Visualizzazione post con etichetta bompiani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bompiani. Mostra tutti i post

09/06/14

E' morto Luca Canali.




E' morto ieri a Roma, all'ospedale Gemelli, dov'era ricoverato da una settimana, Luca Canali, uno dei più grandi latinisti italiani, poeta e scrittore.

Nato a Roma nel 1925, avrebbe compiuto 89 anni il 3 settembre. 

I funerali si svolgeranno in maniera privata per volontà della famiglia. 

Militante da giovane nella Resistenza e iscritto al Pci dopo la fine della guerra, e' stato docente di Letteratura latina all'Università di Pisa ma anche grande narratore e traduttore di classici. 

Mercoledi' 11 giugno arriverà in libreria per Giunti il suo ultimo libro 'Pax alla romana-Glieterni vizi del potere', scritto con il filologo Lorenzo Perilli, sul malcostume politico e sociale che ci appartiene almeno dai tempi di Augusto, raccontato attraverso le parole di grandi scrittori e poeti, da Lucrezio a Tacito, da Virgilio e Giovenale, riportate in latino e italiano con commenti degli autori e rimandi alla nostra attualità. 

Tra i suoi libri 'Autobiografia di un baro' (Mondadori), 'Diario segreto di Giulio Cesare' (Mondadori), 'Amate ombre' (Bompiani) e 'Augusto, braccio violento della storia' (Bompiani). 

17/12/12

Meister Eckhart - Un mistico nel silenzio di Dio - di Giorgio Montefoschi.




Eckhart, un mistico nel vuoto di Dio
Per il «Meister» della Turingia il silenzio conduce alla Verità

Meister Eckhart - scrive Marco Vannini, il suo massimo studioso, nell'introduzione al «Commento alla Sapienza» contenuto nel volume in cui sono raccolti i Commenti all'antico Testamento (Bompiani, pp. 1548, € 35) - non ha mai pensato alla mistica, né tanto meno di essere un mistico, laddove per misticismo si intende un'esperienza intuitiva, segreta, del divino. Il padre domenicano nato attorno al 1260 in Turingia, priore nel convento di Erfurt, professore di teologia a Parigi, processato per eresia nel 1326, morto presumibilmente nel 1328, pensava che l'unico cammino possibile dell'uomo verso la verità che è Dio fosse il cammino della ragione. La ragione: l'intelletto è l'universale che è nell'uomo; il Logos generato da Dio che è nel mondo e all'interno di ogni uomo: di un pagano come di un cristiano, di un musulmano come di un ebreo.

Per poterlo conoscere, l'uomo giusto deve distaccarsi dal determinato, da quello che vede con i suoi occhi, pensa con il suo pensiero, ama con la sua volontà e insegue con il suo desiderio. Deve distaccarsi dal tempo e dal proprio io e pervenire a quel «fondo dell'anima» dove è assoluto silenzio e nulla, ma dove finalmente zampilla ciò che abbiamo di più profondo. «A stento valutiamo le cose terrestri, a fatica scopriamo quelle davanti agli occhi? Ma chi può rintracciare le cose del cielo?», recita la Sapienza in uno dei suoi versetti più sublimi. Le «cose del cielo», risponde Eckhart, ci appaiono quando un silenzio le avvolge; quando l'anima riposa dal tumulto delle passioni e dalle occupazioni mondane, tutte le cose per essa tacciono ed essa tace per tutte. «Lì», dice Agostino, il più citato da Eckhart, «è il luogo della quiete che non conosce turbamento», ed è lì che l'uomo deve porre la sua dimora. Dice Giobbe: «In visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul giaciglio, allora apre i loro occhi e li ammaestra». Se vuole le «cose del cielo», e sentire la piena unione con Dio che vive nel nostro cuore, l'uomo deve annullarsi al di là di ogni possibile concezione umana dell'annullamento. Non si tratta soltanto di non invocare Dio con immagini terrene e del tempo; anche la sola invocazione muta, il solo desiderio di essere in comunione con Dio ci fa piombare nella determinazione e nelle cose finite. Dio, invece, è indeterminabile, non numerabile, Uno. Epperò è nel nostro cuore: è in noi. Quindi, come Lui genera e crea la Parola che prende forma nel mondo, anche noi generiamo e creiamo, continuamente - una idea immensa - purché ogni sapere umano sia rimosso. È un punto fondamentale. 

Se si domanda perché Dio abbia creato tutto, cioè l'universo - dice Eckhart - bisogna rispondere: «Perché fosse». Dio fece tutte le cose perché fossero, cioè perché avessero l'essere all'esterno, nella realtà naturale, sebbene fossero in lui (come le idee di Platone) dall'eternità. Dunque, il fine è l'essere. E la generazione - ne consegue - è amore. Quindi noi proseguiamo l'amore.

11/01/12

"Considerazioni su di me e tutto il resto": il libro-memoria di Martin Scorsese.



Ho letto in questi giorni Conversazioni su di me e tutto il resto, il volume biografico su Martin Scorsese, appena uscito nell'edizione italiana da Bompiani.

E' un lungo libro-intervista  (purtroppo funestato da una pessima traduzione e ancor peggiore edizione con una esagerata quantità di errori e refusi di stampa)  realizzato dal giornalista e film-maker Richard Schickel, una vera e propria miniera per gli appassionati di cinema.  Che serve a inquadrare e a mettere in luce la complessa personalità di uno dei più grandi autori di cinema di sempre. 

La cosa per me più interessante del libro è stata - a parte la quantità di retroscena creativi e aneddoti di lavorazione, da Mean Streets a Toro Scatenato, da Fuori Orario a Gangs of New York - scoprire come ancora una volta il grande talento artistico - in questo caso quello di un creatore di fiction, di narrativa per immagini - si accompagni ad una consapevolezza profonda di sé, dei propri mezzi e bisogni espressivi, e dei propri limiti. 

Stupisce di Scorsese la fragilità emotiva - propria di molti artisti - ma anche la straordinaria umiltà, che stride con la vanagloria esibita da molti mezzi figuri che popolano la scena internazionale, i quali nelle loro rispettive carriere hanno realizzato un centesimo di ciò che ha prodotto la fertile vena del regista newyorchese. 

Scorsese è addirittura spietato nel valutare alcuni suoi film del passato. Inflessibile nel giudicare New York, New York, considerato da molti un capolavoro, perentorio nel giudicare perfino Toro Scatenato, che non inserisce tra i suoi preferiti, e che pure è ormai universalmente riconosciuto come una pietra miliare del cinema degli ultimi quarant'anni.  

I suoi giudizi, nell'intervista di Schickel (il quale fra l'altro tende lui sì a mettersi al centro dell'attenzione, a prendersi un indebito ruolo da protagonista nel corso dell'intervista) ribadiscono qual è la qualità principale per la crescita artistica: l'umiltà, insieme alla capacità di auto-valutazione. La durezza verso se stessi (la mancanza di auto-indulgenza) è l'unica condizione per continuare a sperimentare, a ricercare - con il rischio di fallire ogni volta - a capire cosa è giusto, cosa è necessario, cosa è vero.

Una grande lezione che è utile ascoltare e meditare e che spiega il senso di una vera ricerca creativa. 



Video in testa: SCORSESE from Sergio Ramirez on Vimeo.