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23/07/24

E' l'epoca della "Cachistocrazia" o della "Peggiocrazia", perché ?


 I migliori, oggi, quelli rimasti, si tengono mille miglia lontani dalla politica.

Per i padri greci invece, Aristotele e poi Platone, la politica, cioè l'amministrazione della cosa pubblica, doveva essere appannaggio dell'aristocrazia cioè dei migliori (dal greco άριστος, àristos, "migliore" e κράτος, kratos, "comando"), non dei "più ricchi" come viene oggi intesa la parola aristocrazia, ma "dei migliori", cioè degli uomini più qualitativi.

Oggi che i migliori hanno abdicato (dedicandosi con sommo entusiasmo esclusivamente al proprio orticello) la politica è una prateria occupata dai peggiori, è il momento cioè della cachistocrazia o kakistocrazia (dal greco antico κάκιστος, kákistos, «pessimo» e κράτος, krátos, «comando»), anche detta peggiocrazia, un governo in cui il potere è affidato ai cittadini meno competenti e qualificati, dunque ai "peggiori".

Fabrizio Falconi - 2024

29/09/11

RI-COMINCIARE. Da dove ? (12 cose da cui ripartire): 11. DIGNITA'



Dovrò ricordarmi della dignità dei poveri e della dignità degli oppressi, cioè della vera dignità.  Poveri e oppressi, perseguitati e derelitti dimenticano spesso la dignità per causa di forza maggiore. Perché spesso è più importante sopravvivere. 

Ma qualche volta anche per i poveri, anche per gli oppressi e anche per i perseguitati e i derelitti, la dignità E'  PIU' IMPORTANTE del sopravvivere. 

Dovrò ricordarmi che nella stessa etimologia della parola dignità vi è la parola degno. Degno significa essere meritevole di rispetto nell'opinione comune.
Ma è fin troppo ovvio che nessuno avrà rispetto di me, nessuno avrà vero rispetto di me, se io per primo non avrò rispetto di me.   Se io non riuscirò a sentirmi intimamente degno.

Sentirsi intimamente degno NON dipende dal riconoscimento altrui. Gli altri, questo dovrò ricordarlo sempre, mi conoscono SOLO in parte. SOLO in parte sanno chi io sono. E chi io sono per loro, dipende da troppi fattori: principalmente da ciò che io decido di mostrare, più o meno inconsapevolmente.

E gli altri, per i motivi anche più leciti o giusti, o illeciti od opportunisti, sono sempre pronti a riconoscere un merito che non c'è, anche quando non c'è.

Non dovrò basarmi su questo, dunque, per riconoscere la mia dignità.

Dovrò sentirmi degno SOLO di quel che io sono.   

E per farlo dovrò necessariamente: 1. conoscere me stesso (conoscere ed essere consapevole di me) e 2. possedere capacità di giudizio su me stesso, in base a quel che io so che è giusto, in base a quel che so essere giusto. 

Se io non sarò capace di essere una persona degna, e quindi se non sarò capace di possedere dignità consapevole, nessun onore e nessun rispetto degli altri saprà rendermi davvero felice. E ogni volta che calpesteranno la mia dignità, non potrò davvero reagire con i diritti e l'interezza che derivano dalla mia persona umana.

Come scrisse Aristotele, La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. 
 E invece sembra proprio che - come scrisse due millenni più tardi R.Chandler - la maggior parte della gente consumi metà delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto. 


Fabrizio Falconi