Era stato un giovane incontrato in quell'abbazia, il monastero benedettino di Solesmes (Francia), durante la settimana santa a farle scoprire quel testo, scritto da George Herbert, un poeta inglese del Seicento.
Simone Weil era arrivata A Solesmes particolarmente sofferente. In particolare, tormentata dalle devastanti emicranie che la colpiscono da tempo.
Imparata quella poesia a memoria, Simone comincia dunque a recitarla quando le emicranie appaiono insopportabili.
L’Amore mi accolse; ma l’anima mia indietreggiò,
Ma chiaroveggente l’Amore, vedendomi esitare
fin dal mio primo passo,
mi si accostò, con dolcezza
domandandomi se qualcosa mi mancava..
«Un invitato» risposi «degno di essere qui».
L’Amore disse: «Tu sarai quello».
Io, il malvagio, l’ingrato? Ah! mio diletto,
non posso guardarti.
L’Amore mi prese per mano, sorridendo rispose:
«Chi fece quest’occhi, se non io?»
«È vero, Signore, ma li ho insozzati;
che vada la mia vergogna dove merita».
«E non sai tu» disse l’Amore «chi ne prese il biasimo su di sé?»
«Mio diletto, allora servirò».
«Bisogna tu sieda», disse l’Amore «che tu gusti il mio cibo». C
Così mi sedetti e mangiai.