16/05/17

Buongiorno Ceramica ! Dal 2 al 4 giugno una grande festa mobile delle arti in Tutta Italia !






Sono 35 le città che dal 2 al 4 giugno in tutta Italia ospiteranno BUONGIORNO CERAMICA! una lunga festa mobile della creatività e dell’arte che avvolgerà di colori, forme, sculture, centri storici, musei, atelier, laboratori, giardini. E non solo in Italia, perchè da quest'anno Buongiorno Ceramica! si declina anche oltre confine con tante città europee che hanno aderito alla festa. 

Dal primo mattino a notte fonda, oltre 300 eventi aperti al pubblico gratuitamente: visite guidate, mostre, concerti, opere live, laboratori, esibizioni, shopping d’arte. Ma anche dj set negli atelier, aperitivi col maestro, bike tour della ceramica, incontri, dibattiti, giochi e merende in atelier per i bambini.

 Da Impruneta a Caltagirone, da Bassano a Grottaglie, da Faenza a Santo Stefano di Camastra passando da Deruta, Napoli e molte altre location. 

Ovunque un mix tra artigianato e design, tra materiali antichi e nuovi, tradizione e invenzione. Testimonial di questa lunga marcia creativa, maestri storici e makers più innovativi, giovani designer e artisti. Ovunque mani che modellano, scolpiscono, dipingono. Tappa cult quella di Vietri sul Mare dove si inaugura nella fornace tradizionale tra bagliori di luce e fuochi e si prosegue con Yoga e Raku sulla spiaggia  e sotto le stelle. Da non mancare anche Faenza, culla della ceramica artistica, che a partire dal museo, il più importante al mondo e che resterà aperto fino a notte fonda, dissemina in tutta la città un’infinità di iniziative  originali.






E' la rassegna d'inizio estate che salvaguardia la bellezza e stimola la creatività. E' l'appuntamento più gioioso e originale dell'arte e dell'artigianato. Impossibile non averlo in agenda, non pensare di partire per una delle location più vivaci. Sta contagiando anche chi non era mai entrato in un atelier e cresce la comunità degli handicraft lovers.
Piace l'atmosfera colorata e altamente creativa fatta d’incontri, musica e food dove le aperture straordinarie di forni e fornaci, atelier e botteghe ceramiche fanno da sfondo alle eccellenze artigiane e artistiche del fatto a mano ma anche a concerti, poesia, performance. Tutti sono coinvolti nel vivo delle attività con laboratori, lezioni di tornio e decorazione, incontri con i maestri, happening, aperitivi con l’artista. Oltre 300 eventi in contemporanea dal mattino fino a notte.
A tre anni dalla nascita, Buongiorno Ceramica! è cresciuta così in fretta da oltrepassare i confini nazionali. La lunga festa diffusa della creatività e dei colori oltre ad unire nel segno della tradizione artigiana per tre giorni tutta l'Italia, sta contagiando anche altri Paesi europei.

Francia, Spagna, Romania, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo e Malta hanno già chiesto di aderire per mettere in campo un BUONGIORNO CERAMICA! multiculturale.
L’evento è organizzato dall’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC).

In Italia, le 35 le città che ospiteranno l’evento sono le città di antica tradizione ceramica: Albisola Superiore, Albissola Marina, Ariano Irpino, Ascoli Piceno, Assemini, Bassano del Grappa, Burgio, Caltagirone, Castellamonte, Castelli, Cerreto Sannita, Civita Castellana, Deruta, Este, Faenza, Grottaglie, Gualdo Tadino, Gubbio, Impruneta, Laterza, Laveno Mombello, Lodi, Mondovì, Montelupo Fiorentino, Napoli-Capodimonte, Nove, Oristano, Orvieto, San Lorenzello, Santo Stefano di Camastra, Sciacca, Sesto Fiorentino, Squillace, Urbania, Vietri sul Mare.

Il Presidente Stefano Collina (da quasi vent'anni a capo dell'AiCC e da inizio 2017 eletto Presidente del Gruppo Europeo "Città della Ceramica" composto da 8 nazioni), si dimostra molto soddisfatto della nuova dimensione internazionale dell'evento: “il progetto ha avuto un tale forte riscontro in tutta Italia, le presenze sono state così numerose, e così nuove le attività messe in campo da parte degli stessi ceramisti e di tutti coloro che hanno collaborato, da entusiasmare le altre nazioni europee che hanno deciso di ospitare anche loro quello che è l’evento più colorato e gioioso dell’arte di fare ceramica”.

Buongiorno Ceramica! segna inoltre un'inversione di tendenza per quello che riguarda l'apertura di luoghi finora non sempre facilmente accessibili come gli atelier, le fornaci, i laboratori che diventano oltre che visitabili luoghi di partecipazione attiva.
Buongiorno Ceramica! è davvero una ri-scoperta dell’artigianato, che non rappresenta solamente tradizione ma anche innovazione. Infatti, il nuovo e il contemporaneo rivestono di nuova luce l’antico, tramite le nuove generazioni di designer, maker innovatori e artisti. E anche il pubblico di Buongiorno Ceramica! è un pubblico nuovo, giovane, vivace, aperto.

BUONGIORNO CERAMICAIngresso gratuito
Quando 2-3-4 giugno 2017 dalle 10.00 alle 24.00
Dove 35 Città della Ceramica in Italia

15/05/17

I Sub a caccia dell'antico porto romano alla Foce del Rodano (oggi sommerso) !



L'anfiteatro romano di Arles


Gli archeologi del Museo dipartimentale dell'Arles Antica iniziano oggi gli scavi subacquei sull'antico porto romano alla foce del Rodano. 

Lo annuncia il responsabile delle Relazioni con il pubblico del museo Fabrice Denise durante una visita guidata alla struttura per i media italiani organizzata da Dipartimento Bocche del Rodano, Regione Paca, Camera di Commercio Italiana a Marsiglia, insieme agli Uffici del Turismo di Arles e Marsiglia

Arles era una citta' romana fondata da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. All'epoca la colonia era il porto fluviale e lo scalo mediterraneo della Provenza. "Inizieremo le ricerche a 30 chilometri a sud di Arles, in una zona poco profonda: due-tre metri, - spiega Denise - con l'obiettivo di comprendere le infrastrutture portuali romane e verificare la presenza di relitti". 

Il museo dipartimentale piu' visitato di Francia (200.000 visitatori all'anno) e' l'unico al mondo dove i visitatori possono ammirare una chiatta fluviale romana ancora integra lunga 31 metri. 

Sono 2.000 gli oggetti in mostra, risalenti dalla fondazione di Arles all'epoca di Giulio Cesare fino all'inizio del Medioevo, 20.000 quelli a magazzino, ma la peculiarita' della struttura e' che le ricerche archeologiche continuano a pochi metri dagli spazi espositivi.

Oltre al celebre busto attribuito a Giulio Cesare riemerso nel 2007, recentemente e' stata trovata un'intera camera da letto di una domus romana con le mura dipinte e i mosaici del pavimento ancora integri. 

"Sara' ricostruita ed esposta al pubblico da giugno, - annuncia la restauratrice Marion Rapilliard - raffigura pitture contemporanee a Giulio Cesare in stile pompeiano che, esclusa Pompei, non sono state ritrovate altrove". 

"La scoperta e' rivoluzionaria dal punto di vista cronologico e dimostra la ricchezza delle elite dell'epoca, - commenta Denise - i visitatori del museo potranno 'entrare' nella stanza della villa e ammirare le pitture, tra cui una che raffigura una suonatrice d'arpa". 

La prossima mostra temporanea del museo di Arles dal primo luglio sara' dedicata al tema del 'lusso' nell'antichita'. La struttura recentemente ha firmato un protocollo di collaborazione con i Musei del Vaticano. 

14/05/17

Poesia della domenica : "Stretta" di Paul Celan.






Stretta

Trasportato
nella landa
dalla traccia che non inganna:

Erba, scritta separatamente. Le pietre,
bianche, con l’ombra degli steli:
Non leggere più - guarda!
Non guardare più - va’!

Va’, la tua ora
non ha sorelle, sei -
sei a casa.
Una ruota, adagio,
gira da sé, i raggi
rampicano,
rampicano su un campo nerastro,
la notte non ha bisogno di stelle,
da nessuna parte si chiede di te.


Engführung

Verbracht ins
Gelände
mit untrüglichen Spur:

Gras, auseinandergeschrieben. Die Steine, weiβ,
mit den Schatten der Halme:
Lies nicht mehr -schau!
Schau nicht mehr-geh!

Geh, deine Stunde
hat keine Schwestern, du bist –
bist zuhause. Ein Rad, langsam,
rollt aus sich selber, die Speichen
klettern,
klettern auf Schwärzlichem Feld, die Nacht
braucht keine Sterne, nirgends
fragt es nach dir.


Paul Celan

13/05/17

Al MET di New York a Novembre una delle più grandi mostre di sempre su Michelangelo !

Michelangelo ritratto da Daniele da Volterra


Michelangelo sulla Quinta Strada: il Metropolitan Museum of Art organizzera' a novembre una grande mostra imperniata sui disegni del maestro della Cappella Sistina e sulla "sua potente iconografia ed eccezionale virtuosita' tecnica"

"Michelangelo: Divine Draftsman and Designer", aperta dal 13 novembre al 12 febbraio 2018, sara' "una di quelle mostre che si vedono una sola volta nella vita", ha osservato il museo

Nelle gallerie saranno esposti 150 disegni e tre sculture in marmo, il suo primo dipinto conosciuto ("Il Tormento di Sant'Antonio"), un modello architettonico di legno per la volta di una cappella, la serie completa dei disegni creati per l'amico Tommaso de' Cavalieri e un cartone monumentale per l'ultimo affresco in Vaticano. 

A curare la mostra e' stata Carmen Bambach, la storica dell'arte del Rinascimento che nel 2002 organizzo' la grande mostra sui disegni di Leonardo: due mesi di apertura, data la straordinaria fragilita' dei 120 pezzi esposti, con una media di visitatori da Guinness, quasi settemila al giorno. 

Stavolta la Bambach ha selezionato pezzi provenienti da 54 collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti e in Europa. 

Il Met possiede solo tre opere di Michelangelo: due disegni ("Studio per la Sibilla Libica" e "Disegno per la tomba di Papa Giulio Secondo della Rovere") che di solito non sono esposti al pubblico, ma saranno nella mostra, e una scultura ("Giovane Arciere") attribuita di recente e in prestito dall'Istituto di Cultura francese a New York

12/05/17

La Palla di Cannone nella Fontana al Pincio - Le stranezze e la grandezza di Cristina di Svezia a Roma.



Il trofeo del Teatro Apollo sul Lungotevere, oggi scomparso, il primo teatro pubblico di Roma, il genio stravagante di Cristina di Svezia e la palla di cannone nel muro. 


Percorrendo il Lungotevere Tor di Nona che propone uno degli scorci panoramici più suggestivi sulla città, ci si imbatte ancora oggi, seminascosta dalle fronde degli antichi platani, nell’antico trofeo che ricorda l’esistenza di un celebre Teatro oggi scomparso.
Sulla iscrizione marmorea, sormontata da due maschere e da una lira e sovrastante un antico marmoreo che fungeva da vasca d’acqua, si legge:

Il Teatro Apollo / sulle pietre dell'antica Torre Orsina / a fasti e glorie d'arte musicale / aprì le dorate scene / e dove foscheggiò Torre di Nona / libera si diffuse la melodia d'Itala / del "Trovatore" il XIX gennaio MDCCCLIX / di "Un ballo in maschera" il VII febbraio MDCCCLIII / Qui dove sul teatro demolito / passa l'antica strada romana / il genio di Giuseppe Verdi / affida l'eterna melodia canora / all'aria al sole al cuore umano / a ricordanza della torre / del teatro del genio creatore / il Comune di Roma pose / Anno Domini MCMXXV.



L’eleganza di questa iscrizione dunque racconta già molto della importanza di quello che fu uno dei più prestigiosi teatri di Roma, vero tempio della lirica, con il palco per i reali che fu appositamente realizzato dopo l’unità d’Italia. 

Quello che però l’iscrizione non dice è che il Teatro Apollo fu in effetti il primo teatro aperto al pubblico a Roma, che sorse nel 1670 per iniziativa di una delle menti più brillanti ospitate dalla città eterna nella sua lunga storia: la regina Cristina di Svezia, che instaurò durante la sua vita, con Roma un sodalizio lungo e fecondo.

Cristina, che era rimasta orfana a sei anni, divenne regina assumendo la pienezza dei poteri all’età di ventiquattro, trasformando rapidamente la corte di Stoccolma in una sorta di Atene del Nord. Cristina infatti, anticonformista ed eccentrica, appassionata (si ricordano storie d’amore con un cugino e con una dama di corte) e colta, si sentiva attratta da ogni branca del sapere, da ogni materia di conoscenza, scientifica, teologica, letteraria.  Ma la vera svolta per lei arrivò con la conversione al cattolicesimo, a ventotto anni.  Da lì, la scelta di abdicare, e di trasferirsi in incognito in diversi paesi europei, per conoscere luoghi e costumi che le sono estranei, ma la  affascinano: prima i Paesi Bassi, poi la Francia e infine l’Italia e Roma, che la accoglie come una vera regina. 


Papa Alessandro VII le tributa un ingresso solenne davanti alla popolazione festante attraverso la Porta di Piazza del Popolo (sulla cui sommità una grande iscrizione ancora ricorda l’avvenimento), poi la riceve in Vaticano dove Cristina arriva, il 23 dicembre del 1654 a bordo di una meravigliosa lettiga disegnata appositamente per lei da GianLorenzo Bernini, per ricevere i sacramenti direttamente dalle mani del Papa nella Basilica di San Pietro.

La sovrana a Roma si stabilisce prima a Palazzo Farnese, poi direttamente al Bosco Parrasio, ai piedi del Gianicolo, dove crea quella fantastica Accademia dell’Arcadia che secondo le intenzioni della nobildonna doveva diventare la corte delle menti più illuminate di Roma e d’Europa

Cristina, che destava interesse morboso nelle cronache dell’epoca anche per i suoi modi disinvolti e per i suoi amori veri o presunti, ogni venerdì si predisponeva ad ascoltare ciò che avevano da raccontare i geni dell’arte, dell’architettura, ma anche della teologia, dell’alchimia, riguardo alle loro conoscenze e scoperte, in un cenacolo esclusivo, al quale era invitato a partecipare anche ogni ospite illustre che si trovasse in visita alla Città Eterna.

Le stranezze riferite a Cristina sono molte e anche divertenti: una di queste afferma che fu lei a far sparare quella palla di cannone che ancora oggi si trova, ben visibile, al centro della fontana di fronte all’Accademia di Francia, allo scopo di tirare giù dal letto il Cardinale Carlo de’ Medici che abitava nella villa di famiglia, al Pincio, il quale aveva promesso alla sovrana di portarla in quel giorno a caccia.

La palla sparata dai cannoni di Cristina, incastonata nella fontana di fronte all'Accademia di Francia a Villa Medici al Pincio 

Un bel modo di risvegliare un amico, si direbbe. Del resto di amici e di ammiratori Cristina ne aveva molti, compreso il cardinale Decio Azzolini, mecenate di artisti e letterati e così intimo della sovrana che il Papa gli vietò espressamente le visite. 

Nel 1667 Cristina fece ritorno per l’ultima volta in Svezia e in quell’anno morì anche Alessandro VII, con il quale i rapporti erano stati sempre tempestosi. 

La sovrana ricevette mentre era in viaggio, ad Amburgo, la notizia che sul Soglio di Pietro era stato ora eletto Giulio Rospigliosi, amico intimo e frequentatore della corte romana di Cristina, con il nome di Clemente IX, e Cristina, euforica, diede una festa in suo onore nella città tedesca.

Tornata a Roma, fu accolta calorosamente dal nuovo pontefice. A quarantadue anni, Cristina si sentiva ancora piena di energia.  Decise così di occuparsi della ex prigione di Tor di Nona, un luogo squallido e dalla pessima fama, che l’illuminata sovrana decise di trasformare in un teatro, anzi, nel primo teatro aperto al pubblico di tutta Roma.

Giacomo d’Alibert, segretario di Cristina, convinse Clemente IX a concedere le mura dell’edificio, che erano di proprietà degli Orsini e nel frattempo ospitavano una locanda, per la creazione di uno spettacolare teatro al quale si poteva accedere via terra o anche direttamente dal fiume.


Il sogno di Cristina però fu ben presto avversato, con il Papa che – preoccupato anche per la presenza di donne sul palcoscenico – lo fece ben presto chiudere con la motivazione di offese alla moralità, adibendolo a granaio.
Ma Cristina non si diede per vinta. Ottenne la licenza per poter eseguire almeno i concerti dei suoi amici compositori: Stradella, Pasquini, Corelli e perfino Alessandro Scarlatti.

Negli anni successivi vedrà la morte di Papa Rospigliosi, il cui pontificato durò appena due anni e l’insediamento di Clemente X e di Innocenzo XI fino alla morte che la colse all’età di sessantadue anni, dopo una malattia contratta durante una visita in Campania

La sua scomparsa scuote la città che ormai l’aveva adottata.  Innocenzo XI, dopo i quattro giorni di camera ardente, rivestita della splendida mantella di ermellino, vuole addirittura imbalsamarne il corpo

E così sarà. Coperta di vesti di broccato e con il volto coperto da una maschera d'argento, nelle mani uno scettro e sul capo una corona (solo gli intestini vengono posti in un'urna separata), la regina viene sistemata  in tre bare, una dentro l’altra, la prima di cipresso, una di piombo e l'ultima di quercia.

La processione del funerale accompagnata dalla folla si snoda dalla chiesa di Santa Maria in Vallicella sino alla Basilica di San Pietro, dove la regina viene  sepolta, per volontà del pontefice, nelle Grotte Vaticane, privilegio concesso nella storia soltanto a tre donne.

Tomba di Cristina di Svezia nelle Grotte Vaticane



Ancora oggi in onore della defunta regina  e a ricordo della sua prodigiosa conversione, si può ammirare nella Basilica Vaticana il Monumento funebre allestito nel 1702 sotto la supervisione di Carlo Fontana: Cristina vi è ritratta in un medaglione di bronzo dorato, sostenuto da un macabro scheletro coronato, poco distante dalla celebre tomba di Alessandro VII, con l’altro grande scheletro con il capo velato e la clessidra in mano. 


tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2014. 


10/05/17

Un outsider troppo presto dimenticato - Alberto Lecco.





Avevo poco più di vent'anni quando ebbi l'occasione di conoscere Alberto Lecco.   Abitava nella stessa casa in cui abitò fino alla fine dei suoi giorni, nel cuore di Trastevere, in Via San Francesco a Ripa. 

Erano i primi anni '80.  Lecco, che aveva letto il mio libro di racconti d'esordio - Prima di andare - e che era uno scrittore piuttosto famoso, mi chiamò al telefono per conoscermi. Il libro gli era piaciuto, mi chiese se amavo parlare di letteratura, disse che gli interessava conoscere i gusti di uno come me, così giovane, che si affacciava allo scrivere. 

Erano cose che accadevano, in quegli anni. 

Con la timidezza tipica di quell'età mi affacciai a casa sua, all'appuntamento convenuto.  Mi ricevette con il garbo e l'eleganza di altri tempi.  Per me, che venivo da una famiglia di operai, era una delle prime esperienze nella casa di un intellettuale e tutto aveva un fascino: gli scaffali pieni di libri, i tappeti orientali, le finestre affacciate sulla vita trasteverina, il giradischi sempre acceso. 

Passammo la prima volta quasi due ore insieme. Si parlò di tutto, soprattutto di Dostoevskij che era la sua ossessione (e anche la mia, già in quegli anni). Ascoltammo Beethoven insieme, mi parlò nel suo modo fluviale, del mondo letterario italiano, che detestava, con i suoi snobismi e le sue cricche. 

Mi regalò i suoi libri, pubblicati con Mondadori, L'incontro di Wiener Neustadt,Un Don Chisciotte in America i Racconti di New York. Libri che mi affascinarono, soprattutto l'ultimo, così singolare, così diverso da quello che si pubblicava allora in Italia. 

Alberto Lecco era un intellettuale colto e raffinatissimo, assai legato alle sue origini ebraiche che interrogava in ogni libro, alla luce di un radicale cosmopolitismo che sentiva come destino inevitabile della contemporaneità. Ma era al contempo geloso delle sue origini e della grande tradizione narrativa ebraica. 

Nato a Milano nel 1921, era diventato perfettamente romano nello spirito vitale e nella confidenza con il quartiere che abitava. 

Tornai da lui parecchie volte, anche insieme ad altri amici. E sempre si ripeté lo stesso rito: con conversazioni interminabili, consigli e diktat che venivano pronunciati sempre con dolcezza - soprattutto quello di fuggire come la peste dalle conventicole e combriccole letterarie, obbedendo solo alla propria interiorità -  oro puro per la formazione di un giovane che aveva in mente di scrivere com'ero io. 

Negli anni seguenti lo persi di vista.  So che continuò a pubblicare, con sempre minore successo, totalmente isolato dal resto dell'ambiente letterario italiano. Ed è un peccato che oggi le sue ultime opere:  La morte di Dostoevskij, I Buffoni, La casa dei due fanali, siano praticamente introvabili, come del resto i vecchi. 

Sarebbe bello che qualcuno oggi, un editore illuminato, li riscoprisse.

Alberto Lecco è morto a Roma, nel silenzio quasi unanime, nel maggio del 2004, a 83 anni. 


Fabrizio Falconi



09/05/17

I primi uomini scolpivano la pietra "come pianisti". Una scoperta.



I primi uomini scolpivano la pietra 'come pianisti'. 

Non sarebbe stata l'evoluzione del linguaggio a mettere il 'turbo' alla realizzazione di utensili nell'Età della Pietra, bensì lo sviluppo delle stesse reti neurali che vengono utilizzate quando si suona il pianoforte. 

Lo spiegano i ricercatori dell'università dell'Indiana, guidati da Shelby Putt, sulla rivista Nature Human Behaviour. 

 Circa 1,75 milioni di anni fa ci fu una svolta nella tecnologia degli strumenti in pietra, quando i primi uomini, dalle semplici schegge riuscirono a realizzare asce bi-facce. 

Un progresso che finora si era collegato a quello nelle abilità cognitive e di linguaggio, ma che era stato difficile da dimostrare. 

In questo caso i ricercatori hanno unito i moderni metodi delle neuroscienze e tecniche di produzione con l'archeologia, esaminando l'attività cerebrale degli uomini di oggi, mentre dovevano imparare a fare schegge di pietra come quelle delle culture olduvaiane e acheuleane del periodo Paleolitico

In un gruppo di 31 volontari, 15 hanno appreso a spaccare la pietra con istruzioni verbali mentre guardavano dei video che mostravano le mani di scultori professionisti. 

Gli altri 16 invece con istruzioni non verbali guardando gli stessi video, ma senza audio. In questo modo hanno visto che la coordinazione dei circuiti dell'attenzione visiva e controllo motorio era sufficiente per rimuovere delle semplici schegge come quelle degli strumenti olduvaiani.

Per utensili come quelli della cultura aucheliana serviva invece l'integrazione tra memoria di lavoro visiva, uditiva, informazioni sensomotorie, e un complesso di pianificazione-azione, che vede coinvolte le stesse aree cerebrali che si attivano quando si suona il pianoforte. 

''Lo studio mostra quali sono state le reti cerebrali chiave che 1,75 milioni di anni fa hanno portato allo sviluppo di un'intelligenza simile a quella umana'', commenta Putt.

08/05/17

Bansky dice la sua sulla Brexit con un graffito che appare a Dover.





Banksy ha voluto esprimere il suo parere con un murale sulla "Brexit" apparso sull'edificio della cittadina di Dover, vicino alle Bianche Scogliere del Kent. 

Nel dipinto appare un operaio con un martello e scalpello in mano intento a rimuovere una delle stelle della bandiera dell'Unione Europea.

L`opera, la cui autenticità è stata confermata da un portavoce dell`artista, è apparsa in una location non casuale. Dover ospita infatti uno dei porti più importanti del Regno Unito, distante solamente 34 km dalle coste francesi, dal quale partono ogni giorno numerosi traghetti

La stella che incarna la UE negli "ideali di unità, solidarietà e armonia tra le popolazioni dell`Europa", è il primo commento ufficiale da parte del writer britannico sull`esito della votazione sull`uscita del Regno Unito dall'Unione europea dello scorso 23 giugno 2016.



05/05/17

Rivoluzione al MAXXI di spazi e contenuti ! Grande riapertura domani, sabato 6 maggio.



MAXXI RE-EVOLUTION

AL CENTRO LA COLLEZIONE PERMANENTE: TRIPLICANO GLI SPAZI,
NUOVO ALLESTIMENTO A PARTIRE DALLA PIAZZA
GRANDI INSTALLAZIONI E OPERE MAI ESPOSTE PRIMA

INGRESSO GRATUITO NELL’INTERO PIANO TERRA

NUOVI CATALOGHI DELLE COLLEZIONI DI ARTE E ARCHITETTURA
NUOVA VIDEO GALLERY
ANCORA PIU’ SERVIZI PER IL PUBBLICO

Grand Opening venerdì 5 maggio | apertura al pubblico sabato 6 maggio

 www.maxxi.art | #MAXXIReEvolution

A partire dal 6 maggio al MAXXI sarà RE–EVOLUTION: il museo si trasforma e ripensa i suoi spazi, rafforzando la sua identità e la sua missione pubblica, a partire da The Place to Be, il nuovo allestimento della collezione permanente intorno cui ruotano tutti i cambiamenti e le novità.

Il MAXXI diventa più accogliente, più accessibile, più aperto alla città, con tutto il piano terra a ingresso gratuito e nuovi servizi per il pubblico. Si realizza così un progetto fortemente voluto dal Presidente Giovanna Melandri, dal Direttore artistico Hou Hanru e dai Direttori del MAXXI Architettura e del MAXXI Arte, Margherita Guccione Bartolomeo Pietromarchi, curatori di The Place to Be.

“Con questo progetto tagliamo il traguardo di una maratona iniziata anni fa – dice Giovanna Melandri –. Vogliamo arricchire costantemente l’offerta culturale del museo e lo facciamo a partire dalla collezione permanente, cuore identitario del museo e patrimonio pubblico offerto gratuitamente dal martedì al venerdì. Abbiamo lavorato e continueremo a farlo per arricchirla, conservarla e renderla sempre più accessibile. Questa è la “re-evolution” di una grande istituzione culturale, laboratorio di futuro e memoria della contemporaneità”.

“In questo nuovo allestimento – dicono Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi – la collezione è pensata come un corpo vivo e dinamico, fatto di opere esposte a rotazione, donazioni, comodati e prestiti, per rendere sempre più il museo un punto di riferimento per artisti, collezionisti, studiosi e appassionati. Un percorso che racconta come artisti e architetti si sono confrontati con l’dea di spazio abitabile, dalla città agli ambienti più intimi”.

Questo percorso parte già dalla piazza e si estende all’interno, senza soluzione di continuità, in tutto il piano terra e in parte del primo piano con grandi installazioni, opere esposte per la prima volta, capolavori di maestri del nostro tempo, focus temporanei e approfondimenti dedicati agli artisti in collezione.
Il piano terra – con ingresso gratuito dal martedì al venerdì e ogni prima domenica del mese - ospita anche una video gallery permanente realizzata in collaborazione con In Between Art Film; uno spazio dedicato all’Archivio di Incontri Internazionali d’Arte; un nuovo laboratorio per la didattica che propone anche Kids Museum, percorso tra le opere della collezione dedicato ai bambini, con il supporto di BNL- Gruppo BNP Paribas.
Completano l’offerta una nuova caffetteria-bookshop affacciata su via Guido Reni e un nuovo ristorante su Piazza Alighiero Boetti, con la collaborazione della chef stellata Cristina Bowerman.

In mostra anche importanti nuove donazioni d’artista (come Piccolo Sistema di Gianfranco Baruchello, una fotografia della serie Occhi di Bruna Esposito, e Io son dolce Sirena di Luca Maria Patella, donata dall’artista e dalla Fondazione Morra) e nuovi comodati, come quello della Metropolitana di Napoli, i cui progetti sono esposti per la prima volta.
Tra i nuovi comodati, anche opere dall’Archivio Agnetti (Assioma – Otto proposizioni), dalla Fondazione Giuliani (Oscar Tuazon e Elias Hansen, Untitled (Zodiak Staircase), dalla Fondazione Nomas (Francesco Arena, 3,24mq e Nico Valscellari, Nido), dalla Collezione Barillari (Tomás Saraceno, Flying Garden/Air-Port-City/12SW), dalla Collezione Pero (Carl Andre, Elica Milano).

LA PIAZZA
Il “viaggio” nel nuovo MAXXI prende il via da Piazza Alighiero Boetti, animata da nuove grandi installazioni: ad accogliere i visitatori spicca lo straordinario e imponente Winter Moon, uno degli alberi di Ugo Rondinone esposti di recente a Place Vendome a Parigi e ai Mercati di Traiano a Roma: il calco di un ulivo millenario, alto 5 metri, in alluminio dipinto di smalto bianco opaco.  Di grande suggestione Anima di Mircea Cantor, un imponente scheletro in legno e corda, alto circa 8 metri e lungo 10, che si ispira alla Basilica di San Pietro riportandola all’essenzialità. E poi MareoMerz di Elisabetta Benassi, realizzata nel 2013 per la sua personale alla Fondazione Merz: un grande barcone che “ripesca” l’ultima automobile appartenuta a Mario Merz.
Da fine giugno, la piazza ospiterà anche la ricostruzione parziale di uno dei luoghi più iconici dell’Estate Romana: il Teatrino Scientifico di Franco Purini e Laura Thermes, che farà da sfondo agli appuntamenti estivi del museo. E poi le installazioni permanenti More than meets the eye di Maurizio Nannucci, Emergency's paediatric centre in Port Sudan supported by MAXXI di Massimo Grimaldi e l’opera La casa di Roma di Pedro Cabrita Reis.

GALLERIA 1 | Piano terra 
All’interno, il percorso  espositivo prende il via nello spazio dedicato al cuore del patrimonio documentario del museo: l’Archivio di Incontri Internazionali d’Arte, di fronte alla Galleria 1, dove oltre 60 opere d’arte, architettura e fotografia dialogano tra loro e con gli spazi sinuosi di Zaha Hadid. In mostra lavori dagli anni Sessanta fino alle più recenti produzioni.  
Dopo aver attraversato la foresta tessile sospesa di WEST8, gruppo di architetti e paesaggisti olandesi, il visitatore è accolto dal monumentale Wall Drawing #1153 Ripples di Sol LeWitt, allestito su una grande parete del MAXXI per la prima volta: l’essenzialità del bianco e nero, il rapporto tra ombra e luce  testimoniano l’ultima, intensa stagione creativa dell’artista.
Continuando il percorso, tra i lavori in mostra Elica Milano di Carl AndreAssioma-Otto proposizioni di Vincenzo Agnetti, l’installazione Flying Garden/Air-Port-City di Tomás Saraceno, Senza titolo (Triplo Igloo) di Mario Merz, The Emancipation Approximation di Kara Walker, i quattro grandi carboncini della serie The general jungle or carrying on sculpting di Gilbert & George, l’importante donazione Piccolo Sistemadi Gianfranco Baruchello, le fotografie del progetto dedicato all’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo di Letizia Battaglia, recentemente acquisite grazie al contributo degli Amici del MAXXI, Madre diMaurizio Cattelan, Orme I e Orme II di Alighiero BoettiSternenfall di Ansel Kiefer, Il Processo di Rossella Biscotti  e ancora un prestigioso prestito: i disegni per il fregio sulle sponde del Tevere di William Kentridge.
Tra le opere di architettura, esposti per la prima volta i progetti delle stazioni della metropolitana di Napoli realizzate tra gli altri da Dominique Perrault e Álvaro Siza, accanto a quelli per il ponte sullo stretto di Messina di Sergio Musmeci,  Pierluigi Nervi Giuseppe Perugini. E poi le 46 fotografie che compongono 72 ore a Roma di Helmut Newton, unico suo progetto fotografico di “paesaggio urbano”.
Il percorso prosegue al Centro Archivi con il progetto Interiors: dieci autori dalle Collezioni del MAXXI Architettura, tra cui Aldo Rossi, Carlo Scarpa, OBR, rappresentano attraverso progetti e parole le stanze del quotidiano.

GALLERIA 2 E SALA GIAN FERRARI | Primo piano | I Focus e gli Approfondimenti
L’esposizione continua al secondo piano, nella Galleria 2 e nella nuova sala dedicata a Claudia Gian Ferrari che, nel 2010, ha donato al MAXXI un’importante selezione di opere della sua collezione personale. Questi spazi ospitano a rotazione focus e approfondimenti sugli artisti in collezione.
Si comincia con quello dedicato a Bruna Esposito (fino a settembre 2017), di cui viene riallestita una delle prime opere entrate nella collezione del museo: l’installazione/performance e così sia.. del 2000, un mandala di legumi e spezie, dal forte valore simbolico, che l’artista ricomporrà dal vivo per tutta la durata della mostra. Esposti anche Oltremare, una stampa fotografica della donazione Gian Ferrari, DVD per la proiezione di un’ombra e una selezione di fotografie della serie Occhi (2016), macro immagini di occhi di pesce, di diverse dimensioni, dai colori luminosi e brillanti, che creano un dialogo con il pubblico.
Il percorso continua con due focus dedicati ai temi della città e della casa. Nel primo, dal titolo The Other Cityuna serie di disegni di architetture “immaginate” per Roma da Franco Pierluisi  fa da contrappunto ai modelli di opere realizzate, come la Moschea di Paolo Portoghesi, esposto per la prima volta, l’Auditorium di Renzo Piano, la Nuvola di Massimiliano Fuksas. E ancora: il lavoro fotografico di Gea Casolaro Maybe in Sarayevo, sessanta fotografie che potrebbero rappresentare qualsiasi città, ma tutte scattate a Sarajevo nell'ottobre 1998, le videoinstallazioni Freedom of Movement di Nina Fischer e Maroan el SaniQuando Roma si fa sentire di H. H. LimSleepers di Francis Alÿs e la Città ideale di Liliana Moro.
Nel focus sulla casa, dal titolo No Place Like Home, troviamo la ricostruzione in dimensioni reali della White U di Toyo Ito, il progetto di Aldo Rossi per Casa Alessi, gli scatti di Armin Linke e Hélène Binet dedicati alla Casa a Noto di Giuseppina Grasso Cannizzo, l’installazione Io son dolce sirena di Luca Maria Patella e opere di Francesco Arena, Micol Assaël, Gregorio Botta, Ilya ed Emilia Kabakov, Domenico Gnoli, Michelangelo Pistoletto, Oscar Tuazon e 3 video di Adelita Husni Bey, Wannes Goetschalckx, Wolf Kahlen.  
Completa l’offerta la reading room realizzata con il sostegno di MINI per ospitare approfondimenti e incontri con gli artisti della collezione.

I CATALOGHI
THE PLACE TO BE è anche l’occasione per la pubblicazione del Catalogo aggiornato della Collezione MAXXI Arte, edito da Quodlibet e organizzato in due sezioni: il catalogo generale delle opere e la sezione dedicata a premi, committenze e allestimenti tematici. Sarà inoltre disponibile l’e-book del Catalogo MAXXI Architettura, che comprende anche le nuove acquisizioni del 2016-2017.

LA NUOVA CAFFETTERIA-BOOKSHOP E IL NUOVO RISTORANTE
La rivoluzione creativa passa anche attraverso il ripensamento degli spazi interni di accoglienza, a partire da TYPO, la nuova caffetteria-bookshop ospitata nella sala delle ex caserme che, con i suoi accessi su via Guido Reni, crea un nuovo ingresso al MAXXI.
La caffetteria-bookshop sarà aperta anche oltre gli orari di apertura del museo.
Su Piazza Alighiero Boetti affaccia invece LINEA, il nuovo ristorante del MAXXI.
La gestione di LINEA e TYPO è stata affidata con gara europea al Consorzio Stabile SEAMAN,  che si avvarrà della collaborazione di Cristina Bowerman, chef stellata.
  
ELISABETTA BENASSI
MareoMerz, 2013
peschereccio, automobile, rete, m 9 x 12 x 3
foto Musacchio Ianniello, courtesy Fondazione MAXXI

MARIO MERZ 
Senza titolo (Triplo Igloo), 1984-2002
Foto Musacchio Ianniello, courtesy Fondazione MAXXI

UGO RONDINONE
Winter moon, 2012
Cast aluminum, white enamel
191 3/8 x 192 7/8 x 185 inches (486 x 490 x 470 cm)
Copyright Ugo Rondinone
courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels

BRUNA ESPOSITO
E così sia...,2000
posa in opera e installazione con disfacimento finale: legumi, cereali, alloro, fornello elettrico, recipiente in pirex, acqua 
foto Musacchio ianniello, courtesy Fondazione MAXXI

ALIGHIERO BOETTI
Orme (1), 1990
tecnica mista su carta intelata
Comodato collezione privata
Foto M3Studio  Courtesy Fondazione MAXXI