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06/06/17

Bob Dylan arriva il testo del ringraziamento per il Nobel: "La mia non è letteratura."



"La mia non e' letteratura". Sono solo canzoni "fatte per essere cantate e non lette". 

Bob Dylan ha inviato agli accademici del Nobel il suo discorso di ringraziamento per un il premio ricevuto ma mai fino in fondo onorato. Non ha fatto dichiarazioni, non ha ringraziato, non e' andato alla cerimonia di premiazione ha inviato in Svezia Patti Smith che ha eseguito il classico dylaniano A Hard Rain's A Gonna Fall

A rendere pubblica la lettera di ringraziamento il Segretario permanente del Nobel Sara Danius per la quale "Il discorso e' straordinario e, come ci si poteva aspettare, eloquente; ora che il discorso e' stato letto dall'Accademia, e' tutto regolare e Dylan e' a tutti gli effetti un premio Nobel"

Il messaggio e' arrivato con un audio link e Dylan ha spiegato di non considerarsi uno scrittore o un letterato. "Non appena ho vinto il premio - scrive - mi sono subito domandato quale legame ci fosse fra le mie canzoni e la letteratura»

Poi ha citato i suoi artisti preferiti, tra cui Buddy Holly che "mi ha cambiato la vita" e i suoi libri preferiti: Moby Dick, l'Odissea e Niente di nuovo sul fronte occidentale. Infine ha scrtitto: 

"Le canzoni sono vive in una terra di vivi. Le canzoni non sono letteratura. Nascono per essere cantate, non lette. I testi di Shakespeare sono fatti per essere portati in palcoscenico, cosi' come le canzoni sono fatte per essere cantate, non stampate su una pagina. E io spero che molti di voi ascoltino i miei testi nel modo per cui sono stati creati: cioe' in concerto, sui dischi o sui nuovi media. Vorrei citare ancora Omero che disse: Canta in me, o Musa, e attraverso me racconta una storia

21/01/16

"Emozioni (Lucio Battisti via mito note) di Tullio Lauro e Leo Turrini (RECENSIONE)




E' l'esempio di un libro intelligente, ben concepito e ben scritto. 

Scrivere un libro sul mito Battisti è impresa difficile. Unico esempio di un personaggio che dal 1976 ha deciso di scomparire dal mondo, negando di sé anche la più piccola apparenza. (Mina ha fatto qualcosa di simile, ma è rimasta sempre in contatto col mondo: tutti sanno dove vive e con chi, tutti sanno cosa pensa e cosa scrive, ha perfino curato una rubrica per anni su La Stampa di Torino).

Lauro e Turrini dunque si sono dovuti barcamenare col pochissimo - quasi nullo - materiale a disposizione.  Anche prima del 1976 come è noto, Battisti ha parlato pochissimo e si è visto molto poco in pubblico. 

Ma anziché mettersi a inventare e a speculare sul nulla, negli anni fino alla morte del cantautore di Poggio Bustone, morto prematuramente a Milano nel 1998, i due autori hanno pazientemente ricostruito i documenti disponibili, il racconto dei pochi amici o compagni di avventura del nostro, la parabola quasi inspiegabile di un cantante-autore né bello né simpatico, quasi un buon selvaggio, sbucato fuori dalla Sabina più remota, e divenuto in pochissimi anni un monumento della musica popolare italiana, qualcuno che - in coppia con l'autore Mogol - ha saputo influenzare il costume e il mito popolare come nessuno prima - e forse anche dopo - di lui.  Con un manipolo nutrito di canzoni divenute immortali, fino alla fuga dal mondo, la sparizione, l'autoisolamento volontario e remoto, finito in un arrovellamento musicale-creativo personalissimo che gli ha fatto piovere addosso accuse di tutti i tipi, nell'epoca di album scarni e ostici, condivisa con l'autore-poeta Pasquale Panella.

In totale, come si riporta nel libro, Battisti ha interpretato 105 canzoni firmate con Mogol (gran parte di esse hanno un posto di grandissima rilevanza nella storia della musica leggera italiana), 12 con la moglie sotto lo pseudonimo di Velezia, 40 con Panella, e 3 di altri autori.  Più una trentina di altre canzoni scritte per altri cantanti. 

La fenomenologia di Battisti è interessante per molti motivi. E non è un caso che di lui si siano occupati nel bene e nel male i più grandi musicologi italiani - nel libro c'è un vastissimo repertorio di commenti su L.B. e sulla sua musica dei più disparati personaggi - uomini politici, intellettuali, compreso Edmondo Berselli che firma la pregevole introduzione di questo libro. 

Nel volume si ripercorre la vieta biografia - priva di eventi veramente particolari - compresa la vasta aneddotica su Lucio Battisti, tra cui la sua fantomatica (e del tutto falsa) simpatia per la destra (la leggenda metropolitana su di lui era che finanziasse organizzazioni e movimenti dell'estrema destra) cui viene dedicato un intero volume.

Ma c'è tutto quello che serve da sapere, oltre ad un nutritissimo apparato di crediti su album, realizzazioni e l'elenco di infinite cover realizzate da artisti famosi - italiani ed esteri - delle sue canzoni. 

E' anche un modo per ripercorrere quegli anni controversi (alcuni brigatisti, dopo gli arresti, confermarono di sentire nei loro covi le musiche di Battisti), di cui queste canzoni sono state incessante colonna sonora. 

Fino all'ultima fase, quella col binomio Battisti-Panella che ha prodotto 5 album del tutto sperimentali, criptici, ai limiti dell'assurdo,  oggi osannati e apprezzati perfino da filosofi e intellettuali di diversa provenienza. 

Valga per tutti il giudizio di Renzo Arbore che paragona la creatività di Battisti a quella di Gershwin e di Michele Serra, che scrive: 

Don Giovanni ridimensiona gran parte della musica leggera degli ultimi dieci anni.... il mio voto è dieci e lode. La sua invenzione melodica è enorme. La frase musicale finisce sempre in un modo sorprendente, lasciandoti sospeso nel vuoto, in una vertigine(...) La scelta dei testi è geniale. Molto meglio di Mogol.  Io credo che L'Apparenza sia l'opera di un genio, o più probabilmente di due (...), dico genio pensando a chi sa generare miracoli, inventare cose che nessuno ha potuto inventare prima. Come artefice di una illuminazione formidabile che per un attimo ci porta via o porta via gli altri. 

Fabrizio Falconi

Tullio Lauro - Leo Turrini
Emozioni - Lucio Battisti vita mito note
Zelig Editore
Milano, 1995


04/01/15

I 10 brani musicali che hanno cambiato la tua vita.




E' sempre interessante riavvolgere il nastro della memoria e mettere a fuoco quello che nella nostra vita è stato importante. 

La musica per me e per molti lo è stato.

Così, invitandovi a fare altrettanto, metto per iscritto - con tutta l'imperfezione del caso e l'inevitabile implacabile selezione -  i dieci brani musicali che "hanno cambiato la mia vita".  

Nel titolo di ogni canzone o brano musicale il link che rimanda al video youtube. 


1. Whiter shade of pale - Procol Harum

2. Let it be - Beatles

3. Ouverture da Semiramide - Gioacchino Rossini

4. An der schönen blauen Donau - Johann Strauss

5. Atom Heart Mother - Pink Floyd

6. I giardini di marzo - Lucio Battisti

7. The circle game - Joni Mitchell

8. Koln concert - Keith Jarrett

9. Vanity -  Sarah Vaughan

10. Hallelujah - Leonard Cohen (esecuz. John Cale).


A voi la palla.

Fabrizio Falconi

12/03/14

Che cosa sono le nuvole...



Capriccio all'italiana è un film collettivo,  girato nel 1967 e distribuito nel 1968, composto da sei episodi diretti da diversi registi, tra cui Che cosa sono le nuvole?, diretto da Pier Paolo Pasolini, con Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Domenico Modugno. 

Il cortometraggio prende il titolo proprio da questa scena finale.

Questo episodio fra l'altro è l'ultima pellicola cinematografica in cui appare Totò ed è l'ultimo film girato dall'artista: Capriccio all'italiana uscì nel 1968 mentre le riprese dell'episodio pasoliniano erano state effettuate tra il marzo e l'aprile dell'anno precedente. 

Totò, morto il 15 aprile 1967, non ebbe mai modo di vedere la pellicola.

Ed è ben curioso che la maschera grottesca di Totò si sia congedata proprio guardando le nuvole, nella sequenza finale di questo film così strano. 

Sulle note di questa canzone scritta dallo stesso Pasolini e musicata da Modugno. 

Modugno e Pasolini




La canzone era stata già pubblicata l'anno precedente nell'album Modugno.  Scritta da Pier Paolo Pasolini è una poetica e metaforica canzone sull'amore e sulla scoperta della vita attraverso il suono struggente di un mandolino.


ah straziante, meravigliosa bellezza del creato !  dice Totò nell'ultima battuta recitata.

E' il momento della rivelazione: quello in cui le marionette che hanno sempre vissuto nel cupo inganno del loro teatrino, dopo essere state straziate dallo stracciarolo, fatte a pezzi e gettate nella discarica, hanno finalmente l'agio di guardare il cielo.

E di scoprire, oltre alle nuvole, l'esistenza dell'autentico.

Della vita autentica.

E' così anche per noi. E' spesso  proprio il dolore che ci rende autentici, che ci fa scoprire la parte autentica di ciascuno di noi - vigliaccheria, dignità, coraggio, orgoglio, rassegnazione, determinazione, fede, fiducia, disperazione .

Ma queste parti autentiche - anche l'essere impotenti e fragili - esistono DA SEMPRE, sono lì.

Solo che passiamo una gran parte della vita a far finta che non esistano, a dissimularle, a raccontarci frottole, a non ascoltarle perché abbiamo paura di soffrire, o in definitiva soltanto di conoscere il nostro mondo interiore.

Ma invece è soltanto così che si cresce, solo così, solo cercando le nostre parti più autentiche e cercando di dar loro voce, che noi ritorniamo semplicemente umani.

Che cosa sono le nuvole...





Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata