08/03/21
8 marzo: WWF, Tante le donne che nel mondo si battono per la Natura
05/03/21
Libro del Giorno: "La pasqua rossa" di Alberto Bevilacqua
Alberto Bevilacqua scrisse questo romanzo, arrivato finalista al Campiello (che lo scrittore aveva già vinto nel 1966 con Questa specie d'amore), nel 2003.
Con La Pasqua Rossa Bevilacqua tornò ai temi e ai conflitti sociali del dopoguerra italiano, già esplorati in La Califfa e in altri romanzi.
Il libro ripercorre così i fatti dell'aprile 1946, quando nel carcere di San Vittore sono stipati piú di tremila detenuti, tra delinquenti senza bandiera, ex repubblichini ed ex partigiani condannati per reati comuni: un microcosmo impossibile, che rispecchia con paradossale fedeltà un'Italia che stenta a scrollarsi di dosso «il sentimento delle macerie».
È in questa polveriera che scoppia una delle rivolte più imponenti del sistema carcerario mondiale, architettata da Ezio Barbieri, eroe maledetto capace di amicizie e di amori intensi, dipinto dalle dicerie come un diavolo con fattezze angeliche, dal sorriso ambiguo, dall'intelligenza spiazzante.
Ma chi era davvero Ezio Barbieri?
Un uomo in grado di capire come nessun altro «i drammi in gabbia» e i destini futuri dell'Italia? Un profeta moderno? Un sognatore? È intorno alla personalità complessa, contraddittoria e carismatica di questo pifferaio magico che il libro di Bevilacqua si avvita a spirale: nella convinzione, profonda e contagiosa, che il destino di un uomo possa illuminare, a tratti, quello del mondo.
In questo racconto ravvicinato corale, dai toni onirici, Bevilacqua ritrae un ribelle, Ezio Barbieri, costretto da sempre a recitare se stesso, alla ricerca dell'impossibile rivalsa contro un destino fallimentare.
Un possibile punto di svolta, un momento cruciale per il futuro dell'Italia osservato dall'alto delle celle degli sconfitti, attraverso il risentimento di un uomo solo accerchiato dall'esercito e dal suo passato.
Per la cronaca Ezio Barbieri, che fu condannato all'ergastolo, e uscito dal carcere nel 1971, è morto quasi centenario, soltanto tre anni fa, nel 2018 a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia.
Un romanzo che conferma la qualità letteraria e l'estro di uno dei migliori scrittori italiani del Novecento.
04/03/21
Libro del Giorno: "Cuori pensanti" di Laura Boella
5 brevi lezioni di filosofia per tempi difficili: così recita il sottotitolo di questo libro di Laura Boella dedicato a 5 figure femminili fondamentali nella storia e nella filosofia del Novecento.
Edith Stein, Maria Zambrano, Hannah Arendt, Simone Weil, Etty Hillesum.
La voce intensa, l'intelligenza e la straordinaria sensibilità di cinque grandi pensatrici. Cinque donne indipendenti, audaci, ostili a ogni conformismo.
Cuori Pensanti è un piccolo libro di filosofia che rappresenta una continua fonte d'ispirazione.
L'eredità delle filosofe non è soltanto scritta nei loro libri, ma vive nella loro esperienza, nei loro giudizi, nelle scelte etiche, politiche e spirituali.
"In queste pagine," scrive l'autrice, "non ho fatto altro che lasciarmi trasportare dalla passione che mi accompagna da molti anni per queste straordinarie figure di pensatrici, cercando di esaltarne il coraggio di amare e di pensare."
Cinque brevi lezioni di filosofia condensate in poco più di cento pagine: un piccolo compendio che attraversa la vita, gli amori, le inquietudini, le domande, le riflessioni di cinque pensatrici straordinarie che hanno sfidato la morale convenzionale e le cui biografie sono avvolte in un alone di leggenda.
Per ognuna di loro, la filosofia non è stata un riparo o un ritiro dal mondo: è stata la pratica audace e ostinata di un addestramento al sentire la vita in tutta la sua ricchezza e complessità, di una vigilanza sulle proprie emozioni, di un raccoglimento capace di lasciar emergere ogni esperienza in tutte le sue sfumature, con assoluta chiarezza.
Le loro parole e i loro pensieri sono una continua fonte d'ispirazione, oggi come ieri.
Laura Boella
Cuori Pensanti
Milano, Chiarelettere, 2020
pp. 144 pagine, Euro 14,25
ISBN-10 : 8832963183
ISBN-13 : 978-8832963182
02/03/21
Quel giorno che Alfredo a Roma inventò la pasta in bianco
01/03/21
Il film di Werner Herzog e l'incredibile (vera) fotografia di Churchill, Lawrence D'Arabia e Gertrude Bell Giza che oggi ha 100 anni
28/02/21
La Poesia della Domenica: "L'accenno di un canto primaverile" di Aleksandr Blok
L’accenno di un canto primaverile
Il vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.
26/02/21
Morti 2 grandi poeti: Lawrence Ferlinghetti e Philippe Jaccottet
Raro caso di poeta, insieme a Rene' Char e Saint-John Perse, ad essere pubblicato ancora in vita nella prestigiosa collezione della Biliothe'que de la Ple'iade, Philippe Jaccottet, morto a 95 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, e' stato piu' volte candidato al Premio Nobel.
24/02/21
Ecco 30 meravigliosi itinerari nella Tuscia tra Letteratura (Dante, Pirandello) e Cinema (Monicelli, Clooney)
23/02/21
Un brano di "Porpora e Nero" di Fabrizio Falconi - Il ritrovamento della quarta e ultima traccia
22/02/21
A Versailles torna a splendere il famoso Teatro di Maria Antonietta
19/02/21
Roma omaggia John Keats a 200 anni dalla sua morte
18/02/21
Scacchi e Cinema: in un Ebook la guida a tutti i film
16/02/21
La Villa Paolina di Roma e il mito della sua proprietaria Paolina Bonaparte
Via XX Settembre è una nobile strada di Roma dove
si sono stabilite diverse ambasciate e uffici diplomatici: una di queste è la
sede della rappresentanza di Francia presso la Santa Sede che è ospitata nei
nobili locali della Villa Paolina, in quell’area una volta definita dalle Mura
Aureliane, la cosiddetta strada Pia
(oggi via XX Settembre) e via di Porta
Salaria (oggi via Piave).
La villa sorse intorno al 1748 per volere del cardinal Silvio Valenti
Gonzaga, segretario di Stato di papa Benedetto XIV, su un preesistente edificio
che era proprietà di una famiglia fiorentina dal curioso cognome: Cicciaporci.
All’interno della villa il cardinale raccolse splendide collezioni molte
eterogenee tra loro, soprattutto strumenti scientifici e poi quadri, gioielli e argenterie, come si può desumere
da un celebre quadro di Gian Paolo Pannini, la
Galleria del cardinale Valenti
Gonzaga, oggi conservato al Wadsworth Atheneum di Hartford, in Inghilterra.
In questa tela è raffigurato un gruppo di persone
nell’intento di esaminare il progetto della villa, immerso in una galleria di
invenzione sulle pareti è possibile però ammirare alcuni pezzi della collezione
del cardinale: libri, statue e arazzi che testimoniano la cultura divorante e
l’eclettismo dei gusti del Cardinale-umanista.
Alla morte del Cardinale, la villa fu acquistata
nel 1809 da un’altra proprietaria illustre: Paolina Bonaparte, che le diede il
nome e ordinò nuove sontuose decorazione all’interno e all’esterno della Villa.
Paolina (che in realtà si chiamava Maria Paola)
era come noto la sorella prediletta di Napoleone, che nel 1797 era andata in sposa al generale
Victor Leclerc, e alla morte di questo (il matrimonio durò solo cinque anni)
divenne, su insistenza del fratello, la sposa del potentissimo principe Camillo
Borghese, più anziano di lei di cinque anni, la personalità più eminente della
Roma di allora, il che ne fece la regina della vita mondana romana, vista anche
la sua bellezza e il suo noto anticonformismo che la portò anche a posare
scandalosamente nuda per Antonio Canova nel celebre capolavoro che oggi è
l’attrazione principale del Museo Borghese, nella villa omonima.
La Villa in Via XX Settembre (provenendo da Porta
Pia, la si incontra sul lato destro introdotta da un grande portale in bugnato)
divenne la residenza personale e principale di Paolina a Roma, con il Casino a
più piani, la scala monumentale, le colonne doriche, e soprattutto la splendida
collezione esotica, che in parte Paolina aveva ereditato dal precedente
proprietario della Villa e in parte arricchì secondo il suo gusto personale.
Anche il giardino, per volontà della nobile
Bonaparte, divenne uno dei più lussureggianti e belli (quello rimasto oggi è
semplicemente una piccola porzione) con molte piante rare, tra le quali i primi
arbusti di ananas piantati a Roma.
Paolina, poi, dal temperamento irrequieto (che
suscitava continui scandali e costringeva il fratello a richiamarla all’ordine)
nutriva continue curiosità che si nutrivano dei bizzarri gusti del precedente
proprietario: nella grande sala del pianterreno ad esempio, Silvio Valenti
Gonzaga aveva fatto trasportare una grande pietra circolare proveniente dagli
scavi del Campo Marzio, forse attinente alla Meridiana di Augusto, sulla
superficie della quale erano riportate misteriose figure matematiche, trapezi,
triangoli, pentagoni, esagoni e solidi.
La grande sala possedeva poi, già dai tempi del
Cardinale Gonzaga, una particolarissima proprietà acustica, che sembra
divertisse molto Paolina: posizionandosi ad uno degli angoli del salone era
infatti ascoltare distintamente le conversazioni che si svolgevano al lato
opposto. Il che, in quegli anni dominati
dalla frenetica vita di corte, dagli intrighi e dai pettegolezzi, forniva degli
innegabili vantaggi.
Con la morte di Paolina (nel 1824) purtroppo
anche la Villa cadde in uno stato di abbandono, aggravato dai pesanti
danneggiamenti subiti nel 1870 durante gli scontri e i cannoneggiamenti della
Presa di Porta Pia. Rimase comunque di proprietà dei Bonaparte, fin quando fu
acquistata dall’ambasciatore di Prussia (nel 1907) per restaurarla e stabilirvi
gli uffici diplomatici.
Nel frattempo gran parte del rigoglioso giardino
era andato perduto e sacrificato per essere dato in concessione per la nascita
di nuove costruzioni abitative.
La Villa poi, in un certo senso, tornò a casa (la patria di Paolina) nel
1951 quando come detto fu acquistata dal governo francese per realizzarvi
l’ambasciata presso la Santa Sede.
Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2013
15/02/21
100 anni dalla nascita di Giulietta Masina: Un libro la ricorda
14/02/21
La Poesia della Domenica: "Coniando sfere dissimili" di Fabrizio Falconi
Coniando sfere dissimili
come granelli,
13/02/21
Libro del Giorno: "Due vite" di Emanuele Trevi
Un libro prezioso, di rara qualità. Emanuele Trevi ritorna con "Due vite", recentemente ristampato da Neri Pozza e già sicuro concorrente - e possibile o probabile vincitore - del premio Strega 2021. Un libro che, nello stile di Trevi, è in parte memoriale, in parte omaggio/tributo a due amici scrittori morti prematuramente, in parte saggio di critica letteraria, in parte pura narrazione (le biografie, cioè, qui diventano pura materia letteraria).
«L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità». Così scrive Emanuele Trevi in un brano di questo libro che, all’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia.
Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, così propensa alle illusioni. Ne ridisegna i tratti: la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo; l’aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, così seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava. Ne mostra anche le differenti condotte: l’ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore.
Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell’unicità di questo libro non stanno nell’impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura: l’amicizia.
Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all’ultimo trasparente e felice, quel legame che accade quando «Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino».
12/02/21
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