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24/10/12

Crisi delle religioni e isolamento individuale (nelle questioni ultime).




Nessuno più parla del termine alienazione - così in voga nel Novecento - corollario che sembrava quasi indistinguibile da quello di modernità.

Eppure sintomi diversi di alienazione - il disagio dell'uomo nell'età moderna, ormai lontano dalle radici e dal contesto naturale - continuano a manifestarsi e riguardano l'essenza stessa dell'umano: le domande fondamentali alla base di ogni coscienza.  

La crisi delle religioni - soprattutto nell'aspetto della pratica collettiva - sta portando e porta infatti come effetto collaterale anche quello di sospingere ogni tema meta-fisico - la percezione di esso, nell'ambito strettamente individuale.

Ciascuno è incoraggiato, invitato - dal mondo in cui vive - e in certi casi perfino costretto a sbrigare questo radicale confronto nell'appartato mondo del proprio sé.  

Ciò comporta che di temi metafisici - che in definitiva sono quelli che più ci occupano mentalmente durante la vita (chi siamo, perché siamo qui, dove andiamo a finire, esiste dio) non è più conveniente parlare in pubblico. Anzi, questi temi sono caldamente banditi da ogni consesso pubblico e il nuovo conformismo prevede che debbano essere vissuti interiormente e individualmente.

Tale tendenza - è appena il caso di sottolineare che per molti secoli non è stato così, i temi metafisici venivano con-divisi socialmente - porta ad un sempre crescente isolamento e in definitiva ad una sempre crescente infelicità, perché ogni uomo è lasciato solo a ruminare i suoi dubbi, i suoi scoramenti, la sua inadeguatezza di fronte all'incomprensibile e all'infinito.

La nuova umanità - vagheggiata -  comincerebbe da qui: da una nuova possibilità che su queste vicende ultime, e essenziali, ogni uomo possa ritornare ad aprire - senza paura - il suo cuore (oltre che la sua mente) e la sua bocca. 

Fabrizio Falconi

20/04/09

Oggi, 39 anni dalla morte di Paul Celan.

Il 20 aprile del 1970 moriva tragicamente, con un tuffo nella Senna, uno dei più grandi uomini del Novecento, Paul Celan. Nato a Cernauti, in Romania, nel 1920, è stato un poeta grandissimo, la cui opera ancora oggi rifulge come una delle voci più autentiche e moderne della letteratura contemporanea.


Una esistenza tragica, contrassegnata dalla costante fuga - lui ebreo - prima dalle atrocità del nazismo (ma perde sia il padre che la madre, fucilata in un campo di concentramento), poi da quelle del comunismo.


Un pensiero profondissimo che ha ispirato tutta la sua opera, con la frequentazione ravvicinata delle personalità più importanti della riflessione filosofica del secolo, prima fra tutte quella di Martin Heidegger.


Paul Celan è una voce cara ai cristiani. Le sue poesie tragiche, vere, dolenti, confortanti, aprono ogni volta il nostro cuore. Lo ricordiamo qui, con questa poesia, tratta da AtemKristall:


Nei solchi di quella moneta
celeste tra stipite e porta
tu pressi il Verbo, da cui
mi srotolai
allorché con pugni tremanti
smantellai tegola dopo tegola,
sillaba dopo sillaba,
il tetto sopra di noi, per amor
del rame luccicante
nella ciotola della questua
lassù.



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