Una volta ho trascorso alcuni giorni in montagna meditando insieme alla grande anima di
Simone Weil, attraverso i suoi scritti.
Tutti noi nella vita, ci riempiamo le orecchie e le bocche della
parola Amore.
E
invano ne cerchiamo il senso, il significato, il sapore.
Potremmo dire che
tutta la vita la passiamo a cercare l'amore. Quello
stesso amore che sappiamo che esiste.
Che una madre ci ha donato
mettendoci al mondo, e proteggendoci nei primi istanti della nostra
vita, e che mai più riusciamo a trovare (o quasi mai)
nei termini
esatti in cui noi lo vogliamo.
L'amore - questo lo capiamo invecchiando - non viene mai. Non viene
mai, se non impariamo NOI STESSI ad amare, a darlo.
E' questa la più grande certezza che ciascuno può sperimentare, ma che è invitato a fare
prima che i rimpianti prendano il posto della pienezza: se non si è capaci di amare, non si verrà mai amati.
Ma come si fa ad amare ?
E soprattutto come si fa a mantenere vivo il proprio amore, a non
lasciarlo appassire, scivolare, corrompere dalla vita di tutti i
giorni ?
A questa grande domanda risponde Simone Weil, morta a 34 anni per la
consunzione di una vita e di un amore donato per tutta la vita, di una
vita quasi leggendaria.
Scrive Simone nel 1942 mentre si trova a Marsiglia, per sfuggire
ai nazisti e al suo destino di ebrea:
"bisogna soltanto sapere che l'amore è un orientamento e non uno
stato d'animo.
Se lo si ignora, si cade nella disperazione al primo contatto con la
sventura. "
Queste poche parole, in quei giorni trascorsi in montagna, mi hanno folgorato. Le ho avvertite come pura verità.
E' così, è semplicemente così.
L'amore, per essere amore, amore vero, deve essere un ORIENTAMENTO, e
non uno stato d'animo.
Solo se siamo
orientati ad amare, riusciamo ad amare veramente.
Se il nostro amore è uno stato d'animo, siamo come canne al vento.
Orientarsi all'amore, vuol dire come aggiustare la sintonia di una
radio.
Mettersi in ascolto di quel che è l'amore vero, e volere
soltanto quello.
Orientarsi all'amore, vuol dire
non avere più paura di niente.
Nemmeno della morte.
Scrive ancora Simone Weil:
Chi riesce a mantenere la propria anima orientata verso Dio mentre un
chiodo la trafigge, si trova inchiodato al centro stesso
dell'universo.
E il vero centro, che non sta nel mezzo, che è fuori dello spazio e
del tempo, che è Dio.
Secondo una dimensione che non appartiene allo spazio, che non è il
tempo, che è una particolare dimensione, questo chiodo ha fatto un
foro attraverso la creazione, attraverso lo spessore dello schermo che
separa l'anima da Dio.