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09/07/19

Uno scheletro perfettamente conservato emerge dalle viscere degli Uffizi.



I resti perfettamente conservati di una donna sono stati trovati agli Uffizi di Firenze nell'area di scavo adiacente all'aula di San Pier Scheraggio. Si tratta di uno scheletro rinascimentale, spiega il museo, perfettamente conservato e risalente presumibilmente alla fine del '400. Le spoglie sono in un punto dove un tempo c'era una chiesa, esistente prima ancora che gli Uffizi fossero edificati e ne 'inglobassero' gli spazi. Era un luogo di culto molto frequentato, tra l'altro anche dal sommo poeta Dante Alighieri. 

Gli scavi archeologici effettuati sotto la guida della Soprintendenza da circa 20 anni, hanno riportato alla luce una porzione dei sotterranei dell'antico edificio religioso, che, come usava nel passato, veniva anche usato come luogo di sepoltura. 

Lo scheletro, indicato con codice identificativo 101, verra' ora portato ai laboratori di archeoantropologia della Soprintendenza per essere sottoposto ad esami ed analisi. 


29/06/19

Eccezionale a Roma ! Spunta all'Aventino un affresco medievale intatto.





Nascosto da un muro per quasi 900 anni, riemerge a Roma in un'intercapedine nella chiesa di Sant'Alessio all'Aventino, un grande affresco medievale dai colori in incredibile stato di conservazione.

"Un ritrovamento assolutamente eccezionale", illustra in esclusiva all'ANSA, la storica dell'arte Claudia Viggiani, autrice della scoperta, "anche per l'iconografia rarissima dei due personaggi che si riconoscono nella parte del dipinto al momento visibile, con tutta probabilita' Sant' Alessio e il Cristo pellegrino".

Il grande mantello color della porpora sulle vesti succinte del pellegrino, la mano alzata quasi a voler presentare la maesta' del Cristo che accanto a lui benedice i fedeli.

La scoperta e' il frutto di un'indagine lunga anni e un po' ha il sapore del giallo.

"Tutto e' partito durante una ricerca d'archivio", racconta Viggiani, che al lavoro di ricercatrice ha alternato quello di consulente culturale di sindaci e ministri. Ad accendere la sua curiosita', una lettera scritta nel 1965 dall'Ufficio speciale del Genio Civile per le Opere edilizie della capitale alla Soprintendenza ai monumenti per il Lazio, nella quale si parla di "un affresco in ottimo stato di conservazione" casualmente rinvenuto durante i lavori per il consolidamento di una torre campanaria.

Gia', ma di quale chiesa? il documento, racconta Viggiani, non lo diceva. L'oscuro funzionario che negli anni Sessanta si era trovato di fronte alla meraviglia di quei colori aveva alla fine richiuso la porta lasciando il dipinto al suo secolare oblio.

"C'e' voluto un po', ma alla fine l'ho trovato", sorride oggi la studiosa. In questa storia, racconta, la determinazione e' stata determinante. Qualche mese fa l'opera e' stata messa in sicurezza dalla restauratrice Susanna Sarmati con un progetto realizzato grazie alla soprintendenza speciale di Roma guidata da Francesco Prosperetti con la direzione lavori di Mariella Nuzzo e Carlo Festa. Il portoncino sul retro di Sant'Alessio che nasconde l'intercapedine del tesoro e' pero' ancora inaccessibile per evidenti problemi di sicurezza. Tant'e'. Varcare quella porta con il permesso di don Bruno, storico parroco di Sant'Alessio, e' una sorpresa che toglie il fiato, con l'esplosione dei colori, il nero cosi' intenso dello sfondo, il cinabro del mantello, la lucentezza delle aureole. Ma anche lo sguardo penetrante nel volto roseo del Cristo, la serenita' ieratica nei tratti del Santo che lo imita e un po' gli rassomiglia, quasi volesse presentarsi come una copia 'umana' del Messia.


Riferibile alla meta' del XII secolo, il dipinto e' inquadrato da una cornice policroma che la restauratrice Sarmati definisce di una "eccezionale raffinatezza", difficile soprattutto "trovarne di cosi' complete e integre", spiega, mentre indica sulla parete le pennellate originali che e' ancora possibile distinguere.

Anche per lei e' un'emozione. Perche' e' vero che a Roma esistono altri affreschi medievali, dice citando tra gli altri le decorazioni pittoriche dell'Oratorio mariano di Santa Prudenziana, quelle della chiesa di San Giovanni a Porta Latina o dell'Oratorio di San Giuliano in San Paolo. "Ma il loro stato di conservazione, nonostante i restauri e' mediocre, mentre questo, che pure non e' stato mai toccato e' quasi perfetto".

Nella chiesa delle origini, illustra Viggiani, il dipinto occupava la parete della controfacciata, in una posizione di rilievo dovuta anche alla fama che accompagnava in quell'epoca le vicende di Sant'Alessio. E proprio il rispetto devozionale per il santo che si diceva fosse figlio del senatore romano Eufemiano e che in qualche modo sembra aver fatto da trait d'union tra la Roma pagana e quella medievale, sarebbe alla base dell'incredibile conservazione del dipinto. "Chi ristrutturo' la chiesa nei secoli successivi murando la controfacciata fece comunque attenzione a proteggere l'affresco", fa notare. Tanto che probabilmente una piccola parte di questo, con il volto di Sant'Alessio, rimase per secoli a disposizione dei fedeli attraverso una feritoia aperta sull'interno della navata. Attualmente il dipinto misura 90 centimetri di larghezza per oltre 4 di altezza. Un'altra porzione, grande almeno altrettanto, e' ancora nascosta dal muro. Viggiani e' decisa a riportarla alla luce: "Lo dobbiamo ai romani - dice - e ci aspettiamo ancora sorprese".

27/06/19

Per la festa dei Patroni di Roma Pietro e Paolo, sabato 29 Giugno Ingresso Gratuito ai Fori Romani e Visita Notturna al Museo di Palazzo Braschi !



In occasione della Festivita' dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, due grandi iniziative promosse da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali per il prossimo 29 giugno. 

Prende il via la bigliettazione congiunta del nuovo ticket Forum Pass. Alla scoperta dei Fori per accedere al percorso unificato dell'area archeologica dal Foro Romano ai Fori Imperiali, realizzato grazie all'intesa siglata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali e dal Parco archeologico del Colosseo per conto di Roma Capitale e MIBAC. 

E per festeggiare i patroni della Capitale, questa prima giornata sara' ad ingresso gratuito, con ingressi dalle 8.30 alle 19.15 per cittadini e turisti. 

Saranno in tutto cinque gli ingressi dai quali si potra' accedere all'area archeologica unificata con il nuovo unico biglietto'Forum Pass. Alla scoperta dei Fori': quattro del Parco Archeologico del Colosseo (largo Corrado Ricci, via Sacra in prossimita' dell'arco di Tito, via di San Gregorio, via del Tulliano di fronte al carcere Mamertino) e uno della Sovrintendenza Capitolina (piazza della Madonna di Loreto vicino alla Colonna Traiana). 

Inoltre, il Museo di Roma a Palazzo Braschi sara' straordinariamente aperto dalle 19 alle 24 (ultimo ingresso alle 23) con la serata-evento Tutt'altra musica. La marchesa Boccapaduli e il suo Cabinet di storia naturale al Museo di Roma, in collaborazione con la Fondazione Teatro dell'Opera di Roma. La serata iniziera' alle 19.

21/05/19

Torna: "La luna sul Colosseo" con visite guidate notturne al magnifico monumento di Roma



Il clangore delle armi, il ruggito delle belve inferocite, il sangue. E poi il frastuono di grida, incitamenti, tifo. Odori forti che si mischiano ai rumori, colori che abbagliano, emozioni che stringono lo stomaco. Assistere duemila anni fa ad uno spettacolo del Colosseo doveva essere un'esperienza davvero a tinte molto forti, tanto da inchiodare agli spalti di ogni ordine i circa 50mila spettatori che ogni volta partecipavano agli spettacoli. Ma cosa succedeva poi al tramonto quando l'arena macchiata di sangue, di lacrime e di umori, si svuotava di vittime e carnefici? E come doveva essere la notte del gladiatore che sapeva di dover entrare in scena al mattino?

Torna "La Luna sul Colosseo", il progetto di visite notturne organizzate dal Parco archeologico e quest'anno il percorso guidato tra spalti e sotterranei del monumento italiano piu' gettonato dai visitatori si arricchisce di nuove suggestioni con una serie di installazioni e uno spettacolo firmati da Studio Azzurro.

"Le tecnologie digitali applicate al settore dell'archeologia offrono una potenzialita' straordinaria di lettura e di comprensione del patrimonio avvicinando il pubblico alla storia", sottolinea la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo e dei Fori, Alfonsina Russo. 

Tant'e', a dispetto del poco tempo che si e' avuto per organizzare ("tre-quattro mesi") e del prezzo del biglietto di ingresso aumentato a 24 euro, il successo dell'iniziativa sembra gia' assicurato con i circa 400mila euro di costi ampiamente coperti dagli incassi.

"Bisogna affrettarsi, da qui a gennaio restano pochi biglietti, siamo certi del sold out", sorride soddisfatta la direttrice manager. Rispetto alle ricostruzioni multimediali offerte per i Fori dalle visite immersive firmate da Piero Angela, questo percorso e' tutt'altra cosa.

Qui la ricostruzione storica, il racconto della vita del monumento, che prende avvio dagli interventi urbanistici del fascismo, e' ancora come sempre interamente affidata alle parole degli archeologi, degli storici dell'arte e degli architetti dello staff. Sono loro come gia' nelle passate edizioni a spiegare, illustrare, raccontare, rispondere alle tante, inevitabili, domande del ristretto pubblico visitatori, mai piu' di 25 a turno per ovvie ragioni di sicurezza.

L'intervento multimediale punteggia quel racconto, lo amplifica ridando voce piuttosto alle 'fonti', gli storici, i poeti, i saggisti dell'epoca, da Marziale che disprezza il tiranno Nerone e inneggia all'opera dei Flavi ("sotto il tuo impero o Cesare, e' diventato delizia del popolo cio' che era stato delizia del tiranno") a Cassio Dione che pure applaude ai "numerosi e grandiosi spettacoli", citando la presenza di gru, elefanti, bestie selvatiche.

Ad evocare il fascino oscuro del sangue e le pulsioni piu' bestiali che riuscivano ad invadere anche gli animi piu' miti e' poi Sant'Agostino, che compare incappucciato scatenando qualche brivido, quando tutto attorno le ombre della sera si appoggiano sull'arena e sulle grandiose arcate dell'anfiteatro.

Certo e' nei sotterranei che la suggestione trova i suoi registri piu' forti, con i cunicoli illuminati dalle fiaccole e la lotta tra gli animali che rivive feroce sui muri che una volta ne contenevano le gabbie.

In fondo alla galleria il "montabelve", la replica archeologica realizzata nel 2015 di uno dei 28 montacarichi di cui era dotata la struttura all'epoca di Domiziano, fa la sua impressione.

Prima di tornare all'aperto dove nell'arena va in scena la visione del sogno di un gladiatore alla vigilia del combattimento. "In attesa del giorno, della gara", del sangue, che potra' portare la liberta' o la morte.

Le visite, in italiano e in inglese, durano 75 minuti e partono dalle 20.00 alle 22.30, tutti i giorni tranne la domenica. Da novembre a dicembre l'orario di partenza e' anticipato dalle 18.00 alle 20.00. 

20/04/19

Straordinario ritrovamento a Roma: così si lavorava la ceramica a Trastevere




Il più antico laboratorio produttivo nel cuore della città: e' questo il risultato dello scavo condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma all`interno del giardino di Palazzo Corsini in Via della Lungara a Trastevere. 

La fornace portata alla luce è un ritrovamento finora unico a Roma, testimonianza della sua vita lavorativa, della sua economia basata sull`alto artigianato e la trasformazione di materie prime provenienti dai quattro angoli dell`impero. 

L`indagine, iniziata con un sondaggio di archeologia preventiva nell`aprile del 2018 e proseguita da febbraio scorso con uno scavo stratigrafico, ha messo in luce diversi contesti. 

Da una parte l`eccezionale ritrovamento della fornace, dall`altra un deposito di anfore per il trasporto dell`olio, probabilmente riutilizzate per il drenaggio dell`acqua, nonche' di varie murature.

Il ritrovamento appare ancora piu' straordinario considerando la suggestione del luogo: Palazzo Corsini, sede dell`Accademia dei Lincei, con cui la Soprintendenza ha collaborato e con cui sta progettando la valorizzazione dei reperti.


I ritrovamentiri verranno coperti con materiale protettivo e presto nuovamente interrati, metodo che li protegge dagli agenti atmosferici

Tuttavia e' gia' in programmazione una nuova serie di indagini, intorno all`area gia' scavata, per ampliare il quadro dei ritrovamenti e contestualizzarli nel modo migliore. 

I reperti trovati saranno presto esposti nella sede stessa dei Lincei, in uno spazio aperto al pubblico, e saranno spunto e oggetto di una serie di incontri e di conferenze dedicati a tutti coloro che vorranno conoscere meglio la storia della citta' e di un quartiere storico come Trastevere

Lo scavo archeologico nell'angolo Sud-Est del giardino di Palazzo Corsini ha rivelato un contesto di importanza eccezionale. È venuta alla luce una struttura di eta' romana riferibile a una fornace per la produzione di ceramica, di ceramica invetriata e forse di vetro. Si tratta del primo impianto di questo tipo chiaramente riconoscibile trovato all'interno della citta' antica

Curata dalla Soprintendenza Speciale di Roma, l`indagine iniziata nel mese di aprile del 2018, e' proseguita con lo scavo stratigrafico dallo scorso mese di febbraio, ha interessato un`area di circa 15 metri di larghezza per 18 di lunghezza. 

Nell`angolo Sud dello scavo e' emersa una ampia porzione di piano in concotto, con tracce evidenti di esposizione a forte calore, contrassegnate da una colorazione che dal giallo intenso arriva al rossastro, caratterizzata da resti di superfici utilizzate per lavorazioni artigianali. 


Il piano, o probabilmente una serie di piani rialzati, si appoggiano a un muro in opera laterizia, rasato alla loro stessa quota. 

La presenza di un grande numero di materiali di scarto e di scorie di lavorazione di ceramica e di blocchi di concotto con strato di rivestimento vetroso testimonia l'esistenza di una fornace usata per la produzione di materiale ceramico e probabilmente anche per l'invetriatura della ceramica stessa.

11/04/19

Riapre il Parco del Tuscolo, la Pompei di Roma. Due giorni di eventi sabato 13 e domenica 14 aprile.


"Dalle rivelazioni aree si intuiva un lungo allineamento sotto al terreno. Abbiamo aperto e ci siamo trovati davanti un muro lungo 29 metri: una Chiesa medioevale, con tanto di ossari e gallerie sepolcrali in facciata, impostata sulle colonne delle antiche terme romane. Dai bolli, sicuramente adrianee". 

A parlare è Valeria Beolchini, l'archeologa che oggi meglio conosce l'antica Tusculum, citta' latina che leggenda vuole fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe, conquistata da Roma nel 496 a.C per diventare residenza estiva d'elite, tra senatori e imperatori, da Cicerone a Tiberio, Plinio e Lucullo, poi distrutta e abbandonata definitivamente nel 1191. 

Per tutto l'800 depredata e saccheggiata (molti dei reperti si trovano in Piemonte, ad Aglie', "collezione" dei Savoia), oggi l'antica citta' riprende forma con la riapertura, dopo un anno, del Parco Archeologico e culturale di Tuscolo, al centro del progetto Tuscolo. 

Il luogo primitivo dell'anima, che la Comunita' Montana Castelli Romani e Prenestini (che ha acquistato il sito nel 1984 dai principi Aldobrandini) ha finanziato per un milione e 200 mila euro. 

Gia' realizzati, messe in sicurezza, scavi, restauri, riqualificazione dell'area e, oggi, il rinnovo dell'accordo di collaborazione con la Escuela Espanola de Historia y Arquelogia en Roma-CSIC che dal 1994 ha realizzato qui oltre 20 campagne di scavo. 

"La chiamavano la Pompei alle porte di Roma", racconta la Beolchini, che qui da anni studia e scava, responsabile del progetto Tusculum. Per festeggiare la riapertura, il Parco ha organizzato due giorni di eventi, il 13 e 14 aprile, con laboratori didattici, visite guidate e trekking. Ma basta guardarsi intorno venendo su per il nuovo percorso di visita che dall'antica Via dei Sepolcri arriva fin sul basolato del Decumano (proseguendo con il "falso storico" allestito accogliere Papa Gregorio XVI) per vivere un vero viaggio all'indietro nel tempo, tra il Foro, le botteghe, i resti del Tempio di Mercurio, l'area dei tempietti, la Fontana arcaica e il Teatro del 75 a.C. che un tempo, dice la Beolchini, poteva arrivare a contenere forse anche duemila persone. 

"I prossimi scavi - raccontano il presidente della Comunita' montana Damiano Pucci e il direttore della Escuela Espanola, Jose' Ramon Urquijo Goitia, alla presenza anche dell'Ambasciatore di Spagna Alfonso Dastis Quecedo - si concentreranno all'esterno dell'area". Ovvero proprio intorno a quella basilica di epoca medioevale, con annessa necropoli, che gia' si scorge, ma che la nuova campagna di scavi del 2020, la piu' grande mai realizzata a Tuscolo dai tempi di Luciano Bonaparte e Luigi Canina, dovrebbe svelare completamente. "Sotto - racconta la Beolchini - abbiamo trovato pavimenti in mosaico bianchi e neri, affreschi coloratissimi, latrine e le vasche per il tiepidarium e frigidarium. 

È la citta' che sta riprendendo forma. Grazie alle rilevazioni aeree e geofische possiamo ricostruire tutto in 3d. Abbiamo le planimetrie degli edifici e delle strade. Incrociando competenze e collaborazioni, poi - prosegue - stiamo scoprendo molto sulla vita che si conduceva qui. Le ceramiche, piu' piccole di quelle di Roma, e gli studi sulle ossa, ad esempio, ci raccontano che in tavola si privilegiavano gli stufati alle carni alla brace. 

Da un cranio colpito da un proiettile stiamo ricostruendo le tecniche belliche (i reperti vengono esposti al Museo di Frascati ndr). Quanto all'eta' romana, per ora abbiamo sondato l'area monumentale, dove sono numerose le epigrafi, marmi e decori. Ma appena fuori le mura, abbiamo le domus piu' ricche. Personalmente non penso si debba sempre scavare tutto. Ma qualche primo saggio ci ha svelato pareti preziosissime, dipinte di rosso". Proprio come a Pompei. 

05/03/19

Trovata la Faglia del Terremoto che "spezzò" il Colosseo .


Il sistema di faglie del Monte Vettore che si e' attivato nel 2016 e' stato anche responsabile del terremoto che nel V secolo danneggio' molti monumenti di epoca romana, compreso il Colosseo. 

Lo indica lo studio italianopubblicato sulla rivista Tectonics e secondo il quale questa faglia genera terremoti distruttivi a intervalli compresi fra 1.500 e 2.100 anni circa. 

 La ricerca e' guidata da Paolo Galli, sismologo del Dipartimento nazionale della Protezione civile e dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-Cnr) ed e' stata condotta con le universita' Sapienza di Roma e 'G.d'Annunzio' di Chieti-Pescara. 

Nell'area dell'Italia centrale colpita dai terremoti dell'agosto e dell'ottobre 2016 i ricercatori hanno scavato trincee a cavallo delle rotture superficiali e delle deformazioni generate dai sismi e, studiando le caratteristiche geologiche della roccia, hanno ricostruito i terremoti generati in passato dalla faglia del Monte Vettore. 

"Sapevamo in passato quella faglia aveva rilasciato forti terremoti, ma non era associata a terremoti avvenuti in tempi storici, cioe' annotati nei registri o nelle fonti storiche", ha detto all'ANSA Edoardo Peronace dell'Igag-Cnr. I ricercatori hanno cosi' individuato le 'cicatrici' lasciate da deformazioni precedenti del suolo e hanno dimostrato che lo stesso sistema di faglie ha generato in passato almeno sei terremoti distruttivi. 

Il penultimo e' stato quello avvenuto nel 443 d.C., che ha lasciato il segno nei danni prodotti a chiese paleocristiane e a monumenti noti, primo fra tutti il Colosseo. 

E' un risultato che, secondo i ricercatori, indica che anche altre faglie silenti potrebbero essere una minaccia: per questo vanno studiate e considerate al fine della mitigazione del rischio sismico. 

08/02/19

Misteriose Stele di 10.000 anni fa scoperte in Marocco !




Misteriose pietre che risalgono fino a 10 mila anni fa sono state scoperte nella zona del Sahara Occidentale, lungo la costa a nord ovest, nel sud-ovest del Marocco. 

In parte classificate da archeologi britannici, i reperti potrebbero essere parte di una necropoli, anche se non e' ancora del tutto chiara la loro funzione. Joanne Clarke della University of East Anglia, e Nick Books, ricercatore freelance, sono gli autori di questa scoperta da cui e' nato il libro "Archeologia nel Sahara Occidentale, sintesi del lavoro di scavo sul campo dal 2002 al 2009", come riporta il sito di notizie Morocco World News. 

Scrivono gli archeologi: "La mappa archeologica del Sahara Occidentale resta letteralmente e anche figurativamente quasi vuota per quanto riguarda la piu' ampia comunita' di ricerca archeologica internazionale, in particolare lontano dalla costa atlantica". 

La presenza a varie riprese di gruppi terroristici impedisce il lavoro di ricerca, reso peraltro difficile anche dalla disputa continua tra Marocco e separatisti di Polisario sul possesso del territorio, una sorta di guerra intestina che dura da oltre 40 anni. 

04/02/19

Grazie al Mecenatismo della Danimarca si torna a scavare nel Foro di Cesare !




Con l'allestimento del cantiere si avviano le attivita' preparatorie alla realizzazione del progetto di scavo del Foro di Cesare a Roma.

Le indagini preliminari prevedono la pulizia dell'area recintata, delimitata da via dei Fori Imperiali, dall'ex via Bonella, dall'ex via Cremona e dall'attuale belvedere sul Foro di Cesare, con la messa in luce degli strati di interro moderno.

Le attivita', finanziate con un milione e 500mila euro donati dall'Accademia di Danimarca grazie alla Fondazione Carlsberg di Copenhagen (senza alcun onere di spesa a carico del Campidoglio) - il gesto di mecenatismo fu presentato il 26 ottobre 2017, in occasione della visita a Roma di Sua Maesta' la Regina di Danimarca Margrethe II -, rientrano negli accordi stipulati in quello stesso anno tra la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e l'istituzione danese.

La convenzione, che ha una durata di tre anni, eventualmente rinnovabile, ha avviato nella fase preliminare la realizzazione di un programma di ricerche, finalizzato alla conoscenza delle varie fasi del complesso e alla loro fruizione.

Il programma prosegue ora con le attivita' propedeutiche all'ampliamento dell'area di scavo sul lato orientale, lungo Via dei Fori Imperiali.

Seguira' la fase operativa con la realizzazione dello scavo archeologico, durante il quale saranno effettuate le indagini stratigrafiche, la numerazione e schedatura dei reperti, il rilevamento e la documentazione grafica e fotografica dei ritrovamenti e gli interventi di primo restauro su murature e materiali.

 Grazie al significativo apporto danese, al termine dello scavo sara' possibile apprezzare nella sua interezza il primo dei cinque Fori di eta' imperiale.

Le parti gia' visibili, i lati occidentale e meridionale, occupati dai portici, e un ampio tratto di quello corto settentrionale, al cui centro rimangono i resti del Tempio di Venere Genitrice con le tre colonne della peristasi rimontate nel 1933, saranno integrate dal fianco oggi invisibile del tempio e dall'intero portico orientale della piazza, attualmente sepolto sotto la sede stradale di via dei Fori Imperiali e sotto i marciapiedi e le aiole che la fiancheggiano, nascondendo le connessioni e i passaggi verso gli altri due Fori contigui, quelli di Augusto e di Traiano.

Lo scavo si innesta in un percorso di risistemazione dell'area promosso dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in accordo con il Parco Archeologico del Colosseo, come prima tappa di un piu' articolato e complessivo disegno che mira alla creazione di un rapporto armonico tra l'antico e la citta' moderna, restituendo leggibilita' e continuita' al racconto storico di cui la Roma contemporanea e' il risultato.

Fonte: LaPresse


13/12/18

Un popolo misterioso vissuto 4.000 anni fa nella lontana Cina.



Un popolo misterioso dedito al culto del sole e a riti sciamanici visse 4000 anni fa nelle valli del Fiume azzurro. La scoperta della sua civilta', nel secolo scorso, ha riscritto la storia della Cina antica portando alla luce capolavori intrisi di spiritualita'. 

Il MuseoArcheologico Nazionale di Napoli (Mann) ospita, per la prima volta in Europa, nella mostra 'Mortali Immortali, i tesori del Sichuan nell'antica Cina' (14 dicembre - 11 marzo 219) ben 130 testimonianze della cultura Shu. 

Nel'immenso salone della Meridiana, opere in bronzo, oro, giada e terracotta, dal secondo millennio a.C. fino all'epoca Han (II secolo d.C.) raccontano il percorso di un popolo destinato a sparire e l'enigma delle maschere di bronzo piu' sofisticate dell'archeologia di tutti i tempi. 

"Questa importante esposizione, che chiude idealmente l'anno del turismo Europa-Cina e rientra tra le attivita' promosse nell'ambito del Forum Culturale Italia-Cina del Mibac - spiega il direttore del Mann Paolo Giulierini, che domani inaugurera' la mostra insieme a una delegazione cinese - conferma il sempre piu' solido legame tra il museo e il paese del Dragone per la promozione del patrimonio culturale italiano ma anche di quello cinese in Italia. Ricordiamo che le mostre del Mann su Pompei, nei maggiori musei cinesi fino al luglio 2019, contano gia' oltre due milioni di visitatori". 

Gli oggetti esposti a Napoli includono grandi statue e vasi rituali di bronzo, elementi decorativi in oro, preziosi reperti in giada, le celebri maschere con gli occhi sporgenti e ingigantiti, statuette in terracotta e delicati recipienti di lacca

Dalla terra dell'abbondanza, cosi' come era chiamata la fertile regione cinese, alla 'Campania felix' delle citta' vesuviane sepolte: ed e' cosi' che il cavallo di Sanxingdui, il sole di Jinsha, l'immagine del piu' grande albero di bronzo della storia dell'archeologia, dialogano in insoliti e suggestivi accostamenti, con la meridiana, la statua in bronzo di Apollo ed il cavallo di Ercolano. 

La mostra realizzata sotto la guida dell'Ufficio provinciale della Cultura del Sichuan, raccoglie pezzi dai principali musei databili dal 1600 a.C. (Dinastia Shang) al 220 d.C. (Dinastia Han). L'allestimento, con suggestivi effetti riflesso, e' curato dagli architetti Gaetano Di Gesu e Susanna Ferrini di "studio Asia". 

Ricostruzioni digitali, foto, video dello scavo aiutano il pubblico a comprendere il contesto di rinvenimento dei reperti e lo sviluppo di questa antica civiltà cinese cosi' lontana dalla cultura della Cina 'classica'. 

"I morti dovrebbero essere serviti come i vivi" e' l'espressione piu' antica ritrovata sul tema dell'aldila' ed e' proprio l'armoniosa convivenza tra uomo e natura il segno esemplare di un popolo che rappresenta un mistero profondo dell'archeologia della Cina e del mondo intero.



05/12/18

Lisippo è dell'Italia. A Fano già lo aspettano !



La giustizia italiana ha detto "l'ultima parola" sul destino dell'Atleta Vittorioso (o Atleta di Fano), il bronzo alto circa un metro e mezzo, risalente al IV sec. e attribuito aLisippo, conteso da anni tra l'Italia e il Museo Getty di Malibu che lo acquisto' nel 1977 per 3,7 milioni di dollari.

 La Cassazione ha respinto integralmente il ricorso presentato dai legali del museo contro l'ordinanza immediatamente esecutiva per la confisca del bene "ovunque esso si trovi" emessa dal gip di Pesaro Giacomo Gasperini a giugno.

La decisione della suprema Corte rende definitiva l'ordinanza anche nella parte in cui stabilisce che la statua e' un bene indisponibile, perché fa parte del patrimonio dello Stato e che quindi appartiene all'Italia.

Ora "auspichiamo che al piu' presto le autorita' Usa si attivino per favorire la restituzione del Lisippo all'Italia" dice all'ANSA il ministro della Cultura Alberto Bonisoli, che ribadisce "l'importanza dei beni per l'identita' delle comunita' e dei territori".

Ma il Getty annuncia battaglia: "continueremo a difendere il nostro diritto al Lisippo. La legge e i fatti non giustificano la restituzione al governo italiano di una scultura che e' stata esposta al pubblico a Los Angeles per quasi messo secolo" ha detto Lisa Lapin, vice presidente delle comunicazioni del Getty.

Ma il pm di Pesaro Silvia Cecchi, che ha seguito per anni l'iter giudiziario per il ritorno della statua in Italia, e' ottimista: "stiamo preparando la rogatoria internazionale - dice all'ANSA - e aspettiamo le motivazioni della sentenza".

Cecchi ammette che il lavoro e' stato complesso e che ha coinvolto vari settori del diritto, compreso quello penale e quello internazionale e due ordinamenti, italiano e statunitense.

A suo avviso, a questo punto c'e' un'unica strada eventualmente percorribile: "rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo".

Nessuna indicazione dai legali del museo, gli avv. Alfredo Gaito e Emanuele Rimini, sulla strategia da seguire, mentre negli Usa si ipotizza di rivolgersi alla giustizia statunitense.

La statua, incrostata di conchiglie e residui, venne recuperata nel 1964 da un peschereccio di Fano, il 'Ferruccio Ferri' nelle acque davanti a Pedaso (Fermo).

Da li' il bronzo, non denunciato all'epoca alle autorità, fini' dopo alterne vicende (compreso il seppellimento in un campo di cavoli e un periodo presso un parroco umbro) nelle sale del Getty di Malibu, acquistata da un mercante d'arte tedesco.

Un acquisto regolare ha sempre sostenuto il museo, che nega l'appartenenza del bronzo al contesto culturale italiano. Ma dal 2007, quando l'associazione culturale marchigiana Le Cento Citta' ha presentato un esposto alla Procura di Pesaro, ben tre gip hanno decretato che si tratta appunto di un bene indisponibile perche' appartenente al patrimonio dello Stato.

"Qui non e' in gioco solo il Lisippo - dice l'avv. Tristano Tonnini, legale de Le Cento Citta' - se fosse passata la linea del Getty tutti i nostri beni culturali all'estero scomparirebbero". "Una lunga battaglia per una bella vittoria" commenta il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. Una battaglia combattuta anche dall'Avvocatura dello Stato, con gli avv. Maurizio Fiorilli e di recente Lorenzo D'Ascia. E a Fano si preparano (per l'ennesima volta, va detto) al ritorno del Lisippo.

fonte Alessandra Massi per ANSA

12/11/18

Egitto: riemergono dai millenni rare mummie di Scarabeo e una necropoli di gatti.




Rare mummie di scarabei, assieme a decine di gatti venerati come divinita' e loro simulacri bronzei, sono stati rinvenuti da una missione archeologica egiziana a sud del Cairo, in necropoli di animali che custodivano anche un sarcofago di cobra e due di coccodrilli

E' quanto emerge da un post su Facebook del ministero delle Antichita' egiziano che dà conto di una presentazione di queste scoperte avvenuta oggi. 

Si tratta fra l'altro delle "prime mummie di scarabei ad essere state dissotterrate nella necropoli di Menfi", annuncia la nota, segnalando anche - senza fornire le dimensioni - "due grandi mummie di scarabei" rinvenute in "sarcofago rettangolare di calcare", avvolte nel lino e "in un ottimo stato di conservazione".


A Saqqara la missione ha scoperto tre tombe del Nuovo Regno usate come "necropoli di gatti", precisa fra l'alto il ministero. 

Sono state dissotterrate "decine di mummie di gatto assieme con cento statue lignee dorate" raffiguranti questi felini adorati dagli antichi egizi: e' stata trovata anche una statuetta in bronzo dedicata a Bastet, la divinita' con sembianze di gatto. 

Sono venute alla luce pure dorate statuette lignee di un leone, di una mucca e un falcone, emerge fra l'altro ancora dalla nota. 

24/10/18

Ultim'ora: Pompei - Trovati 5 nuovi scheletri nella Casa dell'Iscrizione !



+++ I resti di cinque persone, con tutta probabilita' due donne e tre bambini, che si erano rifugiati in una stanza da letto nel disperato tentativo di salvarsi dalla pioggia di lapilli che aveva invaso l'abitazione. 

E' la nuova agghiacciante scoperta arrivata dagli scavi in corso a Pompei. "Un ritrovamento scioccante, ma anche molto importante per la storia degli studi", commenta con l'ANSA il direttore Massimo Osanna. Gli scheletri sono stati trovati nella casa dell'iscrizione che cambierebbe la data dell'eruzione.


Fonte ANSA 

23/10/18

Trovato nel Mar Nero a 2 km di profondità il relitto navale più antico del mondo!



Il piu' vecchio relitto "intatto" del mondo, una nave greca risalente al 400 a.C., e' stato scoperto sui fondali mar Nero. 

Lo ha annunciato una spedizione scientifica anglo-bulgara

"Non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile ritrovate intatta e a due chilometri di profondita', una nave risalente a quell'epoca", ha dichiarato il professor Jon Adams, direttore del Centro di archeologia marittima dell'universita' di Southampton (sud dell'Inghilterra), uno dei leader della spedizione. 

"Con questa scoperta potremo approfondire la nostra conoscenza delle costruzioni navali e della navigazione nei tempi antichi", ha aggiunto in un comunicato. 

La spedizione Black Sea MAP ha scandagliato per tre anni i fondali del mar Nero coprendo un'area di piu' di 2.000 km² al largo della Bulgaria con un sonar e un veicolo telecomandato munito di telecamere per l'esplorazione in acque profonde. 

La squadra ha scoperto piu' di 60 relitti risalenti all'epoca, all'epoca romana e fino al XVIIesimo secolo

La piu' antica e' stata ritrovata ad una profondita' in cui l'acqua e' sprovvista di ossigeno e puo' "conservare le materie organiche per migliaia di anni", ha precisato la squadra del Black Sea Map. "Noi abbiamo pezzi di relitti che risalgono ad un'epoca piu' antica ma questa sembra veramente intatta", ha sottolineato sulla Bbc l'archeologa Helen Farr. "E' adagiato su un fianco, ci sono ancora l'albero e il timone, non si vedono queste cose tutti i giorni", ha aggiunto. 

Questo "tipo di imbarcazione greca era stata finora osservata solamente sulle decorazioni delle porcellane greche", hanno sottolineato gli scienziati

La spedizione e' stata realizzata congiuntamente dall'Universita' di Southampton, dal Museo archeologico nazionale, dall'Accademia delle scienze e dal Centro di archeologia sottomarina di Bulgaria. 


16/10/18

Vicino Terni affiora lo scheletro di una bambina con un sasso nella bocca: è la prova che fu la malaria a fermare Attila ?



Nuove conferme alla tesi degli archeologi della presenza della malaria che, nella meta' del V secolo d.C., infesto' l'area dove oggi sorge Lugnano in Teverina, fermando l'avanzata di Attila: dal sito archeologico di Poggio Gramignano e' emersa infatti una tomba con i resti di una bambina di dieci anni, con la bocca aperta e una pietra collocata all'interno della cavita' orale, pietra che ricondurrebbe ad un rito legato presumibilmente all'epidemia della malattia. 

Il rinvenimento e' avvenuto durante la campagna di scavi nello scorso luglio ad opera di un'equipe di archeologi statunitensi guidata da David Soren, dell'universita' dell'Arizona, che per primo scopri' la necropoli dei bambini. 

Le operazioni sono state condotte da ricercatori della Yale e della Stanford University, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria e il Comune di Lugnano in Teverina. 

La scoperta si riallaccia alla tesi secondo la quale Attila, durante la sua campagna di conquista verso Roma, desistette nell'avanzare dopo essersi imbattuto proprio nella presenza della malaria. 

"Questa scoperta - afferma una nota del Comune - sta suscitando molto interesse a livello internazionale sia dal punto di vista scientifico che da quello mediatico. Non possiamo quindi che ritenerci soddisfatti per i risultati ottenuti e che daranno sicuramente piu' visibilita' al nostro sito archeologico proprio mentre ci apprestiamo a portare a termine il progetto di copertura dell'area di Poggio Gramignano che, grazie ai finanziamenti delle Aree Interne, verra' reso fruibile ai turisti". 

A Poggio Gramignano gli archeologi scavano da tre anni sui resti di un'antica villa di epoca romana, riportata alla luce proprio dall'universita' dell'Arizona dal 1988 al 1993. 

Alcuni ambienti furono riutilizzati alla meta' del V secolo d.C. come cimitero di bambini

10/10/18

Spunta una Colonna dei tempi di Erode con la scritta: "Gerusalemme" !




Una rara scritta in caratteri ebraici del nome esteso di Gerusalemme (Yerushalaim) incisa su una pietra cilindrica e' stata scoperta l'anno scorso da archeologi israeliani all'ingresso occidentale della citta' e presentata oggi alla stampa.

"E' estremamente raro trovare in reperti di quell'epoca la scrittura completa del nome di Gerusalemme" ha osservato l'archeologo Ilan Baruch. "Inoltre e' molto emozionante imbattersi in caratteri chiaramente decifrabili oggi da qualsiasi bambino israeliano", ha aggiunto il direttore del Museo Israele, prof Ido Bruno. 

Alta quasi un metro e lavorata in apparenza all'epoca del re Erode, la pietra era stata asportata dall'edificio originale e riutilizzata poi per la costruzione di un edificio romano

Il testo e' in aramaico e contiene la dicitura: "Hanania figlio di Dodlos di Gerusalemme"

Secondo gli archeologi e' presumibile che Hanania fosse un artigiano del posto e che 'Dodlos' fosse un riferimento di ossequio alla figura di Dedalo. 

05/10/18

Pompei non finisce mai di stupire: Spunta "La casa del Giardino Incantato"!



Un grande larario vegliato da beneauguranti serpenti, un pavone che fa capolino nel verde, fiere dorate che si battono contro un cinghiale nero come i mali del mondo. E poi ancora cieli baluginanti di cinguettanti uccellini, un pozzo, una vasca colorata, il ritratto di un uomo-cane


Visitato in esclusiva dall'ANSA, eccolo l'ultimo tesoro di Pompei: un giardino incantato, "una stanza meravigliosa ed enigmatica da studiare a fondo", spiega il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna.




11/09/18

Il Tesoro di Monete Romane d'Oro scoperto a Como: "Un ritrovamento epocale!"


Un ritrovamento epocale, che potrebbe portare novità di rilievo sulla storia romana

E' stata presentata cosi' a Milano, la scoperta di un vaso contenente centinaia di monete d'oro perfettamente conservate  - la cui vista lascia senza fiato - nel corso dei lavori di scavo privati, a Como.

"Per me questo e' un caso epocale, uno di quelli che segna il percorso della storia. Non siamo ancora in grado di capirlo, ma e' un messaggio che ci arriva dai nostri antenati", ha detto il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, alla conferenza stampa di presentazione che si e' tenuta nella sede della Soprintendenza lombarda. 

Dopo il fragore suscitato dalle anticipazioni di stampa, e' stato annunciato oggi che nel contenitore, un vaso in pietra ollare raro per forma e fattura, non ci sarebbero solo monete d'oro romane, ma dalle prime ispezioni sarebbero stati individuati almeno altri tre oggetti

"Di certo abbiamo intravisto una barretta d'oro (una sorta di lingotto', ndr) - hanno spiegato Barbara Grassi, responsabile della direzione scientifica dello scavo comasco, e la collega Grazia Facchinetti, esperta di numismatica - e altri due oggetti.


Ma al momento, nel microscavo abbiamo rimosso solo il primo strato di 27 monete. Si tratta di 'solidi' romani da circa 4 grammi e mezzo d'oro, coniati nel periodo degli imperatori Onorio, Valentiniano III, Leone I e Livio Severo, quindi non collocabili oltre il 474 d.C

"L'insieme deporrebbe per il deposito di una cassa pubblica, poco probabilmente del tesoro di un privato": ed e' questa, al momento, l'ipotesi archeologica prevalente, suffragata anche dal fatto che le monete erano originariamente "impilate" grazie a qualche contenitore che si e' disintegrato col passare dei secoli. 

Una "disposizione ordinata" che, appunto, insieme alla presenza di resti romani, farebbe pensare "a una cassa pubblica nascosta con l'intenzione poi di riprenderla, in un luogo rintracciabile".


Il ritrovamento del 'ripostiglio' e' avvenuto durante i lavori di ristrutturazione di un teatro, abbandonato da una ventina d'anni e prima cinema, teatro a cavallo del 1900, e in antichita', dal 1300 al 1700, area religiosa con la presenza di un convento e di una chiesa. 

"La ricerca archeologica a Como non nasce ieri - ha detto ancora la professoressa Grassi - e' un lavoro decennale".

Ma cosa c'era in quel punto, in epoca romana? Cosa ha spinto qualche ignoto funzionario pubblico a nascondere il tesoro? "Como era sede della prefettura di una flotta - ricordano gli archeologi - e forze ingenti presidiavano i confini a nord per difendere le vie che passavano dalle Alpi". 

A vigilare sul cantiere oggi, invece, penseranno i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale. Il tesoro, alla fine, finite le analisi, potrebbe tornare a Como. "Secondo me - ha detto infatti il ministro - se i reperti sono stati trovati in un posto, appartengono a chi in questo posto ci vive. Non a caso i Bronzi di Riace si trovano al museo archeologico di Reggio Calabria". Como quindi a breve potrebbe avere i suoi 'Bronzi', che pero' sono piccoli e d'oro.

FONTE: ANSA


06/09/18

Pompei: riemergono gli scheletri di una coppia clandestina.




Padrone e schiava sepolti assieme a Pompei

E' quanto emerge da un eccezionale ritrovamento nella necropoli del fondo Pacifico presso la necropoli di Porta Nocera, mai esplorato prima. Gli archeologi di Lille, coordinati dal professor William Van Andringa durante lavori di scavo, hanno scoperto la tomba nella quale si trovavano Ciaus e Ciara, una coppia clandestina. 

Con loro era sepolto anche un figlio, tra i 12 ed i 14 anni. 

Lo riferisce Il Mattino. 

Secondo le norme dell'epoca, l'ancella non poteva andare a nozze con il suo padrone.

Gli esperti sono da tempo a lavoro su dei nuovi monumenti funerari, databili tra il 20 avanti Cristo e il 79 dopo Cristo

Gli studi del professor Van Andringa, su alcune ossa bruciate, hanno permesso di individuare 14 defunti, tutti appartenenti alla stessa famiglia

Nella prima tomba è stato trovato il capo famiglia, Quintus Verauis, patrizio romano. Sulla tomba è stato trovato un altro monumento funerario, costruito per VeraniaQI Ciara, una ex schiava liberata dal padrone, Caius figlio di Quintus. 

Lo stupore per gli esperti, però, è sopraggiunto quando la tomba della donna è stata trovata vuota e le sue ceneri nella tomba di Caius. 

Una possibile spiegazione a questa scelta viene data dal professor Van Andringa: “Questo significa che nella vita erano una coppia“. La loro, quindi, sarebbe stata una relazione clandestina, visto che all’epoca una schiava non poteva sposare il padrone. 

Inoltre, si pensa che i due avessero anche concepito un figlio. 

Infatti, alle spalle delle tombe degli “amanti” è stata trovata una terza con delle ossa di un adolescente ed alcuni frammenti, delle stesse ossa, sono stati trovati anche nella libagione di Caius.


Fonte Ansa e Vesuviolive

04/08/18

Riemerge lungo l'Appia Antica un "Autogrill" di 2000 anni fa.


Vengono alla luce i resti di un tratto di strada lungo 14 metri. Costeggiava un piccolo centro abitato in cui si svolgevano anche attività artigianali. Era una stazione di sosta e commercio, abbandonata 20 secoli fa, lungo la "regina viarum". 

L'ipotesi degli studiosi: è l'antico insediamento di Nuceriola. Era una stazione di sosta e di commercio: un luogo dove rifocillare i cavalli, riposarsi e poi ripartire. Insomma, un qualcosa di simile alle locande o agli autogrill di oggi. 

Solo che questo sito ha duemila anni e insiste sulla Via Appia, la "Regina viarum" dell'impero romano. 

È uno scavo ricco di sorprese quello portato avanti a Benevento, tra le campagne di Masseria Grasso. 

L'equipe di archeologi dell'università di Salerno, guidati da Alfonso Santoriello, docente di Archeologia del paesaggio, ha individuato un antico tratto di strada in terra battuta lungo 14 metri, bordato da cordoli e databile a partire dal terzo secolo avanti Cristo

"Sicuramente è un pezzo dell'Appia antica - dichiara Santoriello - Costeggiava un abitato, all'interno del quale abbiamo rinvenuto un importante quartiere artigianale che si estende per 400 metri quadrati, databile tra il primo secolo avanti e il primo dopo Cristo". 

L'area, riportata in parte alla luce già nel 2016, è costituita da cinque ambienti, contenenti due fornaci (numero che potrebbe aumentare).

Era qui che si produceva vasellame a "pareti sottili", una varietà molto raffinata. 

Gli ultimi ritrovamenti, risalenti a pochi giorni fa, hanno individuato anche un canale per il deflusso delle acque, essenziali per il funzionamento dell'impianto artigianale, accanto a fosse con materiale di scarico. Hanno restituito vasi, brocche, piatti impilati. 

Si tratta di reperti che, secondo gli esperti, lascerebbero intendere quanto il sito non fosse soltanto una "statio": molto probabilmente ci troviamo in un piccolo e fiorente nucleo abitativo, poi abbandonato dopo il 50. L'ipotesi più suggestiva è che lo scavo sia ciò che rimane di Nuceriola, scalo principale dell'Appia prima di Beneventum, distante quattro miglia. L'idea è suffragata anche dalla "Tabula Peutingeriana", copia medievale di una mappa di antiche vie consolari romane: i luoghi sembrano coincidere.