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07/09/14
La poesia della domenica - 'E' fuggita l'estate' di Arsenij Tarkovskij
È fuggita l'estate,
Più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.
Quel che poteva essere
Una foglia dalle cinque punte
Mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.
Né il bene né il male
Sono passati invano,
Tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.
La vita mi prendeva,
Sotto l'ala mi proteggeva,
Mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.
Non sono bruciate le foglie,
Non si sono spezzati i rami...
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.
Arsenij Tarkovskij
19/10/13
Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (3./)
Dieci grandi anime. 2. Andrej Tarkovskij (3)
Tarkovskij
si sente a un bivio, e sa che sta per arrivare l’ora di una difficile scelta,
che appare però inevitabile. Sono
divenute sempre più frequenti le visite, in Russia, di Tonino Guerra, uno dei
maggiori sceneggiatori italiani. Guerra parla il russo, è un poeta, come il
padre di Andrej. Nasce una grande
amicizia, un rapporto profondo e creativo, il progetto di lavorare insieme ad
un nuovo film (7) . Ogni nuova visita di
Tonino Guerra a Mosca, rappresenta una tentazione per Tarkovskij, il quale
capisce che si tratta forse dell’occasione che il destino gli ha messo davanti
per abbandonare definitivamente il suo paese, e lavorare finalmente senza più
pressioni, senza più censure, liberamente all’estero, dove il suo lavoro è
apprezzato e pienamente riconosciuto.
Il 5 gennaio del 1979, scrive nei Diari:
Larisa
(8) e io stiamo pensando molto seriamente
a Tonino. Non si può continuare così.
Come farò a restituire i debiti che abbiamo ? Non so come riuscirò a consegnare
Stalker. Che non accetteranno senza
che io apporti cambiamenti radicali al film, cambiamenti che io, in ogni caso,
mi rifiuto di introdurre. Solo un vero miracolo mi può aiutare.
E se me ne andassi sull’onda di un
grosso scandalo ? Questo significherebbe almeno due anni di tormenti: per
Andrjuska a scuola, per Marina, la mamma, mio padre. Sarebbero sottoposti a
continue vessazioni. Cosa posso fare ?!
Non mi resta che pregare! E avere fede.
E la cosa più importante è che questo (quello della croce) è un simbolo
che non bisogna capire, ma soltanto sentire, capire… Nonostante tutto, credere… Siamo crocefissi in una sola dimensione,
mentre il mondo è pluridimensionale. E noi questo lo sentiamo e soffriamo per
l’impossibilità di conoscere la verità…. Ma non serve conoscere ! Bisogna
amare. E credere. Perché la fede è conoscere tramite l’amore. (9).
E’ un passaggio molto importante questo,
per Tarkovskij.
La fuga dalla Russia si concretizzerà
prima con il permesso ottenuto nel 1979 per raggiungere Roma e contattare i
dirigenti RAI per la realizzazione del progettato film italo-russo scritto con
Tonino Guerra, e poi, dopo un breve intermezzo moscovita, con il definitivo
distacco dell’aprile 1980, quando Tarkovskij sfrutta l’invito del premio David
di Donatello - Lo Specchio ha ottenuto il massimo riconoscimento dalla giuria - per
raggiungere nuovamente l’Italia.
Gli anni dell’esilio significano per
Tarkovskij una ulteriore chiusura in se stesso. L’isolamento a cui lo costringe
la lingua – non parla inglese, soltanto russo e poco francese – le difficoltà
continue con le autorità del suo Paese, che negano l’espatrio con ogni pretesto
a Larisa e al figlio, la frequentazione
di ambienti estranei e completamente diversi (molto più disinvolti,
superficiali, mondani) da quelli che è stato abituato a frequentare nel suo paese,
lo portano a intensificare le note dei suoi Diari, e a spingere la sua ricerca
spirituale a una radicalità estrema.
Sono anni di viaggi continui, di
esplorazioni – insieme a Tonino Guerra girano in lungo e in largo l’Italia
alla ricerca di locations per Nostalghia – di partecipazioni a
festival e cerimonie in suo onore, a salotti borghesi nei quali egli
rappresenta l’ospite esotico, l’intellettuale russo in esilio, che lo fanno
sentire sempre più un pesce fuor d’acqua.
Si fa più profondo, in quest’uomo
troppo intelligente e introverso, un rifiuto delle inutili apparenze. Una
continua ricerca della vera sostanza.
Nel
mondo si possono riscontrare in assoluto un numero assai maggiore di squarci
verso l’Assoluto di quanto possa sembrare a prima vista. Solo che non li sappiamo
vedere e riconoscere, scrive nel luglio del 1981, la nostra conoscenza non è che sudore, secrezione organica, prodotto
delle funzioni naturali dell’organismo inseparabili dall’esistenza, che non ha
nessun rapporto con la Verità. L ’unica funzione della nostra coscienza è
quelle di creare finzioni, mentre la conoscenza è data dal cuore, dall’anima.
(10)
(segue -3./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
1. Sarà
Nostalghia, che uscirà quattro anni
dopo, nel 1983, verrà scritto a quattro mani da Guerra e Tarkovskij e sarà
girato interamente in Italia, prodotto dalla RAI.
2. Larisa
Pavlova Egorkina è la moglie di Tarkovskij, sposata in seconde nozze nel 1969 e
da cui l’anno seguente il regista ha il suo secondo figlio, Andrej Andreevic.
Larisa resterà fedelmente – nonostante i
sette anni di forzata separazione – al fianco di Tarkovskij fino all’ultimo
giorno della sua vita.
3. Op.cit.
pag.237
4. Op.cit.
pag. 400
17/10/13
Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (1./)
2. (Dieci grandi anime) - Andrej Tarkovskij (1)
Per
una di quelle circostanze che decidono i destini degli uomini – in questo caso
l’essere nato in un periodo storico di feroci opposizioni e blocchi
contrapposti – il corpo del grande Andrej Tarkovskij, uno dei più grandi autori
della storia del cinema, riposa lontano dal suo paese, il paese dove è nato e
dove hanno vissuto i suoi predecessori.
La tomba di Tarkovskij non è infatti a Zavraz’e, il piccolo villaggio
sulle rive del Volga dove il regista nacque il 4 aprile del 1932 e nemmeno in nessun’altro cimitero della
sconfinata Russia, ma al cimitero ortodosso di Saint-Géneviève-des-Bois, nei
pressi di Parigi.
Se Tarkovskij fu seppellito in Francia e
non nel suo paese, fu dovuto alla decisione della moglie Larisa, che rifiutò
l’offerta da parte delle autorità sovietiche di far rimpatriare il corpo del
grande regista perché fosse sepolto a Mosca.
La decisione era del tutto conseguente a una estenuante guerra,
cominciata molti anni prima, con le autorità sovietiche che – da sempre,
dall’inizio, da L’infanzia di Ivan, girato
nel 1962 – avevano mal sopportato i contenuti dei film di Tarkovskij,
l’ermetismo e il forte simbolismo delle immagini, e soprattutto i
riconoscimenti tributati all’estero ad un autore considerato genialmente
innovativo. Il conflitto con le
autorità di controllo dello spettacolo sale, pellicola dopo pellicola, fino
alla decisione di Tarkovskij, inevitabile, di usufruire nel luglio del 1979 di
un permesso di espatrio, per raggiungere l’Italia e lavorare finalmente
liberamente ad un nuovo progetto.
Decisione, alla quale il regime sovietico darà una risposta durissima,
impedendo alla moglie del regista Larisa, e al figlio Andrej – che all’epoca ha
solo nove anni – di raggiungere Tarkovskij.
I tre – marito da una parte, moglie e figlio dall’altra – resteranno
separati per sette lunghi anni, fino a
pochi mesi prima della morte del regista, avvenuta appunto nel dicembre del 1986 a Parigi.
Una testimonianza irripetibile di questi
anni, ma anche di quello che accade prima, nella mente e nell’anima del
regista, costretto a fare i conti con una realtà limitante – che diventerà poi
soffocante – è contenuta nei diari che Tarkovskij inizia a scrivere il 30
aprile del 1970, a
trentotto anni, quando è già un regista affermato che ha vinto il Leone d’Oro a
Venezia con L’infanzia di Ivan nel
1963 e stupito il mondo con Andrei Rublev terminato nel 1966 ma presentato al Festival
di Cannes soltanto tre anni dopo nel 1969, e distribuito in patria addirittura
cinque anni dopo, nel 1971.
Nel 1970, quando comincia a scrivere i
suoi Diari, Tarkovskij è già un uomo disilluso.
Il potere sovietico lo boicotta. I suoi progetti vengono quasi sempre bocciati,
osteggiati, boicottati. Il regista è isolato dall’invidia dei
colleghi, dalla ottusità della burocrazia,
dall’arroganza dei dirigenti statali.
Rivive su di sé la stessa amara frustrazione del padre Arsenij, grande
poeta insignito dell’Ordine della Stella Rossa, la più alta onorificenza
sovietica, per il suo eroismo durante la guerra contro i nazisti, che si vede
rifiutare la pubblicazione del primo volume, nel 1946, con la motivazione che i
versi tanto più sono talentuosi, tanto più “sono nocivi e pericolosi.”
E’ forse anche per sublimare questa
frustrazione, e non soccombervi, che Andrej comincia dunque a stilare questi
diari, che copriranno un arco di vita di sedici anni. Si tratta di sette quaderni autografi,
scritti in lingua russa, rilegati dallo stesso autore, che contengono anche
schizzi e disegni, ma che soprattutto rappresentano una importantissima
testimonianza del processo creativo, dei tormenti, delle crisi e della vita
spirituale del grande regista. (1)
(segue -1./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata
1.
I
Diari di Andrej Tarkovskij sono stati pubblicati finalmente in forma completa
nella accurata e meritevole edizione italiana con il titolo di Diari – Martirologio (1970-1986), da Edizioni della Meridiana di Firenze,2002, curati dal figlio del grande
regista, Andrej A. Tarkovskij, tradotti da Norman Mozzato, sfruttando la
imponente documentazione custodita dall’Istituto Internazionale Andrej
Tarkovskij che ha sede a Firenze, e con la collaborazione della Sovrintendenza
Archivistica per la Toscana
e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Le citazioni contenute nel testo, tratte dai Diari di Tarkovskij, fanno
riferimento a questa edizione.
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