Visualizzazione post con etichetta poesia della domenica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta poesia della domenica. Mostra tutti i post

15/07/18

La Poesia della Domenica - "I Quattro Quartetti (Burt Norton) di T.S.Eliot.

24/06/18

La Poesia della Domenica: "Il canto d'amore di J.Alfred Prufrock" di Thomas S. Eliot.




S’io credessi che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria senza più scosse.
Ma per ciò che giammai di questo fondo
non tornò vivo alcun, s’i'odo il vero,
senza tema d’infamia ti rispondo.
Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…
Oh, non chiedere « Cosa? »
Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e si assopì.
E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, «Posso osare?» e, «Posso osare?»
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
(Diranno: «Come diventano radi i suoi capelli!»)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
(Diranno: «Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia!»)
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà
Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini?
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
(Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
E’ il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare?
. . . . . . . . . . . .
Direi, ho camminato al crepuscolo per strade strette
Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
D’uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?…
Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi
. . . . . . . . . . . . .
E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata… stanca… o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po’ a perdere i capelli)
Portato su un vassoio,
lo non sono un profeta – e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l’eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
D’affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l’universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: « lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto » -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: « Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente. »
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E’ impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:
« Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire. »
. . . . . . . . . . .
No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l’avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.
Divento vecchio… divento vecchio…
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.
Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l’una all’altra.
Non credo che canteranno per me.
Le ho viste al largo cavalcare l’onde
Pettinare la candida chioma dell’onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera.
Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.
versione originale: 

13/05/18

La poesia della Domenica: "Historiae" di Antonella Anedda.




Historiae

Prima di essere sconfitto dai cristiani, Massenzio
eresse al figlio Romolo
un grande Mausoleo pagano. Nessuna guida dice
quanti anni avesse il ragazzo né quale sia stato il motivo della morte.
E' marzo, il sole scalda le pietre,
due reti arancioni difendono il restauro dalle frane.
Scendendo in quella luce da ipogeo ascoltiamo l'eco dei suoni -
"forse era là" dice una voce. Indica una tana tra piante nate nell'umido,
vive anche senza calore.
Nessuno grida, i cani sono con i padroni,.
Due uccelli simili all'ibis solitario si posano sul muro
poi volano in un tonfo oltre un pino romano parasole.
Penso a Romolo, alla sua tomba imperiale
e la comparo al varco tra la sedia e il tuo letto,
un mausoleo eretto a caso e visitato con cautela dal gatto.
Mi chiedo se davvero Massenzio desiderasse Roma
o non fosse già come noi siamo ora
stretti a una forma senza segno, privi di vittoria.


Antonella Anedda, inedito di prossima uscita.

15/10/17

Poesia della Domenica: "Gli anni" di Attilio Bertolucci.





Attilio Bertolucci con la moglie, e i figli Giuseppe e Bernardo




Gli anni


Le mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Perché questo giorno di settembre splende
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.


Attilio Bertolucci, La capanna indiana, Firenze, Sansoni, 1951

03/09/17

Poesia della Domenica - "Un passo più vicino (One step closer)" di Bono Vox (U2).




Un Passo Più Vicino




Sono in giro, all'angolo lontano da qualsiasi cosa possa essere reale
sono dall'altra parte della strada lontano dalla speranza
sono sotto un ponte, in una corrente di marea che si è presa
tutto ciò che credevo mio

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza

sono su un'isola ad una intersezione affollata,
non posso andare avanti, né tornare indietro, 
non posso vedere il futuro
si sta allontanando da me
guardo solo le luci dietro che brillano

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza

mi sto sporgendo per asciugarmi
con tutti i miei vecchi vestiti
il dito è ancora rosso per la puntura
di una vecchia rosa
sì, il cuore che fa male
è il cuore che batte
riesci a sentire il lento tamburo ?

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza



One step Closer

I'm 'round the corner from anything that's real
I'm across the road from hope
I'm under a bridge in a rip tide, that's taken
Everything I call my own
One step closer to knowing
One step closer to knowing
I'm on an island at a busy intersection
I can't go forward, I can't turn back
Can't see the future
It's getting away from me
I just watch the tail lights glowing
One step closer to knowing
One step closer to knowing

I'm hanging out to dry
With my old clothes
Finger still red with the prick of an old rose
Well, the heart that hurts
Is a heart that beats
Can you hear the drummer slowing?
One step closer to knowing
One step closer to knowing

07/12/13

Dubbi - di Fabrizio Falconi





Dubbi


Nel buio avanzano i dubbi,
li vedi arrivare come cosacchi ebbri
lungo le discese innevate
sui loro cavalli assetati,

nel buio senti le grida
vedi le scintille dei fuochi
e delle spade, s’arresta il cuore,
non sa più andare avanti,

resta sospeso nella muta rotta
degli eventi, non capisce
che non è più tempo
di aspettare.

Quaesivi et non inveni,
allunghi le braccia
sul lenzuolo immacolato:


si cerca per questo, perché non si è trovato.



ottobre 2010

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 
(foto in testa:  Gideon Ansell,  Doubts)