Quanti - mi domando umilmente - anche nelle gerarchie ecclesiali, ormai sono diventati sempre di più uomini 'politici', uomini che si occupano magari anche giustamente degli affari del mondo ? E quanto tempo rimane, in queste vite, per Gesù Cristo ?
Persi come siamo nelle contese tra fazioni, anche la questione della fede spesso sembra passare come in secondo piano, rispetto alle presunte 'urgenze': devo schierarmi, non ho tempo per pregare. Che tristezza.
Eppure, basterebbe fare un attimo di silenzio, per ritrovare il centro. Il centro che - per un cristiano - è sempre e soltanto Gesù Cristo. E' da lì che bisognerebbe partire, ogni volta. E invece sembra quasi che Gesù Cristo sia il grande 'desaparecido', ultimamente. Anche sui temi religiosi-etici: si parla di tutto, meno che di Gesù Cristo.
Eppure, è da questo incontro con Lui che è nato tutto e che tutto, in noi, può continuare. Senza di Lui, non si va da nessuna parte.
Scriveva Olivier Clèment, in L'autre Soleil: " Ora non devo più parlare di me. Io volevo raccontare un incontro. La fede è un inizio. Non bisogna giocare con essa: averla, non averla; bisogna entrare in questa cripta – ecclesiale e personale – da cui scaturisce l’acqua viva, e uscirne per condividere tutto. “Entrerà e uscirà, e troverà dei pascoli”. La mia vita non mi appartiene più, è quella di un servo inutile. Ciò che mi accade, ciò che cerco di fare, di dire, come discernervi la mia parte e quella degli altri, tutto cresce da questa amicizia che decifra, così poco tuttavia, questa unità inesauribile in cui Dio si dona ai peccatori e ai pubblicani”.
Ecco, "ora non devo più parlare di me." Ora, dovremmo davvero tornare a parlare di quella amicizia, che Lui ha instaurato con noi, e che è sempre lì, e ci aspetta, e ci richiede, come il primo giorno.