28/10/22
Scrittori, osate l'impossibile, non accontentatevi dell'ordinario: lo raccomandava Calvino
18/08/21
Quando Bruce Chatwin viaggiò in Afghanistan e la sua profezia oggi
15/06/21
I limiti dell'Autofiction e la narrativa contemporanea: un debito di sincerità
Riflettevo, dopo aver letto il Nobel Tokarczuk, sui guai derivanti dalla superfetazione editoriale, che spingendo per la pubblicazione di un numero sempre più spropositato di libri e titoli, mischia alto e basso senza senso, eruttando galassie di autori che brillano per un minuto, come le stelle dell'11 agosto, tornando a confondersi nell'oscurità nel breve volgere di un lampo.
17/04/21
Elsa Morante: Esce in libreria la attesissima biografia scritta da De Ceccatty: "Una vita per la Letteratura"
«La vita privata di uno scrittore è pettegolezzo; e i pettegolezzi, chiunque riguardino, mi offendono»: così Elsa Morante in un’intervista concessa a Enzo Siciliano nel 1972.
14/11/20
La grafomania, ovvero l'ossessione di scrivere libri come epidemia di massa - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo dove si diffonde sempre più una nuova epidemia: la grafomania di massa. Eccolo:
Questa conversazione mi ha di colpo chiarito la natura dell'attività di scrittore.
Scriviamo libri perché i nostri figli non si interessano a noi. Ci rivolgiamo al mondo anonimo perché nostra moglie si tura le orecchie quando parliamo.
...
La donna che ogni giorno scrive all'amante quattro lettere non è una grafomane, è una donna innamorata. Ma il mio amico che fa le fotocopie delle lettere d'amore che spedisce per poterle un giorno pubblicare è un grafomane.
La grafomania non è il desiderio di scrivere lettere, diari, cronache di famiglia (cioè scrivere per sé o per le persone a noi più vicine), ma lo scrivere libri (cioè avere un pubblico di lettori sconosciuti).
In questo caso la passione dell'autista che scrive e quella di Goethe sono identiche. Quello che distingue Goethe dall'autista non è una passione differente, ma un differente risultato della passione.
La grafomania (l'ossessione di scrivere libri) prende fatalmente le dimensioni di una epidemia di massa quando il progresso di una società raggiunge tre condizioni fondamentali:
1) l'alto livello del benessere generale che permette alla gente di consacrarsi a un'attività inutile;
2) l'altro grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente, generale isolamento degli individui;
3) la radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita sociale della nazione (da questo punto di vista, mi sembra sintomatico che in Francia, dove non succede assolutamente nulla, la percentuale degli scrittori sia ventun volte maggiore di quella di Israele. Del resto Bibi si è espressa benissimo quando ha detto che, "visto dal di fuori" non ha vissuto nulla. E' proprio questa assenza di contenuto vitale, è questo vuoto il motore che spinge a scrivere).
Ma l'effetto si ripercuote di ritorno sulla causa. L'isolamento generale crea la grafomania, ma la grafomania di massa generalizza e aggrava a sua volta quell'isolamento.
L'invenzione della stampa permise un tempo agli uomini di comprendersi a vicenda. Nell'epoca della grafomania universale, il fatto di scrivere libri assume un significato completamente opposto: ognuno si circonda dei propri segni come di un muro di specchi che non lascia filtrare alcuna voce all'esterno.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pagg.101 e 102
11/11/20
La mania di scrivere libri (che nessuno leggerà) - Milan Kundera
Suona come una profezia questa pagina scritta da Milan Kundera nel lontano 1977, in uno dei suoi romanzi più belli. La profezia di un mondo sempre più sordo, dove tutti scrivono e nessuno legge. Eccolo:
Chi scrive libri è tutto (un universo unico per se stesso e per gli altri) o nulla. E siccome a nessuno sarà mai dato di essere tutto, tutti noi che scriviamo libri siamo nulla.
Siamo sottovalutati, gelosi, feriti e ci auguriamo la morte dell'altro. In questo siamo tutti uguali: Banaka, Bibi, io, Goethe.
L'irresistibile aumento della grafomania tra uomini politici, autisti di taxi, partorienti, amanti, assassini, ladri, prostitute, prefetti, medici e malati mi dimostra che ogni uomo, senza eccezione, porta in sé lo scrittore come sua potenzialità. Tutta la specie umana potrebbe a buon diritto scendere in strada e gridare: siamo tutti scrittori!
Poiché tutti soffrono all'idea di scomparire senza essere stati visti, né uditi in un universo indifferente e vogliono, finché c'è ancora tempo, trasformare se stessi in un universo di parole.
E il giorno (vicino) in cui dentro ogni uomo si sveglierà lo scrittore, saranno tempi di sordità e incomprensione generali.
Tratto da: Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, Bompiani 1980, traduzione di Serena Vitale, pag.116
18/12/17
Consigli di Flaubert a Maupassant per diventare uno scrittore: "Sacrificare anche se stessi all'arte!"
07/02/16
Caos in Francia per la rivoluzione della Grammatica: scendono in campo i puristi per la difesa dell'accento circonflesso.
30/08/15
E' morto Oliver Sacks.
05/06/15
"Vivo nel bosco: ascolto gli alberi che sussurrano " - Intervista a Peter Handke di Alessandra Iadicicco.
16/04/15
Chi vuole farsi re dei boschi ? Michel Serres
da: Michel Serres, Distacco (Apologo), Traduzione di Anna Zanetello, Sellerio, Palermo 1988.
17/05/14
'Il cardellino' di Donna Tartt: il piacere (effimero) di leggere una storia.
Senza compiere nessuno spoiler, si può affermare che il Cardellino resta alla corda, alla catena, esattamente come l'uccellino dipinto da Carel Fabritius nel 1654.
08/01/14
'L'infanzia di Gesù' di J.M. Coetzee - un libro misterioso e pieno di domande.
Forse è giunto il momento di volgere lo sguardo ad altro. A quel punto di universo - orizzontale e verticale - dove serve una vista diversa, come aveva intuito il collega Nobel José Saramago in un altro romanzo, straordinario come questo (e per atmosfere abbastanza consimile), Cecità.
22/12/13
La modernità - Robert Pogue Harrison.
08/01/13
Manuela La Ferla: a Firenze nasce la "Casa dell'Autore."
A Firenze nasce CASA DELL’AUTORE: intervista a Manuela La Ferla
di Massimo Maugeri per letteratitudinenews
In breve: lavoro da venticinque anni in campo editoriale, come Editor Italiani, sia di narrativa che di saggistica contemporanea. Nasco in Sicilia cinquantanni fa, nella città da cui mi scrivi e che saluto. Vivo con mio marito e mio figlio Natnael di anni sette, a Firenze, mia città adottiva da oltre trent’anni (con tutti questi conti finirò per sentirmi vecchissima). Ho dedicato gran parte della mia vita alla letteratura e alle parole, fare l’editor è il mio modo di stare al mondo e quando penso penso da sempre sotto forma di libro. E per libro intendo un testo, originale, in lingua italiana, che poi vada in cartaceo o digitale è un’altra storia, ma non è questo il punto fondamentale, almeno per me.
Non è cambiata la passione dei giovani che vorrebbero entrare a far parte di questo nostro piccolo mondo, molto conservatore. Non è cambiata la dedizione dei molti che si prendono cura dei testi e non è cambiato il desiderio degli autori di arrivare ai propri lettori attraverso il filtro editoriale di una casa editrice. Per il resto, sembra di stare in un mondo capovolto. Chi guarda al mondo editoriale da fuori non credo lo sappia: ma l’industria editoriale è spesso strozzata da tempi di produzione accelerati e vittima colpevole della dittatura delle tirature (tranne che per il digitale). La cornice insomma si è un po’ mangiata il quadro. E il quadro, almeno per me, era e resta l’autore e il suo testo.
Oggi l’editor è soprattutto un publisher, una persona molto competente che però compra libri già fatti altrove, mentre io mi sono sempre dedicata a farli i libri, e per farli non intendo costruirli a tavolino, anzi, intendo dire, anche pensarli, sì, se si tratta di saggistica, ma soprattutto aiutare l’autore a riflettere sul senso del proprio lavoro. Ed è proprio questo tipo di figura che è quasi del tutto scomparsa, quello che una volta si chiamava il consulente letterario di professione. Ci sono delle eccezioni, ma sono mosche bianche ormai. Il clima è mutato e non da oggi. Oggi su tutto vince il commerciale e le aspettative del lettore, quasi fosse la domanda a generare l’offerta e non viceversa.
Massimo Maugeri per Letteratitudinenews - continua a leggere qui.
02/10/12
Intervista ad Andrei Makine - Il romanzo nell'epoca della comunicazione.
02/11/08
STRAORDINARIO RITROVAMENTO IN ISRALE: il più antico testo ebraico mai trovato !
Secondo la cronologia tradizionale il regno di Davide si sviluppo' mille anni prima di Gesu' Cristo: altri ritengono che il re sia vissuto invece verso il 900 a.C. . Esami al carbonio effettutati su noccioli di uliva trovati vicino al coccio in questione li fanno risalire ad una data compresa fra il 1050 e il 970 a.C.
La scoperta e' il frutto di scavi avviati a giugno da un professore della Universita' ebraica di Gerusalemme, Yosef Garfinkel, nella zona di Khirbet Qeiyafa, nel cuore della valle di Elah. Lo studioso era attirato in particolare dai resti di una struttura possente, la Fortezza Elah. Situata a due giornate di marcia da Gerusalemme e a una decina di chilometri dalla importante citta' filistea di Gath, sembrava essere un avamposto del regno di Giudea. Le mura esterne avevano un perimetro di 700 metri, la loro larghezza era di quattro metri. All'interno c'era una guarnigione di 500 uomini: la assenza nella zona di ossa di suini fa pensare che si trattasse di una postazione di israeliti. Gia' allora si vietavano il consumo di carne di maiale.
Ed e' la' che e' stato ritrovato il coccio, scritto con caratteri che gli studiosi chiamano 'proto-canaanei'. Da quella scrittura si sarebbero poi sviluppati l'ebraico e altre lingue semitiche. Superato lo sbalordimento iniziale, gli studiosi hanno iniziato la decifrazione dei caratteri che non erano incisi, ma erano stati tracciati con un inchiostro prodotto dalla mistura di carbone e di grasso animale.
Dopo un termine iniziale di divieto ("Non fate...") l'anonimo scriba traccio' altre parole, sottolineate da righe nere, che in parte sono state cancellate dal tempo. Tre parole sono state identificate con certezza: 'Re' (Melech); 'Giudice' (Shofet); 'Schiavo' (Eved). Ma non viene escluso che quei caratteri siano solo la parte di nomi privati: ad esempio, Achimelech ed Evedel.
Per proseguire l'esame del coccio gli studiosi israeliani faranno ricorso alla tecnologia. Negli Stati Uniti esiste a quanto pare la capacita' di ricostruire le lettere scomparse, sulla base di labili tracce rimaste nella materia. Secondo gli studiosi della Universita' di Gerusalemme la importanza di questa scoperta potrebbe rivelarsi paragonabile a quella dei Rotoli del mar Morto: testi religiosi che risalivano ad "appena" duemila anni fa.
fonte Aldo Baquis per Ansa - da Tel Aviv, 31 Ottobre 2008.