni del Tevere - e ripreso un mese fa grazie anche a nuovi finanziamenti da parte della Soprintendenza. 

E adesso si può dire che davvero ne è valsa la pena e Roma non tradisce mai le aspettative: sì perché quello che sta emergendo dalla terra è un complesso stratigrafico che comprende quattro ambienti più un'area sepolcrale dove sono visibili ancora anfore e resti umani. Il tutto sviluppato appunto su due strati, uno più antico risalente al I e II secolo dopo Cristo e probabilmente afferente a un edificio con funzione commerciale - quasi sicuramente un magazzino - giustificato dalla vicinanza al fiume e a due vie consolari, la Cassia e la Flaminia; e uno più recente, risalente al III e IV sec. dopo Cristo, cioè dopo la Battaglia di Ponte Milvio, con decorazioni con marmi ricercatissimi e mosaici che impreziosiscono mura e pavimenti, che fanno pensare ad una ricca villa suburbana oppure a un luogo di culto cristiano. 


"Questo edificio," ha detto la direttrice scientifica dello scavo, Marina Piranomonte, "è straordinario perché è lussuosissimo, costruito dopo Costantino, dopo che i cristiani hanno vinto e questo dimostra che ancora in epoca di pieno quarto secolo a Roma si costruiva con grande lusso e grande spreco di soldi anche sulle sponde del fiume: una cosa straordinaria perché non siamo nel centro della città, ma nel suburbio di Roma".

Tra le ipotesi per sciogliere l'Enigma vi è anche quella che si tratti di un luogo di culto cristiano, con annessi mausolei, forse un cimitero con una piccola chiesetta cristiana. I romani infatti non seppellivano mai i morti vicino a casa loro, ma in aree ben identificate. 


Insomma, per saperne di più, bisognerà aspettare. Gli scavi resteranno aperti al pubblico solo per il breve periodo estivo, poi verranno richiusi, anche per scongiurare il rischio di possibili danni provocati dal fiume  e perché - dicono gli esperti -  il miglior modo per preservarli è quello di mantenerli interrati. 

Fabrizio Falconi 



13/07/18

Svelato (forse) l'incredibile mistero del "Papiro di Galeno".




Potrebbe essere del celebre medico dell'antichita' Galeno, il misterioso papiro con scrittura a specchio su entrambi i lati conservato in Svizzera all'Universita' di Basilea.

Composto in realtà da più fogli incollati fra loro a formare la rilegatura di un libro, sarebbe stato 'riciclato' nel Medioevo e trafugato alla fine del XV secolo dagli archivi dell'arcidiocesi di Ravenna, per poi finire nella collezione di Basilius Amerbach, docente e rettore dell'ateneo svizzero.

A risolvere il mistero sono stati i raggi ultravioletti e infrarossi usati nelle operazioni di restauro, che hanno permesso di separare i fogli e leggere il documento per la prima volta dopo 2.000 anni.

"Si tratta di una scoperta sensazionale", commenta Sabine Huebner, docente di storia antica all'Universita' di Basilea. "La maggior parte dei papiri sono documenti come lettere, contratti e ricevute. Questo invece e' un testo letterario, dotato di un valore decisamente superiore".

Le immagini prodotte ai raggi Uv e infrarossi dal Basel Digital Humanities Lab hanno infatti rivelato un testo di medicina inedito, risalente alla tarda antichità, "che descrive il fenomeno dell'apnea isterica: per questo pensiamo che possa essere un testo di Galeno, oppure un testo di commento ad un suo lavoro", precisa Huebner.

L'indizio chiave per risolvere il mistero e' arrivato dall'Italia: il papiro di Basilea presenta infatti molte similitudini con i famosi papiri di Ravenna conservati nella cancelleria dell'arcidiocesi, tra i quali ci sono anche numerosi manoscritti di Galeno che sono stati in seguito usati come palinsesti e riscritti. Allo stesso modo, anche il papiro di Basilea potrebbe rappresentare un caso di 'riciclo' medievale.

fonte: Ansa