21/05/17
La poesia della Domenica - "In un parco straniero" di Rainer Maria Rilke.
Due sentieri. A nulla ti conducono.
Pure, l'uno t'induce a volte, sopra
pensiero a proseguire. Come se ti smarrissi;
ma d'improvviso giunto alla rotonda,
rimasto solo innanzi a quella lapide
leggi ancora una volta: Baronessa
Brite Sophie - e con il dito torni
a tastare la data ormai disfatta.
Perché questa scoperta non ti stanca ?
Perché come la prima volta indugi
con tanta attesa in questo posto d'olmi,
umido e buio e senza orme di passi ?
Quale contrasto ti eccita a cercare
chi sa cosa tra le assolate aiuole,
come se fosse il nome di un rosaio ?
Perché spesso ti fermi ? Che cosa ode il tuo orecchio ?
E perché infine, come perso, guardi
bagliori di farfalle intorno all'alto Phlox ?
Rainer Maria Rilke, da Nuove Poesie, traduzione di Giacomo Cacciapaglia, Einaudi, Torino, 1992.
19/05/17
Straordinaria scoperta a Roma durante i restauri: l'Arco di Giano è in realtà un Arco eretto per Costantino.
fonte: Daniela Giammusso per ANSA
Sono bastate tre lettere, Cos, venute
fuori dal marmo annerito per confermare cio' che gli archeologi
sospettavano da tempo. E quello che per secoli e' stato l'Arco di
Giano in un colpo solo ha ritrovato la bellezza della sua
facciata sul Tevere ed e' tornato a essere, come nel IV d.C.,
l'arco onorario dedicato all'imperatore Costantino dai suoi
figli.
Inizia cosi' la prima tappa del restauro di uno dei gioielli
superstiti del Foro Boario, quell'area affacciata sul fiume ai
piedi del Palatino, che per secoli fu cuore di commerci in
arrivo da tutto il Mediterraneo.
E che ora ritrova parte della
sua bellezza grazie al World Monuments Fund che con AmericanExpress ha donato 215 mila dollari (dopo essere gia' intervenuti
al Foro Boario per i templi di Ercole Olivario e di Portuno), in
aggiunta ai 100 mila euro gia' stanziati dalla Soprintendenza
speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.
La strada per un restauro completo del monumento e' ancora
tutta da scrivere (i lavori sulla prima facciata termineranno a
luglio), ma per ora, raccontano Maria Grazia Filetici e Mirella
Serlorenzi, direttore del restauro e direttore scientifico, "si
e' potuto studiare lo stato di tutto l'arco sia dal punto di
vista conservativo che strutturale, mappando tutte le 16
facciate".
Unico arco onorario a pianta quadrata, un tempo ricco di 48
statue incastonate nelle nicchie, divenuto nel Medioevo fortezza
per i Frangipane (come il Colosseo) e parzialmente interrato
fino al 1827, e' durante i lavori che il colosso ha mostrato
quella scritta, Cos, incisa in un blocco della scala per
l'attico.
"E' il primo mito da sfatare - dice la Serlorenzi -
Non era un arco per Giano. Venne chiamato cosi' da antiquari del
Rinascimento" per via dei suoi quattro ingressi che ricordano la
specularita' delle due facce del Dio.
"Dai cataloghi regionali
del IV secolo - dice - sapevamo che nell'area c'era un Arcus
Divi Constantini. Quel marchio di cava oggi ci indica che era
proprio questo".
I problemi da risolvere sono molti, dallo
scorrimento delle acque dall'attico ("costruito come una strada,
con i sanpietrini") agli agenti atmosferici su cui si sta
intervenendo con ultimissimi ritrovati biocompatibili o il furto
nei secoli dei collegamenti in metallo tra i blocchi.
Ma intanto
si festeggia con una notte di Luce al Foro Boario (25 maggio) e
con l'apertura eccezionale al pubblico per un Watch Day (26),
tra laboratori, salite sui ponteggi e concerto.
A seguire, una
settimana di visite gratuite su prenotazione e una nuova guida
Electa (www.coopculture.it).
La speranza del Soprintendente Francesco Prosperetti e' ora di
restituire l'Arco ai cittadini togliendo le cancellate che lo
chiudono dall'attentato a S. Giorgio al Velabro del '93. "Spero
- dice - riprenda al piu' presto il dialogo con il Comune per un
piano presentato gia' ai tempi del Commissario Tronca", con
un'apertura diurna presidiata.
fonte: Daniela Giammusso per ANSA
17/05/17
La colossale Porta Maggiore, oggi sommersa dal traffico e la Tomba del Panettiere (sepolcro del fornaio Eurisace) .
la Tomba del Panettiere a Porta Maggiore nel 1895 (foto Roma Sparita)
La maestosa Porta Maggiore, oggi purtroppo davvero costretta in un gorgo di vie di scorrimento, piazze semaforiche, binari della linea tramviaria mostra però ancora i resti del suo antico splendore che le meritò nei secoli, da parte degli stessi cittadini l’appellativo Maggiore, proprio per le sue dimensioni: fu eretta dall’imperatore Claudio nel 52 d.C. – divenendo in seguito inglobata nel recinto delle Mura Aureliane - per sostenere i condotti dell’Acqua Claudia e dell’Aniene (Anio Novus)che passavano e passano nel suo attico, scavalcando le vie Prenestina e Labicana, che scorrevano al di sotto.
E’ formata da due fornici (realizzata interamente in travertino), di dimensioni gigantesche - sei metri di larghezza per quattordici di altezza - uno ciascuno per le due vie che sormontava, dentro edicole con semicolonne corinzie e con timpani e da un arco nell’edicola centrale.
Nell’attico, tripartito da cornici vi sono l’iscrizione di Claudio riguardante la costruzione della porta e quelle che ricordano i successivi restauri che furono operati da Vespasiano nel ’71 prima e da Tito nell’81 poi.
Tre secoli più tardi, poi, nel 402 fu oggetto di fortificazione da parte dell’Imperatore Onorio che affidò i lavori al prefetto di Roma, Flavio Macrobio Lonigiano, risulta da un’altra iscrizione posta sulla estrema sinistra della Porta, sul Piazzale Labicano.
All’esterno della porta, tra i due fornici che danno sul Piazzale Labicano, è posto il curioso e singolare sepolcro di Eurisace, chiamato Panarium, appellativo dovuto alla sua bizzarra forma (quella di un forno) che si riferiva al mestiere di colui per il quale fu costruito nel 30 a.C., un fornaio in grande, Marco Virgilio Eurisace (probabilmente un liberto che si era arricchito), che riforniva lo Stato con i suoi pani prodotti ogni giorno.
Tra le varie curiosità di questo sepolcro, rinvenuto durante i lavori di scavi e di abbattimento delle due torri cilindriche che erano state costruite sotto Onorio, del 1838, c’è anche il fatto che al suo interno furono ritrovate anche le ceneri della moglie di Eurisace, Atistia, contenute in una meravigliosa urna artistica a forma di madia di pane, conservata oggi al Museo delle Terme.
Anche Porta Maggiore poi, come successe ad altre porte delle Mura Aureliane, fu murata in diverse epoche, in particolare per difendere Roma dall’assedio dei Goti comandati dal Re Vitige tra il 537 e il 538.
Dopo varie traversie, nel corso dei secoli, nell’Ottocento, sotto Papa Gregorio XVI si procedette ad un nuovo restauro dell’insigne monumento, cercando di appianarne uno dei difetti fondamentali strutturali: la porta infatti, nell’epoca del rifacimento sotto Onorio, era rimasta pericolosamente asimmetrica, probabilmente a causa del dislivello stradale esistente tra le due vie, Prenestina e Labicana e di conseguenza dei due fornici che le sovrastavano.
Ma è soltanto nel Novecento che finalmente, durante i lavori urbanistici di sistemazione del piazzale Labicano, la porta fu restituita alle sue forme originarie, con il recupero dei tratti delle due antiche strade romane, con le lastre di basalto e perfino le impronte lasciate dai carri romani, come è possibile vedere lungo i tratti emersi della Via Appia.
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16/05/17
Buongiorno Ceramica ! Dal 2 al 4 giugno una grande festa mobile delle arti in Tutta Italia !
Sono 35 le città che dal 2 al 4 giugno in tutta Italia ospiteranno BUONGIORNO CERAMICA! una lunga festa mobile della creatività e dell’arte che avvolgerà di colori, forme, sculture, centri storici, musei, atelier, laboratori, giardini. E non solo in Italia, perchè da quest'anno Buongiorno Ceramica! si declina anche oltre confine con tante città europee che hanno aderito alla festa.
Dal primo mattino a notte fonda, oltre 300 eventi aperti al pubblico gratuitamente: visite guidate, mostre, concerti, opere live, laboratori, esibizioni, shopping d’arte. Ma anche dj set negli atelier, aperitivi col maestro, bike tour della ceramica, incontri, dibattiti, giochi e merende in atelier per i bambini.
Da Impruneta a Caltagirone, da Bassano a Grottaglie, da Faenza a Santo Stefano di Camastra passando da Deruta, Napoli e molte altre location.
Ovunque un mix tra artigianato e design, tra materiali antichi e nuovi, tradizione e invenzione. Testimonial di questa lunga marcia creativa, maestri storici e makers più innovativi, giovani designer e artisti. Ovunque mani che modellano, scolpiscono, dipingono. Tappa cult quella di Vietri sul Mare dove si inaugura nella fornace tradizionale tra bagliori di luce e fuochi e si prosegue con Yoga e Raku sulla spiaggia e sotto le stelle. Da non mancare anche Faenza, culla della ceramica artistica, che a partire dal museo, il più importante al mondo e che resterà aperto fino a notte fonda, dissemina in tutta la città un’infinità di iniziative originali.
E' la rassegna d'inizio estate che salvaguardia la bellezza e stimola la creatività. E' l'appuntamento più gioioso e originale dell'arte e dell'artigianato. Impossibile non averlo in agenda, non pensare di partire per una delle location più vivaci. Sta contagiando anche chi non era mai entrato in un atelier e cresce la comunità degli handicraft lovers.
Piace l'atmosfera colorata e altamente creativa fatta d’incontri, musica e food dove le aperture straordinarie di forni e fornaci, atelier e botteghe ceramiche fanno da sfondo alle eccellenze artigiane e artistiche del fatto a mano ma anche a concerti, poesia, performance. Tutti sono coinvolti nel vivo delle attività con laboratori, lezioni di tornio e decorazione, incontri con i maestri, happening, aperitivi con l’artista. Oltre 300 eventi in contemporanea dal mattino fino a notte.
A tre anni dalla nascita, Buongiorno Ceramica! è cresciuta così in fretta da oltrepassare i confini nazionali. La lunga festa diffusa della creatività e dei colori oltre ad unire nel segno della tradizione artigiana per tre giorni tutta l'Italia, sta contagiando anche altri Paesi europei.
Francia, Spagna, Romania, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo e Malta hanno già chiesto di aderire per mettere in campo un BUONGIORNO CERAMICA! multiculturale.
L’evento è organizzato dall’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC).
In Italia, le 35 le città che ospiteranno l’evento sono le città di antica tradizione ceramica: Albisola Superiore, Albissola Marina, Ariano Irpino, Ascoli Piceno, Assemini, Bassano del Grappa, Burgio, Caltagirone, Castellamonte, Castelli, Cerreto Sannita, Civita Castellana, Deruta, Este, Faenza, Grottaglie, Gualdo Tadino, Gubbio, Impruneta, Laterza, Laveno Mombello, Lodi, Mondovì, Montelupo Fiorentino, Napoli-Capodimonte, Nove, Oristano, Orvieto, San Lorenzello, Santo Stefano di Camastra, Sciacca, Sesto Fiorentino, Squillace, Urbania, Vietri sul Mare.
Il Presidente Stefano Collina (da quasi vent'anni a capo dell'AiCC e da inizio 2017 eletto Presidente del Gruppo Europeo "Città della Ceramica" composto da 8 nazioni), si dimostra molto soddisfatto della nuova dimensione internazionale dell'evento: “il progetto ha avuto un tale forte riscontro in tutta Italia, le presenze sono state così numerose, e così nuove le attività messe in campo da parte degli stessi ceramisti e di tutti coloro che hanno collaborato, da entusiasmare le altre nazioni europee che hanno deciso di ospitare anche loro quello che è l’evento più colorato e gioioso dell’arte di fare ceramica”.
Buongiorno Ceramica! segna inoltre un'inversione di tendenza per quello che riguarda l'apertura di luoghi finora non sempre facilmente accessibili come gli atelier, le fornaci, i laboratori che diventano oltre che visitabili luoghi di partecipazione attiva.
Buongiorno Ceramica! è davvero una ri-scoperta dell’artigianato, che non rappresenta solamente tradizione ma anche innovazione. Infatti, il nuovo e il contemporaneo rivestono di nuova luce l’antico, tramite le nuove generazioni di designer, maker innovatori e artisti. E anche il pubblico di Buongiorno Ceramica! è un pubblico nuovo, giovane, vivace, aperto.
BUONGIORNO CERAMICA! Ingresso gratuito
Quando 2-3-4 giugno 2017 dalle 10.00 alle 24.00
Dove 35 Città della Ceramica in Italia
15/05/17
I Sub a caccia dell'antico porto romano alla Foce del Rodano (oggi sommerso) !
L'anfiteatro romano di Arles
Gli archeologi del Museo dipartimentale dell'Arles Antica iniziano oggi gli
scavi subacquei sull'antico porto romano alla foce del Rodano.
Lo annuncia il responsabile delle Relazioni con il pubblico del
museo Fabrice Denise durante una visita guidata alla struttura
per i media italiani organizzata da Dipartimento Bocche del
Rodano, Regione Paca, Camera di Commercio Italiana a Marsiglia,
insieme agli Uffici del Turismo di Arles e Marsiglia.
Arles era
una citta' romana fondata da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo.
All'epoca la colonia era il porto fluviale e lo scalo
mediterraneo della Provenza. "Inizieremo le ricerche a 30
chilometri a sud di Arles, in una zona poco profonda: due-tre
metri, - spiega Denise - con l'obiettivo di comprendere le
infrastrutture portuali romane e verificare la presenza di
relitti".
Il museo dipartimentale piu' visitato di Francia
(200.000 visitatori all'anno) e' l'unico al mondo dove i
visitatori possono ammirare una chiatta fluviale romana ancora
integra lunga 31 metri.
Sono 2.000 gli oggetti in mostra, risalenti dalla fondazione
di Arles all'epoca di Giulio Cesare fino all'inizio del
Medioevo, 20.000 quelli a magazzino, ma la peculiarita' della
struttura e' che le ricerche archeologiche continuano a pochi
metri dagli spazi espositivi.
Oltre al celebre busto attribuito
a Giulio Cesare riemerso nel 2007, recentemente e' stata trovata
un'intera camera da letto di una domus romana con le mura
dipinte e i mosaici del pavimento ancora integri.
"Sara'
ricostruita ed esposta al pubblico da giugno, - annuncia la
restauratrice Marion Rapilliard - raffigura pitture
contemporanee a Giulio Cesare in stile pompeiano che, esclusa
Pompei, non sono state ritrovate altrove".
"La scoperta e'
rivoluzionaria dal punto di vista cronologico e dimostra la
ricchezza delle elite dell'epoca, - commenta Denise - i
visitatori del museo potranno 'entrare' nella stanza della villa
e ammirare le pitture, tra cui una che raffigura una suonatrice
d'arpa".
La prossima mostra temporanea del museo di Arles dal
primo luglio sara' dedicata al tema del 'lusso' nell'antichita'.
La struttura recentemente ha firmato un protocollo di
collaborazione con i Musei del Vaticano.
14/05/17
Poesia della domenica : "Stretta" di Paul Celan.
Stretta
Trasportato
nella landa
dalla traccia che non inganna:
Erba, scritta separatamente. Le pietre,
bianche, con l’ombra degli steli:
Non leggere più - guarda!
Non guardare più - va’!
Va’, la tua ora
non ha sorelle, sei -
sei a casa.
Una ruota, adagio,
gira da sé, i raggi
rampicano,
rampicano su un campo nerastro,
la notte non ha bisogno di stelle,
da nessuna parte si chiede di te.
Engführung
Verbracht ins
Gelände
mit untrüglichen Spur:
Gras, auseinandergeschrieben. Die Steine, weiβ,
mit den Schatten der Halme:
Lies nicht mehr -schau!
Schau nicht mehr-geh!
Geh, deine Stunde
hat keine Schwestern, du bist –
bist zuhause. Ein Rad, langsam,
rollt aus sich selber, die Speichen
klettern,
klettern auf Schwärzlichem Feld, die Nacht
braucht keine Sterne, nirgends
fragt es nach dir.
Paul Celan
13/05/17
Al MET di New York a Novembre una delle più grandi mostre di sempre su Michelangelo !
Michelangelo ritratto da Daniele da Volterra
Michelangelo sulla Quinta Strada:
il Metropolitan Museum of Art organizzera' a novembre una grande
mostra imperniata sui disegni del maestro della Cappella Sistina
e sulla "sua potente iconografia ed eccezionale virtuosita'
tecnica".
"Michelangelo: Divine Draftsman and Designer", aperta dal 13
novembre al 12 febbraio 2018, sara' "una di quelle mostre che si
vedono una sola volta nella vita", ha osservato il museo.
Nelle
gallerie saranno esposti 150 disegni e tre sculture in marmo, il
suo primo dipinto conosciuto ("Il Tormento di Sant'Antonio"), un
modello architettonico di legno per la volta di una cappella, la
serie completa dei disegni creati per l'amico Tommaso de'
Cavalieri e un cartone monumentale per l'ultimo affresco in
Vaticano.
A curare la mostra e' stata Carmen Bambach, la storica
dell'arte del Rinascimento che nel 2002 organizzo' la grande
mostra sui disegni di Leonardo: due mesi di apertura, data la
straordinaria fragilita' dei 120 pezzi esposti, con una media di
visitatori da Guinness, quasi settemila al giorno.
Stavolta la
Bambach ha selezionato pezzi provenienti da 54 collezioni
pubbliche e private negli Stati Uniti e in Europa.
Il Met
possiede solo tre opere di Michelangelo: due disegni ("Studio
per la Sibilla Libica" e "Disegno per la tomba di Papa Giulio
Secondo della Rovere") che di solito non sono esposti al
pubblico, ma saranno nella mostra, e una scultura ("Giovane
Arciere") attribuita di recente e in prestito dall'Istituto di
Cultura francese a New York.
12/05/17
La Palla di Cannone nella Fontana al Pincio - Le stranezze e la grandezza di Cristina di Svezia a Roma.
Il trofeo del Teatro Apollo sul Lungotevere,
oggi scomparso, il primo teatro pubblico di Roma, il genio stravagante di
Cristina di Svezia e la palla di cannone nel muro.
Percorrendo
il Lungotevere Tor di Nona che propone uno degli scorci panoramici più
suggestivi sulla città, ci si imbatte ancora oggi, seminascosta dalle fronde
degli antichi platani, nell’antico trofeo che ricorda l’esistenza di un celebre
Teatro oggi scomparso.
Sulla
iscrizione marmorea, sormontata da due maschere e da una lira e sovrastante un
antico marmoreo che fungeva da vasca d’acqua, si legge:
Il Teatro Apollo / sulle pietre dell'antica Torre Orsina / a
fasti e glorie d'arte musicale / aprì le dorate scene / e dove foscheggiò Torre
di Nona / libera si diffuse la melodia d'Itala / del "Trovatore" il
XIX gennaio MDCCCLIX / di "Un ballo in maschera" il VII febbraio
MDCCCLIII / Qui dove sul teatro demolito / passa l'antica strada romana / il
genio di Giuseppe Verdi / affida l'eterna melodia canora / all'aria al sole al
cuore umano / a ricordanza della torre / del teatro del genio creatore / il
Comune di Roma pose / Anno Domini MCMXXV.
L’eleganza
di questa iscrizione dunque racconta già molto della importanza di quello che
fu uno dei più prestigiosi teatri di Roma, vero tempio della lirica, con il
palco per i reali che fu appositamente realizzato dopo l’unità d’Italia.
Quello che però l’iscrizione non dice è che il Teatro Apollo fu in effetti il
primo teatro aperto al pubblico a Roma, che sorse nel 1670 per iniziativa di
una delle menti più brillanti ospitate dalla città eterna nella sua lunga
storia: la regina Cristina di Svezia, che instaurò durante la sua vita, con
Roma un sodalizio lungo e fecondo.
Cristina,
che era rimasta orfana a sei anni, divenne regina assumendo la pienezza dei
poteri all’età di ventiquattro, trasformando rapidamente la corte di Stoccolma
in una sorta di Atene del Nord.
Cristina infatti, anticonformista ed eccentrica, appassionata (si ricordano
storie d’amore con un cugino e con una dama di corte) e colta, si sentiva
attratta da ogni branca del sapere, da ogni materia di conoscenza, scientifica,
teologica, letteraria. Ma la vera svolta
per lei arrivò con la conversione al cattolicesimo, a ventotto anni. Da lì, la scelta di abdicare, e di
trasferirsi in incognito in diversi paesi europei, per conoscere luoghi e
costumi che le sono estranei, ma la
affascinano: prima i Paesi Bassi, poi la Francia e infine l’Italia e
Roma, che la accoglie come una vera regina.
Papa Alessandro VII le tributa un
ingresso solenne davanti alla popolazione festante attraverso la Porta di
Piazza del Popolo (sulla cui sommità una grande iscrizione ancora ricorda
l’avvenimento), poi la riceve in Vaticano dove Cristina arriva, il 23 dicembre
del 1654 a bordo di una meravigliosa lettiga disegnata appositamente per lei da
GianLorenzo Bernini, per ricevere i sacramenti direttamente dalle mani del Papa
nella Basilica di San Pietro.
La
sovrana a Roma si stabilisce prima a Palazzo Farnese, poi direttamente al Bosco
Parrasio, ai piedi del Gianicolo, dove crea quella fantastica Accademia dell’Arcadia che secondo le
intenzioni della nobildonna doveva diventare la corte delle menti più
illuminate di Roma e d’Europa.
Cristina, che destava interesse morboso nelle
cronache dell’epoca anche per i suoi modi disinvolti e per i suoi amori veri o
presunti, ogni venerdì si predisponeva ad ascoltare ciò che avevano da
raccontare i geni dell’arte, dell’architettura, ma anche della teologia,
dell’alchimia, riguardo alle loro conoscenze e scoperte, in un cenacolo
esclusivo, al quale era invitato a partecipare anche ogni ospite illustre che
si trovasse in visita alla Città Eterna.
Le
stranezze riferite a Cristina sono molte e anche divertenti: una di queste
afferma che fu lei a far sparare quella palla di cannone che ancora oggi si
trova, ben visibile, al centro della fontana di fronte all’Accademia di
Francia, allo scopo di tirare giù dal letto il Cardinale Carlo de’ Medici che
abitava nella villa di famiglia, al Pincio, il quale aveva promesso alla
sovrana di portarla in quel giorno a caccia.
La palla sparata dai cannoni di Cristina, incastonata nella fontana di fronte all'Accademia di Francia a Villa Medici al Pincio
Un bel
modo di risvegliare un amico, si direbbe. Del resto di amici e di ammiratori
Cristina ne aveva molti, compreso il cardinale Decio Azzolini, mecenate di
artisti e letterati e così intimo della sovrana che il Papa gli vietò
espressamente le visite.
Nel 1667
Cristina fece ritorno per l’ultima volta in Svezia e in quell’anno morì anche
Alessandro VII, con il quale i rapporti erano stati sempre tempestosi.
La sovrana ricevette mentre era in viaggio,
ad Amburgo, la notizia che sul Soglio di Pietro era stato ora eletto Giulio
Rospigliosi, amico intimo e frequentatore della corte romana di Cristina, con
il nome di Clemente IX, e Cristina, euforica, diede una festa in suo onore
nella città tedesca.
Tornata a
Roma, fu accolta calorosamente dal nuovo pontefice. A quarantadue anni,
Cristina si sentiva ancora piena di energia.
Decise così di occuparsi della ex prigione di Tor di Nona, un luogo
squallido e dalla pessima fama, che l’illuminata sovrana decise di trasformare
in un teatro, anzi, nel primo teatro aperto al pubblico di tutta Roma.
Giacomo
d’Alibert, segretario di Cristina, convinse Clemente IX a concedere le mura
dell’edificio, che erano di proprietà degli Orsini e nel frattempo ospitavano
una locanda, per la creazione di uno spettacolare teatro al quale si poteva
accedere via terra o anche direttamente dal fiume.
Il sogno
di Cristina però fu ben presto avversato, con il Papa che – preoccupato anche
per la presenza di donne sul palcoscenico – lo fece ben presto chiudere con la
motivazione di offese alla moralità, adibendolo a granaio.
Ma
Cristina non si diede per vinta. Ottenne la licenza per poter eseguire almeno i
concerti dei suoi amici compositori: Stradella, Pasquini, Corelli e perfino
Alessandro Scarlatti.
Negli
anni successivi vedrà la morte di Papa Rospigliosi, il cui pontificato durò
appena due anni e l’insediamento di Clemente X e di Innocenzo XI fino alla
morte che la colse all’età di sessantadue anni, dopo una malattia contratta
durante una visita in Campania.
La sua scomparsa scuote la città che ormai
l’aveva adottata. Innocenzo XI, dopo i
quattro giorni di camera ardente, rivestita della splendida mantella di
ermellino, vuole addirittura imbalsamarne il corpo.
E così sarà. Coperta di vesti di broccato e con il volto coperto da una
maschera d'argento, nelle mani uno scettro e sul capo una corona (solo gli
intestini vengono posti in un'urna separata), la regina viene sistemata in tre bare, una dentro l’altra, la prima di
cipresso, una di piombo e l'ultima di quercia.
La processione del funerale
accompagnata dalla folla si snoda dalla chiesa di Santa Maria in Vallicella sino alla Basilica di San Pietro, dove la regina
viene sepolta, per volontà del
pontefice, nelle Grotte Vaticane,
privilegio concesso nella storia soltanto a tre donne.
Tomba di Cristina di Svezia nelle Grotte Vaticane
Ancora
oggi in onore della defunta regina e a
ricordo della sua prodigiosa conversione, si può ammirare nella Basilica
Vaticana il Monumento funebre allestito nel 1702 sotto la supervisione di Carlo
Fontana: Cristina vi è ritratta in un medaglione di bronzo dorato, sostenuto da
un macabro scheletro coronato, poco distante dalla celebre tomba di Alessandro
VII, con l’altro grande scheletro con il capo velato e la clessidra in mano.
tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2014.
10/05/17
Un outsider troppo presto dimenticato - Alberto Lecco.
Avevo poco più di vent'anni quando ebbi l'occasione di conoscere Alberto Lecco. Abitava nella stessa casa in cui abitò fino alla fine dei suoi giorni, nel cuore di Trastevere, in Via San Francesco a Ripa.
Erano i primi anni '80. Lecco, che aveva letto il mio libro di racconti d'esordio - Prima di andare - e che era uno scrittore piuttosto famoso, mi chiamò al telefono per conoscermi. Il libro gli era piaciuto, mi chiese se amavo parlare di letteratura, disse che gli interessava conoscere i gusti di uno come me, così giovane, che si affacciava allo scrivere.
Erano cose che accadevano, in quegli anni.
Con la timidezza tipica di quell'età mi affacciai a casa sua, all'appuntamento convenuto. Mi ricevette con il garbo e l'eleganza di altri tempi. Per me, che venivo da una famiglia di operai, era una delle prime esperienze nella casa di un intellettuale e tutto aveva un fascino: gli scaffali pieni di libri, i tappeti orientali, le finestre affacciate sulla vita trasteverina, il giradischi sempre acceso.
Passammo la prima volta quasi due ore insieme. Si parlò di tutto, soprattutto di Dostoevskij che era la sua ossessione (e anche la mia, già in quegli anni). Ascoltammo Beethoven insieme, mi parlò nel suo modo fluviale, del mondo letterario italiano, che detestava, con i suoi snobismi e le sue cricche.
Mi regalò i suoi libri, pubblicati con Mondadori, L'incontro di Wiener Neustadt,Un Don Chisciotte in America, i Racconti di New York. Libri che mi affascinarono, soprattutto l'ultimo, così singolare, così diverso da quello che si pubblicava allora in Italia.
Alberto Lecco era un intellettuale colto e raffinatissimo, assai legato alle sue origini ebraiche che interrogava in ogni libro, alla luce di un radicale cosmopolitismo che sentiva come destino inevitabile della contemporaneità. Ma era al contempo geloso delle sue origini e della grande tradizione narrativa ebraica.
Nato a Milano nel 1921, era diventato perfettamente romano nello spirito vitale e nella confidenza con il quartiere che abitava.
Tornai da lui parecchie volte, anche insieme ad altri amici. E sempre si ripeté lo stesso rito: con conversazioni interminabili, consigli e diktat che venivano pronunciati sempre con dolcezza - soprattutto quello di fuggire come la peste dalle conventicole e combriccole letterarie, obbedendo solo alla propria interiorità - oro puro per la formazione di un giovane che aveva in mente di scrivere com'ero io.
Negli anni seguenti lo persi di vista. So che continuò a pubblicare, con sempre minore successo, totalmente isolato dal resto dell'ambiente letterario italiano. Ed è un peccato che oggi le sue ultime opere: La morte di Dostoevskij, I Buffoni, La casa dei due fanali, siano praticamente introvabili, come del resto i vecchi.
Sarebbe bello che qualcuno oggi, un editore illuminato, li riscoprisse.
Alberto Lecco è morto a Roma, nel silenzio quasi unanime, nel maggio del 2004, a 83 anni.
Fabrizio Falconi
09/05/17
I primi uomini scolpivano la pietra "come pianisti". Una scoperta.
I primi uomini scolpivano la pietra
'come pianisti'.
Non sarebbe stata l'evoluzione del linguaggio a
mettere il 'turbo' alla realizzazione di utensili nell'Età della
Pietra, bensì lo sviluppo delle stesse reti neurali che vengono
utilizzate quando si suona il pianoforte.
Lo spiegano i
ricercatori dell'università dell'Indiana, guidati da Shelby
Putt, sulla rivista Nature Human Behaviour.
Circa 1,75 milioni di anni fa ci fu una svolta nella
tecnologia degli strumenti in pietra, quando i primi uomini,
dalle semplici schegge riuscirono a realizzare asce bi-facce.
Un
progresso che finora si era collegato a quello nelle abilità
cognitive e di linguaggio, ma che era stato difficile da
dimostrare.
In questo caso i ricercatori hanno unito i moderni
metodi delle neuroscienze e tecniche di produzione con
l'archeologia, esaminando l'attività cerebrale degli uomini di
oggi, mentre dovevano imparare a fare schegge di pietra come
quelle delle culture olduvaiane e acheuleane del periodo
Paleolitico.
In un gruppo di 31 volontari, 15 hanno appreso a
spaccare la pietra con istruzioni verbali mentre guardavano dei
video che mostravano le mani di scultori professionisti.
Gli
altri 16 invece con istruzioni non verbali guardando gli stessi
video, ma senza audio. In questo modo hanno visto che la
coordinazione dei circuiti dell'attenzione visiva e controllo
motorio era sufficiente per rimuovere delle semplici schegge
come quelle degli strumenti olduvaiani.
Per utensili come quelli
della cultura aucheliana serviva invece l'integrazione tra
memoria di lavoro visiva, uditiva, informazioni sensomotorie, e
un complesso di pianificazione-azione, che vede coinvolte le
stesse aree cerebrali che si attivano quando si suona il
pianoforte.
''Lo studio mostra quali sono state le reti
cerebrali chiave che 1,75 milioni di anni fa hanno portato allo
sviluppo di un'intelligenza simile a quella umana'', commenta
Putt.
08/05/17
Bansky dice la sua sulla Brexit con un graffito che appare a Dover.
Banksy ha voluto esprimere il suo
parere con un murale sulla "Brexit" apparso sull'edificio della
cittadina di Dover, vicino alle Bianche Scogliere del Kent.
Nel
dipinto appare un operaio con un martello e scalpello in mano
intento a rimuovere una delle stelle della bandiera dell'Unione
Europea.
L`opera, la cui autenticità è stata confermata da un portavoce
dell`artista, è apparsa in una location non casuale. Dover ospita
infatti uno dei porti più importanti del Regno Unito, distante
solamente 34 km dalle coste francesi, dal quale partono ogni
giorno numerosi traghetti.
La stella che incarna la UE negli "ideali di unità, solidarietà e armonia tra le popolazioni
dell`Europa", è il primo commento ufficiale da parte del writer
britannico sull`esito della votazione sull`uscita del Regno Unito
dall'Unione europea dello scorso 23 giugno 2016.
05/05/17
Rivoluzione al MAXXI di spazi e contenuti ! Grande riapertura domani, sabato 6 maggio.
MAXXI RE-EVOLUTION
AL CENTRO LA COLLEZIONE PERMANENTE: TRIPLICANO GLI SPAZI,
NUOVO ALLESTIMENTO A PARTIRE DALLA PIAZZA
GRANDI INSTALLAZIONI E OPERE MAI ESPOSTE PRIMA
INGRESSO GRATUITO NELL’INTERO PIANO TERRA
NUOVI CATALOGHI DELLE COLLEZIONI DI ARTE E ARCHITETTURA
NUOVA VIDEO GALLERY
ANCORA PIU’ SERVIZI PER IL PUBBLICO
Grand Opening venerdì 5 maggio | apertura al pubblico sabato 6 maggio
www.maxxi.art | #MAXXIReEvolu tion
A partire dal 6 maggio al MAXXI sarà RE–EVOLUTION: il museo si trasforma e ripensa i suoi spazi, rafforzando la sua identità e la sua missione pubblica, a partire da The Place to Be, il nuovo allestimento della collezione permanente intorno cui ruotano tutti i cambiamenti e le novità.
Il MAXXI diventa più accogliente, più accessibile, più aperto alla città, con tutto il piano terra a ingresso gratuito e nuovi servizi per il pubblico. Si realizza così un progetto fortemente voluto dal Presidente Giovanna Melandri, dal Direttore artistico Hou Hanru e dai Direttori del MAXXI Architettura e del MAXXI Arte, Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi, curatori di The Place to Be.
“Con questo progetto tagliamo il traguardo di una maratona iniziata anni fa – dice Giovanna Melandri –. Vogliamo arricchire costantemente l’offerta culturale del museo e lo facciamo a partire dalla collezione permanente, cuore identitario del museo e patrimonio pubblico offerto gratuitamente dal martedì al venerdì. Abbiamo lavorato e continueremo a farlo per arricchirla, conservarla e renderla sempre più accessibile. Questa è la “re-evolution” di una grande istituzione culturale, laboratorio di futuro e memoria della contemporaneità”.
“In questo nuovo allestimento – dicono Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi – la collezione è pensata come un corpo vivo e dinamico, fatto di opere esposte a rotazione, donazioni, comodati e prestiti, per rendere sempre più il museo un punto di riferimento per artisti, collezionisti, studiosi e appassionati. Un percorso che racconta come artisti e architetti si sono confrontati con l’dea di spazio abitabile, dalla città agli ambienti più intimi”.
Questo percorso parte già dalla piazza e si estende all’interno, senza soluzione di continuità, in tutto il piano terra e in parte del primo piano con grandi installazioni, opere esposte per la prima volta, capolavori di maestri del nostro tempo, focus temporanei e approfondimenti dedicati agli artisti in collezione.
Il piano terra – con ingresso gratuito dal martedì al venerdì e ogni prima domenica del mese - ospita anche una video gallery permanente realizzata in collaborazione con In Between Art Film; uno spazio dedicato all’Archivio di Incontri Internazionali d’Arte; un nuovo laboratorio per la didattica che propone anche Kids Museum, percorso tra le opere della collezione dedicato ai bambini, con il supporto di BNL- Gruppo BNP Paribas.
Completano l’offerta una nuova caffetteria-bookshop affacciata su via Guido Reni e un nuovo ristorante su Piazza Alighiero Boetti, con la collaborazione della chef stellata Cristina Bowerman.
In mostra anche importanti nuove donazioni d’artista (come Piccolo Sistema di Gianfranco Baruchello, una fotografia della serie Occhi di Bruna Esposito, e Io son dolce Sirena di Luca Maria Patella, donata dall’artista e dalla Fondazione Morra) e nuovi comodati, come quello della Metropolitana di Napoli, i cui progetti sono esposti per la prima volta.
Tra i nuovi comodati, anche opere dall’Archivio Agnetti (Assioma – Otto proposizioni), dalla Fondazione Giuliani (Oscar Tuazon e Elias Hansen, Untitled (Zodiak Staircase), dalla Fondazione Nomas (Francesco Arena, 3,24mq e Nico Valscellari, Nido), dalla Collezione Barillari (Tomás Saraceno, Flying Garden/Air-Port-City/12SW), dalla Collezione Pero (Carl Andre, Elica Milano).
LA PIAZZA
Il “viaggio” nel nuovo MAXXI prende il via da Piazza Alighiero Boetti, animata da nuove grandi installazioni: ad accogliere i visitatori spicca lo straordinario e imponente Winter Moon, uno degli alberi di Ugo Rondinone esposti di recente a Place Vendome a Parigi e ai Mercati di Traiano a Roma: il calco di un ulivo millenario, alto 5 metri, in alluminio dipinto di smalto bianco opaco. Di grande suggestione Anima di Mircea Cantor, un imponente scheletro in legno e corda, alto circa 8 metri e lungo 10, che si ispira alla Basilica di San Pietro riportandola all’essenzialità. E poi MareoMerz di Elisabetta Benassi, realizzata nel 2013 per la sua personale alla Fondazione Merz: un grande barcone che “ripesca” l’ultima automobile appartenuta a Mario Merz.
Da fine giugno, la piazza ospiterà anche la ricostruzione parziale di uno dei luoghi più iconici dell’Estate Romana: il Teatrino Scientifico di Franco Purini e Laura Thermes, che farà da sfondo agli appuntamenti estivi del museo. E poi le installazioni permanenti More than meets the eye di Maurizio Nannucci, Emergency's paediatric centre in Port Sudan supported by MAXXI di Massimo Grimaldi e l’opera La casa di Roma di Pedro Cabrita Reis.
GALLERIA 1 | Piano terra
All’interno, il percorso espositivo prende il via nello spazio dedicato al cuore del patrimonio documentario del museo: l’Archivio di Incontri Internazionali d’Arte, di fronte alla Galleria 1, dove oltre 60 opere d’arte, architettura e fotografia dialogano tra loro e con gli spazi sinuosi di Zaha Hadid. In mostra lavori dagli anni Sessanta fino alle più recenti produzioni.
Dopo aver attraversato la foresta tessile sospesa di WEST8, gruppo di architetti e paesaggisti olandesi, il visitatore è accolto dal monumentale Wall Drawing #1153 Ripples di Sol LeWitt, allestito su una grande parete del MAXXI per la prima volta: l’essenzialità del bianco e nero, il rapporto tra ombra e luce testimoniano l’ultima, intensa stagione creativa dell’artista.
Continuando il percorso, tra i lavori in mostra Elica Milano di Carl Andre, Assioma-Otto proposizioni di Vincenzo Agnetti, l’installazione Flying Garden/Air-Port-City di Tomás Saraceno, Senza titolo (Triplo Igloo) di Mario Merz, The Emancipation Approximation di Kara Walker, i quattro grandi carboncini della serie The general jungle or carrying on sculpting di Gilbert & George, l’importante donazione Piccolo Sistemadi Gianfranco Baruchello, le fotografie del progetto dedicato all’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo di Letizia Battaglia, recentemente acquisite grazie al contributo degli Amici del MAXXI, Madre diMaurizio Cattelan, Orme I e Orme II di Alighiero Boetti, Sternenfall di Ansel Kiefer, Il Processo di Rossella Biscotti e ancora un prestigioso prestito: i disegni per il fregio sulle sponde del Tevere di William Kentridge.
Tra le opere di architettura, esposti per la prima volta i progetti delle stazioni della metropolitana di Napoli realizzate tra gli altri da Dominique Perrault e Álvaro Siza, accanto a quelli per il ponte sullo stretto di Messina di Sergio Musmeci, Pierluigi Nervi e Giuseppe Perugini. E poi le 46 fotografie che compongono 72 ore a Roma di Helmut Newton, unico suo progetto fotografico di “paesaggio urbano”.
Il percorso prosegue al Centro Archivi con il progetto Interiors: dieci autori dalle Collezioni del MAXXI Architettura, tra cui Aldo Rossi, Carlo Scarpa, OBR, rappresentano attraverso progetti e parole le stanze del quotidiano.
GALLERIA 2 E SALA GIAN FERRARI | Primo piano | I Focus e gli Approfondimenti
L’esposizione continua al secondo piano, nella Galleria 2 e nella nuova sala dedicata a Claudia Gian Ferrari che, nel 2010, ha donato al MAXXI un’importante selezione di opere della sua collezione personale. Questi spazi ospitano a rotazione focus e approfondimenti sugli artisti in collezione.
Si comincia con quello dedicato a Bruna Esposito (fino a settembre 2017), di cui viene riallestita una delle prime opere entrate nella collezione del museo: l’installazione/performance e così sia.. del 2000, un mandala di legumi e spezie, dal forte valore simbolico, che l’artista ricomporrà dal vivo per tutta la durata della mostra. Esposti anche Oltremare, una stampa fotografica della donazione Gian Ferrari, DVD per la proiezione di un’ombra e una selezione di fotografie della serie Occhi (2016), macro immagini di occhi di pesce, di diverse dimensioni, dai colori luminosi e brillanti, che creano un dialogo con il pubblico.
Il percorso continua con due focus dedicati ai temi della città e della casa. Nel primo, dal titolo The Other City, una serie di disegni di architetture “immaginate” per Roma da Franco Pierluisi fa da contrappunto ai modelli di opere realizzate, come la Moschea di Paolo Portoghesi, esposto per la prima volta, l’Auditorium di Renzo Piano, la Nuvola di Massimiliano Fuksas. E ancora: il lavoro fotografico di Gea Casolaro Maybe in Sarayevo, sessanta fotografie che potrebbero rappresentare qualsiasi città, ma tutte scattate a Sarajevo nell'ottobre 1998, le videoinstallazioni Freedom of Movement di Nina Fischer e Maroan el Sani, Quando Roma si fa sentire di H. H. Lim, Sleepers di Francis Alÿs e la Città ideale di Liliana Moro.
Nel focus sulla casa, dal titolo No Place Like Home, troviamo la ricostruzione in dimensioni reali della White U di Toyo Ito, il progetto di Aldo Rossi per Casa Alessi, gli scatti di Armin Linke e Hélène Binet dedicati alla Casa a Noto di Giuseppina Grasso Cannizzo, l’installazione Io son dolce sirena di Luca Maria Patella e opere di Francesco Arena, Micol Assaël, Gregorio Botta, Ilya ed Emilia Kabakov, Domenico Gnoli, Michelangelo Pistoletto, Oscar Tuazon e 3 video di Adelita Husni Bey, Wannes Goetschalckx, Wolf Kahlen.
Completa l’offerta la reading room realizzata con il sostegno di MINI per ospitare approfondimenti e incontri con gli artisti della collezione.
I CATALOGHI
THE PLACE TO BE è anche l’occasione per la pubblicazione del Catalogo aggiornato della Collezione MAXXI Arte, edito da Quodlibet e organizzato in due sezioni: il catalogo generale delle opere e la sezione dedicata a premi, committenze e allestimenti tematici. Sarà inoltre disponibile l’e-book del Catalogo MAXXI Architettura, che comprende anche le nuove acquisizioni del 2016-2017.
LA NUOVA CAFFETTERIA-BOOKSHOP E IL NUOVO RISTORANTE
La rivoluzione creativa passa anche attraverso il ripensamento degli spazi interni di accoglienza, a partire da TYPO, la nuova caffetteria-bookshop ospitata nella sala delle ex caserme che, con i suoi accessi su via Guido Reni, crea un nuovo ingresso al MAXXI.
La caffetteria-bookshop sarà aperta anche oltre gli orari di apertura del museo.
Su Piazza Alighiero Boetti affaccia invece LINEA, il nuovo ristorante del MAXXI.
La gestione di LINEA e TYPO è stata affidata con gara europea al Consorzio Stabile SEAMAN, che si avvarrà della collaborazione di Cristina Bowerman, chef stellata.
ELISABETTA BENASSI
MareoMerz, 2013
peschereccio, automobile, rete, m 9 x 12 x 3
foto Musacchio Ianniello, courtesy Fondazione MAXXI
MARIO MERZ
Senza titolo (Triplo Igloo), 1984-2002
Foto Musacchio Ianniello, courtesy Fondazione MAXXI
UGO RONDINONE
Winter moon, 2012
Cast aluminum, white enamel
191 3/8 x 192 7/8 x 185 inches (486 x 490 x 470 cm)
Copyright Ugo Rondinone
courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels
BRUNA ESPOSITO
E così sia...,2000
posa in opera e installazione con disfacimento finale: legumi, cereali, alloro, fornello elettrico, recipiente in pirex, acqua
foto Musacchio ianniello, courtesy Fondazione MAXXI
ALIGHIERO BOETTI
Orme (1), 1990
tecnica mista su carta intelata
Comodato collezione privata
Foto M3Studio Courtesy Fondazione MAXXI
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