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21/12/19

Sabato d'Arte: "Autoritratto" di Tiziano Vecellio




Autoritratto Intorno al 1562. Olio su tela, 86 x 65 cm. Museo del Prado di Madrid, Stanza 041 

Tiziano dipinse il suo primo autoritratto prima di partire per Roma nel 1545. Fu, tuttavia, dopo il soggiorno romano quando mostrò un maggiore interesse a diffondere la sua immagine per stabilire la sua posizione in un contesto di forte rivalità con Michelangelo

Di tutti quelli che ha realizzato, solo due si sono conservati. Il primo (Berlino, Gemäldegalerie) sarebbe datato intorno al 1546-1547, mentre quello conservato al Prado si identificherebbe con quello che Vasari vide nel 1566 nella casa del pittore, dove Tiziano si raffigura con un aspetto secondo la sua età, che nel 1562 sarebbe intorno tra settantatré e settantacinque anni.

L'aspetto più sorprendente dell'autoritratto di Prado è la sua tipologia

A metà del XVI secolo, il ritratto del profilo era insolito (Tiziano lo usava solo per le persone decedute: Francisco I e Sisto IV ), quindi l'autoritratto di profilo era eccezionale, in parte a causa della difficoltà che comportava, che richiedeva diversi specchi o un modello per la sua realizzazione. 

La scelta non fu quindi casuale e risponderebbe all'associazione con la fama di questa tipologia, derivata dalla numismatica romana e che Tiziano conosceva bene.

Sembra plausibile che Tiziano, già nella sua vecchiaia, volesse definire la sua immagine da tramandare ai posteri, ignorando il particolare spettatore a beneficio di uno universale. 

Ciò non è incompatibile con il destino di un autoritratto di famiglia, poiché sembra che, quattro anni dopo la pittura, fosse ancora di proprietà del suo autore. 

Come nell'autoritratto di Berlino, Tiziano ha anche messo in evidenza la sua nobiltà attraverso la catena d'oro che lo accredita come cavaliere dello Sperone d'oro e il suo vestito nero - colore raccomandato per i signori da Baldassare Castiglione in Il cortigiano, libro II, 27 (1527-), ma tenendo nella mano il pennello, voleva affermare che doveva la sua ascesa alla sua esperienza di pittore. 

Come tale, l' Autoritratto visualizza sia la leggenda che accompagnava la medaglia Leoni : PICTOR ET EQUES, sia le parole di Vasari quando lo visitò nel 1566: e lo trovò, anchorè vecchissimo fusse; con i penelli in mano per dipingere

L'immagine che Tiziano proiettava di se stesso nei suoi autoritratti non era casuale. Come ha sottolineato Jaffe (2003), presentandosi con una lunga barba, il berretto e una fronte chiara, Tiziano si assimilava alle immagini contemporanee di intellettuali derivati ​​da una certa iconografia di Aristotele molto popolare in Italia dalla fine del XV secolo . 


Tiziano Vecellio
Autoritratto
olio su tela, 1562
Museo del Prado, Madrid


18/12/19

Si svela un mistero durato secoli: Trovata nella Torre di Pisa la "firma" del suo autore.



Un'incisione non decifrata su una matrice in pietra per la fusione di una lastra di bronzo, ritrovata per caso nel 1838 e finora mai rivelata nel contenuto, nasconderebbe la 'firma' di colui che sarebbe l'autore della Torre Pendente di Pisa, ossia lo scultore e bronzista medievale Bonanno Pisano. 

Lo rivela uno studio di Giulia Ammannati, ricercatrice di paleografia alla Scuola Normale di Pisa, che pubblica uno studio nel libro 'Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata' (ed. Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali). 

Secondo quanto riporta il quotidiano La Nazione, Giulia Ammannati ricostruisce il testo di quell'epigrafe, che fu redatto dall'autore in forma poetica in latino: "Mi'rificu'm qui ce'rtus opu's conde'ns statui u'num, Pi'sanu's civi's Bona'nnus no'mine di'cor, ('Io che sicuro ho innalzato, fondandola, un'opera mirabile sopra ogni altra, sono il cittadino pisano chiamato Bonanno'). 

Bonanno Pisano, in base alla ricostruzione di questa iscrizione adesso 'decrittata', sarebbe dunque il progettista della Torre in base al nuovo indizio, anche se l'attribuzione dovra' corroborarsi di ulteriori ricerche storiche, visto che di Bonanno non e' definito il periodo di vita, mentre l'inizio dei lavori della torre risale al XII secolo

La ricerca della studiosa pisana, tuttavia, conferma la tesi di Giorgio Vasari che ne 'Le vite' attribuiva proprio a Bonanno la fondazione del campanile divenuto il piu' famoso al mondo. 



23/11/19

Sabato d'Arte: "The Exile: Heavy is the price i paid for love" di Thomas Cooper Gotch






Thomas Cooper Gotch o TC Gotch (1854–1931) è stato un pittore inglese e illustratore di libri vagamente associato al movimento preraffaellita ; era il fratello di John Alfred Gotch , l'architetto. 

Gotch ha studiato arte a Londra e ad Anversa prima di sposarsi e studiare a Parigi con sua moglie, Caroline , collega artista

Ritornati in Gran Bretagna, si stabilirono nella colonia artistica di Newlyn in Cornovaglia. Ha realizzato dipinti di ambientazioni pastorali naturali prima di immergersi nel romantico stile preraffaellita per il quale è più conosciuto. 

Sua figlia era spesso utilizzata come modella per le rappresentazioni di giovani ragazze. Le sue opere sono state esposte alla Royal Academy, al Royal College of Art e al Salon di Parigi . 

Oltre agli anni trascorsi in Francia e in Belgio mentre studiava arte, Gotch viaggiò anche in Austria, Australia, Sudafrica, Italia e Danimarca. Morì il 1 maggio 1931 per un attacco cardiaco mentre era a Londra per una mostra. Fu sepolto nel cimitero di Sancreed in Cornovaglia. 

Il quadro che abbiamo scelto ha un titolo piuttosto misterioso: "The Exile: Heavy is the price i paid for love", ovvero "L'Esilio: Pesante è il prezzo che io pago per amare". 

Il dipinto è attualmente conservato alla Alfred East Art Gallery Permanent Collection di Londra, Peek House 20  Eastcheap.


20/11/19

Incredibile ! Secondo gli scienziati, "Angeli e Demoni", la famosa opera di Escher, svela come si deforma la materia


La disposizione quasi psichedelica di angeli e demoni nella celebre opera 'Cerchio Limite IV (Paradiso e Inferno)', realizzata nel 1960 dall'artista olandese Maurits Cornelis Escher, consente di prevedere come un corpo cristallino modifichera' la sua forma se sottoposto a sollecitazioni esterne

E' dunque l'arte a lanciare un prezioso assist alla scienza per capire meglio come si generano frane, valanghe, terremoti e come si deformano i materiali nel micro e nanomondo. 

Lo dimostra lo studio pubblicato su Physical ReviewLetters da un gruppo internazionale di ricerca che ha coinvolto il Politecnico di Milano e l'Universita' di Padova. 

"L'incisione di Escher - spiega Paolo Biscari, professore di fisica della materia del Politecnico - e' legata al lavoro di matematici che nella meta' del secolo scorso stavano esplorando le proprieta' degli spazi iperbolici, ovvero spazi dove non vigono le leggi della geometria euclidea, per cui puo' accadere che due rette parallele si allontanino o si avvicinino"

Proprio osservando l'opera d'arte, e' scoccata la scintilla che ha permesso ai ricercatori di elaborare un nuovo approccio per descrivere attraverso la matematica i fenomeni di deformazione di materiali complessi

Focalizzandosi sull'intreccio di angeli e demoni, hanno infatti intuito che ogni punto dello spazio iperbolico (come ogni punto del disegno di Escher) puo' essere associato a una forma di un corpo cristallino, come un metallo

Nelle sue deformazioni, il materiale cambia di volta in volta passando per esempio dalla forma associata a un angelo a quella associata a uno degli angeli vicini. 

"I corpi seguono dunque delle vie preferenziali per cambiare forma, e se alcune deformazioni (quelle elastiche) possono tornare indietro, altre (quelle plastiche) non possono farlo", sottolinea Biscari. "Questo ci aiuta a capire meglio come cambiano forma i materiali nel micro e nanomondo, ma anche i meccanismi che generano frane, valanghe e terremoti, dove a volte lunghe sollecitazioni sembrano non generare alcuna deformazione finche' un piccolissimo cambiamento scatena il fenomeno".



09/11/19

Sabato d'Arte: "La signora con ventaglio" di Diego Velazquez




Come pittore di corte del re Filippo IV di Spagna, Diego Velázquez realizzò ritratti di successo della famiglia reale spagnola e dell'alta nobiltà. 

La Signora con un ventaglio è uno dei suoi ritratti più famosi ed enigmatici

A lungo creduto di rappresentare una signora spagnola, studi recenti hanno suggerito che la donna seduta potrebbe essere stata francese e non spagnola. 

L'unica donna francese conosciuta per essere stata dipinta da Velázquez era la duchessa di Chevreuse, intima amica della regina di Francia, nata in Spagna, Anna d'Austria. 

La sua cospirazione politica le portò l'inimicizia del potente cardinale Richelieu e, nel 1637, la costrinse a fuggire in Spagna. 

Nella collezione Devonshire a Chatsworth c'è un altro ritratto della stessa donna, probabilmente leggermente più giovane, in una posa molto più modesta e un abito chiaramente spagnolo. 

Questo dipinto fu acquisito dal 4º Marchese di Hertford nel 1847 per 15.000 franchi (circa 600 sterline) ed è attualmente conservato alla Wallace Collection di Londra, in Manchester Square.

The Lady with a Fan 
Diego Velázquez (1599 - 1660)
Spagna, circa 1640
Olio su tela,  95 x 70 cm 

31/10/19

Il fascino immortale della Basilica di San Clemente a Roma




Il fascino immortale di San Clemente
di Fabrizio Falconi
  

Sigmund Freud una volta paragonò Roma ad una entità psichica. E se davvero, secondo la geniale definizione del padre della psicanalisi, dovessimo esaminare Roma come una serie di strati psichici sedimentati, come dentro la mente di un uomo, i sotterranei delle chiese dell’Urbe rappresenterebbero un efficace compendio di questa descensus ad inferos che ognuno sembra chiamato a fare prima o poi, volente o nolente nella propria vita.

E forse non esiste luogo a Roma che simboleggi meglio questo, della meravigliosa Basilica di San Clemente, la cui storia abbraccia quasi duemila anni di storia.

Eretta prima del 385 d.C. e dedicata a San Clemente, il terzo papa dopo San Pietro, l’edificio si compone di due Chiese sovrapposte, sorte a loro volta sopra costruzioni romane d’epoca post-neroniana, anch’esse composte di vari strati.


La chiesa superiore dalla quale si accede oggi dall’ingresso laterale in via S. Giovanni in Laterano, risale al XII secolo, e la costruzione si deve al cardinale Anastasio, titolare tra il 1099 e il 1121.

Il sontuoso interno a tre navate non è facilmente descrivibile per la quantità di tesori che vi sono ospitati, dalla Schola Cantorum del secolo XII al meraviglioso recinto marmoreo a plutei e transenne con lo stemma di papa Giovanni II (532-35 d.C.); dal grandioso mosaico del Trionfo della Croce nell’abside fino ai celeberrimi affreschi di Masolino da Panicale (risalenti al 1431) nella Cappella di Santa Caterina.


La chiesa inferiore invece, alla quale si accede dalla sagrestia, ospita affreschi ancora più antichi e preziosissimi, risalenti al IX secolo avanti cristo, compresa la famosa Leggenda di Sant’Alessio, il quale partito di casa il giorno delle nozze, torna dopo una lunga penitenza a chiedere ospitalità al senatore Eufemiano, consegnando poi la storia della sua vita al Papa.

Giunti all’altezza delle antiche absidi, quelle della basilica inferiore e della basilica superiore sovrapposta, si scende ancora più in basso, alla profondità delle costruzioni romane, del tempo dell’Impero, dove si possono ammirare due stanze decorate di nicchie e di stucchi e al celebre Mitreo, il santuario nel quale si adoravano le divinità importate dall’Oriente, al centro del quale troneggia una ara di marmo ornata sulle quattro facce da rilievi raffiguranti le diverse fasi del culto.

Scendendo ancora nelle profondità della Basilica di San Clemente si avverte perfino  il rumore dell'acqua che scorre nel ventre della terra, scorgendone i riflessi nell’oscurità più fonda, quando si arriva ancora più sotto del livello del mitreo, anima ancestrale sottostante la basilica, e si pensa per analogia al viaggio che è possibile compiere dentro il mistero interiore.

Strato su strato, profondità dopo profondità, e ripensando all’analogia di Freud, ciascuno di noi sa che nella vita è dato scoprire parti di se impensate o sconosciute.  La maggior parte delle volte, ciò avviene per imponderabili cause esterne: crisi, lutti, innamoramenti, conflitti passioni o lacerazioni.

Allora pensiamo, o siamo portati a credere che qualcuno si stia impossessando di noi. Ma non è qualcun altro: siamo soltanto noi, sempre noi. Le parti di noi, che come quei territori oscuri della Basilica di San Clemente, è difficile esplorare (essendo del resto in notevole parte sbarrati ai visitatori, un pericoloso reticolo sotto-urbano che mette o metterebbe in comunicazione i resti e gli strati della Roma antica).


Questi territori labirintici e ombrosi sono fatti di pietre, di rovine che a loro volta servono da fondazione.  L'equilibrio è molto delicato: l'equilibrio tra pieno e vuoto rende possibile la sospensione dell'edificio – e allo stesso modo della individualità.  Quando c'è uno smottamento, tutto rischia di crollare. Bisogna correre ai ripari con un restauro, l'apertura di ponti, di travi e di sostegno.

Anche se siamo noi a muoverci, e sempre e soltanto noi anche quelle zone oscure,  quei recessi nascosti al sole del giorno, in molti si dicono convinti che il nostro quartiere più remoto e profondo, sia abitato da qualcos'altro.


E’ questa la grandezza di Roma.  E’ questo che la rende unica al mondo, è questo che la fa parlare al cuore di ognuno di noi.






26/10/19

Sabato d'Arte: Il "Fregio" della Casa di Gauguin nelle Isole Marchesi conservato al Museo d'Orsay di Parigi



Paul Gauguin trascorse gli ultimi mesi della sua vita a Atuona, nelle isole Marchesi. 

L'artista decorò la porta della grande capanna su palafitte di legno di palma e bambù, che fu anche la sua ultima dimora, con un insieme di pannelli scolpiti direttamente su misura, nel legno di sequoia.

I tre pannelli orizzontali recano iscrizioni che rivelano la ricerca di una primitiva età aurea che occupò l'artista fino alla fine della sua vita: la capanna si chiama, con un intento provocatorio, "Casa del Piacere", mentre i due pannelli del basamento sembrano specificare le condizioni di questo eden: "Siate misteriose" e "Siate innamorate e sarete felici ".



I nudi e i busti femminili che illustrano queste massime, figure massicce e serene, sono scolpiti in intagli grossolani ed efficaci, mischiati ad animali e piante.

La sensuale semplicità di questo tipo di decorazione segna la nascita di un'estetica "primitivista" che, nel XX secolo, conoscerà brillanti sviluppi con Matisse, Derain, Lhote e Picasso.

I pannelli della "Casa del Piacere" di Gauguin sono oggi conservati al Museo d'Orsay di Parigi, mentre sul frontone della  capanna delle Isole Marchesi sono state apposte delle copie.



Paul Gauguin (1848-1903) 
Basso rilievo in legno della Casa del Piacere 1902 
Bassorilievo policromo di legno di sequoia 
Cm 284 x 732 
Musée d'Orsay


25/10/19

Arriva il Michelangelo di Andrej Konchalovskij ! Il film che è stato girato nelle cave originali del Monte Altissimo.




Verrà proiettato in anteprima mondiale, come evento speciale di chiusura della XIV Festa del Cinema di Roma, domenica 27 ottobre 2019,  il film di Andrei Konchalovsky “Il Peccato - il Furore di Michelangelo” (Sin)

Il film, una produzione Andrei Konchalovsky Studios, Jean Vigo Italia e Rai Cinema, uscirà in Italia il 28 novembre, distribuito da 01 Distribution. 

Le riprese del film sono iniziate sul Monte Altissimo il 28 agosto 2017 nelle cave di Henraux, le stesse che furono scoperte da Michelangelo nel 1517. 

Per la produzione le cave dovevano soddisfare una serie di requisiti: dovevano comprendere un ampio piano di lavoro con una prospettiva verso l’infinito; essere in prossimità un terreno scosceso, su cui Michelangelo in scena doveva arrampicarsi, e rendere possibile l’ambientazione di una via di lizza, un percorso rudimentale attraverso il quale il marmo veniva trasportato a fondo valle.

Il regista cercava uno spazio lunare, affascinante e impervio che restituisse il senso della fatica cui erano sottoposti i cavatori. 

Nel film le montagne di marmo dovevano apparire simili alla fisionomia del tempo, così le cave del Monte Altissimo - che Michelangelo aveva esplorato e scelto per la qualità del suo marmo statuario 500 anni fa - sono divenute l’unica grande location in cui sono stati rinvenuti tutti gli ambienti previsti in sceneggiatura. 

 Dopo una ricerca durata otto anni, il Maestro Konchalovsky mette in scena un Michelangelo inedito, un uomo pieno di difetti che si cela dietro il genio incomparabile e che in pochi conoscono. Un racconto cinematografico per rappresentare la sua proverbiale terribilità che allude sia all'impetuoso tormento del suo carattere - modesto e vanitoso, stravagante e misantropo, avaro e generoso, violento, permalosissimo e intransigente - sia all'altezza sublime e inarrivabile della sua arte

 IL PECCATO si dispiega su un preciso periodo della vita di Michelangelo raccontato attraverso la lente visionaria e immaginifica di Konchalovsky. 

Uno sguardo privo di patine accademiche o mitizzazioni agiografiche ma capace di restituire il sapore di un’epoca e una versione tutt'altro che addomesticata del Rinascimento. 

La produzione ha infatti interpellato una serie di consulenti ed esperti che hanno offerto il loro contributo in modo che tutte le scelte artistiche avessero un riscontro storico, per le soluzioni scenografiche e gli oggetti di scena, per i costumi, ma anche per le musiche, le acconciature e il trucco.

Perché ogni scena doveva avere il sapore della vita vera. “Non voglio vedere ritratti nell'inquadratura. Ho bisogno di gente con abiti sporchi, pieni di sudore, vomito, saliva. L’odore deve passare attraverso lo schermo e arrivare allo spettatore.” 

Questo l’intento di Konchalovsly. Fra gli apporti degli esperti al lavoro del Maestro Konchalovsky è stato fondamentale quello di Costantino Paolicchi, autore di Michelangelo. Sogni di marmo che racconta l’avventura di Michelangelo sul Monte Altissimo, fra i primi testi che Konchalovsky ha letto per la preparazione del film, ed è stato Costantino Paolicchi ad accompagnare il regista anni fa nelle cave di Seravezza. 

“Sono particolarmente onorato di aver ospitato il Maestro Konchalovsky, gli attori, i tecnici e l’intero staff di produzione nelle nostre cave sul Monte Altissimo. – ha dichiarato Paolo Carli, Presidente di Henraux Spa e della Fondazione Henraux – Essere parte di un progetto culturale di così grande levatura internazionale ha reso orgogliosi tutti gli uomini e le donne di Henraux che avranno l’opportunità, insieme ad un pubblico mondiale, di avere una visione storica ed emozionante delle nostre cave. In questi luoghi, scoperti proprio da Michelangelo, è stato emozionante vedere come le scene si scolpissero nella pellicola per rivelare un ritratto inedito di Michelangelo secondo la straordinaria visione di Konchalovsky che racconta l’umanità più profonda del genio del Rinascimento”. 

Paolo Carli ha sottolineato come la messa a disposizione delle cave per un progetto come questo faccia parte della mission dell’Azienda che affonda le sue bicentenarie radici nella storia, nell’architettura, nell’arte e oggi anche nel design internazionale. 

I personaggi ed interpreti principali del film sono: Michelangelo, Alberto Testone; Peppe, Jakob Diehl; Pietro; Francesco Gaudiello; Sansovino, Federico Vanni; Raffaello, Glenn Blackhall; Marchese Malaspina, Orso Maria Guerrini; Marchesa Malaspina, Anita Pititto; Francesco Maria Della Rovere, Antonio Gargiulo; Papa Giulio II, Massimo De Francovich; Papa Leone X, Simone Toffanin.




12/10/19

Sabato d'Arte: "L'omelia di San Giovanni Battista" di Jan Brueghel



Il meraviglioso dipinto è conservato al Kunstmuseum di Basilea, acquisito con fondi dal legato Rudolf Bleiler ed è una copia (eseguita dopo il 1565) di Jan Brueghel (il giovane) dello stesso soggetto dipinto dal padre, Pieter Bruegel (il vecchio) e conservato attualmente a Budapest. 

La data proposta da Klaus Ertz per la datazione dell'immagine di Basilea nel 1598 risulta dalle partite con la replica designata e datata intorno al 1598 a Monaco anche dalla mano Jan Brueghel.

Le versioni di Jan Brueghel sono leggermente più grandi del modello del padre nella parte superiore dell'immagine e mostrano corrispondentemente un più cospicuo fogliame.



Omelia di Giovanni Battista 
Jan Brueghel (il giovane) (Bruxelles 1568-1625 Anversa)
copia da Pieter Bruegel 
intorno al 1598
Olio su legno di quercia114,6 x 165,2 cm
Non firmato

05/10/19

Sabato d'Arte: Il "Polittico Ferrer" di Giovanni Bellini a Venezia


In una delle meravigliose chiese di Venezia, quella dei Santi Giovanni e Paolo (per la quale fu realizzata e nella quale è da sempre), è custodita una delle opere più celebri e indimenticabili di Giovanni Bellini, Il Polittico di San Vincenzo Ferrer, dipinto a tempera su tavola e databile al 1464-1470. 

Il polittico è dedicato al santo spagnolo, domenicano, che era stato canonizzato nel 1455.  

Il polittico, dalla sfarzosa cornice dorata, è articolato su tre ordini per un totale di nove scomparti. Al centro si trovano tre santi a tutta grandezza, da sinistra san Cristoforo, san Vincenzo Ferrer e san Sebastiano. 



Il registro superiore mostra al centro un riquadro con la Pietà (Cristo morto sorretto da due angeli) e ai lati l'Arcangelo Gabriele (con un giglio, simbolo di purezza) e la Vergine annunciata; quest'ultima è in preghiera ed ha lo sguardo rivolto verso l'alto, dove anticamente esisteva la lunetta dipinta con il Padre Eterno, ricordata dal Boschini nel 1664 e poi dispersa.

La predella invece mostra i miracoli di Vincenzo Ferrer: le due tavole laterali sono divise in due scene ciascuna tramite una colonna dipinta, mentre quella centrale è una scena unica. 

I santi del registro centrale sono caratterizzati da un forte scatto plastico, sottolineato dal grandeggiare delle figure, le linee enfatiche delle anatomie e dei panneggi, l'uso geniale della luce radente dal basso per alcuni dettagli (come il volto di san Cristoforo).


Lo spazio è dominato da lontani paesaggi sullo sfondo e la profondità prospettica è suggerita da pochi elementi basilari, come le frecce in scorcio di san Sebastiano o il lungo bastone di san Cristoforo.

A parte alcuni accorgimenti, come l'uso di una medesima linea dell'orizzonte, i pannelli centrali non sono legati da particolari rapporti compositivi, con ambientazioni in paesaggi differenti.

Si tratta di un retaggio tradizionale, come la spessa cornice di divisione tra un pannello e l'altro, che vennero presto superati dal maestro veneziano.

Il Cristo in pietà, ancora una volta nella produzione belliniana, segue uno schema compositivo bizantino, naturalmente aggiornato al naturalismo allora in voga in Italia. L'Angelo e Maria sono caratterizzati da una pittura limpida e smaltata: soprattutto nella veste dell'angelo le campiture sono intrise di luci ed ombre quasi scultoree, mentre nel riquadro della Vergine, dal delicato profilo, la tenda rossa provoca una fiammata cromatica improvvisa.

notizie tratte da wikipedia.org

04/10/19

Bansky attacca ferocemente il Parlamento Britannico, popolato da scimmie. Asta Record da Sotheby's



Nove milioni di sterline, l'equivalente di 11,4 milioni di euro, per il "Devolved Parliament" dell'artista britannico Banksy: alla fine di una serrata gara tra una decina di collezionisti, 13 minuti di continui rilanci, la grande tela che raffigura i banchi della Camera dei Comuni occupati da scimpanze' e' stata venduta per una cifra record da Sotheby's

Lo riportano i media britannici, evidenziando che il prezzo di partenza era gia' esorbitante: 8,5 milioni di sterline.

"Peccato che non sia piu' di mia proprieta'", ha scritto Bansky su Instagram, replicando al critico d'arte Robert Hughes che metteva in questione il valore effettivo delle opere d'arte. 

Pochi giorni dopo le burrascose sedute alla Camera dei Comuni sulla Brexit, lo street artist Banksy aveva messo all'asta il "Parlamento involuto", la tela che raffigura scimpanze seduti sugli scranni verdi della House of Commons, al posto dei deputati britannici. 

Il lavoro presentato alla stampa è stato messo all'asta ieri 3 ottobre in un contesto molto speciale, a un mese dalla data prevista per la Brexit, il 31 ottobre, e in un Paese ancora molto diviso. Questa settimana, il Parlamento britannico e' stato teatro di scambi particolarmente accesi tra il Primo Ministro Boris Johnson e i parlamentari dell'opposizione, senza precedenti in 22 anni, secondo lo speaker dei Comuni. 



"Non ci poteva essere un momento migliore per vendere questo dipinto", ha dichiarato all'Afp Alex Branczik, capo del dipartimento di arte contemporanea di Sotheby in Europa, asserendo che da settimane si assiste in Parlamento a scene da "telenovele quotidiane".

Il dipinto di Banksy sottolinea, rappresenta "la regressione della piu' antica democrazia parlamentare al mondo ad un atteggiamento tribale e animale".

Il dipinto e' stato originariamente esposto nel 2009 al Bristol City Museum, citta' di origine Banksy.

Ma quest'anno l'artista, la cui vera identita' rimane un mistero, "ha nuovamente esposto l'opera in coincidenza con la data della Brexit, a 10 anni dalla sua prima mostra", ha spiegato Branczik. In questa occasione, il dipinto, precedentemente chiamato Tempo delle interrogazioni, e' stato re-intitolato.

Non e' la prima volta che il famoso artista di strada si inserisce nel dibattito sulla Brexit. A Dover, ha realizzato un affresco di un uomo che infierisce su una stella europea con uno scalpello, opera che puo' essere vista dalle migliaia di camionisti e visitatori che entrano nel Regno Unito ogni anno.

Fonte Askanews e Ansa 


24/09/19

Fabrizio Falconi a "STARS" la mostra a Palazzo Velli - Il Programma Completo



La mostra STARS dalla Street Art alla Space Art, a cura di Simona Capodimonti organizzata da Stefano Aufieri e Palazzo Velli Expo, si svolge dal 28 Settembre al 5 Ottobre 2019 a Palazzo Velli, in Piazza San Egidio 10, nel cuore di Trastevere a Roma, dove noti street artists accanto ad altri più da interni espongono opere ispirate ai temi spaziali

Il pretesto è il 50° anniversario dello sbarco sulla luna, un’impresa eccezionale avvenuta il 20 luglio 1969, cui tutta l’umanità ha partecipato attraverso le telecronache e le immagini televisive, e che si celebra nel corso del 2019. 

Con STARS si vogliono esplorare complessi temi scientifici attraverso il linguaggio diretto della street art, molto amata da un numero crescente di appassionati.

L’esposizione racconta del rapporto dell’UOMO con l’UNIVERSO e il suo porsi da sempre domande sul Cosmo. E’ noto che scienziati ed artisti siano in grado di vedere cose e creare “mondi” prima di altri e con tale capacità apportano il loro contributo positivo all’evoluzione dell’umanità.

STARS sono le Stelle del firmamento street art presenti in mostra, una significativa parte della scena romana ma anche tanti altri provenienti dal resto d’Italia, a rappresentare uno degli ambienti più innovativi e interessanti nell’arte contemporanea degli ultimi decenni. Una mostra “indoor” con artisti che per scelta prediligono dipingere sui muri è comunque una buona occasione per ammirare il loro stile e poi andare a scoprire le loro opere “outdoor”. Tra alcuni nomi Beetroot, Cancelletto, Diavù, Lucamaleonte, Omino71, Maupal, Moby Dick, Napal Naps, Neve, Mr. Klevra, Mauro Sgarbi, Solo, Stefano Bolcato.

Ognuno ha interpretato il concetto di SPAZIO secondo la sua creatività, in maniera poetica o in senso lato come spazio mentale, più spesso in chiave ironica o pungente con il linguaggio tipico dell’ambiente “underground” dell’arte urbana che vuole far riflettere su temi ambientali, sociali e umanitari. 

In fondo la street art è già arrivata nello Spazio, se pensiamo che l’artista Invader ha inviato nel 2015 un suo piccolo mosaico sulla Stazione Spaziale Internazionale, per cui giusto il tempo di un lancio e si passa rapidamente dalla Street Art alla Space Art e chissà quali altre possibili presenze aliene, oltre alle umane, possano averlo intercettato e quindi già ammirato l’arte nello Spazio.

Numerosi artisti sono rimasti affascinati dal tema e hanno aderito alla collettiva, dandoci un’idea della varietà di stili, tecniche e personalità nell’arte urbana: Alessandra Carloni, Breezy g, Chew-z, Collettivo 900 con Leonardo Crudi 900 e Elia 900, Barkieri, Emme xyz, Giusy, Gojo, Hoek, Hos, Ivan Fornari, Krayon, Lac68, Luca Bellomo, Manuela Merlo Uman, Olives, Pino Volpino, Piskv, Rachele del Nevo, Studio Sotterraneo con Carlos Atoche, Luis Alzarez, Luis Cutrone, Antonio Russo, Zoan, Teddy Killer, Tina Lo Iodice, Violetta Carpino, Zeitwille, dal centro Italia, dall’Emilia About Ponny, Alessio Bolognesi, Bibbito, Psiko, dalla Toscana Ache77, Blub, Exit Enter, Gabriele Romei aka RMOGRL8120, Collettivo C&C con Giada, Incursioni decorative, Otti, dal Sud Ironmould e pHOBOs, dalla Sicilia Acnaz, Antonio Curcio, Demetrio di Grado. Dal writing e graffiti: Bol Pietro Maiozzi, Er Pinto, Orghone, Mr Vela, Starz, Warios, Yest. Dai tatuaggi: Roberto Dramis aka Enigmaregis. Tra le nuove leve: Aurum, Afra17, Atyom, Glasswall, Giulia Zoo, Lola Poleggi, Mike Bravo, Mister Fred, Sony, Voice.

Una sezione interessante è riservata a chi è solito esprimersi anche con poster art e sticker art in azioni installative spontanee come Alessia Brabrow, Pino Boresta, Aloha, Ex Voto, Kocore, Koi, k2m, Lus57, Stencilnoire, Mr. Molecola Blu, Qwerty, Stelleconfuse, Tracy M., Winstons Smith, Jah, Zeta, Za To, dove si può ammirare sia in mostra che in strada una creatività libera e innovativa.

A omaggiare la luna e lo spazio anche le raffinate donne di Marco Rea, le miniature di Justin Bradshaw, le macchine 500 da design di Monica Casali, le foto di Gaia Villani, le  sculture di Jacopo Mandich, Andrea Gandini e Sandra Fiorentini, le stampe in 3D di Luciano Fabale, gli alieni di Eros Renzetti e il pugile di Paolo Bielli, le composizioni materiche di Matteo Peretti, le cartapeste di Marta Cavicchioni, le invenzioni di Lorenzo Dispensa, l’installazione e performance White lunar di Monica Pirone MK, lo spettacolo artistico-teatrale Tracce lunari dell’artista Luca Valerio d’Amico con l’attore Daniele Parisi, le estrose creazioni dell’artista e sktilista Ilian Rachov.

Un ricco calendario di iniziative collaterali accompagna la mostra STARS con space talks, space tours, space movies, performances, live painting, fashion show.

Info mostra: mattina 10.00-13.00 (formula uptoyou), pomeriggio 15.00-19.00 € 5,00
Per iniziative collaterali info e costi: info@palazzovelli.it 06 5882143.

Si ringraziano per il sostegno: Main Sponsor Fineco Bank, Alessandro D’Alessandro
e Valeria Cirone, Palazzo Velli Expo, Drago Edizioni Media partner, Never Cover,
Rome Stret art walking tours, La Pizzuta del Principe, Cantina Claudio Quarta
Vignaiolo.

Calendario iniziative collaterali a STARS

Venerdì 27/09
Live painting di Neve con ritocco di Anna Perenna sulla serranda ingresso al palazzo. Ore 15.00-18.00

Sabato 28/09
Anteprima mostra su invito ore 16.00-20.00
Vernissage ad accesso libero dalle ore 20.00

Domenica 29/09
Space tour, visita guidata alla mostra con la curatrice. Ore 11.00
Space movie, proiezione di un film cult sullo spazio e a seguire conversazioni con esperti di cinema ed artisti, ore 19.00. Con biglietto d’ingresso.

Lunedì 20/09
In a ribbon of moonlight, sfilata della collezione Autunno/Inverno 2019/2020 di Domitilla Funghini per Sottrazioni. Presenta la giornalista Livia Azzariti. Con Simona Tito organizzazione, Barbaraguidi hats & headwear, Estens make up eye & brow, Mangano art jewels, Maria Grazia Moretti accessori e dipinti su tessuto, Stelio Malori shoes, Manuela Rapaccioni hairstylist. Su invito ore 20.00

Martedì 01/10
Space talk con scrittori e artisti con Fabrizio Falconi giornalista autore di vari libri sui misteri di Roma e Porpora e Nero, Edizioni Ponte Sisto 2019, Gabriele Ziantoni speaker radiofonico autore del racconto L’astronauta con un disegno di Solo nel libro in uscita Nonostante Tutto, L’Erudita editore - Ore 17.00-19.00

Mercoledì 02/10
SpaziAmo, fashion show tra art e stile con la direzione artistica di Michele Spanò, Presenta la giornalista Barbara Castellani. Con gli stilisti Monica Bartolucci, Fabiana Gabellini, Giuliana Guidotti, Ilian Rachov, Fina Scigliano, Marta San Giovanni Gelmini, Carla Campea Gioielli Arte in regola. Comunicazione IPMagazine e INBrand adv. Su invito ore 21.00

Giovedì 03/10
Una sera nello Spazio, spettacolo artistico e teatrale. Su invito ore 19.00

Venerdì 04/10
Space talk con scienziati e artisti con Nicoletta Lanciano professoressa di didattica delle scienze e della matematica Università La Sapienza di Roma e autrice dei libri In luna, stellis et sole e Villa Adriana tra cielo e terra - Percorsi guidati dai testi di Marguerite Yourcenar, Apeiron edizioni 2010 e 2003, Ettore Perozzi dell’Agenzia Spaziale Italiana, autore del libro Luna nuova, Il Mulino 2019, Piero Meogrossi, architetto, ispettore, già direttore tecnico MIBACT e studioso di archeo-astronomia. Ore 17.00-19.00 Tracce Lunari Spettacolo artistico e teatrale con l’artista Luca Valerio D’amico e l’attore Daniele Parisi.
Ore 21.00. Con biglietto d’ingresso.

Sabato 05/10
Urban talk: I diritti degli street artists e le sponsorizzazioni private nell’arte con l’Avvocato Roberto
Colantonio, autore dei libri La Steet art è illegale? e Art sponsor. La sponsorizzazione dell'arte

19/09/19

Bacon e Freud per la prima volta insieme a Roma in una grande mostra al Chiostro del Bramante

Lucien Freud, Girl with a kitten, 1947, in mostra al Chiostro del Bramante

BACON, FREUD, LA SCUOLA DI LONDRA 
Opere della TATE 26 settembre 2019 – 23 febbraio 2020 al Chiostro del Bramante di Roma

Due giganti della pittura, Francis Bacon e Lucian Freud per la prima volta insieme in una mostra in Italia. Uno dei più affascinanti, ampi e significativi capitoli dell’arte contemporanea mondiale con la Scuola di Londra. Una città straordinaria in un periodo rivoluzionario. Bacon, Freud, l’arte britannica in oltre sette decenni, lo spirito di una città in mostra al Chiostro del Bramante di Roma dall’autunno 2019 fino a febbraio 2020, a cura di Elena Crippa, Curator of Modern and Contemporary British Art, Tate e organizzata in collaborazione con Tate, Londra.

Insieme a Francis Bacon e Lucian Freud, Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego, artisti che hanno segnato un’epoca, ispirato generazioni, utilizzato la pittura per raccontare la vita. 

Grazie a un prestito di Tate, la pittura di sei artisti con opere dal 1945 al 2004 rivela, in maniera diretta e sconvolgente, la natura umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni, nessun filtro, verità. Tanti i temi affrontati: gli anni della guerra e del dopoguerra, storie di immigrazione, tensioni, miserie e insieme, desiderio di cambiamento, ricerca e introspezione, ruolo della donna, dibattito culturale e riscatto sociale. Al centro di tutto questo la realtà: ispirazione, soggetto, strumento, fino a essere ossessione. 

Un tema più che mai attuale, in un’epoca, la nostra, di filtri e #nofilter. La scuola di Londra In mostra oltre quarantacinque dipinti, disegni e incisioni di artisti raggruppati nella “School of London”. 

Artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere. 

Francis Bacon (1909-1992) nasce e cresce in Irlanda e arriva in Inghilterra quindicenne, Lucian Freud (1922-2011) scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo, lo stesso succede, pochi anni dopo a Frank Auerbach; Michael Andrews è norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte; Leon Kossoff è nato a Londra da genitori ebrei russi; Paula Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi. 

Nell’architettura cinquecentesca progettata da Donato Bramante trovano spazio, con un approccio cronologico e tematico, opere che raccontano individui, luoghi, vita vissuta, per mostrare la totalità dell’esperienza di essere umano. Opere in cui la fragilità e la vitalità della condizione umana viene presentata tramite lo sguardo dell’artista: disegni e dipinti che ritraggono esistenze e luoghi scandagliati nella sua crudezza senza filtri. 

Per l'approfondimento sugli artisti vedi: www.chiostrodelbramante.it/mostra-bacon-freud-approfondimento


31/08/19

Ancora due mesi per vedere all'Ermitage a San Pietroburgo la grande mostra dedicata alla Collezione Campana, con il Dito e la Mano Colossale di Costantino finalmente riunite!


Erano gli anni del Risorgimento quando il marchese Giampietro Campana si affaccendava tra scavi archeologici, antiquari e mercanti d’arte per mettere insieme una delle più ambiziose raccolte private del XIX secolo.

Poi la smania del collezionismo lo travolse e il direttore del Monte di Pietà di Roma giunse a contrarre debiti per tre milioni: fu condannato per appropriazione indebita di denaro pubblico e le sue 112 mila opere d’arte messe in vendita, attraendo compratori del calibro dello zar Alessandro II e di Napoleone III. 

Lo smembramento della collezione suscitò emozione in tutta Europa: la maggior parte dei pezzi fu trasferita all’Ermitage e al Louvre, porzioni minori finirono in seguito al Victoria and Albert Museum e al British Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York e ai nostri Musei Capitolini. 

Oggi una grande mostra ricompone il sogno di Campana: dopo la tappa invernale al Louvre, per la prima volta il pubblico russo può ammirare una selezione che restituisce la varietà e la ricchezza del patrimonio del marchese

In mostra circa 700 opere d’arte e reperti archeologici di altissima qualità, tra cui il celebre Sarcofago degli Sposi, di fattura etrusca, e la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello

Gli appetiti di Campana erano decisamente onnivori: se per amore della scultura antica il marchese giunse a finanziare scavi di grande successo e perfino a dirigerli, come nel caso di Ostia, con altrettanta bramosia si dedicò alla raccolta di dipinti dei primitivi italiani e del Rinascimento (più di 400), dal prezioso Crocifisso di Giotto alla Madonna con Bambino di Sandro Botticelli. 

A tutto questo aggiunse vasi, terrecotte, gioielli di immenso valore, armi e armature, fino alle sculture di ceramica invetriata dei Della Robbia e, naturalmente, a preziosi marmi di età romana come il Busto di Antinoo o il gruppo di Venere e Cupido. 

La dispersione della collezione portò anche allo smembramento di singole opere, le cui parti sono ora separate da molti chilometri: è recente la scoperta di una giovane francese, Aurélia Azéma, che ha collegato il dito bronzeo di età romana conservato al Louvre all’enorme statua dell’imperatore Costantino i cui pezzi troneggiano nell’esedra del Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini

Per la prima volta in 160 anni la mostra coprodotta da Louvre ed Ermitage ha ricomposto l’anatomia della mano colossale



Nel percorso espositivo di San Pietroburgo rivivono ascesa e declino di Campana, evidenziando i suoi interessi variegati, le tappe nella costruzione di una raccolta “universale”, ma anche l’influenza che esercitò sul gusto del tempo, tra cui figura l’impulso dato alla produzione di falsi e pastiches. Da non perdere la ricostruzione di ambienti del palazzo del marchese, una sorta di museo personale che i curatori della mostra hanno potuto osservare attraverso rare foto d’epoca. 

 Dream of Italy – The Marquis Campana Collection sarà visitabile all’Ermitage fino al prossimo 20 ottobre.

20/06/19

Venduta all'asta per 162.500 euro la pistola con cui si suicidò Vincent Van Gogh



La pistola che Vincent van Gogh potrebbe aver usato per togliersi la vita e' stata venduta all'asta per 162.500 euro, quasi tre volte piu' del previsto.

Il revolver arrugginito è stato acquistato da un collezionista privato via telefono, scrive il sito della Bbc.

L'arma era stata trovata da un contadino nel 1965 vicino al villaggio in cui l'artista trascorse i suoi ultimi giorni.

Aveva all'incirca l'età giusta ed era dello stesso calibro del proiettile utilizzato da Van Gogh. Tuttavia, permangono dubbi sulla sua autenticità. 

Il 27 luglio 1890 l'artista olandese raggiunse un campo vicino a Auvers-sur-Oise, un villaggio a pochi chilometri a Nord di Parigi, e si sparo' al petto.


La pistola era di potenza limitata e ci vollero giorni perche' Van Gogh morisse per le ferite riportate. 

Secondo gli esperti la pistola era rimasta nel campo tra 50 e 80 anni.

Ma rimane il dubbio se il revolver, che era stato precedentemente conservato al Museo Van Gogh di Amsterdam, sia l'arma che il pittore effettivamente utilizzo' per uccidersi.

Il Van Gogh Institute, che si occupa della casa dove il pittore visse i suoi ultimi giorni, ha criticato l'asta.

"Niente suggerisce che i resti (della pistola) siano collegati alla morte di Van Gogh", ha scritto in una nota, deplorando la "commercializzazione di una tragedia che merita piu' rispetto". 

Fonte Askanews

23/05/19

Arriva in Italia dopo 35 anni la "Madonna Benois" di Leonardo da Vinci !



Dal 4 luglio al 4 agosto 2019, Perugia sarà teatro di uno straordinario appuntamento d'arte.

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, arriva la Madonna Benois, uno dei capolavori giovanili di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, che torna in Italia dopo 35 anni dalla sua unica esposizione.

L’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, vivrà un momento preliminare alla Pinacoteca di Fabriano, dal 1° al 30 giugno, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference.

La mostra offre la possibilità di un interessante confronto iconografico tra la Madonna Benois e le opere del Perugino, eseguite al suo rientro in Umbria da Firenze, e conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Già nelle Cronache Rimate del 1482, infatti, il pittore Giovanni Santi ricordava che Due giovin par d'etate e par d'amori / Leonardo da Vinci e 'l Perusino / Pier della Pieve ch'è un divin pittore, per sottolineare il profondo rapporto che legò i due artisti mentre lavoravano insieme come giovani apprendisti nella bottega fiorentina del Verrocchio.

La Madonna Benois è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Dipinta con ogni probabilità tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui l’artista fu iniziatore.
Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, il genio del Rinascimento rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di casa abitata”, afferma Tatiana Kustodieva, del Dipartimento dell'arte dell’Ermitage. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per sé stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente”.

A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché “Un buon pittore - annota lo stesso Leonardo nel “Trattato della Pittura” - deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”.

La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914, venduta da Marija Aleksandrovna Benois, che la aveva ereditata dal nonno paterno, mercante in Astrachan, a un prezzo inferiore a quello di mercato, «purché rimanesse in Russia». Non è nota la storia del dipinto prima dell’Ottocento, ma appena fu esposta per la prima volta nel 1908, quasi tutti gli storici dell’arte del tempo l’assegnarono a Leonardo da Vinci, attribuzione che oggi risulta molto solida e affermata pressoché all’unanimità.

La rassegna, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International, rinsalda il legame già in essere tra la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Ermitage di San Pietroburgo: grazie a questa collaborazione, La lavandaia, capolavoro di Jean Siméon Chardin dell’Ermitage, è presente alla mostra della Galleria dedicata alle Bolle di sapone, mentre, lo scorso dicembre, l’Annunciazione della Vergine Maria di Piero della Francesca, cimasa del Polittico di Sant’Antonio, è stata eccezionalmente prestata al museo russo, che ora sceglie di celebrare il genio del grande artista toscano proprio nel suo paese natale.


LEONARDO DA VINCI. LA MADONNA BENOIS
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
4 luglio – 4 agosto 2019

Orari: da martedì a domenica, 8.30-19.30; lunedì 12.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Biglietti: intero, € 8,00; ridotto, € 4,00, Gratuito (per le singole categorie consultare il sito www.gallerianazionaledellumbria.it/visita); Card Perugia Città Museo


Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it