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17/07/24

750 anni fa: La storia della fondazione di Leonessa, bellissimo borgo medievale italiano (di Luigi Nicoli)

 


Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore un estratto dal nuovo libro di Luigi Nicoli di prossima pubblicazione sulla nascita e fondazione e la storia secolare di uno dei più bei borghi d'Italia
16 LUGLIO 1278 NASCE GONESSA-LEONESSA
Il giorno dell’Epifania dell’anno 1266 Clemente IV, Guy Foulques papa francese ex cancelliere di Luigi IX, incoronò a Roma il conte Carlo D’Angiò, fratello del re Santo, come re di Sicilia. Egli era in procinto di scontrarsi con le truppe del grande nemico ghibellino Manfredi di Hoenstaufen, figlio di Federico II di Svevia. Manfredi aveva avuto il torto di insediarsi sul trono del regno di Sicilia, che già fu di suo padre, senza il beneplacito del Pontefice. La battaglia finale si svolse il 26 febbraio del 1266 nei pressi Benevento. Carlo d’Angiò sbaragliò le truppe di Manfredi, che fu ucciso. Diverse purtroppo furono le atrocità commesse dalle truppe francesi che non risparmiarono neanche la famiglia dell’Hoenstaufen. Ma due anni dopo un altro pericolo turbò Carlo I: Corrado IV di Svevia, Corradino, il quindicenne nipote di Manfredi, che voleva vendicare lo zio e restaurare il Regno del nonno Federico II. Ma anche Corradino fu sconfitto da Carlo, nel 1268, a Tagliacozzo. Il giovane principe fu decapitato a Napoli il 29 ottobre del 1268. A partire da quella data tutti i territori e i possedimenti proprietà di Federico II, furono incamerati da Re Carlo. Analoga sorte ebbe anche il castello di Ripa di Corno.
Dal 1274 gli uomini del distrutto castello di Narnate (da identificarsi con gli abitanti di Valle Arenaria) che, per motivi politici si erano ribellati al dominio della Chiesa e del Ducato di Spoleto, iniziarono minacciosamente a gravitare intorno a Ripa di Corno (che sorgeva nei pressi della Fonte della Ripa), tanto da conquistare il castrum. Allora, la guarnigione angioina, per sedare la rivolta, fu costretta a chiamare in aiuto le universitates dell’Aquila e di Atri e i feudatari della contrada, con l’obiettivo dichiarato di sterminare i rivoltosi, contrari a qualsiasi trattativa di pace.
Re Carlo, però, nel settembre del 1275, mutato il clima politico e riappacificatosi con il Rettore del Ducato di Spoleto, colse l'occasione per dare asilo politico e per annullare ogni persecuzione contro gli sbandati del confinante Ducato, pensando di potersene servire per rafforzare la sua posizione in quel delicato settore. Tuttavia trascorsero due anni prima che Carlo I emanasse precisi provvedimenti di rinforzo dei castelli di Ripa di Corno e di Intra (sopra Piedelpoggio), con una lettera inviata al Giustiziere d’Abruzzo, nella quale si legge che i castelli di Ripa di Corno e Intra «castra nostra Ripe de cornu et Rocce de Intro» erano bisognosi di riparazioni e anche di uomini fedeli e idonei (alla loro custodia) «viros fedeles et idoneos». Era dunque finalmente emersa la necessità di rafforzare i due castelli dopo la rivolta del 1274 cui si aggiunse, con ogni probabilità, la volontà di contrapporsi al castrum di Monteleone di Spoleto, baluardo del Ducato appena oltre il confine, ricostruito a partire dal 1266 nel luogo dove già sorgeva la rocca di Brufa.
L'esigenza del rinforzo dei confini si fece ancor più pressante nella primavera del 1278, allorché il nuovo pontefice Nicolò III revocò la nomina a Senatore di Roma, e di Vicario Imperiale, a Carlo I. Il sovrano angioino, temendo un’invasione delle truppe Pontificie, incaricò il Giustiziere d’Abruzzo Giovanni Scotto, il milite Matteo de Plexiaco, il Capitano Teodino de Rodio, Basilio de Vigiilis cassiere, di effettuare un sopralluogo per studiare la possibilità di edificare una nuova inespugnabile roccaforte a difesa dei confini.
Nel mese di giugno dello stesso anno gli emissari di Carlo I risposero al sovrano con una missiva, con acclusa la pergamena del progetto, relativa all'individuazione del sito per la costruzione del nuovo centro demico, da realizzarsi a ridosso del castello di Ripa di Corno.
Il 16 luglio Carlo I dava il suo assenso con una sua lettera, che costituisce l’atto di fondazione di Leonessa. In questo documento, re Carlo, prima di approfondire i dettagli dell’operazione, sottolineava l'importanza della posizione strategica del sito individuato che lo spingevano a intervenire con urgenza: «Qui locus est infra fines regni per miliare uno et tran-seunt per ipsum due strate, una quarum itur aput Reate et altera aput Spoletum» (questo luogo si trova circa un miglio all'interno dei confini del Regno, e lo attraversano due strade, una delle quali va verso Rieti e l'altra verso Spoleto). Si tratta di due relitti di percorsi molto più antichi: uno che va verso Nord, transitando per Monteleone di Spoleto, per Sant'Anatolia di Narco e la Valnerina arriva a Spoleto; l'altro che transitando per i Prati dell'Osteria, Cima di Monte, Cantalice, giunge a Rieti.
Accanto a questi due antichi tracciati presto un altro divenne assai più importante: quello che collegava Gonessa con L'Aquila, che costituiva parte integrante della cosiddetta “Via Degli Abruzzi” o Via della Lana: una strada commerciale che nel medioevo collegava Firenze con Napoli attraversando l'Umbria e l'Abruzzo.
Gonessa – con le altre città di recente fondazione – si trovava in una posizione strategica rispetto a questo asse viario. Infatti venendo da Perugia poi Spoleto la via più breve per raggiungere L'Aquila, è quella che transita per Ferentillo, Salto del Cieco, Villa Pulcini, Villa Bigioni, Leonessa, Albaneto, Posta, Borbona, Montereale. Dall'Aquila proseguiva per Sulmona, Castel Di Sangro, Isernia, Venafro e Capua.
Nel suddetto documento di fondazione, re Carlo, dopo aver specificato l'ubicazione del nuovo centro, parla del restauro di un'antica torre del castello, a proposito della quale darà poi precise istruzioni per la sua costruzione (non dimentichiamo che Carlo I e Luigi IX erano anche valenti esperti di architettura), e della edificazione di una nuova.
Il sovrano transalpino volle chiamare la nuova città Gonessa, in ricordo della cittadina francese di Gaunissa (IX-X secolo) – poi Gonesse – alla quale il sovrano era particolarmente legato per aver dato i natali a suo nonno Filippo II l’Augusto, il grande restauratore del regno di Francia, e per avervi trascorso l’infanzia.

Luigi Nicoli - 2024

26/10/22

1922 : Due nuovi podcast per raccontare la Marcia su Roma e la violenza fascista contro i giornali




Cosa rappresenta la Marcia su Roma 100 anni dopo? Come l'hanno raccontata i quotidiani dell'epoca? 

In occasione del centenario la casa editrice di audiolibri e audiodocumentari tracce.studio propone il podcast di Andrea Fabozzi "1922 Italia anno zero. La Marcia su Roma nei giornali di cento anni fa" e la versione audio del libro di Emilio Lussu "Marcia su Roma e dintorni". 

Il podcast "1922 Italia anno zero. La Marcia su Roma nei giornali di cento anni fa" e' una vera e propria rassegna stampa dei giornali che un secolo fa raccontarono il colpo di stato fascista. 

Consultati emeroteche e archivi online, il giornalista del manifesto Andrea Fabozzi restituisce gli eventi e le idee che hanno consentito a Mussolini di prendere il potere ridando la parola ai protagonisti della vita politica e ai commentatori di allora. 

Emilio Lussu scrive "Marcia su Roma e dintorni" nel 1931 quando e' esule in Francia, con l'intenzione di spiegare cos'era il fascismo ai lettori stranieri.

L'irresistibile ironia e il lapidario sarcasmo con cui Lussu si esprime possono essere solo di chi conosce fino in fondo gli eventi che descrive e non nutre il minimo dubbio sul modo giusto di giudicarli. 

La presentazione venerdi' 28 ottobre alle 17 alla Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, a Roma. 

Di puntata in puntata, Fabozzi nel podcast attinge alla ricchissima produzione editoriale del tempo, quando la carta stampata era al centro della comunicazione e della battaglia politica. 

Malgrado la lettura fosse privilegio di una minoranza, come del resto lo stesso voto, e' infatti sui giornali e sulle riviste che i leader politici, a partire dal principale protagonista di questa storia, combattevano le loro battaglie e costruivano le loro carriere. 

E non a caso la violenza fascista prima e dopo la conquista del potere si rivolse innanzitutto contro giornalisti e redazioni. Il podcast è disponibile sul sito htpps://tracce.studio e sulle principali piattaforme che distribuiscono contenuti audio (audible, storytel, kobo, Ibs, Feltrinelli.it, ecc.). 

08/11/21

Chi era Giorgio, il padre di Francesco De Gregori omaggiato da "Tutto più chiaro che qui" ?



Come per molti artisti, il padre ha avuto una notevole importanza nella formazione di Francesco De Gregori, che si scopre anche dall'ascolto di alcune sue (celebri) canzoni. 

Francesco De Gregori è nato nel 1951, dal matrimonio fra il bibliotecario Giorgio e l'insegnante di lettere Rita Grechi, e come raccontano le cronache, il nuovo arrivato ricevette il nome di Francesco in memoria di suo zio, ufficiale degli Alpini e successivamente partigiano vicecomandante delle Brigate Osoppo, ucciso a Porzûs nel 1945 dai partigiani comunisti delle Brigate Garibaldi. 

E' a causa della professione del padre, che il giovane Francesco crebbe a Pescara fino circa ai dieci anni per poi tornare a Roma, dove frequentò il liceo classico Virgilio.

Il 1966 è un anno cruciale per il quindicenne Francesco: insieme a suo padre e a suo fratello Luigi, di sette anni più anziano, si reca a Firenze per prestare soccorso alla popolazione colpita dall'alluvione. E in quello stesso anno, decide di imparare a suonare la chitarra. 

Ma chi era il padre di De Gregori?  Certamente nella formazione di Francesco, hanno avuto la massima importanza le radici "umaniste" di lui e della moglie, Rita Grechi. 

Giorgio De Gregori era nato a Roma il 25 settembre 1913. Laureatosi in lettere, entrò in servizio come bibliotecario aggiunto nelle biblioteche governative nel 1937, a soli 24 anni, presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. 

Trasferito nel 1942 a Roma, ma chiamato alle armi dopo pochi mesi, sul fronte francese, rientrò in Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e fu comandato a prestare servizio fino alla fine della guerra presso la Direzione generale delle accademie e biblioteche a Padova. 

Dopo la Liberazione rientrò in servizio alla Biblioteca di archeologia e storia dell'arte di Roma, con la responsabilità anche della custodia del materiale delle biblioteche tedesche in Roma. 

Dal 1952 in poi Giorgio De Gregori rivestì molti e importanti incarichi che lo portarono ai vertici dell'AIB, l'Associazione delle Biblioteche Italiane, di cui fu segretario per molti anni.

Giorgio De Gregori, che  è morto a Roma il 30 giugno 2003, era dunque un vero studioso, un intellettuale ed è immaginabile l'importanza che i libri - e l'amore per i libri - abbiano rivestito nella stessa educazione del futuro cantautore. 

Francesco, dal canto suo, ha ripetutamente omaggiato il padre con accenni presenti in diverse delle sue canzoni e soprattutto in una canzone che gli ha interamente dedicato:  "Tutto più chiaro che qui", contenuta nell'album "Canzoni d'Amore" pubblicato nel 1992.  A tal proposito il cantautore romano dirà: "Non era un Grande Vecchio. Era mio padre, Era lui che faceva il bagno nel Tevere. Canottiere negli anni Venti; grande uomo. Aveva visto tutto".

Ed è una canzone sempre bellissima da riascoltare: qui sotto



Fabrizio Falconi - 2021 

13/02/19

Nuovo studio: 3 Tsunami in età medievale causati da Stromboli.




Un cedimento del fianco nord-occidentale del vulcano Stromboli, nell`arcipelago delle Eolie, sarebbe la causa dei tre maremoti che hanno raggiunto le coste della Campania tra il 1343 e il 1456. 

A dirlo, lo studio Geoarchaeological Evidence of Middle-Age Tsunamis at Stromboli and Consequences for the Tsunami Hazard in the Southern Tyrrhenian Sea, recentemente pubblicato su Scientific Reports, a cui hanno partecipato l`Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia (INGV), il Dipartimento di Scienze della Terra dell`Universita' di Pisa, le Universita' italiane di Modena-Reggio Emilia e di Urbino, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la City University e l`American Numismatic Society di New York

"L`identificazione di Stromboli come la sorgente dei maremoti avvenuti nel 1343, nel 1392 e il 5 dicembre 1456 - spiega Antonella Bertagnini, vulcanologa dell`INGV di Pisa e co-autrice del lavoro - e' stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare che ha messo in campo competenze vulcanologiche e archeologiche. Era noto che l`isola di Stromboli fosse capace di produrre tsunami di piccola scala (analoghi a quello osservato il 30 dicembre 2002)" - prosegue l`esperta - "questo lavoro porta pero' alla luce, per la prima volta, la capacita' del vulcano di produrre, anche in tempi relativamente recenti, tsunami di scala nettamente superiore e potenzialmente in grado di raggiungere aree costiere anche molto distanti"

Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, sarebbe la causa della distruzione dei porti di Napoli e di Amalfi, di cui fu testimone oculare d`eccezione il poeta Francesco Petrarca

Lo scrittore si trovava in missione come ambasciatore inviato nella citta' partenopea da Papa Clemente VI e racconto' l`accaduto in una lettera, descrivendo il maremoto come una misteriosa quanto violenta tempesta marina avvenuta il 25 novembre di quell`anno e che aveva causato l`affondamento di numerose navi nel porto di Napoli. 

"Incrociando metodologie, tecniche e competenze diverse - prosegue Bertagnini - lo studio ha permesso anche di rivelare come nella prima meta' del 1300 l`isola di Stromboli fosse abitata e rivestisse un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche. A seguito dei crolli responsabili della generazione delle onde di tsunami e di una contemporanea e particolarmente intensa attivita' eruttiva del vulcano, l`isola fu abbandonata a partire dalla meta' del 1300 e fino alla fine del 1600, quando inizio' il suo ripopolamento

La scoperta conferma, quindi, il pericolo da tsunami generato da Stromboli nel Tirreno Meridionale, sebbene una sua precisa quantificazione richieda ulteriori studi mirati al riconoscimento e alla caratterizzazione di questo fenomeno su un periodo temporale piu' esteso". La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile. 

31/01/19

Gobetti, vittima del Fascismo: 3 brani per non dimenticare.



Di questi tempi, è bene ricordare le vicende del nostro passato - non così lontane come sembrano.

Il 5 settembre 1924, mentre sta uscendo di casa, Piero Gobetti, giornalista, filosofo, editore e traduttore, all'epoca ventiquattrenne, viene aggredito sulle scale e selvaggiamente picchiato dalle squadracce fasciste. 

Costretto a espatriare in Francia con la moglie Ada Prospero, conosciuta a quindici anni, nel febbraio del 1926 Piero, mai più riavutosi dalle ferite, muore. 

Ada rimane sola, con il bambino Paolo di pochi mesi. Queste le strazianti parole di Ada, sul suo diario, scritte nel settembre del 1926:

"Non è vero, non è vero: tu ritornerai. Non so quando, non importa, non importa. Ritornerai e il tuo piccolo ti correrà incontro e tu lo solleverai tra le tue braccia. E io ti stringerò forte forte e non ti lascerò più partire, mai più. È un vano sogno, tutto questo, una prova a cui hai voluto pormi: tu mi vedi, mi senti: e io saprò mostrarmi degna del tuo amore. Quando ti parrà che la prova sia durata abbastanza, tornerai per non più lasciarmi. Saranno passati molti anni ma immutati splenderanno i tuoi occhi e ritroverò le espressioni di tenerezza della tua voce. Mio caro, mio piccolo mio amore, ti aspetterò sempre: ho bisogno di attenderti per vivere". 

Questi due tra i tanti brani scritti da Piero Gobetti, che gli valsero la persecuzione e l'uccisione da parte dei fascisti. Incredibile la lucidità di questo giovane, tanto più che Piero scrisse questo soltanto un anno dopo la Marcia su Roma e l'avvento al potere di Mussolini:


"Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza."  

"Egli [Benito Mussolini] non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta con il dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un'idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un pontefice persecutore di eretici, con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare "a suon di randellate" nei "crani refrattari". "

Entrambi i brani sono tratti da: Piero Gobetti, 'La rivoluzione liberale.'

07/05/18

Dreamers 68 - Una bellissima mostra di foto e non solo al Museo di Roma in Trastevere.


In occasione del 50° anniversario del 1968, AGI Agenzia Italia ricostruisce l`archivio storico di quell`anno, recuperando il patrimonio di tutte le storiche agenzie italiane e internazionali, organizzando Dreamers - 68 questa affascinante mostra fotografica e multimediale che è allestita al Museo di Roma in Trastevere dal 5 maggio al 2 settembre 2018 (con apertura al pubblico dalle 9 alle 19)

La mostra a cura di AGI Agenzia Italia, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con il patrocinio del MIUR - Ministero dell`Istruzione, dell`Universita' e della Ricerca e' resa possibile dalle numerose fotografie provenienti dall`archivio storico di AGI e completata con gli altrettanto numerosi prestiti messi a disposizione da AAMOD-Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, AFP Agence France-Presse, AGF Agenzia Giornalistica Fotografica, ANSA, AP Associated Press, Marcello Geppetti Media Company, Archivio Riccardi, Getty Images, Contrasto, Archivio Storico della Biennale di Venezia, LUZ, Associazione Archivio Storico Olivetti, RAI-RAI TECHE, Corriere della Sera, Il Messaggero, La Stampa, l`Espresso. 

I servizi museali sono di Ze'tema Progetto Cultura. L`iniziativa nasce da un`idea di Riccardo Luna, direttore AGI e curata a quattro mani con Marco Pratellesi, condirettore dell`agenzia, e intende delineare un vero e proprio percorso nell`Italia del periodo: un racconto per immagini e video del Paese di quegli anni per rivivere, ricordare e ristudiare quella storia.


Da qui, AGI ha ricreato un archivio storico quanto piu' completo del `68 attraverso le immagini simbolo dell`epoca

Non solo occupazioni e studenti, ma anche e soprattutto la dolce vita, la vittoria dei campionati europei di calcio e le altre imprese sportive, il cinema, la vita quotidiana, la musica, la tecnologia e la moda. 

Tutti questi temi verranno raccontati attraverso la cronaca, gli usi, i costumi e le tradizioni in diverse sezioni tematiche, dando vita e facendo immergere il pubblico in questo lungo e intenso racconto nell`Italia del `68. 

Un viaggio nel tempo fra 178 immagini, tra le quali piu' di 60 inedite; 19 archivi setacciati in Italia e all'estero; 15 filmati originali che ricostruiscono piu' di 210 minuti della nostra storia di cui 12 minuti inediti; 40 prime pagine di quotidiani e riviste riprese dalle piu' importanti testate nazionali; e inoltre una ricercata selezione di memorabilia: un juke boxe, un ciclostile, una macchina da scrivere Valentine, la Coppa originale vinta dalla Nazionale italiana ai Campionati Europei, la maglia della nazionale italiana indossata da Tarcisio Burgnich durante la finale con la Jugoslavia, la fiaccola delle Olimpiadi di Citta' del Messico. Anche i personaggi che hanno contraddistinto quegli anni accompagneranno i visitatori all`interno di questo percorso: Martin Luther King, Robert Kennedy, Jim Morrison, Pierpaolo Pasolini, Adriano Celentano, Patty Pravo, Federico Fellini, Alberto Sordi, Giacinto Facchetti, Gianni Rivera, Domenico Modugno, Nino Benvenuti.

Cosa resta oggi del Sessantotto? La mostra e' stata promossa e ideata perche' a rispondere a questa domanda siano soprattutto i giovani di oggi, infatti come scrive Riccardo Luna nel catalogo "Questa non e' una mostra sul passato ma sul futuro 1/8… 3/8 Una strada per ricominciare a sognare". 

Oltre all`esposizione l`iniziativa prevede l`organizzazione di un ciclo di eventi e incontri estivi, che si svolgeranno nel Chiostro del Museo, dedicati ai principali momenti musicali, sportivi, politici, culturali e cinematografici che hanno caratterizzato l`Italia nel 1968 con l`obiettivo di coinvolgere un vasto pubblico e il maggior numero di scuole

Obiettivo primario dell`iniziativa e' far si' che ciascuno studente, grazie soprattutto alla partecipazione diretta alle proiezioni cinematografiche, ai dibattiti sulla politica, ai concerti musicali nonche' ad altre iniziative tematiche, possa conoscere e vivere piu' da vicino un anno e, soprattutto, un Paese sino ad oggi studiato solamente sui libri di storia. 

Attraverso il MIUR - Ministero dell`Istruzione, dell`Universita'e della Ricerca verranno coinvolte direttamente le scuole medie e superiori con l`organizzazione di visite guidate mirate agli studenti. 

L`evento, realizzato con il contributo di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con SIAE- Societa' Italiana degli Autori ed Editori e in partnership con la RAI, Sky, la FIGC, la Fondazione Museo del Calcio, il CONI, l`AAMOD-Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio Democratico, Open Polis e il CENSIS, si avvale della collaborazione scientifica ed editoriale dell`Istituto dell`Enciclopedia italiana "Treccani" con il quale verra' realizzato il catalogo dell`esposizione. 

I media partner coinvolti sono Formiche, il Tascabile, magazine digitale di Treccani, Rai Teche, Scomodo, Radioimmaginaria e VoiceBookRadio.