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11/07/14

2004-2014: LOST compie 10 anni. Una riflessione.







Si avvicina il decennale: il 22 settembre del 2004, la rete televisiva Abc trasmetteva la prima puntata di una serie televisiva intitolata Lost. 

Come era avvenuto molti anni prima (nel 1991) per Twin Peaks di David Lynch, il mondo della creazione narrativa televisiva non è più stato lo stesso.

All'epoca non amavo molto la fiction televisiva, e prima di Lost ero assai refrattario a seguire telefilm, series americane.  

La scoperta di Lost mi aprì invece una esperienza del tutto nuova.       

Con Lost il genere televisivo puro si emancipò definitivamente dal genere sottocultura (anche perché bisognerebbe capire cosa è la cultura, quella vera),  e dopo qualche anno, in un decennio, la serialità televisiva è assurta al ruolo di prodotto culturale alto, in molti si sono accorti che la narrazione esperita dalle serie televisive di alta qualità rappresenta  un linguaggio di contenuti e forme (e struttura tecnica) di livello molto più interessante di tanta letteratura e di tanto cinema che oggi esprime il mercato della cultura internazionale. 

In particolare una seria come Lost - e questa fu la radice del suo planetario successo - fu la capacità di intercettare le domande che si fa l’uomo oggi, l’uomo che vive in questa epoca bella e terribile, in questi anni, in questo occidente che ormai include anche molta parte d'oriente. 

Cosa ha nel cuore, cosa vuole, cosa desidera, cosa crede, quali sono le sue paure, cosa spera. Ecco a queste poche e fondamentali domande rispondeva  Lost.
  
LOST per chi non lo sapesse, racconta l’odissea di un gruppo di superstiti che si ritrovano su un’isola sconosciuta in mezzo all’oceano dopo un disastro aereo. Da subito, l’isola si rivela ben strana: abitata da misteriosi e pericolosi ‘Altri’ che hanno colonizzato l’isola molti anni prima, per realizzarvi un altrettanto misterioso e inquietante esperimento. Gli ‘Altri’ sono in agguato, non si sa bene cosa vogliono, vogliono impadronirsi delle vite, del futuro e del passato dei sopravvissuti. Non sono per niente ospitali.

Loro, i sopravvissuti, hanno TUTTI delle imponenti croci personali da portarsi appresso. Queste croci – le loro storie personali – vengono mostrate attraverso flash-back che si mischiano alla narrazione di quel che avviene sull’isola. Queste croci hanno a che fare con la famiglia, prima di tutto. Ciascuno dei sopravvissuti ha un fallimento, un conto in sospeso, un rancore, un disprezzo, uno sbaglio che gli ha compromesso la vita: Jack, il medico, il leader: un padre alcolizzato e competitivo, professore come lui. Un fallimento matrimoniale; Kate, la ribelle, la coraggiosa: una madre vessata da un marito violento, che lei, Kate ha ucciso; Sawyer, il ‘cattivo-buono’, il rude, l’antipatico:  un padre violento, che ha distrutto la sua vita e di cui lui, Sawyer, si è vendicato; Locke, il ‘saggio’, il filosofo, il veggente: un padre truffatore e subdolo, sadico; Charlie, il ‘buon ragazzo’, il divertente, il compagnone:  un fratello eroinomane; Jin, la coreana, l’ingenua, la materna:  un padre-padrino, mafioso; Sayid:  l’iracheno: un passato da soldato-torturatore al servizio di Saddam; e cosi via…

Ciascuno di questi personaggi fu indagato con inconsueta complessità, inanellando rimandi, citazioni, connessioni e interconnessioni da lasciare stupefatti (soprattutto per la difficoltà tecnica di chi dovette redigere i copioni)

Lost riuscì perfino ad imbastire alcune precise risposte alle domande del secolo, di cui sopra (cosa ha nel cuore, cosa vuole, cosa desidera, cosa crede, quali sono le sue paure, cosa spera l’uomo del mondo nel XXI secolo ?):  La serie ha suggerito che l’uomo del mondo, nel XXI secolo ha dentro il cuore una grande confusione, che rischia di portarlo al manicomio . Lost risponde che l’uomo del mondo nel XXI secolo è come un sopravvissuto dopo un incidente aereo:  ha perso tutto e non ha più riferimenti, è solo e perso.  Lost dice che quest’uomo ha perso i suoi riferimenti, che non sa più da che parte andare, che vaga in una terra senza punti cardinali, affidandosi – come unica traccia – a quello che gli tramanda il cuore.  A quello che ha dietro.   Che però è – a sua volta – molto confuso.  Perché quello che l’uomo del mondo nel XXI secolo si porta dietro, ha a che fare con i suoi padri. Ovvero, con le generazioni che ci hanno preceduto, con quello che abbiamo alle spalle, e che ci ha lasciato morte, dolore e distruzione (avete presente il XX. Secolo ?) Il passato è dunque ancora presente e minaccioso, esattamente come il futuro.

E l’uomo del mondo nel XXI secolo è a metà del guado: i suoi padri lo hanno tradito, confuso, umiliato e tradito, uccidendo quel senso del sacro, antico e nobile che fa parte della storia dell’uomo, del suo dna; e allo stesso tempo il futuro che si presenta di fronte appare ancora più incerto, spaventoso, temibile.

L’eredità più grande che l’uomo del mondo nel XXI secolo ha ricevuto in dono è la domanda irrisolta sul SENSO DELLA SUA VITA su QUESTA TERRA:   Che ci sto a fare io qui ? Chi o cosa mi ha voluto qui ? Da chi dipende il mio futuro ? Cosa è il destino ? Ne sono io partecipe o tutto avviene per caso ?

A questa domanda LOST ha la presunzione di offrire una risposta precisa: il futuro e quindi il destino non avvengono per caso.  Esiste un disegno.   Anche se questo disegno è del tutto misterioso. Può essere avvicinato, ma non svelato del tutto.

Il DESTINO si presenta anzi in LOST come una specie di RIPETIZIONE (o di Karma, direbbero gli orientali) in cui siamo destinati a rivivere quei nodi che nella nostra vita personale non abbiamo sciolto, che non abbiamo affrontato, finché – attraverso questo doloroso passaggio – non possa avvenire una LIBERAZIONE, una consapevolezza, o una REDENZIONE. 

Ma la Redenzione che offre LOST è sempre parziale: c’è sempre un confine ulteriore che non è dato superare perché il CONFINE dell’isola NON E’ CHIARO (è un confine geografico, o reale ? E’ un sogno?  C’è il sospetto spesso, durante le puntate del serial che tutto quello che vediamo sia solo una illusione, qualcosa di sognato, oppure di appartenente ad un’altra dimensione).

I superstiti NON SANNO dove finisce l’ISOLA e non sanno COSA C’E’ FUORI che li aspetta, dall’altra parte, e non sanno se ritorneranno mai…

Ma allora in questo quadro così confuso, in cosa crede questo uomo del XXI secolo ?

LOST risponde che l’uomo crede ancora alle stesse cose che credeva agli albori dell’umanità:   alla prevalenza del BENE, all’amicizia, alla solidarietà tra persone, all’aiuto, al partorire un figlio e a cercare di difenderlo da ogni avversità, alla costruzione di qualcosa da condividere, da vivere insieme.

E’ molto, è poco ?? 

E’ molto.


LOST è stato qualcosa di importante, un'opera originale capace di offrire risposte non banali, e a offrire un vero palcoscenico (spettacolare, fantasticamente congegnato) alle nostre domande, che ritroviamo sempre uguali, dagli albori ad oggi, avvertendo come in esse si incarni tutta la nostra dannazione e la nostra possibile salvezza.

18/09/12

Homeland - Una serie tv "dostoevskiana."




Avrà pensato a Dostoevskij lo sceneggiatore israeliano Gideon Raff che ha inventato la serie Hatufim, negli USA tradotta come Prisoners of War, che poi il canale americano Showtime ha realizzato nella nuova versione per il mercato USA e occidentale (in Italia è trasmessa dai canali Fox e Cielo).

L'interminabile messe di premi ricevuta da questa serie si giustifica con l'originalità dell'assunto e con la qualità del prodotto - che significa livello degli interpreti, messa in scena, sceneggiatura impeccabile, senza sbavature, senza nessuno di quegli effetti/orpello che di solito appesantiscono le serie tv.

Homeland parte da uno spunto molto semplice:  Nicholas Brody, un sergente dei Marine ritenuto scomparso in azione nella guerra d'Iraq, viene liberato dopo otto anni di prigionia. Una volta ritornato a casa, l'intera nazione lo elegge immediatamente eroe di guerra; Carrie Mathison, un'analista della CIA, è l'unica a credere che in realtà egli rappresenti una seria minaccia per il Paese: venuta a conoscenza del fatto che uno sconosciuto prigioniero di guerra americano era passato al servizio di al-Qaida, Carrie ritiene che quel prigioniero sia proprio Brody.

Qui siamo però ben oltre la nota paranoia americana sul nemico invisibile che minaccia la nazione, e oltre il noto stereotipo dei politici (americani) corrotti che cinicamente sfruttano queste paranoia.  

Ciò che interessa Raff e gli sceneggiatori americani sono i personaggi.  

Homeland è interamente giocata sul tema della ambiguità umana - come si vede anche dall'eloquente trailer qui sopra.   Chi tradisce ? Chi dice la verità ? Chi è contemporaneamente innocente e colpevole ? Chi si illude ? Chi crede a quel che vede ? E più in generale: dov'è il male e dove il bene ?  Chi è 'buono' può fare il male ? Chi è 'cattivo' può fare il bene ?

Homeland indaga - senza compiacimenti e senza sporcature - l'abisso del cuore umano.  Interroga profondamente lo spettatore su cosa resta, alla fine, all'estremo, nel cuore di ciascuno di noi al netto di tutti gli infingimenti, i mascheramenti, le auto-giustificazioni che ciascuno di noi si dà nel corso della propria esistenza.

Fabrizio Falconi


16/04/12

Enlightened - La serie televisiva. Spunti per l'oggi.



E' molto interessante Enlightened, la serie televisiva statunitense trasmessa dal 2011 sul canale HBO, e co-ideata ed interpretata da Laura Dern, la grande attrice americana, figlia d'arte (suo padre è Bruce Dern) divenuta 'attrice feticcio' di David Lynch.

La prima stagione, andata in onda dal 10 ottobre 2011, è composta da dieci episodi. HBO ha poi rinnovato la serie per una seconda stagione, anch'essa di dieci episodi.

L'idea di questa serie è molto originale: seguiamo infatti la storia e le peripezie di Amy Jellicoe, una dirigente aziendale di una multinazionale attiva nel settore della cosmetica che, dopo una crisi di nervi causatale dal crollo della propria vita professionale e privata, ottiene il risveglio spirituale grazie ad un percorso di riabilitazione nelle Hawaii e decide così di riprendere in mano la propria vita.

Laura Dern è impareggiabile nel rendere la velleità perfino naif della protagonista di 'cambiare il mondo', una volta tornata alla sua solita vita: cambiare un luogo di lavoro - e colleghi di lavoro - infernali.  Cambiare la madre, persa in un deliquio anaffettivo e catatonico. Cambiare il marito, dipendente dalle droghe e completamente sballato. Cambiare gli amici.
Renderli partecipi di una nuova consapevolezza maturata: cosa è veramente importante nella vita.

Naturalmente questa velleità - convincere gli altri che si è compreso il vero senso della vita, e che la vita che vivono gli altri è piena di cose false, vacue, inutili e dannose - si scontrerà contro un poderoso muro di gomma:   Amy sbaglia tutto, ovviamente, sbaglia nel modo stesso in cui pretende di convincere e di rendere consapevoli gli altri.

Ma gli altri sono impietosi.  E' davvero troppo irresistibile rovesciare in faccia a chi pretende di cambiarti la vita il tuo disprezzo, bollando questa persona  semplicemente come una pazza supponente, una pazza fuori del mondo, che non sa o non vuole rendersi conto di come va la vita. 


E' perciò molto interessante Enlightened, per le dinamiche che descrive, e che ci riguardano tutti. 

Una volta raggiunta la consapevolezza che la vita che si vive fa schifo, cosa si può fare di concreto per cambiarla ? E una volta che siamo disposti a cambiarla, come possiamo per rendere consapevoli gli altri ?

Amy è una ingenua. Ma è anche, indubbiamente, una persona di buona volontà.

I suoi metodi sono sbagliati ma non c'è dubbio che il suo fine sia autenticamente giusto. Ma .. come fare ?  E particolarmente toccanti sono le pagine del suo discorso interiore che viene recitato, in ogni puntata, dalla voce di Amy fuori campo.

Da vedere.