Mi sorprende a volte che non si ragioni abbastanza sul fatto
di come la mutazione antropologica avvenuta negli uomini - nella razza umana - negli ultimi 100 anni, abbia radicalmente cambiato l'approccio e la relazione con il Sacro, prima che con Dio.
Gli uomini e le donne di oggi, almeno in Occidente,
hanno altre cose da fare, piuttosto che pensare a Dio.
La parola d'ordine oggi è: divertire - e divertirsi. O più semplicemente
distrarsi.
Una vita noiosa è la cosa più da aborrire. L'importante è
intrattenersi. E la civiltà moderna non fa altro che offrirci nuove diavolerie - tante nuove al giorno - per
intrattenerci piacevolmente.
E' divertente guardare la TV (almeno per molti). Ma anche guardare la propria mail elettronica o la chat, o il proprio account Facebook tutto il giorno, è divertente.
E poi anche telefonare con il cellulare è divertente. Anche mandare sms. Anche allenarsi con le macchine e fare fitness è divertente.
L'obiettivo finale è divertirsi sempre, anche lavorando: e infatti i lavori più ambiti sono quelli nei quali ci si diverte (lo show business, la televisione, ecc...)
Riflettiamo che
divertimento deriva etimologicamente dal latino devèrtere il cui participio passato è diversus o deversus che indica 'allontanamento', o volgere, cioè far prendere altra direzione, quindi distogliere, ricreare, distrarre l'animo da pensieri molesti (dizionario Etimologico Ottorino Pianigiani).
Allora divertirsi e distrarsi sono - lo ripetiamo - le nuove parole d'ordine.
E' appena il caso di notare come per un uomo o una donna che vivevano 100 anni fa, in una qualsiasi parte del mondo occidentale,
distrarsi o divertirsi erano attività assai più difficili di oggi.
L'esistenza era ben più pesante. Il lavoro, era pesante. E i divertimenti o le distrazioni, assai poche, e circostanziate.
E' allora ovvio che "non potendo distrarsi", cioè non potendo distrarre l'attenzione con mezzi tecnologicamente sofisticati, le generazioni precedenti erano
'costrette' a mantenere l'attenzione sui temi dell'esistenza:
la vita, la morte, il senso della vita, l'esistenza (o la non esistenza) di Dio.
Erano queste le questioni importanti.
Anche oggi lo sono, soltanto che oggi
c'è tutto il tempo per 'distrarsi'. E' come se il modello imperante dicesse: "distraiti, tanto per pensare a quello ci sarà tempo."
E difatti io non faccio altro che incontrare persone che vivono semplicemente come se il 'sacro', o le questioni ultime ad esse legate,
semplicemente non esistessero.
Vivono
totalmente immersi nel loro hic et nunc: qui ed ora.
C'è questa cosa da fare. Questo lavoro, questa compagnia, questa conquista, questo giochino, questo messaggio, questa mail. Al resto ci si penserà dopo.
E difatti assistiamo quasi sempre - in questo modo schizofrenico di vivere -
a improvvise scoperte del sacro da parte di persone insospettabili, che hanno sempre vissuto di-vertendosi, quando le cose si mettono male. Quando arriva un lutto grave, quando arriva una malattia. Quando sta per giungere la morte.
Allora si va disperatamente alla ricerca di qualcosa dalla quale abbiamo fatto di tutto per distrarre la nostra attenzione.
Insomma, una parola, qualsiasi parola, e tantopiù la parola divina (se esiste)
non può che essere ascoltata nel silenzio, nell'attenzione.
Nella confusione e nella distrazione
non si ascolta nulla.
Se un Dio c'è e se Lui è in relazione con noi, noi
dobbiamo fargli un minimo di posto, come esige ogni relazione.
Scriveva Angelus Silesius, nel Seicento:
Mistero insondabile ! Dio ha perduto se stesso:
Per questo vuole essere in me rigenerato.
Ma come fa a rigenerarsi in noi, se noi siamo distratti, eternamente occupati
a fare altro ?