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30/06/21

Torna a Settembre il Festivaletteratura di Mantova, che compie 25 anni.


Il Festivaletteratura di Mantova compie 25 anni e li festeggia, dall'8 al 12 settembre, tornando nelle strade e nelle piazze con un'edizione, dopo le restrizioni per la pandemia, che vede piu' appuntamenti dal vivo rispetto al 2020

Un'edizione che cerca di raccontare il nostro tempo con oltre 250 autori e autrici presenti tra i quali Colum McCann, l'islandese Jón Kalman Stefánsson, l'inglese Ruth Padel, Milo De Angelis, Antonio Scurati fino al Carlo Verdone scrittore

Tra inediti dialoghi tra autori, riprese di format di grande successo, come le lavagne e la panchina epistolare, spazi di confronto tra saperi umanistici e scientifici (Scienceground), percorsi di "trasformazione" della citta', una casa d'arte e letteratura per bambini, sperimentazioni avviate nel 2020 come il furgone poetico, piazza balcone e Radio Festivaletteratura, arrivano alcune novita' come il Dante Jukebox e la pesca poetica.

Tornano anche i grandi autori e autrici internazionali, dal vivo e in collegamento video per chi li vuole seguire da lontano, con tra i nomi piu' attesi Alice Walker, voce iconica della cultura afroamericana, l'attivista e scrittrice statunitense Rebecca Solnit e Bernhard Schlink, uno dei massimi esponenti della narrativa tedesca contemporanea. 

Ci sono anche scrittori che si sono recentemente imposti all'attenzione dei lettori di tutto il mondo come Benjamin Labatut, Mariana Enriquez, Santiago Roncagliolo, Fouad Laroui e Aleksej Ivanov ed economisti come Gaël Giraud, Anne Case e Angus Deaton, premio Nobel 2015. 

A 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Sommo Poeta viene celebrato con un'azione poetica corale condotta dal Teatro delle Albe con oltre cinquanta adolescenti, con le collane alla Biblioteca Teresiana di Carlo Ossola e Andrea Canova su codici ed edizioni dantesche, gli incontri con Marco Martinelli, Lella Costa e Gabriele Vacis, il Dante Jukebox di Simone Marchesi - lettura critica a' la carte di terzine dantesche accompagnata dal vivo dai disegni di Roberto Abbiati. 

Nell'anno trans-pandemico, il Festival stimola riflessioni attorno alle complesse questioni connesse al cambiamento climatico e punta a mettere in campo azioni che vanno oltre i cinque giorni della manifestazione con l'adesione a progetti europei come C-Change, dedicato alla riduzione dell'impatto ambientale degli eventi culturali, e l'elaborazione di modelli e protocolli di monitoraggio. 

Accanto agli appuntamenti "verdi" su scarti, ecosistemi, cattura della CO2, geoingegneria climatica proposta in laboratori per ragazzi, letture, micro-lezioni, il punto focale del confronto, che vede coinvolti da diverse prospettive Christiana Figueres, Andri Snaer Magnasson, Luca Mercalli, e' come raccontare le trasformazioni di intere geografie e le loro gia' drammatiche conseguenze. Attenzione anche alla scienza, alla tecnologia e alle sue conseguenze sui nostri meccanismi cognitivi con autori come gli scienziati Giorgio Vallortigara, Peter-Godfrey-Smith e Joseph LeDoux, filosofi come Slavoj &.381;i&.382;ek, e un premio Nobel come Daniel Kahneman.

Al centro anche il confine tra casa e mondo esterno con una riflessione filosofica sull'abitare e sulla ridefinizione dei rapporti tra citta' e natura che coinvolge Emanuele Coccia, Luca Molinari, Marco Filoni, Annalisa Metta, Elena Granata. Con la scrittrice statunitense Deirdre Mask si parlera' di che cosa ci dicono di una citta' i nomi delle vie. 

Mentre 'Una citta' in libri' sara' dedicata ad Helsinki. Tra gli incontri quelli con la vincitrice del Booker Prize 2019 Bernardine Evaristo, con la giovane fumettista Josephine Yole Signorelli alias Fumettibrutti, con lo storico francese Ivan Jablonka e l'omaggio alla filosofa María Zambrano. 

Molti gli autori e autrici italiani in dialogo sulla letteratura tra cui Gabriele Romagnoli e Marcello Fois, Marco Malvaldi e Desy Icardi, Alessandro Piperno e Annalena Benini. E ancora Teresa Ciabatti ed Elisa Ruotolo sul racconto del corpo, Claudio Piersanti e Andrea Vitali sul romanzo d'amore scritto al maschile, Simonetta Agnello Hornby e Maria Attanasio sull'anima della Sicilia. 

E qual e' lo spazio della gioventu' in un mondo che fatica a immaginare un futuro? Ne parleranno tra gli altri Mario Desiati, Giulia Caminito e Antonio Dikele Di Stefano. Spazio ai piu' piccoli alla Casa del Mantegna con autrice di punta la scrittrice americana Susie Morgenstern. Non mancheranno gli appuntamenti musicali con tra l'altro due concerti di tema ambientale: le Tre Sonate Nordiche del pianista Fabiano Casanova e Vox balenae del Gruppo Musica Insieme, organizzati in collaborazione con Mantova Musica e una lezione sulla storia del melodramma con Marcello Fois e i Solisti della Fenice. 

28/06/21

Marco Bechis, il regista di "Garage Olimpo", racconta finalmente in un libro la sua vita e le torture subite in Argentina

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E' un film rimasto nella memoria di molti, quel Garage Olimpo (uno dei principali luoghi in cui agirono indisturbati i macellai del dittatore Videla, a Buenos Aires) che, uscito nel 1999, raccontava le vicende di un gruppo di ragazzi arrestati, torturati e fatti sparire con i famigerati "voli della morte", in Argentina negli anni '70.

Una storia che il regista, Marco Bechis, italo-cileno, aveva vissuto sulla sua pelle, e che finalmente ora ha trovato il coraggio e l'occasione di pubblicare in un libro, appena uscito. 

'Sentivo di essere perduto...ero entrato in una prigione mentale dalla quale era ancora più difficile scappare. Lo psichiatra mi aveva chiesto: Le tue emozioni le tieni da qualche parte, dove? Non emergono''. 

Quando Marco Bechis, di madre cilena e padre italiano, ma cresciuto in Argentina e ormai da 40 anni in Italia (tanto da dire di aver tradito la sua lingua per poter scrivere questo libro in italiano, come per prendere una qualche distanza) torna a Milano, ha la coscienza di quanto profonda e forte sia la ferita nella sua memoria della terribile prigionia e le torture subite al Club Atletico di Buenos Aires, tramutato dalla giunta militare dei generali Videla, Agosti e Massera in un carcere clandestino per prigionieri politici, in cui si diventava 'desaparacidos', perché era praticamente impossibile uscirne vivi. 

Ma Marco ne è uscito, perché per fortuna è 'un pesce piccolo' che non era mai davvero stato un Montoneros e per l'impegno del padre che in Argentina era stato un altissimo dirigente industriale e conserva debiti e amicizie che si muoveranno e avranno successo. 

Ma è una salvezza solo fisica, che i segni restano e soprattutto sono sepolti dai sensi di colpa, dalla vergogna di non aver fatto la stessa fine dei suoi compagni di reclusione, così da sentirsi un traditore: ''Quanto più aumentava il numero delle persone che risultavano scomparse, tanto più aumentava la mia vergogna'', tanto da scrivere: ''La mia vita è stato un costante tentativo di suicidio sventato più volte da altri, più che da me stesso''. 

Bechis, laureato in economia, diverrà uomo di spettacolo e regista di film sulla realtà del 'suo' paese, da 'Alambrado' a 'Hijos-Figli', passando per 'Garage Olimpo' in cui racconta e denuncia la sua esperienza, la realtà del Club Atletico, i cui prigionieri, alla fine, venivano caricati su un aereo e lanciati nell'Atlantico. 

''Mi interessava lavorare per sottrazione e così come non ho mai mostrato la violenza non volevo mostrare la personalità degli aguzzini''. 

E allora nel film non si vede la 'picana', un pungolo elettrico nato per far muovere gli animali al mattatoio e usato per torturare i prigionieri nudi legati a un tavolo conduttore di metallo, ma lo spettatore ne sente forte presenza e violenza. 

In queste pagine, invece, senza indulgere in particolari, c'è tutto ed è anche tirando fuori tutto che ''finalmente sono diventato vittima, scrivendo questo libro, dopo tanti anni vissuti come un traditore sopravvissuto''.

E' la verità delle pagine più terribili e centrali del racconto, che va da quel 19 aprile 1977 in cui fu sequestrato per strada, alla liberazione e poi sino ai nostri giorni, la cui narrazione è scandita dalla cronaca della finale dei Mondiali di calcio 1978 seguita oramai a casa col padre e vinti dall'Argentina con i tre generali allo stadio di Buenos Aires, le cui ''urla di giubilo coprono il massacro in atto''. 

Le pagine più forti restano quelle del ricordo di quando l'autore è chiuso in cella, dove la radio a tutto volume copre le urla dei torturati cui fa contraltare l'assurdo, frequente rumore di una pallina da ping pong, distrazione dei carcerieri, e lui è nudo, con solo le mutande, e perennemente bendato, con la coscienza che nessuno sa dove sia e senza sapere nulla del proprio futuro.

C'è solo l'atroce attesa di interrogatori e torture, col corpo sbattuto su e giù sul tavolo di ferro dalle scosse, specie dopo aver incontrato lì un'amica, che probabilmente è quella che ha fatto il suo nome: 

"Che cosa è successo, che metamorfosi istantanea della sua volontà è avvenuta col contatto elettrico? Come attraversa il corpo l'elettricità? Come modifica la volontà?'' si chiede, mentre la mente non fa che costruirsi percorsi di resistenza, schemi di risposte da dare con l'assurda illusione che accontentino i torturatori, che classicamente si alternano, il buono e il cattivo. 

Quest'ultimo lo rivedrà libero per le strade di Buenos Aires 30 anni dopo, quando Bechis torna a Buenos Aires nel 2010, chiamato dal tribunale argentino come uno dei rarissimi sopravvissuti per testimoniare al processo ai militari e gli aguzzini, in vista del quale ricostruisce i propri ricordi, riportando pure voci e storie di molte altre vittime, così che la necessità personale di fare i conti con quell'esperienza devastante, che è la forza di questo libro, riesce però a farsi esemplare e a documentare e ricostruire tutto, non solo i fatti, ma anche le reazioni, i sentimenti umani.


Il libro di Marco Bechis, intitolato  ''LA SOLITUDINE DEL SOVVERSIVO'' è in uscita da GUANDA editore (pp. 348 - 18,00 euro)



17/06/21

L'incredibile Biblioteca di Umberto Eco trova casa !





I 44mila volumi (!) di Umberto Eco hanno finalmente trovato una casa: un'ala della Biblioteca universitaria di Bologna di via Zamboni ospitera', infatti, l'immensa collezione libraria del professore morto nel 2016 e per tanti anni colonna dell'Ateneo bolognese

I vertici dell'Alma Mater, insieme ai figli di Eco, Stefano e Carlotta, hanno infatti presentato il progetto che avra' due percorsi: uno virtuale, che sottolineera' ogni annotazione, sottolineatura e commento di Eco, uno fisico che nascera', appunto, in un'ala della Biblioteca universitaria che si affaccia su piazza Puntoni e dove i libri saranno disposti nello stesso identico ordine in cui li aveva disposti Eco a casa sua. 

Una volta completata (si ipotizza nella primavera/estate dell'anno prossimo) sara' un affascinante viaggio nel metodo di lavoro e nell'ordine mentale di uno degli intellettuali e scrittori italiani piu' tradotti al mondo

Negli anni successivi, arrivera' a Bologna anche l'archivio cartaceo di Umberto Eco, mentre la collezione dei libri antichi (circa 1.200 volumi tra incunaboli, aldine e prime edizioni) sono state cedute alla biblioteca Braidense di Milano che li rendera' disponibili digitalizzandoli. 

15/06/21

I limiti dell'Autofiction e la narrativa contemporanea: un debito di sincerità




Riflettevo, dopo aver letto il Nobel Tokarczuk, sui guai derivanti dalla superfetazione editoriale, che spingendo per la pubblicazione di un numero sempre più spropositato di libri e titoli, mischia alto e basso senza senso, eruttando galassie di autori che brillano per un minuto, come le stelle dell'11 agosto, tornando a confondersi nell'oscurità nel breve volgere di un lampo.

Tutti hanno diritto di pubblicare, per carità, e tutti hanno diritto di stare in scena, di diventare famosi per i 15 minuti che spettano, come ha profetizzato Warhol.

Se tutto però è in scena, tutto è ob-sceno.

Fiorisce il genere dell'autofiction, che i saggi fanno risalire a Marcel Proust.
Credo però che proprio Proust fosse massimamente cosciente del rischio dell'osceno, che è sempre la pornografia.
Esibirsi va bene. Mettere in vendita l'intimità al miglior offerente, e compiacersene, è pornografia.
Cercavo di capire cosa, leggendo Tokarczuk, mi causasse disagio. Non era l'esibirsi, no. Non era nemmeno la ricercatezza colta del suo esibirsi.
No, piuttosto era il 'compiacimento'.
Era quello. Chi racconta di sé, compiacendosene, asseconda l'ego ma difficilmente genera empatia nel lettore. Piuttosto solletica altre reazioni: curiosità, voyeurismo, morbosità.

E' questa la sottile linea di demarcazione tra W.G.Sebald e la Tokarczuk.
E' questo, il vero dolore rivelativo, che distingue Robert M. Pirsig dall'ultimo Carrère e dai suoi tanti imitatori moderni.
E' questione di sincerità. E' questione di tenere a bada l'ego saccente e sfrenato, lo specchio autoriferito dentro il quale ciò che interessa - all'autore - è la propria immagine e il proprio godimento, amplificato dalla pornografia dei lettori che leggono.
Ma come si riconosce la sincerità?
Metodo non c'è.
E' una questione di suoni. E' come quando dentro una orchestra che suona, si avverte, fastidioso, uno strumento che stride, che va per conto suo e segue un'altra via.
Il suono che stride lo si riconosce tra le pagine, e se lo si riconosce, non si è capaci di proseguire senza quel fastidio nelle orecchie - o negli occhi.
Allora si chiude il libro, e si riprendono in mano I racconti di Sebastopoli di Leone Tolstoj.

Fabrizio Falconi - 2021

04/06/21

NUOVO! "La Donna Mancante" di Fabrizio Falconi su Kindle



E' su Kindle il romanzo di Fabrizio Falconi, "La donna mancante" 


Un giallo filosofico italiano: cosa ha spinto Paolo a uccidere brutalmente Chiara, la sua ragazza e ad abbandonarla sul ciglio della strada? Dove è diretta la sua rocambolesca fuga? Chi è l'uomo saggio e ambiguo al quale chiede di risolvere i problemi della sua mente? Chi è il misterioso uomo che lo segue durante la fuga? Chi è la donna che lo aspetta dall'altra parte del mare? Con chi dovrà fare ancora i conti per chiudere la sua partita?

Fabrizio Falconi, giornalista e scrittore italiano,  ha esordito come freelance per testate (Panorama, Paese Sera, Il manifesto), lavorando poi per quasi un decennio alla RAI, prima a RaiStereoUno, poi a Radiodue, sotto la direzione di Corrado Guerzoni. In televisione ha lavorato nel 1990 a Telemontecarlo, poi nel 1991 nella redazione di Mixer, per il quale ha realizzato reportage.

È caporedattore per la testata News Mediaset del gruppo Mediaset. Dal novembre 2011 è caporedattore del canale all news Mediaset, TGcom24. In narrativa ha esordito nel 1985 con un volume di racconti, Prima di Andare, cui hanno fatto seguito opere di saggistica, narrativa e poesia.

È autore e contributore di diversi blog e siti on line, per argomenti che spaziano dalla spiritualità alla poesia, alla storia della conoscenza e delle radici filosofiche dell'Occidente.

Opere
Prima di Andare (Editoriale Sette), 1985, racconti.
Il Valore della Parola (SEI edizioni), 1988, saggio con Corrado Guerzoni, Maurizio Ciampa e Altri.
L'ombra del Ritorno (Campanotto Editore), 1996, poesie.
Il giorno più bello per Incontrarti (Fazi Editore), 2000, romanzo.
Osama Bin Laden, il terrore dell'Occidente (con Antonello Sette Fazi Editore), 2001, saggio.
Cieli Come questo (Fazi Editore), 2002, romanzo.
Sub Specie Aeternitatis (Aletti), 2003, poesie.
Poesie 1996-2007 (Campanotto Editore), 2007, poesie.
Il respiro di oggi (Terre Sommerse), 2009, poesie.
Dieci Luoghi dell'Anima (Cantagalli Editore), 2009, saggio.
I fantasmi di Roma (Newton Compton), 2010, saggio.
In hoc vinces (con Bruno Carboniero, Edizioni Mediterranee), 2011, saggio.
Per dirmi che sei fuoco (Gaffi), 2012, romanzo.
Trio di fine millennio (con Justin Bradshaw) (Kindle/Amazon), 2012, poesia. Versione inglese: Trio for the End of the Millennium (Translated by David Lummus)(Kindle/Amazon).
I monumenti esoterici d'Italia (Newton Compton), 2013, saggio.
Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma (Newton Compton), 2013, saggio.
Per Newton Compton editore ha curato il volume Papa Francesco, Non abbiate paura della tenerezza (le parole del Papa che sta cambiando la chiesa di Roma), 2013.

Sue poesie sono apparse tradotte in lingua inglese da David Lummus nella rivista TriQuarterly dedicata alla poesia italiana contemporanea curata da Robert Pogue Harrison e Susan Stewart (poetessa) (n.127/2007).

22/05/21

Libro del Giorno: "Diari Segreti" di Ludwig Wittgenstein

 


Tornano finalmente ristampati in Italia, molti anni dopo la storica edizione Laterza ormai introvabile, i Diari Segreti di Ludwig Wittgenstein, un testo la cui pubblicazione suscitò non poche polemiche tra i curatori postumi dell'opera del grande genio viennese e i suoi critici, che la ritenevano fondamentale per accedere con più completezza al suo pensiero. 

Come è noto, Wittgenstein si arruolò volontario nell'esercito austro-ungarico all'indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, nonostante avesse potuto tranquillamente evitare la proscrizione visto che era reduce da una doppia operazione d'ernia e visto che la famiglia da cui proveniva era una delle più ricche e delle più aristocratiche della società viennese dell'epoca. 

I motivi che spinsero Wittgenstein ad arruolarsi non erano il nazionalismo, né la difesa dei patri confini. Lo spingevano motivazioni personali: quella di scoprire la sua vera natura una volta messo di fronte alla prova estrema e alla possibilità di morire. Per Wittgenstein quella prova, come tutta la vita, era un mezzo di evoluzione personale - "diventare un uomo migliore," diventare un uomo decente

Wittgenstein redasse i Diari Segreti, con molte annotazioni di carattere assai personali, in un codice cifrato da lui inventato. Annotandoli su un quaderno su cui in seguito furono allineati altri scritti entrati a far parte dei cosiddetti Quaderni. 

Wittgenstein rimase arruolato per tutta la durata della guerra, in condizioni di estremo pericolo, fu anche gravemente ferito, e infine fu catturato dall'esercito italiano quattro giorni prima dell'armistizio e trasferito in un campo di prigionia al sud d'Italia dove rimase per otto mesi, fino all'estate del 1919. 

I Diari segreti di Ludwig Wittgenstein costituiscono dun    que il resoconto, la conseguenza e la testimonianza di quella rapida risoluzione che spinse il filosofo a iscriversi come volontario nell’esercito allo scoppio del primo conflitto mondiale

Punto di snodo della sua speculazione filosofica, la decisione di arruolarsi venne presa dopo un lungo periodo vissuto in completa solitudine e si configurò come un radicale mutamento di vita, come estinzione di un percorso personale prevedibile e precostituito, come una condizione imprescindibile per il proseguimento del suo lavoro intellettuale.

Da quel che si sa, Wittgenstein non avrebbe per nulla apprezzato tutta questa attenzione per la sua persona e l’avrebbe senz’altro considerata il sintomo di un’inutile e invadente curiosità. Eppure, la vita di Wittgenstein attrae proprio perché è la vita di un filosofo in grado di sedurre i propri allievi e non solo. 

Ludwig Wittgenstein (Vienna 1889 – Cambridge 1951) è uno dei più importanti e influenti filosofi del Novecento. Le sue opere – in particolare, il Tractatus logico-philosophicus (1921) e le Ricerche filosofiche (1953) – hanno profondamente segnato il pensiero filosofico e la cultura degli ultimi cent’anni. 



17/05/21

Libro del Giorno: "I vagabondi" di Olga Tokarczuk



E' un libro ricchissimo e straniante, I Vagabondi, che erroneamente viene definito romanzo. E' vero che questa definizione oggi viene usata come il soffione di un organetto per contenere ogni forma più o meno irregolare di narrazione.

I Vagabondi però, appare fin dall'inizio, una meditazione sul tema del viaggio e del viaggiare, che coinvolge esperienze personali, memorie, informazioni saggistiche, mini racconti che a volte ritornano durante la narrazione, che apparentemente non segue alcun filo logico, se non quello di esplorare la proprietà dell'essere umano - come di ogni essere vivente - di vivere nello svolgersi della condizione temporale, la quale a sua volta si articola sulla dimensione spaziale, dimostrando l'esattezza della formulazione einsteiniana secondo la quale spazio e tempo interagiscono, formando una unica e terza dimensione, influenzando anche la percezione del tempo umano.

Olga Tokarczuk è nata nel 1962 e ha studiato psicologia a Varsavia. Scrittrice e poetessa tra le più acclamate della Polonia, la sua opera è stata tradotta in trenta paesi e in oltre quarantacinque lingue. 
La notorietà delle sue opere e da ultimo il successo de I Vagabondi le ha meritato il Premio Nobel per la Letteratura 2018 “per la sua immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita”

Il romanzo I vagabondi (Bompiani, 2019) le è valso anche il Man Booker International Prize 2018 ed è stato finalista al National Book Award. 

La narratrice che ci accoglie all’inizio di questo romanzo confida che fin da piccola, quando osservava lo scorrere dell’Oder, desiderava una cosa sola: essere una barca su quel fiume, essere eterno movimento. 

È questo spirito-guida che ci conduce attraverso le esistenze fluide di uomini e donne fuori dell’ordinario, come la sorella di Chopin, che porta il cuore del musicista da Parigi a Varsavia, per seppellirlo a casa; come l’anatomista olandese scopritore del tendine di Achille che usa il proprio corpo come terreno di ricerca; come Soliman, rapito bambino dalla Nigeria e portato alla corte d’Austria come mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo in mostra; e un popolo di nomadi slavi, i bieguni, i vagabondi del titolo, che conducono una vita itinerante, contando sulla gentilezza altrui.

Come tanti affluenti, queste esistenze si raccolgono in una corrente, una prosa che procede secondo un andamento talvolta guizzante, come le rapide, talvolta più lento, come se attraversasse le vaste pianure dell’est, per raccontarci chi siamo stati, chi siamo e forse chi saremo: individui capaci di raccogliere il richiamo al nomadismo che fa parte di noi, ci rende vivi e ci trasforma, perché “il cambiamento è sempre più nobile della stabilità”.


06/05/21

Dopo anni di controversie pubblicate le lettere di Saint-Exupéry. Escono oggi da Gallimard


Dopo anni di controversie saranno pubblicate le lettere tra Antoine de Saint-Exupery e sua moglie Consuelo, un carteggio la famiglia non aveva voluto sinora vedesse la luce.

Antoine e Consuelo de Saint-Exupéry hanno lasciato dietro di loro il ricordo di una relazione burrascosa, un libro famoso che lui ha scritto e che lei ha ispirato, Il piccolo principe, un conflitto tra eredi, e una corrispondenza luminosa, di cui la pubblicazione dovrebbe far dimenticare le controversie . 

Queste 160 lettere e telegrammi inviati dagli sposi tra il 1930 e il 1944 sono pubblicati oggi da Gallimard, in un'edizione ricca di illustrazioni. 

Queste due personalita' complesse, un marito che aveva molte avventure e una donna che amava soprattutto la sua indipendenza, hanno conosciuto tanti momenti felici quanto difficili

"Consuelo era esuberante e lui era molto depresso. I suoi molteplici amori non sono un segno di dongiovannismo, ma di un vagabondaggio emotivo", commenta Alain Vircondelet, un biografo intervistato da AFP. 

Gli scambi epistolari dimostrano che nulla li separava veramente, nemmeno la distanza, fino alla misteriosa morte di Antoine de Saint-Exupéry, durante una missione nel Mediterraneo nel luglio 1944. 

La prima lettera dell'aviatore, a Buenos Aires dove si e' innamorato di questa donna salvadoregna, gia' delinea la sua opera piu' famosa. 

"Ricordo una storia non molto vecchia, la cambio un po': c'era una volta un bambino che aveva scoperto un tesoro. Ma questo tesoro era troppo bello per un bambino i cui occhi non sapevano capirlo bene o le cui braccia non lo contenevano. Poi il bambino e' diventato malinconico ". 

"Saint-Ex" non fece in tempo a vedere il prodigioso successo del suo racconto Il piccolo principe, pubblicato nel 1943 a New York, né la pubblicazione dell'edizione parigina nel 1946. 

Lei si'. La famiglia conta oggi "200 milioni di copie vendute e piu' di 450 traduzioni" di questo libro. 

Preleva un bell'assegno ogni anno, il cui importo è sconosciuto. 

Un accordo del 1947 stabili' la successione di uno scrittore che non lascio' ne' discendenti ne' testamenti. 

A Consuelo la meta' degli introiti del lavoro. Alla famiglia Saint-Exupe'ry l'altra meta', piu' i diritti morali, vale a dire che devono dare il loro consenso a tutto cio' che riguarda l'universo dell'autore. 

Quando Consuelo mori' nel 1979, lascio' in eredita' i suoi diritti al suo segretario, lo spagnolo Jose' Martinez Fructuoso. 

E lo scontro con il ramo della sorella di Antoine, Gabrielle d'Agay, finira' in tribunale.Jose' Martinez Fructuoso e' stato condannato nel 2008 dopo aver pubblicato gli scritti dello scrittore in Antoine et Consuelo de Saint-Exupe'ry, un amour de legend (edizioni Les Are'nes, 2005). 

Ma nel 2014, i d'Agay sono stati a loro volta costretti a donare i proventi di un cartone animato ispirato al Piccolo Principe. 

Gallimard annuncia ora la riconciliazione. La prefazione di Martine Martinez Fructuoso, vedova del segretario di Consuelo, precede quella di Olivier d'Agay, pronipote di Antoine. "Questo lavoro non avrebbe visto la luce senza la collaborazione tra la tenuta Antoine de Saint-Exupe'ry-d'Agay e la tenuta Consuelo de Saint-Exupe'ry", scriveva la famiglia dell'aviatore in un comunicato alla fine di aprile. Ha ricordato "una guerra legale fallita di 18 anni per ottenere la proprieta' congiunta del copyright". 

27/04/21

Tre nuove collane di studi sul mondo antico, dal 29 aprile


Arrivano Il 29 aprile sul mercato editoriale tre nuove collane di studi sul mondo antico.
 

La coraggiosa sfida, in un momento difficile per la cultura classica, parte dall’editoresardo Inschibboleth per i tipi del quale saranno in libreria sin da questa settimana i primi volumi di ciascuna delle tre collane: "Le parole degli antichi", diretta da Mario Lentano, autore anche del primo volume "Straniero"; "La lira di Orfeo", diretta da Graziana Brescia, che esce con "Il tessuto delle Muse. Musica e mito nel mondo classico" di Massimo Raffa e, infine, "Classici smarriti", diretta da Tommaso Braccini, che propone l'edizione e la traduzione dei bucolici greci minori a cura di Francesco Bargellini, con l’introduzione di Alessandro Fo. 

Nata sulla base di una essenziale esigenza di condivisione e confronto, Inschibboleth Edizioni si sviluppa dall’omonima associazione culturale operante già dal 2007 con la rivista on-line InSchibbolleth.org

Vi aderiscono oltre 90 intellettuali, professori universitari, politici e filosofi. Nel 2011, da un’idea dell’associazione, nasce il Festival Internazionale di Promozione del Libro e della Lettura Un’Isola In Rete, che organizza ogni anno oltre 50 appuntamenti, la cui gestione è affidata all’associazione Centro di Ricerche Filosofiche, Letterarie e di Scienze Umane di Sassari. 

Alla Scuola estiva internazionale di alta formazione filosofica di Inschibboleth che prosegue ancora oggi, se ne sono affiancate altre e in diversi ambiti: critica letteraria, letteratura, formazione docenti, arti. 

All’organizzazione delle sue Summer school hanno collaborato nel corso del tempo diverse istituzioni, tra le quali il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; l’Unesco; il CNR; il Centro Levinas della Sorbona di Parigi; Rai Cultura, oltre a numerose sedi universitarie: in particolare le Università di Sassari, Roma Tre, l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano e l’Istituto Universitario Sofia.

L’edizione 2016 della Scuola di Filosofia si è svolta sotto l’altro Patronato del Presidente della Repubblica, mentre le edizioni 2015 e 2016 si sono svolte con il Patrocinio del Senato della Repubblica. 

Alle diverse iniziative dell’associazione Inschibboleth hanno partecipato intellettuali provenienti da tutto il mondo e, tra questi, alcuni tra i più importanti filosofi viventi.

23/04/21

Parte oggi l'edizione 2021 de "Il Maggio dei Libri" - di scena Dante Alighieri, ma non solo



Un’anteprima cinematografica speciale, la rubrica social “Torniamo #inLibreria” a sostegno di case editrici e librerie, lezioni dantesche online, incontri in alcuni dei luoghi più suggestivi del nostro Paese e una fitta rete di iniziative all’estero: sono queste alcune delle principali coordinate dell’undicesima edizione de Il Maggio dei Libri, la campagna ideata dal Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura che invita gli utenti a realizzare attività di promozione della lettura, in presenza o web, con l’obiettivo di stimolare occasioni di incontro, attivare collaborazioni virtuose e dare impulso alla creazione di progetti e iniziative culturali.

 

Il Maggio dei Libri prenderà ufficialmente il via oggi, venerdì 23 aprile, in corrispondenza con la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, una ricorrenza che quest’anno, complice il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, è ancora più significativa. È infatti proprio in sintonia con le celebrazioni dedicate al Sommo Poeta che guardano il tema Amor… e i tre filoni di approfondimento “Amor… ch’a nullo amato amar perdona”, “Amor… che nella mente mi ragiona” e “Amor… che move il sole e l’altre stelle”, ciascuno corredato dalla propria bibliografia di riferimento. Visivamente rappresentato dall’illustratore e visual artist Vincenzo Del Vecchio, gli utenti potranno ispirarsi alle suggestioni dantesche per organizzare le iniziative da far confluire nella banca dati del sito, con già oltre 2.300 iniziative, in costante aumento.

 

Con questa edizione Il Maggio dei Libri vuole proporre un viaggio che ha per tema portante Amor…, inteso sia come sentimento, sia come desiderio a conoscere e comprendere, sia come forza vitale dell’universo e delle sue creature; un viaggio che elegge a propria guida il Sommo Poeta ed i suoi versi immortali” afferma Paola Passarelli, Direttore generale Biblioteche e diritto d’autore. “Non c’è modo migliore per celebrare l’anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri che lasciarsi ispirare dalla sua poesia e compiere, attraverso la lettura ed i libri, un percorso all’interno di noi stessi in grado al contempo di proiettarci verso gli altri. Mi sembra un messaggio fortissimo, soprattutto in questo periodo di pandemia in cui il bisogno di rapporti umani è per tutti più forte che mai”.

 

Attraverso la sua principale campagna, il Centro per il libro e la lettura prosegue quindi lo straordinario viaggio dantesco iniziato con la maratona digitale Dante nel mondo che dal 21 al 25 marzo ha portato i versi della Divina Commedia a essere letti e interpretati nelle lingue dei Paesi dei 12 Istituti Italiani di Cultura partecipanti, ottenendo 149.926 visualizzazioni sul canale Facebook della Fondazione Corriere della Sera e 2.062.486 sulla piattaforma Corriere.it. Cifre significative, testimonianza dell’inesauribile interesse del pubblico nei confronti del Poeta simbolo della nostra letteratura in tutto il mondo e del consolidato rapporto con la rete degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, anche quest’anno attivamente coinvolti nella campagna attraverso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Incontri, eventi e rassegne culturali per un Maggio dei Libri international diffuso, raccontato tramite i social della campagna e degli IIC.

 

Sempre sul web vivranno alcune delle iniziative speciali che coloreranno Il Maggio dei Libri 2021: l’inaugurazione della campagna, con la proiezione in anteprima mondiale del film Il diritto alla felicità, in collaborazione con Imago Film, l’iniziativa del Premio Strega La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura in cui i dodici autori in gara leggono i dodici principi fondamentali della Costituzione, in occasione della LXXV edizione del Premio Strega e dei 75 anni della Repubblica italiana, il festival in diretta streaming Leggere, sempre, organizzato venerdì 23 e sabato 24 aprile dalle Biblioteche di Roma in collaborazione con AIE - Associazione Italiana Editori, la prima edizione del Lettura Day, grande iniziativa collettiva di ADEI - Associazione degli editori indipendenti, con un nuovo, coloratissimo sito interamente dedicato, le testimonianze di buone pratiche promosse nell’ambito della stipula dei Patti per la lettura, realizzati all’interno del progetto Città che legge del Centro per il libro e la lettura d’intesa con l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, che prevedono una stabile collaborazione tra enti pubblici, istituzioni scolastiche e soggetti privati per la promozione della lettura. Sarà invece in presenza il percorso “FAI leggere”, organizzato dal FAI - Fondo Ambiente Italiano, che concluderà l’edizione 2021 della campagna proponendo 5 incontri in altrettanti “luoghi del FAI”, cornici paesaggistiche perfette per un incontro tra libri e natura.

 

Una vera e propria “festa del libro” che coinvolgerà editori, librai, protagonisti del mondo culturale contemporaneo, attoriaccademici, professionisti del settore editoriale, rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali e, naturalmente, tantissimi appassionati lettori che anno dopo anno mettono creatività, impegno e dedizione nell’organizzazione delle migliaia di attività che rappresentano il cuore de Il Maggio dei Libri. Per loro è stato istituito il Premio Il Maggio dei Libri, che a partire da quest’anno diventa il Premio Nazionale per il Libro e la Lettura. Sempre destinato alle iniziative più creative e innovative, selezionate per categoria (Associazioni/Istituti/Fondazioni, Biblioteche, Librerie, Scuole, Carceri/Strutture sanitarie e per anziani) in questa nuova veste il premio verrà realizzato con ancora maggior forza, anche promozionale, continuando a rappresentare un riconoscimento concreto per la grande e attiva partecipazione riservata alla campagna.

 

22/04/21

Libro del Giorno: "Racconti spirituali" - a cura di Armando Bonaiuto con uno scritto di Gabriella Caramore

 


Accade talvolta, nella vita cosí come fra le pagine di un libro, che si schiuda qualcosa di potente e inatteso: per un momento la maglia del quotidiano si allenta, un barlume filtra e illumina la realtà che ci circonda

Per far scintillare un simile mistero, la letteratura è una chiave unica e preziosa. Questi diciotto racconti ci ricordano l'esistenza di un filo teso tra umano e divino: facendoci sfiorare da una forza antica quanto l'uomo stesso, ci catturano e insieme ci liberano. 

Ecco cosa accade ai personaggi che abitano i racconti di questa raccolta. Cosí Maupassant ci mostra un prete dal cuore di pietra ammorbidito da una notte di luna, Hermann Hesse il sacrificio di un uomo mite che forse ha parlato con Dio, Giovannino Guareschi un professore trafitto dalla saggezza nascosta del suo peggiore studente. E mentre Olga Tokarczuk racconta come si possa continuare a prendersi cura anche di chi non c'è piú, Vasilij Grossman ci narra l'epopea di un mulo capace d'amore in un mondo in guerra, fino a Natalia Ginzburg che intravede il divino sotto una coperta sudicia, piena di cimici

E' questo un libro prezioso. Con una scelta di autori originale e insolita e i commenti di Buonaiuto, direttore di Torino Spiritualità, che raggruppa i diversi racconti per temi e assonanze. 

Splendida la prefazione di Gabriella Caramore, saggista e storica conduttrice di Uomini e Profeti, su Radio Tre, che invita a riflettere sul significato dello Spirito e dello Spirituale, all'epoca della società palliativa - come la definisce Byung-Chul Han - fondata sulla sparizione del senso del dolore (e quindi anche del sacro). 

2020 Supercoralli pp. XX - 244 

20/04/21

Maurizio Quilici: "Gli Animali ci salveranno. Non togliete la gioia agli animali".


Ci siamo detti cosi' tante volte che dopo la pandemia saremmo stati migliori che oramai non ci crede piu' nessuno, eppure se c'e' una cosa che forse da tutto questo ha tratto beneficio e' il nostro rapporto con gli animali e la natura, in quello che forse era il primo momento della storia degli esseri umani in cui sembrava arrivato finalmente al nodo un conflitto che ci trasciniamo da millenni.

Insomma se in principio furono gli antichi Romani e le loro crudelta', morte e sangue di 'fere' come intrattenimento ad oggi con tutto l'amore che ci hanno dato nel chiuso delle nostre case e nella meraviglia di vederli riconquistare le strade delle citta' con la fierezza che li contraddistingue, forse potremmo cominciare a capire che bisogna lasciarli vivere in pace

Pensando agli animali, confesso, mi viene spesso in mente la storia della schiavitu', quando esseri umani ne sottomettevano altri appropriandosi della loro vita in nome di una presunta superiorita'. 

Questa e' la meravigliosa storia che racconta Maurizio Quilici, con la sua consueta capacita' di coniugare sapienza a divulgazione, in "Non togliete la gioia agli animali". 

La prima delle "colpe" che hanno condannato gli animali ad un vita di persecuzioni e sfruttamento, di morti violente ed esistenza di stenti, e' il fatto di essere privi della prima caratteristica umana, la parola. "

"Cio' che distingue l'uomo dagli animali - scrive Quilici - e' la parola non il linguaggio. E certamente l'assenza di un linguaggio fondato sulla parola non significa essenza di sentimenti ed emozioni". 

Che gli animali comunichino e non soltanto fra di loro si e' iniziato a capire solo verso la meta' del secolo scorso con certezza, e nel frattempo l'essersi distinti in modo eroico in guerra, nell'assistenza, l'essersi sacrificati con la vivisezione praticata senza pieta' da vivi per il bene della scienza, non li ha aiutati a salvarsi dalla crudelta' umana.

Leonardo, ci rammenta l'autore, che per altro era vegetariano, fu tra i pochi a comprendere la sensibilta' degli esseri viventi diversi dall'uomo e a dipingerli spesso nei suoi quadri

Del resto nemmeno San Francesco era esente dal condannare a volte quegli animali che pure rispettava come esseri viventi dopo secoli in cui la morale cattolica li aveva accomunati spesso ad esseri diabolici che per questo avevano meritato processo e condanna consumata nei modi piu' atroci come il rogo. 

Questa e' la storia insomma di un'umanita' insensibile, egoista ed incivile, che ha messo se stessa al primo posto su un pianeta popolato da un numero infinito di specie viventi piegate ai suoi momentanei bisogni, che fossero nutritivi, evolutivi o semplicemente ludici. 

Questo potrebbe essere il momento di una svolta che prima di tutto deve essere filosofica e culturale perche' da Aristotele a Cartesio a Rousseau ed oltre poche sono state le eccezioni che hanno visto gli animali conquistare il posto che gli compete nella storia del pensiero umano.

E il libro appunto non potrebbe non concludersi con l'oggi, con quella pandemia di Covid-19 che proprio dagli animali selvatici catturati nel loro habitat naturale violato e venduti vivi nei mercati sembra aver avuto origine. 

Non bastano le statue nelle piazze per celebrare l'eroismo che gli animali dimostrano da millenni serve, spiega Quilici, quel rispetto "senza estremismi" che ci aiutera' a consegnare un pianeta ancora vivo ai nostri nipoti, anche se fosse meno "umano" nel senso che fino ad oggi abbiamo dato a questa parola.




17/04/21

Elsa Morante: Esce in libreria la attesissima biografia scritta da De Ceccatty: "Una vita per la Letteratura"




«La vita privata di uno scrittore è pettegolezzo; e i pettegolezzi, chiunque riguardino, mi offendono»: così Elsa Morante in un’intervista concessa a Enzo Siciliano nel 1972.

Una lapidaria affermazione, che René de Ceccatty - nato a Tunisi nel 1952, narratore e drammaturgo, è già autore di importanti saggi letterari su Moravia e Pasolini - non manca di citare nelle pagine di questo libro per mostrare quanto sia arduo il compito del biografo se ha come oggetto la vita di una scrittrice che», come scrive Sandra Petrignani nell’introduzione, «ha più di una volta depistato i curiosi, mescolando le acque su fatti e date della propria esistenza».

Ogni esperienza vissuta è, com’è noto, ben poca cosa rispetto alle ambizioni della letteratura, che non possono essere mai ricondotte ai meri fatti di un’esistenza. 

Tuttavia, se la biografia è anch’essa un genere letterario, illuminare l’esistenza di uno scrittore non ha nulla a che fare con il pettegolezzo, ma con quel punto oscuro tra la vita e la forza dell’immaginazione che è il luogo proprio della letteratura.

È quanto fa René de Ceccatty in questo libro quando, senza alcun timore, si avventura nell’infanzia di Elsa Morante per descrivere il suo ambivalente rapporto con la madre e quello complicato con i due padri, i fratelli e la sorella. 

Un’incursione che serve a svelare da quale zona d’ombra sorgerà poi una scrittura che «si insinua nei meandri della passione, del delirio, del terrore imposto o subíto», per celebrare «il trionfo dell’immaginazione» sulla deperibilità e sui compromessi triviali del mondo.

Oppure quando narra, ed è uno dei pregi maggiori di quest’opera, degli amori e delle amicizie della scrittrice. Amori per uomini impossibili, come Luchino Visconti e Bill Morrow, e amicizie grandiose e infime, prima fra tutte quella con Pier Paolo Pasolini, destinata a «spezzarsi nel risentimento e nella vendetta letteraria». 

Elsa Morante. Una vita per la letteratura, recita il titolo di questo libro, traducendo perfettamente il suo contenuto: il racconto della vita di una grande scrittrice, in cui le speranze, gli inganni e le illusioni proprie di ogni esistenza si mutano, nella trasfigurazione letteraria, in una sorgente infinita di narrazione e fascinazione.


31/03/21

Arriva la biografia di Philip Roth ed è subito polemica

 


"Philip Roth" di Blake Bailey, un volume che Roth aveva immaginato in qualche forma per più di 20 anni, esce il 7 aprile. 

Sempre disposto a provocare o amplificare una discussione, l'autore di "American Pastoral", "Sabbath's Theatre" e altri romanzi aveva pensato a una biografia sin da quando la sua ex moglie, l'attrice Claire Bloom, lo aveva descritto come infedele, crudele e irrazionale nel suo libro di memorie del 1996 "Leaving a Doll's House"

Roth era determinato a far emergere la sua verità, ma voleva che qualcun altro lo facesse

Ha reclutato per primo Andrew Miller, un professore di inglese e nipote del drammaturgo Arthur Miller, ma è diventato così insoddisfatto di quello che credeva fosse l'ambito ristretto di Miller che i due hanno avuto un pesante diverbio

Così, nel 2012, Roth ha puntato su Bailey, concedendogli pieno accesso ai suoi documenti, ai suoi amici e, l'ostacolo più alto, all'autore stesso. Bailey inoltre avrebbe avuto l'ultima parola.

"Philip ha capito qual era l'accordo", ha detto Bailey all'Associated Press, "e per lo più lo ha rispettato".

Nei sei anni successivi, fino alla morte di Roth nel 2018, lui e Bailey sono stati collaboratori, amici e talvolta combattenti. 

Come scrive Bailey nei ringraziamenti del libro, il loro tempo insieme è stato anche "complicato, ma raramente infelice e mai noioso". 

A un certo momento, Roth poteva scherzare o sfogliare allegramente un album di foto di vecchie amiche - ce n'erano molte - e il momento dopo poteva ribollire per i presunti crimini di Bloom. 

L'autore britannico Edmund Gosse una volta definì una biografia come "il ritratto fedele di un'anima nelle sue avventure attraverso la vita"

Il libro di Bailey è più di 800 pagine e avrebbe potuto durare centinaia di più.

Roth ha completato più di 40 libri e ha vissuto molte vite in 85 anni

Bailey assume i ruoli di critico, confessore, psicologo e persino consulente matrimoniale. 

Traccia la vita di Roth dalla sua infanzia stabile ma inibitoria della classe media a Newark, nel New Jersey, agli anni adulti di disciplina letteraria e libertà personali, e ai suoi ultimi anni di pensionamento autoimposto. 

Il "vero" Philip Roth è stato una ricerca per innumerevoli critici - e lo stesso autore - sin dal suo bestseller "Portnoy's Complaint" del 1969 ha lasciato molti lettori a credere che Roth e il suo appassionato narratore fossero la stessa cosa. 

Così era e non era. 

"Mi aspettavo battute insipide, oscenità e così via", dice Bailey del tempo passato con Roth. "Ciò che mi ha sorpreso è stata l'essenziale benevolenza dell'uomo.

Poche biografie letterarie sono state così attese. Il libro di Bailey è un punto d'incontro tra uno degli autori più tempestosi e dibattuti del mondo e uno dei suoi biografi più celebri, le cui opere su John Cheever e Richard Yates sono state presentate come modelli di prosa elegante, critica incisiva, ricerca approfondita e un disponibilità ad affrontare il peggio nei suoi sudditi senza condannarli. 

"Pensavo che Blake avesse fatto un lavoro brillante, incredibilmente completo, intelligente e amorevole con mio padre", ha detto in una recente e-mail all'Associated Press Susan Cheever, la figlia di John Cheever. "La biografia è una strada difficile, tutti gli adattamenti del contesto e del personaggio, ma ho pensato che avesse bilanciato tutto perfettamente e penso che sia un segno del genio di Philip che abbia scelto anche Blake."

La maggior parte delle prime recensioni, da Kirkus a The Atlantic, sono state positive. Claire Bowden, scrivendo su The Sunday Times, ha elogiato Bailey per aver documentato la lotta di Roth "per essere visto come un romanziere serio e non un demone del sesso, che combatte le sue ex mogli, i critici e il suo corpo fallimentare". 

David Remnick del New Yorker, che ha conosciuto Roth, ha elogiato Bailey come "industrioso, rigoroso e senza scrupoli". 

Altri erano più critici. 

Parul Seghal del New York Times ha trovato Bailey più interessato al pettegolezzo che alla letteratura e ha definito il libro "un'apologia tentacolare per il modo in cui Roth ha trattato le donne, dentro e fuori dalla pagina". 

Anche Laura Marsh di The New Republic ha trovato Bailey troppo indulgente nei confronti dei vizi di Roth, dai suoi rapporti con le donne al suo risentimento contro i critici, e ha concluso che il risultato "non è una vittoria finale della discussione, come Roth avrebbe potuto sperare". 

Bailey dice che il suo scopo era quello di seguire il motto di Roth come autore - di "far entrare il repellente" e riconoscerlo come un "essere umano complicato e disordinato". 

È probabile che il biografo saluti "Pastorale americana" quanto biasimare opere minori come "Il grande romanzo americano" e "L'umiltà". 

Nel libro di memorie di Roth "The Facts", il suo alter ego immaginario Nathan Zuckerman lo ha rimproverato definendolo "il meno completamente interpretato di tutti i tuoi protagonisti". 

Bailey non è mai stato meno che affascinato, anche quando è atterrito. Roth "non aveva un solo osso monogamo nel suo corpo", disse, poteva serbare rancore come se fossero cimeli di famiglia ed era spesso fatalmente fuorviante nel suo giudizio sulle persone.

Ma c'era un lato di Philip che era del tutto ammirevole. Aveva una vena gigante di pietà filiale verso (Saul) Bellow e (Alfred) Kazin e vari scrittori che ammirava", ha aggiunto Bailey. "Se un amico di Philip fosse stato in difficoltà, lui si sarebbe messo al telefono e avrebbe iniziato a organizzare il supporto, assicurandosi che il suo amico potesse pagare le spese mediche".

"Era un uomo adorabile in molti modi." 

I bambini raramente crescono sognando di diventare un biografo letterario, e Bailey, nativo di Oklahoma City e laureato alla Tulane University, sperava per la prima volta di scrivere narrativa.

Ha completato una manciata di romanzi, tra cui uno intitolato "Bourbon In the Bathtub", ma alla fine si è reso conto che era più a suo agio nello scrivere saggistica e nel lasciarsi fuori dalla storia. Le sue ispirazioni includono il biografo britannico Lytton Strachey, che secondo Bailey considera l'umanità "ridicola, ma anche commovente". 

Le biografie di soggetti viventi _ almeno viventi all'inizio del progetto _ hanno una storia lunga e travagliata. 

Possono andare dalle valutazioni non autorizzate di Kitty Kelly di Frank Sinatra e Nancy Reagan a innumerevoli agiografie in cui il soggetto ha l'ultima parola sul manoscritto. 

Bailey ha contattato Roth su suggerimento di James Atlas, il cui libro su Bellow è spesso citato come un avvertimento che i biografi potrebbero arrivare a non amare i loro soggetti. 

 Alla domanda se la morte di Roth lo facesse sentire più libero di scrivere a suo piacimento, Bailey ha risposto che Roth "sapeva che il peggio (su di lui) stava arrivando" nel libro, citando le feroci molestie di Roth nei confronti di un amico della figlia di Bloom e la sua relazione extraconiugale con una donna identificato come "Inga"

Bailey ha ricordato un incontro con Roth pochi mesi prima della sua morte, nell'appartamento dell'autore a Manhattan. Roth era esausto, riusciva a malapena a stare in piedi, ed era arrabbiato. 

"Continuavo a fargli domande a cui non voleva rispondere." Non è nel mio interesse rispondere a queste domande, quindi devi cambiare argomento "," Bailey ricorda di aver detto Roth. "E nel bel mezzo di questo, ha detto, 'Sai, questo è il meglio che ho sentito da settimane, tu (imprecazione)'! E scoppiò a ridere."

25/03/21

Libro del Giorno: "Le quattro ragazze Wieselberger" di Fausta Cialente

 



Vincitore del Premio Strega nel 1976, questo romanzo, Le quattro ragazze Weiselberger, tornò in libreria tre anni fa meritatamente ristampato dall'editore La Tartaruga con una lunga prefazione di Melania G. Mazzucco.

E' così l'occasione di recuperare uno dei migliori romanzi del Novecento italiano, frutto del lavoro di una scrittrice italiana oggi dimenticata, tra le più originali, Fausta Cialente, nata a Cagliari nel 1898  e morta in Inghilterra a Pangbourne, Berkshire, nel 1994).

Sorella dell’attore Renato Cialente, Fausta firmò per parecchio tempo con il cognome da sposata, Terni Cialente. Nel corso della sua vita densa e avventurosa, si stabilì nel 1921 ad Alessandria d’Egitto, trasferendosi poi al Cairo nel 1940, dove svolse attività radiofonica e giornalistica in opposizione al regime fascista; tornò in Italia dopo la Liberazione nel 1947. Esordì nel 1930 con un romanzo, Natalia; cui seguirono: Pamela o la bella estate (1935); Cortile a Cleopatra (1936), Ballata levantina (1961), Un inverno freddissimo (1966).  Nell'ultimo periodo della sua vita si trasferì definitivamente in Inghilterra dove si occupò principalmente di grandi traduzioni.  E dove morì all'età di 96 anni. 

Il suo capolavoro, Le quattro ragazze Wieselberger racconta la suggestiva Trieste di fine Ottocento, vivificata dall’aria mitteleuropea e dalla bora dell’irredentismo, in cui si muovono, aggraziate e come consapevoli di un loro tragico destino, le quattro sorelle appartenenti a una “giudiziosa, benestante famiglia” della buona società: la madre è una tranquilla signora, che si divide tra la casa di città, odorosa di cera e pulito, e la grande casa di campagna, con giardino, orto e vigna; il padre è uno stimato musicista, che dirige con autorità affettuosa sia la famiglia sia l’orchestra dei “dilettanti filarmonici”, che fa le prove in casa sua. A una delle quattro ragazze può capitare di danzare, una sera, con il signor Ettore Schmitz, industriale in vernici sottomarine, non diventato il grande Italo Svevo. Narrando la loro storia, che è poi quella della sua ramificatissima e sempre un po’ imprevedibile famiglia, Fausta Cialente racconta mezzo secolo di storia italiana, in una prospettiva rivelatrice, gettando una luce nuova e inquietante su certi fautori “liberalmassoni di destra” dell’irredentismo triestino, che non solo liquidavano in termini razzisti la questione slovena, ma intendevano applicare analoghe discriminazioni nei confronti dei lavoratori, escludendoli dal governo della città, quando fosse “divenuta italiana”.


Fausta Cialente