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07/06/18

2001 Odissea nello Spazio di Kubrick torna nelle Sale Italiane 50 anni dopo ed è campione d'incasso !



Uscito in sala il 4 e 5 giugno, fa registrare un risultato clamoroso, con il primo incasso, ieri per "2001: Odissea nello spazio" Stanley Kubrick con 106.145 euro seguito da "Solo: A Star Wars Story" di Ron Howard con 76.286 e da "Deadpool 2" di David Leitch con 38.409 euro. 

Davvero un risultato incredibile per il film-cult di Kubrick considerato uno dei più importanti nella Storia del Cinema. 

Ripercorriamone la vicenda:

Dopo tre mesi di isolamento totale nella sua casa-laboratorio di Abbots Mead, in aperta campagna non lontano da Londra, Stanley Kubrick presenta al pubblico e alla critica il suo lavoro piu' ambizioso, "2001: Odissea nello spazio" dal soggetto del guru della fantascienza Arthur C. Clarke

E' un progetto rivoluzionario e un film che entra di prepotenza nella storia del cinema: oggi si puo' anche leggerlo come un'icona di quell'utopia esistenziale che innerva la stagione dei grandi cambiamenti e dei fermenti che, dall'America all'Europa, segnano il fatidico anno 1968

Fin dalla concezione il film di Kubrick e' una novita' assoluta: alla ricerca di un soggetto di fantascienza per continuare il suo viaggio artistico nei generi piu' popolari dell'immaginario visivo, il regista contatta Arthur C. Clarke e i due condividono a tal punto l'idea di partenza da far correre in parallelo il romanzo e la sceneggiatura. Kubrick si fa assistere dalla Nasa e da un pool di scienziati per mostrare un futuro tanto lontano quanto possibile in cui l'incontro-scontro tra l'uomo e l'intelligenza artificiale (il computer Hal 9000) abbia valenza di riflessione etica e teoretica.

"Fin dagli anni '50 - commento' George Lucas - la scienza ha prevalso sulla fantasia e il romanzesco e' stato piu' o meno abbandonato, man mano che i viaggi nello spazio e la tecnica venivano in primo piano. In questo filone, il capolavoro e' 2001: Odissea nello spazio, uno dei miei film preferiti, in cui tutto e' scientificamente esatto e immaginato partendo dal possibile. E' veramente l'apice della fantascienza"

E ancora oggi molti scienziati sostengono che se i programmi nello spazio di Usa e Urss avessero mantenuto il ritmo previsto da Kubrick, buona parte delle ipotesi rese realistiche nel film si sarebbero effettivamente realizzate nello stesso tempo. Con un salto temporale che ancora oggi lascia senza fiato, l'inizio di "2001: Odissea nello spazio" trasporta l'uomo dall'alba della preistoria al futuro usando una metafora di offesa e conquista (l'osso scagliato verso il cielo) come simbolo di una violenza ancestrale che si trasforma in astronave e quindi in uno sguardo verso la possibile evoluzione della razza umana. 


"Ognuno e' libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film - ha dichiarato Kubrick -. Io ho cercato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio". 

Per questo il racconto e' diviso in quattro parti. 

Nella prima, all'alba della storia, una tribu' di ominidi tocca la conoscenza grazie al contatto con un misterioso monolite nero venuto dallo spazio. 

Nella seconda, ambientata sulla Luna nel 1999, viene rinvenuto un analogo monolite che fara' da porta verso il futuro per gli astronauti di Discovery One. 

La terza parte, ambientata 18 mesi dopo, vede la squadra spaziale guidata dal comandante Bowman e dal computer Hal 9000 in viaggio verso Giove sulle tracce del segnale radio emesso dal misterioso monolite. 

Nell'epilogo Bowman, rimasto ormai solo a bordo dell'astronave in vista di Giove, incontra di nuovo il monolite che fluttua nello spazio profondo e, grazie a questo, viene trascinato oltre il tempo fino a una misteriosa camera da letto dove si vede vecchio e morente per poi tornare neonato, feto cosmico evoluto da essere umano in una forma superiore. 

Nonostante le mille interpretazioni date al cuore filosofico del film, "2001: Odissea nello spazio" rimane prima di tutto un'esperienza visiva e auditiva (e per questo emozionale) che non invecchia come si capisce bene dai mille ritorni della pellicola (rinata a nuova vita anche grazie alle tecnologie digitali) e dal suo sempreverde successo

Costato 12 milioni di dollari di 50 anni fa, il film ha piu' che centuplicato i suoi incassi attraverso le generazioni e continua ad affascinare e sedurre gli spettatori, generando anche molte leggende

La piu' celebre e' quella per la quale, entrato in rapporto con la Nasa, Kubrick avrebbe poi barattato l'uso di alcune tecnologie futuribili (lenti e cineprese di avanzata concezione) in cambio di una ripresa in studio dell'allunaggio del 1969: garanzia per la Nasa ove qualcosa fosse andato male durante la documentazione di quello storico successo nella corsa spaziale.

02/02/17

A Berlino verrà consegnato l'Orso d'Oro alla Carriera alla nostra Milena Canonero, la costumista di Barry Lindon e Arancia Meccanica.

i fastosi vestiti di Milena Canonero per "Barry Lindon" di Stanley Kubrick (1975).



Dopo la vittoria di Gianfranco Rosi, nel 2016, con "Fuocoammare", quest'anno non ci sarà nessuna pellicola italiana in concorso, ma l'Italia sarà presente alla Berlinale nell'omaggio alla costumista Milena Canonero alla quale sarà consegnato l'orso d'oro alla carriera.

Un riconoscimento che si affiancherà ai quattro premi Oscar (per Barry Lyndon, Momenti di gloria, Marie Antoniette e Grand Budapest Hotel) all'artista che esordì col capolavoro di Stanley Kubrick, Arancia Meccanica.

Milena Canonero, torinese, 71 anni, vive ormai da molti anni a Los Angeles assieme all'attore Marshall Bell.

Oltre ai quattro Oscar è stata altre cinque volte, per film come La mia Africa, Dick Tracy, Tucker - Un uomo e il suo sogno, Titus, L'intrigo della collana.

La sua dedica è "per tutti i costumisti".

fonte askanews

14/10/16

La più grande mostra su Beethoven, apre a Parigi (fino al 29 gennaio).



Le sue sinfonie continuano a risuonare, al cinema, in spot televisivi e molto altro, e adesso Beethoven è protagonista di una mostra alla Filarmonica di Parigi fino al 29 gennaio che ne celebra il mito, e ne riconosce il ruolo chiave nella musica mondiale, capace di superare confini e barriere, e di attraversare i generi.

Un'esposizione in cui ascoltare le musiche, ammirare le campagne che le usano come sottofondo, ma non solo.

Ci sono quadri, disegni e opere che celebrano Ludwig van Beethoven e ne mostrano l'influenza sul panorama artistico, politico, intellettuale e sociale prima e dopo la sua morte nel 1827.

Da Gustav Klimt a Stanley Kubrick, il suo fantasma ha sempre continuato ad aleggiare e a inspirare capolavori.

"Credo che una delle chiavi del suo successo sia la profonda umanità della sua musica - spiega la curatrice della mostra Marie-Pauline Martin - non è un linguaggio in codice, né eccessivamente classico, è un linguaggio musicale che raggiunge l'anima di chiunque e che lo rende moderno, sempre, dal IX secolo ai giorni nostri. L'altro elemento è sicuramente la sua semplicità. 'L'inno alla gioia' è un tema che ha solo cinque note, un ritmo semplice o come direbbe Wagner una melodia, una melodia così semplice che può essere compresa da un largo pubblico".

 Lui stesso ha contribuito alla creazione del mito.

"La prova è che al suo funerale c'erano 20-30mila persone a seguire la sua bara - dice ancora la curatrice - per noi è importante mostrare che l'immagine che molti hanno di lui è sbagliata, quella di un compositore morto solo, un genio quasi incompreso, sepolto in una tomba pubblica. La sua grandezza invece se la è costruta lui stesso, quando era ancora vivo".

fonte Askanews

16/08/16

ll libro del giorno: "Stanley Kubrick la biografia", di John Baxter.




Appena morto il grande Stanley Kubrick, fu completata questa biografia che ricostruisce la storia del maestro senza indulgere troppo nel pettegolezzo e nelle ovvietà, a proposito di un monumentale personaggio sul quale è stato scritto di tutto. 

Notizie e aneddoti interessanti che raffigurano un genio ombroso, dittatoriale, comunque sempre purissimo. 

Verso la fine del libro, disponendo di notizie sempre più scarse, il ritmo di allenta e la narrazione - all'inizio appassionante come un romanzo - si fa più faticosa. 

Qui e là Baxter è costretto a lunghe divagazioni per sopperire all'esile consistenza delle scarne testimonianze. 

Un libro comunque utile e dal grande valore documentale. 







28/07/14

Doppio Sogno di Schnitzler ... e Kubrick.



Doppio Sogno nelle edizioni Adelphi


Merita sempre di riprendere in mano questo straordinario libro. 

Fatelo, questa estate. 

Sollecita le corde più profonde del nostro inconscio la storia immaginata (sognata?) dallo scrittore (e medico) viennese nel 1926 con il titolo di Traumnovelle: Fridolin e Albertine, "tranquilla" coppia borghese con figlia vivono una crisi coniugale.
Arthur Schnitzler

Lui trascorre una intera notte attraversando esperienze misteriose senza peraltro tradire materialmente la moglie): l'incontro con la figlia di un vecchio appena defunto, quello con una prostituta, la partecipazione ad una festa con molte donne nude e mascherate, la peregrinazione nel laboratorio di un costumista dove si aggirano strane figure.

Lei attraverso un complicato sogno, durante il quale prima tradisce il marito con un giovane danese conosciuto diversi anni prima, e poi assiste soddisfatta alla morte per crocefissione del marito. 

Verità, finzione, tradimento e realtà, inganni, comprensione come unica via - forse - per mettere un freno alle tenebre e ai fantasmi dell'inquietudine.

Il problema è che ciò che si comprende, passa per forza di cose dalla soggettività. E nessuno, a quanto pare può aiutarci.

Non è un caso che questa storia abbia ispirato a tal punto Stanley Kubrick da farne l'epitaffio simbolico della sua straordinaria carriera di film maker, con Eyes Wide Shut  (film imperfetto, esteticamente sublime, pieno di simboli oscuri), uscito nelle sale nel 1999 e che il grande regista non riuscì nemmeno a veder terminato)

Per quanto sia vasta l'oscurità, dobbiamo procurarci da soli la nostra luce, era il motto preferito di Kubrick. Un motto che anche Alfred Schnitzler avrebbe sottoscritto... a occhi (ben) chiusi.


Eyes wide shut

Fabrizio Falconi

29/06/13

Il Dna di Arthur C. Clarke va nello spazio. Come in una avventura della sua Odissea.




2014, Odissea nello Spazio per il Dna di Arthur Clarke: prima di morire, il maestro della fantascienza ha donato alcune ciocche di capelli che voleranno a milioni di chilometri dalla Terra nella prima missione a vela solare della Nasa. 

Il Dna di Clarke viaggera' su una navicella battezzata Sunjammer, dal titolo di un suo racconto del 1963 su una regata di yacht a vela nello spazio.

Il volo, in previsione alla fine del prossimo anno, e' organizzato da Celestis, una societa' che offre "viaggi spaziali alla memoria" in cui resti cremati del 'caro estinto' vengono lanciati nello spazio.

Salire con l'autore di 2001 Odissea nello Spazio sul Sunjammer costera' oltre 10 mila dollari. 

La vela solare, progettata da scienziati inglesi e americani ispirandosi a un'idea che risale addirittura a Keplero in una lettera a Galileo Galilei, avra' una superficie di oltre 1000 metri quadrati e utilizzera' la pressione della luce e del vento solare per studiare il Sole da una distanza mai raggiunta prima. 

Attualmente le navicelle che osservano il Sole sono a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, mentre Sunjammer si muovera' a tre milioni di chilometri verso il centro del sistema solare. 

I sensibili strumenti di bordo forniranno agli scienziati un preavviso di quelle tempeste solari in grado di produrre flussi di particelle pericolosi per satelliti e le reti elettriche sulla Terra. 

"Clarke ha sicuramente immaginato che avrebbe volato nello spazio e quel giorno e' finalmente arrivato", ha detto Stephen Eisele, vice president of Space Services Inc., la holding da cui dipende Celestis. 

Charles Chafer, amministratore delegato della societa', ha detto di aver incontrato Clarke a una conferenza dell'Onu sullo spazio nel 1982: "Adoro la fantascienza da quando ho letto 2001. Nel 2000, quando abbiamo cominciato a lavorare al progetto della vela solare, l'ho contattato per chiedergli di donarci il suo Dna. Siamo andati a Sri Lanka apposta per questo". 

In un biglietto che accompagna la ciocca, Clarke scrisse: "Ecco i miei quattro peli, avrei voluto dare di piu' ma non me ne restano molti"

Lo scrittore e' morto nel 2008 a 90 anni lasciandosi dietro oltre cento romanzi: oltre al piu' famoso 2001 Odissea nello Spazio, i libri del Ciclo di Rama.

fonte Alessandra Baldini per ANSA