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24/02/14

450 anni dalla morte di Michelangelo. Nuovo allestimento delle sale agli Uffizi.





In occasione del 450° anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti, è stato presentato il nuovo allestimento delle Sale 33-34 della Galleria degli Uffizi, titolate, rispettivamente, I Ritratti greci e L’Antico e il Giardino di San Marco.

Come ha commentato Antonio Natali, Direttore degli Uffizi, Nel 2014 saranno 450 gli anni trascorsi dalla morte del Buonarroti, e agli Uffizi – museo che ospita l’unica opera certa di lui dipinta su tavola – si sentiva il dovere di rammentarlo. È parso, dunque, che la maniera migliore per celebrare l’anniversario della morte di Michelangelo fosse quella di far precedere la sala di lui (e d’altri artefici cresciuti alla scuola del Magnifico, compreso il poco più grande Granacci) da una stanza allestita con marmi e gessi capaci di richiamare il mitico ‘Giardino di San Marco’ e di far da introibo al nucleo dei maestri fiorentini – capintesta il Buonarroti – raccolto nella stanza ampia immediatamente successiva

In questa occasione, con l’apertura delle sale 33-34 degli Uffizi, si completa dunque un progetto delineato già nel 2012, quando si decise di finanziare il nuovo assetto della sala 35, detta di Michelangelo, che conserva al suo interno il Tondo Doni, l’unica prova certa su tavola del suo talento pittorico. 

Le Sale 33-34, le cui pareti di colore verde ricordano quello delle pitture di Paolo Uccello, si trovano al secondo piano della Galleria degli Uffizi, e prima dell’attuale sistemazione accoglievano quadri toscani della seconda metà del Cinquecento e lombardi. 

I due locali precedono la sala 35, detta Sala di Michelangelo, che conserva il Tondo Doni ed evocano il ‘Giardino di San Marco’, il luogo che Lorenzo il Magnifico volle istituire per educare alle arti i giovani artisti fiorentini, tra cui lo stesso Buonarroti.

 “Sono due sale contigue fra di loro, ma profondamente diverse per temi affrontati e impianto - afferma Fabrizio Paolucci, direttore del Dipartimento di Antichità Classica della Galleria degli Uffizi. La prima, che volutamente riecheggia il perduto “gabinetto degli uomini illustri” di lanziana memoria, si propone di restituire al visitatore la genesi di quella che fu una delle più grandi conquiste dell’arte classica: il ritratto fisiognomico”. 

Qui si trova una selezione di marmi, repliche di età romana da originali databili fra il V e il III secolo a.C., da sempre nelle collezioni granducali.

I rilievi conservati in questa sala, anticamente destinati a impreziosire le pareti delle domus italiche, offrono prove dell’abilità nel riprodurre l’iconografia e lo stile degli archetipi del V secolo a.C., divenuti modelli normativi per il gusto dell’epoca. Il secondo ambiente è dedicato al ‘Giardino di San Marco’. 

“Questa sala - continua Paolucci - vuole ricordare l’eccezionalità di un luogo divenuto, per volontà di Lorenzo il Magnifico, sede di un’esclusiva accademia votata allo studio dell’Antico. Qui giovani scultori e pittori, quali Leonardo, Francesco Granacci, Lorenzo di Credi, Baccio da Montelupo, Andrea Sansovino, oltre allo stesso Michelangelo, avevano avuto la possibilità di “riconquistare” i valori dell’arte classica grazie alla guida di un esperto restauratore di ‘anticaglie’ quale Bertoldo di Giovanni”. 

L’atmosfera di quel luogo viene rivissuta attraverso una scelta di opere che ricordano i soggetti visti dai frequentatori dell’accademia laurenziana e, in particolare, da Michelangelo. I sarcofagi con scene mitologiche, le teste di satiro o l'amorino dormiente visibili in questa sala, evocano le sculture realizzate dal Maestro in quegli anni.

fonte CLPonline.

21/05/13

40 anni fa il restauro 'miracoloso' della Pietà di Michelangelo.






Un restauro esemplare, ancora oggi in ottime condizioni, quello che 40 anni fa restitui' all'originario splendore il gruppo marmoreo della Pieta' di Michelangelo dopo le 12 martellate inferte il 21 maggio 1972 dal geologo australiano di origini ungheresi Laszlo Toth sul volto e sul busto della Vergine.

A consentire (in soli sei mesi) il recupero almeno formale del capolavoro giovanile del Buonarroti contribui' senza dubbio l'esistenza di un calco in gesso, fatto auspicabile per tutte le opere d'arte a rischio di gesti vandalici e che al giorno d'oggi puo' essere sostituito dalla messa a punto di piu' economici modelli virtuali in 3D. 

A discuterne, un convegno dal titolo 'La Pieta' di San Pietro, in memoria del 21 maggio 1972. Storia di un restauro', che nell'anniversario della vicenda che sconvolse il mondo intero ha riunito ai Musei Vaticani gli esperti che a suo tempo si occuparono del caso e le nuove generazioni di studiosi per proporre ulteriori strategie per mirati interventi di recupero. 

Prima di tutto, pero', l'incontro presieduto dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci ha voluto indagare ancora una volta la magia sprigionata da quel marmo che sotto lo scalpello di Michelangelo si e' fatto carne. 

"Miracolo di suprema bravura", tanto da volerla firmare, la Pieta' del Buonarroti, ha detto Paolucci, vede nella sua straordinaria "finitezza formale il carattere distintivo dell'opera, la ragione del suo fascino". 

Proprio questa caratteristica ha imposto, dopo la devastazione inflitta dalle martellate di Toth (spezzato il braccio di Maria, la mano, le dita, parte del velo, l'occhio sinistro, il naso), di contravvenire a principi consacrati del restauro e optare per un intervento integrale invece che critico.

"Lo stesso Cesare Brandi la pensava cosi' - ha proseguito Paolucci - in qualsiasi altra scultura la visibilità della lesione, ancorché dolorosa, sarebbe stata tollerabile", ma il capolavoro firmato nel 1499 da un Michelangelo appena ventiquattrenne era da secoli una "figura base della devozione popolare". 

Grazie a una copia in gesso dell'opera realizzata nel 1930 e conservata nella Sagrestia della basilica, i restauratori dei Musei Vaticani e della Fabbrica di San Pietro poterono puntare "alla restituzione perfettamente mimetica dell'immagine violata". 

Sei mesi di lavori, raccontati nel documentario del regista Brando Giordani (co-produzione dei servizi culturali Rai e della Ds Cinematografica, oggi in versione Hd) riproposto in apertura del convegno, in cui vennero recuperati i circa 50 frammenti, realizzato un mastice trasparente, ripulito il marmo, colmate tutte le lacune con precisione millimetrica. 

"Attualmente il restauro sta bene, e' duraturo - dice Nazareno Gabrielli dei Musei Vaticani - nella forma ora tutto cio' che vediamo e' Michelangelo. Quel calco fu provvidenziale". "Oggi non avremmo potuto fare di meglio", conclude Ulderico Santamaria, nuova generazione di restauratori che ipotizza una 'Gipsoteca virtuale', dove la tecnologia tridimensionale sostituisca il calco in gesso.

fonte ANSA - Nicoletta Castagni.